giovedì 24 luglio 2014

Ticket stellari e attese infinite, italiani in fuga dal Ssn: spesi oltre 30 mld in sanità privata.


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(Adnkronos Salute) - Italiani in fuga dal Servizio sanitario nazionale. Ticket stellari e tempi di attesa troppo lunghi stanno spingendo sempre più italiani - oltre 12 milioni - verso gli operatori della sanità privata. Che si leccano i baffi. Secondo le stime che emergono dal documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla sostenibilità economica del Ssn, condotta dalle commissioni Bilancio e Affari Sociali della Camera, la spesa privata ha sfondato il muro dei 30 miliardi l'anno
Per l'esattezza 30,3 mld, tra farmaceutica, assistenza e cura, diagnostica e altro, che - come si legge nel documento - costituiscono "una percentuale rilevante della spesa sanitaria complessiva". Una spesa ingente che - osservano i deputati - "pur non collocandosi su un livello non dissimile da quella di altri Paesi europei, è nel nostro Paese quasi per intero 'out of pocket', mentre altrove è in buona parte intermediata da assicurazioni e fondi". L''indagine della Camera svela anche i motivi di questa emigrazione di pazienti dal pubblico al privato: "E' stato rilevato - si legge nel documento - come l'applicazione dei ticket stia di fatto escludendo le fasce economicamente più deboli della popolazione dall'accesso alle prestazioni sanitarie, in particolare a quelle di specialistica e diagnostica".

I dati del Censis - La fotografia del Ssn che emerge dall'indagine della Camera trova conferma nei dati rilevati dal Censis. Due indizi fanno una prova. Secondo una recente ricerca dell'istituto sul ruolo della sanità integrativa, sono infatti sempre di più gli italiani che pagano di tasca propria i servizi sanitari che il pubblico non garantisce più: nel 2013 la spesa sanitaria privata è infatti aumentata del 3% rispetto al 2007. E nello stesso arco di tempo quella pubblica è rimasta quasi ferma (+0,6%). Secondo il Censis, gli italiani sono costretti a scegliere le prestazioni sanitarie da fare subito a pagamento e quelle da rinviare oppure non fare. Così, crolla il ricorso al dentista a pagamento (oltre un milione di visite in meno tra il 2005 e il 2012), ma nello stesso periodo aumentano gli italiani che pagano per intero gli esami del sangue (+74%) e gli accertamenti diagnostici (+19%). Ormai il 41,3% dei cittadini paga di tasca propria per intero le visite specialistiche. Cresce anche la spesa per i ticket, sfiorando i 3 miliardi di euro nel 2013: +10% in termini reali nel periodo 2011-2013.

Oltre 12 milioni gli italiani che ricorrono al privato - Insieme alla spesa cresce anche il numero delle persone che si rivolgono al privato. Gli ultimi dati del Censis stimano in 12,2 mln gli italiani che negli ultimi anni hanno fatto ricorso alla sanità privata, pagando le cure di tasca propria. I motivi? La ragione fondamentale è perché nel pubblico bisogna aspettare troppo tempo per accedere alle prestazioni, come dichiarato dal 61% di coloro che ricorono alla sanità privata. Altre motivazioni sono: per quasi il 33%, la possibilità di scegliere il medico di fiducia, e per il 18,2% "se paghi vieni trattato meglio", mentre il 15% fa riferimento alla indicazione di una persona di fiducia. La fuga nel privato riguarda soprattutto l'odontoiatria (90%), le visite ginecologiche (57%) e le prestazioni di riabilitazione (36%). Ma il 69% delle persone che hanno effettuato prestazioni sanitarie private reputa alto il prezzo pagato e il 73% ritiene elevato il costo dell'intramoenia.

