martedì 6 giugno 2017

Per Alitalia 32 manifestazioni di interesse, c’è anche Ryanair. - Andrea Gagliardi e Giorgio Pogliotti

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"Sono 32 le manifestazioni di interesse acquisite». Lo ha affermato il commissario straordinario di Alitalia, Stefano Paleari, a margine della presentazione del rapporto Enac 2016. «Abbiamo iniziato questa mattina ad aprire le buste dal notaio. I lavori sono appena iniziati» ha aggiunto Paleari spiegando, alla domanda se siano tutte offerte che rispondono ai requisiti, che «sono 32 manifestazioni che stiamo aprendo, valutando e classificando». Non tutte però avrebbero solidi requisiti di sostenibilità e il numero iniziale si potrebbe alla fine ridurre. Ryanair è uscita allo scoperto dichiarando ad Askanews di aver inviato una manifestazione di interesse per l'ex compagnia di bandiera, confermando però di non essere interessata ad acquisire il vettore. Una notizia non commentata da Paleari, che ha tagliato corto: «Sto andando nello studio del notaio, non so altro».

Numero manifestazioni interesse oltre le attese.
Come anticipato dal Sole 24 Ore, sono dunque una trentina di manifestazioni di interesse non vincolanti arrivate presso lo studio del notaio Nicola Atlante . Un risultato questo del primo step della gara - anche se le proposte non sono ancora vincolanti e la strada è ancora lunga- accolto con sollievo da governo, commissari e addetti ai lavori, considerando che fino a qualche settimana fa si paventava il rischio che nessuno si presentasse, a causa delle condizioni in cui versa la compagnia che dallo scorso 2 maggio è in amministrazione straordinaria. Il numero delle manifestazioni di interesse arrivate per Alitalia è «un risultato oltre le aspettative», ha confermato oggi il presidente dell’Enac, Vito Riggio, che ha aggiunto: «Magari ci fosse una grande compagnia europea che vuole prendere Alitalia, ma penso che, europea o no, ci vuole un rilancio forte».


L’interesse di Delta e dei big del settore.
C'è grande attesa per conoscere in dettaglio i nomi dei mittenti. Ma per ora non c’è nulla di ufficiale dal momento che i commissari hanno assunto un vincolo di riservatezza. Per tutta la giornata di ieri sono circolati diversi nomi di possibili acquirenti : da Delta (che ha fatto sapere che «continua a monitorare i progressi di Alitalia da quando è entrata nel processo di amministrazione straordinaria») a big del settore, come le cinesi Hainan Airlines Air China, a Air France, British Airways e Turkish Airlines, fino a Etihad Airways che ha dichiarato di essere «aperta ad esplorare tutte le opzioni per mantenere e potenzialmente rafforzare i legami» con Alitalia. Lufthansa sembrerebbe, invece, confermare l’intenzione di volersi sfilare. Si sono invece già sfilate nei giorni scorsi alcune low costRyanair, che ha detto chiaramente di non essere interessata ad acquistare Alitalia, e anche Norwegianairlines, che ha assicurato che non avrebbe presentato un'offerta.


Data room senza informazioni sensibili.
L’avviso pubblicato lo scorso 17 maggio prevede tre opzioni: la ristrutturazione della compagnia, la vendita in blocco o la vendita dei beni e contratti (il cosiddetto “spezzatino”). Commissari e governo propendono per le prime due soluzioni. Verso metà giugno dovrebbe essere aperta la data room per 4/6 settimane, ma non conterrà informazioni sensibili, per non avvantaggiare i competitor di Alitalia. Questo perché trattandosi ancora della prima fase della gara, con manifestazioni senza alcun vincolo, è possibile che anche dei concorrenti di Alitalia non seriamente interessati si siano fatti avanti, per impossessarsi di informazioni riservate. Ai soggetti che saranno ammessi sarà consentito, nel corso della procedura di gara, costituire o modificare cordate – anche unendosi a gruppi che non abbiano manifestato interesse.


Entro ottobre le offerte vincolanti.
Il passaggio successivo prevede che i commissari straordinari invieranno la Lettera di procedura ai soggetti in possesso dei requisiti e della competenza richiesta. L’obiettivo dei commissari è di avere le offerte non vincolanti a fine luglio, per poi valutare un'eventuale gara per arrivare alle offerte vincolanti ad ottobre.


