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mercoledì 30 gennaio 2019

Mafia, spaccio e violenza sessuale nel Cara di Mineo, 19 fermi - VIDEO



Appartenevano a una cellula denominata "Catacata Mp (Italy Sicily)", operante a Catania e in provincia e con base operativa nel Cara di Mineo. Spacciavano droga e si scontravano con gruppi rivali per avere il predominio tra le comunità straniere del centro d'accoglienza. Stamane la Squadra mobile di Catania, nell'operazione "Norsemen", ha arrestato 16 persone (tre sono irreperibili) accusate di far parte di una banda di spacciatori di cocaina e marijuana che con metodo mafioso operava in varie zone d'Italia ma che aveva una propria cellula operativa, chiamata "Viking" o "Supreme Vikings confraternity", a Catania e nel Cara di Mineo.
Uno degli indagati è stato bloccato nel capoluogo etneo, un'altro a Bergamo. Tutti gli altri sono stati fermati nel Cara di Mineo e rinchiusi nelle carceri di Catania Bicocca, Siracusa, Messina e Bergamo. Alcuni dei fermati avrebbero collaborato con i trafficanti di esseri umani in Libia. Nelle abitazioni di alcuni indagati sono state sequestrate una mannaia e grossi coltelli da cucina, dosi di marijuana e materiale per il confezionamento. Le persone fermate - tra cui tre donne - sono accusate di associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope e violenza sessuale aggravata.
In Nigeria si sarebbe radicato un ampio sodalizio criminale, poi diffuso in diversi stati europei ed extraeuropei. Un nigeriano - ospite del Cara di Mineo - ha denunciato aggressioni e una rapina subita da parte di suoi connazionali ospiti della struttura. Gli investigatori sono riusciti a registrare un rituale di affiliazione e intercettato un episodio di violenza sessuale di gruppo ai danni di una nigeriana ospite del Cara.
Il centro di Mineo era uno snodo per l'approvvigionamento dei pusher nigeriani che spacciavano a Catania, Caltagirone e Caltanissetta. Al vertice della consorteria ci sarebbe stato William Ihugba, 31 anni, tra i fermati; il gruppo operante a Catania e provincia sarebbe stato guidato da Kingrney Ewiarion, 22 anni, anch'egli fermato. Tra gli altri indagati emerge la figura di Anthony Leonard Izedonmi, 28 anni, fermato in provincia di Bergamo, punto di collegamento con le altre cellule della confraternita in Italia.
"Posso dire, come operatore del diritto, che il Cara di Mineo, così come è stato concepito, è stato un grosso errore e questo credo che lo riconoscano tutti", ha affermato il Procuratore a Catania Carmelo Zuccaro rispondendo a una domanda sull'annuncio del ministro dell'Interno Salvini della chiusura del Cara di Mineo entro il 2019.

"Così com'é - ha aggiunto - il Cara non funziona assolutamente, non svolge il suo compito ed anzi diventa snodo per i traffici di sostanze stupefacenti, luogo nel quale entrano ed escono criminali e nel quale si svolgono episodi di una brutalità impressionante". "Il racconto delle violenza sessuali subite da donne dimostra come all'interno della struttura di Mineo purtroppo tutto vi é tranne che legalità. Questo è quello che pensa l'operatore del diritto. Il cittadino ha le sue opinioni", ha concluso.

mercoledì 4 luglio 2018

Corruzione: arrestato ex giudice Cga siciliano.



E' Giuseppe Mineo, inchiesta della Procura di Messina.

E' stato arrestato per corruzione l'ex giudice del Consiglio di Giustizia Amministrativa Siciliano Giuseppe Mineo. Il provvedimento è stato disposto dal gip di Messina su richiesta della Procura diretta dal procuratore Maurizio de Lucia.
Mineo si sarebbe interessato perché le imprese "Open Land Srl" e "AM Group Srl", controllate dai costruttori Frontino, fossero favorite nei ricorsi che avevano intentato contro il Comune e la Sovrintendenza di Siracusa. Il giudice sarebbe dovuto intervenire perché venisse sovrastimato il risarcimento del danno che Comune e Sovrintendenza dovevano alle due società. Sia la vicenda Open Land che quella della Am Group sono emerse nella inchiesta della Procura di Messina che, a febbraio, ha portato in carcere, tra gli altri, l'ex pm di Siracusa Giancarlo Longo e gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, entrambi legati ai Frontino. In cambio del suo interessamento nella causa di cui era peraltro giudice relatore Mineo, docente universitario nominato al Cga in quota dell'ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, avrebbe chiesto denaro per un amico: l'ex presidente della Regione Giuseppe Drago, poi deceduto nel 2016.
Mineo e il politico erano legati da una stretta amicizia. All'ex presidente della Regione sarebbero stati fatti avere 115mila euro: la somma sarebbe stata versata dalla società "Ocean One Consulting Srl", riconducibile agli avvocati Amara e Calafiore, su un conto maltese intestato all'imprenditore siracusano Alessandro Ferraro, anche lui già coinvolto nell'inchiesta messinese su Longo. Ferraro avrebbe poi girato la somma a Drago.

