mercoledì 27 novembre 2019

Dall’odio del “manifesto” al manifesto dell’odio. - Fulvio Grimaldi

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QUANDO LE COLORI, LE SARDINE VANNO A MALE
Che ci fanno Bill Gates, Ted Turner e George Soros con Extinction Rebellion?
“Non siamo contro il Sistema” (I fondatori delle “Sardine” toscane: Danilo Maglio, Cristiano Atticciati, Matilde Sparacino, Benard Dika)
Una cosa è certa: questo PD degli Zingaretti, Marcucci, Lotti, Orfini, Guerini, non è mai stato in grado e non lo sarà mai di produrre una mobilitazione di massa, estesa sul territorio, come quella oggi in atto con le “sardine”. Per quanto possa poi risultargli favorevole nel voto. Chi sa dar vita a fenomeni del genere, solitamente effimeri, ma di grande impatto momentaneo grazie alla sinergia con un sistema mediatico controllato dagli stessi che innescano tutte le rivoluzioni colorate. Di cui sono una manifestazione le “sardine”, assieme ad altre analoghe, nelle loro più recenti invenzioni improntate a un odio sconfinato per coloro che dannano come odiatori. Sono tutti quelli che escono dal seminato, ossia non condividono, non si assoggettano, si permettono dissensi nei confronti del Sistema. Che è un nome asettico per non dire establishment, o élite, o Cupola, o padroni del mondo.
Infatti cosa proclamano in primo luogo e come caposaldo politico-ideologico i capibranco “sardine” di Firenze? “Non siamo contro il Sistema”. Non sono, quindi, contro coloro che il Sistema lo disegnano, attuano, reggono: i dominanti. Ne consegue, forzando neanche tanto: noi siamo con il Sistema, magari un tantinello critici (ma tutto scompare nell’odio per Salvini e il populismo), con l’establishment, con il Deep State, l’élite, l’UE, la Nato, la Green New Economy integrata dal catastrofismo ambientale, con l’annullamento delle identità e lo sradicamento dei popoli, con ogni criminalità organizzata, ogni forma di terrorismo, con il capitale che tutti ci governa e cui sono connaturati il totalitarismo di comunicazione e sorveglianza, le guerre sociali, economiche e militari. Non sono contro il Sistema, ma sono virulentemente contro i fuori dal Sistema: a parolacce contro quello finto, Salvini; in effetti contro quelli veri, tutti indistintamente gettati nel secchio del populismo e del sovranismo
Da renziani a sardine.
Non fa meraviglia che simili paradigmi vengano enunciati da uno come il giovane Bernard Dika, attivista renziano fino all’altro ieri, oggi nominato da Mattarella “Alfiere della Repubblica”, ha lasciato il PD quando gli è convenuto darsi credibilità di “sardina” fuori dai giochi del partito conosciuto come scivolo dalla padella alla brace.
E non fa meraviglie che il loro primitivissimo programma, scritto in forme linguistiche e sintattiche da analfabeti funzionali ( Forse lo hanno tradotto da Soros) abbia quell’unico obiettivo, Salvini e i populisti. Obiettivo diabolizzato oltre ogni misura se paragonato alla sedicente sinistra o al centrosinistra. Politici che dai loro vituperi sono però risparmiati. Eccone il testo, presentato non come il rigurgito di frustrazioni e aggressività di un bulletto di seconda media, fanatizzato da videogiochi di guerra e nazismo, ma come loro manifesto ufficiale: https://www.agi.it/politica/sardine-6596346/news/2019-11-21/.
Avete mai letto un peggiore concentrato di intimidazioni, minacce, protervia, violenza verbale, intolleranza? E dovrebbe rappresentare il non plus ultra di una società della solidarietà e dell’inclusione. Sentite questa: “Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare… lasciato campo libero… siete gli unici a dover avere paura…dobbiamo liberarci della vostra presenza… non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare… siamo pronti a dirvi basta…” Gentili, democratici, rispettosi. Manca solo il fez. Un concentrato d’odio come piace al “manifesto”, che infatti gli dedica una standing ovation.
L’odio degli anti-odio
