sabato 12 gennaio 2013

Ecco chi ha "fregato" Grillo. - Luca Ciliberti



Il catanese Massimiliano Foti ha depositato il simbolo del M5S al Viminale prima del leader genovese e ne rivendica tutti i diritti: "Ma quale mafioso. Nel 2007 ho registrato gli atti e al ministero dell'Interno ho consegnato lo statuto e l'atto costitutivo". ALL'INTERNO LA FOTO
CATANIA - Lo "scherzetto" che ha fatto tanto arrabbiare Beppe Grillo viene da un Pirata. E sembrerebbe proprio che leader del Movimento 5 stelle sapeva già ieri a Roma chi e come avrebbe dovuto anticipare sul tempo, perchè conosceva bene Andrea Massimiliano Danilo Foti, catanese e grillino ante litteram residente nella Bergamasca, tra i fondatori del Movimento agli albori. Ieri, invece, gli attivisti grillini hanno formulato le congetture più disparate, immaginando anche la longa manus dei "poteri forti" e della mafia dietro all'operazione che ha bruciato sul tempo Grillo nella consegna del simbolo di M5S: adesso, prima di lui, in 2° posizione, c'è un clone senza la scritta Beppegrillo.it che costringerà Grillo e Casaleggio alla guerra di carte bollate per non essere esclusi dalle elezioni visto che il loro logo è solamente 6° e a rischio bocciatura. 

"Solo perchè sono nato a Catania, sarei un mafioso? Questa associazione con la mafia è offensiva per tutti i siciliani" spiega Max Foti in un'intervista telefonica a Lasiciliaweb. "In rete è stato detto di tutto contro di me ma Beppe sa bene chi sono e questo tentativo di gettare discredito sulla mia attività politica, iniziata con i meetup nel 2005, è vergognoso. Comunque, al Viminale abbiamo depositato anche lo statuto e l'atto costitutivo del nostro movimento, che ho fondato, insieme ad altri amici, nel 2007, con atti registrati all'Agenzia dellel Entrate" specifica l'ex seguace del comico genovese. Nessuna guerrilla di marketing nemico, nessuna teoria del complotto. Adesso per Grillo non sarà facile convincere prima il ministero e poi la Cassazione che il suo Movimento 5 Stelle sia migliore di quello di Foti.

Quella del grillino catanese Andrea Massimiliano Danilo Foti, nato a Catania il 31 luglio 1976, è una battaglia cominciata nel 2005 e nata dalla spaccatura interna al Movimento sulla partecipazione alle competizioni elettorali. "Nel 2005 iniziai a partecipare alle riunione meetup e la partecipazione alle elezioni, già allora, mi sembrava uno sbocco naturale" racconta Foti, "ma Beppe non voleva sentirne. Nel 2007 insieme ad altri amici dei meetup, decidemmo di dar vita al "Movimento 5 stelle" con tanto di statuto, atto costitutivo, programma, e simbolo molto simile a quello successivamente adottato da Grillo".

La storia sarebbe confermata anche dal dissidente Giovanni Favia, il consigliere regionale dell'Emilia Romagna, recentemente esplulso da Grillo e approdato alla lista di Ingroia, che ha sostenuto che il comico non aveva il diritto di registrare il simbolo come "proprietà personale". "Le 5 stelle sono un simbolo utilizzato da tutti, dagli hotel ai ristoranti - spiega - il fatto di non aver registrato il simbolo nel 2005 testimonia ancora una volta che Grillo non voleva scendere nell'agone della politica. Adesso aspetteremo tutti i gradi di giudizio e poi cercheremo di trovare un accordo sull'utilizzo del marchio del Movimento".                                                                                                                                                                    
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venerdì 11 gennaio 2013

Sicilia, Crocetta ferma il cantiere del Muos: “Non chiedo autorizzazioni al governo”. - CTzen


Rosario Crocetta


“Non siamo contro gli americani. Ma vogliamo tutte le garanzie per la tutela della salute dei cittadini”. Il presidente, dopo gli scontri dello scorsa notte a Niscemi (Caltanissetta) blocca i lavori per l'installazione delle antenne militari statunitensi nonostante il richiamo formale del ministro dell'Interno.

