Hai come creditore il fisco? Il tuo conto corrente può essere pignorato in modo automatico, senza cioè bisogno di un procedimento in tribunale, davanti al giudice. E' quanto si legge su laleggepertutti.it. Tutto ciò che deve fare l’Agente per la riscossione (Equitalia o altro, successivo alla sua chiusura) è notificare la cartella di pagamento al contribuente, attendere almeno 60 giorni e poi notificare l’atto di pignoramento alla banca e al debitore. Decorsi altri 60 giorni dalla notifica del pignoramento senza che, nel frattempo, il debito sia stato saldato o sia stata presentata la domanda di dilazione, le somme bloccate vengono accreditate sul conto corrente dell’esattore. Ma procediamo con ordine.
Come avviene il pignoramento del conto corrente?
Quando il creditore è un soggetto privato (ad esempio, un fornitore, una banca, una persona che ha vinto una causa, ecc.), il pignoramento del conto corrente avviene essenzialmente in tre passaggi:
la notifica al debitore dell’atto di precetto, un’intimazione cioè ad adempiere al più presto al pagamento delle somme indicate (maggiorate delle spese legali). Se il debitore non paga entro 10 giorni, il creditore può passare al gradino successivo. Ma se trascorrono più di 90 giorni, il precetto 'scade' e va nuovamente notificato. L’atto di precetto non specifica quale sarà il tipo di pignoramento che verrà eseguito: il creditore può, dunque, decidere anche all’ultimo minuto; la notifica al debitore e alla banca del vero e proprio atto di pignoramento: questo ha lo scopo di 'bloccare' (o meglio, vincolare) le somme presenti sul conto corrente nei limiti dell’importo. Dunque il correntista non potrà più prelevarle, né la banca potrà pagare eventuali Rid o assegni con tali somme, anche se emessi prima della notifica del pignoramento. Insomma, tali importi diventano completamente indisponibili, come se fossero 'accantonati'. La banca deve comunicare al creditore, con posta elettronica certificata (Pec) o con raccomandata, se sul conto corrente del debitore sono presenti somme di denaro e, quindi, ne conferma il blocco; l’atto di pignoramento contiene anche una citazione, ossia l’invito a presentarsi davanti al giudice del tribunale (sezione: esecuzioni forzate), in una specifica data. Tale udienza è quindi il terzo passaggio: il giudice verifica se la banca ha già comunicato, al creditore, la presenza di somme sul conto. In tal caso, emette un provvedimento con cui 'assegna il denaro pignorato' al creditore: in sostanza ordina alla banca di versare le somme a chi ha intrapreso l’esecuzione forzata. Solo dopo tale momento il conto viene svuotato dei soldi pignorati e ritorna libero e utilizzabile.
Come avviene il pignoramento del conto quando il creditore è il fisco?
Le regole cambiano quando ad agire è il fisco. I passaggi si riducono a uno soltanto. Da un lato, infatti, la cartella di pagamento è anche atto di precetto e, pertanto, non c’è bisogno di una seconda notifica. Dall’altro lato, l’Agente per la riscossione (ex Equitalia dopo la sua chiusura) è infatti autorizzato a procedere in autonomia, senza bisogno dell’autorizzazione del giudice. Dunque, quando il creditore è il fisco i passaggi sono i seguenti:
notifica della cartella di pagamento o di una intimazione ad adempiere (tramite raccomandata a.r. o posta certificata). L’Agente per la riscossione esattoriale deve attendere almeno 60 giorni prima di procedere, ma non più di un anno (se il precedente atto è una cartella di pagamento) o 180 giorni (se il precedente atto è una intimazione ad adempiere). Il debitore che, prima del pignoramento, chieda una dilazione (o meglio detta 'rateazione'), blocca ogni successivo pignoramento;
notifica dell’atto di pignoramento alla banca e al debitore (tramite raccomandata a.r. o posta certificata). Anche se la legge non lo specifica, l’atto di pignoramento viene subito notificato alla banca e solo dopo al contribuente, onde evitare che quest’ultimo prelevi dal conto delle somme prima del materiale blocco.
L’atto di pignoramento contiene un invito a pagare le somme entro 60 giorni. Se ciò non avviene, le somme vengono direttamente versate, dalla banca, sul conto del fisco e, quindi, sottratte dl conto del debitore. Il tutto, come già detto, senza alcuna udienza in tribunale.
In ogni caso, il fisco può anche optare per il pignoramento nella forma tradizionale, quella cioè ordinaria, anche se ciò non avviene mai. Invece, se ad essere pignorata è la pensione, la procedura ordinaria è obbligatoria.
Come evitare il pignoramento del conto corrente del fisco?
Una volta già avvenuto il pignoramento, e prima che siano decorsi i 60 giorni oltre i quali la banca accredita direttamente le somme sul conto dell’Agente della riscossione, il contribuente può presentare una richiesta di rateazione: se ottiene l’autorizzazione a pagare in forma dilazionata il proprio debito, esibendo la ricevuta del primo pagamento il pignoramento ancora in stand by si blocca e non va più avanti; con la conseguenza che il conto corrente viene liberato dal pignoramento. È troppo tardi, invece, se la richiesta viene presentata scaduti i 60 giorni dalla notifica del pignoramento, quando ormai le somme sono state accreditate all’esattore.
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