martedì 1 settembre 2015

C.A.R.A. (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) di Mineo. - Alessandro Di Battista


Il CARA (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) di Mineo è il più grande d'Europa ed è finito nell'inchiesta Mafia Capitale.
Odevaine l'uomo forte di Veltroni (a proposito ma non doveva andare in Africa?) divenuto uno dei boss della gestione dell'immigrazione in Italia ha appena parlato ai magistrati spiegando per filo e per segno il sistema Mineo. Un sistema che permetteva a vari soggetti di spartirsi soldi nostri e a Castiglione, sottosegretario NCD del Governo Renzi, di avere un ritorno in termini di voti.
I soldi nostri vanno a Mineo con la scusa dell'emergenza immigrazione ma poi spariscono, rubati da un branco di malfattori. Una cooperativa vicina a Comunione e Liberazione, "La Cascina" che pare abbia ottenuto appalti truccati, è secondo Odevaine il grande sponsor di NCD, il partito più indagato della storia repubblicana. In tutto ciò sembra che sia stato un ospite del centro a commettere i due brutali omicidi a Catania.
Ma Alfano è ancora ministro dell'Interno, Castiglione sottosegretario all'agricoltura (il PD ha bocciato una nostra mozione di sfiducia su di lui). Il tutto perché i voti di NCD, un partito prossimo all'estinzione, servono a Renzi per approvare le sue porcate in Senato. Il governo del PD si tiene in piedi grazie ad un partito formato da innumerevoli furfanti e che ha più indagati che elettori. Viva la rottamazione...di legalità!

mercoledì 26 novembre 2014

Cara di Mineo: un affare da 100 mln nelle tasche dei soliti noti. - Giuseppe Pipitone e Miriam Di Peri

Cara di Mineo: 100 milioni nelle tasche dei soliti noti

A giugno è stato varato il nuovo bando per gestire il centro richiedenti asilo in provincia di Catania. A vincerlo le stesse cooperative che lo gestivano in precedenza, tra queste Sisifo, vicina al centro sinistra, Cascina, vicina a Cl. Sull’appalto però pesa il ricorso di un’azienda esclusa: “la procedura favorisce il gestore uscente, violando così i principi comunitari in materia”.