Manifesto-programma pieno di contenuti come un guscio d’uovo dopo che ne abbiamo succhiato il rosso e il bianco. E campagna monotematica e apodittica, che non ammette contradditorio o mezzetinte, come tutte le grandi operazioni diversive e divise, di distrazione di massa da ciò che caratterizza la storia dell’uomo ieri, oggi, domani: lo scontro tra dominati e dominanti. E penso al machofemminismo di “Non una di meno”, “Se non ora quando”, “Me too”, alle accuse di omofobia e LGBTQ-fobia, a Greta e discepoli del catastrofismo climatico, bullismo, dirittoumanismo-migrantismo, all’antifascismo dove non c’è fascismo (trascurando quello vero che si maschera da democrazia), all’antisemitismo dove c’è solo islamofobia e antisemitismo (nel senso di semiti arabi), all’antirazzismo che mimetizza i razzisti del neocolonialismo, alle fake news tutte esclusivamente della rete, finalizzate a coprire la mendacità ontologica dei grandi media, all’odio trasformato da legittimo sentimento umano in categoria politica da chi ha in odio chiunque esca dal recinto di filo spinato del pensiero unico.
E’ necessario e sacrosanto fare lotte su temi specifici, figuriamoci: No Tav e Grandi Opere, Grandi Navi a Venezia, gasdotti, maltrattamenti di animali. Ma se parli di commercio d’armi e non dici dove vengono usate, da chi e perché, o lotti contro l’inquinamento climatico e non coinvolgi i grandi inquinatori, o denunci la violenza contro le donne e non tiri mai in ballo le violenze di donne come Madeleine Albright o Hillary Clinton, o gridi contro gli odiatori nel web e sei complice di quelli sugli schermi o nei giornali, c’è da pensare a strumentalizzazioni.
Quelli del transfert
E qui si rincorrono tutti i giornali di autentica estrema destra, quella liberale finanzcapitalista all’arrembaggio del pianeta, ma che si definiscono di sinistra. Li confermano tali amici del giaguaro, accademici e mediatici, così guadagnando credito presso chi ne garantisce protezione, successo e profitto. Guardate cosa s’è inventata la “Repubblica”, col “manifesto” massima fucina di odio per gli “odiatori”. Ingrandite e leggete. E’ lo stesso giornale che, a fianco, pubblica un soffietto alle “sardine” di quel simpaticone da farsa di Plauto che è Enzo Bianchi, definitosi “monaco laico” e perciò idolo della trash-tv. Sempre a fianco non poteva mancare un’intervistona dai fumi d’incenso a Joshua Wong, il giovanotto che ha guidato le formazioni squadriste di Hong Kong a distruggere e dar fuoco, anche a persone, e far sembrare boy scout i casseur dei Gilet Gialli. Dopodichè Wong è andato a Berlino a congratularsi col fondatore degli Elmetti Bianchi.
In linea con lo spirito di questo manifesto delle “sardine” è un incredibile appello, sempre sul giornale dei De Benedetti, in cui la famiglia Regeni, il ragazzo che lavorava per la centrale di spionaggio angloamericana Oxford Analytica e ha provato di sobillare sindacati contro il governo egiziano, annuncia una piattaforma offerta da “Repubblica”. Piattaforma per anonimi che, così protetti dalla vendetta degli sgherri egiziani, vorranno comunicare “rivelazioni” sulla sorte del figlio la cui morte ha scatenato una canea contro il presidente Al Sisi (e contro l’ENI che minacciava di sfilare i grandi giacimenti di petrolio egiziani alle varie BP, Shell, Exxon,Total). Avremo così uno sfogatoio di odiatori dell’Egitto e spunterà chi ha visto Al Sisi strangolare con le proprie mani e marchiare a fuoco il giovane Regeni. Spazio alla delazione, calunnia, nevrosi, ma soprattutto all’odio
Violenza delle “Sardine” e violenza sulle donne
Sono i turbopropellenti mediatici che, dopo girotondi e popoli viola, grete e gretisti, Fridays For Future ed Extinction Rebellion, oggi fanno dilagare le “sardine”. Per capire a cosa sono intese queste campagne basta analizzare la prima, quella della violenza sulle donne e sulla conseguente, ma non legittima, demonizzazione degli uomini. Do per scontato che nessun maschio raziocinante può ignorare e non combattere le discriminazioni sociali e culturali di cui sono vittime le donne in quanto tali, e che sospetto si sentano umiliate da certe categorie di donne alla Lilli Gruber che, nel suo libro “Basta!”, dopo i “Chador” e “Prigionieri dell’Islam” d’ordinanza islamofobica, vede la questione della parità unicamente nella competizione per il potere in termini di rivalsa del genere, il suo, avendo come riferimento coloro che lei onora nelle sue partecipazioni al Club Bilderberg. Ovvio che lei si dovesse spendere, nel contesto della sua guerra per il PD e contro il M5S, a corpo morto per le “sardine”. Tout se tien.
