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giovedì 24 maggio 2012
Paolo B. e Romani, guai grossi. - Paolo Biondani
La procura di Monza indaga su presunte tangenti da 300 mila euro l'una con cui l'ex ministro avrebbe cercato di far passare, al consiglio comunale di Monza, una 'variante' che per il fratello di Silvio Berlusconi valeva 50 milioni. Ora sono indagati entrambi. E nelle intercettazioni c'è anche il Cavaliere.
Tangenti da 300 mila euro per approvare una nuova colata di cemento a Monza e regalare più di 50 milioni di euro a Paolo Berlusconi. L'onorevole Paolo Romani e il fratello dell'ex premier sono al centro di una nuova inchiesta della Procura di Monza, che indaga su una tentata "compravendita" di consiglieri comunali in piena campagna elettorale. Obiettivo: far approvare una maxi-variante urbanistica che avrebbe reso edificabile anche una grande area ora vincolata a verde, chiamata Cascinazza, garantendo una ricchissima plusvalenza a Paolo Berlusconi. L'accusa di "istigazione alla corruzione" si fonda su intercettazioni telefoniche molto esplicite.
Silvio Berlusconi non risulta indagato ma alcuni dei politici e faccendieri intercettati sono stati contattati anche da lui personalmente, per concordare incontri riservati ad Arcore. L'indagine che ora coinvolge anche l'ex ministro Romani e Paolo Berlusconi era in corso da mesi ma finora era stata tenuta segreta dai magistrati per non interferire sulle elezioni. Ribaltando i risultati del 2007, i cittadini di Monza hanno spedito all'opposizione Pdl e Lega eleggendo un sindaco di centrosinistra, Roberto Scanagatti, con più del 63 per cento dei voti. Chiuso il ballottaggio, in procura sono cominciati i primi interrogatori.
Al centro dell'inchiesta c'è una variante urbanistica da quattro milioni di metri cubi di cemento che l'ex giunta di centrodestra non è riuscita a far approvare nonostante pressioni di ogni tipo. Negli anni Ottanta Paolo Berlusconi, il fratello minore di Silvio, aveva acquistato dalla famiglia Ramazzotti, a prezzi da fondo agricolo, una grande tenuta, chiamata Cascinazza. Mezzo milioni di metri quadrati vincolati a verde, perché quell'area è una delle poche dove può ancora sfogarsi il Lambro, un fiume già assediato da troppo cemento, che ad ogni nubifragio allaga pure Milano. Dopo vent'anni di tentativi di abolire quel vincolo, nel 2008 Paolo Berlusconi ha venduto tutta l'area a una società controllata al 70 per cento dalla famiglia Cabassi e da altri soci come il costruttore Gabriele Sabatini. Il fratello del Cavaliere resta però interessato all'affare: finora ha incassato un anticipo di 40 milioni, ma se un domani la Cascinazza diventasse edificabile, ne intascherebbe altri 52.
L'ex giunta Lega-Pdl ha tentato di far passare la variante fino all'ultimo consiglio comunale, scontrandosi però non solo con l'opposizione, che da sempre gridava allo scandalo, ma anche con le resistenze di alcuni consiglieri di maggioranza, allarmati da una cementificazione che avrebbe rischiato di creare una specie di Monza-bis con ben 40 mila abitanti in più.
Ora le intercettazioni ricostruiscono i retroscena inconfessabili di quella tentata manovra politico-edilizia. Marzo 2012. Dopo la formale «adozione», il consiglio comunale ha 90 giorni di tempo per la definitiva «approvazione» della variante. Il termine scade domenica 18 marzo. La Procura di Monza sta già intercettando da mesi altri indagati per lo scandalo delle tangenti edilizie che da Giussano e Desio (arrestato l'ex assessore formigoniano Massimo Ponzoni) si sta allargando a mezza Brianza. Ai telefoni, sul tema caldo della Cascinazza, la Guardia di Finanza sente di tutto. I faccendieri più informati parlano di tangenti da «300 mila euro a testa», offerte ad almeno tre consiglieri di centro o di destra ancora «incerti». Soldi in cambio del loro voto in consiglio a favore della variante.
Quando le elezioni si avvicinano, le manovre per ricompattare la destra si fanno frenetiche. Romani riceve, ad uno ad uno, vari consiglieri comunali. Incontri riservati, senza testimoni, ora ricostruiti solo in parte, grazie alle indagini. Per adesso i pm ipotizzano solo il reato di «istigazione alla corruzione». Come dire: i soldi sono stati offerti sicuramente, secondo l'accusa, ma non è certo se alcuni dei consiglieri (e quali) abbiano effettivamente accettato quella proposta indecente. Qualcuno sembra aver rifiutato. Infatti l'approvazione salta per pochissimi voti. Scaduti così i fatidici 90 giorni, la turbo-variante pare bocciata per sempre. E invece no: con un guizzo d'ingegno, metà dei consiglieri (tutti di centrodestra) votano da soli un'inedita «adozione-bis». Nell'ultimo giorno utile (21 marzo 2012) prima dello scioglimento del consiglio comunale. In caso di vittoria, al centrodestra-bis sarebbe bastata una sola seduta per regalare ai monzesi quei quattro milioni di metri cubi di nuovo cemento.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/paolo-b-e-romani-guai-grossi/2181711/8/0
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