martedì 28 gennaio 2020

Cambiare le regole si può, si deve.

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Per ridare alla politica il suo alto significato di "arte di governare" bisognerebbe:
- cambiare alcune leggi come, ad esempio, quella elettorale che dovrebbe contenere tutte le cautele necessarie a non permettere che si verifichino i problemi che si sono dovuti affrontare fino ad oggi;
pertanto, si dovrebbe studiare una legge che eviti la formazione di quei piccoli gruppi di "rapaci" che non superando la soglia del 10% di sbarramento e che non avendo programmi o collocazioni distinte, si appoggiano una volta all'una e l'altra volta all'altra fazione del parlamento a seconda della loro convenienza, creando solo scompiglio; per cui si dovrebbe innalzare la soglia di sbarramento ad almeno il 30%; si avrebbero così solo tre grossi partiti, (anche se sarebbe meglio averne solo due: l'Inghilterra e gli USA con il sistema bipartitico hanno meno problemi di governabilità);
- poi si dovrebbe vietare ai fannulloni senza dignità e responsabilità, di emigrare da un partito all'altro, con nonchalance, vendendosi al miglior offerente ( "se non ti senti più in sintonia con il partito per cui sei stato eletto, in rispetto della volontà di chi ti ha scelto, devi dimetterti e tornare a casuccia tua");
- diminuire il numero di deputati e senatori, infatti, meno teste di tufo ci sono e più è facile legiferare per il bene comune;
- condannare pecuniariamente, infine, con ammende salatissime, quei fannulloni che hanno promesso mari e monti e poi non hanno mantenuto le proposte avanzate.

Ma la mia è un'idea utopistica.
Quei signori che si sono appropriati del Parlamento, infatti, si sono asserragliati in quella bomboniera e non intendono mollarla, si fanno leggi ad hoc che incentivano loro stessi tartassando la plebe che li mantiene, assumendo, al contempo, il ruolo di semidei.
E chi li smonta più questi parassiti?

C.

La forza della mafia. - Giorgio Bongiovanni


Risultato immagini per Santelli"

In Calabria vince la Santelli
di Giorgio Bongiovanni
Governerà il presidente di un partito fondato da un uomo della mafia.

