giovedì 3 giugno 2021

Vaccini, da oggi campagna aperta a tutti. Ecco come ci si può prenotare Regione per Regione.

 

Al via la fase della campagna di vaccinazione di massa, forte di venti milioni di dosi che arriveranno questo mese. Somministrazioni anche in azienda.

I punti chiave


È una sorta di “fine corsa” per la vaccinazione sulla base delle fasce di età, un sistema in parte già superato da alcune regioni con gli Open Day destinati ai più giovani. Al via invece la fase della campagna di vaccinazione di massa, con vaccinazioni a tappeto che potranno contare su venti milioni di dosi in arrivo questo mese (per dare l’idea da fine dicembre a fine maggio sono state consegnate 33 milioni di dosi). Da giovedì 3 giugno, dunque, secondo le indicazioni contenute in una circolare del commissario per l’Emergenza coronavirus Figliuolo, si allarga la “platea vaccinale”: chiunque vorrà vaccinarsi potrà farlo. Saranno utilizzati tutti i punti di somministrazione possibili (allo stato attuale sono 2662), a cui si aggiungeranno sempre da giovedì i 212 punti di somministrazione in azienda.

Scatta il “liberi tutti” per le Regioni.

Per le regioni è una sorta di “liberi tutti”: i sistemi di prenotazione dovranno allinearsi a questa novità. Anche in questo caso, tuttavia, le amministrazioni si muovono on ordine sparso. Alcune daranno la priorità ai 12-15enni, come l'Emilia Romagna, la Sicilia apre alle prenotazioni degli over-16, la Lombardia punta sulla fascia 12-29. Figliuolo ha chiesto di raggiungere «la massima copertura possibile di tutta la popolazione studentesca» prima del ritorno sui banchi di scuola a settembre.

Friuli Venezia Giulia.

In settimana la regione aprirà la prenotazioni a tutte le fasce di età.

Alto Adige.

Dal 3 giugno le prenotazioni per le vaccinazioni saranno possibili anche per gli altoatesini dai 16 ai 18 anni.

Valle d’Aosta, Open Day AstraZeneca.

Il 2 giugno c’è stato l’Astra Open Day, a cui hanno potuto aderire tutti i cittadini di età superiore ai 18 anni.

In Lombardia prenotazioni per fascia 12-29.

Dalle ore 23 di mercoledì 2 giugno tutti i lombardi appartenenti alla fascia 12-29 potranno prenotare la propria vaccinazione. È quanto ha fatto sapere la vicepresidente della Regione Lombardia e assessore al Welfare, Letizia Moratti. «Potranno accedere al portale di Poste tutti coloro che hanno già compiuto i 12 anni - ha spiegato Moratti -. Come indicato da Aifa a questo target di popolazione sarà somministrato il vaccino Pfizer. L’inizio della possibilità di prenotarsi a partire dalle ore 23 è motivato dall’allargamento del target ai 12 anni e non ai 16 come precedentemente previsto».

Piemonte: aperte le prenotazioni per gli over 30.

Dal 2 giugno sono state aperte le prenotazioni per le persone con più di 30 anni (inclusi i nati nel 1991) e dal 3 giugno quelle per i giovani con più di 18 anni compiuti. Sono 100mila le vaccinazioni previste in azienda. Il Piemonte si muove per dare la priorità alle montagne. «In alta Valsesia, la prima vallata che ha aderito alla nostra campagna, sono già più di mille le persone vaccinate e nei giorni scorsi alle vette vercellesi si sono aggiunti molti altri territori impegnati nella vaccinazione delle varie fasce della popolazione», hanno messo in evidenza il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, il vicepresidente e assessore alla Montagna Fabio Carosso e l'assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi. «Ora proseguiamo entrando nel vivo con un fitto calendario che ci permetterà, come da programma, di completare nella settimana del 14 giugno le vaccinazioni necessarie a rendere le nostre montagne un luogo sicuro per chi lo vive ogni giorno, ma anche per accogliere i tanti turisti che amano le vette piemontesi. Un grazie particolare alle Asl e ai nostri sindaci, che si sono già attivati per sensibilizzare i loro cittadini e ad aiutare coloro che ne avessero necessità ad aderire alla campagna sul portale regionale». La campagna del Piemonte “Montagne Covid free” rientra nel Piano vaccinale nazionale e richiama quanto previsto dalla circolare del 5 maggio 2021, trasmessa alla Conferenza delle Regioni da Figliuolo, sulle aree isolate e più difficilmente raggiungibili.

Liguria ferma per ora ai quarantenni.

Dal 31 maggio è partita la seconda chiamata volontaria per gli over 18 per il vaccino Astrazeneca e Johnson&Johnson promossa dalla Regione. Al momento la chiamata alle vaccinazioni è per i quarantenni.

Emilia Romagna, priorità ai teenager.

