venerdì 21 giugno 2013

ULTIM’ORA: DEPUTATO M5S MINACCIATO IN AULA.

Un’ora fa il deputato Stefano Vignaroli aggiornava così il suo profilo facebook:
« A 5′ minuti dal voto di fiducia e dopo aver applaudito un intervento del PD che ci aveva criticato mi si avvicina un giovane deputato del PD e mi dice con tono quasi amichevole : ” Se applaudi ironicamente un nostro intervento non meravigliarti se poi in aula o FUORI DI QUI ti arriva qualche epiteto o TI SUCCEDE QUALCOSA”. Io: “grazie della minaccia”, lui “non è una minaccia è un consiglio” … “grazie del consiglio”… complimenti, ancora non capiscono che non perdo la calma facilmente con questi mezzucci. »
Immediata la solidarietà espressa dagli utenti che stanno pressando Stefano per sapere il nome del deputato del Pd dal comportamento tipicamente ‘mafioso’.

Governo Letta, prima fiducia su decreto emergenze. M5S: “Contro nostre proposte".

Deputati Movimento 5 stelle


Franceschini cambia idea nel giro di 24 ore: "Siamo stati disponibili ad aperture, ma per i Cinque Stelle non è stato sufficiente". Rabbia dei deputati grillini: "Avevamo chiesto di stralciare articoli su Tav e una variante di valico in Liguria. Prendono in giro gli italiani". Per il voto a Montecitorio salta il Consiglio dei ministri di venerdì.

