sabato 15 febbraio 2020

Agcom multa la Rai per 1,5 milioni di euro: “Violate indipendenza, imparzialità e pluralismo”. Pd: “Grave, via Salini e i vertici”.

Agcom multa la Rai per 1,5 milioni di euro: “Violate indipendenza, imparzialità e pluralismo”. Pd: “Grave, via Salini e i vertici”

L'Autorità ha diffidato l'azienda a cessare immediatamente i comportamenti contestati, anche al fine di consentire la verifica del corretto utilizzo delle risorse pubbliche (canone) e private (pubblicità) per il finanziamento delle attività e della programmazione di servizio pubblico.
Multa da 1,5 milioni di euro per la Rai. Il Consiglio dell’Agcom ha accertato, con due diverse delibere, alcune violazioni degli obblighi di contratto di servizio da parte della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. In particolare, in merito a numerosi episodi riguardanti la programmazione diffusa dalle tre reti generaliste, l’Autorità ha accertato il mancato rispetto da parte di Rai dei principi di “indipendenza, imparzialità pluralismo”. L’Agcom – si legge in una nota – ha inoltre accertato il mancato rispetto dei principi di non discriminazione e trasparenza, in relazione al pricing effettivamente praticato, dalla concessionaria Rai, nella vendita degli spazi pubblicitari.
Il Pd chiede le dimissioni di Salini e dei vertici Rai – “La pronuncia (e multa) di Agcom sulla Rai dice cose chiare e gravi. Se si aggiunge la trasferta sanremese il quadro è completo. Cambiare e cambiare velocemente è l’unica via”, ha scritto su Twitter il vicesegretario Pd Andrea Orlando. Il vicecapogruppo dem alla Camera Michele Bordo è andato oltre tornando a chiedere le dimissioni dell’amministratore delegato: “A Salini”, ha dichiarato, “non resta che valutare la propria permanenza al vertice dell’azienda così come la permanenza degli attuali vertici dell’informazione. Le ripetute violazioni del contratto di servizio, accertate dall’Agcom e richiamate più volte in questi mesi, rappresentano una doppia beffa ai danni della qualità dell’informazione Rai per i cittadini che dovranno anche pagare la multa visto che ne sono azionisti attraverso il governo. Per Salini e per il management è l’ora della verità”. Per il deputato di Italia viva Michele Anzaldi siamo di fronte a “una sanzione senza precedenti”: “E’ la conseguenza inevitabile di quanto vado denunciando da mesi con esposti, interrogazioni, dichiarazioni: questa Rai rappresenta uno dei punti più bassi mai raggiunti dall’informazione del servizio pubblico”.
Per il Movimento 5 stelle ha parlato il vicepresidente della commissione di Vigilanza Rai Primo Di Nicola: “La notizia della sanzione alla Rai da parte dell’Agcom è molto grave”, ha detto, “ma altrettanto grave è che la stessa Agcom dia notizia della multa per gravi violazioni del contratto di servizio pubblico senza indicare le trasmissioni a cui si riferisce. Che nell’azienda pubblica ci siano dei problemi non è una novità e noi li abbiamo denunciati. Ma questa sortita dell’Authority e le divisioni interne che emergono sulla decisione presa destano preoccupazione e allarme. Aspettiamo che Agcom fornisca la documentazione dettagliata sulla vicenda. Dopodiché come MoVimento 5 Stelle faremo le nostre valutazioni. Sulla Rai non accettiamo giochetti. La par condicio è fondamentale, ma dall’Authority vogliamo sapere chi l’ha violata e come”.