Ticket troppo alti - Uno scenario che incide sul giudizio che gli italiani hanno del Ssn. A finire nel mirino è soprattutto il costo dei ticket. Secondo quanto rilevato dagli esperti del Censis, il 50% degli italiani ritiene che il ticket sulle prestazioni sanitarie sia una tassa iniqua, il 19,5% pensa che sia inutile e il 30% lo considera invece necessario per limitare l'acquisto di farmaci. Il 56% dei cittadini ritiene troppo alto il ticket pagato su alcune prestazioni sanitarie, mentre il 41% lo reputa giusto. Si lamentano di dover pagare ticket elevati soprattutto per le visite ortopediche (53%), l'ecografia dell'addome (52%), le visite ginecologiche (49%) e la colonscopia (45%). Molto diffusa è poi la percezione di una copertura pubblica sempre più ristretta: il 41% degli italiani dichiara che la sanità pubblica copre solo le prestazioni essenziali e tutto il resto bisogna pagarselo da soli, per il 14% la copertura pubblica è insufficiente per sé e la propria famiglia, mentre il 45% ritiene adeguata la copertura per le prestazioni di cui ha bisogno.
In questa cornice spicca il dato relativo alla sanità integrativa. Il Censis stima in 6 milioni gli italiani che hanno aderito a un fondo sanitario integrativo. Considerando anche i loro familiari, si sale a circa 11 milioni di assistiti. Pochi, rispetto a quanto si registra in altri Paesi europei. Secondo il recente rapporto 'Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali di Censis e Unipol, "l'Italia resta una delle poche economie avanzate in cui la spesa sanitaria out of pocket intermediata - vale a dire gestita attraverso assicurazioni integrative o strumenti simili - si ferma a una quota molto bassa: appena il 13,4% del totale della spesa sanitaria privata a fronte del 43% della Germania, del 65,8% della Francia, del 76,1% degli Stati Uniti".

Sempre più gettonata l'intramoenia - Ma non si registra solo il boom della spesa sanitaria privata. Sempre più italiani, infatti, fanno ricorso all'intramoenia per curarsi. Sfiniti da liste d'attesa troppo lunghe e da ticket comunque salati, sempre più connazionali, al momento di sottoporsi a una visita specialistica o a un semplice esame diagnostico, ricorrono a prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, i quali utilizzano le strutture dell'ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa. Secondo gli ultimi dati del Censis, è pari a quasi il 12% la quota di coloro che si rivolgono di più all'intramoenia: oltre il 14% nella fascia d'età tra i 30 e i 45 anni, con punte del 17% tra gli abitanti del Sud e delle isole. Analizzando l'indagine a livello territoriale, la frequenza con la quale si ricorre all'intramoenia è aumentata per il 10% nel Nord-Ovest; per il 3% nel Nord-Est; per il 12,8% in Centro; per il 17,2% nel Sud e nelle Isole.
Il ricorso all'intramoenia, più che una scelta, sembra però essere una necessità. Una costrizione. La fotografia scattata dall'ultimo Rapporto Pit-Salute di Cittadinanzattiva Tribunale diritti del malato (Tdm) sembra dire questo: oltre il 15% dei cittadini segnala infatti il "necessario ricorso all'intramoenia per potersi curare", pur percependo tale soluzione come una "vera ingiustizia". Spesso infatti, a fronte di lunghe attese per esami o visite specialistiche, vengono proposte soluzioni in intramoenia in pochissimo tempo. Ecco, due, tra le migliaia di segnalazione giunte al Tdm: "Per prenotare una risonanza magnetica presso la Asl di Civitanova - scrive un paziente - mi hanno prospettato come tempo di attesa novembre e siamo a marzo. Privatamente, pagando 139 euro, tempo di attesa massimo una settimana". E ancora: "Mia figlia ha necessità di effettuare una visita dermatologica perché la pediatra ha suggerito di far controllare un neo sospetto. Mi sono subito adoperato - scrive un papà - a prenotare la visita, ma l'attesa era di 11 mesi. Per curiosità ho provato a prenotare la visita in intramoenia presso il Cup del San Gallicano e l'operatrice mi ha risposto che, se volevo, potevano farla già in quel momento, ma il costo era di 110 euro. Non ho parole".

Riforme, si vota entro l'8 agosto. Via emendamenti o ipotesi 'tagliola'.


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Vendola: tagliola? Non provino neanche pensarla. Boschi: disponibili con taglio sostanzioso delle modifiche.
"Entro l'otto agosto si vota con il contingentamento". Lo afferma il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri al termine della capigruppo a Palazzo Madama sul ddl costituzionale sulle riforme.

Stamani i lavori in Aula al Senato sono stati sospesi mentre era in corso la votazione degli emendamenti sul ddl costituzionale ed e' stata convocata d'urgenza la capigruppo, su richiesta del presidente dei deputati Pd Luigi Zanda, molto critico sulla lentezza delle votazioni sugli emendamenti: "Siamo qui da un'ora e mezza e sono stati votati cinque emendamenti. Ieri abbiamo fatto appello perché venissero ridotti. Molti di questi possono essere riassunti e trattati senza dilungarci in successive discussioni".

