Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 21 marzo 2010
sabato 20 marzo 2010
Il ritorno di Boy George - "Sono un artista, non un criminale"
venerdì 19 marzo 2010
RECUPERATI I MANIFESTI "NUCLEARI" DI BERLUSCONI!
Ciao Concetta,
un increscioso contrattempo deve avere obbligato il PDL a usare dei manifesti errati per la convocazione della manifestazione di domani, 20 marzo, in Piazza San Giovanni a Roma. Forse un errore di stampa. Un sorridente Silvio Berlusconi, infatti, annuncia che sul palco della piazza romana sottoscriverà insieme ai 13 candidati presidenti “gli impegni comuni a tutte le Regioni”. Si tratta di 6 punti, dal piano casa al verde e alle piste ciclabili. Manca però il settimo impegno, il più importante, ovvero: “Una centrale nucleare a due passi da casa tua”.
Ma Greenpeace ha deciso di porre rimedio a questo errore: ha “scovato” il vero manifesto, quello rimasto chiuso nel cassetto del PDL, e ha deciso di diffonderlo. Un Berlusconi sempre sorridente annuncia che “Il nucleare vince sempre sull’invidia e sull’odio”, e con un vistoso post-it giallo ricorda a tutti – candidati ed elettori – che il vero impegno è quello di favorire la costruzione di nuove centrali nucleari. Il manifesto è stato oggi sistemato in alcuni luoghi simbolo della Capitale: dal Colosseo al Circo Massimo fin sotto al palco di Piazza San Giovanni.
La vera posizione del PDL - è ormai chiaro - è costruire nuovi centrali nucleari in Italia, impedendo ai nuovi Governatori di esprimere la propria opinione. Greenpeace, naturalmente, non resterà a guardare. Il nostro impegno è di continuare a opporci al ritorno del nucleare: una scelta dannosa, costosa e che ci allontana dalla soluzione dei problemi climatici e di indipendenza energetica. E siamo certi che la maggior parte degli Italiani vorrà dimostrare questo orientamento, rifiutando i candidati governatori – di qualsiasi parte politica – che non si schierano apertamente contro l’opzione nucleare.
Se non lo hai già fatto, firma la petizione contro il nucleare sul sito nuclearlifestyle oppure scarica il manifesto e diffondi questo messaggio presso tuttti i tuoi amici che si oppongono al nucleare.
Continua a seguirci. Saluti e a presto!
Andrea Lepore Responsabile Campagna Nucleare |
PS: Come saprai, Greenpeace è indipendente e realizza le sue campagne solo grazie all’aiuto di singole persone come te. Diventa un sostenitore di Greenpeace! Sostieni questa e altre campagne in difesa del pianeta.
19 marzo, S. Giuseppe.
Op. Golem. Intercettazione del 2006: l'ordine dei mafiosi e' votare Berlusconi, Prodi e' ''babbu''
di Rino Giacalone - 18 marzo 2010
Nell’officina di Leonardo Ippolito a Castelvetrano a parlare di tante cose.
Strategie mafiose, l’organizzazione della latitanza del super boss Messina Denaro, ma anche di politica.
Anche i mafiosi se la prendono con i «comunisti». Non è una novità, «comunisti» Matteo Messina Denaro «bolla» così magistrati e politici avversi nei «pizzini» della corrispondenza con l’ex sindaco Tonino Vaccarino, sorprendentemente scoperto nel 2006 essere un infiltrato del Sisde, il servizio segreto civile. In quell’officina nel 2006 gli investigatori grazie alle «cimici» hanno sentito i boss parlare delle imminenti elezioni, e di come fare avere voti «alla lista di Silvio Berlusconi» e che «sono finiti i tempi dei comunisti» la cui vittoria potrebbe (ai mafiosi) «consumarli».
Ascoltati a discutere di politica sono Nanai Ippolito, Tonino Catania, Mommo Casciotta. «I tempi dei Comunisti sono finiti Tonino.....le leggi non sono più come una volta…votiamo giusti!...ce ne possiamo andare dall'Italia se salgono…Prodi… questo babbu ! ci consuma a tutti…votiamo giusto quando sarà».