Il governo porrà la fiducia sul decreto legge sulle emergenze ambientali. Sarà la prima chiesta dall’esecutivo guidato da Enrico Letta. Nonostante i proclami di mercoledì (testualmente: “Non abbiamo nessuna volontà né necessità politica di mettere la fiducia”) il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini cambia idea e mette il decreto sulla corsia d’emergenza, è il caso di dire. Il motivo è piuttosto semplice. Sul decreto il Movimento Cinque Stelle aveva avviato una dura battaglia, arrivando all’ostruzionismo e agli interventi personali di un minuto di tutti i deputati. (che ha portato un deputato di Scelta Civica a perdere la pazienza). Ma dopo un tentativo di accordo nella notte l’intesa è saltata su alcune modifiche concordate al testo. Così il governo ha deciso di “tagliare” tutti gli emendamenti e arrivare velocemente anche al voto perché già lunedì 24 giugno è stato fissato l’inizio del dibattito della terza lettura del provvedimento nell’aula del Senato. E’ prevista anche la mattinata del 25 per l’approvazione finale prima della sua decadenza. A Montecitorio il voto di fiducia è stato fissato per domani 21 giugno alle 11. Dalle 14 (con diretta televisiva) sono previste le dichiarazioni di voto finali. Il voto sul provvedimento, infine, è previsto per le 15,30. L’urgenza del governo è confermata nella nota di Palazzo Chigi: “In considerazione del voto di fiducia alla Camera dei Deputati sul decreto legge numero 43/2013, la riunione del Consiglio dei Ministri, già convocata per le ore 10,00 è rinviata”. 
Di Maio: “Non vogliono far passare le nostre proposte”
L’annuncio del ministro ha provocato l’ulteriore protesta dei deputati grillini. “Stavamo salvando il Parlamento – scrive su facebook il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio – ma pur di non far passare le nostre proposte di pulizia del decreto, il governo preferisce porre la fiducia e far saltare tutti i tavoli”. Di Maio promette: “D’ora in poi nulla sarà più come prima. Si apre l’era del ‘costruzionismo’ in aula, se si pensa che la Camera dei deputati debba diventare un ente notificatore di decreti omnibus, dovranno prendersi le loro responsabilità. Quali? Enrico Letta: ‘Non userò la leva della fiducia per far passare i provvedimenti’. E’ bastato un mese”. L’ostruzionismo dei Cinque Stelle era stato originato dal fatto che, a parere delle opposizioni (alla protesta si era aggiunta anche la Lega Nord), all’interno del decreto ci fossero molte misure diverse tra loro e alcune di queste non riguardassero affatto le emergenze ambientali. Dai rifiuti di Napoli alla ricostruzione post terremoto in Abruzzo, poi l’Expò di Milano, il rilancio dell’area industriale di Piombino, la riforma delle Camere di commercio o l’acquedotto della Puglia.
Ma “di fronte alle emergenze, lo dico a me e ai parlamentari M5S, ogni tattica deve fermarsi e passare in secondo piano” ha spiegato il ministro Franceschini dopo aver annunciato il voto di fiducia. “Non avrei voluto questo voto di fiducia: credo che si debba fare tutti uno sforzo per riportare il voto di fiducia vicino il più possibile alla sua natura costituzionale. E non invece, come avvenuto nel tempo, semplicemente a uno strumento per accorciare i tempi di approvazione dei provvedimenti e in particolare dei decreti. Serve una modifica regolamentare per avere tempi certi di approvazione dei provvedimenti”. Solo 24 ore prima lo stesso Franceschini aveva detto: “Non abbiamo nessuna volontà né necessità politica di mettere la fiducia”. 
Franceschini: “Disponibili ad aperture, ma per il M5S non è stato sufficiente”
“Non avrei voluto fare il mio primo intervento da ministro in Aula in un’occasione come questa” aveva esordito il ministro. E di fronte agli applausi dai banchi dell’opposizione dice: “Non capisco se applaudite perché siete contenti o perché siete talmente imprevedibili…”. Franceschini racconta come si è arrivati a porre la prima fiducia. “Stiamo affrontando la conversione di un decreto del precedente governo che è stato approvato dal Senato sicuramente in tempi lunghi, ma è accaduto anche perché la prima parte dei 60 giorni per la conversione sono stati consumati per la nascita di questo governo. Il decreto arriva alla Camera tardi, con poco tempo a disposizione – ammette il ministro – ma è evidente che un decreto che riguarda le emergenze ambientali non si può rischiare di non convertirlo”. Secondo la ricostruzione di Franceschini “sono stati fatti diversi tentativi ed è stata data disponibilità di apertura in questi giorni da parte del governo e della maggioranza” rispetto alle richieste dell’opposizione e del M5S in particolare. “E’ stata fatta prima una proposta del M5S – continua – di trasporre i punti di modifica condivisi in una nuova proposta di legge da calendarizzare in Aula. Ma questa mattina è stato comunicato che questa proposta non era più sufficiente e bisognava modificare in alcune parti non condivise il decreto. Il comitato dei nove ha dunque indicato quattro punti introdotti al Senato, da eliminare. Il governo ha dato la disponibilità anche a rinunciare a un punto cui teneva molto”. Ma anche questa volta “sono state fatte alcune richieste non condivise, anche se legittime, come condizione per far cessare l’ostruzionismo: senza modifiche aggiuntive e non condivise il M5S non avrebbe consentito l’approvazione del dl entro stasera” per mandarlo al Senato lunedì pomeriggio e convertirlo entro martedì, quando scade. Saltato l’accordo, il governo ha deciso di porre le fiducia. “In queste ore – nota tra l’altro Franceschini – mi è capitato anche che mi sia stato chiesto da un gruppo di opposizione, di porre la fiducia”. Secondo i Cinque Stelle il gruppo in questione è quello di Sinistra Ecologia e Libertà.