Per diciotto anni, dal 1974 al 1992, Marcello Dell'Utri è stato il garante “decisivo” di un accordo tra Berlusconi e Cosa nostra, con un ruolo di “rilievo per entrambe le parti: l’associazione mafiosa, che traeva un costante canale di significativo arricchimento; l’imprenditore Berlusconi, interessato a preservare la sua sfera di sicurezza personale ed economica”. E' uno dei passaggi della sentenza definitiva con cui l'ex senatore di Forza Italia fu condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Nelle motivazioni, i giudici della Suprema Corte parlano di un vero e proprio “patto di protezione andato avanti senza interruzioni”. E Dell’Utri era il garante per “la continuità dei pagamenti di Silvio Berlusconi in favore degli esponenti dell’associazione mafiosa, in cambio della complessiva protezione da questa accordata all’imprenditore”.
Pagine che raccontano un pezzo di storia dei fondatori del partito Forza Italia, taciuto da grandi organi di informazione e al contempo dimenticato dalle masse.
Nonostante ciò in una regione come la Calabria, dove oltre la metà degli aventi diritto non è andata a votare, è stato premiato dai cittadini il candidato di quel partito fondato da un mafioso.
Jole Santelli, descritta come una "berlusconiana di ferro", ha vinto le elezioni ottenendo il 55,57% dei consensi, battendo così il candidato del centrosinistra Pippo Callipo (30,07%), grazie al sostegno di tutto il centrodestra unito.
Come è potuto accadere, nel 21°secolo, una cosa del genere?
Per decenni, negli anni Sessanta, Settanta, Ottanta, in Sicilia la mafia esprimeva il proprio voto appoggiando, come partito di riferimento, la Democrazia Cristiana, poi, per un breve periodo i Socialisti, fino a sostenere, negli anni dopo le stragi, come raccontato da decine di collaboratori di giustizia, proprio il neonato partito Forza Italia.
Può essere accaduta una cosa simile anche in Calabria?
Vogliamo pensare che la maggioranza dei cittadini che hanno votato per Forza Italia, un partito decaduto e ridotto ai minimi dopo gli sfaceli dei governi Berlusconi, siano onesti ed abbiano fatto una scelta simile per ignoranza, incoscienza o, mi sia passato il termine, per stupidità.
Ma abbiamo il sospetto che vi sia dell'altro.
Lo scorso anno, intervistato nel programma "La Confessione", condotto da Peter Gomez su "Nove", il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, aveva stimato che nei territori ad alta densità 'ndranghetista l'associazione mafiosa riesce a garantire anche il 30% dei voti. Inoltre spiegava che in Calabria c'è sempre "un'alternanza di potere" e che "la ‘Ndrangheta cerca di non stare mai all’opposizione, puntando sempre sul cavallo vincente", e qualora sbagli cavallo, “cercando poi di posizionarsi, di cercare di capitalizzare quel poco che hanno fatto”.
Se dati del genere sono veri, tenuto conto che l'affluenza in Calabria è stata pari al 44,32%, si ha la misura dell'influenza che la 'Ndrangheta, l'organizzazione criminale in questo momento più potente e ricca del Mondo in quanto monopolista del traffico internazionale di stupefacenti, può aver avuto anche nelle elezioni di ieri.
Nella migliore delle ipotesi, chi ha votato Forza Italia è un cittadino onesto, seppur ignaro o stupido. Nella peggiore, è un mafioso consapevole che si tratta di un partito storicamente fondato da un uomo della mafia, condannato in via definitiva.
Questione di logica, seppur drammatica ed inquietante.
Ovviamente c'è anche una Calabria che tenta di rialzare la testa, appoggiando l'operato dei magistrati che tentano di liberare quella terra dal giogo mafioso (prove siano le migliaia di persone che la scorsa settimana si sono recate a Catanzaro per sostenere l'azione del procuratore Gratteri, ndr) ma è presente, purtroppo, anche tanta omertà. La stessa che in Sicilia si vedeva negli anni della mattanza in cui, nonostante i morti ammazzati ed il sangue che scorreva nelle strade, si negava l'esistenza della mafia.
Nel tempo Cosa nostra si è apparentemente indebolita, falcidiata dai numerosissimi arresti eccellenti ma sempre rimanendo punto di riferimento negli affari e nelle logiche criminali.
Ne dà atto un processo come quello 'Ndrangheta stragista, in corso davanti la Corte d'Assise di Reggio Calabria, condotto dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo.
La 'Ndrangheta, da parte sua, ha alzato il proprio livello, mischiandosi, come riferito dalle più recenti inchieste, con pezzi di massoneria deviata, politica ed imprenditoria dando vita ad un sistema di potere criminale in grado di condizionare una democrazia. Come ha ricordato proprio Lombardo in una recente intervista, “le mafie sono una minaccia molto seria per il sistema economico mondiale. Avendo enormi capitali da investire, le grandi mafie, la ‘Ndrangheta in particolare, sono protagoniste di importanti movimentazioni finanziarie, generano meccanismi pericolosissimi che tendono ad alterare gli equilibri del mercato”. E di questo non si può essere complici. Senza se e senza ma.


http://www.antimafiaduemila.com/rubriche/giorgio-bongiovanni/77459-la-forza-della-mafia.html?fbclid=IwAR2nP196Q_56hWCNdNBnuK7MfHiyX734cNGyWmI3T-3y7GdLg3eSkIuvtl4