La sanzione “per l’ampiezza e la durata delle infrazioni” – L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, si legge sempre nella nota ufficiale, ha deciso di irrogare la sanzione, in ragione dell’ampiezza e della durata delle infrazioni, ma tenendo conto di alcune iniziative ripristinatorie. Ha votato contro il commissario Mario Morcellini, mentre si è astenuto il commissario Francesco Posteraro. “Mi sono astenuto perché ritengo che le violazioni riscontrate non siano di gravità tale da richiedere l’irrogazione di una sanzione”, ha detto all’Ansa Posteraro. L’Autorità ha poi diffidato la concessionaria pubblica chiedendo che elimini, nella vigenza del contratto di servizio 2018-2022, le violazioni e gli effetti delle infrazioni accertate, adottando specifiche misure volte a garantire il rispetto degli obblighi e a evitare il ripetersi delle violazioni in futuro, richiamando l’importanza della responsabilità editoriale pubblica della concessionaria.
“Nella vigilanza della missione di servizio pubblico”, ha precisato ancora Agcom, “non sono le singole fattispecie, su cui la società ha spesso messo in atto azioni ripristinatorie o correttive, a rilevare ma l’effetto che tali condotte hanno generato e potrebbero generare sui valori della collettività e i diritti dei cittadini, nonché sul valore di utilità pubblica e sociale del canone del servizio della concessionaria”. L’Autorità ha inoltre accertato, all’unanimità, il mancato rispetto dei principi di non discriminazione e trasparenza, in relazione al pricing effettivamente praticato, dalla concessionaria, nella vendita degli spazi pubblicitari. Di conseguenza, l’Agcom ha diffidato la Rai a cessare immediatamente i comportamenti contestati, anche al fine di consentire ad Agcom la verifica del corretto utilizzo delle risorse pubbliche (canone) e private (pubblicità) per il finanziamento delle attività e della programmazione di servizio pubblico.
L’azienda: “Stupore per la decisione” – Poco dopo la notizia delle delibere, la Rai ha diffuso una nota per ribadire che “prende atto con grande stupore delle decisioni del Consiglio di oggi dell’Autorità”. L’azienda ha quindi difeso il proprio operato: “Nel riservarsi di esaminare in dettaglio il provvedimento quando sarà notificato, Rai non mancherà di rappresentare nelle opportune sedi la correttezza del proprio operato in coerenza con il ruolo assegnatole dalle leggi, anche da quelle che tutelano l’autonomia dei giornalisti”. E ancora: “Il Servizio pubblico resta sempre impegnato, anche nella presente complessa congiuntura, nella tutela della libera informazione e nella rappresentazione corretta del dibattito presente nel Paese a beneficio in primo luogo dei cittadini che pagano il canone, tutto ciò sempre nel più scrupoloso rispetto delle norme cui è sottoposto”. Quindi la nota conclude: “Il Servizio pubblico resta sempre impegnato, anche nella presente complessa congiuntura, nella tutela della libera informazione e nella rappresentazione corretta del dibattito presente nel Paese a beneficio in primo luogo dei cittadini che pagano il canone, tutto ciò sempre nel più scrupoloso rispetto delle norme cui è sottoposto”.