Villarosa: “Le tattiche le conoscete voi. Non prendete in giro gli italiani”Nell’Aula di Montecitorio la replica è affidata al deputato Alessio Villarosa: “Le tattiche parlamentari le conoscono bene altri qua dentro e potete dire quello che volete – scandisce rivolto verso Franceschini – ma i terremotati dell’Emilia sanno quanto siamo attenti a questo tema. Non siamo noi, ma voi, a fare tattica. Non prendete in giro gli italiani. Vergogna!”. Villarosa, visibilmente alterato, sbatte il microfono e riceve l’applauso del gruppo M5S. ”Dare la colpa al Movimento 5 Stelle è quantomeno meschino – sbotta il capogruppo Riccardo Nuti, lasciando l’Aula – Bastava che il governo dicesse che ha sbagliato”.
La rabbia dei deputati del Movimento Cinque Stelle così prende corpo sui social network. “Supercazzola del ministro Franceschini! Il Governo anziché ascoltare le richieste del Parlamento e del M5S chiede la fiducia.Vergogna!”: oltre a questo post di Manlio Di StefanoGiulia Di Vita tra gli atri commenta: “Trattativa fallita, il governo scarica la responsabilità sulla minoranza dopo che non hanno accolto nemmeno mezza delle due nostre richieste”. “Franceschini in aula sta facendo un discorso alla supercazzola dicendo che il Governo mai avrebbe voluto mettere la fiducia e invece mettono la fiducia. Sel, l’opposizione finta che vuole ridare al Parlamento centralità ha chiesto, privatamente, il voto di fiducia al Governo! Vergogna! Basta ricatti, vogliamo che sia il Parlamento a legiferare!” commenta anche Alessandro Di Battista
“Ora guerra”, “Franceschini sciacallo”. Le bacheche Facebook dei deputati 5 Stelle si riempiono di messaggi “bellicosi”. “Sono incazzatissimo – si legge su quella di Claudio Cominardi – E’ stato posto il voto di fiducia al decreto emergenza ambientale nel quale sono state inserite una marea di porcate. Il ministro Franceschini in Aula si è comportato da sciacallo, si è nascosto dietro le tragedie umane dei terremotati per giustificare l’atto politico. Vergogna!”. “Noi abbiamo chiesto di togliere gli articoli che riguardano Tav e terzo valico dei Giovi – racconta Matteo Mantero – Non vogliamo che queste cose passino infilate sotto banco in un decreto sulle emergenze, quando non hanno nulla di emergenziale, di queste cose si deve discutere in aula, abbiamo il diritto di poter fare il nostro lavoro. Il governo non ha sentito ragioni, e metterà la fiducia. Oggi il Parlamento è stato svuotato di ogni suo potere. Questo è presidenzialismo di fatto, il governo decide, il Parlamento ratifica, la fine della democrazia parlamentare!”. “E meno male che quelli che ‘non dialogano’ siamo noi” commenta Michele Dell’Orco
Il tentativo di accordo. Saltato
In effetti da una parte la conferenza dei capigruppo di Montecitorio aveva deciso all’unanimità di “ripulire” il testo dagli emendamenti e porre al voto dell’Aula il testo “quasi originale”. E infatti il vicepresidente Di Maio aveva esultato: “Un successo del Parlamento e del M5S, più ostruzionismo il nostro è stato ‘costruzionismo’”. Dall’altra parte i Cinque Stelle si erano riuniti per poi chiedere lo stralcio di due articoli che riguardano le grandi opere, Tav e variante di Valico, per garantire lo stop all’ostruzionismo. Ma su quest’ultima richiesta il governo ha detto no.
I più accesi difensori di Franceschini sono i deputati democratici: “Tristi scene da Prima Repubblica del neonato gruppo alla Camera L5S: Lega 5 Stelle” ironizza Dario Ginefra dopo gli interventi di Lega e Cinque Stelle. Andrea De Maria e Stefano Esposito parlano invece di comportamento irresponsabile dei parlamentari del Movimento che “obbliga” il governo a porre la fiducia: ”Il loro atteggiamento avrebbe portato a far pagare un prezzo inaccettabile sulla pelle dei terremotati”. 
In realtà i Cinque Stelle non sono soli. “Ultimo atto della farsa di questo governo – commenta Jonny Crosio, senatore della Lega – Con il ricorso alla fiducia stiamo replicando l’esperienza ‘Monti’. Oltre all’imbarazzo di paragonare la spazzatura di Napoli all’emergenza terremoto in Emilia vediamo un governo che deve porre la fiducia per coprire questa nefandezza. Devono andare a casa”. . “Soprattutto nel passaggio al Senato, il decreto è stato infarcito di ‘marchette’ per centinaia di milioni di euro – dice Guido Crosetto – coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia - Se è vero che mancano risorse, forse si sarebbe dovuta cogliere l’occasione del passaggio alla Camera per ripulire il provvedimento. Ma pur di rimanere in piedi, il ‘governo del fare fumo’ è disposto a turarsi, a seconda del giorno, naso, orecchie ed occhi. E comunque sia il ricorso alla fiducia dopo mille parole sul ruolo del Parlamento da parte di Letta è uno dei tanti ossimori cui dovremo abituarci”.