lunedì 27 gennaio 2020

Citofonati sta fava. - Tommaso Merlo



A Salvini non fregava nulla dell’Emilia-Romagna. Voleva solo usarla per prendersi Roma. Lo ha ammesso lui stesso. Vittoria e poi a casa il governo Conte. Ed invece a casa ci torna lui, a citofonarsi sta fava. Pur di vincere Salvini ha battuto la pianura padana palmo a palmo riducendo la Borgonzoni ad una triste comparsa e quella regione ad uno zerbino verso la sua ascesa personale. Si è trasferito lungo le rive del Po e si è messo ad annusare prosciutti e salami e a sciacallare sullo scibile pur di raccattare qualche voto. La solita caciara, settimane buttate via a zonzo a sparar minchiate. La sua specialità. La sua vita. Arroganza, superficialità, volgarità. Salvini era sicuro di vincere anche questa volta. Sicurissimo. Ed invece incassa una sonora sconfitta che politicamente vale doppio. L’Emilia-Romagna dimostra che la deriva politica e culturale del salvinismo si può ancora fermare. Con serietà e sobrietà. Quella che doveva essere l’ennesimo colpo di mano, potrebbe rivelarsi l’inizio del suo declino. Quando i cittadini vanno a votare, il sovranismo nero è minoranza nel paese. L’Italia è molto meglio di Salvini, non è così retrograda e becera. È solo sfiduciata e sfiancata da decenni di malapolitica e di crisi. È solo stanca ed ha smesso di combattere permettendo all’ennesimo clown di farsi largo. Il giorno dopo i vincitori fanno a gara ad attestarsi la vittoria e celebrare il solito funerale al Movimento, ma se ha vinto Bonaccini è perché ha governato bene, è una persona capace e rispettabile e l’unico candidato che potesse spuntarla. Gli elettori usano la testa e le elezioni politiche sono tutt’altro film. Nemmeno Salvini lo ha capito. La sua presenza in Emilia-Romagna si è rivelata un boomerang, ha compattato i suoi oppositori e convinto molti cittadini a reagire. Altro segnale di appannamento di una leadership che dopo le sbornie estive di mojito sembra aver perso irrimediabilmente lucidità e smalto. Non solo penose gaffe, ma anche il retrogusto di uno spot venuto a noia. Ma inutile illudersi. Salvini ci riproverà e anche presto. Vuole il potere e lo vuole subito. Prima che scemi l’isterismo di massa che lo ha portato a percentuali elettorali impressionanti. Prima che gli italiani capiscano che bluff di uomo sia e gli facciano fare la fine del suo fratello-gemello Renzi. Quella del virus stagionale. Prima che gli italiani capiscano che non si scherza non certe derive ultraconservatrici. Dopo la vittoria emiliano romagnola e con tre anni di governo davanti, per Salvini sarà più difficile farcela. Dipenderà tutto dal rilancio dell’azione del governo Conte e anche dal rilancio di tutti coloro che si oppongono al sovranismo nero e alla deriva politica e culturale che rappresenta. Salvini era sicuro di vincere in Emilia-Romagna. Sicurissimo. Ed invece se ne torna a casa a citofonarsi sta fava. Driiiing. Casa Salvini? Lo spacciatore di paure e di minchiate?

https://infosannio.wordpress.com/2020/01/27/citofonati-sta-fava/

La dieta mediterranea è la migliore del mondo (lo sostengono gli americani): da benefici per la salute e allunga la vita.