Dal 7 giugno in Emilia-Romagna aperture ravvicinate di prenotazioni del vaccino per fasce d’età, con priorità (dopo gli over 40) per i teen-ager. Il 7 e l’8 giugno si potranno infatti prenotare ragazzi tra 12 e 19 anni, prima ancora di over 30 e over 20. Una scelta precisa, ha spiegato la Regione, che va nella direzione di arrivare all’inizio dell’anno scolastico, a settembre 2021, con tutto il mondo della scuola vaccinato con prima e seconda dose, non solo insegnanti e collaboratori, ma anche quanti più ragazze e ragazzi possibili. Queste le altre date per lo scaglionamento di prenotazione per fasce d’età in regione: 9 e 10 giugno tocca ai 35-39enni; 11, 12 e 13 giugno spazio alla fascia 30-34; 14 e 15 giugno sono i giorni per chi ha tra i 25 e i 29 anni e infine dal 16 al 18 giugno si chiuderà con i 20-24enni. La vaccinazione dei ragazzi fragili tra i 12 e i 15 anni, che fino a ieri non potevano accedere a nessun vaccino, sarà invece gestita in maniera prioritaria e immediata dalle Asl già a partire da questi giorni, sottolinea la Regione, Asl che si faranno carico di chiamare direttamente questo target.

Lazio continua con gli Open Day AstraZeneca.

Dal 3 giugno il Lazio parte con la vaccinazione nelle aziende, e continua a organizzare “open day” per gli over 18 con AstraZeneca. Rimangono le convocazioni per età (si è arrivati fino al 1981, le prossime saranno per i nati dopo il 1982). Per gli over 12 la prenotazione sarà dal pediatra.

L’Abruzzo apre alla vaccinazione dei 16enni.

Dal 3 giugno tutti i cittadini che abbiano compiuto 16 anni potranno prenotarsi per il vaccino. La piattaforma sarà attiva dalle ore 14. Per la fascia di età tra i 12 e i 15 anni, invece, si attendono le indicazioni operative da parte della Struttura Commissariale.

Molise: dal 5 giugno la fascia 20-29.

Prenderanno il via il 3 giugno le adesioni alla campagna vaccinale per la fascia d’età 39-30 anni, mentre per quella che va dai 29 ai 20 le adesioni potranno essere inoltrate a partire da sabato 5 giugno.

Marche: già aperti slot dai 40 anni in su.

La regione ha aperto da vari giorni lo slot di prenotazione dai 40 anni in su (oltre alle altre fasce di età). Da domenica 30 maggio sono scattate le prenotazioni senza limiti di età (ma dai 16 anni in su) per persone con comorbidità. Dal 2 giugno e fino al 6 possono andare a vaccinarsi i maturandi, circa 14mila ragazzi, senza prenotazione, seguendo però l’ordine alfabetico.

Umbria, tocca ai cinquantenni.

Le pre adesioni sono state aperte a tutti fino ai 18 anni. Proseguono le vaccinazioni per le fasce d’età: tocca ai cinquantenni.

Toscana, il 7 giugno aprono le prenotazioni per chi ha 16 anni.

Già aperte le prenotazioni dei nati fino al 1983. La prenotazione per chi ha 16 anni compiuti ed è residente in inizierà il 7 giugno.

In Veneto dal 3 giugno liberi tutti, al via over 12.

«Dal 3 giugno via libera a tutti con l’apertura dell’agenda per le vaccinazione dai 12 ai 39 anni». Lo ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia spiegando che saranno disponibili «700 mila prenotazioni, con agenda aperta fino al 4 agosto». Annunciato anche l’arrivo di 1.092.000 dosi entro la fine del mese,

Dal 3 giugno in Puglia prenotazioni aperte ad under 40.

La Regione Puglia darà attuazione alla circolare del commissario straordinario per l’emergenza Covid aprendo a tutte le fasce di età vaccinabili la prenotazione per il vaccino negli hub della Puglia a partire da giovedì 3 giugno. Quindi, da giovedì prossimo anche gli under 40 potranno prenotarsi. La fascia di popolazione compresa tra i 39 e i 16 anni età è pari a un milione di persone circa. Per non sovraccaricare i canali telematici e telefonici di prenotazione, le prenotazioni saranno sbloccate per fasce di età a scaglioni, il 3 giugno si inizierà con i nati dal 1982 al 1986; il 5 giugno toccherà ai pugliesi nati dal 1987 al 1991 e così via sino all’11 giugno quando potranno aderire alla campagna i nati dal 2002 al 2005. Le prenotazioni potranno avvenire tramite il sito www.lapugliativaccina.regione.puglia.it, i numero verde 800713931 (lunedì - sabato 8-20) o recandosi in farmacia.

Basilicata: priorità ancora ad anziani e fragili.