Amenità.





Un anno bullissimo - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 15 Febbraio.

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Da quando ha abbandonato per sempre la politica, Renzi è un uomo d’affari che bada al sodo: cioè al soldo. Almeno finché troverà qualche fiera di paese o sagra della porchetta disposta a pagarlo per dire le stesse fesserie che prima, quando era un politico, diceva gratis. Quindi interrogarsi sulle sue idee, principi, programmi, riforme, o sulla partecipazione dei suoi al Consiglio dei ministri non è sbagliato: è inutile. La cosiddetta Italia Viva non è un partito: è una ditta a conduzione familiare con più ministri, sottosegretari, deputati, senatori, capigruppo, capidelegazione, capicommissione, dirigenti, tesorieri e nominati statali e parastatali che elettori. E la totale assenza di elettori, esiziale per qualsiasi partito, per una ditta è manna dal cielo.

Immaginate che fine farebbe, se fosse ancora in politica, Renzi dopo aver così lodato ieri su Facebook l’amico Macron, quello che in Francia non può più mettere il naso fuori dall’Eliseo perché se no lo linciano: “Macron che va sui ghiacciai del Monte Bianco a sottolineare l’urgenza della grande battaglia sul climate change fa una cosa giusta. Noi siamo con lui e con tutti quelli che hanno a cuore il futuro del Pianeta. Senza ideologia, ma concretamente. Continuo a pensare che servano leader capaci di guardare al futuro, non solo al giorno dopo giorno”. Detto da chi s’è opposto persino alla plastic tax e ha votato per l’inquinantissimo Tav Torino-Lione, è roba da perdere tutti gli elettori in un colpo solo: ma lui non ne ha e non corre pericoli. Nemmeno quando scrive che “il Lodo Conte è incostituzionale secondo i principali esperti (Briatore e Lele Mora, ndr). Cercheremo di cambiarlo in Parlamento prima che venga bocciato dalla Corte Costituzionale come già avvenuto alla legge Bonafede”. La Bonafede non è stata affatto bocciata: la Consulta ha ribaltato 30 anni di giurisprudenza costante per contestare l’interpretazione “retroattiva” data dai giudici a una norma sull’esecuzione delle pene.
E finora l’unico leader giallorosa ad aver firmato leggi incostituzionali è proprio Renzi, per la precisione tre: il Jobs Act, la riforma Madia della PA e l’Italicum. Figurarsi poi che gli farebbero i suoi eventuali elettori se gli sentissero dire che “Conte è il massimo esperto nel cambiare maggioranze” (è ciò che accade nel sistema proporzionale voluto da Renzi col Rosatellum e, se abbiamo il governo Conte-2, è grazie alla fiducia dei renziani) e “il tono di Conte è sbagliato, ma ai falli da dietro del premier rispondiamo senza falli di reazione” (dopo che in tre giorni ha votato tre volte con le destre contro il suo governo).

Come i bulli sui campetti di periferia, che entrano a gamba tesa sull’avversario e poi si rotolano per terra per ingannare l’arbitro. Ora se un politico dice una cosa e fa l’opposto – tipo farsi eleggere nel Pd e poi tentare (invano) di distruggerlo, patrocinare un governo per poi impallinarlo, promettere di abolire la prescrizione dopo il primo grado e poi difenderla quando Bonafede la abolisce dopo il primo grado – rischia di incontrare uno che l’ha votato e gli sputa in faccia o gli mette le mani addosso. Ma questo rischio gli uomini d’affari non lo corrono: a nessuno verrebbe in mente di chiedere loro coerenza, ma solo fatturati e utili netti. E, da questo punto di vista, Renzi è irreprensibile. Nel gennaio 2018 esibì in tv un estratto conto da 19 mila euro. Ora, due anni dopo, dichiara un milione di euro annui, fra stipendio di senatore e conferenze a gettone. S’è comprato una villa senza avere i soldi, ma glieli ha prestati la mamma di un amico casualmente nominato da lui a Cdp, poi li ha restituiti grazie ai 500 mila euro avuti da Lucio Presta per l’imperdibile documentario su Firenze che il Nove ha pagato 20 mila (il resto mancia).

Ora però il guaio è che Italia Viva sfugge ai radar e ai sondaggi. Ed è viva solo in questo Parlamento, grazie ai voti fregati al Pd, e sui media che intervistano questi noti frequentatori di se stessi un giorno sì e l’altro pure, grazie agli editori a suo tempo beneficati dal renzismo. Dunque, per restare viva, deve sabotare il governo Conte giorno e notte, sennò nessuno si accorge che esiste. Ma deve pure evitare di farlo cadere, altrimenti possono accadere tre cose, che la trasformerebbero in Italia Morta.
1) Arrivano i “responsabili” da FI e i renziani diventano peli superflui anche nell’unico luogo dell’universo – il Senato – dove sono decisivi.
2) I renziani affezionati al governo ma soprattutto alla poltrona per altri tre anni diventano “responsabili” anticipando i forzisti in fuga e mollando Renzi a giocare a briscola con la Boschi, la Bellanova e Marattin.
3) Il governo cade, Conte brutalizza Renzi in Senato come ad agosto l’altro Matteo (siamo pronti con i pop corn) e si torna al voto. Soluzione esiziale per molti motivi fuorché per uno: almeno un Matteo su due ce lo leveremmo dalle palle, sempre per via di quel problemuccio dell’assenza di elettori.