The winner is… la dieta mediterranea: parliamo di una singolare classifica tra le ‘diete’ di tutto il mondo che l’ha vista al primo posto, quale migliore dieta al mondo del 2020 davanti alla ‘dash’ e alla ‘flexariana’. A divulgare questi dati è la Coldiretti, sulla base del best diets ranking 2020 elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori.
La dieta mediterranea – sottolinea la Coldiretti – ha vinto la sfida tra 35 diverse alternative con un punteggio di 4,2 su 5 grazie agli effetti positivi sulla longevità e ai benefici per la salute, tra cui perdita e controllo del peso, salute del cuore e del sistema nervoso, prevenzione del cancro e delle malattie croniche, prevenzione e controllo del diabete.
Il primato generale della dieta mediterranea – precisa la Coldiretti – è stato ottenuto grazie al primo posto in ben quattro specifiche categorie: prevenzione e cura del diabete, mangiare sano, componenti a base vegetale e facilità a seguirla. In pratica è stato premiato lo stile di vita unito ad un’alimentazione sana, fatta di prodotti del territorio.
A contendere la vittoria della dieta mediterranea sul podio quella ‘dash’ contro l’ipertensione che si classifica al posto d’onore e la f’lexariana’, un modo flessibile di alimentarsi. Al quarto posto la dieta ‘mind’ che previene e riduce il declino cognitivo e la storica dieta ipocalorica ‘weight watchers’.
Un ruolo importante per la salute che – continua la Coldiretti – è stato riconosciuto ad un decennio dall’iscrizione della dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco avvenuta il 16 novembre 2010, nonostante la svolta promossa dal presidente Usa Donald Trump nelle mense scolastiche americane con una proposta per indebolire il programma avviato da Michelle Obama per promuovere pasti più sani come le verdure.
La dieta mediterranea è un tesoro del Made in Italy che ha consentito all’Italia di conquistare il record di longevità in Europa con la speranza di vita alla nascita che raggiunge il massimo storico di 82,3 anni con 80,9 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne con ben 14.456 ultracentenari a livello nazionale. L’apprezzamento mondiale per la dieta mediterranea fondata principalmente su pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari – continua la Coldiretti – si deve agli studi dello scienziato americano Ancel Keys che per primo ne ha evidenziato gli effetti benefici dopo aver vissuto per oltre 40 anni ad Acciaroli in provincia di Salerno.
Il nuovo riconoscimento rappresenta– precisa la Coldiretti – anche una risposta ai bollini allarmistici e a semaforo fondati sui componenti nutrizionali che alcuni Paesi, dalla Gran Bretagna al Cile alla Francia, stanno applicando su diversi alimenti della dieta mediterranea sulla base dei contenuti in grassi, zuccheri o sale. “Il sistema di etichettatura a semaforo è fuorviante, discriminatorio ed incompleto e – afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Si rischia – precisa Prandini – di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di sfavorire elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea, ma anche specialità come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il prosciutto di Parma le cui semplici ricette non possono essere certo modificate. È inaccettabile spacciare per tutela del consumatore un sistema che cerca invece di influenzarlo nei suoi comportamenti orientandolo a preferire prodotti di minore qualità anche perché – continua Prandini – l’equilibrio nutrizionale va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo sullo specifico prodotto. È importante l’impegno dell’Italia affinchè – precisa Prandini – si introduca un sistema diverso “a batteria” che tenga conto dell’insieme della dieta alimentare non si focalizzi sul singolo prodotto”. In questo contesto – conclude Prandini – è giusto non inserire i prodotti a denominazione di origine Dop e Igp per evitare di ingenerare confusioni su prodotti le cui riconosciute caratteristiche spesso  a ricette tramandate da secoli. 
TOP FIVE DIETE NEL MONDO
1) Mediterranea
2) Dash contro l’ipertensione
3) Flexariana, un modo flessibile di alimentarsi
4) Mind che previene e riduce il declino cognitivo
5) Weight watchers, ipocalorica

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 27 Gennaio

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I portafortuna. “Matteo si mangia tutto. In padella pure le sardine” (Libero, 19.1). “Il Pd tassa e insulta. Per la Lega aria di vittoria” (Lucia Borgonzoni, Lega, Libero, 20.1). “Cestinato Di Maio (e domenica salta tutto)” (il Giornale, 22.1). “Se vincono, scoppiano. Se perdono, cadono” (Alessandro Sallusti, ibidem). “Ora trema Conte” (il Giornale, 24.1).“Citofonata a Conte. Salvini, Berlusconi e Meloni chiudono insieme la campagna elettorale con un avviso di sfratto” (il Giornale, 25.1). “La Borgonzoni balla, Zingaretti traballa” (Libero, 25.1). “Il centrodestra sente aria di vittoria e serra le fila per sfrattare la Ditta” (La Verità, 25.1). “Salvini: lunedì governo a casa” (Messaggero, 25.1). “Mandiamoli tutti a casa. Il voto è un’occasione per licenziare la sinistra: da Zingaretti alle Sardine, passando per Conte” (il Giornale, 26.1). “Pd, voto a perdere. Comunque vada, Sinistra alla frutta” (Libero, 26.1). “Progressisti morti viventi” (Vittorio Feltri, ibidem). “Se vince ancora il modello Bonaccini i nostri figli apparterranno allo Stato” (Silvana De Mari, ibidem). Bacioni.