Dal 3 giugno la Regione recepirà le indicazioni del Commissario all’emergenza. La piattaforma - si è appreso dalla giunta regionale - sarà aperta ma in regione la priorità restano, per ora, le persone di età avanzate e fragili. In questi giorni si sta procedendo con gli ultrasessantenni e anche con coloro che hanno oltre 50 anni di età.

La Calabria apre ai 12enni.

Alle 16 del 3 giugno potranno accedere alla prenotazione tutte le persone a partire dai 12 anni di età, comprendendo anche i ventenni e gli over 30 che erano in attesa di essere inseriti.

La Sicilia apre a prenotazioni tra 16 e 39 anni.

Dal 3 giugno si aprono anche in Sicilia le prenotazioni per le vaccinazioni anti Covid per chi ha tra 16 e 39 anni. L’estensione della somministrazione del siero al nuovo target (che comprende oltre un milione e trecentomila persone) è stata autorizzata nell’ambito della campagna nazionale di immunizzazione. Verranno utilizzati i vaccini Pfizer e Moderna e, su base volontaria, anche Vaxzevria e Janssen (monodose).

Campania, dalle 22 del 2 giugno via ad adesioni dai 12 anni.

A partire dalle 22 del 2 giugno la piattaforma della Regione Campania apre per le adesioni alla campagna vaccinale ai cittadini dai 12 anni di età in su. Lo ha comunicato l’Unità di crisi regionale. Le relative convocazioni, nei prossimi giorni, sono ovviamente legate alla disponibilità dei vaccini e al progressivo completamento delle fasce di età per le quali la piattaforma era già aperta. Per la fascia di età 12-17 anni il vaccino che sarà somministrato è Pfizer. La Campania ha sperimentato con open day e progressive aperture vaccinali nelle settimane scorse - e negli ultimi giorni con i maturandi - l’ampliamento delle fasce interessate.

Sardegna: dal 4 giugno fascia 16-39 anni.

Da venerdì 4 giugno la platea dei soggetti vaccinabili nell’Isola si amplia con l’inclusione dei cittadini nella fascia d’età 16-39 anni: a partire dalle 12, tramite la piattaforma di Poste Italiane, saranno abilitati a prenotare la somministrazione delle dosi negli hub e nei centri vaccinali del territorio regionale.

ANSA

Zaki: legale, altri 45 giorni di custodia cautelare.

 

Nasrallah, questo l'esito dell'udienza di ieri.


La custodia cautelare in carcere in Egitto di Patrick Zaki è stata prolungata di 45 giorni. Lo ha riferito all'ANSA una sua legale, Hoda Nasrallah, annunciando l'esito dell'udienza svoltasi ieri e reso noto oggi dalla Procura egiziana. Altri "45 giorni, come ogni volta", si è limitata a dire al telefono l'avvocatessa rispondendo alla domanda su quale fosse l'esito dell'udienza di ieri.  "Rinnovata la detenzione preventiva per Patrick Zaki.

L'ennesimo rinnovo che non lascia spazio a dubbi: la sua detenzione è un accanimento giudiziario": lo scrive Amnesty Italia su Twitter.

ANSA

mercoledì 2 giugno 2021

Il pastorello del Papeete. - Marco Travaglio

 

Magari non è niente, ma siamo molto preoccupati per le condizioni psicofisiche del Cazzaro Verde che, da quando Giorgetti l’ha sedato, Draghi l’ha gabbato e la Meloni l’ha quasi sorpassato, dà segni evidenti di squilibrio. L’altro giorno intimava al governo di farla finita col blocco dei licenziamenti, come se il governo non ci avesse già pensato da solo. Poi ha detto che ora parla con Draghi per prorogare il blocco dei licenziamenti (pensando evidentemente al suo). E, in attesa che Draghi trovi del tempo libero, ha parlato con la Madonna (all’insaputa della medesima), andandola a trovare a Fatima, e ne ha subito spifferato le confidenze a Libero, ancor più autorevole dopo l’avvento di Sallusti. Titoli: “La Madonna mi ha detto che…”, “Salvini: ‘La Madonna ci vuole tutti più uniti’”. Dove “tutti” sono gli altri leader del centrodestra, in particolare alla Meloni che – gli ha detto sempre la Vergine – deve smetterla di fare opposizione e di insidiarlo nei sondaggi, sennò “il cuore immacolato di Maria” poi sanguina. Intanto (lui, non la Vergine) fa campagna per i referendum dei radicali per una giustizia giusta e garantista: lui che a qualunque arrestato (leghisti esclusi) augura di “marcire in galera” e quando fu catturato il sindaco pd Uggetti gli fece il gesto delle manette ai polsi (infatti s’è scusato Di Maio). In attesa che la Madonna di Fatima gli spieghi la differenza fra garantismo e giustizialismo, il pastorello del Papeete Beach s’indigna perché, dopo 25 anni di galera, Giovanni Brusca è uscito per aver collaborato con la giustizia: È una schifezza. Bisogna cambiare la legge. Uno che ha 100 omicidi sulle spalle, ha sciolto un bambino nell’acido e ha ucciso Falcone e la sua scorta è una bestia. Se c’è l’ergastolo e non lo dai a lui a chi lo dai?”. Ora, la legge che lui vorrebbe cambiare la ispirò Falcone, che lui vorrebbe difendere da una legge voluta da lui: prevede l’ergastolo senza sconti (ostativo) per i mafiosi che non parlano e con lo sconto per quelli che parlano. E il bello è che i radicali, suoi alleati nei referendum garantisti, vogliono abolirlo, l’ergastolo: ostativo e non. Ma si può trovare un buon compromesso: dentro i pentiti e fuori i non pentiti, che poi sono i mafiosi migliori perché non parlano. Così nessun mafioso parla più e non si rischia che qualcuno faccia il nome di qualche amico tuo.