Il generale Mini: “Il governo trasforma la Difesa in un trafficante di armi”. - Enrico Piovesana

Il generale Mini: “Il governo trasforma la Difesa in un trafficante di armi”


Il secondo decreto semplificazioni, che approda in cdm il 19 giugno, contiene una norma che mette i nostri alti ufficiali "al servizio di Finmeccanica, come piazzisti", denuncia l'ex comandante della missione Nato in Kosovo. Verrebbe così "istituzionalizzata" una pratica che già coinvolge i nostri generali in un groviglio di conflitti d'interesse. Anche con paesi "instabili".

“Vogliono istituzionalizzare il ruolo della Difesa come trafficante di armi e piazzista estero al servizio di Finmeccanica, sdoganando il gigantesco conflitto di interessi tra apparato militare e industria bellica”.
E’ durissimo il giudizio del generale Fabio Mini, ex comandante della missione Nato in Kosovo, sul provvedimento inserito nel secondo pacchetto di norme per la semplificazione che verrà discusso mercoledì in Consiglio dei ministri. Una modifica al Codice dell’ordinamento militare che prevede che la Difesa possa “svolgere per conto di Stati esteri attività di supporto tecnico-amministrativo ovvero contrattuale per l’acquisizione di materiali di armamento prodotti dall’industria nazionale”.
“L’approvazione di questa norma – spiega il generale Mini – ufficializzerebbe una prassi consolidata, ma sottaciuta, che ha sempre visto i nostri generali, in missione all’estero come rappresentanti militari o comandanti di operazioni, attivamente impegnati in attività di promozione e intermediazione per la vendita di armamenti italiani ai governi locali. Anche a me, quando ero rappresentante militare italiano a Pechino, veniva chiesto di promuovere la tecnologia militare italiana presso il governo cinese, ma lo feci con pessimi risultati. Non conosco colleghi che non l’abbiano fatto, e molti, quelli che io chiamo ‘piazzisti’, hanno costruito così le loro carriere e le loro ricchezze“.
Mini spiega come questa attività dei generali italiani venga lautamente premiata da Finmeccanica generando un mostruoso conflitto d’interessi. ”Questi servigi vengono ricompensati con importanti avanzamenti di carriera oppure con un pagamento differito sotto forma di importanti incarichi aziendali e ricchi contratti di consulenza una volta in pensione. Tutti i capi di stato maggiore sono ‘nominati’ da Finmeccanica, a volte perfino i ministri della Difesa, come dimostra il caso Di Paola. Ma penso anche al suo amico Venturoni” (ex capo di stato maggiore ora ai vertici di Finmeccanica, ndr). Per aggirare il divieto di consulenza durante i cinque anni di servizio ausiliario – rivela il generale – molti sanissimi ex capi di stato maggiore diventano improvvisamente inabili, passando subito alla riserva, che non prevede divieti di sorta”.
Oltre a trasformare la difesa della sicurezza nazionale in difesa degli interessi dell’industria bellica nazionale, secondo l’ex comandante della missione Kfor questa norma di semplificazione una cosa la semplificherebbe di certo: “Questo provvedimento faciliterebbe la vendita di armi italiane a governi con i quali è difficile costruire rapporto di intermediazione, cioè governi instabili e coinvolti in conflitti interni come nel caso dell’Afghanistan, della Libia o della Somalia: scenari dove in passato, penso a Mogadiscio, a trafficare armi erano i nostri servizi segreti“.
Paesi “a rischio”, li definisce il generale Mini: a rischio di violare quei princìpi stabiliti dalla legge 185 del 1990 – espressamente richiamata nella norma in discussione – che vieterebbe la vendita di armi a paesi in guerra e a governi non democratici. Princìpi che, in presenza di accordi di cooperazione e assistenza militare, possono essere agevolmente aggirati per risollevare le sorti e i profitti della nostra industria bellica nazionale.
Riceviamo dal ministero della Difesa e pubblichiamo:
Gentile Dott. Piovesana,
la norma cui Lei fa riferimento riguarda attività di supporto tecnico-amministrativo già in uso in molti stati occidentali. Si tratta, in sintesi, di una misura efficace di cooperazione fra Stati (Governo-Governo) limitata però ai governi con i quali esistono accordi di cooperazione con il nostro Paese, molti dei quali già ratificati dal Parlamento. La norma, peraltro, subordina la sua efficacia concreta al pieno rispetto della legge 185/90 – una delle più restrittive e trasparenti in materia –  di realizzare programmi, anche relativi alla fornitura di mezzi e sistemi, unitamente ad altre attività (ad esempio, formazione, addestramento, supporto logistico) da parte delle stesse forze armate. La misura consente di attivare, ma soltanto in presenza dei richiamati stringenti vincoli (politici e normativi), un quadro di facilitazione e di trasparenza a sostegno anche dell’industria nazionale,  come è sempre più spesso richiesto dai nostri partner internazionali,  che subordinano cooperazione industriale e relative acquisizioni a quelle garanzie che solo uno Stato (tramite le sue articolazioni ministeriali, Difesa ed Esteri) può dare. Si tratta, quindi, di consentire al sistema paese, come già da tempo praticato da molte nazioni, anche europee, di accrescere la cooperazione anche industriale nell’area della difesa.
Il testo dell’articolo, tra l’altro, vincola chiaramente le attività alla legge 185/90, garantendo quella legittimità e quella correttezza procedurale che i commentatori da lei citati metterebbero in dubbio.
Cordiali saluti.
Ministero della Difesa - Servizio Pubblica Informazione
Replica Enrico Piovesana:
Prendiamo atto della spiegazione ufficiale cortesemente inviata dalla Difesa, che però, al di là di giudizi e interpretazioni, non smentisce la ferma volontà di introdurre questa misura volta ad “accrescere la cooperazione anche industriale nell’area della difesa”. Per quanto riguarda la trasparenza dell’export militare, derivante dal rispetto della legge 185/90, si attende ancora che il governo renda noto il rapporto annuale 2012 sulle esportazioni di sistemi militari italiani, in grave e incomprensibile ritardo rispetto ai termini di legge che ne impongono la pubblicazione entro la fine di marzo.