L’elogio. “Iole Santelli è una donna con tanti difetti. Pensate che la conosco da 26 anni e non me l’ha mai data” (Silvio Berlusconi, presidente FI, durante un comizio elettorale a Tropea, 23.1). Voleva fare un complimento a lei, invece l’ha fatto a tutte le altre.

Le belle famiglie. “Mezza famiglia del ragazzo tunisino confessa dei problemi con la legge” (La Verità, 24.1). Resta da spiegare come mai Salvini, anziché citofonarle, non l’abbia candidata in blocco.

Alta cultura. “Questo è un governo di criptochecche con fidanzati di copertura, gente a cui piace prenderlo in quel posto e vuole costringere gli italiani a fare la stessa cosa” (Vittorio Sgarbi, deputato e capolista FI in Emilia Romagna, 5.1). E lui in Forza Italia è quello colto.

Il facilitatore. “Sono veramente felice di essere insieme al nostro candidato presidente Daniele Zanichelli” (Danilo Toninelli, deputato M5S, 20.1). Purtroppo il candidato dei 5Stelle a presidente dell’Emilia-Romagna si chiama Simone Benini, mentre quello indicato da Toninelli è il deputato Zanichelli, che per giunta non si chiama Daniele, ma Davide. A questo punto vien da domandarsi se Toninelli si chiami davvero Danilo.

Slurp. “Nei discorsi di Salvini c’è quella pulizia, spontaneità, quel convinto amore per le terre che visita che penso sia impossibile credere che riesca a fare del male…” (Claudio Borghi, deputato Lega, Twitter, 18.1). È un grande segretario, è un apostolo, è un santo!

Spiriti guida. “Craxi è stato un grande statista, un riferimento. Dopo 20 anni possiamo cominciare a includere quella pagina riformista nel nostro percorso” (Davide Faraone, capogruppo Iv al Senato, il Giornale, 17.1). Astenersi incensurati.

Pompe funebri. “Dice bene Ugo Intini a proposito di ‘Hammamet’: I film anticipano sempre il clima nel paese’… Ma il paese ama superarli in fantasia e truculenza. Un regista che volesse catturare oggi lo spirito del tempo cambierebbe il finale. Ci sarebbero Travaglio e Gomez che prendono a mazzate non un’auto di lusso, ma una bara” (Guido Vitiello, il Foglio, 24.1). Ma trascura una scena ancora più pulp: Vitiello che lecca la salma.

Lo scienziato. “Basta con l’incompetenza se vogliamo salvare Roma” (Maurizio Gasparri, senatore FI, Il Messaggero, 25.1). Aridatece Alemanno, Buzzi e Carminati.

I giureconsulti. “Prescrizione, ecco il lodo Conte. Ira renziana: ‘Incostituzionale’” (il Giornale, 22.1). Comunque vada il lodo Conte, un merito l’ha già avuto: i renziani hanno scoperto la Costituzione.

La Salvinistra. “Contro il proporzionale” (Giovanni Orsina, l’Espresso, 26.1). Evviva, è rinata la Padania!

Cazzullate. “Triste spettacolo: il Pd festeggia il proporzionale” (Aldo Cazzullo, Corriere della sera, 21.1). Per una volta che ne fa una giusta.

Il titolo della settimana/1. “Di Maio addio, ci toccherà rimpiangerlo. Ora il capo è Travaglio” (Piero Sansonetti, il Riformista, 23.1). Uahahahahahah.

Il titolo della settimana/2. “Non si può più nemmeno intervistare Salvini” (Libero, 24.1). Povera stella, oscurato da tutti i media.

Il titolo della settimana/3. “Un’altra sinistra è possibile” (Giorgio Gori, Il Foglio, 20.1). A destra.

Il titolo della settimana/4. “Giorgio Gori, il figlio del Biscione che salverà la sinistra” (Il Riformista, 25.1). Per un nuovo miracolo italiano.