“Non siamo contro gli americani e non siamo contro il Muos (Mobile User Objective System). Ma vogliamo tutte le garanzie per la tutela della salute dei cittadini”. E’ cauto il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, ma gli scontri della scorsa notte tra le forze dell’ordine e gli attivisti contrari all‘installazione delle antenne militari statunitensi a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, lo hanno costretto ad accelerare le decisioni. Da settimane i manifestanti presidiano l’ingresso della base Usa, pronti a fare da muro alle attese gru che avrebbero dovuto completare l’opera. I mezzi sono arrivati ieri notte, scortati dalle forze dell’ordine.
Le sentinelle degli attivisti disposte lungo il percorso hanno avuto appena il tempo di avvertire i compagni. “I poliziotti erano circa trecento divisi in blocchi – racconta Elvira Cusa, del comitato No Muos di Niscemi –, noi una cinquantina. Ci siamo buttati a terra, ci hanno detto di alzarci, al nostro rifiuto ci hanno caricato. Non c’è stato nessun dialogo, anzi ci sono stati anche colpi di manganelli e calci. Io ho la mano e il ginocchio gonfi e come me anche altri ragazzi”. Dopo gli scontri, l’urgenza di rispondere alle promesse elettorali si è fatta pressante per Crocetta. Che, in una conferenza stampa urgente, ha annunciato di aver sospeso le autorizzazioni ai lavori di realizzazione del Muos. Nonostante il richiamo formale del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri arrivato negli scorsi giorni.  
“Io sono un presidente autonomista – dichiara il governatore siciliano – Non chiedo certo le autorizzazioni al governo Monti quando prendo le mie decisioni”. Annunciate di recente, spiega, anche ad alcuni diplomatici statunitensi. “Avevo invitato in modo bonario a non accelerare i lavori e a procedere con prudenza. Ho detto che non avremmo gradito forzature rispetto ai blocchi, finora non era successo ma ieri sera purtroppo è accaduto”. A motivare la sospensione delle autorizzazioni, secondo Crocetta, sarebbero dei “vizi” negli atti già emessi. Nello specifico, la mancanza di uno studio dell’impatto sulla salute pubblica delle onde elettromagnetiche rilasciate dalle antenne Muos. Un possibile problema anche per la navigazione degli arei del vicino scalo areo di Comiso, la cui apertura è prevista per la primavera. Motivazioni che, per il presidente regionale, sarebbero più forti della decisione del ministro Cancellieri di dichiarare il Muos “sito di interesse strategico per la difesa militare della nazione e dei nostri alleati”.
Non si placano intanto le polemiche per gli scontri della scorsa notte a Niscemi. Soprattutto per le denunce degli attivisti delle presunte violenze operate da 300 poliziotti in tenuta antisommossa. Solo 70 uomini, invece, secondo la Questura di Caltanissetta. “Non c’è stata nessuna carica – risponde il capo di gabinetto Sergio Lo Piano – Ma solo azioni di alleggerimento”. I manifestanti hanno usato metodi pacifici, ammettono anche le forze dell’ordine. “Hanno fatto resistenza passiva, si sono frapposti ai mezzi sfruttando l’oscurità e sono stati spostati di peso ai lati della strada. Si è giocato un pochino naturalmente, ma non mi risultano manganellate”. Per i No Muos, invece, si è trattata di “inaudita violenza”. Il passaggio dei quattro camion e delle due gru, per loro, è stato “un atto di prepotenza inaudita, che tuttavia non ci indebolisce – dichiarano – Non è una sconfitta ma l’inizio di una nuova fase della resistenza all’installazione del Muos”. Che vede l’assemblea regionale siciliana e il presidente Crocetta a fianco degli attivisti. Almeno fino a quando il braccio di ferro tra governo regionale e nazionale non sarà concluso.

Lo zio Hugo si riprende l'oro. E noi? - Debora Billi

chavez malato.jpg

Ne avevamo parlato qualche tempo fa. Hugo Chavez aveva annunciato di voler riportare in Patria l'oro nazionale, che si trovava al 64% conservato in banche estere. Detto, e fatto: la prima spedizione di lingotti è stata scaricata da un aereo cargo e si trova già al sicuro nella banca Centrale venezuelana.