Da una pianta velenosa, un nuovo farmaco che sembra capace di uccidere le cellule cancerogene!!

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UCCIDERE LE CELLULE CANCEROGENE

grazie a un nuovo farmaco sperimentale derivato da una pianta fin ora ritenuta velenosa. Lo sostiene uno studio portato avanti dalla Johns Hopkins Cancer Center negli Usa, guidato dal dottor Johm Isaacs, ingegnere biomedico, pubblicato su Science Translational Medicine.Gli scienziati hanno condotto alcuni studi su una pianta chiamata Thapsia Garganica, in particolare su una sostanza contenuta in essa che potrebbe essere efficace contro i tumori, soprattutto riguardo quelli alla prostata, molto diffusa tra gli uomini. Questa pianta, che cresce nella regione del Mediterraneo, produce la tapsigargina, noto per la sua tossicità verso gli animali, le cui proprietà velenose sono conosciute fin dall’antica Grecia. Veniva infatti chiamata “carota della morte”, dato che uccideva i cammelli che la mangiavano.
MA E’ PROPRIO GRAZIE A QUESTA PIANTA VELENOSA
che i ricercatori sono riusciti a ricavarne un farmaco per il trattamento medico dei tumori. Il farmaco derivato da questa sostanza si chiama G202 ed è stato ottenuto modificando chimicamente la tapsigargina in modo da detossificarla: “Il nostro studio ha permesso di riprogrammare le molecole di questo veleno in modo da renderele inoffensive per i tessuti sani. Una volta giunti alle cellule del cancro, la tossicità viene riattivata e le cellule dannose vengono uccise”, ha dichiarato Samuel Denmeade, ricercatore a capo dello studio.Attualmente il farmaco sperimentale è in fase 1 e viene testato su 29 pazienti con carcinoma prostatico in fase avanzata. In 30 giorni di trattamento con il farmaco G202 si è vista una riduzione del 50 per cento delle dimensioni di cellule umane del cancro al seno, alla vescica e al rene. Insomma le dimensioni del tumore si sono dimezzate.
MA COME FUNZIONA QUESTA SOSTANZA ALL’INTERNO DEL CORPO?
Una volta iniettata arriva al punto dove si trova il tumore viaggiando nel flusso sanguigno, senza ovviamente danneggiare i tessuti sani. Viene rilasciata poi una proteina che inibisce la protezione che fa da scudo al tumore, in questo modo il farmaco G202 può andare all’attacco. Una scoperta davvero importantissima per l’oncologia medica.