Sono 24 i profili del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro su Facebook. In molti di questi profili sul più famoso socialnetwork c'è l'ultima fotografia segnaletica del capomafia latitante dal 1993, in altre ancora ci sono dei soldi o un ritratto di Albert Einstein. Sono poi tanti, oltre 200 gli «amicì» del numero uno di Cosa nostra, molti dei quali stranieri. In alcune pagine si leggono commenti, «incitazioni», su alcuni profili poi non mancano alcune informazioni circa il «datore di lavoro», Cosa Nostra, o la «posizione», leader. Oltre alle pagine personali anche alcuni gruppi. Su Facebook circola protesta per queste pagine e questi gruppi che però restano non rimosse.
Sembra escluso che il boss latitante usi il social network per veicolare suoi messagi, per questo c’è il sistema tradizionale dei «pizzini» che è quasi per intero svelato tra le pagine dell’operazione antimafia «Golem 2».
La seconda tranche dell’indagine antimafia che ha colpito scompaginandolo il mandamento mafioso di Castelvetrano conferma poi che Matteo Messina Denaro ha un amanuense che scrive i suoi «pizzini», cosa che era già emersa nella prima parte della stessa inchiesta, quella che l’estate dell’anno scorso portò ad una prima serie di arresti, sempre favoreggiatori del boss. Il «pensiero» è invece quello suo, certamente non hanno dubbi gli investigatori, perchè quei «pizzini» dai soggetti finiti arrestati sono stati sempre letti come gli «ordini» del capo mafia latitante dal 1993. Tra le circostanze scoperte quelle che nel momento in cui i fedeli complici di Messina Denaro andavano a prelevare i «pizzini» avevano l’accortezza di spegnere i cellulari, ubbidendo ad altri tassativi ordini del boss: cellulari spenti per evitare di essere individuati, e così in diverse occasioni Salvatore Messina Denaro si muoveva tenendo il cellulare spento. Le indagini sul «servizio postale mafioso» ha portato ad accertare che la consegna dei «pizzini» deve avvenire con precise modalità, e questo avviene da almeno 13 anni. Un servizio puntuale come in una intercettazione viene sentito spiegare da Giovanni Risalvato poche ore prima di una «consegna»: «...io domani mattina li do a chi li devo dare… perché quello domani mattina quando viene non é che gli posso dire aspetta che devo raccogliere le cose… perché ci sono giornata ! orario ! tutte cose puntate ! precise… a millesimo di grammo ! Li' non si puo' "cugghiuniari ! (scherzare ndr)».
giovedì 18 marzo 2010
FERMIAMOLI - Stazione MIR - L'Aquila - Federico D'Orazio
Nella serata di ieri, è arrivata alle nostre orecchie un’agenzia ANSA: dalla mattina di oggi, si sarebbe dato il via alla rimozione delle macerie nel centro storico dell’Aquila, partendo da Piazza Palazzo. Guarda caso.
Domattina,(19Marzo) arriva Bertolaso alla cerimonia di riapertura della Chiesa del Suffragio, meglio nota come Anime Sante (meglio sarebbe dire, riapertura di ciò che ne resta).
Quella stessa che i giornalisti di tutta Italia, per mesi, hanno indicato come Duomo dell’Aquila, sbagliando.
La decisione è presa. Dal 18 Marzo, inizia la pulizia del centro.
Rapidamente una decisione la prendiamo anche noi, e cerchiamo di avvertire chi si può.Alle 9:00, tutti lì a vedere che cosa succede.
Alle 9:00, siamo in 5, ai quattro cantoni.
L’onnipresente DIGOS, ci invita al dialogo, ci dicono di non saperne nulla, eppure i mezzi dei Vigili del Fuoco stanno sfilando davanti a noi in quei minuti.
