sabato 31 gennaio 2015

Il mitico, sbrindellato ministro Varoufakis arriva in moto e sfratta la Troika. - Gad Lerner



A volte il confronto estetico esprime già una differenza di contenuti sostanziale. Inappuntabile nella sua grisaglia d’ordinanza, oggi a Atene il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem è disceso da una berlina blu, scortata da un’altra berlina blu, per incontrare il nuovo ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis. Che nel frattempo arrivava all’appuntamento a bordo della sua motocicletta, con zainetto in spalla, e la solita camicia fuori dai pantaloni.
Lo sbrindellato ministro Varoufakis “fa figo” e inaugura una nuova tendenza perchè è autentico: si capisce che la sua non è una posa costruita. Gli viene naturale, e così trasmette un messaggio che appare dirompente proprio perchè è dirompente nella sostanza: d’ora in poi la Grecia non tratterà più con la Troika, cioè con l’organismo formato da Commissione europea, Banca Centrale europea e Fondo monetario internazionale, che di fatto l’ha commissariata negli ultimi quattro anni. Brruuum, brruum! Quando Varoufakis lo ha ripetuto davanti alle telecamere, il compassato Dijsselbloem pareva decisamente irritato. Due concezioni opposte dell’economia entrano in rotta di collisione. Con cortesia, ma senza neanche infilare la camicia nei pantaloni. Mitico Varoufakis!


venerdì 30 gennaio 2015

Raccoglievano cibo per i poveri e lo rivendevano ai ristoranti.

Mons-Gristina-con-il-carrello - Copia

Denunciati per truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita, presidente e vicepresidente di una Onlus di Ponzano.

PONZANO (Treviso) – Presidente e vicepresidente di una Onlus di Ponzano che si occupa della raccolta di generi alimentari per le famiglie bisognose, sono stati denunciati dai carabinieri per truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita.
Gli investigatori, dopo mesi di indagini, hanno scoperto che una parte delle derrate -in particolare quelle di marca- raccolte dai volontari e custodite in un magazzino a Ponzano, venivano vendute a ristoranti con fatture intestate a una società che sarebbe stata appositamente costituita dai fratelli.

Le dimissioni di Napolitano. - Ida Magli




Nella Costituzione italiana è previsto il reato di tradimento, ma nella lunga storia della Repubblica non è mai stato invocato contro nessuno. Cosa dovrà mai dunque fare un politico per essere accusato di tradimento? 
Giorgio Napolitano ha sicuramente tradito la Costituzione e le leggi che reggono la democrazia in Italia costringendoci a vivere nell’illegittimità del colpo di stato compiuto chiamando Mario Monti a governare senza la crisi e le dimissioni del governo in carica, continuando fino ad oggi a non indire mai le elezioni, mantenendo in vita un parlamento dichiarato illegittimo dalla Consulta in quanto dichiarata illegittima la legge elettorale con la quale è stato eletto. Tutte le istituzioni attuali sono pertanto illegittime, tutte le cosiddette “riforme” decise da Renzi con il consenso di un Parlamento illegittimo e firmate dall’altrettanto illegittimo Presidente della Repubblica non sono valide e la democrazia non esiste più, come dimostrato anche dal fatto che i partiti di opposizione pur di sopravvivere nelle loro cariche consentono quasi a tutto, oppure si oppongono quando sanno che comunque la loro opposizione non metterà in crisi il governo.

Giorgio Napolitano ha inoltre tradito la Costituzione nel momento in cui, cedendo alla richiesta-ricatto di Mario Monti di essere in ogni caso garantito nella politica italiana venendo a governarla, lo ha contestualmente nominato senatore a vita, lasciando esterrefatti gli italiani che non lo conoscevano affatto. Eppure la Costituzione precisa che tale carica deve essere motivata da una ricca produzione letteraria, artistica, scientifica che abbia dato lustro all’Italia. Visto che Mario Monti non ha mai prodotto nulla e che perfino nel mondo bruxellese dove i Massoni e Bilderberghiani come lui nuotano benissimo, non ha combinato niente di buono tanto da essere costretto a dimettersi con due anni di anticipo dalla Commissione europea “per l’accertata responsabilità collegiale nei casi di frode, cattiva gestione e nepotismo”, è evidente che Napolitano ha esercitato il suo potere contro la Costituzione e che la nomina di Mario Monti non è valida.

