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sabato 2 aprile 2022

Reddito Universale e salute mentale. - Matthew Smith














La povertà, la disuguaglianza e  l’isolamento sociale  possono portare a problemi di salute mentale, ansia e depressione. Il reddito universale può aiutare ad alleviare questi problemi.

Durante gli anni dopo la seconda guerra mondiale negli Stati Uniti sono stati portati avanti quattro progetti di ricerca sulla psichiatria sociale e su come prevenire la malattia mentale. Il primo, Robert Faris e H. Warren Dunham’s  Mental Disorder in Urban Areas è  stato uno studio di Chicago che ha scoperto come le persone con diagnosi di  schizofrenia  tendessero a provenire dalle aree povere e caotiche della città.

Il secondo è stato il Social Class and Mental Illness di Frederick Redlich e August Hollingshead, incentrato su classi e disuguaglianze a New Haven, nel Connecticut. Il terzo studio è stato lo Stirling County Study, che si è concentrato su una contea della Nuova Scozia, in Canada, ed è stato condotto da Alexander Leighton. Questo studio ha scoperto che l’isolamento sociale potrebbe innescare problemi di salute mentale, tra cui  ansia  e  depressione .

Lo studio finale è stato  il Mental Health in the Metropolis di Leo Srole e Marvin Opler, un progetto focalizzato su Manhattan, che ha scoperto che l’isolamento sociale crea problemi e disordini di salute mentale, all’interno di una città frenetica. Lo studio ha anche enfatizzato il ruolo della povertà e stabilito un legame tra cattiva salute fisica e mentale.

Nel complesso, questi studi hanno rilevato che la povertà, la disuguaglianza e l’isolamento sociale sono tutti fattori di una cattiva salute mentale. Sebbene alcuni tentativi siano stati fatti per affrontare questi problemi durante gli anni ’60, negli anni ’70 gran parte dell’interesse per la psichiatria sociale è diminuito.

Oggi ci sono rinnovate preoccupazioni per l’aumento dei tassi di malattia mentale, ma poche persone parlano di ciò che è necessario per prevenirla. Quando penso alle soluzioni che potrebbero affrontare la povertà, la disuguaglianza e l’isolamento sociale e che sono strettamente legate alla salute mentale, penso sempre più che il reddito di base universale possa essere una possibile soluzione. 

Sono anche sempre più convinto che uno dei fattori che dobbiamo considerare per valutare se il reddito universale possa funzionare sia determinare i suoi effetti sulla salute mentale. Quando i test pilota sul reddito universale sono stati condotti in Canada, Finlandia o altrove, le persone coinvolte hanno riferito che la propria salute mentale è migliorata.

Ma perché è così? Ebbene, il reddito universale aiuta ad affrontare i tre fattori sociali implicati nella malattia mentale. In primo luogo, riduce la povertà e, inoltre, elimina l’ansia associata ai cambiamenti del sistema del welfare. Le persone semplicemente ottengono il loro reddito senza fare domande.

In secondo luogo, riduce la disuguaglianza in parte perché è dato a tutti, indipendentemente dal loro reddito, ma anche, e soprattutto, offre alle persone l’opportunità di salire la scala sociale accedendo all’istruzione, avviando un’attività in proprio, impegnandosi in attività creative o artistiche. Fornisce un cuscinetto economico in modo che le persone possano apportare cambiamenti positivi nella loro vita. Erode la disperazione e la depressione associate al vivere sui gradini più bassi della scala sociale.

Infine, fornisce alle persone mezzi economici per impegnarsi di più nelle loro comunità. Se le persone trovano che il volontariato sia significativo o desiderano dedicare del tempo alla cura dei membri della famiglia, il reddito universale consente loro di farlo. Offre un’opportunità di crescita sociale ed emotiva, piuttosto che una semplice crescita economica.

Se il sistema di welfare non fosse così tanto impegnato nel determinare chi merita i benefici e nel vagliare coloro che sono ritenuti spettanti o meno, le persone che lavorano nel sistema sarebbero in grado di dedicare il loro tempo ad aiutare effettivamente chi sta male. Libererebbe un’enorme quantità di risorse umane per affrontare problemi più difficili, come dipendenze, abusi e altri problemi di salute mentale. Il reddito universale sarebbe anche un enorme vantaggio per coloro che attualmente soffrono di malattie mentali e lottano per sbarcare il lunario mentre cercano di stare meglio. Il reddito universale non impedirebbe tutte le malattie mentali o risolverebbe tutti i nostri problemi sociali, ma darebbe un enorme carico al sistema in modo che sia più facile affrontare i problemi più difficili da sradicare.