Decidiamo che parlarne lì, fuori dalla zona rossa, non ha senso.
Si entra. Inutilmente, tentano di convincerci a non farlo.
Chi arriva poco dopo, trova l’Esercito, Polizia e Carabinieri a fare gli onori di casa. Dietro di noi, le porte si sono chiuse. Nessun’altro vedrà quello che succede coi propri occhi, a parte noi 5.
Quando capiscono che siamo intenzionati a salire sul cumulo di macerie, disposti a farci portare via con le ruspe insieme a ciò che resa dell’Aquila, tutto si ferma per qualche minuto.
In breve, arrivano il Commissario Chiodi, e mezz’ora dopo il Sindaco Cialente.
Avevamo chiamato il Gabinetto del Sindaco: dicevano di non saperne nulla.
Chiodi, invece, di cose ne sa. Eccome.
Parte subito un confronto, tra noi e lui. E loro.
Spuntano come funghi due incaricati della Soprintendenza: ci assicurano che i lavori di rimozione prevedono la prima differenziazione sul posto, proprio come noi facciamo con le carriole.
Davanti a noi però, abbiamo però la ruspa dei Vigili del Fuoco, che carica tutto buttandolo nel cassone di un camion.
Vedo scendere in quel cassone, sassi, terra, pezzi di mattoni.
Nessuno ha vagliato quella prima palata di macerie. Eppure la Soprintendenza c’era.
Chiodi e Cialente, ascoltano le nostre domande.
A parole accolgono tutto,si percepisce lo sforzo di far rdisponibilità verso noi, che stamattina abbiamo rinunciato al lavoro ed impegni già presi, per una questione di principio:
se, nelle scorse tre settimane, abbiamo saputo differenziare e movimentare 100 tonnellate di macerie, avviando a discarica cassoni separati di materie pronte al riciclo, e lo abbiamo fatto tutelando elementi architettonici di pregio presenti nel mucchio, senza dunque arrecare un danno irreparabile alla nostra città, allora TUTTI DEVONO USARE LA NOSTRA STESSA SCRUPOLOSITA’.
Non tolleriamo nulla di meno.
Domando a Chiodi se,da parte sua, c’è o meno la volontà POLITICA di far lavorare con le macerie gli Aquilani. Abbiamo intenzione di formare una cooperativa di lavoratori socialmente utili, che potrebbero lavorare nei siti di stoccaggio e nella rimozione-differenziazione dei materiali direttamente sul posto.
Per dare ricchezza agli Aquilani, che finora dal terremoto hanno solo avuto disperazione e miseria.
La risposta, testuale, è : “se ve ne sarà il bisogno, sì”.
Valutate voi.
Domandiamo anche di poter assistere, oggi e nel futuro alle operazioni. Controllare i controllori. Risposte vaghe, ma se fossimo due-tre persone, a distanza di sicurezza, dicono che sarebbe teoricamente possibile. Nella pratica, si vedrà.
Arriva la giornalista del TG3, Daniela Senepa. Noi, nel frattempo siamo già andati via. Il TG2, ha chiesto di intervistare solo gli amministratori. A loro non interessa la nostra preoccupazione, non interessa capirne le ragioni e gli obiettivi. Preparatevi all’idea che da oggi, saremo anche quelli cui non sta bene nemmeno la rimozione delle macerie. Doppiamente ingrati.
Noi consideriamo una vittoria del nostro movimento collettivo, spontaneo, trasversale, avere riportato all’attenzione un problema come quello della rimozione delle macerie.
Ed è una vittoria per la città, (anche per quella parte della città che non ci ha voluto sostenere) il semplice fatto che se ne parli, e quindi si prendano provvedimenti a riguardo, dopo un anno di assoluta immobilità.
MA QUESTO NON PUO’ PREGIUDICARE LA CORRETTEZZA DELLE OPERAZIONI CHE SI SVOLGONO. ABBIAMO ASPETTATO UN ANNO PER VEDERLE ANDARE VIA, POSSIAMO ASPETTARE QUALCHE SETTIMANA IN PIU’ SE SERVISSE A FARE UN LAVORO RISPETTOSO DEL VALORE DEI MATERIALI CHE Lì SOTTO SI TROVANO.