Lo zio Hugo sente venti di tempesta sui mercati internazionali, e soprattutto dev'essere rimasto un filino impressionato dalla brutta fine di Gheddafi. Un Presidente che, proprio come lui, era seduto su una montagna di petrolio, una montagna di riserve auree e aveva un governo parecchio chiacchierato. Chissà che fine ha fatto l'oro libico, forse se lo sono diviso in mezzo alla polvere uno a me e uno a te come nei film sulla rapina al treno.
L'Italia ha riserve auree pari a otto volte quelle del Venezuela. Un piatto ghiottissimo che, qualcuno ipotizza, potrebbe essere venduto per tappare le nostre falle. E visto che i proprietari della Banca d'Italia sono personcine come Banca Intesa e Unicredit, potete immaginare le sorti dei nostri lingotti. Come si ricordava tempo fa su Crisis, infatti, se le leggi europee impediscono agli Stati di imporre alcunché alle banche centrali, queste ultime, essendo di fatto private, possono disporre della nostra roba a loro discrezione. Diceva Pietro:
Più correttamente resterà nelle disponibilità della Banca D'Italia e quindi dei suoi azionisti di riferimento, ovvero i principali istituti di credito Bancari del Belpaese, come certamente ricorderete.
La Banca, di concerto con la BCE e secondo il proprio Statuto, regolamento, mandato, etc etc si comporterà, di volta in volta, come meglio crede con le 2542 tonnellate (per circa 78 miliardi di euro) di riserve auree a disposizione.
L'oro, brutale semplificazione, più che alla patria, in caso di suprema necessità, andrà a... loro.
E non è che "loro" non ne abbiano disperato bisogno, al momento.
Siamo noi, che forse avremmo più bisogno di uno Chavez che di un governo di banchieri tecnici.
(Anche Chavez, come da foto, non se la passa troppo bene quanto a salute)