Ps. Da qualche giorno riceviamo lezioni di garantismo dai “colleghi” di Repubblica, il giornale che il giorno dopo la sciagura della funivia aveva già deciso che i tre arrestati erano “La banda del forchettone” o “della forchetta”, salvo poi vederne scarcerare due su tre perché forse la banda non c’era. Se questi sono i garantisti, siamo fieri del nostro giustizialismo.

IlFQ

Lauree «inutili» e stipendi bassi? Ecco i titoli più richiesti entro il 2025. - Francesca Barbieri

Illustrazione di Andrea Marson/Il Sole 24 Ore

 









Nella classifica europea degli stipendi per i giovani neolaureati l’Italia è ancora una volta in fondo: sarà per questo che la fuga dei cervelli all’estero è aumentata del 42%? Quali sono i titoli di studio più richiesti e quelli che pagano di più?

In Germania guadagnano quasi il doppio e in Svizzera addirittura 2,5 volte in più. In Belgio e Olanda sono a +50%, in Francia a +25%, in Gran Bretagna a +16 per cento. Nella classifica europea degli stipendi per i giovani neolaureati l’Italia è ancora una volta nelle ultime posizioni: 28mila euro annui lordi rispetto agli oltre 32mila degli inglesi, ai 35mila dei francesi, ai 50mila dei tedeschi e ai quasi 80mila degli svizzeri. Sarà per questo che in otto anni - registra la Corte dei conti - c’è stato un aumento del 41,8% dei trasferimenti per lavoro?

Barriere all’ingresso e lauree deboli.

Un fenomeno - sottolinea l’analisi della Corte dei conti - riconducibile sia alle persistenti difficoltà di entrata nel mercato del lavoro sia al fatto che il possesso della laurea non offre, come invece avviene in area Ocse, possibilità d’impiego maggiori rispetto a quelle di chi ha un livello di istruzione inferiore (solo il 68% dei laureati italiani ha un lavoro contro la media Ocse del’'85%). In generale nel nostro paese il tasso di occupazione dei giovani è di molto inferiore alla media europea (16,8% tra gli under 25, quasi la metà rispetto al 32,1% dell’area euro) ed è alto il numero di Neet, oltre 3 milioni di under 35 che non studiano e non lavorano.E così in tanti, soprattutto tra i laureati, cercano fortuna all’estero.«Il “paradosso italiano” – commenta Federica Meluzzi, dottoranda in economia all’Istituto Politecnico di Parigi – è che il rendimento del titolo universitario risulti basso nonostante l’offerta di lavoro molto qualificato sia tra le più scarse tra i paesi Ocse, come dimostrano le statistiche sul numero dei laureati. L’incapacità del sistema di assorbire e valorizzare le competenze acquisite durante gli studi universitari è sintomatica di problemi strutturali della nostra economia: da un lato, una struttura produttiva concentrata in settori a basso valore aggiunto, dall’altro una classe imprenditoriale poco qualificata, se si pensa che il 38% dei titolari delle micro e piccole imprese ha la licenza media e solo il 15% ha una laurea».

Le competenze chiamano competenze.

“Skills beget skills” (le competenze chiamano competenze): «Le imprese guidate da un imprenditore o da un manager laureato - sottolinea Meluzzi - dimostrano una maggiore propensione all’assunzione di personale altamente qualificato, innovano di più e sono più produttive. Ed è questo equilibrio low-skill che è fondamentale rompere per creare opportunità e migliori condizioni per la forza lavoro più qualificata e al tempo stesso rilanciare la produttività».

Spiragli per il futuro.

