giovedì 16 marzo 2017

Senato, Pd e Fi salvano Minzolini e rottamano la Severino. Farsa finale: ‘Ho vinto, mi dimetto’. Ma serve altro voto. - Thomas Mackinson

Senato, Pd e Fi salvano Minzolini e rottamano la Severino. Farsa finale: ‘Ho vinto, mi dimetto’. Ma serve altro voto

Con 137 voti a favore, 94 contrari e 20 astenuti l'Aula ha annullato il parere della Giunta di sette mesi fa sulla revoca del mandato ai sensi della Severino. Decisivi 19 voti a favore e le 24 assenze del Pd. Di Maio all'attacco: "Atto eversivo nei confronti delle istituzioni, non vi lamentate se i cittadini poi protestano in maniera violenta". E i forzisti: "Questo voto ha abolito la Severino, ora reintegrare Berlusconi".

Ieri hanno salvato il ministro Luca Lotti, oggi il soldato Augusto Minzolini. Domani, già lo chiedono, Berlusconi. Dopo infiniti rimandi la questione della decadenza dell’ex direttore del Tg1, aperta dalla condanna definitiva per peculato con interdizione, è approdata in Aula che ha votato per salvarlo: è passato con 137 voti a favore, 94 contrari e 20 astenuti l’ordine del giorno di Forza Italia che ha proposto di respingere la deliberazione con cui sette mesi fa la Giunta per le autorizzazioni aveva votato la revoca del mandato parlamentare. All’annuncio del presidente Pietro Grasso: applausi, pacche sulle spalle, qualche lacrima e abbracci tra i sodali strenuamente o nascostamente avversi alla cacciata del senatore.

“Sono pronto a bere la cicuta”, aveva detto Minzolini a conclusione del suo discorso prima del voto. Pochi minuti dopo può tornare a brindare a Champagne grazie al salvataggio in extremis. E infatti, puntuale, l’annuncio: “Ora ho vinto la mia battaglia, mi dimetto“. Ma non basta, le dimissioni dovranno essere anche calendarizzate e poi votate. E potranno essere respinte. Così che Minzolini – benché dimissionario a parole – nei fatti potrà rimanere al suo posto e maturare anche la pensione. Per sminare il voto Forza Italia ha proposto non uno ma tre ordini del giorno (due poi ritirati) per neutralizzare il parere della giunta del 18 luglio 2016. Il Pd aveva lasciato libertà di voto, opzione che si rivelerà decisiva: in dettaglio votano per il salvataggio 19 senatori Pd, altri 24 sono assenti al momento del voto. E tanto è bastato. Esplode la polemica.
Per il Movimento 5 Stelle si tratta di “un atto eversivo contro le istituzioni”. I grillini hanno organizzato una conferenza stampa poco dopo il voto e l’attacco più duro lo ha pronunciato Luigi Di Maio: “Non vi lamentate  se i cittadini poi protestano in maniera violenta”, ha detto. “Molti dei voti che hanno salvato Minzolini sono dei renziani. Si è trattato di un atto di una violenza inaudita, un atto eversivo contro le istituzioni della Repubblica, l’atto di un partito al governo che, da oggi, sancisce il principio che la legge non è più uguale per tutti. Per la legge di questo Stato, Minzolini non potrebbe fare nemmeno il collaboratore scolastico o il netturbino. In Parlamento funziona tutto per precedenti e loro oggi ne hanno creato un altro”, ha proseguito Di Maio che allude “magari anche al ritorno di Berlusconi. Inutile essere sconvolti delle proteste dei tassisti, o magari contro la Bolkestein, se qui dentro si fanno questi atti eversivi”. Il vicepresidente della Camera si è poi rivolto a Renzi: “Noi diciamo a Renzi ‘non ce provà’, ovvero non provare a dissociarti” dalla decisione del Pd. Il M5S, “non starà a guardare, non abbiano nessuna intenzione di vedere questi signori che si prendono la pensione, noi chiediamo di andare al voto il prima possibile, questo Paese si può cambiare con il voto democratico”.
Sulla stessa linea poi i colleghi, che hanno lasciato intendere che dietro il voto ci sia uno scambio di favori tra Pd e Forza Italia: “Il Nazareno è risorto: ieri Forza Italia ha salvato Lotti, oggi il Pd ha salvato Minzolini”, ha commentato Nicola Morra. Più esplicito ancora Michele Giarrusso: “Tra il Pd e FI c’è stato di fatto un voto di scambio. I dem ieri hanno salvato Lotti per lo più uscendo dall’Aula e facendogli abbassare il quorum e loro oggi gli hanno salvato Minzolini che resta senatore di Fi. E’ una vera vergogna. Hanno dimostrato di essere una Casta che vuole restare al di sopra della legge”. “Pagherete anche questa, siete da radere al suolo”, ha detto Roberto Fico (M5s), presidente Vigilanza Rai.
Ma in pochi minuti il tema politico è diventato già un altro: che fine fa la Severino oggi rottamata in Parlamento? Forza Italia ha colto al volo l’occasione. “Con questo voto oggi il Senato l’ha abolita. Berlusconi dovrà essere reintegrato già domani perché i due casi sono simili”, ha detto Lucio Barani, capogruppo di Ala-Sc al Senato. Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia: “E adesso che fine farà l’infame legge Severino? Usata dalla sinistra solo contro il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi è rottamata una volta per tutte”. I democratici si sono affrettati a respingere ogni accusa d’inciucio. “Il M5S è abituato alle fake news. Non c’è alcuna relazione tra il voto su Lotti e quello su Minzolini. Oggi il Pd ha scelto di lasciare libertà di voto. Libertà è un altro termine ostile per i Cinque stelle”, ha detto il senatore Pd Andrea Marcucci (che pure si è astenuto).