Il dossier sui risparmi e sul piano industriale.
Parallelamente al dossier della vendita, i commissari intanto lavorano sui risparmi (dopo i 100 milioni già ottenuti dai contratti derivati per il carburante, ora sul tavolo ci sono quelli sui leasing degli aerei) e sulla messa a punto del piano industriale che, ha spiegato qualche giorno fa in un'intervista Paleari, verrà presentato entro fine luglio e si baserà su due assi: differenziazione ed efficientamento. Lavori in corso anche sul fronte del costo del personale, con un doppio appuntamento in settimana: mercoledì infatti dovrebbe svolgersi l'incontro al Ministero del lavoro sulla procedura per la cigs aperta dai commissari con un impatto pari al costo di 1.358 dipendenti (in una prima fase sono interessati 190 piloti e 340 assistenti di volo e in 828 tra il personale di terra). I commissari si sono impegnati ad anticipare il trattamento base di Cigs e, insieme all'Inps, cercheranno di accelerare l'operatività del Fondo integrativo di settore che garantisce fino all'80% della retribuzione ai lavoratori di Alitalia, in aggiunta ai 1.167 euro del trattamento base di Cig. Giovedì azienda e sindacati inizieranno invece il confronto per il rinnovo del contratto di settore.


La spinta sui ricavi.
Ma per rendere la compagnia realmente appetibile per i nuovi acquirenti, il taglio dei sovraccosti che gravano sui bilanci aziendali deve essere accompagnato dalla crescita dei ricavi. L'attività dei commissari è proiettata oltre l’estate: i voli diretti fra Roma e Los Angeles saranno estesi alla stagione invernale (finora erano garantiti solo fra aprile e ottobre), con tre voli alla settimana. È stato rafforzato l'accordo commerciale con Aerolineas Argentinas in codesharing sulle rotte Italia-Argentina e su 75 destinazioni in prosecuzione. Mentre è atteso per settembre il decollo del B777-300Er con 382 posti sulla rotta per Buenos Aires, per incrementare del 13% l'offerta dei posti. Dal prossimo autunno, inoltre, partono i collegamenti diretti per le Maldive con il volo da Roma a Malè. Il vero banco di prova per la tenuta dei ricavi è rappresentato dall'andamento della stagione autunnale.


http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-06-06/alitalia-acquisite-32-manifestazioni-d-interesse--103715.shtml?uuid=AEdKGVZB


Riferite a cosa?
L'Alitalia, ex nostro fiore all'occhiello, è ora alla mercè di chiunque voglia comprarla, anche se, per quello che ci è costata fino ad oggi, dovrebbe essere di noi italiani. Ma, come succede spesso da un po' di tempo a questa parte, a noi italiani vengono spalmati i debiti, al governo-asso-piglia-tutto, i ricavi della vendita.
Vedi anche Fiat.
I governi che si sono succeduti da un trentennio a questa parte ci hanno fatto perdere pezzi importanti dell'economia; più che inefficienti li definirei deficienti. 🙄😡