Secondo un’elaborazione della società di consulenza Mercer si registra però un leggero trend di crescita almeno nelle buste paga: il salario iniziale dei neolaureati nel 2016 era 26.500 euro quindi in 5 anni è cresciuto del 6% circa (nel 2020 è di 28.000 euro), ma non per tutti. «Si sono abbassati da 27mila euro a 26mila euro i livelli d’ingresso per la laurea triennale - evidenziano da Mercer -, per la magistrale si è passati da 28mila a 28.459 euro, e per i master da 28mila a 31.500 euro». E il tasso di disoccupazione giovanile è in leggero calo (-0,2%) ad aprile 2021 attestandosi al 33,7%. «Osservando l’andamento dei dati nel nostro storico - dichiara Mariagrazia Galliani, responsabile Mobility&Data di Mercer Italia - possiamo notare che la tendenza in Italia è di riconoscere maggiormente il ruolo dei giovani che si affacciano nel mondo del lavoro, mettendo a disposizione politiche di total reward che non solo puntino a elementi tangibili, ma che siano anche collegate a elementi di natura valoriale e che generino un senso di orgoglio e appartenenza rispetto al brand».

LAUREATI IN INGRESSO SUL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO PER INDIRIZZO.

Valori medi annui, 2021-2025 (*Comprende scienze motorie. Fonte: Unioncamere - Anpal).


Superare il gap di formazione: il caso Generali.

La compagnia assicurativa Generali, ad esempio, ha condotto un’iniziativa di skill assessment globale durante il 2020 per comprendere l’effettiva preparazione dei propri dipendenti rispetto ad alcune skill fondamentali, definendo priorità e target per poi assegnare obiettivi di formazione per superare il gap tra bisogni e competenze effettive. L’iniziativa ha consentito a Generali Group di misurare oltre 45.000 livelli di professionalità nel mondo e ha potuto generare un enorme quantità di dati per meglio indirizzare i progetti formativi. Inoltre ha consentito di risparmiare il 30% del tempo che veniva prima utilizzato per training non efficaci, come per esempio corsi di formazione rivolti a lavoratori già con competenze in quell'ambito.

Il ”treno” Recovery fund.

Del resto, la formazione (non solo per i giovani) diventa la leva strategica per rilanciare il lavoro nei prossimi anni: le possibilità arrivano dal tesoretto di 30 miliardi previsti dal Pnrr al capitolo Education. Formazione chiave di volta per ripartire anche per il Governatore della Banca d’Italia Iganzio Fazio: «In Italia oltre 3 milioni di giovani tra i 15 e 34 anni non sono occupati, né impegnati nel percorso di istruzione o inattività formative - ha detto nelle considerazioni finali di lunedì 31 maggio - si tratta di quasi un quarto del totale, la quota più elevata tra i paesi dell’Unione europea. Se ne deve tener conto nel ridefinire le priorità per lo sviluppo economico e sociale e nel dirigere l’impegno verso la costruzione di un’economia davvero basata sulla conoscenza, il principale strumento a disposizione di un paese avanzato per consolidare e accrescere i livelli di benessere».

Quali lauree offrono più lavoro?

Allargando l’orizzonte al 2025 le previsioni di Unioncamere e Anpal evidenziano - nell’arco di 5 anni - una richiesta di 1,2 milioni di laureati da parte delle aziende italiane: per il 61-62% da inserire nel settore privato (dipendenti e indipendenti) e per il 38-39% in quello pubblico.

Economia, sanità e ingegneria al top.

In valore assoluto la richiesta riguarderà soprattutto dottori in economia o statistica, con una domanda compresa tra 36mila e 40mila unità l’anno (di cui 35.000-38.500 dell'indirizzo economico e oltre 1.300 di quello statistico). Seguono i laureati dell’area giuridico e politico-sociale, per cui si prevede una richiesta di oltre 39mila unità all’anno (di cui 23.100 per giurisprudenza e 16.300 per l’indirizzo politico-sociale). E poi spicca l’indirizzo medico-sanitario, dove serviranno tra 33-35mila laureati in media annua, ma anche le specializzazioni di ingegneria, con una domanda compresa tra 31-35mila unità, insegnamento e formazione (comprese scienze motorie) per cui si stima che saranno necessari circa 25mila laureati l’anno.

Skill mismatch.

Ma a fronte di 1,2 milioni di richieste delle aziende, sul mercato del lavoro faranno il proprio debutto 966mila laureati. Tra i più numerosi quelli ad indirizzo economico (oltre 30mila unità nella media dei cinque anni), poi gli ingegneri (circa 24mila all’anno), medici-sanitari e paramedici (circa 23mila unità annue) e laureati dell’indirizzo politico-sociale (20mila all’anno). Tra gli indirizzi di ingegneria - evidenzia lo studio Anpal / Unioncamere - quello ampiamente prevalente è ingegneria industriale (11mila laureati all’anno). Dove si concentra il gap maggiore? «Medico-sanitario, scientifico-matematico-fisico, ingegneria e architettura» si legge nel report sono gli indirizzi dove la richiesta supera la disponibilità di candidati con le competenze adeguate. Per il settore medico-sanitario - per il quale si stima una carenza di offerta di 11-13mila laureati all’anno - il mismatch è evidentemente «il riflesso della crescente domanda di competenze sanitarie e di assistenza connesse all’invecchiamento della popolazione e all’adeguamento dei sistemi sanitari post-pandemia - evidenziano da Unioncamere -, anche in un’ottica di maggiore prevenzione e presidio territoriale».