Consip, perquisizioni al palazzo di giustizia di Napoli: dirigente accusato di corruzione in concorso con Romeo.

Consip, perquisizioni al palazzo di giustizia di Napoli: dirigente accusato di corruzione in concorso con Romeo

I carabinieri perquisiscono l'ufficio di Emanuele Caldarera, direttore generale per la gestione e la manutenzione del palazzo. È accusato di aver sbloccato il pagamento di alcune fatture in favore dell'imprenditore napoletano in cambio dell'assunzione della figlia. 

Per sbloccare il pagamento di alcune fatture, aveva ottenuto l’assunzione della figlia nell’azienda di Alfredo Romeo, l’imprenditore campano arrestato il primo marzo scorso per corruzione. L’ultimo rivolo corruttivo nell’indagine sull’imprenditore al centro dell’inchiesta Consip, conduce addirittura dentro gli uffici del palazzo di giustizia di Napoli. È qui infatti che sono arrivati i carabinieri inviati dai i pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano. L’obiettivo era perquisire l’ufficio di Emanuele Caldarera, direttore generale per la gestione e la manutenzione del palazzo di giustizia.
Il motivo?  Secondo l’ipotesi accusatoria per sbloccare il pagamento di alcune fatture a favore della Romeo Gestioni, che erano state congelate dal funzionario che l’aveva preceduto nell’incarico, avrebbe chiesto e ottenuto l’assunzione di una figlia presso l’azienda di Romeo. I fatti contestati si riferiscono a un periodo tra l’ottobre e il novembre dello scorso anno, mentre Caldarera è accusato di corruzione in concorso con lo stesso imprenditore napoletano. Romeo è l’imprenditore simbolo dell’affaire Consip, una presunta corruzione su un appalto da 2,7 miliardi di euro, vicenda per la quale sono indagati per rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento il ministro Luca Lotti e il comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette. L’indagine a carico del braccio destro di Matteo Renzi e di Del Sette è finita per competenza alla procura di Roma. Proprio oggi, tra l’altro, al Senato si vota la mozione di sfiducia promossa contro il ministro dello Sport. 
Oltre all’assunzione, Caldarera, stando al decreto di perquisizione emesso dalla Procura di Napoli, aveva chiesto a Romeo e agli altri due indagati, Agostino Iaccarino, manager della Romeo, e Tommaso Malerba, geometra e dipendente della ditta Romeo, il trasporto a carico della ditta Romeo di “masserizie presenti” dal suo ufficio romano al nuovo ufficio napoletano.
I pm napoletano Woodcock e Carrano, invece, continuano a indagare su presunti episodi di corruzione messi in atto dall’imprenditore. Una fetta importante dell’inchiesta è collegata ad appalti del gruppo Romeo per le pulizie dell’ospedale Cardarelli di Napoli, e al ruolo di dirigenti e funzionari del capoluogo campano che avrebbero favorito gli interessi dell’immobiliarista, ricevendone in cambio – secondo l’accusa – favori e soggiorni alberghieri.  All’accusa di corruzione, si era sommata nelle scorse settimane anche l’ipotesi di concorso esterno in associazione camorristica (per l’assunzione nella ditta di pulizie impiegata nel Cardarelli di soggetti ritenuti vicini ai clan della zona collinare di Napoli) e associazione a delinquere. Anche in questo provvedimento i pm ricordano il “sistema Romeo“, “sistema ispirato tout court alla corruzione ovvero alla sistematica, abituale e seriale realizzazione di reati contro la pubblica amministrazione che hanno riguardato a trecentosessanta gradi, tutti i rapporti e tutte le relazioni intrattenute dallo stesso Romeo (e dai suoi collaboratori) con ogni soggetto della espressione della ‘cosa pubblica’ con il quale il predetto imprenditore ha avuto contatti e a tutti i livelli”.

