domenica 3 giugno 2018

Pazzo spread, cos’è successo ai rendimenti dei BTp negli ultimi giorni ? - Giuseppe Timpone

La crisi dello spread spiegata in breve e il paradosso di un'inversione a U dei rendimenti nell'ultima settimana. Che cosa è successo davvero?

La crisi dello spread spiegata in breve e il paradosso di un'inversione a U dei rendimenti nell'ultima settimana. Che cosa è successo davvero?

E’ stato complicato scrivere su spread e rendimenti italiani negli ultimi giorni. Nemmeno il tempo di completare un articolo, che i numeri su cui avevamo scritto sembravano avere perso di significato. Uno dei dati più clamorosi è stato offerto dai bond a 2 anni, esplosi dai rendimenti negativi a cui viaggiavano ancora fino alla metà di maggio fino al 2,43% di martedì, ovvero non solo ai massimi da oltre 5 anni e mezzo, ma pericolosamente vicini ai livelli decennali, che a loro volta si sono portati fino a un apice del 3,33%. Ieri, invece, a fine seduta risultavano crollati rispettivamente all’1% e al 2,77%. E lo spread BTp-Bund a 10 anni scendeva sotto i 240 punti base dagli oltre 303 bp di 3 sedute prima.
Cos’è accaduto di preciso? La narrazione di quanto abbiamo toccato con mano nei giorni scorsi ha del paradossale. Dalla metà di maggio, i rendimenti sovrani italiani iniziano velocemente a lievitare sulle preoccupazioni dei mercati per il contenuto del programma di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle, il quale non solo contiene una lunga lista di misure costose per i conti pubblici e sprovviste di coperture, ma nella bozza iniziale contemplava persino l’ipotesi di richiesta di condono alla BCE dei 250 miliardi di euro di debito pubblico detenuto complessivamente tramite gli acquisti realizzati con il “quantitative easing”. Gli investitori vi hanno letto due cose in questa richiesta strampalata: la ricerca di una possibile ristrutturazione del debito tricolore e uno scontro senza precedenti tra Roma e Bruxelles, nonché con Francoforte.
Le vendite sono diventate ancora più copiose quando è emerso che il ministro dell’Economia proposto dal leader leghista Matteo Salvini fosse Paolo Savona, economista illustre, con un curriculum eccellente e di assoluto riguardo, ma che negli ultimi anni si è fatto una fama di “euro-scettico”, propugnando la dotazione di un piano B per l’uscita dall’euro dell’Italia come arma negoziale da utilizzare nei confronti della UE a trazione tedesca. Senza una via di uscita credibile, sostiene l’ex ministro del governo Ciampi e oggi agli Affari europei, nessuna possibilità reale di ottenere concessioni dall’Europa. I mercati hanno fatto due più due e iniziato a scontare che davvero il governo giallo-verde stesse preparando l’uscita dell’Italia dall’Eurozona.

Cosa è successo questa settimana?


Fin qui, la narrazione appare lineare. Non così sembra d’ora in avanti. Sì, perché nel drammatico fine settimana scorso, accade che il presidente Sergio Mattarella accetti tutta la squadra dei ministri presentata dal premier incaricato Giuseppe Conte, tranne proprio il nome di Savona, al fine di non scatenare paure ingiustificate sui mercati e per segnalare la nostra collocazione ferma in Europa. Lega e 5 Stelle non cedono, Conte è costretto a rinunciare all’incarico, Mattarella pronuncia un discorso accorato con il quale comunica agli italiani di volere preservare i loro risparmi e che nominerà premier una figura super partes, quella di Carlo Cottarelli, dirigente del Fondo Monetario Internazionale e noto con l’appellativo di “uomo-forbice” per la sua linea di tagli alla spesa pubblica. Tutto avviene a mercati chiusi.
Il dramma finanziario si consuma alla riapertura di lunedì 28 maggio, quando contrariamente alle attese, non solo gli investitori non tornano a comprare BTp, ma finiscono per venderli come non vi fosse più un domani. Il giorno seguente, si tocca con mano una situazione di vero panico, con i rendimenti schizzati ai livelli sopra indicati. Ma come, scampato il pericolo euro-scettico e con la prospettiva di un governo a guida fortemente rassicurante, la crisi di fiducia verso l’Italia precipita? Eppure è così, tanto che lo stesso Quirinale si trova costretto a mettere in stand-by il nuovo premier incaricato Cottarelli per riaprire clamorosamente le trattative tra Lega e 5 Stelle sul governo, senza Savona all’Economia. Il dirigente FMI non avrebbe goduto, infatti, di alcun voto di fiducia (il PD stesso annunciava l’astensione) e, anzi, avrebbe rischiato di ricevere in Parlamento 0 voti a favore, scatenando persino una crisi istituzionale, oltre che rendendo certe le elezioni anticipate. Così, i mercati iniziano a sperare nella nascita di un governo giallo-verde, lo stesso che fino al venerdì precedente sembrava loro la peste bubbonica. Il tentativo del presidente riesce e venerdì, quando Conte e i ministri giurano al Quirinale, in borsa è festa e lo spread crolla insieme ai nostri rendimenti sovrani.
Vi chiederete se non siamo dinnanzi a un caso di schizofrenia di massa. In realtà, quanto successo troverebbe spiegazione nella paura ancora più grande dei mercati che l’Italia potesse andare ad elezioni super-anticipate già da fine luglio, alle quali con ogni probabilità, sondaggi alla mano, Lega e M5S avrebbero trionfato conquistando fino ai due terzi dei seggi parlamentari, se si fossero presentati insieme. E anche separatamente, i loro consensi avrebbero toccato il 60% a una tornata, che agli occhi del mondo sarebbe stata vissuta come un referendum sulla permanenza dell’Italia nell’euro. Insomma, meglio tenersi il governo “populista” alle condizioni attuali, anziché rischiare di ritrovarsene uno molto più forte nei numeri tra qualche mese. E, dunque, per la stessa ragione per la quale i BTp crollavano fino alla settimana scorsa, adesso si rafforzano. Il mercato ragionano così: trovategli un’alternativa ancora peggiore e vedrete che inizierà ad apprezzare anche lo scenario che oggi ritiene essere il demonio. P.S.: Esiste una spiegazione “complottista” non suffragata da alcuna prova e che, pertanto, vi proponiamo a mò di storiella, ossia che la BCE avrebbe staccato la spina ai BTp con la prospettiva concreta di un governo giallo-verde, salvo tornare agli acquisti quando avrebbe temuto il precipitare dell’Italia verso elezioni anticipate.

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