Profili introvabili.

La forte richiesta di competenze nell’indirizzo scientifico-matematico-fisico (che comprende l’informatica), per il quale saranno richiesti oltre 8mila laureati all’anno, a fronte di un’offerta di 5mila unità in ingresso nel mercato, è la conseguenza dell’accelerazione dei processi di digitalizzazione e di automazione indotti anche dalla pandemia. «Con buona probabilità - si legge nello studio - ciò influisce positivamente anche sui fabbisogni di laureati in ingegneria, per i quali tuttavia si riscontrano differenze rilevanti a seconda dei singoli indirizzi di ingegneria esaminati.Per architettura la domanda (compresa tra 13.000-13.400 laureati all’anno, con un'offerta di 6.200 neolaureati) appare legata soprattutto alla componente dei lavoratori indipendenti». Per alcuni indirizzi si delinea invece un tendenziale eccesso di offerta: linguistico, chimico-farmaceutico, geo-biologico, agro-alimentare. Per questi ultimi si ripropone quindi il fondamentale tema dell’orientamento e dei relativi servizi di supporto, tra cui una corretta informazione sugli effettivi sbocchi lavorativi che possono essere ragionevolmente previsti al momento di scegliere il corso di studi da intraprendere.

I 5 settori che pagano di più i giovani.

Secondo Page group - società specializzata in indagini retributive - sono 5 i settori offrono migliori stipendi d’ingresso per i giovani: information tecnolonogy, engineering, healthcare, finanza e tax & legal. «In ambito It - spiegano da Page Group - un data scientist può arrivare a 40mila euro annui, software e web developer a 35mila euro, mentre in ambito finanziario un jounior financial controller può partire da 27mila euro e un junion internal auditor da 25mila». Nel campo Engineer gli stipendi migliori per i giovani - secondo Page group - riguardano gli ingegneri di progetto (40mila euro) e gli application engineer (30mila euro). Nell’healtcare un clinical project manager può arrivare a 35mila euro l’anno e un esperto sul controllo qualità parte da 27mila euro. Nel Tax&legal infine un avvocato neoabilitato parte da 25mila euro lordi anni e un tax specialist da 30mila. «Al netto dei ruoli che richiedono un percorso di studi specifico, nella ricerca dei candidati è in costante crescita l'importanza delle soft skill e delle attitudini caratteriali come l'intelligenza emotiva - conclude Pamela Bonavita, Senior Executive Director, della società di consulenza Hr PageGroup - che consente di adattarsi a contesti mutevoli e alla complessità moderna.Non esistono lauree “sbagliate” o ”inutili”: la regola d’ora per i giovani che si trovano a dover scegliere la propria facoltà universitaria è di optate per i percorsi che più li appassionano e gratificano, senza dimenticare di sviluppare le competenze digitali e le soft skill, tutto ingredienti fondamentali per una carriera di successo».

IlSole24Ore

martedì 1 giugno 2021

Il professor Cerchiobot. - Marco Travaglio

 

Dobbiamo delle scuse all’emerito Sabino Cassese per aver dubitato della sua arzillitudine. Ultimamente ci era parso un po’ sulle sue, fuori forma ecco. Ma domenica, con un’intera pagina d’intervista alla Stampa, il Capannelle del costituzionalismo è tornato più rutilante e pimpante che pria. Gli han chiesto della governance del Recovery Plan, che quel sincero democratico di Draghi ha accentrato nelle proprie manine e in quelle del fido Franco, con l’ausilio (secondo le ultime stime) di 550 tecnici, e s’è pure dato il potere di commissariare financo i ministri e di relegare il Parlamento a puro arredo ornamentale. Figurarsi, ci siam detti prima di inerpicarci nella lettura, come la prenderà l’emerito, che per molto meno (i Dpcm e lo stato d’emergenza, peraltro tuttora vigente), paragonava Conte a Orbán, l’accusava di “violare la Costituzione” e prometteva che “i Dpcm illegali e saranno bocciati dalla Consulta” (che poi li promosse, ma lui ne desunse che “ha sbagliato il governo”). Quanto al progetto contiano di governance del Recovery, molto più light di quello draghiano, l’attempato leguleio aveva strillato urbi et orbi (ma soprattutto orbi): “Troppi poteri a un solo uomo. Soluzione rococò” (Stampa, 9.12); “Conte è un pirata che usurpa i poteri di ministri e governatori” (Libero, 22.12); “Il governo disprezza il Parlamento” (Libero, 3.1). Ecco perché attendevamo con ansia i suoi taglienti giudizi sulla governance draghiana che, se la contiana era roba da Orbán, dovrebbe ricordargli quantomeno Pinochet.