Ho citato Massoni e Bilderberghiani: Napolitano ne fa parte e il suo nome si trova in tutti i libri che si occupano di questo argomento, così come ci si trova quello di Ciampi, di Monti, di Letta, di Draghi, di Amato, di Prodi, di Bini-Smaghi, di Padoan e così via (di Renzi i cataloghi della massoneria affermano  che non è ancora un iniziato perché attende l’opportunità di diventarlo in una Loggia importante). Bisogna aggiungere poi il legame fraterno con i numerosi e importantissimi Massoni presenti in Vaticano, i quali naturalmente hanno enormi possibilità per influire sulle nomine fondamentali ovunque. Questo è dunque il vero problema di una finta democrazia: gli esponenti di un’associazione, comunque essa si chiami, sono collegati fra loro sostenendosi nell’occupare le cariche politiche ed economiche più importanti, e mentre se un politico procede in questo modo con i suoi parenti ed amici, questo comportamento viene considerato un abuso e un illecito, il legame fra Massoni sfugge ad ogni critica. Il fatto che la massoneria non sia più segreta, non ha cambiato in nulla la strategia di potere che essi perseguono e che hanno brillantemente messo in atto con la costruzione dell’Unione europea e della Banca centrale. Bruxelles è un loro fortino così come sono esclusivamente loro gli azionisti della Banca centrale; l’unione europea è stata fatta appositamente: per impadronirsi della sovranità sugli Stati, dell’economia e dei redditi europei.

Il giorno per l’elezione del nuovo Presidente è stato fissato immediatamente, e con elettori illegittimi. Nessuno si oppone? Il Presidente del Senato è un magistrato: non sente il bisogno di essere lui, nella sua attuale qualità di Presidente della Repubblica, a porre fine per prima cosa all’illegalità, indicendo immediatamente le elezioni (secondo il sempre valido Mattarellum) e restituendo agli italiani la dignità di un paese civile?
Ida Magli
14 gennaio 2015     

(per chi volesse saperne di più: Brunelli, Francesco: principi e Metodi di Massoneria operativa, Bastogi, Foggia, 2004; Epiphanius: Massoneria e sette segrete, Contro Corrente ed. Napoli, 2002; Magli Ida: La Dittatura europea, Bur, Milano 2010; Galeazzi, Giacomo- Pinotti, Ferruccio: Vaticano massone, Piemme, Milano, 2013; Magaldi, Joele – Maragnani, Laura: Massoni, La scoperta delle Url-Lodges, Chiare Lettere, 2014


http://www.italianiliberi.it/edito15/le-dimissioni-di-napolitano.html

L'inutilità di Forza Italia. - Ida Magli

 

Che se ne fanno gli italiani di Forza Italia? 
Che ce ne facciamo noi - i tanti che amano l’Italia - di Forza Italia? 
Vogliamo continuare a fingere di essere vivi pur comportandoci da morti?  
No, basta, basta: di questa Forza Italia non ne possiamo più; dentro il partito sono in molti a pensarlo ed è un dovere avvertire il capo quando sbaglia. 
Un leader che non ha la minima fiducia nel proprio partito e che ritiene che gli avvenimenti non contino, che il tempo se ne stia fermo fino a quando lui non si muoverà, è veramente fuori dalla realtà, ripiegato sul proprio narcisismo fino a limiti abnormi. 
Cominciamo dal famoso “patto del Nazareno”, un patto che per gli italiani non esiste in quanto un accordo privato fra due leader politici di cui il parlamento non è stato messo al corrente, è un patto invalido. Per giunta Berlusconi continua a ripetere che è nell’interesse dell’Italia far fare a Renzi le riforme utili alla “governabilità”, evidentemente intendendo per governabilità il minimo di potere ai cittadini e il massimo al capo del governo, ciò che è appunto lo scopo di Renzi in base allo spirito dittatoriale che lo anima: “discutete pure  quanto vi pare, ma io farò quello che ho deciso.”

Con questi presupposti Forza Italia è un partito ridotto al lumicino, per i suoi numeri concreti, ma soprattutto perché non risponde ai desideri e tanto meno ai bisogni politici e sociali di nessuno degli italiani. 