Andrea Scanzi: “Riflessioni sul voto”.

Risultato immagini per emilia alla sinistra

Mercoledì, dopo il sold out del Cazzaro Verde a Bologna, ho parlato a lungo con Bonaccini. Era molto carico e speranzoso, ma anche preoccupato. Giustamente: i sondaggi presagivano gasparri & sgarbi. Ho poi capito Salvini avrebbe fatto una figura da senaldi quando ieri ho visto l’affluenza altissima. L'Emilia Romagna si è fatta desta. Lo avevo intuito anche dalla data di Bologna. C’era un'aria buona, come due anni fa quando riempivo i teatri con Renzusconi, e il teatro non mente mai.

- Salvini ha perso anzitutto per colpa di baracconate tipi la citofonata vile al tunisino o la smargiassata eunuca di Nicola Lodi, il vicesceriffo di Ferrara. Ha esasperato troppo, generando un boomerang che gli è arrivato in faccia. È rimasto così sulle palle a tutti che ha compattato gli oppositori, come Renzi nel 2016. Alzando oltremodo i toni, lui e i suoi hanno terrorizzato anche i “neutrali”, che sono accorsi in massa a votare Bonaccini pur di non votare la Lega e certi squadristi.

- Salvini, ieri sera, ha parlato subito alla plebe per fingersi democratico. Ha pure avuto il coraggio di ricitare Gaber, peraltro male, e nulla mi toglie dalla testa che lo faccia anche per provocarmi (stai fresco, pinolo). E’ stato anche bravino, nella conferenza stampa delle 23.45: vale 40 volte Renzi. Ma non fatevi fregare: era praticamente sicuro di vincere e adesso, come tutti i furbini di successo, giocherà per un po' al De Coubertin e per un po’ alla volpe che non raggiunse l’uva. In realtà sta bestemmiando.

- Salvini ha fatto lo stesso errore che fece Grillo nel 2014, quando per le Europee del #vinciamonoi (sic) alzò a caso i toni e tutti votarono Renzi (no, dico: Renzi...) pur di non avere i “populisti”. Stavolta è scattato lo stesso meccanismo. Se fossi Bonaccini, pagherei da bere a gente come Nicola Lodi. Gli hanno tirato ancor più la volata.

- Sempre a proposito di Nicola Lodi. Tre giorni fa, in una diretta delirante, 'sto fenomeno ha detto: “Vi faremo un culo così. Vi farò male, vi colpirò politicamente. Da lunedì sparirete, tornerete nei meandri da cui siete venuti". Oh, Lodi: detto che con quel fisico da lottatore bonsai di sumo moscio puoi far paura giusto a una cimice morta, mi sa che l’unica cosa a cui continuerai a fare paura sarà lo specchio.

- Le spoglie mortali di sgarbi hanno perso anche questa. Non ne indovina una dalla conferenza di Yalta. Daje!

- La Calabria è riuscita a regalare un mezzo plebiscito a un partito morto come Forza Italia, che in natura non esiste e che in Emilia Romagna ha superato a fatica il 2% (c'mon Sgarbi). Ma quando vi svegliate, ragazzi? Anche l’affluenza non è stata certo all’altezza dell’appuntamento. Purtroppo, in quella splendida regione, coloro che vogliono bene a Gratteri e sognano una politica diversa sono assai attivi sui social, ma nella Calabria reale sono una minoranza sparuta. Game over.

- Sono mesi che dico (potete controllare) nelle dirette Facebook: “I 5 Stelle in Emilia Romagna non vedranno mai il 10% ed è un miracolo per loro se supereranno il 5%”. E giù insulti dai disagiati neuronali. Poveracci. In realtà (tanto per cambiare) non ho che predetto quanto sarebbe accaduto: è un mio vezzo. Esimi 5 Stelle, finché darete retta a quelle seghe mosce che vivono su Facebook e fanno i talebani di questa fava, non andrete da nessuna parte. Dovevate stare fermi un giro (pietosi anche in Calabria) e non presentarvi, ma avete preferito farvi ammazzare seguendo il diktat di di quattro invasati che votano su Rousseau (gli stessi che salvarono Salvini sulla Diciotti) Al netto del fatto che nelle Regionali i 5 Stelle sono forti quanto Mazzarri con l’Atalanta, allo stato attuale il M5S si sta auto-condannando all’irrilevanza anonima.