sabato 3 giugno 2017

Bilderberg 2017: si parlerà di Trump. - Arjun Walia

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“Siamo grati a Washington Post, New York Times, Time Magazine: i loro direttori hanno partecipato alle nostre riunioni ed hanno rispettato le loro promesse di discrezione per quasi quarant’anni. Sarebbe stato impossibile per noi sviluppare il nostro piano mondiale se fosse stato soggetto alle luci della pubblicità in quegli anni. Ma il mondo ora è più sofisticato ed è pronto a marciare verso un governo mondiale… La sovranità sovranazionale di un’élite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati”. – David Rockefeller (Fonte)
La suddetta dichiarazione proviene da un incontro del gruppo Bilderberg nel 1991 a Baden, in Germania. C’era anche Bill Clinton.
Il Bilderberg è un annuale e segreto incontro dei potenti del mondo. I partecipanti includono personaggi che lavorano a stretto contatto con ambienti militari, vertici delle agenzie di intelligence, grandi banchieri e rappresentanti di FMI, Banca mondiale, Commissione Trilaterale ecc.
Come osserva il Guardian :
Il summit di tre giorni inizia giovedì al Westfields Marriot, un hotel di lusso a poca distanza dall’Ufficio Ovale. L’hotel era già chiuso mercoledì, un gruppo di giardinieri era già impegnato a mettere abeti tutto attorno, per proteggere riservati miliardari e timidi banchieri da occhi indiscreti.
A cause di varie inchieste giornalistiche, il gruppo è stato costretto a diventare un po’ più trasparente. Nell’ordine del giorno di quest’anno il primo argomento di discussione è la presidenza americana.
Pensate che Trump, durante la corsa presidenziale, ha apertamente accusato il governo degli Stati Uniti di “aver creato e finanziato l’ISIS”. Una dichiarazione del genere è senza precedenti, anche se già in passato altri politici vi avevano fatto allusione come scusa per invadere il Medio Oriente.
Ha anche parlato di aziende farmaceutiche e frodi scientifiche. Prendete l’esempio dell’EPA, un’agenzia governativa che ha porte girevoli con società come Monsanto. Hanno usato falsi scientifici per approvare cose molto pericolose che circondano la nostra vita quotidiana, come il glifosato. Un altro grande esempio sono gli OGM, non permessi in molti altri paesi. Cosa ci dice del Nord America quando una grande percentuale del nostro cibo è vietata in tutto il mondo?
Trump ha preso di mira i media mainstream, i cui principali rappresentanti sono tutti membri Bilderberg. Infine, ha anche smantellato il Partenariato Trans-Pacifico.
Il presidente, nonostante la macchina del fango dei media, sta facendo cose che nessun altro prima di lui ha fatto. Non è un burattino di grandi banche e corporations, anzi in molti casi, a parte il settore energetico, agisce contro i loro interessi. Ecco perché usano le proprie reti per demonizzarlo.
In poche parole, la narrazione presentata dai media mainstream diventa percezione pubblica. Trump ha sì molti difetti, ma ha anche fatto molte mosse che vanno contro il gruppo cabalistico che vuole la globalizzazione ed un Nuovo Ordine Mondiale.
Trump non è ovviamente il leader ideale. E comunque il vero cambiamento dovrebbe venire da noi stessi. Dobbiamo riconoscere l’esistenza del “governo invisibile”, come lo chiamava Roosevelt.
È incredibile pensare a quante persone che lavorano nel sistema hanno fatto riferimento a questa longa manus.
Trump è chiaramente sgradito al Bilderberg, probabilmente discuterranno di modi per giustificare il suo impeachment.
D’altronde quello è il club più esclusivo al mondo. Solo il comitato direttivo del gruppo decide chi invitare e in ogni caso i partecipanti devono aderire all’idea di NWO.
Ecco un elenco degli ex membri del comitato direttivo.
A Trump saranno dato ordini dopo la riunione, o sarà tenuto lì e successivamente infiltrato? Troveranno nuove scuse per l’impeachment?
Come detto, questo è un incontro diretto e guidato dall’élite globale, quella congrega che manipola i Clinton, Obama e Bush di questo mondo; quello stesso gruppo che prospera dal creare false minacce e dal destabilizzare altri paesi per imporre i propri modi.
Ci sarà Trump ?
Nel video qui sotto, Luke Rudkowski di WeAreChange intervista il ricercatore Charlie Skelton sull’ordine del giorno e l’elenco ufficiale dei partecipanti alla riunione del Bilderberg 2017 che si svolgerà questa settimana a Chantilly, Virginia. Forse anche Trump ci sarà, dato anche che alcuni suoi ufficiali e stretti collaboratori sono ufficialmente nella lista, tipo Peter Thiel ed Henry Kissinger.
Sono tempi confusi, capire l’agenda del presidente non è facile.
Ma in fin dei conti, come dice Buckminster Fuller: “Non si cambiano le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, devi costruire un modello nuovo che renda obsoleto quello esistente”.
La politica oramai è diventata una forma di intrattenimento, una battaglia tra varie élite che combattono per sfere “più alte” di loro. Se continuiamo a sperare che un individuo cambi il mondo, non succederà mai niente…
ttps://comedonchisciotte.org/bilderberg-2017-si-parlera-di-trump/

Leggi anche:
http://www.globaltruth.net/2017-bilderberg-meeting-final-list-of-participants/

Spazio, onde gravitazionali rivelano buchi neri mai visti.