EQUITALIA BEFFATA DALL'IMPRENDITORE ALBANESE: NON PAGHERÀ I 2 MILIONI. - Olivia Bonetti



FELTRE - Lavorava con prezzi concorrenziali sbaragliando le altre imprese edili, ma era completamente sconosciuto al fisco: non ha mai versato l'Iva o pagato imposte. Il sogno italiano di Eduart Byku, albanese 36enne che risiedeva a Feltre, nonostante tutto, è finito nel migliore dei modi: prescrizione.  
Byku  era arrivato in Italia nel 1996 dall'Albania dopo aver imparato l'italiano in  tv: aveva fatto il giardiniere in Puglia e dal 2002 era  a Feltre con l'impresa edile. Giocava a calcio nella Porcenese, voleva laurearsi a Trento. Poi è sparito dal nostro Paese quando ha visto che il vento stava cambiando (la crisi del settore e l'indagine Gdf): s'è venduto tutti gli immobili dell'impresa sui quali c'era la procedura di riscossione coattiva: erano 15 appartamenti che sono spariti in alcuni casi venduti  a se stesso e a una srl costituita apposta. È riuscito così a non perdere un centesimo.  Nel primo processo è stato assolto perchè la legge era cambiata, nel secondo approdato ieri in tribunale perchè il reato si è prescritto. «L'Italia è un Paese libero - diceva spesso l'albanese -, ma c'è ancora troppa distanza tra italiani e stranieri». E visto come è andata aveva proprio ragione.

Vigevano, baby gang terrorizzava coetanei: 4 arresti.

++ Sgominata baby gang: in chat violenze come trofei ++ © ANSA

Bulli quindicenni violentavano e picchiavano, in chat violenze come trofei, anche 6 denunce. Un quindicenne 'fragile' la vittima preferita, fatto ubriacare e portato al guinzaglio.


Sgominata dai Carabinieri a Vigevano (Pavia) la "baby gang delle stazioni ferroviarie": bulli quindicenni che violentavano e picchiavano. Quattro arresti e sei denunce.
Le violenze erano esibite come trofei su sistemi di messaggistica istantanea. Secondo le indagini, in un caso gli arrestati avevano costretto un loro coetaneo - il bersaglio preferito per le loro angherie, un quindicenne 'fragile' - a bere alcolici fino ad ubriacarlo, poi gli avevano messo una catena al collo e l'avevano portato come un cane al guinzaglio in giro per le strade della cittadina in cui risiedono. In un'altra occasione, in cinque contro uno l'avevano afferrato con la forza, denudato, tenuto appeso per le gambe a testa in giù sopra un ponte e costretto a subire atti sessuali.
Il tutto ripreso da un telefonino e il filmato era stato diffuso tra gli amici. I carabinieri di Vigevano li hanno arrestati e condotti all' istituto penale minorile Beccaria di Milano con accuse che vanno dal concorso in violenza sessuale alla riduzione in schiavitù, dalla pornografia minorile (per la diffusione delle immagini delle loro 'imprese' nei social network) alla violenza privata aggravata mediante lo stato di incapacità procurato alla vittima. Con i quattro arrestati c'era anche un ragazzino ancora più piccolo, tredicenne e dunque legalmente non imputabile. La sua posizione, considerata la pericolosità sociale, è al vaglio per l' eventuale richiesta di una misura di prevenzione.
Il bersaglio principale delle persecuzioni era un ragazzo di 15 anni, studente di prima superiore, definito dagli inquirenti "fragile". Inizialmente, succube del capo della banda di bulli, aveva accettato di subire una serie di piccole angherie e prese in giro perché temeva di essere emarginato dal gruppo. Le vessazioni e le umiliazioni, però, erano cresciute d'intensità fino a diventare sempre più violente e insopportabili. Del "branco" - composto soprattutto da coetanei, anche se qualcuno di loro causa bocciature è ancora alle scuole medie - facevano parte anche altri cinque minori tra i 15 e i 16 anni, accusati solo di aver partecipato insieme agli arrestati a una serie di episodi di vandalismo contro treni, altro "passatempo" del gruppo: lanci di sassi, finestrini rotti con i martelletti frangivetro, estintori scaricati all'interno delle carrozze. Dovranno rispondere di danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio.
I protagonisti non appartengono a un mondo di marginalità sociale. Sono definiti dagli investigatori tutti "ragazzi di buona famiglia", figli di professionisti, commercianti, impiegati, operai. Le indagini dei carabinieri del capitano Rocco Papaleo sono state complesse e delicate. Dopo aver raccolto notizie relative ad alcuni degli episodi, hanno dovuto anzitutto convincere a presentare denuncia i genitori di alcune vittime, preoccupati per quanto sarebbe potuto ulteriormente accadere ai loro figli. Non sono mancate le spedizioni punitive, come quella avvenuta a febbraio quando due ragazzi di 15 anni, ritenuti responsabili di aver denunciato alcuni degli episodi di bullismo, sono stati affrontati al rientro a casa, spintonati e presi a pugni. Solo l'intervento di un genitore, casualmente di passaggio, ha posto fine all'aggressione. Fondamentale nello sviluppo delle indagini è stata la collaborazione che i carabinieri hanno ottenuto da un coetaneo delle vittime, testimone di alcune violenze. Hanno conquistato la sua fiducia e lui, sentendosi protetto, è riuscito a procurarsi e poi consegnare una delle foto della violenza sessuale divulgate dal "branco", in cui i responsabili si mostravano visibilmente compiaciuti ma soprattutto erano ben riconoscibili