IERI SERA DA SANTORO. - Paolo Barnard


Francesca Salvador

Santoro è come Casaleggio. Voglio dire, inutile scrivere e fornire le prove di tutte le istanze di indecenza e/o scandalosità di sta gente, tanto i loro fans sono ciechi, sordi, morti.
Piuttosto è più utile descrivere cosa è successo ieri sera 10 gennaio a Servizio Pubblico.
Ci sono stati due ospiti che inaspettatamente hanno parlato di Mosler Economics MMT (MEMMT). Ma dai? Sì. Uno grosso grosso, cioè Berlusconi, l’altro a sorpresa.Berlusconi, so da fonte certa, ha letto la MEMMT, almeno la parte che lo riguarda, cioè il golpe finanziario del 11 novembre 2011, ma anche altri dettagli, e come tutti sapete ormai sono giorni che sbuca su ogni media per dire le cose che noi avevamo detto un anno fa. Poi, se un giorno il signor B. si decidesse ad almeno citare chi lo ha illuminato sulla via di Arcore non sarebbe male. Ma Mr B è Mr B. Nulla più ci sorprende.
E’ invece il secondo ospite di Santoro che ci ha scioccati, sta serpe. E sì, serpe e qui sotto il perché.
A un certo punto della trasmissione Santoro – quello che ha filmato il Summit MMT di Rimini a febbraio 2012 con 2.200 persone in platea ma poi gli hanno “rubato le cassette, che peccato” (sic) – introduce un’imprenditrice in gran fanfara. Sentiamo la sua esperienza di vissuto vero, dice.
L’imprenditrice, veneta, parte per un discorso di una forza eccezionale, Capperi!, è MEMMT allo stato puro. Snocciola una bomba MEMMT dopo l’altra con una precisione ed efficacia da far paura. Berlusconi viene inquadrato mentre annuisce diverse volte, addirittura la loda al termine. Jesus! Ma che succede? Chi è? Come è possibile?
I miei lettori m’intasano il cellulare e la mail di esultanza. Barnard! Stanno parlando di MEMMT da Santoro!!!! L’imprenditrice è stata eccezionale! Due milioni di spettatori l’hanno sentita… immenso!
Io non guardo mai Santoro, stavo ascoltando i Led Zeppelin. Mi arriva un sms di Gianluigi Paragone de l’Ultima Parola. Mi dice che ha twittato “Ma è #serviziopubblico o #ultimaparola? Moneta sovrana? Sbaglio o@paolobarnard all'@LUltimaParola lo dice da tempo?” Qui mi stoppo e m’insospettisco. Ok, vado in rete a riguardarmi la puntata e sta imprenditrice fantasticaHollà, ma chi si rivede? L’imprenditrice eroina è quella tizia che è venuta da noi della MEMMT a formarsi sulla nostra economia, sul nostro Programma di Salvezza Economica Nazionale. Noi le abbiamo insegnato tutto, gratis. Quella che mi ha chiamato a fare conferenze per il suo pubblico. E, udite udite, quella che ieri pomeriggio alle 18,35, cioè due ore prima di apparire da Santoro, mi mandava sms per convincermi a fare un’altra conferenza dalle sue parti. Tò chi si rivede.
L’ascolto nella sua performance a Servizio Pubblico, sì, dice tutto vero e giusto, splendido primo piano, una potenza, certo. Ma… iniziano i ma.
Ma perché non dice a 2 milioni di italiani che ciò che predica non sono idee sue, ma l’autorevole scuola economica MEMMT che in Italia ha un movimento che ha fatto tanto per aiutare il Paese? – Io e i miei collaboratori sono 3 anni che lavoriamo come schiavi per farci conoscere, sempre gratis. Ci siamo spaccati a mezzo per bucare i media di campagna, solo Paragone ci ha ospitati. Ora questa nostra attivista è da Santoro, con davanti mezzo mondo… e non ci cita neppure. Nessuno saprà della MEMMT. Fantastico.
Ma perché alla domanda di Santoro su cosa dovrebbe fare il governo, la veneta risponde con la ‘sua’ ricetta e non dice che è la ricetta che i nostri macroeconomisti internazionali e noi abbiamo stilato e poi pubblicato sul Corriere dopo la seconda più grande conferenza di economia della storia d’Italia con il contributo di migliaia di cittadini paganti? – Warren Mosler, Alain Parguez, Mathew Forstater sono nomi mondiali, che avrebbero dato un’autorevolezza alla ricetta per il governo centomila volte superiore a quella di un’imprenditrice. Vite accademiche spese per un’economia di livello internazionale, ma no, al pubblico arriva che la ricetta è quella della veneta, che l’ha bellamente scopiazzata. Ok.
Ma perché due ore prima, questa donna che noi abbiamo educato alla MEMMT, non mi ha detto al cellulare che andava da Santoro? Lei che si definisce una attivista MEMMT accanita? Un po’ strano no? – Non è che, azzardo, lei sapeva che se me l’avesse detto io le avrei ovviamente ricordato di citare la MEMMT, e così lei non poteva più fare la grande protagonista della ricetta per la salvezza economica italiana? Conseguenza era che non sarebbe stata quello che è ora per tutta Italia, cioè l’imprenditrice eroina che ora tutti vorranno in Tv o ai meeting che contano. Eh, signora veneta?
Siamo stanchi. Prima di me e dei miei collaboratori la MEMMT in Italia non esisteva, e nessuno aveva spiegato al pubblico della gente con autorevolezza macroeconomica l’immenso inganno dell’Eurozona. Nessuno, ok? Adesso tanti ci copiano, ci rubano persino i pezzi di lavori pubblicati senza citarci (eh Bertani? eh Messora?). Ci insultano per farsi notare dal web (Bagnai). Si fanno belli con la MEMMT su libri importanti, ma di nuovo non ci citano (Rampini). Ci clonano, e poi fanno il partito, ovviamente (eh imprenditori? che ci avete solo usati e avete messo meno che pochi spiccioli per il movimento MEMMT). Ci scopiazzano solo nelle parti funzionali alla loro strategia, sempre spacciando il tutto come loro intuito (eh Grillo?).
Siamo stanchi di lottare in sto mare di puttane, approfittatori, pavidi, e pagliacci. L’Italia è popolata da troppa di sta feccia. Qui è impossibile tutto.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11327

G8 di Genova, la Corte europea accoglie il ricorso sui maltrattamenti.


Era stato presentato circa un anno fa da un gruppo di cittadini italiani e stranieri. Il governo dovrà fornire informazioni sui fatti entro tre mesi.

GENOVA
La Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo, al termine dell’esame preliminare dei fatti accaduti alla Diaz e alla caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001 ha giudicato oggi ammissibili i ricorsi presentati da 20 cittadini italiani ed europei per i maltrattamenti subiti. 

La Corte ha quindi chiesto al governo italiano di fornire informazioni dettagliate sull’accaduto, sull’inchiesta, sui processi e sull’adeguatezza delle pene comminate ai responsabili. La Corte ha inoltre dato carattere di urgenza al ricorso e comunicato la pendenza del ricorso stesso al Governo italiano, assegnandogli il termine di tre mesi per controdedurre per iscritto. Il ricorso alla Corte di Strasburgo per le violenze subite dai manifestanti fermati all’interno della caserma di Bolzaneto era stata presentato circa un anno fa da un gruppo di avvocati genovesi e milanesi, insieme al professore universitario e costituzionalista Valerio Onida che aveva partecipato alla sua stesura.  