Vendola, tagliola? Non provino neanche pensarla
Parlare di tagliola sulle riforme costituzionali "è inimmaginabile. Spero che si tratti di uno scherzo, spero che non provino neanche a pensarla una cosa del genere, perché veramente questo ha una puzza insopportabile". Lo afferma il leader di Sel, Nichi Vendola, interpellato sull'ipotesi 'tagliola' sugli emendamenti al ddl Boschi.

Sacconi, ritiro emendamenti o ci sarà tagliola 
"O vengono ridotti drasticamente gli emendamenti entro il nove agosto o viene utilizzato l'articolo 55 del regolamento che regola i tempi di discussioni. In ogni caso la maggioranza è determinata a ottenere il voto sul ddl prima della pausa estiva". Lo afferma il senatore Ncd Maurizio Sacconi a margine della capigruppo del Senato sul ddl riforme.
Riunione d'urgenza delle opposizioni
E' in corso la riunione d'urgenza delle opposizioni. Lo ha annunciato al senatrice di Sel Loredana De Petris, spiegando che i lavori della capigruppo (al momento sospesa) riprenderanno nel pomeriggio solo al termine del vertice tra tutti i partiti di minoranza che stanno facendo ostruzionismo al ddl. Nella riunione si valuterà una risposta "all'ultimatum della maggioranza" che chiede un corposo ritiro degli emendamenti o "la tagliola".
Boschi: disponibili ma con ritiro sostanzioso di emendamenti
"Il governo è disponibile ad approfondire nel merito alcuni punti, ma non soggiacendo al ricatto di 7.800 emendamenti. Se ci sarà un sostanzioso taglio, noi siamo disponibili". Lo ha detto il ministro Maria Elena Boschi. "Il governo è sempre disponibile a migliorare il testo, ma non a stravolgerlo", aveva detto poco prima il ministro bocciando l'ipotesi di un rinvio a settembre della approvazione da parte del Senato: "Andiamo avanti. Non è serio fare ostruzionismo in questo modo, ne va della dignità anche di questa istituzione".
M5S, dalla maggioranza aut aut antidemocratico
Quello della maggioranza "è un aut aut. Stanno calpestando la democrazia. Sacconi parla di scadenze ma scadenze non ce ne sono. Vogliono semplicemente portare a casa una riforma che non ha senso". Lo afferma il senatore del M5S Bruno Marton. Quanto alla riunione delle opposizioni, "decisioni ce ne sono ben poche. Vogliono che si ritirino tutti gli emendamenti - sottolinea - Possiamo andarcene a casa perché loro hanno deciso. Non c'è alcuna apertura".
Pressing M5S
Tutti i senatori del M5S si sono messi stamattina davanti alla stanza della capigruppo di palazzo Madama "per fare pressione in modo che non approvino contingentamenti dei tempi o altri strumenti per zittire l'opposizione".

Siamo in Italia.

Foto: Mi sembra giusto!!!
"Nelle ore in cui al Giglio si lavora per rimuovere il relitto della Concordia, l'ex comandante della nave viene fotografato mentre si rilassa a una festa!" 
32 persone hanno perso la vita e nessuno è stato punito! Tutto regolare, siamo in Italia.

32 morti, 1,3 mld di spesa per recuperare, spostare e smantellare la nave, il fondale marino dell'isola compromesso per un danno dell'ecosistema ingente... E Schettino?
Lui si "rilassa" facendosi scattare foto con oche al seguito!
Tutto regolare: Siamo in Italia.


