Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 17 giugno 2024
Anunnaki.
giovedì 13 giugno 2024
GEOLOGI VISSUTI OLTRE 5.000 ANNI FA? - David Attenborough Fans - Mogens Nygaard
La Grande Piramide di Giza ha un peso enorme, che sfiora o supera probabilmente 6.000.000 di tonnellate. È una cosa piuttosto facile da immaginare che, sotto un peso tale, il terreno sottostante possa avere dei cedimenti. Non sono molte le zone della Terra che sopportano un peso simile. Se, per esempio, questa piramide fosse stata costruita a Bangkok, il terreno alluvionale sottostante col tempo avrebbe ceduto, e la piramide sarebbe almeno in parte sprofondata in alcuni punti, danneggiandosi in maniera irreparabile. Invece, in migliaia di anni, e nonostante alcuni violentissimi terremoti verificatisi in passato nella zona, la Grande Piramide sembra non aver avuto alcun cedimento significativo.
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Nei nostri giorni, ogni architetto include la variabile del “cedimento” nel suo progetto. Vengono fatti accurati studi geologici e calcoli statici, e viene considerata accettabile la possibilità che un edificio subisca un cedimento di 15 centimetri ogni 100 anni. Ebbene, fino ad ora la Grande Piramide, nonostante il suo incredibile peso, ha subito uno smottamento inferiore a 1,5 centimetri in almeno 5.000 anni! Un simile risultato, al limite del paranormale, non può essere dovuto al caso.
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Chiunque abbia deciso il luogo esatto in cui costruire la Grande Piramide, sapeva esattamente quello che stava facendo. Come sapevano esattamente quello che facevano gli ingegneri che hanno livellato il terreno, con un margine di errore di 1 centimetro su 230 metri (come abbiamo visto nei capitoli precedenti). Quindi il sospetto che in quella zona abbiano lavorato geologi e ingegneri “coi fiocchi”, diventa molto pressante. Ma, normalmente, una civiltà di migliaia di anni fa, appena uscita dal neolitico non avrebbe dovuto avere questo tipo di conoscenza. Teoricamente, gli operai che hanno lavorato a Giza, costruirono tutto usando soltanto scalpellini di rame e tronchi di legno, non avendo praticamente nessuna nozione di geologia o di calcoli statici.
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Secondo diversi studiosi moderni, la piana di Giza potrebbe essere l’unico luogo AL MONDO capace di sopportare il peso della Grande Piramide senza cedere. È stato un semplice caso che la Grande Piramide sia stata costruita proprio in quel punto? È possibile che con quei poveri mezzi gli uomini di migliaia di anni fa siano riusciti a fare meglio dell’uomo del XXI secolo? O c’è qualcosa che ancora non sappiamo su di loro?
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Wallace Monument, Stirling, Scozia
La guerra per la lingua. - Guendalina Middei
In questi giorni è uscito un saggio pubblicato da Einaudi: La guerra per la lingua; l’ho acquistato d’impulso e adesso dal mio comodino occhieggia la quarta di copertina che recita: «chi riesce a controllare la lingua, deciderà ciò che pensa la gente». La lingua è il terreno di scontro della politica. E la lingua che usiamo è sempre una questione politica, di un certo tipo di politica almeno. La lingua usata nei giornali, nelle radio, nelle televisioni, la lingua d’elezione delle classi dirigenti rivela molto sulla politica interna ed estera di un paese.
Oggi leggere i giornali significa barcamenarsi tra una sfilza di anglicismi come long war, jobs act, green economy, recovery plan, calchi linguistici e pessimi adattamenti come il caso di smart working, letteralmente lavoro intelligente che in italiano chissà perché ha preso il significato di lavoro da remoto. Il compianto linguista Tullio de Mauro nel 2016 parlava di tsunami anglicus; per il professor Jeffrey Earp gli italiani usano l’inglese «più per mostrarsi colti o moderni che per comunicare nella maniera più chiara possibile».
