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giovedì 4 giugno 2020

Smantellato il clan della Noce: 11 arresti. - Salvo Palazzolo

Palermo, l'ultimo padrino designato con un bacio. Smantellato il clan della Noce: 11 arresti

Cosa nostra si riorganizza, ma restano i vecchi rituali. A capo del mandamento un mafioso scarcerato, Salvatore Alfano, che fingeva di aver cambiato vita.

Un bacio sulla bocca, nella piazza principale del quartiere, è stato il segno che Salvatore Alfano era diventato il nuovo padrino della Noce, il clan del centro città che Totò Riina diceva di "avere nel cuore". Un bacio sulla bocca dato dal boss più anziano dell'organizzazione, quel Settimo Mineo che ha presieduto la prima riunione della Cupola dopo la morte del capo dei capi, avvenuta nel 2017. Cosa nostra cambia, ma resta sempre la stessa. L'ultima indagine della polizia, che questa notte ha portato a 11 arresti, svela che i vecchi rituali continuano ad alimentare la vita quotidiana di un'organizzazione criminale che non rinuncia ai suoi affari, nonostante arresti e sequestri.

Nel dicembre di due anni fa, la procura di Palermo aveva bloccato la riorganizzazione della Cupola, che già una volta si era riunita, Alfano avrebbe dovuto partecipare agli incontri successivi. Adesso, l'inchiesta della squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Amelia Luise e Vincenzo Amico, racconta che il clan della Noce puntava a un rigido controllo del territorio, fra estorsioni e persino la gestione delle giostre, negli ultimi tempi i boss si erano lanciati nel settore delle intermediazioni immobiliari.




Mineo andava a trovare spesso Alfano nella concessionaria di famiglia, in piazza Principe di Camporeale. Già questo un segno di rispetto. Di sicuro, sia Mineo, che ha 82 anni, e Alfano, 64, erano degli scarcerati eccellenti di Cosa nostra: ufficialmente, avevano finito di scontare il loro debito con la giustizia ed erano tornati liberi. Ma dall'organizzazione non si esce se non in due modi: o con la morte o con la scelta di collaborare con i magistrati. E i due padrini si erano rimessi in piena attività. A modo loro, con i gesti che avevano conosciuto nella Palermo ruggente degli anni Settanta e Ottanta. Già allora il bacio in bocca fra due mafiosi era gesto importante, per rafforzare il senso di appartenenza all'organizzazione. E negli ultimi anni tanti altri baci sono spuntati nelle intercettazioni. Baci per suggellare un patto, una decisione, un tradimento.

Il bacio più famoso, nelle storie di mafia, è quello che raccontò il pentito Balduccio Di Maggio. L'ex boss sosteneva di essere stato il testimone dell'incontro fra Totò Riina e Giulio Andreotti, a metà degli anni Ottanta, ma i giudici non l'hanno ritenuto attendibile (anche se poi hanno descritto l'ex presidente del Consiglio in contatto con la mafia prima del 1980, dunque "reato prescritto" per il troppo tempo trascorso). Lo stesso Riina confermò qualche anno fa, durante altre intercettazioni in carcere: "Balduccio Di Maggio dice che mi ha accompagnato lui e mi sono baciato con Andreotti. Pa... pa... pa". Il capo dei capi scuoteva le mani mentre passeggiava sorridente nel cortile del carcere milanese di Opera, come a far capire: tutte palle. Poi, cambiò tono di voce e sussurrò: "Però con la scorta mi sono incontrato con lui". Misteri su misteri.

Il bacio è rimasto il segno del potere mafioso. Da ostentare, anche nella Palermo del 2020, che sembra diventata il set del Grande fratello per quante microspie e telecamere sono piazzate dall'antimafia nei territori più caldi. I mafiosi lo sanno, ma non riescono a fare a meno di apparire. Alla Noce, erano in tanti a rivolgersi ad Alfano per un favore, un consiglio, una mediazione.


https://palermo.repubblica.it/cronaca/2020/06/04/news/palermo_l_ultimo_padrino_designato_con_un_bacio_blitz_della_polizia_smantellato_il_clan_della_noce_11_arresti-258387514/