Lasciamo da parte esperienze personali che potrebbero falsare la vista, non solo di uno il cui padre non lo ha mai sfiorato e la cui madre gli ha inferto infinite punizioni corporali e psicologiche, di figli picchiati dalle madri fisicamente e moralmente. Ma è onesto che le donne sorvolino sulle madri di cui letteratura e psicologia secolari narrano il possesso totalitario dei figli (specie maschi, da cui probabilmente in parte la violenza maschile) attraverso la violenza fisica e il ricatto affettivo? Quando si sancisce la superiorità della donna per sensi e comportamenti umani, suscitando la guerra dei generi e, dunque, quell’altro diversivo dalla lotta unitaria contro i dominanti, è onesto oscurare il ruolo di migliaia di donne che esercitano un potere politico ed economico sui deboli altrettanto feroce, a volte maggiore, di quello degli uomini?
E, soprattutto, non è segno di settarismo fino alla malafede e di scellerate motivazioni politiche, mobilitare il mondo contro la violenza sulle donne, cancellando totalmente la massima violenza, sofferenza e morte loro inflitte da guerre e sanzioni, perlopiù solo da Stati – paradosso solo apparente - nei quali prosperano le campagne antiviolenza? Quante erano le donne tra le 40mila vittime di soli due anni di sanzioni Usa al Venezuela constatate dall’ONU? Quante donne, dagli zero anni in su, sono rimaste sotto le macerie delle bombe lanciate dai paesi che si mobilitano per le donne, quante sotto gli stupri e le esecuzioni dei carnefici terroristi sguinzagliati da quegli stessi paesi? Quanto è l’odio delle donne per le donne che non stanno contro Assad, o Morales, o Maduro?
Sinite parvulos venire ad me.
Dunque, le “sardine” chiamano a raccolta tutti gli antipopulisti, antirazzisti, accoglitori senza se e senza ma, salviniani e altri. Cioè dovrebbe accorrere la metà degli italiani in età di voto. Cioè almeno la metà di quel 73% che ha votato. Resterebbe fuori quasi un terzo, oltre il 51% che sarebbero i populisti, sovranisti e razzisti, “che non si devono poter far ascoltare”.Che popolo di merda! Deve farsi travolgere da questi bravi ragazzi che, essendo giovani, spesso senza aver ancora finito le scuole, o mai letto un giornale, o mesmerizzati dallo smartphone, sono più saggi, informati, maturi di tutti gli altri. Basta che siano adolescenti, meglio bambini. Vedi Greta che non ha bisogno di studiare. Le basta terrorizzare il mondo con l’apocalisse che incombe perchè si sottometta a quelle emergenze con cui aldenaro è più facile governare.
Il “sistema Soros”.
Il trucco è sempre quello e ne è il più classico degli interpreti, George Soros, l’uomo di tutte le campagne del “manifesto”, colui che ha messo l’Italia, con l’assalto alla lira assieme a Draghi, sul banchetto dei saldi. E’ la frode classica di tutte le religioni post-classiche. L’ho osservato in diretta in tante “primavere arabe”. Si fa appello ai buoni sentimenti di brave persone con valide ragioni per rivendicare qualcosa, ragioni che, a corto di perfezione umana, non mancano mai in nessuna società. Si forniscono ricchi e avanzati strumenti di comunicazione, rifornimenti, logistica, attrezzature, pubblicistica. E insieme a tutto questo, i preparati e addestrati esperti nell’utilizzare i buoni sentimenti per azioni che servono solo ai manovratori in alto. Una normale protesta politica, o sociale, o ambientale, o giuridica, viene pompata fino a mettere in discussione l’intero “regime”.