Massimiliano Sapienza

TARES, come è stata calcolata? Costantini vuole vederci chiaro. - Luigi Gullo

TARES, come è stata calcolata? Costantini vuole vederci chiaro

Il Movimento Cinque Stelle chiede di conoscere tutti le voci di costo della tariffa.
La TARES costituisce una delle componenti fiscali più gravose per i contribuenti monrealesi.
Il consigliere Fabio Costantini (M5S), appartenente alla Commissione Bilancio, ha chiesto di acquisire una serie di dati economici e tecnici, costituenti le fonti per la determinazione delle voci di costo allegate al Piano finanziario Tares 2013 approvato con Delibera C.C. n. 67 del 13 Novembre 2013.
L’intenzione è di appurare la correttezza e la fondatezza dello operazioni di individuazione delle voci di costo, utilizzate per la quantificazione della tariffa applicata per la Tares, e quindi diverificare la legittimità della tariffa approvata dal Comune di Monreale.
La richiesta è stata inoltrata al sindaco Capizzi, al Segretario generale Sunseri e al Dirigente dell’Area Pianificazione, Gestione e Assetto del Territorio Busacca.
L’elenco dei dati richiesti è lungo, e comporterà certamente uno studio lungo e complesso.
Si va dai costi per materie di consumo e merci, per servizi e per il personale, ai contratti stipulati dal Comune con i gestori delle discariche e alle fatture da questi emesse nell'anno 2013. Ma ancora quale sia stato il modello gestionale ed organizzativo adottato dall’ATO, i livelli di qualità del servizio ai quali deve essere commisurata la tariffa, la ricognizione degli impianti esistenti, l'indicazione degli scostamenti che si siano eventualmente verificati e le relative motivazioni rispetto all'anno precedente.
Costantini chiede anche l’elenco dei dipendenti comunali e/o distaccati presso il Comune o comunque utilizzati dal Comune e destinati al servizio di spazzamento manuale delle strade, nonché i dati onnicomprensivi relativi al pagamento delle relative retribuzioni per l'anno 2013 e ai costi complessivi e totali (e ciò scorporati per singole unità, ma senza riferimento ai dati personali di ciascun dipendente). Infine i dati percentuali sulla raccolta differenziata realizzata nell'anno 2012 e 2013 dal Comune di Monreale.
“E’ mia intenzione – dichiara il consigliere comunale - acquisire tutti gli elementi utili e necessari, funzionali alla tutela dei diritti dei contribuenti e del proprio diritto alla verifica della legittimità della tariffa approvata dal Comune di Monreale”.
Costantini ha infine chiesto che i dati gli venissero forniti preferibilmente per via digitale.

mercoledì 23 luglio 2014

Alessandro Di Battista


Il meglio di Giggino 'a Purpetta (Luigi Cesaro). World Urban Forum, Melchiorre, Tic Tac

Questo articolo l'ho scritto il 28 febbraio scorso http://goo.gl/xNZx5b. Presentavo Luigi Cesaro, detto "Giggin’ ‘a purpetta", attuale deputato di Forza Italia. Cesaro e' stato l'autista di Raffaele Cutolo, il fondatore della Nuova Camorra Organizzata. 
Cesaro si siede a circa 12 metri in linea d'aria dai banchi del M5S. 

Ebbene, i giudici hanno appena chiesto l'arresto per il deputato in questione. Dovremo studiare le carte e poi votare. La domanda non e' votare si' o votare no ma se e' accettabile in un paese civile che un partito candidi l'autista di un boss famosissimo e che questo partito (fondato da un frodatore del fisco e da un colluso con la mafia) venga scelto da Renzi per cambiare la Costituzione della Repubblica italiana.


https://www.facebook.com/dibattista.alessandro/photos/a.310988455679892.65829.299413980170673/562476080531127/?type=1&theater

Matteo Renzi e l'inglese - SHISH IS THE WORD - By Christian Ice




Fede: “La storia di Berlusconi? Mafia, mafia, mafia. Sosteneva famiglia Mangano”. - Giuseppe PIpitone

Fede: "Storia di Berlusconi? Mafia, mafia" "Dell'Utri sa e 'mangia', ha 70 conti esteri" 