Proprio come i professionisti della salute mentale, gli attivisti, i pazienti e gli enti di beneficenza devono essere più audaci nello spingere i cambiamenti sociali necessari per prevenire la malattia mentale; i sostenitori del reddito di base universale devono iniziare a includere le valutazioni della salute mentale nei loro progetti pilota. Soprattutto, dobbiamo iniziare a parlare e provare nuove politiche sociali progressiste che possano aiutare a ridurre l’enorme costo della malattia mentale per la società.

Articolo originale apparso su Psychology Today

https://beppegrillo.it/reddito-universale-e-salute-mentale/

venerdì 11 gennaio 2013

Sicilia, Crocetta ferma il cantiere del Muos: “Non chiedo autorizzazioni al governo”. - CTzen


Rosario Crocetta


“Non siamo contro gli americani. Ma vogliamo tutte le garanzie per la tutela della salute dei cittadini”. Il presidente, dopo gli scontri dello scorsa notte a Niscemi (Caltanissetta) blocca i lavori per l'installazione delle antenne militari statunitensi nonostante il richiamo formale del ministro dell'Interno.

“Non siamo contro gli americani e non siamo contro il Muos (Mobile User Objective System). Ma vogliamo tutte le garanzie per la tutela della salute dei cittadini”. E’ cauto il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, ma gli scontri della scorsa notte tra le forze dell’ordine e gli attivisti contrari all‘installazione delle antenne militari statunitensi a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, lo hanno costretto ad accelerare le decisioni. Da settimane i manifestanti presidiano l’ingresso della base Usa, pronti a fare da muro alle attese gru che avrebbero dovuto completare l’opera. I mezzi sono arrivati ieri notte, scortati dalle forze dell’ordine.
Le sentinelle degli attivisti disposte lungo il percorso hanno avuto appena il tempo di avvertire i compagni. “I poliziotti erano circa trecento divisi in blocchi – racconta Elvira Cusa, del comitato No Muos di Niscemi –, noi una cinquantina. Ci siamo buttati a terra, ci hanno detto di alzarci, al nostro rifiuto ci hanno caricato. Non c’è stato nessun dialogo, anzi ci sono stati anche colpi di manganelli e calci. Io ho la mano e il ginocchio gonfi e come me anche altri ragazzi”. Dopo gli scontri, l’urgenza di rispondere alle promesse elettorali si è fatta pressante per Crocetta. Che, in una conferenza stampa urgente, ha annunciato di aver sospeso le autorizzazioni ai lavori di realizzazione del Muos. Nonostante il richiamo formale del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri arrivato negli scorsi giorni.  
“Io sono un presidente autonomista – dichiara il governatore siciliano – Non chiedo certo le autorizzazioni al governo Monti quando prendo le mie decisioni”. Annunciate di recente, spiega, anche ad alcuni diplomatici statunitensi. “Avevo invitato in modo bonario a non accelerare i lavori e a procedere con prudenza. Ho detto che non avremmo gradito forzature rispetto ai blocchi, finora non era successo ma ieri sera purtroppo è accaduto”. A motivare la sospensione delle autorizzazioni, secondo Crocetta, sarebbero dei “vizi” negli atti già emessi. Nello specifico, la mancanza di uno studio dell’impatto sulla salute pubblica delle onde elettromagnetiche rilasciate dalle antenne Muos. Un possibile problema anche per la navigazione degli arei del vicino scalo areo di Comiso, la cui apertura è prevista per la primavera. Motivazioni che, per il presidente regionale, sarebbero più forti della decisione del ministro Cancellieri di dichiarare il Muos “sito di interesse strategico per la difesa militare della nazione e dei nostri alleati”.
Non si placano intanto le polemiche per gli scontri della scorsa notte a Niscemi. Soprattutto per le denunce degli attivisti delle presunte violenze operate da 300 poliziotti in tenuta antisommossa. Solo 70 uomini, invece, secondo la Questura di Caltanissetta. “Non c’è stata nessuna carica – risponde il capo di gabinetto Sergio Lo Piano – Ma solo azioni di alleggerimento”. I manifestanti hanno usato metodi pacifici, ammettono anche le forze dell’ordine. “Hanno fatto resistenza passiva, si sono frapposti ai mezzi sfruttando l’oscurità e sono stati spostati di peso ai lati della strada. Si è giocato un pochino naturalmente, ma non mi risultano manganellate”. Per i No Muos, invece, si è trattata di “inaudita violenza”. Il passaggio dei quattro camion e delle due gru, per loro, è stato “un atto di prepotenza inaudita, che tuttavia non ci indebolisce – dichiarano – Non è una sconfitta ma l’inizio di una nuova fase della resistenza all’installazione del Muos”. Che vede l’assemblea regionale siciliana e il presidente Crocetta a fianco degli attivisti. Almeno fino a quando il braccio di ferro tra governo regionale e nazionale non sarà concluso.