Nel caso specifico, si parte dal sacrosanto disgusto per il più rozzo degli operativi, Salvini, guerriero delle finte contrapposizioni nel quadro delle compatibilità con cui la Cupola manomette la nostra idea del vero, e si spiana la strada all’altro operativo, quello della finta alternativa, più raffinata e collaudata, inducendo l’idea che il bene abbia vinto sul male. La posta in palio a cui, nella congiuntura, sono chiamate le sardine? Le elezioni in varie regioni d’Italia. In particolare, un piedistallo per il governatore della regione e delle cementificazioni, Bonaccini, nel momento in cui gli è venuto a mancare lo sgabello dei Cinquestelle.
Non molto diversamente, lo scatenamento della violenza terroristica sull’imminente annientamento da clima, affidato a bambini e adolescenti che, si sa, ci contagiano con la loro purezza e innocenza, a cosa deve servire? Strategicamente a imporci i ferri e i ceppi necessitati da ogni “emergenza” e, a questo scopo, favorire le forze politico-economiche che puntano al rilancio di un turbocapitalismo oligarchico basato sulla Green New Economy, contro tutto quello che chiamano “populismo” e “sovranismo”. Sul piano tattico, far vincere certe elezioni agli schieramenti amici. Per esempio, visto il ruolo del Regno Unito nei confronti dell’Europa, neutralizzare la Brexit.
Una rivolta dei padroni.
Non per nulla è in Inghilterra, dove George Soros ha condotto il suo primo assalto a una moneta nazionale, demolendola e facendoci una montagna di miliardi, che si è messa all’opera una delle sue creature più recenti. Quell’Extinction Rebellion, con nel logo la clessidra a segnare la fine del mondo, che, bloccando Londra, lì ha fatto il botto più grosso, mutuando, con gli scontri duri e i droni a sabotare addirittura gli aeroporti, i metodi dei fratelli di Hong Kong. Nel grafico, Soros (Open Society) e “ribelli” vari a sostegno di XR. Tutti anitifascisti, antirazzisti, antipopulisti e antisovranisti. Tutti zitti su liberalismo, imperialismo e guerre.
Il fondatore di XR, Roger Hallam, colloca il suo movimento nella tradizione di Ghandi e Luther King. Però calcola la rivoluzione, le sue vittime, i suoi arrestati, con un algoritmo. In un convegno dell’affine “Amnesty International”, ha proclamato, con toni che ci fanno capire da dove viene il linguaggio delle sardine: ”Costringeremo il governo ad agire. E se non lo farà, lo abbatteremo e creeremo una democrazia adatta allo scopo. E, sì, alcuni potrebbero morire nel processo”. In un video Hallam raccomanda di farsi dare “i soldi dai capitalisti, che abbiamo riempito di ansia per il cambiamento climatico”. E dunque chi trovi, ansioso o no, tra i bancomat di XR? Oltre Soros, con Bill Gates e Ted Turner nella Global Business Association (una specie di Confindustria mondiale), la catena di abbigliamento C&A, una serie di Fondi d’Investimento che fioriscono sui derivati, la famiglia Kennedy, la famiglia Buffett, la famiglia Rockefeller, il neocandidato miliardario Bloomberg, tanti altri. Insomma XR è il pupetto nato dall’impegno della necrocratica créme de la crème imperialcapitalista mondiale.
Gli attivisti di XR sono quasi tutti volontari…pagati. Fino a 450 euro la settimana. Si riempie un modulo in cui si illustrano i propri bisogni vitali e si chiede il VLE, Volunteer Living Expense che dà diritto al “rimborso”. Non stupisce che le piazze di XR siano affollate. Del resto, chi ci salva dall’estinzione non merita questo modesto guiderdone?
Quando Hallam, un agricoltore biologico e ricercatore presso il King’s College, fondò XR nel 2018, insieme a Gail Bradbrook, altra ricercatrice convinta alla causa, scoperta facendosi di LSD in Costarica, alla comitiva si aggiunse una vasta schiera di studiosi, soprattutto psicologi e psichiatri, quanto occorre per trasformare una preoccupazione in isteria collettiva. C’era anche Antony St.John, XXII barone St.John of Bletso, uno dei novantadue membri ereditari della Camera dei Lord, presidente del consiglio di amministrazione della banca commerciale Strand Hanson e direttore esecutivo di un lungo elenco di società minerarie, informatiche, telematiche, energetiche e finanziarie, sia in Sud Africa sia in Europa. Quelle che fanno tanto bene al clima. Nella Camera dei Lord è membro della Commissione Esecutiva del gruppo parlamentare sull’Africa. Come tale, grande sponsor delle migrazioni. Il cerchio si chiude. E chiudo anch’io.