Per quanto riguarda la morte di Carlo Giuliani, la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo aveva già assolto l’Italia. La sentenza era stata pubblicata nel marzo del 2011. La Grande Camera aveva assolto l’Italia dall’accusa di non aver condotto un’inchiesta sufficientemente approfondita sulla morte di Giuliani. La Corte si era espressa con 10 voti a favore e 7 contrari. La stessa maggioranza si era pronunciata anche per l’assoluzione dell’Italia dall’accusa di non aver organizzato e pianificato in modo adeguato le operazioni di polizia durante il summit del G8 a Genova. Giuliani era stato raggiunto da un proiettile esploso dal carabiniere Mario Placanica il pomeriggio del 20 luglio del 2001 durante i disordini di piazza paralleli allo svolgimento a Genova del vertice G8. L’omicidio si era consumato in piazza Alimonda, durante l’assalto al defender dei carabinieri. 

Favia va con Ingroia:"Mi candido" Ma non molla il posto in Regione.



BOLOGNA - Giovanni Favia si candida con Antonio Ingroia e sarà capolista di Rivoluzione civile in Emilia-Romagna. L'ex magistrato gli invia una lettera aperta per valutare la sua proposta di candidatura.
favia di pietro

Favia risponde: "Nel momento in cui mi hanno espulso, creando anche una campagna di diffamazione nei miei confronti, mi sento legittimato a candidarmi per il Parlamento. Se avessi voluto una poltrona avrei accettato le proposte da partiti che mi garantivano seggi sicuri. Questa è una sfida aperta, si riparte dagli inizi e con gli stessi principi; sopra e intorno a me ora non c'è nessuno se non le battaglie che devo fare per i cittadini. Non sarò politico a vita. Rimango un cittadino prestato alla politica.

Già in predicato di accasarsi con il movimento dell'ex magistrato la dichiarazione dell'ex grillino espulso dal comico genovese non è stata una vera novità. Poi la sorpresa perché Favia è ancora consigliere regionale per il Movimento 5 Stelle in Emilia Romagna

"Resto nel gruppo in Regione. Nel caso in cui non venissi eletto in parlamento, portata a termine la mia attuale attività, alla prossima relazione semestrale presenterò ai cittadini dell’Emilia Romagna che mi hanno sostenuto e votato, le mie dimissioni irrevocabili, ridando al movimento la possibilità di avere due rappresentanti abilitati pienamente a rappresentarlo".

Ma dalla base del Movimento 5 Stelle e di Ingroia arrivano segnali alla sua candidatura. E Favia non viene contestato solo sulla rete. Alla lettura della sua nota, nelle stanze della regione, attivisti di Cambiare si può (che appoggiano Ingroia) urlano "Vergnogna. Questo è un doppio incarico.”

L'indicazione per Ingroia sembra sia arrivata da Antonio Di Pietro sostenitore della lista del magistrato palermitano.