Ne sono stati scritti a migliaia di articoli sugli anglicismi, qual è allora la necessità di tornare a rimarcare un fenomeno su cui è stata già stata spesa un’abbondanza di parole? Quando si parla di anglicismi si lancia sempre un appello accorato in difesa della lingua italiana, quasi mai ci si arrischia ad analizzare fino in fondo questo fenomeno. Sembra un aspetto marginale, mentre sta esattamente al centro del delicatissimo sistema socio-politico e socio-culturale di un paese. Ma per capirlo fino in fondo bisogna fare un passo indietro e andare a ripescare un classico della letteratura russa: Guerra e pace.
Chi legge per la prima volta Guerra e Pace non può non sentirsi confuso, spaesato, perfino infastidito. Il famoso ricevimento di Anna Pavlovna che dà il là al romanzo è scritto quasi interamente in francese. Nel salotto della leonessa di Pietroburgo gli invitati parlano in francese. Metà delle frasi sono in francese, l’altra metà abbonda di parole come mon ami, chère, charmant, ridicule, caustique, ma tante. Non si tratta di una trovata letteraria, Tolstoj, da maestro del realismo qual era, ha descritto fedelmente l’atteggiamento linguistico della nobiltà russa. Nel XIX secolo il francese ha conquistato la Russia diventando la lingua ufficiale dell’aristocrazia. Parlare in francese è una moda, un lusso, un segno distintivo. Al contrario l’eroe del romanzo, Pierre, usa di rado il francese, perché crede nell’uguaglianza tra gli uomini e non ritiene di doversi dimostrare superiore a nessuno, nemmeno alla servitù.
Che cosa contiene allora la lingua, che cosa custodisce, che cosa esprime? Una cultura. La lingua riflette un’identità culturale, innata, mancante o acquisita. Nel II secolo d.C. il greco diventa la lingua d’elezione di un’altra identità culturale e politica. Ai tempi dell’irriverente Luciano di Samosata che ridicolizza questo fenomeno, parlare in greco significava appartenere a quell’élite di intellettuali – allora chiamati neosofisti – che contrapponevano la propria grecità al potere politico romano.
Gli esempi storici non mancano e ci vorrebbe un’analisi molto accurata, oggi mi limito a dire che la lingua è da sempre ed è sempre stata una questione politica. Quando una cultura ne assorbe e ne soppianta un’altra, lo fa lo attraverso la lingua. Chi conquistava una terra aveva il diritto d’imporre sul popolo assoggettato la sua lingua. Il conquistatore impone la sua lingua, il conquistato la subisce. Nel racconto biblico Dio dà ad Adamo il compito di dare un nome agli animali. Adamo è il primo uomo, il primo della sua dinastia. Dio lo nomina «signore degli animali e delle creature del paradiso terrestre» e in quanto signore ha il diritto d’imporre il nome a tutte le creature che fanno parte del suo regno. Nell’antica Grecia si credeva che un uomo potesse acquisire potere su un altro apprendendone il nome. Quando gli antichi romani volevano cancellare la memoria di una persona, ne cancellavano il nome. I nomi hanno potere. Noi acquisiamo potere sulle cose dandogli un nome. Dire è creare, ma è anche avere potere sulle cose.
L’incipit di Lolita, il celebre romanzo di Nabokov, ha inizio proprio con un cambiamento di nome: «Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. […] Era Dolores sulla linea punteggiata dei documenti. Ma nelle mie braccia fu sempre Lolita». Humbert Humbert dà alla sua figlioccia dodicenne il nome di Lolita. La fantasia morbosa di Humbert prende possesso di Dolores, si appropria della sua identità, della sua storia, la modella a suo piacimento e lo fa innanzitutto dandole un altro nome. Dolores dunque diventa Lolita.
