Stefano Bonet
Colloqui intercettati con Bonet e Mafrici. Lo scenario dei fondi della 'ndrangheta da ripulire. All'imprenditore veneto sequestrato un bancomat usato per "aprire porte" in Vaticano.
REGGIO CALABRIA - I soldi che maneggiavano erano tanti. Milioni e milioni. Quelli della Lega e - secondo gli inquirenti calabresi - quelli della 'ndrangheta, stimati dagli investigatori in 80 miliardi all'anno. Cifre iperboliche che da una parte venivano gestite dal tesoriere del Carroccio di origini calabresi Francesco Belsito e dall'altra dall'"avvocato" Bruno Mafrici, originario di Condofuri, provincia di Reggio Calabria, e dal suo collega e titolare dello studio Mgim di via Durini a Milano, Pasquale "Lino" Guaglianone.
I due, secondo gli investigatori, sono sospettati di fare favori alla "ndrangheta" attraverso i loro "fiduciari" (il secondo non è indagato) in Svizzera ed in altri paradisi fiscali esteri. Tutti questi passaggi però potrebbero lasciare tracce ed incuriosire Bankitalia, Consob, e Procure della Repubblica. Ed allora perché non farsi una banca propria?
BELSITO-BONET-MAFRICI E LA ARNER
È quello che pensano, e di cui discutono in alcune conversazioni intercettate dalla Dia di Reggio Calabria, i protagonisti dello scandalo dei fondi della Lega Nord, appunto Belsito, Mafrici e l'imprenditore Stefano Bonet. Parlano dei capitali a "disposizione" e di dove riciclarli.
Dopo avere individuato le banche di Cipro e della Tanzania, discutono su come farsi una banca propria e pensano alla banca svizzera Arner, già nota alle cronache giudiziarie italiane, commissariata, multata ed indagata e che ha avuto tra i correntisti Silvio Berlusconi (il quale ovviamente non ha nulla a che fare con gli indagati per i fondi della Lega).
È la stessa banca che si era occupata anche delle transazioni per l'acquisto della villa di Antigua dell'ex presidente del consiglio. Attraverso la Arner Belsito e Mafrici avrebbero pensato di riciclare la massa di denaro che gestivano. "Non solo i fondi della Lega Nord - dice un inquirente - ma anche quelli più sostanziosi della 'ndrangheta che da anni cerca affannosamente di riciclare i suoi soldi che altrimenti non potrebbe utilizzare. Belsito e Mafrici sarebbero stati 'scelti' perché calabresi. Belsito perché poteva fare entrare ed uscire soldi senza rendere conto a nessuno, in quanto provenienti dal rimborso ai partiti, Mafrici perché avrebbe a disposizione molti 'emissari' svizzeri che lavorano per lui".
FACCIAMO UNA BANCA D'INVESTIMENTI
E che Belsito, Mafrici e Bonet cerchino strade per collocare indisturbati i loro soldi emerge anche dalle intercettazioni finite nell'informativa della Dia di Reggio Calabria. In un sms inviato da Bonet a Belsito si legge: "Caro Francesco, con Fera abbiamo definito un piano di progetto sul 'modello banca' del quale volevamo confrontarsi con te un'oretta a cellulari spenti".
Ed in un'altra conversazione Bonet dice al suo uomo a Cipro Paolo Scala, che sta gestendo i milioni versati da Belsito, di "prendere in considerazione quello che serve a noi e cioè costruire la banca d'investimenti che opera su un capitale privato, capito?".
Bonet cerca questi nuovi percorsi bancari perché è preoccupato. Scala lo aveva fatto finire in "un giro vorticoso e pericoloso", perché se ci fosse stata un'indagine la banca di Cipro si sarebbe "insospettita" e avrebbe potuto sospendere l'operazione "in quanto potevano rilevare il reato di riciclaggio".
Bonet è anche preoccupato dei documenti falsi forniti da Belsito alla banca cipriota e che "se non vi sono protezioni da parte del Cerchio Magico corre il rischio (Belsito-ndr) di finire in galera direttamente".
"BANCOMAT" PER TANGENTI IN VATICANO
Agli atti dell'inchiesta sui fondi della Lega Nord è finito anche un "bancomat" sequestrato a Bonet. E' un "bancomat" che Bonet ha utilizzato, affermano gli investigatori, per pagare tangenti agli "emissari" che avrebbero dovuto introdurlo in Vaticano per fare affari. E tra gli "emissari" anche alcuni prelati che sono stati già identificati.