Invece, sorpresa: “L’accentramento non è esagerato: piano straordinario, tocca al premier”. E le Camere? Sticazzi: “Il Parlamento non può governare l’attuazione del Pnrr”. A saperlo prima, uno si teneva Conte e risparmiava pure, visto che di tecnici voleva ingaggiarne 300, non 550. Ma cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione: “Nell’impianto abbozzato da Conte tutto era affidato all’esterno, lo Stato era solo un attuatore”. Strano: la direzione era affidata al premier e ai ministri del Mef e del Mise, quindi tutto all’interno. Purtroppo l’intervistatore s’è scordato di rammentarglielo. Così l’arzillo misirizzi ha pure aggiunto che la struttura di Draghi avrà “un costo modesto”: in effetti, portando i tecnici da 300 a 550, si risparmia un casino. Questo giurista a intermittenza, come certe insegne al neon, ci ricorda un personaggio di Raiot, affidato da Sabina Guzzanti a Roberto Herlitzka: il professor Ludovico Cerchiobot, che sosteneva tutto e il suo contrario a seconda delle convenienze e concludeva immancabilmente teorizzando la legittimità della censura, perché “diciamocelo: agli italiani piace la frusta”.

IlFQ

Brusca torna libero, tra gli artefici della strage di Capaci.

 

Fuori con 45 giorni di anticipo. Sciolse nell'acido il piccolo Di Matteo.

L'ultimo abbuono di 45 giorni ha aperto a Giovanni Brusca le porte del carcere: fine pena è la formula d'uso che chiude i suoi tanti conti aperti con la giustizia. A 64 anni l'uomo che ha premuto il telecomando a Capaci e fatto sciogliere nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo è, con tutte le cautele previste per un personaggio della sua caratura criminale, una persona libera.

Anche se era un esito annunciato, la scarcerazione suscita comunque le reazioni più critiche.

I familiari delle vittime avevano già espresso le loro preoccupazioni quando si è cominciato a porre, già l'anno scorso, il problema di rimandare a casa un boss dalla ferocia così impetuosa da meritare l'appellativo di "scannacristiani". Nel suo caso sono stati semplicemente applicati i benefici previsti per i collaboratori "affidabili". Se ne era già tenuto conto nel calcolo delle condanne che complessivamente arrivano a 26 anni. Siccome il boss di San Giuseppe Jato era stato arrestato nel 1996 nel suo covo in provincia di Agrigento, sarebbe stato scarcerato nel 2022. Ma la pena si è ancora accorciata per la "buona condotta" dopo che a Brusca erano stati concessi alcuni giorni premio di libertà. Gli ultimi calcoli prevedevano la scarcerazione a ottobre. È arrivata anche prima.

Ora però si apre un caso complicato di gestione della libertà del boss e dei suoi familiari. I servizi di vigilanza, ma anche di protezione pure previsti dalla legge, dovranno tenere conto dell'enormità dei delitti e delle stragi che lo stesso Brusca ha confessato. Non solo ha ammesso di avere coordinato i preparativi della strage in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta. Ha confessato numerosi delitti nella zona di San Giuseppe Jato. Ma ha soprattutto ammesso le sue responsabilità nel rapimento e nella crudele soppressione di Giuseppe Di Matteo il figlio tredicenne del collaboratore Santino Di Matteo. 

Santino Di Matteo era, tra tutti, il depositario dei segreti più ingombranti della cosca e aveva cominciato a svelarli al procuratore Giancarlo Caselli e ai magistrati della Dda palermitana. Davanti alla prospettiva di trascorrere in carcere il resto della vita anche lui, qualche mese dopo l'arresto, ha cominciato a rivelare i retroscena e il contesto di tanti delitti e degli attentati a Roma e Firenze del 1993. Brusca non nascondeva il tormento di ripassare in rassegna i suoi crimini più odiosi e quelli di cui era a conoscenza. Ma mise da parte ogni remora quando ebbe la certezza che ne avrebbe ricavato quei benefici che ora gli hanno ridato la libertà. Dalle sue rivelazioni intanto presero subito l'avvio numerosi procedimenti che hanno incrociato pure i percorsi dell'inchiesta sulla "trattativa" tra Stato e mafia.

"Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell'ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso. Ogni altro commento mi pare del tutto inopportuno". Lo ha detto Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone. "La stessa magistratura - ha spiegato Maria Falcone - in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle sue rivelazioni, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato: non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili torni libero a godere di ricchezze sporche di sangue".

"Autore della strage di Capaci, assassino fra gli altri del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell'acido perché figlio di un pentito. Dopo 25 anni di carcere, il boss mafioso Giovanni Brusca torna libero. Non è questa la "giustizia" che gli Italiani si meritano". Così il leader della Lega Matteo Salvini.