giovedì 20 giugno 2013

Latte tossico e cancerogeno in vendita in Friuli: 24 gli indagati, arrestato il leader di Cospalat.

Latte tossico e cancerogeno in vendita in Friuli:  24 gli indagati, arrestato il leader di Cospalat


Indagine dei Nas, che hanno messo ai domiciliari 4 persone. Nelle confezioni un fungo dannoso anche per la crescita dei bambini. Analisi falsificate allungandolo con latte non contaminato.


UDINE - Hanno messo in commercio latte tossico, contaminato da aflatossine, un fungo cancerogeno con effetti sulla crescita dei bambini. Il leader del Cospalat del Friuli Venezia Giulia, Renato Zampa, è stato arrestato nell'ambito di un'indagine dei Nas di Udine. Oltre a Zampa, sono state eseguite quattro misure degli arresti domiciliari e un obbligo di dimora. Un'altra persona è ricercata.
 
Per tutti l'ipotesi di reato è di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio, adulterazione di sostanze alimentari e commercio di sostanze alimentari pericolose per la salute. In alcuni casi è stata certificata anche la presenza di antibiotici. Le analisi sul latte sarebbero state falsificate con il ricorso a un laboratorio compiacente, "allungando" il latte con altro latte non contaminato.

Sarebbe stato inoltre utilizzato latte proveniente da allevamenti non autorizzati per produrre abusivamente formaggio Montasio Dop. In tutto gli indagati sono 24, di cui 17 allevatori accusati di essere consapevoli di immettere in commercio latte contaminato, su un centinaio circa di aderenti ai Cospalat.

Maxi sequestro di anabolizzanti per bovini e maiali da parte del Corpo Forestale. Silenzio assordante delle associazioni di categoria. - Roberto La Pira