Prescrizione: ecco il ddl. Ma il M5S avverte i dem. - Ilaria Proietti

Prescrizione: ecco il ddl. Ma il M5S avverte i dem

E ora Forza Italia prova a stanare il Pd. Perché domani nella conferenza dei capogruppo alla Camera verrà messa ai voti la proposta degli azzurri di calendarizzare con procedura di urgenza il disegno di legge Costa, che punta a sterilizzare l’entrata in vigore a gennaio delle norme che prevedono lo stop alla prescrizione dalla sentenza di primo grado, voluta dal Guardasigilli Alfonso Bonafede nella legge Spazzacorrotti. Norma difesa ieri da un post del capo politico dei 5Stelle, Luigi Di Maio: “Sulla prescrizione non si può dire no come Salvini”. E dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che in un Forum all’Adnkronos si mostra ottimista: “Non c’è nessun allarme in relazione al fatto che c’è una norma vigente con cui scatta la prescrizione con la sentenza di primo grado”.
Eppure anche i dem chiedono di posticipare la nuova prescrizione. L’altro giorno Andrea Orlando che è vicesegretario del partito oltre che ex ministro della Giustizia, l’ha detto chiaro: “Senza un accordo con i 5 Stelle su come accelerare il processo diventa inevitabile il rinvio della legge sulla prescrizione”. Però non è affatto certo che il Pd voterà l’idea di Forza Italia di accordare l’urgenza al ddl Costa. che per approdare in aula con questa procedura ha bisogno di un voto all’unanimità in capigruppo. Che, dem o meno, non ci sarà comunque. “Noi dei 5 Stelle non la voteremo” spiega Eugenio Saitta, maggiorente grillino in commissione Giustizia di Montecitorio dove nel frattempo proseguono le audizioni sul testo. Ma anche se si decidesse per l’urgenza, il ddl non arriverebbe in aula comunque prima dell’11 dicembre, ossia dopo il via libera ai provvedimenti in un calendario intasato. Solo questa settimana sono previsti l’ok al decreto terremoto, l’esame del dl scuola, una mozione e il decreto fiscale. “La procedura di urgenza è un falso problema: perché il testo di Costa arriverà comunque in aula prima della fine dell’anno” dice il capogruppo dem Alfredo Bazoli. Che mette le mani avanti: “Non so come ci regoleremo in capigruppo ma dieci giorni non cambiano le cose, anche perché poi dopo la Camera (che potrebbe discuterne il 23 dicembre), servirebbe il via libera del Senato”.
Ma dieci giorni fanno la differenza, eccome. Perché il ddl è composto di un solo articolo. E se l’aula la prossima settimana decidesse di incardinarlo nei lavori, ribaltando la probabile decisione della capigruppo di non accelerare, potrebbe votarlo in poche ore. Con effetti da terremoto per la maggioranza se il Pd lo appoggiasse. Per questo Fi spinge il disegno di legge, forte dell’appoggio di Fratelli d’Italia e della Lega. Anche se lo Spazzacorrotti con annessa prescrizione, il Carroccio lo aveva votato quando era alleato con il M5S. “Ma il patto era quello di fare la riforma del processo penale prima dell’entrata in vigore delle nuove norme” dice il capogruppo del Carroccio in commissione Roberto Turri. Insomma nessun imbarazzo dalle parti di Salvini. E infatti Costa chiede non solo a tutto il centrodestra ma pure a Leu e a Italia Viva di Matteo Renzi una mano per affossare la legge Bonafede. Continuando a mettere sotto pressione il Pd. “Se pure il nostro tentativo andasse a vuoto in capigruppo – sostiene il forzista – sulla questione del calendario si dovrà esprimere l’aula, dove puntiamo a far emergere le contraddizioni nella maggioranza. Non si sono messi d’accordo sulla riforma per velocizzare i processi e mi pare difficile che riescano a farlo in 37 giorni, prima che le norme sulla prescrizione entrino in vigore. E allora delle due l’una: o cede Bonafede, o a perdere la faccia sarà Zingaretti. Vedremo se i dem avranno il coraggio di dire che la questione non è urgente”. Ma il M5S fa muro a difesa della riforma Bonafede. Così dopo un lungo silenzio sul tema ecco Di Maio, su Facebook: “A battersi contro questa norma di assoluto buon senso c’è la Lega che, dopo averla approvata, ha cominciato a dire ‘no, aspettate un attimo”.
Ora, però, punge il ministro, “mi aspetto che la musica sia cambiata. Il Pd, anche all’inizio della scorsa legislatura, diceva di interrompere la prescrizione ancor prima della sentenza di primo grado, già al rinvio a giudizio. Possiamo fare questo passo importante insieme”. Ignorando il ddl Costa, innanzitutto.

martedì 26 novembre 2019

Il re è nudo..

L'immagine può contenere: una o più persone e persone in piedi

Mi sorge il dubbio che Salvini blateri continuamente contro l'immigrazione, ma non faccia nulla per eliminarla. Come si suol dire, dà un colpo alla botte ed uno al timpagno. Dice di non volere gli immigranti, ma quando poteva farlo non li ha rimpatriati. Così mantiene per sè due tipi di elettorato: quello che li rimanderebbe indietro e quello imprenditoriale che, invece, li vuole accogliere per abbassare il costo del lavoro.
Il suo unico scopo è mantenere il posto di prestigio acquisito per grazia ricevuta - infatti bacia i rosari e si munisce di santini - e comandare senza avere l'assillo di cercarsi un lavoro.
E' un falso assoluto, come il suo simile in salsa rosa.
La tragedia sta nel fatto che sono in tanti quelli che lo ammirano e lo seguono... Terribile!
Lui è solo un tipo da mojito sulle spiagge.
Non ha soluzioni o programmi per governare; lui segue l'andamento, l'onda, si lascia condurre per mano cercando di accontentare questo e quello senza alcuna distinzione, non analizza, lui non pensa, c'è chi lo fa per lui.
C'è chi raccoglie fondi per la sua costosissima campagna elettorale, chi studia e suggerisce atteggiamenti o concetti o parole da divulgare, chi si presta per accrescere la sua inesistente personalità di macho irresistibile fingendosi sue fidanzatine per brevissimi periodi, e via discorrendo.
Lui deve solo fare atto di presenza, peraltro neanche gradevole a guardarlo, il resto viene da sè ed a pagare le sue menate e boiate tenendo conto dell'enorme esercito al suo seguito, siamo tutti noi!

Cetta.

Ho letto il manifesto delle “sardine”: che delusione. - Francesco Erspamer



Dicono di credere nella politica e non ne danno una definizione, non fanno un singolo riferimento a una qualsiasi teoria, dottrina o precedente, non spiegano i loro valori di riferimento. Sanno solo dire ciò che “amano”, che in politica è proprio un verbo sbagliato in quanto non esprime un’opinione, che può essere discussa o argomentata, bensì un sentimento soggettivo e del quale non est disputandum.