La cifra è di quelle che fanno venire le vertigini: quasi cento milioni di euro per tre anni. Per l’esattezza, 97 milioni e 893 mila euro, per servire pasti e gestire la permanenza dei circa quattromila ospiti del Cara di Mineo, il più grande centro per richiedenti asilo d’Europa. Un affare, quello della gestione del centro, che dal primo giorno è rimasto sempre nelle stesse mani: anche quando nel giugno scorso è stato varato il nuovo appalto.
Il residence degli Aranci: un villaggio da 50 milioni l’anno
Un bando di gara che sembra cucito addosso al consorzio di cooperative sociali che gestisce il Cara dal marzo 2011, da quando cioè venne dichiarato lo stato d’emergenza dal governo Berlusconi, proprio mentre il nord Africa era incendiato dalle rivoluzioni della cosiddetta primavera Araba. A Mineo, in provincia di Catania, c’erano già 403 appartamenti immersi tra settantamila ettari di alberi di arance e limoni: strutture costruite nel 1997 dalla Pizzarotti e Co. di Parma per essere affittati alle famiglie dei militari statunitensi, di stanza nella vicina Sigonella. Solo che nel 2010 i militari americani decidono di lasciare le villette di Mineo. Poco male, perché poco dopo arriva il Ministero a salvare la Pizzarotti e Co.  con un indennizzo da sei milioni di euro all’anno: è questo il costo dell’affitto del complesso, che da quel momento diventa il centro per richiedenti asilo più grande d’Europa. Una struttura enorme, quella del residence degli Aranci, in provincia di Catania, con una macchina organizzativa che conta circa 400 dipendenti, e che percepisce 34,60 euro al giorno per ogni migrante ospitato: moltiplicati per quattromila sono più di 50 milioni all’anno.
Accoglienza a larghe intese.Dopo tre anni di attività , il 20 giugno scorso viene varata la nuova gara d’appalto per gestire il Cara di Mineo. A vincerla, appena cinque giorni dopo, lo stesso consorzio di cooperative sociali che ha gestito il Cara negli anni precedenti: un raggruppamento di aziende che definire a larghe intese è un eufemismo. In prima fila tra le coop che gestiscono Mineo, infatti,  c’è la  Sisifo, la cooperativa aderente a Legacoop, vicina al centro-sinistra, finita agli onori della cronaca quando gestiva il Cie di Lampedusa, il centro in cui i migranti venivano trattati con la doccia anti scabbia. Sisifo è un asso pigliatutto dell’accoglienza, dato che ha vinto anche l’appalto per Cara di Foggia e amministra il Cspa (Centro di soccorso e prima accoglienza) di Cagliari. Insieme a Sisifo, rivince l’appalto per gestire  la Cascina Global Service, che fornisce i pasti ai migranti ed è vicinissima a Comunione e Liberazione. Nel consorzio di cooperative ci sono poi la  Senis Hospes, la Croce Rossa e Casa della Solidarietà, più Pizzarotti, che è proprietaria del residence degli Aranci. Trova rappresentanza nella gestione del centro anche il Nuovo Centro Destra. Ad indire la gara d’appalto infatti è il consorzio di comuni “Calatino terra d’accoglienza”, l’ente attuatore del Cara: fino a pochi mesi fa la poltrona di presidente del consorzio era appannaggio del Nuovo Centro Destra. Per tre anni il responsabile del centro era infatti Giuseppe Castiglione, ex presidente della provincia di Catania, uomo forte di Angelino Alfano, il titolare del Viminale, ovvero il ministero competente sugli affari legati all’immigrazione. Poi, nel 2013, Castiglione diventa sottosegretario, le province vengono commissariate da Rosario Crocetta, e a guidare il consorzio dei comuni arriva un altro esponente del partito di Alfano: Anna Aloisi,  eletta sindaco di Mineo nel 2013 e segnalata più volte nei pressi del Centro d’accoglienza, con cui collaborava da avvocato) in campagna elettorale.
Appalto blindato per i soliti notiSulla nuova gara d’appalto, vinta nuovamente dal consorzio che gestiva il Cara da tre anni, pesa però un ricorso sollevato davanti l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. A presentarlo è la cooperativa Cot Ristorazione di Palermo, che aveva partecipato alla gara per gestire Mineo ma era stata esclusa per “mancanza di requisiti d’ammissibilità”. Nel ricorso preparato dalla Cot si evidenziano molteplici dubbi sui “paletti” fissati dal bando di gara. A cominciare dai numeri, che si riferiscono dapprima all’esperienza del concorrente di “aver gestito senza demerito più di una struttura di accoglienza rivolta a stranieri nei tre anni precedenti, accogliendo un numero di immigrati superiore a 1500 giornalieri”. Successivamente, si parla di un servizio di ristorazione collettiva “non inferiore a 2000 pasti al giorno”. Nel bando di gara, però, quando si fa riferimento  a impianti idrici e di depurazione si parla invece di un numero minimo di 3000 unità”. Insomma, i conti non tornano. Quanti sono gli ospiti che il vincitore della gara avrebbe dovuto servire quotidianamente? Tremila, duemila o millecinquecento?

Senza contare che “da una semplice lettura – scrivono i legali della Cot nella memoria inviata all’Autorità di vigilanza – è evidente che la procedura favorisce il gestore uscente, violando così i principi comunitari in materia”.
Secondo la ricostruzione della Cot, l’Amministrazione avrebbe dovuto suddividere l’appalto in lotti, in modo da dare più possibilità d’accesso alle piccole e medie imprese, mentre l’azienda esclusa, nonostante un fatturato da 20 milioni annui e la gestione di diverse mense in giro per l’Isola (tra cui l’Ersu di Palermo e diversi ospedali), non ha potuto vantare alcun servizio unico con i numeri richiesti dalla gara. I “paletti” fissati dalla gara, sono talmente alti da indurre i legali a sottolineare ulteriormente come sia ridotta “in maniera inopinata la platea dei concorrenti potenziali”. Insomma, secondo la nota rivolta all’Autorità di vigilanza sugli appalti, tutto avrebbe concorso a favorire l’aggiudicazione da parte dei vincitori del precedente bando. Dopo tre anni di gestione, conditi dalle polemiche sollevate dalle inchieste giornalistiche e dalle interrogazioni parlamentari successive alle visite del deputato di Sel Erasmo Palazzotto, a Mineo sono rimasti gli stessi gestori di sempre. Che potendo contare su ottime entrature politiche rimarranno a gestire il centro richiedenti asilo più grande d’Europa. E probabilmente anche il più remunerativo.

giovedì 12 giugno 2014

Il Pd caccia il dissidente. Corradino Mineo: "Ridicolo il renzismo-stalinismo'. - Luca Sappino

Il Pd caccia il dissidente. Corradino Mineo: Ridicolo il renzismo-stalinismo'

Il gruppo dem segue le indicazioni di Boschi e lo rimuove dalla delicata commissione Affari Costituzioni. Renzi così prova a blindare il primo passo sulle riforme. Furioso Civati, gongolano i Cinque Stelle.