Infatti è bastato che l’altroieri il padrone Conte tirasse un po’ il guinzaglio perché il chihuahua tornasse a cuccia e smettesse di ringhiare. Ora il partito-ossimoro annuncia che voterà tutto quel che giurava di non votare né ora né mai: riforma Bonafede del processo, lodo Conte-bis e, se del caso, pure tris e quater. Per un politico sarebbe una figura barbina, ma per un uomo d’affari è tutto fatturato: tra poco arrivano le nomine, 400 posti in palio con relative prebende, guai se la ditta resta a bocca asciutta proprio sul più bello. Naturalmente la tregua durerà un paio di giorni, poi il bullo e i bulletti ricominceranno a bulleggiare. Così, se al loro posto arriveranno i “responsabili”, anche i moralisti più intransigenti tireranno un sospiro di sollievo. Oggi, grazie a Renzi, persino Scilipoti ha un suo perché.


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venerdì 14 febbraio 2020

Della serie: "Come invecchiare restando bella dentro e fuori, senza ritocchi."

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"Ho scelto la solitudine per difendermi. Mi preservo dall'umanità che mi circonda, da questa umanità rumorosa e invadente. Vivo circondata da animali, alberi, fiori. Ho cavalli, asini, montoni, capre, maiali, galline, anatre, oche, piccioni. Poi, naturalmente, cani e gatti. Non so neppure quanti sono...
Mi sento molto più vicina alla natura e agli animali piuttosto che all'uomo. Confesso che detesto la gran parte della specie umana. Ho sposato la causa degli animali per dare finalmente un senso alla mia esistenza quaggiù. Sto tentando di spiegare all'uomo che le crudeltà inferte agli animali sono indegne, inaccettabili, disumane appunto...
Me ne fotto che il mondo si ricordi della divina B. B., che divina non è stata per niente".


B.B.