Assegnare un nome alle cose, nominarle e rinominarle, lasciare su di esse l’impronta della propria lingua è un atto di possesso, di conquista, di supremazia. La lingua è uno strumento di controllo di sociale: i regimi in ogni tempo ed epoca hanno maneggiato, rivoltato e tentato di togliere significato alle cose e di chiamarle con un altro nome. E le trasformazioni linguistiche riflettono l’avvicendarsi di primati culturali e supremazie politiche. Il linguaggio musicale abbonda di parole italiane, testimonianza dell’influenza che l’Italia esercitò sul canto e la musica; in ambito informatico la supremazia americana è stata indiscussa e questa supremazia si è tradotta in una «lingua informatica» mutuata direttamente dall’inglese. L’inglese però è anche la lingua della finanza, dell’economia, della politica, dell’industria farmaceutica, della sanità. Già, ma perché? Perché gli Stati Uniti esercitano un’egemonia su finanza, economia, politica, sanità.
Cosa rivela allora la massiccia influenza di una lingua su un’altra? Una sudditanza psicologica, culturale e politica. Difficile negare l’influenza degli Stati Uniti sulla vita politica italiana e di riflesso sulla cultura italiana e sulla nostra lingua. Viviamo all’ombra di una civiltà più forte, dinamica e agguerrita della nostra che ha affermato su di noi la sua egemonia. E lo fa attraverso le nostre classi dirigenti. I vettori principali dell’immissione di parole inglesi nella nostra lingua sono la televisione, la radio, i giornali, la politica, le istituzioni. Apparati che dall’alto propagano messaggi verso il basso e che già per Pasolini rappresentavano l’opinione e la volontà di un’unica fonte d’informazione: quella del Potere.
In definitiva non è possibile criticare e contestare l’uso sproporzionato di parole inglesi nella nostra lingua, se non mettiamo prima in discussione i nostri rapporti politici e culturali con la nazione che ne è l’origine.
[di Guendalina Middei, in arte Professor X]
https://www.lindipendente.online/2024/06/12/la-guerra-per-la-lingua/
mercoledì 12 giugno 2024
La Mesopotamia. - Mabel Virginia Russell
lunedì 10 giugno 2024
Problema dei 3 corpi: una sfida affascinante da secoli. - Giorgio Alberto Tarantino
Il problema dei 3 corpi è un enigma della fisica che ha afflitto gli scienziati sin dai tempi di Isaac Newton, ma cos’è esattamente, perché è così difficile da risolvere e la serie di fantascienza con lo stesso nome è davvero possibile?
Il problema dei 3 corpi descrive un sistema contenente tre corpi che esercitano forze gravitazionali l’uno sull’altro, e mentre può sembrare semplice, è un problema notoriamente complicato e “la prima vera preoccupazione di Newton”, come ha detto Billy Quarles, un dinamico planetario presso la Valdosta State University in Georgia.
In un sistema di soli due corpi, come un pianeta e una stella, calcolare come si muoveranno l’uno intorno all’altro è abbastanza semplice: la maggior parte delle volte, quei due oggetti orbiteranno approssimativamente in un cerchio intorno al loro centro di massa, e torneranno al punto di partenza ogni volta.
Detto ciò, se aggiungi un terzo corpo, come un’altra stella, le cose diventano molto più complicate. Il terzo corpo attrae i due che orbitano l’uno intorno all’altro, tirandoli fuori dai loro percorsi prevedibili, con il movimento dei tre corpi che dipende dal loro stato iniziale: le loro posizioni, velocità e masse, se anche solo una di queste variabili cambia, il movimento risultante potrebbe essere completamente diverso.
Perché il problema dei 3 corpi è così difficile da risolvere?
Non ci sono abbastanza vincoli sui movimenti dei corpi per risolvere il problema dei 3 corpi con equazioni, e a tal proposito si è espresso Shane Ross, un matematico applicato presso il Virginia Tech:
“Penso a questo come se stessi camminando su una cresta di montagna. Con un piccolo cambiamento, potresti cadere a destra o potresti cadere a sinistra. Queste sono due posizioni iniziali molto vicine, e potrebbero portare a stati molto diversi.”.