E cosa amano? “Amiamo la non violenza verbale e fisica”, frase senza senso sia perché la non violenza programmatica è una resa senza condizioni al potere, sia perché, eventualmente, la non violenza la si pratica, mica la si ama.

“Amiamo le cose divertenti e la bellezza”, senza precisare cosa siano e senza prevenire l’ovvio sospetto di edonismo consumista e di passiva accettazione dei criteri estetici dettati dalla pubblicità. Che linguaggio banale, superficiale, approssimativo: “cerchiamo di impegnarci nel nostro lavoro, nel volontariato, nello sport, nel tempo libero”; ma dài, e chi non lo fa? E poi, davvero dedicarsi allo sport e al tempo libero sarebbe un “impegno”? Ma si capisce, dietro ci sono decenni di berlusconismo e, quasi peggio, di finto antiberlusconismo liberal.

Che delusione: questi sono girotondini in ritardo di vent’anni, indiani metropolitani in ritardo di quaranta, figli dei fiori fuori tempo massimo, nel senso che almeno quelli originali scandalizzavano i borghesi, oggi i loro atteggiamenti sono di moda, parte integrante della deriva individualista gradita alle multinazionali.

L’unico punto chiaro di questo manifesto è l’opposizione al populismo: “Cari populisti, la festa è finita”. Nessun tentativo di capire, nessuna analisi della dittatura planetaria del neocapitalismo, nessuna denuncia degli immensi danni che sta causando all’ambiente, alle comunità, ai ceti più deboli, alle culture; neanche il minimo sospetto che dietro la demagogia di squallidi personaggi come Salvini o Trump possano però esserci reali abusi e giustificate paure di un futuro dominato esclusivamente dal denaro e dalle nuove tecnologie. No, per le sardine l’unico problema è che i populisti “buttano tutto in caciara” e spingono i loro seguaci “a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete”. Che pena: un chiacchiericcio da movida o da talk show di bassa qualità.

È comunque la questione fondamentale. In assenza di qualsiasi altro contenuto, resta questo uso fazioso della parola “populista”. Le sardine danno per scontato che sia un insulto: lo sanno che Bernie Sanders definisce sé stesso un “new populist”? lo sanno che il New York Times attacca quotidianamente i manifestanti cileni, i gilets jaunes, i venezuelani e boliviani che resistono ai golpe amerikani appunto accusandoli di populismo? Se non lo sanno, prima di scrivere e parlare dovrebbero informarsi; per evitare di dar vita a un movimento-civetta che miri a confondere la gente e a promuovere l’ideologia profonda del liberismo globalista.

https://infosannio.wordpress.com/2019/11/24/ho-letto-il-manifesto-delle-sardine-che-delusione/?fbclid=IwAR2AtrecYRdJ3AfFElhX5mwJvw2g88CeeL63UreQHQFbzaXpiSureM9ulls

Alzheimer, scoperta molecola che blocca la malattia.

In rosso la microglia e in verde le placche di amiloide in un cervello con Alzheimer (fonte: Kim Green Lab/UCI) © Ansa
In rosso la microglia e in verde le placche di amiloide in un cervello con Alzheimer (fonte: Kim Green Lab/UCI)

Fondazione Montalcini, 'ringiovanisce' il cervello. Studio su topi.

Scoperta dai ricercatori della Fondazione EBRI 'Rita Levi-Montalcini' una molecola che 'ringiovanisce' il cervello bloccando l'Alzheimer nella prima fase: è l'anticorpo A13, che ringiovanisce appunto il cervello favorendo la nascita di nuovi neuroni e contrastando così i difetti che accompagnano le fasi precoci della malattia. Lo studio, italiano, è stato effettuato su topi che, così trattati, hanno ripreso a produrre neuroni ad un livello quasi normale. Una strategia, secondo i ricercatori, che apre nuove possibilità di diagnosi e cura.
Lo studio interamente italiano, è coordinato da Antonino Cattaneo, Giovanni Meli e Raffaella Scardigli, presso la Fondazione EBRI (European Brain Research Institute) Rita Levi-Montalcini, in collaborazione con il CNR, la Scuola Normale Superiore e il Dipartimento di Biologia dell'Università di Roma Tre. E' stato pubblicato sulla rivista Cell Death and Differentiation.

lunedì 25 novembre 2019

Indizi sulla quinta forza della natura, porta tra due mondi. - Davide Patitucci

Rappresentazione della ragnatela cosmica nella quale potrebbe nascondersi la quinta forza della natura (fonte: NASA, ESA, E. Hallman(University of Colorado, Boulder) © Ansa
Rappresentazione della ragnatela cosmica nella quale potrebbe nascondersi la quinta forza della natura (fonte: NASA, ESA, E. Hallman(University of Colorado, Boulder)

In natura potrebbe esistere una quinta forza, finora sconosciuta, oltre alle due interazioni nucleari, la debole e la forte, che tengono insieme l’atomo, a quella gravitazionale e alla forza elettromagnetica. La sua impronta è legata all’esistenza di una nuova particella. A trovarne le tracce, i fisici dell’Istituto per la Ricerca Nucleare dell’Ungheria, coordinato da Attila Krasznahorkay, che hanno illustrato le proprie tesi nello studio apparso sull’archivio on line, arXiv, che raccoglie le ricerche che non hanno ancora superato la revisione della comunità scientifica.