Contarsi sommando tutti i partitini di destra e affini, come suole fare Berlusconi, è un’operazione che avrebbe senso soltanto se la somma fosse data dalla presenza di un forte partito aggregatore, attributo che Forza Italia non ha. 
L’opposizione la si fa opponendosi, non dicendo al nemico: sono d’accordo con tutto quello che fai; ti assicuro che manterrò a tutti i costi la parola. 
La “parola” di un patto privato è tradimento del ruolo di opposizione. 
Non si può essere d’accordo con un governo in cui la maggior parte dei ministri è privo di qualsiasi competenza e sbaglia in continuazione nell’ideare ed elaborare le leggi; non si può essere d’accordo con un governo in cui il ministro degli esteri non è capace neanche di opporsi con la dignità di uno Stato sovrano al processo contro i Marò, visto che non esiste nessuno Stato al mondo che ammetta errori commessi dai propri militari. 
Non si può essere d’accordo con un ministro dell’interno che ha fallito ogni resistenza all’invasione degli immigrati; che comunica con assoluta indifferenza l’orrida realtà della “scomparsa” di oltre 3.600  bambini dai centri di accoglienza, scomparsa che come tutti sappiamo significa che sono finiti nel mercato innominabile della pedofilia e di quello tragico del mercato degli organi (Il libro nero della scomparsa dei bambini, Newton Compton). Cosa deve dunque fare un ministro dell’interno prima che l’opposizione ne pretenda le dimissioni?

Forza Italia non si scandalizza neanche di fronte ai nomi che il Pd, più o meno ufficialmente, fa circolare per la nomina del nuovo Presidente della Repubblica. 

Si tratta di personaggi di cui tutti i politici si dovrebbero vergognare davanti ai cittadini italiani. Incredibili facce logore, vestiti vuoti, cappotti stinti,  pescati nel più vecchio magazzino dei partiti con la certezza che non daranno fastidio a nessuno perché appunto non sono altro, non hanno fatto altro nella loro vita che tenersi più o meno a galla in un partito. 
Ma dove sta scritto che il presidente della Repubblica deve provenire da un partito? 
Fra i sessanta milioni di cittadini italiani che sostengono e mandano avanti la società, fra le migliaia di professori universitari che contribuiscono con l’intelligenza, con lo studio, con gli scritti, con le ricerche, alla scienza, alla storia, ad ogni aspetto del sapere; fra le migliaia di maestri nei conservatori e nelle scuole d’arte; fra gli innumerevoli responsabili delle officine e di tutte le istituzioni produttive, non c’è dunque una persona che possa gareggiare con un Castagnetti, con un Casini, con un Prodi, con un Amato? Si vergognino i partiti, si vergogni il Parlamento di mostrare così apertamente il proprio disprezzo al popolo italiano. Forse – e siamo molti ad augurarcelo – questa volta gli italiani non lo sopporteranno.

http://www.italianiliberi.it/edito15/l-inutilita-di-forza-italia.html

deputati Regione Sicilia si tagliano lo stipendio. E così finanziano 23 aziende. -



In due anni i deputati hanno accantonato un milione e centomila euro e un terzo è andato nelle casse di alcune piccole e medie imprese. Tra loro anche la Birra Messina, azienda storica che aveva chiuso e che è stata riaperta dagli ex dipendenti riuniti in cooperativa

Mezzo milione di euro finito nelle casse di 23 piccole e medie imprese: soldi provenienti dagli stipendi dei quattordici parlamentari siciliani del Movimento Cinque Stelle. E’ questo il risultato della scelta dei deputatieletti dal Movimento di Beppe Grillo all’Assemblea regionale siciliana, che hanno rinunciato ad una parte dello stipendio per finanziare le piccole aziende. In due anni i deputati hanno accantonato un milione e centomila euro: e stamattina hanno presentato alla stampa i dati sulle prime ventitré aziende finanziate.

“Noi abbiamo fatto un sacrificio disobrietà e intelligenza, portando ai siciliani cose reali e non solo annunci: abbiamo voluto che questo fondo fosse gestito da terzi, proprio per evitare qualunque legame con noi”, ha spiegato la capogruppo Valentina Zafarana. Fino ad oggi le aziende finanziate sono ventitré, dieci delle quali start up: tra queste anche la Birra Messina, azienda storica che aveva chiuso i battenti un anno fa, ma che è stata riaperta dagli ex dipendenti riuniti in cooperativa.