In una conversazione registrata di nascosto dal suo personal trainer, l'ex direttore del Tg4 parla dei rapporti tra il fondatore della Fininvest, Dell'Utri e Cosa nostra. E ai pm di Palermo racconta di un incontro durante il quale l'ex Cavaliere raccomandò al suo braccio destro, ora in carcere per concorso esterno, di "ricordarsi" della famiglia del mafioso all'epoca detenuto e sotto interrogatorio. ll giornalista: "Tutto falso, mie dichiarazioni manipolate".
Quando Marcello Dell’Utri veniva a Palermo doveva ricordarsi della famiglia di Vittorio Mangano, doveva ricordarsi di “sostenerla”. In che modo e perché dovesse sostenerla è un mistero. Ma per evitare che se ne dimenticasse, Silvio Berlusconi in persona, almeno in un’occasione, si è adoperato per rammentarglielo. A raccontarlo ai pubblici ministeri di Palermo non è un mafioso pentito, e non è nemmeno un collaboratore di giustizia. L’inedito episodio arriva invece dalla viva voce di un uomo che per oltre vent’anni è stato al fianco dell’ex premier: Emilio Fede.
L'ex direttore del Tg4 ha raccontato ai pm di un incontro tra Berlusconi e lo stesso Dell’Utri, appena arrivato a Milano dopo un soggiorno a Palermo. Ad Arcore, Fede si sta intrattenendo con l’ex premier, quando ecco che arriva Dell’Utri. “Mi alzai per allontanarmi” dice Fede interrogato da Antonino Di Matteo e Roberto Tartaglia nel maggio scorso. “Lo scambio di frasi è stato brevissimo” aggiunge. E poi spiega che Berlusconi, ancor prima di salutare l’ex senatore oggi detenuto, esordisce immediatamente con: “Hai novità? Mi raccomando ricordiamoci della sua famiglia, ricordiamoci di sostenerla”.
La famiglia da sostenere è quella di Vittorio Mangano, il boss di Porta Nuova, l’ex stalliere di Villa San Martino, l’uomo assunto dall’amico Marcello nel 1974 per garantire la protezione della famiglia Berlusconi. Ma sostenerla come? E perché? “Chiedono riferimenti su di te” dice Marcello all’amico Silvio, sotto gli occhi di Fede. Per i magistrati i riferimento è agli interrogatori in quel momento in corso, durante i quali a Mangano, che era detenuto, veniva chiesto appunto dei rapporti con l’ex presidente di Publitalia e con Berlusconi.
L’ex direttore del Tg4 non ha saputo collocare con certezza l’evento nel tempo: per Fede il rapido scambio di battute tra Dell’Utri e Berlusconi sarebbe di poco antecedente alla discesa in campo dell’ex cavaliere, nel 1994. Mangano però all’epoca era libero: finirà dentro soltanto dopo, ed è per questo che per i magistrati l’episodio è verosimilmente collocabile tra il 1995 e il 1996.
Dalle parti di Arcore quello è un periodo difficile : la Lega ha da poco fatto cadere il primo governo Berlusconi, Dell’Utri è finito indagato dalla procura di Palermo per concorso esterno a Cosa Nostra, mentre Mangano viene arrestato e sbattuto nel supercarcere di Pianosa in regime di 41 bis. È lì che i pm lo interrogano, che gli “chiedono riferimenti” su Berlusconi, sul periodo passato ad Arcore. La bocca del boss di Porta Nuova, però, resta cucita. Ed è per questo che anni dopo Marcello e Silvio lo eleggeranno al rango di loro “eroe” personale.
Perché se avesse parlato, Mangano di cose da raccontare ne avrebbe avute parecchie. Ricordi in bianco e nero, degli anni ’70, quando si trasferisce con la famiglia ad Arcore, dove ogni mattina accompagna a scuola i piccoli Marina e Piersilvio, che poi ogni pomeriggio giocano con sua figlia Cinzia, oggi detenuta a sua volta per mafia.
Ma non solo. Perché il fil rouge che unisce l’ex cavaliere al boss di Porta Nuova non si ferma agli anni ’70. Continua anche dopo. Continua per esempio il 26 settembre del 1993, quando Giovanni Brusca legge sull’Espresso che Dell’Utri sta creando un nuovo partito: il settimanale racconta anche del vecchio lavoro da fattore di Arcore di Mangano. Una storia che Brusca non conosce. Ma che fa comodo a Cosa Nostra, in quel momento precipitata in una situazione di grave difficoltà: Riina è in carcere, la trattativa a suon di bombe con lo Stato non ha portato i risultati sperati, mentre le condizioni carcerarie per i boss detenuti sono sempre più difficili. È così che Mangano torna a Milano nel novembre del 1993 e prende un appuntamento con Dell’Utri, come risulta dalle stesse agende dell’ex senatore.