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Pochi giorni fa il Corpo forestale dello stato ha sequestrato più di 17.000 confezioni di farmaci veterinari per un valore complessivo di 2,5 milioni di euro. I medicinali erano destinati a bovini e suini. La banda era composta da farmacisti, allevatori, grossisti e veterinari attivi in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, coordinati da un grossista specializzato nella rivendita di farmaci veterinari. 
L’operazione merita una certa attenzione per l’ampiezza dell’area d’azione e il numero di persone coinvolte nel traffico clandestino. Le autorità hanno condotto 101 perquisizioni per un totale di 65 persone indagate. Il trucco era semplice, un gruppo di allevatori compiacenti acquistava farmaci in quantità superiore a quello somministrato realmente agli animali e le dosi in eccesso venivano utilizzate per il mercato clandestino.
La vicenda è grave sia perché si tratta di grossi numeri sia perché il problema dell’uso di sostanze illecite negli allevamenti, come cortisonici, ormoni ed antibiotici, non è ancora stato risolto negli ultimi 40 anni. La notizia non ha avuto il risalto che merita sui mezzi di comunicazione quali giornali e siti internet, anche se stiamo parlando potenzialmente di migliaia di capi trattati in modo fraudolento e non più identificabili coi controlli di routine. In questa situazione  carne, latte e formaggi  possono tranquillamente arrivare sul mercato e essere distribuiti  ai  consumatori attraverso macellerie,  supermercati, o la ristorazione. 
Poche settimane fa Il Fatto Alimentare ha denunciato l’esistenza del 15% dei capi bovini trattati con farmaci e medicinali illegali per aumentare la massa muscolare, riprendendo i dati diffusi da un centro specializzato, istituito dal Ministero della salute.   Tuttavia di fronte a questi numeri nessuno ha detto niente. Le associazioni di categoria e quelle degli allevatori non hanno preso posizione e non hanno diramato comunicati. Assocarni brilla per l’assenza e anche altre associazioni legate al mondo agreste, sempre solerti nel segnalare le frodi alimentari non hanno detto nulla. Come mai? Perchè questo silenzio assordante. Perché  quando si parla di carne, ormoni e anabolizzanti in Italia le notizie trovano poco riscontro sui media? Abbiamo chiesto ai soggetti interessati di rispondere a questi interrogativi.
Per il momento ci ha scritto solo Uniceb (*) sostenendo che “purtroppo, le mele marce esistono in tutti i campi ed in tutti i settori e questi episodi dovrebbero servire soprattutto per far emergere chi lavora correttamente piuttosto che essere utilizzati come scoop per demonizzare degli interi comparti produttivi”. La lettera continua dicendo “che questi avvenimenti non devono in nessun caso porre ombre sul sistema di allevamento italiano che è composto da migliaia di operatori seri e corretti che rispettano appieno la moltitudine di obblighi previsti dalla normativa comunitaria e nazionale”. 
Ci sembrano motivazioni deboli, per episodi che non coinvolgono un gruppo ristretto di allevatori, ma lasciano ipotizzare l’esistenza di tanti operatori abituati a trattare  migliaia di capi con farmaci illegali.

Battiato: “Dissi ‘troie in Parlamento’ e mi cacciarono, ma il tempo è galantuomo”. - Malcom Pagani

Battiato: “Dissi ‘troie in Parlamento’ e mi cacciarono, ma il tempo è galantuomo”


Il 26 marzo scorso durante un'audizione al Parlamento europeo l'allora assessore al Turismo della Regione Sicilia parlò di "prostitute disposte a tutto nella politica italiana". Il governatore Crocetta chiese e ottenne le dimissioni sostituendolo con la sua segretaria particolare. Ora, dopo lo scandalo a base di escort e regalie - il cosiddetto "sistema Giacchetto - il cantautore si prende una rivincita: "Bastava saper aspettare".