Spazio, onde gravitazionali rivelano buchi neri mai visti

Hanno una massa 30 volte più grande quella del Sole. Secondo gli scienziati questa terza rilevazione potrà apportare interessanti conoscenze nello studio del fenomeno.


Arrivato il terzo segnale delle onde gravitazionali e questa volta le vibrazioni dello spaziotempo previste da Einstein rivelano una popolazione di buchi neri mai vista, dalla massa di 20-30 volte quella del Sole. Il segnale, catturato dal rilevatore Ligo, arriva dalla distanza di 3 miliardi di anni luce ed è descritto su Physical Review Letters. "Questo evento apre prospettive interessanti per la loro conoscenza", affermano gli scienziati.

Le segnalazioni sono state registrate grazie alla collaborazione tra Ligo e Virgo. Quest'ultima fa capo all'osservatorio europeo Ego, finanziato da Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e Consiglio nazionale delle ricerche francese (Cnrs). 
Le onde gravitazionali sono state catturate a gennaio 2017 dal rivelatore americano Ligo (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory), lo stesso che nel 2015 aveva visto gli altri due segnali. In tutti e tre i casi a far increspare lo spaziotempo è stata la collisione fra due buchi neri molto massicci, tanto da confermare l'esistenza di una popolazione di questi misteriosi oggetti cosmici dalla massa di 20 o 30 volte rispetto a quella del Sole.

Il primo segnale, alla distanza di 1,3 miliardi di anni luce, era stato generato dalla collisione di due buchi neri che, fondendosi, avevano generato un nuovo buco nero da 62 masse solari. Anche il secondo segnale era stato generato dalla collisione fra due buchi neri avvenuta alla distanza di 1,4 miliardi di anni luce e che aveva generato un buco nero da 21 masse solari. Il terzo, indicato con la sigla GW170104 e rilevato il 4 gennaio 2017, è stato generato dalla collisione fra due buchi neri avvenuta alla distanza di 3 miliardi di anni luce e che ha dato origine a un buco nero da 49 masse solari.

La sensazione è di trovarsi di fronte a qualcosa di sostanzialmente nuovo e che potrebbe aiutare a spiegare fenomeni ancora misteriosi, come l'origine dei buchi neri e quella della materia oscura, ossia della materia sconosciuta e invisibile che occupa il 25% dell'universo. E' l'inizio di un territorio completamente da esplorare. Quello che è certo è che "con questa terza scoperta confermiamo l'esistenza di una popolazione di buchi neri di massa superiore alle 20 masse solari, che non era mai stata osservata", ha commentato il nuovo portavoce della collaborazione Virgo, Jo van den Brand, dell'Istituto olandese per la fisica delle particelle, il Nikhef, e della Università Vrije di Amsterdam.

E' dello stesso parere responsabile nazionale di Virgo per l'Infn, Gianluca Gemme: "questo evento - ha rilevato - apre prospettive interessanti per la conoscenza dei buchi neri: oggetti misteriosi che cominciamo finalmente a studiare". Le prime direzioni da seguire sono suggerite dai segnali rilevati finora: "diventa possibile studiare le proprieta' dei buchi neri, come la massa e lo spin", ossia le proprietà che ne descrivono la rotazione, ha aggiunto la vice coordinatrice della collaborazione Ligo, Laura Cadonati, del Georgia Tech. A giudicare dai primi dati, sembra proprio che i buchi neri non conoscano regole, nemmeno quando si muovono in coppia e sembra che ognuno possa seguire un diverso orientamento nella rotazione.

