Fake news e cyber propaganda, nuovo fallimento per il giornale di Amazon e della Cia, il Washington Post.
Venerdì scorso il WP ha riportato - citando le solite fonti anonime come si vuole ad ogni inchiesta con la I maiuscola di oggi - del rapporto "segreto" della Cia sull'attacco hacker russo per far vincere Trump, come Antidiplomatico vi abbiamo subito scritto:
quindi una “riunione a porte chiuse” per valutare un “rapporto segreto” di agenti segreti con pochi e “selezionati senatori”. Quella che descrive il Washington Post sembra più una riunione di cospirazione contro il neo-presidente eletto che altro.
Vi abbiamo già riportato come il Washington Post abbia già dovuto rettificare la "fake news" sulle fake news e cyber propaganda russa attraverso alcuni siti negli Stati Uniti. Ha ammesso di aver detto una stupidaggine di fatto, ma la caccia alle streghe generata ha prodotto negli Usa un iter legislativo che va verso la censura di tutto ciò che non è allineato. Oltre che "inchieste" parallele in Europa.
Dopo il fallimento, il giornale di Amazon si è arreso? Apprendiamo oggi dalla Reuters che anche l'"inchiesta" del giornale di Bezos di venerdì scorso sul "rapporto segreto della Cia" è... una "fake news parziale".
Secondo quanto scrive Reuters, i cosiddetti supervisori della comunità d'intelligence a stelle e strisce, che controlla le 17 agenzie Usa, il cosiddetto Office of the Director of National Intelligence (ODNI), ha deciso che non sosterrà le conclusioni della CIA "per mancanza di prove evidenti" del fatto che Mosca abbia cercato di favorire la vittoria di Trump contro Hillary Clinton.
Il presidente della Commissione Intelligence della Camera, Devin Nunes aveva scritto una lettera a James Clapper, esprimendo il suo "disappunto" per l'inerzia con cui quest'ultimo non avesse informato la Commissione sulla diversa valutazione tra Cia e FBI. Nunes ha anche sottolineato come a novembre Clapper avesse testimoniato sotto giuramento come non ci fossero abbastanza prove per mostrare una connessione tra la Russia e le “Podesta emails” rivelate da WikiLeaks.
Come conclude correttamente Reuters, la posizione dell'ODNI darà a Trump la possibilità di sostenere con ancora maggiore forza l'epiteto di "ridicolo" con cui già ha definito il tutto.
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