La scarcerazione di Brusca "é stato un pugno nello stomaco che lascia senza respiro e ti chiedi come sia possibile. La sorella di Falcone ricorda a tutti che quella legge applicata oggi l'ha voluta anche suo fratello, che ha consentito tanti arresti e di scardinare le attività mafiose, ma è un pugno nello stomaco". Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, intervistato a Rtl 102.5.

"Brusca libero? Non voglio crederci. È una vergogna inaccettabile, un'ingiustizia per tutto il Paese. Sempre dalla parte delle vittime e di chi lotta e ha lottato contro la mafia". Lo scrive su Twitter la sindaca di Roma Virginia Raggi.

"Il boss di Cosa Nostra Giovanni Brusca - lo "scannacristiani" che ha "commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti, ha fatto saltare in aria il giudice Falcone e la sua scorta e ha ordinato di strangolare e sciogliere nell'acido il piccolo Di Matteo - è tornato libero. È una notizia che lascia senza fiato e fa venire i brividi!". Così la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. "L'idea che un personaggio del genere sia di nuovo in libertà è inaccettabile, è un affronto per le vittime, per i caduti contro la mafia e per tutti i servitori dello Stato che ogni giorno sono in prima linea contro la criminalità organizzata. 25 anni di carcere sono troppo pochi per quello che ha fatto. È una sconfitta per tutti, una vergogna per l'Italia intera".

"La scarcerazione del "pentito" Giovanni Brusca è un atto tecnicamente inevitabile ma moralmente impossibile da accettare. Mai piú sconti di pena ai mafiosi, mai più indulgenza per chi si è macchiato di sangue innocente. Sono vicina ai parenti delle vittime, oggi è un giorno triste per tutti". Lo scrive su Twitter Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale.

"La scarcerazione di #Brusca riapre una ferita dolorosa per tutto il Paese. Una vergogna senza pari, un insulto alla memoria di chi è caduto per difendere lo Stato. Serve subito una nuova legge sull'ergastolo ostativo. Nessun passo indietro davanti alla #Mafia." Lo scrive in un tweet la vice presidente del Senato Paola Taverna. "Notizie del genere fanno male, tanto male. La legge è legge e va rispettata ma il dolore nel pensare #Brusca libero resta. Il mio pensiero in questo momento va agli eroi, famosi e meno, che hanno lottato la mafia e dato la vita per assicurare gente come lui alla giustizia", sottolinea sempre su twitter il deputato M5S Stefano Buffagni.

Ansa

Questo "bravo ragazzo" potrà continuare indisturbato a bruciare altri bambini nell'acido, basta chiederglielo; potrà continuare a fare saltare in aria le "brutte persone fastidiose" come Falcone, semplicemente schiacciando un pulsante, basta chiederglielo, lui è un uomo d'onore dell'onorata società... tralallallà!

Questa è la loro era, non è più la nostra! Noi siamo i fessi che lavorano, quando un lavoro lo troviamo, e ci limitiamo a rispettare le leggi, pagare le tasse, ligi ai doveri. Noi siamo brutte persone, siamo gli idioti che non sanno approfittare di ogni occasione; loro, invece, sono i furbi, sono quelli che in barba alle leggi fanno quello che vogliono, tanto sanno che, mal che gli vada, sconteranno solo qualche annetto di galera, che per loro è come aver aggiunto una stelletta sulla casacca, ed entreranno nell'olimpo degli acclamati nuovi dei, potenti più che mai, amati e riveriti da chiunque ami navigare nel mare limaccioso e fetido dell'illegalità per godere, a sua volta, di impercettibili particelle di quel putridume lasciato cadere dagli dei.
c.



Canada: shock in comunità nativi, trovati resti 215 bimbi.

 

Sepolti vicino a una ex scuola gestita dalla Chiesa cattolica.

La comunità dei nativi della British Columbia meridionale (Canada) è sotto shock. Una tragica verità che i membri della minoranza etnica 'Tk'emlúps te Secwépemc' sospettavano da decenni è venuta alla luce in tutta la sua macabra crudeltà nei giorni scorsi: i resti di 215 bambini sono stati trovati vicino a quella che un tempo era la Kamloops Indian Residential School, uno degli istituti del sistema delle cosiddette 'Indian residential schools', una rete di scuole fondate dal governo e amministrate dalle Chiese cattoliche che rimuovevano i figli degli indigeni dalla loro cultura per assimilarli nella cultura dominante.

Ma non solo: i bambini erano spesso oggetto di abusi sessuali e fisici, e molti di loro - come testimonia questo ritrovamento, di cui dà notizia oggi la Cnn - pagarono con la vita la loro unica 'colpa' di essere diversi. La Kamloops Indian Residential School, una delle più grandi del Paese, iniziò l'attività alla fine del 19mo secolo sotto la gestione della Chiesa cattolica prima di passare sotto il controllo del governo nella seconda metà degli anni Sessanta e di chiudere i battenti nel 1978.

ANSA