Particolare dell'apparato dell’esperimento Padme (fonte: INFN/ Laboratori Nazionali di Frascati)

Secondo gli autori dello studio, la quinta forza è legata ad alcune anomalie della teoria di riferimento della fisica, il cosiddetto Modello Standard, l’architrave per descrivere com’è fatta la natura nei suoi costituenti di base. Come le altre quattro, anche la nuova forza sarebbe associata a una particella mediatrice. I fisici pensano di avere trovato le impronte di questa ipotetica particella, che hanno chiamato X17, in alcuni strani comportamenti del nucleo dell’atomo di elio eccitato. Analoghi a quelli riscontrati in passato dallo stesso gruppo in un altro atomo, il berillio.



Particolare dell'apparato dell’esperimento Padme (fonte: INFN/ Laboratori Nazionali di Frascati)

“Due indizi non fanno ancora una prova, ma sono sospetti. Per questo, a partire dalla primavera del 2020, proveremo a produrre questa ipotetica particella nei Laboratori di Frascati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), con l’esperimento Padme (Positron Annihilation into Dark Matter Experiment)” , ha spiegato all’ANSA il portavoce dell'esperimento, Mauro Raggi, fisico dell’Università Sapienza di Roma e dell’Infn. “La particella X17 -a osservato - sarebbe circa diecimila volte più leggera del bosone di Higgs e rappresenterebbe un portale tra due mondi separati, il nostro e quello della materia oscura”, ossia la materia che forma circa un quarto del cosmo e la cui natura è ancora ignota. Per Raggi, “dato che non siamo ancora riusciti a scovare la materia oscura, è molto probabile che non sia in grado di comunicare con la materia ordinaria, se non attraverso un tipo di particella ancora sconosciuto che farebbe da collegamento”.



Particolare dell'apparato dell’esperimento Padme (fonte: INFN/ Laboratori Nazionali di Frascati)

I fisici la chiamano ‘fotone oscuro’ o fotone ‘pesante’, perché dotato di una piccola massa al contrario del fotone ordinario che non ne possiede. “L’anomalia individuata dai fisici ungheresi potrebbe essere proprio la spia dell’esistenza del fotone oscuro. Se Padme dovesse confermare la sua esistenza - ha concluso Raggi - avremmo in mano le chiavi per aprire una porta che dà su un mondo fisico del tutto sconosciuto. Sarebbe un risultato davvero rivoluzionario”.

http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2019/11/25/indizi-della-quinta-forza-della-natura-porta-tra-due-mondi-_4214bfcb-566e-4807-b955-c3268936f9ba.html

Giglio magico: altro indagato, altro giro. - Giacomo Amadori



Altro indagato, altro giro. Dopo i genitori (Tiziano e Laura), il cognato (Andrea Conticini), l’ ex braccio destro (Luca Lotti), il consigliere economico (Filippo Vannoni), l’ autista del camper (Roberto Bargilli), i presidenti delle sue fondazioni (gli avvocati Alberto Bianchi e Francesco Bonifazi), l’ uomo comunicazione (Patrizio Donnini), adesso è stata iscritta sul registro degli indagati anche Lady Leopolda, al secolo Lilian Mammoliti, la donna che con la sua agenzia, la Dot media, ha organizzato per anni la kermesse renziana e si è occupata di allestimento, merchandising e gestione dei social.

Dunque, nonostante a Firenze Matteo Renzi presenzi alle feste degli «ottimisti», quasi tutto il Giglio magico è iscritto sul registro degli indagati per una lunga lista di addebiti: bancarotta, false fatture, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio, favoreggiamento, ma anche traffico di influenze e finanziamento illecito che sono reati che presuppongono la presenza di un pubblico ufficiale, nel caso specifico di un politico. Nonostante questa lenta manovra a tenaglia delle procure, per ora l’ ex premier mostra di dormire sonni tranquilli, tra cene vip, conferenze retribuite e interviste.

In realtà i suoi avvocati seguono con grandissima attenzione quanto gli sta accadendo intorno e in particolare le indagini che a Firenze e a Roma hanno messo sotto inchiesta gli uomini che gestivano sue casseforti «politiche», ovvero le fondazioni Open ed Eyu. Bianchi, ex presidente di Open, è accusato di finanziamento illecito e traffico di influenze, Bonifazi, (senatore di Italia viva) per finanziamento illecito e false fatture.