RISPETTO CHE PURTROPPO, OGGI, E’ ASSENTE INGIUSTIFICATO.
Ne abbiamo la prova quando, intorno alle 12, rientro con la giornalista del TG3 in Piazza Palazzo. Con una telecamera al seguito, nessuno osa fermarci.
LA SORPRESA: gli incaricati della Soprintendenza non ci sono più.
La ruspa, invece, è sempre lì, e carica tutto a più non posso. La differenziazione in loco è solo una farsa. Mattoni, pietre, terriccio, sassi con o senza valore, tutti nei camion.
E chi s’è visto, s’è visto.
Abbiamo filmato tutto, e deciso di farne un esposto alla Procura della Repubblica. Ravvediamo in quell’assenza una negligenza grave. E vogliamo sapere cosa ne pensa la Procura.
La compagna elettorale, per il Governo, è appena iniziata. Per me, è già finita.
E’ tempo di fermare lo scempio. E’ tempo di rialzare la testa. Saper proteggere noi per primi, ciò che è nostro.
FERMIAMOLI.
''Nel nome del padre'': i verbali di Ciancimino Jr in un libro
Sono alcuni dei temi trattati da Massimo Ciancimino, il figlio di don Vito, ex sindaco di Palermo, nel corso dei suoi lunghi interrogatori resi ai magistrati palermitani. I ventitrè verbali, acquisiti al processo che vede imputato il generale dei carabinieri Mario Mori, sono raccolti nel libro “Nel nome del padre”, pubblicato dalla casa editrice siciliana Novantacento e distribuito da Mursia. Il volume, dopo avere inanellato tre edizioni in poco più di un mese in Sicilia, uscirà nelle librerie di tutta Italia dal 20 marzo con una nuova edizione arricchita da testi a corredo dei verbali.
I racconti di Massimo Ciancimino riscrivono quarant’anni di storia italiana e si soffermano anche sugli sfoghi privati e le "lezioni" su mafia e dintorni di Don Vito Ciancimino, il politico corleonese che avrebbe aiutato i carabinieri a scovare Totò Riina. E poi: i rapporti con i servizi segreti e quelli con l'Arma, le tante fughe di notizie, le minacce e i progetti di morte per i politici che avevano "tradito", i rapporti con Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi. C'è tutto questo e altro ancora nei ventitrè verbali e nella valanga di pizzini che Massimo Ciancimino ha firmato e consegnato ai magistrati della Procura di Palermo. Un'enorme mole di documenti e rivelazioni raccolti nel libro curato dalla redazione del mensile di inchiesta “S”, che contiene anche un'appendice con alcuni dei “pizzini” indirizzati da Bernardo Provenzano a Vito Ciancimino e consegnati dal figlio dell'ex sindaco ai magistrati palermitani.
Nella prefazione del libro, i cui testi sono curati dal giornalista Riccardo Lo Verso, si legge: “Chi è Massimo Ciancimino? Un testimone inattendibile. Un imputato che ha cercato con le sue dichiarazioni di indirizzare verso un esito a lui favorevole il processo conclusosi con la sua condanna, in primo e secondo grado. Un indagato di reato connesso che sta raccontando un mucchio di falsità. Alcuni pensano questo di lui. A cominciare, naturalmente, dalle persone che Ciancimino jr, difeso da Francesca Russo, ha tirato in ballo e che oggi sono chiamate a difendersi. Eppure ci sono i magistrati che lo interrogano e lo convocano in giro per le procure di mezza Italia. A Palermo i pubblici ministeri si sono messi a cercare, come era ovvio che fosse, riscontri alle sue dichiarazioni. La strada è lunga, ma finora è emersa la sua attendibilità”.
pag. 400; euro 12,90
Novantacento edizioni, Palermo