- Quella in Emilia Romagna è la prima sconfitta pesante di Salvini dal 2018 a oggi. Il cazzaro verde resta forte, ma se il governo Conte 2 (aka Mazinga) bene operasse, Salvini durerebbe meno dei tre capelli rimasti in croce sulla testa di Marattin.

- La Bergonzoni era un candidato forte come Seppi nelle volée.

- Potere al Popolo, in Emilia Romagna (cioè la sua regione teoricamente elettiva), ha preso lo 0.3/0.4%: la finiamo di fingersi stocazzo, compagne & compagni, e ammettiamo una volta per tutte che nel mondo reale non c'è il proletariato che vi aspetta? E basta, su.

- Il governo ora è più forte. Molto più forte. E se non si suicida può operare bene. Quindi si suiciderà, e la cicuta avrà le fattezze inaccettabili della Diversamente Lince di Rignano.

- Bonaccini, dopo la vittoria, ieri (anzi stanotte) mi ha citato sia su La7 che a Rete4 per il mio appello al voto disgiunto (che è stato messo in atto: lo dicono i numeri). Lo ringrazio. Sintetizzando i commenti/battuta di compagna, amici e tanti lettori: “Le sardine, tu e Marco avete salvato il governo”. Troppa responsabilità, bimbi: aiuto!

- Non lo nascondo: è una vittoria che un po’ sento anche mia. Ho scritto il Cazzaro Verde, ci ho messo la faccia, ho fatto lo spettacolo a Bologna quattro giorni prima del voto, mi sono speso per il voto disgiunto. Ho rischiato. Ho preso e prenderò ancora una vagonata di insulti dagli smandruppati che per Salvini han pure digiunato (ahahahahah), ma ne vado fiero: la pavidità la lascio ai senza talento. E visto che porta bene, il Cazzaro Verde cercherò di portarlo a teatro a ridosso del voto – ove sarà possibile – anche nelle regioni dove si voterà a maggio. Viva!

- Perdonate il finale triste, ma tra me e voi il patto è quello della sincerità più brutale. E sia: le elezioni in Emilia Romagna (in Calabria l’esito era scontato da mesi) le sentivo tantissimo. Tantissimo. Poi ho appreso della morte di Kobe Bryant e di sua figlia. E ho capito una volta di più le priorità della vita, nonché il fatto che contiamo molto meno di niente.


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Strage di Viareggio, sul processo incombe la prescrizione. I familiari delle vittime: “Perché indagare allora?” - Ilaria Lonigro

Strage di Viareggio, sul processo incombe la prescrizione. I familiari delle vittime: “Perché indagare allora?”