venerdì 2 giugno 2017

Si scrive “sistema tedesco”, si legge Mario Draghi. - Peter Gomez

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Mario Draghi con il vice Vitor Constancio (Afp)
Si scrive sistema tedesco, ma si legge Mario Draghi. Può e deve essere raccontata così la scelta dei nostri partiti e movimenti di portarci al voto con una legge elettorale che non farà vincere nessuno. Capire come andrà a finire questa storia non è difficile. Dopo le elezioni nascerà un governo di coalizione. Durerà un paio di anni e poi (ma forse molto prima) dovrà fare i conti con i tassi di interesse che ricominceranno ad andare alle stelle. Nella legislatura che ci stiamo lasciando alle spalle è stato fatto molto poco per rimettere in sesto l’economia. Il debito pubblico è salito; il Pil ha segnato tassi di crescita ridicoli rispetto al resto dEuropa; le nostre classi dirigenti hanno continuato bellamente a rubare; la spending review ha tagliato solo le teste dei commissari che avevano provato a proporla; la riforma della scuola è stata un disastro. Se a tutto questo si aggiungono poi la forza delle mafie, la crisi delle banche, l’assenza quasi totale di programmazione industriale, i bassi investimenti e l’incapacità di innovarsi dimostrata da una parte non piccola degli imprenditori, il quadro è completo.
Quando, verosimilmente verso la metà del 2018, la Bce sospenderà l’acquisto dei titoli di Stato (già ora sceso da 80 a 60 miliardi di euro al mese), in Italia respireremo un clima vicino a quello degli ultimi giorni del governo di Silvio Berlusconi. Panico, fuga dei capitali, spread e molti ridicoli appelli a fare presto. Per immaginarlo non bisogna essere delle Cassandre. Che le cose stiano così lo sanno tutti. Tanto che proprio ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, davanti alla domanda sulla grande paura che accompagna la fine del Quantitative easing targato Banca centrale europea, ha detto: “Cosa succederà? Dipende da noi. Sarebbe sbagliato subire la transizione” verso lo stop, “bisogna gestirla, anticiparla e accompagnarla”.
Bene, bravo, bis. Solo che qualcuno dovrebbe spiegarci perché dovrebbe mettersi a farlo chi fin qui la transizione non l’ha né anticipata, né gestita, né accompagnata. Pensate che lo faranno Pd e Forza Italia, più le decine e decine di parlamentari stile Scilipoti che per sorreggere l’eventuale governo lasceranno i gruppi in cui sono stati appena eletti? Credete davvero che lo potrà fare un ipotetico esecutivo Cinque Stelle: un governo che, pallottoliere alla mano, potrà essere solo di minoranza oppure anch’esso di coalizione?
Non prendiamoci in giro. Le possibilità sono pari allo zero. Con il sistema tedesco, la palude è servita. E i cittadini ci affonderanno dentro. Non moriremo, però. Di questo possiamo essere sicuri. Verremo invece tutti ulteriormente tartassati. Presi dalla disperazione i nostri leader di partito, esperti solo nel rimandare a domani ciò che andava fatto ieri, andranno in ginocchio da Draghi: l’unico nome ancora spendibile di fronte alla comunità internazionale.
Nel settembre del 2019 il suo mandato alla Bce scade. Per senso di responsabilità e ambizione personale è possibile, ma non scontato, che l’ex governatore di Bankitalia acconsenta a lasciare in anticipo l’incarico e a fare il salvatore della patria. Un po’ come Carlo Azeglio Ciampi nel 1993. Anche perché, semmai la Germania finisse per dare l’ok agli eurobond, cioè a titoli in qualche modo garantiti dall’Europa (1.000 miliardi di investimenti è il minimo sindacale per far ripartire i Paesi del Sud), di certo non vorrebbe far spendere quei soldi all’allegra brigata di cui Silvio e Matteo sono i campioni. Quindi Draghi o la troika. È questo il sistema tedesco.

Il governo silura il capo del Fisco: era il simbolo della lotta agli evasori. - Paolo Biondani

Il governo silura il capo del Fisco: era il simbolo della lotta agli evasori

Dal 12 giugno Rossella Orlandi non sarà più al vertice dell'Agenzia delle Entrate, nonostante il record storico nel recupero di capitali nascosti. Al suo posto Ernesto Ruffini, renziano di ferro e numero uno di Equitalia.


Rimosso il capo del fisco. Dopo mesi di voci, ora è ufficiale: Rossella Orlandi dovrà lasciare dal prossimo 12 giugno la carica di direttore dell'Agenzia delle Entrate. Al suo posto il ministro dell'Economia, Piercarlo Padoan, ha deciso di nominare un renziano di ferro: Ernesto Ruffini, attuale numero uno di Equitalia. Padoan, nei mesi scorsi, aveva resistito alle pressioni politiche, anche interne al governo, che chiedevano un cambio al vertice dell'agenzia fiscale.