domenica 12 marzo 2017

Clochard bruciato vivo a Palermo, l'assassino ha confessato.

Giuseppe Pecoraro, benzinaio di 45 anni, © ANSA
Giuseppe Pecoraro, benzinaio di 45 anni, RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Dalle immagini di una telecamera si intravede qualcuno che si avvicina alla zona dove dormiva.

Choc a Palermo dove un clochard, Marcello Cimino, di 45 anni, è stato bruciato vivo. I vigili del fuoco sono intervenuti all'interno di una struttura di accoglienza, nel cui porticato l'uomo trascorreva la notte, dove era stato segnalato un incendio, trovando il corpo carbonizzato del senzatetto.
E ha confessato l'assassino di Marcello Cimino: si tratta di Giuseppe Pecoraro, un benzinaio di 45 anni. Secondo indiscrezioni l'uomo, fermato dalla polizia dopo un interrogatorio con l'accusa di omicidio volontario, avrebbe agito per gelosia. Pecoraro si era da poco separato dalla moglie e sospettava che quest'ultima avesse una storia con il clochard.
La vittima dormiva all'interno della missione San Francesco, in piazza Cappuccini, sotto un portico. Nei pressi del refettorio della struttura dove è stato trovato carbonizzato, c'è una sola telecamera di sorveglianza che non era puntata sul giaciglio di fortuna del senzatetto. Dalle immagini si intravede qualcuno che si avvicina alla zona dove dormiva Cimino. 
"Papà non meritava questo", ha urlato una delle figlie della vittima. Il padre, ex idraulico, separato da tre anni, aveva una casa ma aveva deciso di vivere per strada.
"Siamo turbati da tanta brutale violenza", ha commentato il sindaco, che ha fatto esporre le bandiere a mezz'asta sui balconi del Palazzo Comunale. In ricordo di Marcello, questa sera ci sarà una fiaccolata con il corteo che si muoverà da piazza Cappuccini fino a raggiungere la missione San Francesco, dove è avvenuto l'omicidio.
La Direzione dell'ANSA ha deciso di non pubblicare le immagini cruente dell'omicidio di Palermo.

sabato 11 marzo 2017

Due storie, una sola morale. - Carlo Bertani




Quando mio fratello mi racconta una storia, sto sempre ad ascoltarlo attentamente perché raramente non ha un senso profondo: ha la capacità di vedere oltre gli eventi, come se una vicenda apparentemente banale – nella sua mente – andasse ad incasellarsi in un disegno universale. 
Per questa ragione lui non scrive, ma fa delle vignette che sono più taglienti di una lama di Damasco, e spesso qualche politico si è lamentato della sua “troppa” bravura.
Così, una sera come un’altra, mi racconta che è andato a comprare le sigarette, nella stessa tabaccheria dove vado io. 
Il negozio in oggetto ha vicino un piccolo slargo, che dovrebbe servire come fermata dell’autobus, ma è sempre occupato da automobili dei clienti che vanno a comprare le sigarette: un continuo via vai.
Proprio di fronte, ci sono due posteggi riservati: uno per i disabili e l’altro per la sosta carico/scarico di merci. Mentre il secondo, talvolta, è “invaso” (per breve tempo) da comuni automobili, quello per i disabili è “sacro” e sempre sgombro. Anche perché i vigili non scherzano.

Arriva, dunque, al negozio e posteggia l’auto nel solito slargo che i vigili tollerano che sia invaso, a patto di non lasciarci la macchina per più dei minuti che servono per andare alla rivendita. Mentre arriva, nota che un’auto dei Carabinieri s’è piazzata nel posteggio dei disabili: magari un’urgenza, roba importante, avranno i loro motivi…
Subito dopo, giunge l’auto di un disabile che, costernato, vede che il posteggio è occupato: scende e, claudicando vistosamente, chiede al Carabiniere sull’auto se può spostarsi. Apriti cielo! Il militare scende e lo investe con un diluvio d’improperi: ma cosa vuole? Se ne vada! Noi stiamo facendo il nostro dovere! Forza, via! Circolare!

