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mercoledì 5 maggio 2021

Basta!

 

In un'epoca in cui si verificano incidenti gravi sul lavoro il governo dei migliori che fa? Stanzia solo l'8% del Recovery alla Sanità già devastata dai tagli effettuati dai precedenti governi!
E noi glielo permettiamo...
Vogliono privatizzarla la sanità, e lo stanno facendo pian pianino, impercettibilmente, con tante clausolette inserite di notte e di nascosto nei vari decretini, per sottrarci una cosina alla volta.
Hanno scoperto che fino a quando la sanità sarà pubblica saranno costretti a dover rendere conto alla magistratura delle loro ruberie; con una sanità privatizzata saranno liberi di lucrare avidamente senza dover dare alcuna spiegazione.
E aumenterà il divario di condizione economica e sociale tra noi e loro: nel senso che noi pagheremo, oltre alle nostre, anche le loro cure.
Ci hanno ridotti alla sudditanza, siamo schiavi di gente dotata di cinismo ed egocentrismo, che ci carica di doveri e ci priva dei diritti fondamentali per un'esistenza naturale e normale.
Penso che dovremmo incominciare a pensare di pretendere da loro una buona gestione delle risorse che noi produciamo e mettiamo a disposizione della comunità; li abbiamo eletti perchè provvedessero ad amministrarci seguendo i dettami della Costituzione e che il posto che occupano nella sede del Parlamento è una concessione provvisoria che abbiamo loro assegnato non per permettergli di fare i loro comodi, ma per assumersi la responsabilità che hanno promesso di voler assumere nei nostri confronti.
E' arrivato il momento di dire BASTA!
cetta.

venerdì 4 gennaio 2013

Piemonte, la Regione privatizza la sanità. Ma la fa funzionare con soldi pubblici. - Angela Corica


Piemonte, la Regione privatizza la sanità. Ma la fa funzionare con soldi pubblici


Conti in rosso, svendita degli immobili, nuovi provvedimenti in arrivo. Cota mette piede all'acceleratore e con le "federazioni sanitarie" bypasserà Asl e aziende ospedaliere. Ma di certo per ora ci sono solo i costi: almeno un milione di euro per gli amministratori.

Conti drammaticamente in rossosvendita degli immobili e nuovi provvedimenti in ambito sanitario. La Regione Piemonte mette piede all’acceleratore e va avanti spedita verso la privatizzazione del pubblico. Con la costituzione delle federazioni sanitarie (prodotto della legge regionale numero 3 del 2012) è di fatto possibile bypassare le Asl e Aziende ospedaliere per controllare la sanità anche per fini politici. Come? Il presidente Cota e l’assessore Monferino avevano dichiarato più volte che per ridurre la spesa sanitaria bisognava intervenire drasticamente razionalizzando e accorpando. L’ex manager Iveco Monferino, diventato assessore, non perdeva occasione per dichiarare che voleva trasferire la sua esperienza nella sanità, accorpando gli acquisti e magazzini per perseguire economie di scala.
E così, con la legge regionale in Piemonte si creano sei nuove società consortili private, le Federazioni sanitarie. Ogni Federazione ha a capo un amministratore unico e aggrega un certo numero di aziende sanitarie o ospedaliere che diventano soci della Federazione e ad essa devono cedere tutte le funzioni amministrative gestionali e tecnico logistiche. Una innovazione che sembra basarsi sul modello manageriale privato, efficiente. C’è lo Statuto della Società consortile, c’è l’assemblea consortile dove amministratore della Federazione e soci prendono le decisioni, ci sono i revisori dei conti. Nei fatti c’è la creazione di altre sei strutture stabili, con amministratori ben pagati con contratto triennale, organizzate secondo un criterio di appartenenza politica, che riferiscono direttamente a Monferino e hanno il mandato di estrarre rapidamente dagli ospedali tutte le funzioni non strettamente sanitarie per poterle governare direttamente e più facilmente, gli acquisti per primi.
Di sicuro abbiamo nuovi costi certi: gli stipendi dei sei amministratori privati, pari a quelli di un direttore generale di azienda, si viaggia sui 130mila euro annui a testa, aggiungiamoci i costi di rogito delle Federazioni, che sono società private, quindi si va dal notaio e si paga, altri soldi. In tempi di spending review e di crisi profonda per la Regione, almeno un milione di euro l’anno. Soldi pubblici.
Le federazioni private però si attribuiscono funzioni ma non hanno personale proprio: chi svolge il lavoro? Il personale delle aziende sanitarie o ospedaliere del servizio sanitario regionale. Dunque dipendenti pubblici, quelli che già svolgevano le stesse funzioni in ospedali e Asl, già collegati in rete da anni a fare acquisti in comune. Già, perché ben prima dell’epoca di Cota e Monferino ospedali e Asl si erano uniti in “sovrazone” per aggregare i propri fabbisogni di beni e servizi e fare gare d’appalto insieme, onde ottenere economie di scala.
Con uno strano meccanismo il personale del sistema sanitario nazionale sarà “assegnato funzionalmente” alle federazioni pur rimanendo contemporaneamente in carico e pagato dal sistema sanitario nazionale, almeno stando al testo della legge regionale, e ai primi accordi che vanno stipulandosi tra direttori degli ospedali ed amministratori delle federazioni. Questa “assegnazione funzionale” pare preoccupare i dipendenti coinvolti; sono dipendenti pubblici e tuttavia lavoreranno per società consortili private, quali sono le federazioni; il loro rapporto di lavoro è regolato dettagliatamente dal contratto collettivo nazionale, dove questa “assegnazione funzionale” non esiste.
Pare che l’assegnazione duri almeno un anno, senza possibilità di tornare indietro prima, non è chiaro poi indietro dove e a fare cosa. In un periodo storico in cui appare obbligatorio il contenimento della spesa pubblica, la Regione Piemonte, a rischio fallimento (Monferino stesso ha dato l’allarme default) si mette a creare nuove strutture, private, che duplicano funzioni già di competenza di enti pubblici creati con legge nazionale.
L’assessorato alla Sanità, già interrogato dai sindacati, chiarisce che è tutto in regola e le federazioni sono di diritto pubblico “poiché i soci sono esclusivamente le aziende sanitarie regionali afferenti all’area sovrazonale coincidente con ciascuna federazione”. Ma quello che sta accadendo in questi giorni dentro aziende sanitarie e ospedaliere non è così normale come si tenta di far credere. Nell’ultima settimana ci sono stati numerosi accordi fra amministratori delle federazioni e i vari direttori, con una notevole accelerazione del trasferimento delle competenze e del personale alle Federazioni. Spostamenti in realtà temporanei, in attesa di concentrare più funzioni possibili intorno alle Federazioni. Mentre per il personale si parla sempre più spesso di esuberi e di mobilità. Un bagno di sangue annunciato. Intanto, mentre prosegue il trasferimento delle funzioni, il 30 gennaio il Tar dovrà pronunciarsi sulle Federazioni a seguito di un ricorso presentato da Fedir Sanità, che ha sollevato, fra le altre cose, il dubbio di incostituzionalità delle stesse.