La loro nascita è scritta nella geometria orbitale. - Giuseppe Fiasconaro

Utilizzando l’imaging diretto e simulazioni al computer, una squadra internazionale di astronomi è riuscita a determinare che la geometria dell’orbita di 27 tra esopianeti giganti gassosi e stelle nane brune è diversa: circolare per i primi, più ellittica per le seconde. Questo viene interpretato come indicatore di un meccanismo di formazione differente, nonostante la similitudine in massa dei due tipi di corpi.
Immagine del sistema binario che contiene la nana bruna Gj 504 B (ingrandita nel riquadro in alto), ottenuta dalla telecamera Nirc2 del telescopio Keck II. La stella è lontana circa 40 volte la distanza terra-sole dalla sua stella ospite (la cui posizione è contrassegnata da una “x”) e ha un periodo orbitale di circa 240 anni. Il team è stato in grado di tracciare parte dell’orbita per vincolarne la forma. Crediti: Brendan Bowler (UT-Austin) / WM Keck Observatory
Le chiamano stelle fallite, una classe di oggetti più massicci dei pianeti giganti – hanno masse comprese tra le 13 e le 75 masse gioviane – non abbastanza, però, da accendere la fusione nei loro nuclei per brillare come vere stelle. Sono le nane brune, stelle per le quali oggi, attraverso imaging diretto, è possibile distinguerne la loro natura stellare in un sistema binario da quella di un pianeta con il quale condividono diverse caratteristiche, compresa la bassa luminosità. Tuttavia, il loro meccanismo di formazione, e ciò che lo differenzia rispetto a quello di esopianeti giganti gassosi, non è ancora ben chiaro.
Adesso, una squadra di astronomi guidata da Brendan Bowler dell’Università del Texas, ad Austin, utilizzando la tecnica dell’imaging diretto con il telescopio Keck Observatory e il Subaru Telescope, nelle Hawaii, oltre a simulazioni al computer, è riuscito a venirne a capo. «Un modo per arrivare a questo è studiare la dinamica del sistema, ovvero guardare le orbite», afferma Bowler.
E proprio studiando le orbite che alcune nane brune ed esopianeti giganti gassosi compiono attorno alle loro stelle ospiti in 27 sistemi, il team ha trovato una differente eccentricità di queste orbite – una misura di quanto essa sia circolare o allungata – nei due tipi di oggetti. Secondo i ricercatori è la chiave per comprendere il differente meccanismo di formazione di questi compagni delle loro stelle ospiti. «Anche se questi compagni hanno milioni di anni, l’impronta di come si sono formati è ancora codificato nella loro eccentricità odierna», dice a questo proposito Eric Nielsen, ricercatore all’Università di Stanford e membro del team.
Utilizzando la telecamera nel vicino infrarosso Nirc2 del telescopio Keck II del Keck Observatory, nonché il telescopio Subaru, il team di Bowler ha prima scattato immagini di pianeti giganti e nane brune mentre questi orbitano attorno alle loro stelle.
Orbite di 9 dei 27 corpi celesti, tra nane brune ed esopianeti giganti gassosi, che Bowler e il suo team hanno ottenuto tramite simulazioni. Crediti: Brendan Bowler (UT-Austin)
A questo punto, considerato che questi oggetti sono così distanti dalle loro stelle ospiti che un’orbita può richiedere anche centinaia di anni, per studiare le loro orbite hanno utilizzato un software, chiamato orbitize!, che usa le leggi del moto di Keplero per identificare quali tipi di queste orbite siano coerenti con le posizioni misurate, e quali no.
Il codice –  ovvero il software di simulazione –  genera diverse possibili orbite per ciascun corpo celeste. In particolare, il leggero movimento di ogni pianeta gigante o nana bruna forma un insieme di possibili orbite. Più piccolo è l’insieme, più gli astronomi si avvicinano alla vera orbita del compagno. E più immagini dirette di ciascun oggetto possiedono mentre esso orbita, più perfezioneranno la forma dell’orbita.
«Piuttosto che aspettare decenni o secoli affinché un pianeta completi un’orbita, possiamo ottenere dati in intervallo temporale più breve con misurazioni di posizione molto accurate», spiega Nielsen. «Una parte di orbitize!, che abbiamo sviluppato appositamente per adattarsi alle orbite parziali, ci ha permesso di trovare orbite anche per i compagni di più lungo periodo».
Distribuzione dell’eccentricità orbitali di pianeti giganti e nane brune. Un valore di 0,0 corrispondente a un’orbita circolare, mentre un valore  vicino a 1,0 è un’ellisse appiattita. Crediti: Brendan Bowler (UT-Austin)
Come si evince nel grafico accanto, il risultato principale di questo studio, pubblicato sulla rivista Astronomical Journal,  è che le geometrie delle orbite per i pianeti giganti e per le nane brune sono significativamente diverse: circolari per i primi, più ellittiche per le seconde.
Dati che i ricercatori interpretano con un diverso meccanismo di formazione: dal disco appiattito di gas e polvere che ruotava attorno alla stella ospite, per i giganti gassosi; da uno dei addensamenti di gas e polvere in cui si è divisa una nube più grande prima di collassare, per le nane brune. L’altro addensamento ha poi formato la stella ospite di un sistema binario.
In futuro, campioni più grandi e un monitoraggio continuo dell’orbita aiuteranno i ricercatori a stabilire se queste distribuzioni di eccentricità siano correlate ad altri parametri come la massa della stella ospite, la molteplicità e l’età.

