mercoledì 9 dicembre 2020

C’è la finanziaria, è tempo di marchette: ecco la lista. - Giacomo Salvini

 

A Montecitorio. Una cavalcata tra gli emendamenti “segnalati” dai partiti.

Sarà che l’occasione fa l’uomo ladro. O, più prosaicamente, che davanti al ricco piatto da 800 milioni per far fronte alle “esigenze indifferibili” dei parlamentari per il 2021, resistere è difficile. Mai prima d’ora deputati e senatori, avidi di accontentare i propri elettori sul territorio, avevano avuto a disposizione un bottino così cospicuo: si era partiti nel 2015, governo Renzi, da poco più di 100 milioni e oggi il conto viaggia verso il miliardo. In attesa di capire dove andrà a finire il grosso (se ne sta discutendo), è comunque già arrivata la vagonata degli emendamenti “localistici, ordinamentali e micro-settoriali” (quelle che sbrigativamente si definiscono “marchette”) che per legge sarebbe vietato inserire nel ddl Bilancio. Anche quest’anno, infatti, basta sfogliare il fascicolo degli oltre 800 emendamenti “segnalati” – quelli che i partiti ritengono prioritari – per incontrare normette, commi bis-ter-quater, stanziamenti a pioggia, micro-finanziamenti e chi ne ha più ne metta. Non tutti, ovviamente, saranno approvati. Ma la speranza, si sa, è l’ultima a morire.

Lega agricola. Tra i primi emendamenti a saltare all’occhio c’è quello di Guglielmo Golinelli, 33enne deputato leghista, che  propone di alzare la compensazione dell’Iva sulle carni bovine e suine dal 2021 al 2023. Peccato che lo stesso Golinelli allevi suini nel modenese e sia “invitato permanente” di Confragricoltura Modena. Attento alla famiglia, in un altro emendamento chiede che le agevolazioni sull’Imu agricola riguardino un terreno concesso “fino ai parenti di terzo grado”. E chissà se Marzio Liuni, anche lui del Carroccio, mentre scriveva il suo emendamento per detrarre il 36% delle imposte sui redditi “per l’acquisto di fiori e piante da interno” a favore dei vivaisti, s’era scordato del suo secondo mestiere: il vivaista nell’azienda “Vivai Liuni e Greppi” nel novarese.

Interesse privato. Nelle pieghe del “librone” degli emendamenti, i battitori liberi del conflitto d’interesse spuntano come funghi. C’è la meloniana Maria Cristina Ceretta, cacciatrice ed ex presidente della Confederazione delle Associazioni Venatorie, che propone di ridurre del 50% la tassa sul porto d’armi: è appena il caso di ricordare che a maggio 2018 l’Associazione Cacciatori Veneti aveva fatto un bonifico da 70mila euro a Fratelli d’Italia. Il settore dei lavoratori autonomi dello spettacolo è stato pesantemente colpito dalla pandemia e l’ex M5S Nicola Acunzo firma allora una norma per concedere loro norme fiscali vantaggiose. Oltre al deputato, che lavoro fa Acunzo? L’attore. Il renziano Mattia Mor, ex cervello in fuga tornato in Italia “per amore del mio paese”, si ricorda invece del suo passato: prima di innamorarsi della Leopolda, Mor aveva creato un marchio di Made in Italy (Biomor), chiuso nel 2015, per poi diventare Executive director per l’Europa di Mei.com, store della moda con cui diffondeva “il made in Italy nel mondo”. Non poteva quindi mancare il suo emendamento in favore delle aziende del made in Italy che potranno usufruire del credito d’imposta sulle consulenze contro la contraffazione dei marchi.

Cinque cerchi. L’attrazione tra parlamentari e sport è antichissima e questa manovra non fa eccezione. Il deputato lombardo di “Cambiamo” Stefano Benigni vuole 90 milioni in tre anni per riqualificare gli “impianti sportivi degli sport invernali nei piccoli comuni montani” della Lombardia in vista delle olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. La leghista Silvia Comaroli vorrebbe invece 75 milioni per i “XX Giochi del Mediterraneo 2026” di Taranto, mentre la forzista Giusy Versace 4 milioni per gli Europei di Nuoto 2022 di Roma.

Ponti, strade, musei, etc. Anche le autostrade sono un classico e ai tempi della Dc si facevano le cose in grande: da quella tra l’Abruzzo e Roma che aveva uno svincolo a Gissi, patria natale di Remo Gaspari, alla famosa “curva Fanfani” che conduce la A1 nella Arezzo di Amintore. Oggi, per accontentare i propri collegi, si lavora molto più in piccolo. Raffaella Paita, proconsole di Renzi in Liguria, chiede di assumere un contingente di 263 persone all’arsenale di La Spezia, il leghista Claudio Borghi propone l’istituzione di un “Museo nazionale dell’astrattismo storico e del razionalismo architettonico” a Como, la leghista Rebecca Frassini un fondo da 50 milioni per l’aeroporto di Orio al Serio (Bergamo) e il calabrese Domenico Furgiuele 3 milioni per lo scalo di Lamezia Terme. Non mancano i ponti (il M5S chiede 100 milioni per mettere in sicurezza quelli sul Po), le strade (FI 50 milioni per la Statale Ionica nel tratto Crotone-Catanzaro, mentre FdI 100 per la Salaria e l’Appia Antica) fino al completamento dell’idrovia Padova-Venezia di cui si parla dal 1955 e per cui sono già stati spesi 200 miliardi di vecchie lire. Ergo: 100 milioni di euro. Il deputato forzista Roberto Caon ne vorrebbe altri 200 per i prossimi tre anni per finire l’opera. Difficile che sia la volta buona.

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