Bah, meglio lasciarli ai loro diverbi…entra in tabaccheria (che ha, ovviamente, le infernali macchinette da gioco) e, appena entrato, nota subito l’altro Carabiniere: tranquillamente di fronte ad una slot-machine, che infila soldi e tira la leva. C’è coda, e deve aspettare qualche minuto che lo servano: il Carabiniere – mio fratello nota sempre tutto – è tranquillo come un angelo, non tradisce la minima emozione mentre infila soldi, osserva lo schermo, tira la leva.
Compra le sigarette ed esce: il Carabiniere continua a giocare mentre il disabile è fermo con l’auto nello slargo (è una zona a forte traffico, nemmeno pensare di trovare un posto “normale”), l’altro Carabiniere è risalito in macchina. Se ne va, e la scena che lascia è questa.

La sera, a letto, apro un vecchio libro di Sepulveda: “Il generale e il giudice” che non avevo mai letto. Diciamo subito che non è il meglio che l’ottimo scrittore cileno ha pubblicato, ma c’è una spiegazione: è stato scritto mentre Pinochet era stato fermato a Londra giacché il giudice spagnolo Garzòn lo aveva incriminato per i suoi delitti. Ovvio che, per Sepulveda, la vicenda dell’aguzzino poi tornato libero in Cile – fu, ancora una volta, la Camera dei Lord ad esprimersi contro la sua estradizione in Spagna, con l’apporto decisivo di Margareth Tatcher – scatenò dapprima speranze, poi una rabbia feroce. Si può capire.

Si tratta, ovviamente, di vicende cilene; ci sono, però, alcuni paragrafi che mi hanno colpito, come – ne sono certo – non m’avrebbero toccato profondamente, diciamo…10-15 anni fa. Vi propongo alcuni estratti:

“Il grande pericolo per la stabilità politica e la pace sociale del Cile si chiama “modello economico neoliberista”, si chiama “darwinismo economico”, si chiama “cultura del ‘si salvi chi può’”…proporre una riforma costituzionale che restituisca ai cittadini il diritto d’eleggere liberamente i loro parlamentari, affrancandoli dall’odiosa tutela dei senatori designati a vita…finché non si saprà quando e come è morto, chi è stato il suo assassino…la ferita rimarrà aperta ed è compito degli uomini onesti tenerla aperta e pulita, perché quella ferita è la nostra memoria storica.”

Il Cile, dopo il golpe del 11 Settembre 1973, ebbe una democrazia “sotto tutela” militare, finché Pinochet sedette come senatore a vita: una riforma da lui voluta e fatta approvare dal Parlamento sotto la minaccia delle armi. Dall’epoca, poco è cambiato: le antiche formazioni politiche cilene – una specie di DC e le sinistre – si sono prontamente adattate al “nuovo” che avanzava, ossia un simulacro di democrazia. Rimane l’enorme masso, pesantissimo, di dare un nome ed un volto certo agli assassini, a coloro che fecero la mattanza dell’11 Settembre 1973 e nei mesi seguenti. Il Cile, tanto per capire ciò che afferma Sepulveda sui temi economici, è la nazione al mondo con il più alto indice di Gini, ossia la terra dove c’è più sperequazione nella distribuzione della ricchezza.
Torniamo in Italia.

Marco Biagi è correttamente individuato come colui che stabilì le basi dell’odierna giurisprudenza del lavoro: poco importa se, col trascorrere del tempo, si è andati ben oltre il suo pensiero. La “rottura” dei tradizionali “contrappesi” fra mondo del lavoro e capitale, in giurisprudenza, prese il “La” proprio dal suo pensiero: quando si rompono certi principi – il valore dei contratti nazionali, le tutele del lavoratore, ecc – si è imboccata una china che non ha fine. Per ora siamo giunti alla legalizzazione del lavoro nero – tramite i voucher – domani s’arriverà alla schiavitù (mascherata), che in certi ambienti (caporalato in agricoltura, soprattutto nel Sud) già viene usata, dapprima con gli immigrati, oggi anche con gli italiani.
Il 9 Dicembre 2002 Biagi viene ucciso dalle Brigate Rosse.