Secondo Brusca a fare da cerniera tra Dell’Utri e Mangano sono le cooperative che gestiscono la pulizia degli uffici Fininvest: sono gestite da Antonino Currò e Natale Sartori, due messinesi amici di vecchia data del boss di Porta Nuova, che tra i loro dipendenti hanno assunto anche due delle tre figlie di Mangano. È un legame forte quello tra Sartori e Mangano: quando il boss di Porta Nuova viene arrestato, l’imprenditore messinese si precipita a Palermo. E dall’altra parte la conoscenza tra Sartori e Dell’Utri risale agli anni ’80. Sartori e Currò verranno poi processati e assolti per mafia. “Sono arrivate le arance” sarebbe, secondo Brusca, il messaggio in codice per comunicare ai piani alti di Fininvest che Mangano era a Milano, negli stessi mesi in cui secondo la procura di Palermo viene siglato il nuovo Patto Stato-mafia.
Passa un anno e Dell’Utri finisce indagato per mafia, mentre Mangano viene arrestato: è da quel momento, che Berlusconi chiede all’amico Marcello di ricordarsi della famiglia Mangano. Di sostenerla. Come e perché non è dato sapere. Rimane solo un frammento di conversazione, ascoltato da Fede e messo a verbale vent’anni dopo, quando ai pm che indagano sulla trattativa Stato-mafia arriva la registrazione di una conversazione dalla procura di Monza. Un file realizzato con il telefonino da Gaetano Ferri, personal trainer di Fede, che nel luglio del 2012 registra una conversazione con l’ex direttore del Tg4, all’insaputa di quest’ultimo.
Nella registrazione all’esame degli inquirenti si sente Fede che spiega alcuni passaggi dei collegamenti tra Arcore, Dell’Utri e Cosa Nostra. In un brano pare fare riferimento all’incontro Berlusconi-Dell’Utri citato nella deposizione ai pm. “Mangano era in carcere. Mi ricordo che Berlusconi arrivando… ‘hai fatto?’…’sì sì..gli ho inviato un messaggio… gli ho detto a Mangano: sempre pronto per prendere un caffè’”. 
Spiega Fede a Ferri: “C’è stato un momento in cui c’era timore e loro avevano messo Mangano attraverso Marcello” spiega Fede al suo interlocutore. Che ribatte: “Però era tutto Dell’Utri che faceva girare”. “Si, si era tutto Dell’Utri, era Dell’Utri che investiva” risponde Fede. Poi il giornalista si pone una domanda retorica con risposta annessa: “Chi può parlare? Solo Dell’Utri. E devo dire che in questo Mangano è stato un eroe: è morto per non parlare”. Aggiunge Fede: “Guarda a Berlusconi cosa gli sta mangiando. Perche’ lui e’ l’unico che sa. Ti rendi conto che ci sono 70 conti esteri, tutti che fanno riferimento a Dell’Utri?”. Quindi il giornalista fornisce al suo personal trainer la sua estrema sintesi di quarant’anni di potere economico e politico: “La vera storia della vicenda Berlusconi? Mafia, mafia, mafia, soldi, mafia”.
“E’ tutto falso, l’ho già detto ai magistrati e ho denunciato quel truffatore per calunnia e minacce gravi”, replica Fede all’Ansa. “Lui ha manipolato le mie dichiarazioni”. In serata è intervenuto anche il legale di Marcello Dell’Utri, Giuseppe Di Peri: “In relazione alla conversazione tra Ferri e Fede, registrata dallo stesso Ferri, l’ex direttore del Tg4 chiarisce immediatamente ai pm, durante l’interrogatorio di maggio, lo spessore criminale del suo interlocutore, aduso a calunniare e a estorcere denaro”. Secondo il legale, “quel che risulta in buona sostanza dall’interrogatorio di Fede è che lo stesso abbia escluso in modo categorico di essere a conoscenza di comportamenti men che leciti da parte di Berlusconi e Dell’Utri o di sapere di conti esteri attribuiti a Dell’Utri”. E i conti all’estero di Dell’Utri? “Fede – ha spiegato il legale – ha precisato inoltre ai magistrati che la circostanza che Dell’Utri sarebbe intestatario di ben 70 conti esteri è frutto di una vera e propria manipolazione della conversazione effettuata dallo stesso Ferri”. “La registrazione – ha concluso – non è altro che un’ulteriore visibile tentativo di strumentalizzazione a fini utilitaristici”. 
La registrazione dovrà essere esaminata, ma esiste. Dal file audio emergono anche vicende più legate all’attualità: “A Samorì (Gianpiero Samorì, imprenditore modenese accreditato a un certo punto come delfino di Berlusconi, ndr) che voleva passare con Berlusconi io gli avevo dato una mano… poi è intervenuto Dell’Utri e gli faccio rivolgiti a Dell’Utri, ma stai attento perché Dell’Utri è un magna magna. Mi ha detto Samorì ‘cazzo se non avevi ragione… gli ho chiesto mettimi in lista e sai cosa mi ha chiesto: 10 milioni di euro’”.