Il 9 dicembre 2011 Bonet parlando con la sua segretaria le dice: "Lunedì vedo il Vaticano e che bisogna fare un breafing per come proseguono le lobby relative alla Santa Sede". Quando escono le prime notizie sullo scandalo dei fondi della Lega e il nome di Bonet ed i suoi rapporti con Belsito, quest'ultimo si premura di fare preparare un "dossier" sulla vicenda che gli era stato chiesto dal Vaticano con il quale aveva "intrapreso un rapporto".
I due, secondo gli investigatori, sono sospettati di fare favori alla "ndrangheta" attraverso i loro "fiduciari" (il secondo non è indagato) in Svizzera ed in altri paradisi fiscali esteri. Tutti questi passaggi però potrebbero lasciare tracce ed incuriosire Bankitalia, Consob, e Procure della Repubblica. Ed allora perché non farsi una banca propria?
BELSITO-BONET-MAFRICI E LA ARNER
È quello che pensano, e di cui discutono in alcune conversazioni intercettate dalla Dia di Reggio Calabria, i protagonisti dello scandalo dei fondi della Lega Nord, appunto Belsito, Mafrici e l'imprenditore Stefano Bonet. Parlano dei capitali a "disposizione" e di dove riciclarli.
Dopo avere individuato le banche di Cipro e della Tanzania, discutono su come farsi una banca propria e pensano alla banca svizzera Arner, già nota alle cronache giudiziarie italiane, commissariata, multata ed indagata e che ha avuto tra i correntisti Silvio Berlusconi (il quale ovviamente non ha nulla a che fare con gli indagati per i fondi della Lega).
È la stessa banca che si era occupata anche delle transazioni per l'acquisto della villa di Antigua dell'ex presidente del consiglio. Attraverso la Arner Belsito e Mafrici avrebbero pensato di riciclare la massa di denaro che gestivano. "Non solo i fondi della Lega Nord - dice un inquirente - ma anche quelli più sostanziosi della 'ndrangheta che da anni cerca affannosamente di riciclare i suoi soldi che altrimenti non potrebbe utilizzare. Belsito e Mafrici sarebbero stati 'scelti' perché calabresi. Belsito perché poteva fare entrare ed uscire soldi senza rendere conto a nessuno, in quanto provenienti dal rimborso ai partiti, Mafrici perché avrebbe a disposizione molti 'emissari' svizzeri che lavorano per lui".
FACCIAMO UNA BANCA D'INVESTIMENTI
E che Belsito, Mafrici e Bonet cerchino strade per collocare indisturbati i loro soldi emerge anche dalle intercettazioni finite nell'informativa della Dia di Reggio Calabria. In un sms inviato da Bonet a Belsito si legge: "Caro Francesco, con Fera abbiamo definito un piano di progetto sul 'modello banca' del quale volevamo confrontarsi con te un'oretta a cellulari spenti".
Ed in un'altra conversazione Bonet dice al suo uomo a Cipro Paolo Scala, che sta gestendo i milioni versati da Belsito, di "prendere in considerazione quello che serve a noi e cioè costruire la banca d'investimenti che opera su un capitale privato, capito?".
Bonet cerca questi nuovi percorsi bancari perché è preoccupato. Scala lo aveva fatto finire in "un giro vorticoso e pericoloso", perché se ci fosse stata un'indagine la banca di Cipro si sarebbe "insospettita" e avrebbe potuto sospendere l'operazione "in quanto potevano rilevare il reato di riciclaggio".
Bonet è anche preoccupato dei documenti falsi forniti da Belsito alla banca cipriota e che "se non vi sono protezioni da parte del Cerchio Magico corre il rischio (Belsito-ndr) di finire in galera direttamente".
"BANCOMAT" PER TANGENTI IN VATICANO
Agli atti dell'inchiesta sui fondi della Lega Nord è finito anche un "bancomat" sequestrato a Bonet. E' un "bancomat" che Bonet ha utilizzato, affermano gli investigatori, per pagare tangenti agli "emissari" che avrebbero dovuto introdurlo in Vaticano per fare affari. E tra gli "emissari" anche alcuni prelati che sono stati già identificati.
Il 9 dicembre 2011 Bonet parlando con la sua segretaria le dice: "Lunedì vedo il Vaticano e che bisogna fare un breafing per come proseguono le lobby relative alla Santa Sede". Quando escono le prime notizie sullo scandalo dei fondi della Lega e il nome di Bonet ed i suoi rapporti con Belsito, quest'ultimo si premura di fare preparare un "dossier" sulla vicenda che gli era stato chiesto dal Vaticano con il quale aveva "intrapreso un rapporto".
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