Caso Palamara, Csm e Anm fanno sparire l’indagine. - 7 gennaio 2020 - Giovanni Altoprati

Caso Palamara, Csm e Anm fanno sparire l’indagine

E tre. Sparita dai radar l’indagine della Procura di Perugia, perse le tracce del procedimento disciplinare del Csm, anche la decisione dei probiviri dell’Anm sulle toghe coinvolte nel caso “Palamara” è finita nel cassetto. Dal Palazzaccio di piazza Cavour, sede dell’Anm, non si hanno da mesi più notizie sullo stato del fascicolo per violazione del codice etico aperto a carico dei magistrati coinvolti nelle cene dello scorso maggio con i deputati del Pd Cosimo Ferri, ora Italia viva, e Luca Lotti, dove si discuteva delle nomine di alcune Procure, iniziando da quella di Roma. Gli incontri romani fra toghe e politici furono registrati tramite il Trojan installato nel cellulare dell’ex presidente dell’Anm e membro del Csm, Luca Palamara, sotto indagine a Perugia dal 2018 per corruzione. Secondo l’accusa, Palamara avrebbe ricevuto denaro e benefit in cambio della nomina, non avvenuta, di Giancarlo Longo a procuratore di Gela.
Era il 5 giugno quando il Comitato direttivo centrale dell’Anm decise all’unanimità di deferire al collegio dei probiviri i magistrati investiti dalla bufera scaturita dall’indagine della Procura del capoluogo umbro. Venne anche diramato un comunicato: il Comitato, «deferisce al collegio dei probiviri, cui spetterà di verificare la sussistenza di violazioni del codice etico, i colleghi Luca Palamara, Cosimo Ferri, Luigi Spina, Antonio Lepre, Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli e Gianluigi Morlini, riservandosi di deferire altri colleghi che risultassero coinvolti nella medesima vicenda o in altre simili». Trascorsi sei mesi da allora, il nulla. I cinque ex consiglieri, costretti alle dimissioni, sono da tempo tornati in servizio nei rispettivi uffici. Spina, indagato per rivelazione del segreto e favoreggiamento nei confronti di Palamara, è addirittura procuratore facente funzioni a Castrovillari, una delle Procure più impegnate sul fronte del contrasto all’ndrangheta.
L’inerzia dell’Anm non ha molte giustificazioni. Il procedimento disciplinare per violazione del codice etico è di prassi molto rapido. La particolare natura del giudizio disciplinare associativo riguarda, infatti, esclusivamente violazioni delle regole associative, senza alcuna censura di carattere morale, ma con un giudizio solamente giuridico. È un procedimento celere, in ragione dei diritti associativi in gioco, e non necessita della conclusione di altri procedimenti, ad esempio penali, aperti nei riguardi degli interessati. La decisione dei probiviri è poi sottoposta al voto del Comitato direttivo centrale, che può anche decidere, nei casi estremamente gravi, di espellere il magistrato dall’Anm. Considerati i tempi, sarà molto però difficile che si arrivi ad una qualsiasi decisione. L’attuale Comitato direttivo centrale terminerà il mandato fra poche settimane. Le elezioni per il suo rinnovo sono state già fissate per il prossimo 22 marzo. A febbraio scadrà il termine per la presentazione delle candidature fra i rappresentanti delle varie correnti.
Di questa vicenda, quindi, l’unico che al momento ha avuto “contraccolpi” è stato Palamara, dallo scorso autunno in “ferie forzate”. Sospeso dal servizio e con lo stipendio ridotto, l’ex presidente dell’Anm attende la decisione delle Sezioni unite della Cassazione sul provvedimento cautelare disposto dalla sezione disciplinare del Csm. La tesi di molti commentatori secondo cui l’indagine di Perugia non sarebbe stato altro che un pretesto per il ribaltone degli equilibri all’interno magistratura associata prende sempre più corpo.  Travolta Magistratura indipendente, la corrente di destra della magistratura e di cui facevano parte tre dei cinque consiglieri dimissionari, destinata alla scomparsa Unicost, la corrente di Palamara, l’asse vincente per i prossimi anni sarà quindi quello Davigo-Magistratura democratica. Con la massima soddisfazione del ministro Alfonso Bonafede, il primo supporter dell’ex pm di Mani pulite.
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Questo è un grave episodio di corruzione, perché vuol dire che qualcuno, con metodi molto poco ortodossi, ha ordinato di non procedere per impedire a qualche uccellin di bosco di "cantare".
C.