Dal fondo per il microcredito sono stati erogati, dopo due anni diaccantonamenti, 550mila euro. “Avremmo potuto fare molto di più se solo gli altri deputati avessero aderito alla nostra proposta e se questo divenisse un modello per tutta la Regione”, ha spiegato il deputato Giorgio Ciaccio. Dopo aver deciso di tagliarsi lo stipendio da 11mila euro fino a 2500 (più i rimborsi), i deputati pentastellati hanno iniziato a versare ogni mese all’Assessorato per le attività produttive il denaro al quale rinunciavano. Dopo alcuni mesi, e la sostanziale impasse del governo regionale, è arrivato l’accordo con Banca Etica, Impact Hub Sicilia e con la Fondazione Comunità di Messina Onlus.

Loro si occupano della selezione delle domande della gestione del fondo per il microcredito, che è garanzia dei fondi Jeremie e degli ulteriori capitali messi a disposizione da Banca Etica: in totale ammonta a tre milioni e 300mila euro. In dodici mesi sono arrivate 4.750 richieste d’informazione 1.340 richieste difinanziamento.

“In realtà non sono tantissime – prosegue Ciaccio – ma questo purtroppo non è altro che una conferma di una grave carenza di cultura imprenditoriale nella nostra isola. Molte pratiche sono carenti o incomplete, soprattutto per quanto riguarda il business plan”.


Fabio Costantini - Movimento 5 Stelle Monreale

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Arriva la carica dei 'grandi elettori': indagati ma pronti a eleggere il nuovo Capo dello Stato.

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Tra pochi giorni l'Italia avrà un nuovo Presidente della Repubblica. A eleggerlo saranno anche 58 delegati scelti dai consigli regionali: un delegato dalle file dell'opposizione e gli altri due tra le cariche principali degli organi regionali.
Tra i 58 che oggi varcheranno Palazzo Montecitorio per il primo scrutinio, ce ne sono 22, come rivela un articolo dell'Espresso, che possono appuntare sul petto la ben poca meritevole medaglia di 'indagato', di cui 8 sono Presidenti di Regione,
I governatori che 'vantano' guai con la magistratura sono: il governatore leghista della Lombardia Roberto Maroni (indagato per aver esercitato pressioni), il governatore pugliese Nichi Vendola (rinviato a giudizio per vicende legate all'Ilva), il presidente democratico della Toscana Enrico Rossi (indagato per falso ideologico), il governatore abruzzese Luciano D'Alfonso (imputato per corruzione), il governatore della valle d'Aosta Augusto Rollandin (indagato per abuso d'ufficio), il governatore democratico della Basilicata Marcello Pittella (rinviato a giudizio per peculato), quello delle Marche Gian Mario Spacca (indagato per le spese dei gruppi politici in Regione) e quello della Liguria Claudio Burlando, indagato per disastro ambientale colposo.
Molti altri delegati sono coinvolti in indagini legate soprattutto alle spese pazze (e relativi rimborsi) dei gruppi consiliari in Regione. E' lì infatti che per anni si è consumato, sotto un'inspiegabile cappa di impunità, il malcostume di farsi rimborsare con soldi pubblici spese che nulla hanno a che fare con l'attività istituzionale.
Le cronache ci raccontano di rimborsi richiesti per scontrini legati alle spese più improbabili: le ormai celebri mutande verdi in Piemonte, zampone e panettoni in Emilia Romagna, balli cubani e argenteria in Calabria. Insomma, una carica di 'Fiorito' (dal nome del celebre 'Er Batman', l'ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio condannato in primo grado per presunta appropriazione di 1 milione e 300 mila euro di fondi pubblici, e diventato il simbolo delle spese folli dei politici in Regione), pronti a scegliere l'uomo che per sette anni dovrà essere garante della Costituzione.
Le imbarazzanti vicende giudiziarie che coinvolgono gran parte di questi rappresentanti delle istituzioni locali appannano la legittimità del loro ruolo di delegati e la sacralità del voto che andranno a esprimere da domani. Ma la preoccupazione e lo sdegno restano anche per il futuro: ricordiamo, infatti, che la riforma costituzionale voluta da Renzi prevede che i futuri membri del Senato (quello che il premier dice di voler abolire) siano scelti dai partiti proprio tra i sindaci e tra quei consiglieri regionali che negli ultimi anni sono stati travolti da scandali e inchieste. I futuri senatori, paradossalmente,avranno anche l'immunità parlamentare, dunque uno scudo che all'occorrenza li proteggerà da eventuali processi.