Arresti, furti di denaro pubblico e donne barattate, sostiene Battiato: “Come cammelli in un suk”. Dalla stretta grondaia dell’“illustre e onorata società”, l’ex assessore al Turismo della giunta Crocetta in Sicilia è evaso con un paio d’ali. Il foglio di via, una frase pronunciata a Bruxelles a marzo e ritagliata a margine di un lungo ragionamento sui percorsi culturali: Queste troie che si trovano in Parlamento farebbero qualsiasi cosa, dovrebbero aprire un casino. La puntuale riprovazione ipocrita dell’intero arco costituzionale, governatore in testa, la controfirma all’espulsione. Ora che in meno di 90 giorni il decreto Battiato è diventato legge e nell’isola i finanzieri scardinano la trasversale impalcatura di escort e regalìe, l’asceta di Milo non si aspetta scuse terrene: “Questo Paese è una barzelletta, Il tempo è stato galantuomo, ma sei onesto e dici la verità non c’è smentita possibile. A poco a poco cadono le maschere. Dopo i 30 anni ognuno ha la faccia che si merita e la farina, come si dice, va in crusca”.
È andata in crusca, in effetti.
Avevano deciso di farmi fuori ben prima di Bruxelles. Ma non importa. È una storia chiusa. Come dicono i francesi: “Je m’en fous, ça ne me dérange pas”. Al potere piace travestire i sudditi da idioti, ma gli italiani non sono scemi. Hanno già visto tutto, compreso ogni cosa. Non le nascondo che da allora non posso più andare in giro. Il musicista Battiato è passato in terz’ordine, mi fanno dei complimenti che non ho mai avuto in vita mia.
Nel cacciarla dalla Regione, destra, sinistra e centro dissero che ce l’aveva con le donne. Boldrini, Grasso, Fornero, mezzo parlamentino siciliano. Santanchè, anche: “Ignoranza becera senza confini”.
L’elegantissima cantrice del “lui ci vuole tutte in orizzontale, ma io non gliela do”? Donna di rara finezza, sì. Mi hanno accusato di misogìnia, ma l’hanno fatto in evidente malafede. Io non ce l’ho con le prostitute. Non riconosco proprio il genere come categoria. Per me maschile, femminile e animale nuotano nello stesso insieme. Qui il fatto grave e inaccettabile è che le escort vanno in Parlamento, diventano politici e usano i soldi con cui paghiamo le tasse. Ma ripeto, le ragazze non hanno colpe. I frustrati che le vendono al mercato, invece sì. Sono dappertutto, è incredibile, come il cacio sui maccheroni. A Bruxelles parlai anche di Lusi. Non c’è uno che l’abbia scritto. Tutti a sparare sul dito, mentre indicavo la luna. Domina l’ipocrisia. Non sarebbe più facile dichiarare che la tassa occulta per le escort è una specie di Imu aggiuntiva? In fondo, nell’interpretazione di questi signori, la donna è solo una merce di scambio.
L’idea del mercimonio è antichissima.
Ricorda Bandiera bianca? “Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro”. Finché in Parlamento rimarranno 100 deputati funzionali al mantenimento dello status quo, non gireremo pagina. Prenda il governo Letta. Fa venire il dubbio che gli ultimi 20 anni di barricate siano stati una finzione. Che se certi uccellini non avessero avvisato al momento giusto Berlusconi, anche gli Scilipoti e i Razzi non avrebbero avuto un loro ruolo.
Se Berlusconi viene interdetto, il Pdl lascerà il Parlamento.
Oggi ho sentito distrattamente uno scemo che lo sosteneva. Robe da matti. Farse terribili. Forza, andate via. Magari lo facessero davvero.
Lei rifarebbe l’assessore?
Non lo volevo fare neanche prima. Dissi “vengo a patto che non debba dialogare con i politici e possa confrontarmi con le intelligenze”. Crocetta insistette. È finita come è finita. Diciamo che lui non era il rivoluzionario che mi aspettavo e io ero quello che sono sempre stato.
Si dice si sia pentito e abbia provato a organizzare una carrambata pacificatoria a uso e consumo delle telecamere.
E questo come l’ha saputo? Lui continua a dire con un certo coraggio a chiunque, alle Iene l’ultima volta, 10 giorni fa, che i nostri rapporti sono splendidi e ci sentiamo spessissimo. Non ci parliamo da mesi.
Antidoti all’orrore?
Seguire la propria coscienza. Sono un fan di Jack Sarfatti, uno studioso che la mette al centro della sua ricerca. Che ce ne facciamo di una fisica quantistica che ignora l’amore e il cervello? Se non sei in grado di individuare i pensieri di un uomo, è meglio che tu faccia il geometra.
Dell’uomo nuovo del suo ultimo disco però non c’è ancora traccia.
Ma è pieno di gente in gamba, consapevole. Giorni fa ero a Roma, avrò preso il taxi 20 volte. Non c’è stato conducente che non mi abbia rivelato il desiderio di buttare Alemanno nel Tevere. Ovviamente è una metafora, non vorrei che l’ex sindaco si risentisse. (Sorride)
E il caos dei grillini?
Li ho incontrati. Entusiasti, volevano devolverci i loro stipendi, mi sono piaciuti. Ma, purtroppo, mi pare stia franando tutto perché i lupi romani, felici, approfittano dell’ingenuità naïf per sbranarne le ragioni.