Poi, inizia una strana stagione, nella quale i morti ammazzati fioccano dal calendario. Federico Aldrovandi viene ucciso il 25 Settembre del 2005: seguono gli altri.
Riccardo Rasman, Giulio Comuzzi, Manuel Eliantonio, Marcello Lonzi, Stefano Cucchi, Aldo Bianzino, Stefano Consiglio, Gabriele Sandri, Stefano Frapporti, Simone La Penna, Katiuscia Favero, Aldo Scardella, Giuliano Dragutinovic, Riccardo Boccaletti…e, senz’altro, sfuggono alla triste conta altri nomi.

Così, i latino-americani hanno i desaparecidos, noi gli ammazzati: cambiano le proporzioni (e sono molto diverse le società dove i fatti avvengono) ma non si può che constatare un fatto evidente: qualcuno ha conferito alle forze dell’ordine la licenza di uccidere e la conseguente impunità.
Qui, c’è un parallelismo impressionante fra le madri (ora nonne) di Plaça de Mayo ed i parenti delle vittime italiane: la stessa protervia, lo stesso disgusto che si prova di fronte al palleggiamento delle responsabilità, la medesima sordità nell’applicazione di leggi chiare e semplici, i mille tentativi di affossare, insabbiare, deviare verità inconfutabili. Un essere umano viene preso in consegna dalle forze dell’ordine – che hanno il compito di proteggerlo fino al giusto processo (se viene rilevato un reato) ossia il principio stabilito con l’Habeas Corpus inglese del 1679 – e ne esce cadavere.

Le caserme, le prigioni, od altro ancora – allora – ci ricordano la tristemente famosa Escuela de Mecánica de la Armada (ESMA) di Buenos Aires, dove i detenuti venivano torturati, uccisi, o gettati dagli aerei in Atlantico.
E non mancano neppure in Italia i personaggi – veramente squalificati e squalificanti – che proteggono in Parlamento questi assassini: il figlio di Pinochet ebbe a dire, di fronte alle madri degli “scomparsi” “Mio padre uccise solo delle bestie”, che non è molto diverso dai tanti sproloqui di un Giovanardi qualunque in Parlamento.

Torno a ricordare che le modalità sono state molto diverse: oltretutto, gli eccidi in Latino America sono avvenuti in epoca pre-Internet, che consentiva più garanzie di farla franca, di far trascorrere molto tempo fra gli eccidi e le giuste proteste, mentre oggi – cito solo un caso – poche ore dopo l’uccisione di Gabriele Sandri tutta l’Italia ne era a conoscenza.
Ma, nella cultura di Internet, se vuoi far dilagare la paura e chiarire chi ha il potere d’ucciderti senza pagare il fio, non servono migliaia di morti: ne bastano pochi, poiché il concetto si diffonde rapidamente.
Cosa vogliono ottenere con questa strategia?

La paura, soltanto il terrore verso la divisa, che si materializza in uno sparare nel mucchio – di là delle appartenenze politiche – per aumentare il senso di strapotere di chi ci governa. In altre parole, se a qualcuno saltasse in testa di ribellarsi, ecco pronto il trattamento che vi riserveremo, senza sconti. Abbiamo anche chi ci difende in Parlamento.
Così nasce il disprezzo per l’altro, per la popolazione, che si materializza per la banale questione di un disabile che ha diritto a quel parcheggio, mentre dall’altra parte – per formazione – ci si sente autorizzati a spregiare qualsiasi diritto, nel nome di una divisa che rappresenta la collettività. Chiaramente una percezione distorta che è stata inculcata, ma così è: siamo solo “forza lavoro”, “risorse umane”, e poi vai a sostenere che le parole non sono pietre!
Vi chiederete chi sono i mandanti.

Nel 1997 Marco Biagi è nominato Rappresentante del Governo italiano nel Comitato per l'occupazione e il mercato del lavoro dell'Unione europea, dunque si pongono le basi per stravolgere l’impianto di diritti e doveri che regnava dagli anni ’50 e, soprattutto, si mettono in discussione le conquiste dei lavoratori dei decenni seguenti.
Il liberismo, per avviare la fase di globalizzazione – ossia investo dove costa di meno (o ci sono meno diritti) e vendo dove voglio – ha bisogno di un terreno tranquillo, senza scossoni sociali. L’Italia, non dimentichiamo, è la nazione europea che più ha avuto organizzazioni terroristiche: è un sorvegliato speciale.
E poi c’è l’annosa questione della democrazia parlamentare: può convivere con il turbo-capitalismo? No di certo.
Ecco, allora, che – al pari dei cileni – anche noi abbiamo ricevuto il nostro Parlamento di “senatori nominati” e non c’è verso di scalzarli (come si vede nei sondaggi) perché l’uso della giustizia ad orologeria colpisce ora l’uno ora l’altro, secondo la bisogna. Al resto, pensa l’immobilismo dei “senatori” stessi: e chi gliela farà mai fare una legge elettorale dove si scelgano delle persone e non dei vuoti “Logo”?

