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mercoledì 25 marzo 2020

“De Angelis spaccia futili pettegolezzi per notizie serie”. - Andrea Scanzi



Scoperta la soluzione per uscire dalla pandemia: far sì che quel frescone di Giuseppe Conte telefoni al politologo nonché virologo nonché sex symbol Alessandro De Angelis, affinché quest’ultimo – forte del suo carisma da battipanni vilipeso – detti chiaramente all’inetto presidente del Consiglio cosa fare.
L’Italia ha una trave piantata ben dentro l’occhio, ma in tivù e sui giornali è tutto un cicaleccio stitico di retroscenisti (sic) che vomitano articolesse sulla pagliuzza. Tipo il De Angelis, uno che ogni volta che parla suscita sulla vile plebe tre reazioni inesorabili:
1) Oddio che palle;
2) Questo qua sembra uno di quelli che, quando hanno voglia di emozioni forti, sniffano il Wcnet;
3) Oddio che palle.
Omino sbarazzino nonché assai rutilante, il De Angelis ama spacciare pettegolezzi irrilevanti per notizie irrinunciabili, attorno alle quali imbastisce interventi appassionanti come una cover dei Led Zeppelin eseguita da Sfera Ebbasta con la grattugia sulle gonadi. Il De Angelis non indovina un’analisi dall’età dei 6 anni, quando pare suonasse il banjo nella cover band aquilana dei Jackson 5, ma ciò non incrina minimamente la sua esilarante hybris. Lo scorso agosto andò avanti per giorni esigendo “elezioni subito”, idea che in effetti sarebbe risultata perfetta per Salvini e Meloni, ma che si sarebbe rivelata suicida per chi (come il De Angelis asserisce di se stesso) si definisce fiero avversario dei sovranisti.
Il De Angelis è così: politicamente miope e inconsciamente salviniano. Se si fosse votato a fine 2019, Salvini (in netto calo rispetto ad agosto) sarebbe ora a Palazzo Chigi. E la pandemia la gestirebbe lui: roba da scappare su Marte. Eppure, invece di cospargersi il capino teneramente implume di cenere, il De Angelis continua a scudisciare a prescindere il governo e (ancor più a prescindere) Conte.
Il De Angelis lo odia proprio, e anche questo è naturale: due anni fa lo trattava come un mezzo parvenu (mentre lui invece è Montanelli), e adesso che Conte è il politico più amato dagli italiani, non riesce proprio ad ammettere di avere sbagliato pure su di lui. Il De Angelis vede in Conte un trasformista alla Mastella e, nel suo agire, una continua quintessenza di inefficienza: me cojoni! Così, anche dopo il comunicato di sabato sera, il De Angelis non si è soffermato sulla trave (il contenuto del decreto), bensì sulla pagliuzza. Ovvero l’avere usato Facebook (e sticazzi?). L’essere andato in onda dopo cena e in ritardo (e sticazzi?). E il non avere fatto una conferenza stampa canonica (e sticazzi?). L’Italia combatte una battaglia campale, ma lui – pur di mitragliare a prescindere il governo – si preoccupa delle pieghe ipotetiche sulla tovaglia. Genio vero.
Sull’Huffington Post, di cui pare sia vicedirettore, il De Angelis ha tuonato: “La più grande limitazione della libertà nella storia della Repubblica affidata a un videoannuncio notturno, senza provvedimento e senza passaggio parlamentare”. Va però detto che il titolo del pezzo, pensato forse dopo essersi ammirato allo specchio, era “Sconcertante”: un’autorecensione che gli fa onore.
Altra perla del 19 marzo: “È ora di uscire dalla comunicazione da Grande Fratello”. Ovvero le stesse parole di Renzi, di cui del resto il De Angelis celebrò nel 2014 la smisurata grandezza in un libro clandestino e per nulla agiografico scritto con il noto antirenziano Mario Lavia. Più che un retroscenista, il De Angelis è una sorta di versione da discount di un mix giornalistico tra Fusani e Senaldi: il che, a ben pensarci, è francamente terribile.
Resisti per noi, magico De Angelis!