Bianchi ha emesso quasi tre milioni di parcelle (per la precisione 2.948.691,20) per prestazioni professionali nei confronti della famiglia Toto, schiatta di imprenditori abruzzesi renziani. Per l’ accusa però quei soldi nasconderebbero una ricompensa per una mediazione illecita verso il Giglio magico e finanziamenti all’ attività politica di Renzi. Infatti parte di quel denaro (400.838 euro) è stato girato nel settembre 2016 sui conti di Open e del Comitato per il sì al referendum. Ma sotto la lente d’ ingrandimento sono finiti anche i 4,3 milioni che un altro dei Renzi boys, Donnini, avrebbe ricevuto dal gruppo Toto, tra consulenze, plusvalenze e altro. Per quei pagamenti è adesso indagata anche la sua amica e socia Lilian Mammoliti.

La premiata ditta Donnini-Mammoliti avrebbe incassato attraverso tre società: la Dot media, la Immobil green e la Pd consulting; quindi avrebbe investito il denaro in altre aziende, come la Keesy, ditta del settore turistico controllata per l’ 82 per cento dalla stessa Immobil green. La Mammoliti è la maggiore azionista: possiede il 95 cento della Immobil green e il 50 per cento della Dot media (il 20 è, invece, di Alessandro Conticini, altro indagato per appropriazione indebita e autoriclaggio, ma nella cosiddetta inchiesta Unicef).

Donnini e la Mammoliti al momento sono accusati di appropriazione indebita e autoriciclaggio per una plusvalenza da 950.000 euro ottenuta grazie all’ acquisto al prezzo di 68.200 euro di cinque società rivendute per più di un milione di euro alla Renexia spa dei Toto (l’ ad Lino Bergonzi è indagato).

A quanto risulta alla Verità l’ inchiesta, però, sta rapidamente virando verso altri lidi e potrebbe portare a nuove accuse, come il traffico di influenze e il finanziamento illecito. Alfonso Toto, condannato a luglio per il mancato versamento di 27 milioni di Iva, a Ferragosto ha incontrato Bianchi a Cortina. Nell’ occasione si sarebbe lamentato per tutti i soldi che Donnini gli avrebbe fatto spendere proponendosi come intermediario con il Giglio magico.

Certo risulta difficile credere che un imprenditore esperto possa aver sganciato milioni senza «vedere cammello», anche se l’ avvocato di Toto, Augusto La Morgia, sostiene che tutti i pagamenti (consulenze e plusvalenze) siano state regolarmente fatturate e giustificate.

In ogni caso l’ indagine toscana pare destinata a svelare il propellente della scalata al potere di Renzi e del suo Giglio magico. Ci risulta che dai pc e dai cellulari degli indagati siano stati estrapolati messaggi e email piuttosto compromettenti. Per esempio Donnini nelle sue agende annotava tutto alla virgola (incontri, pagamenti, ecc.) e sui suoi dispositivi elettronici i magistrati hanno trovato un’ inaspettata quantità di documentazione.

Nelle comunicazioni tra lui e Alfonso Toto viene nominato anche un noto politico del Giglio magico, che potrebbe portare (se non è già successo) all’ incriminazione di Donnini per traffico di influenze. Anche in questo caso gli investigatori non escludono la pista del finanziamento illecito e hanno puntato l’ attenzione sui pagamenti di Open (289.592 euro), del Comitato per il sì (122.000), ma anche di illustri politici renziani alla Dot media. Erano pagamenti reali oppure fatture che dovevano mascherare il sostegno economico di terzi all’ attività politica di Matteo Renzi, magari in contanti?

Se a Firenze è sotto esame la fondazione Open, a Roma i pm hanno rivoltato la fondazione Eyu, nata ufficialmente per promuovere «attività di ricerca scientifica che hanno l’ obiettivo di elaborare un nuovo linguaggio e nuove pratiche per i decisori politici di oggi e di domani», in realtà altra macchina da fundraising dei renziani.

I magistrati capitolini, guidati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, hanno contestato all’ ex presidente Bonifazi (già tesoriere del Pd, ora in Italia viva) i reati di finanziamento illecito ed emissione di fatture per prestazioni inesistenti. In questo caso i soldi non provenivano dai Toto, ma dal costruttore Luca Parnasi, sospettato di corruzione dagli inquirenti capitolini e rinviato a giudizio nell’ inchiesta sullo stadio della Roma. Resta da vedere se saranno solo Toto e Parnasi gli imprenditori accusati di aver finanziato sotto banco il fu Rottamatore.

https://infosannio.wordpress.com/2019/11/24/giglio-magico-altro-indagato-altro-giro/