Formalmente la scelta è stata di lasciare in commissione solo i commissari effettivi, evitando le sostituzioni e i doppi incarichi. Si è fatto un rimpasto più generale, sì, ma il succo è però che il dissidente Corradino Mineo, non allineato al premier sulla riforma del Senato, è stato cacciato dalla commissione affari costituzionali.Sostituito. Epurato. E così, dopo il riposo imposto anche al senatore dei Popolari Mario Mauro, anche lui protagonista di alcuni voti in dissenso rispetto alle indicazione perentorie del governo, Renzi blinda i suoi 15 voti in commissione.

L'ufficio di presidenza del Pd palazzo Madama ha dunque deciso, e ha deciso così come suggerito dal ministro Maria Elena Boschi («la sostituzione di Mineo? Decida il gruppo» aveva detto poche ore prima del verdetto, «ma è necessario che il gruppo sia plasticamente compatto»). Sono tre i cambi alla ripresa, dopo il time out elettorale. Due tecnici. Fuori Vannino Chiti, visto che il senatore già presiede la commissione Affari europei e dentro Maurizio Migliavacca, e fuori Luciano Pizzetti, sottosegretario alle Riforme, dentro Roberto Cociancich. Uno politico: fuori Mineo, appunto, dentro, per non sbagliare, il capogruppo Luigi Zanda.

Apriti cielo.

I più sono d’accordo con la linea imposta dal premier Renzi. E anche una che un tempo era ostile al premier, Anna Finocchiaro, presidente della commissione, spiana così la via alla scelta: «la decisione spetta al gruppo Pd. Io mi permetto di osservare che in una commissione in cui c’è un solo voto di scarto, una critica così radicale come quella di Mineo non è solo una espressione di libertà di coscienza ma pone un'alternativa tra fare e non fare le riforme». Insomma, sostituire Mineo non è un dramma, anzi è cosa buona e giusta: «Niente limiterebbe la libertà di coscienza del senatore Mineo e di quanti vogliano avere il suo stesso atteggiamento». Possono sempre votare contro, sì, «ma in aula».

Per questo Giuseppe Civati, vicino alle posizioni di Mineo e condividendo i dubbi sul progetto di riforma renziano, dice sconsolato: «È l’episodio più grave di una legislatura che già non ce ne ha risparmiati». «È un errore politico» sostiene Civati, convinto che «il vero problema è che Berlusconi non vota la riforma di Renzi, che non ha i numeri al Senato e se la prende con chi pone solo una questione di merito». Insomma, il premier, per Civati, «dopo aver detto per mesi che le riforme si fanno con le minoranze», perde o elimina «le minoranze dentro e fuori». Il risultato è «un capolavoro» dice ironico. Un successo che fa sembrare «Casaleggio John Stuart Mill».

Casaleggio, con le espulsioni del Movimento, pare un liberale? Non se lo fa ripetere due volte Danilo Toninelli, l’uomo riforme dei 5 stelle.




Molti condividono, nel Pd, ma c’è anche chi però, e solo non tra i civatiani, chiede di «rivedere la decisione». E se la giornalista Marina Terragni, membro della direzione del Pd - che si riunisce oggi, in teoria per approvare il bilancio - parla di un «Pd5Stelle» e di un «diritto di critica negato», Stefano Fassina spera in un'improbabile retromarcia.

Grave sostituire Sen Mineo dalla Commissione Affari costituzionali del Senato. Si riveda la decisione
Mineo cerca ancora di capire. «Questa mattina cercherò di capire, chiederò spiegazioni meno goffe di quelle che leggo», scrive sul suo blog: «Davvero Matteo Renzi ha deciso di nascondere la spazzatura sotto il tappeto? Di coprire gli errori della Boschi? La gestione incauta e inefficace dei suoi capi gruppo Zanda e Speranza? Di sottacere il prezzo che Lega e Berlusconi esigeranno per lanciare una ciambella di salvataggio alle sue riforme? Di impedire un sano e leale dibattito con la sinistra interna?».
«Non mi farò mettere la museruola» annuncia: «Sentirò Tocci, Casson, Civati, Chiti, personalità che più di me sono i destinatari di questo atto di forza burocratico e partitico. Per ora dico che la situazione mi sembra grave ma non seria». Il commento è durissimo: «Renzi è un ottimo uomo politico,una risorsa per il Paese, ma il renzismo-stalinismo è un ossimoro, una barzelletta fuori tempo».
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2014/06/12/news/il-pd-caccia-il-dissidente-corradino-mineo-ridicolo-il-renzismo-stalinismo-1.168966