L'ex premier Matteo Renzi ha dichiarato più volte anche pubblicamente la sua stima per Ruffini e non ha nascosto invece la sua crescente ostilità nei confronti della Orlandi, considerata un simbolo della lotta all'evasione, che in un paese come l'Italia non è sempre popolare in tempi di campagna elettorale.

Tra i casi più vistosi di scontro, spicca il no della direttrice dell'agenzia nel dicembre 2015 alla famosa leggina del 3 per cento (poi saltata) che avrebbe consentito in particolare a Silvio Berlusconi di chiedere l'annullamento della condanna definitiva per frode fiscale; la sua opposizione all'aumento a tremila euro della soglia di utilizzo dei contanti (poi varata ugualmente e ora contestata dalle autorità europee); la sua contrarietà al progetto di annullare tutte le accuse fiscali contestate prima delle nuove norme sui termini di prescrizione (una specie di amnistia poi ritirata dal governo); e, da ultimo, il testo del regolamento con cui la responsabile delle entrate 
ha limitato l'applicazione della flax tax (la tassa fissa di centomila euro per i super-ricchi) ai soli cittadini veramente stranieri, escludendo invece gli italiani con dubbie residenze nei paradisi fiscali.

Formalmente il ministro Padoan ha deciso solo di non rinnovare l'incarico alla Orlandi, che scade appunto il 12 giugno. Lo stesso giorno, salva la possibilità di una brevissima proroga tecnica, si insedierà al vertice dell'Agenzia l'ex avvocato Ernesto Ruffini, scelto due anni fa dal governo Renzi come numero uno di Equitalia, la struttura che ha il compito di riscuotere le tasse già accertate.

Ancora l'anno scorso, l'annuncio di Renzi della cosiddetta abolizione di Equitalia (in realtà assorbita nell'Agenzia) era stata interpretata dagli addetti ai lavori come la premessa di un ridimensionamento e successiva rimozione della Orlandi. L'ormai ex direttrice e il nuovo direttore hanno profili molto diversi.

Orlandi ha lavorato per più di trent'anni come funzionaria statale scalando tutti i gradini dell'Agenzia delle Entrate e ha fatto carriera in particolare con l'ex direttore Massimo Romano, il grande esperto di lotta all'evasione che per due volte fu nominato da Prodi e Visco e per due volte rimosso da Berlusconi e Tremonti. Ruffini invece è un giurista che si è formato nel privato e ha lavorato fino al 2015 come professionista con l'ex ministro Fantozzi in uno dei più importanti studi di commercialisti italiani.

Tra i suoi libri di diritto, «L'evasione spiegata a un evasore». Mentre la Orlandi ha conservato una figura di tecnico sganciato dalla politica, Ruffini ha un rapporto diretto con l'ex premier Renzi, che lo ha voluto a capo di Equitalia, e appartiene a una famiglia palermitana che ha espresso importanti esponenti delle istituzioni: il padre fu ministro democristiano, mentre uno zio materno è stato al governo con Berlusconi.

Di certo il cambio al vertice del fisco non dipende da scarsità di risultati: con Rossella Orlandi, l'Agenzia delle Entrate ha raggiunto nel 2016 il record storico nella lotta all'evasione, con oltre 19 miliardi di somme effettivamente recuperate e incassate dallo Stato.

giovedì 1 giugno 2017

Angelino Alfano, per il «delfino» è arrivato l’ultimo giro di giostra? - Barbara Fiammeri

Il ministro degli Affari Esteri Angelino Alfano  (Ansa)


Chissà se per Angelino Alfano è arrivato l'ultimo giro di giostra. 
L'istinto di sopravvivenza finora dimostrato dal ministro agrigentino non è da sottovalutare. Il Defino senza quid spiaggiato dal Cavaliere è una sorta di araba fenice. 
Democristiano di nascita per discendenza paterna, a soli 24 anni capisce che è ora di lanciarsi nel nuovo che avanza approdando in Forza Italia. Riservato, apparentemente modesto e con le amicizie giuste è protagonista di una rapida scalata che solo un anno dopo, nel 1996, gli consente di sedere tra i banchi dell'assemblea siciliana. L'obiettivo però è Roma, il Palazzo, dove approda come deputato nel 2001. Nel frattempo cresce anche il suo peso nel partito e il legame con Silvio Berlusconi che prima gli affida nel 2005 il ruolo di coordinatore in Sicilia e poi lo vuole nel suo Governo come Guardasigilli.