Il M5S – grande speranza degli italiani – è diventato il primo partito, ma si troverà di fronte gli altri 2/3 dei parlamentari, che si coalizzeranno nel nome dell’Europa: visto quante ammuine stanno già compiendo? D’altro canto, il non voler stringere alleanze, li condanna ad un imperituro isolamento dal quale non riescono ad uscire.
Il compito del M5S è quello d’attrarre lo scontento di larghi strati di popolazione, ma finisce tutta lì: non ho mai sentito nessuno, da quella parte, chiedere con forza l’abolizione delle mille leggi sul lavoro e la previdenza emanate dai vari governi liberisti e fortemente europeizzati.

Scusate, ma qui mi voglio togliere un sassolino che mi fa “calciare” male…ma Roma, non ha due stadi di grandi dimensioni? Uno dei quali versa in stato d’abbandono? Perché il Comune non stipula un contratto con le due società, una all’Olimpico ed una al Flaminio, trovate un accordo fra le due società, metteteci i soldi voi e restaurateli come volete. Non vorrete mica dirmi che l’Olimpico è uno stadio inagibile?!? Al Comune, rimarrebbero i diritti per gli altri sport.
Ma in questa Italia, che non trova i soldi per gli ospedali e le scuole, dovete proprio buttare i soldi (perché ce li mettono, eccome!) per costruire un altro stadio?!?

Nel 2013, interruppi la lunga stagione dell’astensionismo e votai il M5S: perché? Poiché, anche se non ti sembra il modo di far politica, concedere una prova è giusto. Ma dovetti subito ricredermi.
Ancora una volta, chiedo a Beppe Grillo di raccontare perché, poco prima delle consultazioni per formare il governo, si recò a Roma, ma la prima visita fu per l’ambasciatore statunitense.
Io, prima di tornare a votare il M5S, desidero due cose:
-sapere perché decise la visita;
-sapere, a grandi linee, quale fu il tono del colloquio.

In un movimento dove “uno vale uno” la chiarezza deve essere specchiata, altrimenti non servono torrenti di parole e mille rassicurazioni il giorno. La gente, Beppe, deve crederti, altrimenti avremo tanti Renzi o Gentiloni per i secoli a venire, nell’attesa del fatidico 51%.

La rivelazione più scioccante non è lo Scandalo dello Spionaggio della CIA… - Simon Black