Alcune soluzioni al problema dei 3corpi sono state trovate, ad esempio, se le condizioni iniziali sono giuste, tre corpi di massa uguale potrebbero inseguirsi a vicenda in un modello a otto, ciononostante tali soluzioni ordinate sono l’eccezione quando si tratta di sistemi reali nello spazio.
Consideriamo Tatooine, il mondo natale fittizio di Luke Skywalker da “Star Wars” –un singolo pianeta che orbita intorno a due soli–, quelle due stelle e il pianeta costituiscono un sistema a tre corpi, ma se il pianeta è abbastanza lontano e orbita intorno a entrambe le stelle insieme, è possibile semplificare il problema.
“Quando si tratta del caso di Tatooine, finché sei abbastanza lontano dal binario centrale, allora pensi a questo oggetto come se fosse solo una stella molto grassa”
ha detto Quarles. Il pianeta non esercita molta forza sulle stelle perché è molto meno massiccio, quindi il sistema diventa simile al più facilmente risolvibile problema dei due corpi; finora, gli scienziati hanno trovato più di una dozzina di esopianeti simili a Tatooine.
Una storia lunga 300 anni
Il problema dei 3 corpi ha una lunga storia che risale a Isaac Newton, lui fu infatti il primo a formulare le leggi del moto e della gravità che governano i corpi celesti, ciononostante anche lui trovò il problema dei 3 corpi estremamente difficile da risolvere.
Nel XVIII secolo, il matematico francese Joseph-Louis Lagrange trovò alcune soluzioni particolari al problema dei 3 corpi, note come punti di Lagrange, dove un piccolo corpo può rimanere in equilibrio rispetto a due corpi più grandi, punti che ancora oggi sono utilizzati per posizionare satelliti in orbita stabile.
Nel XIX secolo, il matematico francese Henri Poincaré dimostrò che non esiste una soluzione generale al problema dei 3 corpi, lui scoprì che il movimento dei tre corpi è caotico, il che significa che piccole variazioni nelle condizioni iniziali possono portare a risultati completamente diversi, ciò rende impossibile prevedere con precisione il comportamento a lungo termine di un sistema a tre corpi.
Nonostante la sua complessità, il problema dei 3 corpi ha importanti applicazioni moderne, ad esempio gli ingegneri spaziali devono tener conto delle interazioni gravitazionali tra la Terra, la Luna e i satelliti artificiali per pianificare le traiettorie delle missioni spaziali, per di più gli astronomi utilizzano simulazioni al computer per studiare le dinamiche dei sistemi stellari e planetari, che spesso coinvolgono più di due corpi.
Un esempio interessante è il sistema di Alpha Centauri, il sistema stellare più vicino al nostro Sole. Alpha Centauri è un sistema a tre stelle, composto da Alpha Centauri A, Alpha Centauri B e Proxima Centauri, e gli astronomi stanno studiando questo sistema per capire meglio come le stelle e i pianeti interagiscono in un ambiente a più corpi.
Il problema dei 3 corpi ha anche ispirato opere di fantascienza, una delle più famose è la trilogia “Il Problema dei Tre Corpi” dello scrittore cinese Liu Cixin, la trilogia esplora le implicazioni del problema dei tre corpi in un contesto di contatto extraterrestre e guerra interstellare. La serie ha ricevuto numerosi premi e ha contribuito a portare il problema dei 3 corpi all’attenzione del grande pubblico.
In conclusione, il problema dei 3 corpi è un enigma affascinante e complesso che ha sfidato gli scienziati per secoli, ma nonostante le difficoltà nel trovare soluzioni generali, il problema ha importanti applicazioni pratiche e ha ispirato opere di fantasia. Mentre continuiamo a esplorare l’universo, il problema dei tre corpi rimane una sfida fondamentale nella nostra comprensione delle dinamiche celesti.