Lodo e inasprimento 41bis.

Alfano svolge fedelmente il suo compito, tant'è che porta il suo nome il lodo che consentiva (la legge è stata poi cassata dalla Corte costituzionale) la sospensione dei processi per le 4 più alte cariche dello stato tra cui, ovviamente, quella del presidente del Consiglio Berlusconi alle prese con diversi guai giudiziari. Nel frattempo però è anche artefice di una serie di provvedimenti, primo fra tutti l'inasprimento del 41 bis, il carcere duro per i mafiosi di cui si lamenta anche Totò Riina in una intercettazione. Per il giovane ministro la strada sembra ormai in discesa e nel partito si fa più di un nemico soprattutto quando Berlusconi lo designa come erede. Il Cavaliere non teme regicidi per l'assenza di “quid” di Angelino (ribattezzato dai malevoli Angolino), che a sua volta però si sta già preparando al dopo. Nel 2013 le larghe intese lo riportano al Governo guidato da Enrico Letta. Stavolta è ministro dell'Interno. La sua stagione al Viminale viene ricordata essenzialmente per due fatti: il caso Shalabayeva, la moglie del dissidente kazakho Mukhtar Ablyazof, arrestata in un blitz violento assieme alla figlia di 6 anni ed espulsa illegittimamente dall'Italia, e il tweet con cui il ministro annunciava urbi et orbi l'arresto dell'assassino della piccola Yara Gambirasio, provocando le ire dei Pm a capo dell'indagine che doveva rimanere riservata.


L’ultimo giro di boa.

Alfano però resta al suo posto. Anche perché nel frattempo garantisce la sopravvivenza del governo abbandonando Berlusconi al suo destino di incandidabile e dando vita al Nuovo centrodestra. Anche il trasloco da Letta a Renzi non gli provoca particolari patemi (resta alla guida del Viminale), pur attirando su di sé critiche feroci con l'aggravarsi dell'emergenza immigrazione. Il partito intanto comincia a perdere pezzi: l'ex ministro Nunzia De Girolamo, poi il coordinatore Gaetano Quagliariello e alla vigilia del referendum costituzionale il capogruppo Renato Schifani. 


Alfano resiste e con Gentiloni trasloca dal Viminale alla Farnesina. Ora è di fronte a un nuovo giro di boa. Renzi lo ha abbandonato al suo destino d'intesa con Berlusconi e Grillo innalzando la soglia al 5% per entrare in Parlamento. 
Ma visti i precedenti, chissà che anche stavolta il Delfino spiaggiato non trovi l'onda giusta per tornare a surfare.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-06-01/la-storia-delfino-spiaggiato-angelino-alfano--095150.shtml?uuid=AE24kyWB

Speriamo che sparisca.... ma non ci credo troppo. 
Questo è un altro arcano poco comprensibile: non è benvoluto dal 97% degli elettori, ma resta sempre a galla.
Santi in paradiso?

Meteora, meteorite o ‘bolide’: cos’ha illuminato di verde i cieli del Nord Italia. - Andrea Centini



La notte del 30 maggio, per alcuni istanti, un piccolo oggetto celeste ha illuminato di verde i cieli del Nord Italia, prima di disgregarsi nell’atmosfera. Ecco di cosa si è trattato.