Salvini alla sbarra. - Tommaso Merlo



Il processo a Salvini permetterà al paese intero di capire meglio che uomo e che politico sia davvero. I giudici analizzeranno i comportamenti di Salvini sulla vicenda Gregoretti e da questi emergerà la verità su come Salvini interpreti il suo ruolo politico e quindi la democrazia. Informazioni utilissime per comprendere i rischi che corre l’Italia a finire un domani nelle sue mani. Quello della Gregoretti non è stato un rapimento, Salvini se la caverà e i suoi figlioletti possono stare tranquilli che il loro papino continuerà a bighellonare libero per l’Italia a sparar baggianate. Ma quello della Gregoretti è stata una crisi politica seria che ha visto il Salvini Ministro dell’Interno scontrarsi con altre istituzioni e perfino con Conte. Una crisi politica e istituzionale avvenuta nel pieno del suo delirio di onnipotenza estivo, quando a furia di bagni di folla e processioni di selfie, Salvini ha progressivamente perso il controllo fino a tentare il maldestro colpo di mano. Ai tempi della Gregoretti Salvini era convinto di avere l’Italia in pugno, era all’apice della sua parabola e quindi nella vicenda Gregoretti ha espresso senza freni la sua vera essenza personale e politica. E se davvero emergerà che Salvini ha calpestato norme, prassi e istituzioni, se davvero emergerà che ha imposto illecitamente il suo potere, allora si avrà la dimostrazione di come Salvini sia un uomo e un politico inadatto a governare il paese se non addirittura pericoloso. È questo il rischio che corre Salvini col processo. Un rischio tutto politico. Anche perché tali comportamenti illeciti, Salvini non li avrebbe commessi come blatera lui per salvare i confini nazionali da chissà quale invasore, ma per bieca propaganda. Per spacciarsi come uomo forte e unico paladino della sovranità. Per conquistare il potere. Per tornaconto. Motivazioni ancora più inquietanti. Dal processo emergerà poi il profilo umano di Salvini. Che valore davvero dà alla vita e al dolore degli esseri umani che non sono della sua parrocchia. A parole Salvini ha sempre negato il suo spargere odio e cinismo verso gli stranieri. Ha slinguato rosai e brandito vangeli. Dal processo si conosceranno circostanze concrete che dimostreranno la sua vera sensibilità e i suoi veri valori. Fatti, non chiacchiere. Una volta alla sbarra, se davvero verrà dimostrato che Salvini l’ha fatta fuori dal vaso, il suo declino politico potrebbe accelerare bruscamente. I suoi fans last minute potrebbero rinsavire. E cioè tutti quei milioni di elettori che negli ultimi anni si sono accodati al Carroccio potrebbero rendersi conto della cantonata che stanno prendendo e che è davvero masochistico buttare via altri anni dietro all’ennesimo messia de noialtri. Se dal processo emergeranno infine comportamenti gravi, il fronte anti Salvini si potrebbe compattare ulteriormente e questo per impedire che il paese finisca nelle mani di una uomo e di un politico non solo inadatto a governare ma addirittura pericoloso.

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