Già cancellati i reati di incendio e lesioni colpose gravi e gravissime. Su quelli di disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo è attesa, entro l'estate, la Cassazione. Ma se cadesse l'aggravante dell'incidente sul lavoro, anche questi ultimi sarebbero prescritti. Lasciando 32 vittime e le loro famiglie senza giustizia, dopo sette anni di udienze.
La strage di Viareggio potrebbe rimanere senza colpevoli, cancellati dalla prescrizione. Dopo 4 anni di indagini internazionali e 7 anni di udienze, per l’estate è atteso il passaggio in Cassazione, ma potrebbe rimanere senza colpevoli accertati il processo per la morte di 32 persone, tra cui 3 bambini, che persero la vita in seguito all’incendio del 29 giugno 2009, quando un treno carico di gpl deragliò alla stazione versiliese intorno alla mezzanotte e le fiamme avvolsero le strade intorno alla ferrovia. Secondo i giudici della Corte d’Appello di Firenze ci furono omissioni e inadempienze a vari livelli e mancava una valutazione complessiva dei rischi.
La prescrizione ha già cancellato i reati di incendio e lesioni colpose gravi e gravissime. Gli unici capi d’imputazione rimasti, ovvero il disastro ferroviario e l’omicidio colposo plurimo, sono legati al filo dell’aggravante dell’incidente sul lavoro. “L’omicidio colposo sarebbe già prescritto dopo 7 anni e mezzo, ma con l’aggravante dell’incidente sul lavoro si prescriverà il 29 dicembre del 2026. Il disastro ferroviario, invece, il 29 dicembre del 2021″, spiega a ilfattoquotidiano.it l’avvocato Tiziano Nicoletti, tra i legali dei familiari delle vittime. In estate è probabilmente atteso il passaggio in Cassazione ma, se la Suprema Corte non riconoscesse l’aggravante, il processo finirebbe prescritto.
A contestare l’esistenza dell’aggravante ci sono gli avvocati dei condannati, tra i quali anche l’ex amministratore delegato di Ferrovie e Rfi Mauro MorettiMichele Mario Elia (ex ad di Rfi) e Vincenzo Soprano (ex ad di Trenitalia). “Loro – spiega a ilfattoquotidiano.it Gabriele Dalle Luche, uno dei legali dei familiari delle vittime – hanno sempre sostenuto che non si è trattato di un incidente sul lavoro, invece è un principio cardine di questo processo”. Insieme ai tagli alla sicurezza. “La sentenza di appello ha riconosciuto che, nel trasporto di merci pericolose, ci fu un taglio progressivo degli investimenti in tecnologie per la sicurezza, passati da essere 85,6 milioni nel 2006, a 16 milioni nel 2009”, spiega Dalle Luche.
Piagentini: “Se questa è la giustizia, allora meglio non farli i processi.”
“Ancora una volta, la prescrizione diventa non un modo per dettare tempi corretti del processo, ma un colpo di spugna che cancella tutto. Pensiamo al processo anche da un punto di vista economico, se vogliamo vederla così: 10 anni tra indagini e processo; per i 3 anni e mezzo del primo grado è stato prenotato un polo fieristico; poi avvocati, magistrati, periti, tribunali impiegati, e alla fine si dice “signori miei tutti a casa, perché si prescrive”. Se questa è la giustizia, allora meglio non farli i processi”, commenta Marco Piagentini, presidente del Mondo che Vorrei, l’associazione dei familiari delle vittime.
“Sono l’unico agli arresti domiciliari.”
Oltre ad aver perso la moglie Stefania Maccioni e due dei suoi tre figli, Luca e Lorenzo, di 4 e 2 anni, quella notte l’uomo riportò ustioni sul 98 per cento del corpo. Ma il reato di lesioni colpose plurime gravi e gravissime è caduto in prescrizione, proprio come l’incendio colposo. “L’ustione non è una frattura che guarisce, purtroppo. Ad oggi ci sono delle lacerazioni che permangono. Io in quel processo sono l’unico che è agli arresti domiciliari: l’estate la passo così. Non avendo più il derma normale, se mi espongo alla luce del sole rischio tumori alla pelle. Ma se pure l’incendio è andato prescritto, 32 persone di cosa sono morte?”, chiede Marco Piagentini.
Il Comitato Nazionale: “La prescrizione si fermi alla fine delle indagini.”
L’Aquila, Thyssenkrupp, San Giuliano di Puglia, Moby Prince, Viareggio, Ilva: sono alcuni dei disastri rappresentati nel Comitato Nazionale “Noi non dimentichiamo”, che chiede che la prescrizione termini alla fine delle indagini, in caso di disastri colposi. “La prescrizione è giusto che intervenga nei reati che non interessano la pubblica società. Ma nei disastri colposi è nell’interesse di tutti sapere la verità e i processi devono essere celebrati. Come nel processo Eternit, un esempio clamoroso: il picco di morte – ricorda Piagentini – arriverà forse tra qualche anno e noi abbiamo già la prescrizione intervenuta, una cosa assurda. Viareggio, Rigopiano, ponte Morandi: che li iniziamo a fare i processi?”.
La prescrizione va abolita definitivamente, serve solo ad allungare i processi e lasciare i colpevoli in libertà.
E' una vergogna legalizzata.
C.