E’ successo di nuovo – un altro scandalo di spionaggio nella terra della Libertà.
Ieri  Wikileaks ha rilasciato  8,761 documenti della CIA che rivelano in dettaglio l’atto di hackeraggio fatto dall’agenzia su telefoni intelligenti, router, computer e persino su televisori.
Questi file rivelano che la CIA può e ha violato dispositivi che dovevano essere sicuri – come iPhone, iPad e dispositivi Android.
I documenti rivelano inoltre che la CIA sta deliberatamente contaminando, con spyware, i personal computer, tra cui Windows, Mac OS / X, Solaris, Linux e altri sistemi operativi.
Stanno contaminando anche router WiFi per diffondere software che controlla le attività su Internet, ed è stato trovato anche come aggirare il software anti-virus in modo che il loro spyware non possa essere rilevato. Ma sono anche riusciti a far credere al resto del mondo,  che ci siano gli hacker russi, non la CIA,  dietro a tutto questo malware e spyware.
E’ una specie di ritorno alla vecchia Mission Impossible – “Se uno qualsiasi dei vostri agenti della Mission Impossible fosse  catturato o ucciso … daremo tutta la colpa alla Russia”.
La CIA è piuttosto senza vergogna nelle sue attività, tanto da dare nomi  – ai suoi vari programmi di hacking  come “Assassino”, “Medusa” e “Brutal Kangaroo”.
Una delle rivelazioni più inquietanti è che l’agenzia è in grado di entrare nei televisori connessi a Internet, come  il Samsung Smart TV, per mezzo di  un programma chiamato “Weeping Angel”.
Fondamentalmente la CIA può trasformare un televisore in un dispositivo di ascolto, registrando le conversazioni che avvengono nella sala e  trasmettendo l’audio a un server della CIA.
Anche se pensate che il televisore sia spento, il televisore non lo è mai.
Gli hacker della CIA sono riusciti a modificare il segnale dei tasti  ON-OFF  e ad impostare il televisore in modalità di “falso off”.
Quindi : nessun dispositivo collegato con il mondo esterno è veramente al sicuro.
E prossime pubblicazioni di Wikileaks possono dimostrare che la comunità dell’Intelligence sta hackerando gli apparecchi automatici della casa e delle automobili collegati a Internet (compreso il pilota-automatico), e le intelligenze artificiali come Alexa di Amazon.
E’ difficile stupirsi quindi se il governo sta spiando anche gli alleati e i suoi propri cittadini.
Questi sono solo gli ultimi esempi dei modelli di sorveglianza e delle violazioni costituzionali in cui è stata colta in flagranza la Comunità di Intelligence degli Stati Uniti.
Ma quello che mi sembra assolutamente più preoccupante  è la mancanza di preoccupazione della gente per la pubblicazione di questi nuovi documenti della CIA.
Ora la gente ha una aspettativa tanto bassa dal governo ed è diventata tanto abituata alle sistematiche violazioni delle loro libertà civili da parte del governo stesso , che questi scandali di spionaggio non sollevano quasi più l’ indignazione di nessuno.
Ancora più importante è  il significato che dobbiamo dare a questa mancanza di preoccupazione  sul valore della “Libertà” nella Land of the Free.  La Terra delle Libertà
Eccone un esempio-
I giovani sono tradizionalmente gli attivisti politicamente più impegnati del paese.
Ma dove sono le proteste dei tanti campus universitari che chiedono libertà e privacy?
Non sta succedendo niente.
Questo perché gli studenti universitari sono troppo occupati a protestare contro le idee di cui non vogliono nemmeno sentir parlare.
Al Middlebury College, la scorsa settimana, una piccola scuola d’arte nel Vermont, un gruppo di studenti che protestavano ha aggredito fisicamente un lettore conservatore perché si sentiva offeso dalle sue idee.
Avrebbero potuto semplicemente saltare la lezione e lasciar partecipare solo gli studenti interessati . No, hanno dovuto mostrare la loro violenta censura, sopraffacendo qualsiasi idea non conforme al loro rigido pensiero.
L’unica cosa che vogliono sentire  questi cry-bullies  sono degli apologetici uomini bianchi che si umiliano per il loro privilegio di essere bianchi.
Questa è la nuova realtà nella Terra della Libertà: la libertà si è deteriorata in qualche fantasia socialista di qualche professore che studia il gender.
Le libertà costituzionalmente garantite sono diventate irrilevanti.
Dimenticatevi della “libertà di parola”.
Ogni dissenso intellettuale che non è d’accordo con un unico intollerante punto di vista della giustizia sociale è ormai considerato  “libertà di odio”.
E il Quarto Emendamento, quello che stabilisce “il diritto del popolo ad essere sicuro nella propria persona, in casa, nei suoi documenti, negli effetti personali contro perquisizioni e sequestri ingiustificati” è diventato un lontano ricordo.
Io immagino che se un bambino, cresciuto negli anni ’80, al culmine della guerra fredda, si fosse trovato in mezzo ad uno scandalo simile, avrebbe provato un gran disgusto .
Spiare i propri cittadini e gli alleati? Questo è quello che si faceva  in Unione Sovietica!
Ma oggi, qualsiasi altra cosa  è più importante.
Bagni transgender. Mettere a tacere i discorsi di odio. Obbligare i bambini delle scuole elementari a sentirsi in colpa per il loro privilegio di essere bianchi. Il polically correct portato ai massimi limiti. #everyone-else-but-white-people’s-lives-matter (#per tutti, eccetto per i bianchi, la vita conta).
Questi sono gli argomenti che dominano la conversazione sociale, adesso nella terra della libertà.
La Privacy non è più un valore dell’Occidente.
Dopo tutto, la gente narcisisticamente mette in mostra tutta la sua vita sui social media (come se qualcuno avesse voglia di sapere quello che c’è per cena) così  Mark Zuckerberg può vendere all’asta i nostri dati al miglior offerente.
Ed è proprio questo declino dei valori che trovo più inquietante.
Tanta gente  ha la convinzione idiota che, “se non ho nulla da nascondere, non ho nulla da temere”. Questa la logica è pericolosa, per molte ragioni.
Anche l’uso della parola ‘nascondere’ è ridicolo … come se il fatto che io non carichi foto delle mie parti basse su Instagram significhi che sto “nascondendo” qualcosa.
Tutti noi abbiamo delle cose private. E’ per questo che indossiamo i vestiti, che non parliamo dei nostri soldi in una compagnia non intima e ci preoccupiamo quando il nostro numero di previdenza sociale viene rubato.
Ma ancora più importante: se non ci importa che la CIA stia monitorando i momenti più intimi delle persone, che cosa veramente deve importarci?
Continuano a camminare sul filo, e sondano sempre più a fondo nella nostra vita e stanno avvolgendo tutto il paese in uno stato di sorveglianza orwelliana.
E non si fermano … perché siamo proprio nel bel mezzo di un crollo assoluto di tutti i valori occidentali.
(autore della traduzione Bosque Primario)