Santoro e Berlusconi alla Fiera delle Illusioni. - Sergio Di Cori Modigliani



Tutti in riga a seguire il cosiddetto evento Santoro-Berlusconi.
La mia personale opinione è che hanno perso tutti.
Anzi: abbiamo perso tutti.
La vera posta in gioco consisteva nel chiarire –in maniera unilaterale- l’affermazione base del pensiero unico italiano, basato sulla totale primogenitura dittatoriale della televisione, e quindi chiarire a tutti che i bloggers, i social networks, la rete, la carta stampata, i libri, la radio, gli incontri umani, in questa campagna elettorale non contano nulla e non valgono nulla se paragonati alla tivvù.
Unica nazione in occidente ad avere questa particolarità, l’Italia si è dunque riconfermata come nazione totalmente teledipendente, a differenza di altre società più evolute rispetto alla nostra, dove le nuove tecnologie, una nuova umanità e un rinnovato scambio sociale, hanno aperto orizzonti diversi di possibilità di comunicazione e quindi anche di mercato e di confronto.
Abbiamo perso tutti perché ci hanno dimostrato che il berlusconismo è ancora vivo e vegeto e detta le condizioni ad ampio raggio. Se l’opposizione, infatti, deve essere rappresentata da Santoro-Travaglio-Vauro, allora vuol dire che lo status quo regna sovrano: entrambi parlano lo stesso linguaggio. Sono antitetici ma speculari, oppositori sì ma mai antagonisti, e appartengono entrambi a due rovesci di una identica medaglia, il cui fine, va da sé, è identico: far credere e pensare agli italiani che sono “loro e soltanto loro” i depositari delle potenziali alternative a se stessi.
Come a dire: “dopo di noi veniamo soltanto noi”.
E’ una delle tante manifestazioni del paradosso della surrealtà, in questo caso specifico applicato alla dimensione della cupola mediatica.
Sono stati tutti splendidi e squisiti attori della finzione catodica, con un finale appena appena un po’ pepato, tanto per dar la sensazione che qualcuno avesse fatto goal.
Ma è stata una abile illusione virale.
Nessuno tra i giornalisti presenti ha posto una domanda intelligente –in quanto prova schiacciante- a Berlusconi, in modo tale da poterlo inchiodare (e non era difficile) così come, dal canto suo, tantomeno il cavaliere ha sferrato un attacco facile facile che avrebbe potuto tranquillamente stendere tutti i presenti. Il risultato? Chi, tra i telespettatori, era anti.berlusconiano è rimasto tale e chi, invece, pendeva per Berlusconi, si è ringalluzzito pensando che “glie le ha cantate”. Apparentemente un pareggio.
Ha vinto il ragioniere contabile di La7 che ha incassato il previsto gettone.
Hanno vinto Santoro e Travaglio per la loro percentuale su quel gettone.
Ha vinto Berlusconi perché le concessionarie della pubblicità che gestiscono il pacchetto sono sue.
Ha vinto chi voleva far credere che in Italia nulla cambierà mai, essendo gli interlocutori sempre gli stessi.
Ha perso il pubblico.
Come infatti il buon Santoro ci ha spiegato in una sua improvvida esternazione- dimostrando chiaramente che si erano preventivamente accordati per non farsi del male a vicenda- c’era stato un accordo tra le parti. In un paese dove esiste il buon giornalismo (così si fa nelle altre nazioni più evolute) prima dell’inizio del match sarebbe apparso fuoriprogramma il direttore della rete Enrico Mentana, il quale avrebbe spiegato al pubblico che tipo di accordo era stato fatto tra le parti, quali fossero le condizioni, i limiti, le frontiere da non superare, augurandosi che nessuno tra i due venisse meno ai patti. Il pubblico più maturo avrebbe gradito.
Così non è stato, invece.
Tuttora non è dato sapere quale fosse quell’accordo, e soprattutto “perché”.
Dimostrando che, all’interno del mondo della cupola mediatica, se la girano come intendono, ma soprattutto ci tengono a NON spiegare mai alla gente quali sono le regole d’ingaggio.
La7 ha un’ottima giustificazione; può sempre dire “ma noi siamo dei privati”.
Hanno ragione.
Peggio per coloro che guardano una trasmissione che si chiama “servizio pubblico”, va in onda in una emittente privata che vive dei soldi veicolati da Berlusconi sul mercato (in maniera legale) e quindi di pubblico non ha nulla, né di fatto, né legalmente, ma chi la guarda è convinto, invece, che si tratti davvero di un servizio pubblico per la cittadinanza.
Soltanto il nome, ottima trovata demagogica.
In Usa, Gran Bretagna, Francia, Danimarca, Cekia, Svezia, Olanda e Germania è vietato dalla Legge che una qualsivoglia emittente privata usi il termine “servizio pubblico” non essendolo.
Ma noi, si sa, siamo in Italia.
Viviamo nel Paradosso della Surrealtà.
Hanno costruito una realtà alla quale hanno sottratto il Senso.
E la politica e l’informazione, da noi, sono come il calcio.
Vince il tifo e mai lo sport, perché è solo puro business.
O meglio: vincono i soldi e si fa credere ai tifosi che hanno vinto loro.
E’ esattamente ciò che è accaduto ieri sera.
Ovverossia: non è accaduto nulla.
E noi, vittime predestinate, siamo costretti a far di necessità virtù, e star qui a parlare del nulla e di una illusione, come se si trattasse di un qualcosa di reale, di autentico, di interessante; soprattutto “importante” per le nostre esistenze.
Non lo è.
In nessun modo.


Concordo, nessuno ha vinto. Come ho avuto modo di scrivere questa mattina: 

Ieri a "servizio pubblico" si è consumata una farsa, la solita farsa all'italiana.
Da una parte un pagliaccio conclamato, dall'altra inadeguati interlocutori.
E' impossibile, infatti, pretendere di prendere in castagna chi non ha una coscienza, non ha etica, e nega la realtà dei fatti.
Lo si doveva mettere con le spalle al muro, come meritava, utilizzando le sue stesse armi: disonestà, cinismo e cattiveria, tenendo sempre a mente chi è e che cosa ha fatto.