La scorsa notte, alle 23:10 circa, il cielo del Nord Italia è stato solcato da un piccolo corpo di natura extraterrestre, che per alcuni istanti lo ha illuminato di verde con una lunga ed effimera scia, prima di disgregarsi nell'impatto con l'atmosfera in un fragoroso boato. L'evento, che ha immediatamente catalizzato l'interesse degli utenti dei social, compresi alcuni vip che vi hanno assistito come il rapper Fedez, è stato particolarmente apprezzabile tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, tuttavia sembra che tra i fortunati spettatori vi siano stati anche diversi cittadini del Centro Italia. Si trattava di un semplice bolide, come sottolineato dall'astrofisico Gianluca Masi a capo del Virtual Telescope, ovvero di una meteora particolarmente luminosa, "accesa" dall'impatto di un piccolissimo frammento con l'atmosfera terrestre. Ecco una lista degli oggetti che innescano questi spettacolari fenomeni.

Cos'è una meteora.

Quando il frammento di una cometa o un meteoroide, ovvero un piccolissimo asteroide, entra in contatto con l'atmosfera terrestre e “brucia” completamente a causa della pressione dinamica, un processo di vaporizzazione ed erosione noto col nome di ablazione, siamo innanzi a una meteora. È in pratica un semplice spettacolo visivo che non produce detriti e – normalmente – danni sulla Terra. Le meteore sono anche conosciute col nome comune di stelle cadenti, che possono trasformarsi in una vera e propria “pioggia” – lo sciame meteorico – quando l'atmosfera terrestre entra in contatto col materiale rilasciato dalle comete. Basti pensare alle famose "Lacrime di San Lorenzo”, le Perseidi, che tradizionalmente attorno al 10 agosto illuminano alcune notti estive. Esse non sono altro che particelle rilasciate dalla cometa Swift-Tuttle.

Cos'è un bolide.

Quando le meteore acquisiscono una magnitudine apparente (ovvero una luminosità) particolarmente elevata, da –3 o da -5 in su in base alle “scuole di pensiero”, prendono il nome di bolidi, sebbene il termine non abbia un vero e proprio rigore scientifico. Quello transitato sopra i cieli italiani, con la sua brillante scia verdognola, era proprio proprio un bolide, ed è stato generato da un frammento di polvere interplanetaria grande come un sassolino, come ha sottolineato il dottor Masi.

Cos'è un Meteorite.

Se il meteoroide non viene completamente consumato dall'impatto con l'atmosfera, ciò che ne rimane è destinato a impattare con la superficie della Terra. Il “sassolino” che troviamo sul terreno prende il nome di meteorite. Si stima che ogni anno ne cadano alcune centinaia, tuttavia la stragrande maggioranza finisce negli oceani e in aree disabitate, dunque se ne recuperano soltanto una (preziosissima) manciata. Ne esistono di diverse tipologie ed età, e fondamentalmente si dividono in meteoriti rocciosi e meteoriti ferrosi. Recentemente, nelle cosiddette condriti carbonacee, i più antichi meteoriti conosciuti, è stato scoperto un minerale completamente nuovo che è stato chiamato “rubinite”.

La “meteora” di Celjabinsk.

L'evento accaduto ieri notte nei cieli italiani ha alcune analogie con quello avvenuto nei cieli della Russia la mattina del 15 febbraio 2013, con l'unica – e sostanziale – differenza rappresentata dalla grandezza del meteoroide coinvolto. KEF-2013, così chiamato dagli scienziati russi, non si limitò alla “fiammata” e al boato. Aveva infatti un diametro di 15 metri e una massa di 10mila tonnellate, ed esplose a decine di chilometri di altezza sopra i cieli della cittadina di Celjabinsk, a sud degli Urali. L'impatto con l'atmosfera, all'incredibile velocità di 54mila chilometri orari, fu tremendo e sprigionò un'energia di 500 chilotoni (decine di volte più potente delle bombe atomiche sganciate dagli USA sul Giappone), che ha prodotto un'onda d'urto devastante. Ci furono circa 1.200 feriti a causa delle schegge dei vetri degli edifici, letteralmente esplosi. Fortunatamente non si registrarono morti. Nell'ottobre del 2016 in un lago vicino alla città fu recuperato un meteorite di 270 chilogrammi, ciò che rimaneva del meteoroide. Nonostante il recupero del grande frammento, l'evento è passato alla storia come “la meteora di Celjabinsk.



[Foto di Navicore]

http://scienze.fanpage.it/meteora-meteorite-o-bolide-cos-ha-illuminato-di-verde-i-cieli-del-nord-italia/