Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 30 giugno 2014
Le ministre berlusconiane si potevano attaccare, le renziane no. - Andrea Scanzi
Di bianco vestite, sedute l’una accanto all’altra, i ministri “Karina Huff” Boschi e Marianna “Acume” Madia davano due giorni fa la sensazione, peraltro giustificatissima, di divertirsi molto all’idea che qualcuno – anzitutto i media – fosse disposto a prenderle sul serio come esperte di riforme costituzionali.
La novità del renzismo è proprio questa: la disparità di trattamento di stampa e giornali nei confronti della loro provvisorietà politica. Quando ad argomentare non poco confusamente erano le berlusconiane, le mitragliate “moraliste” dei giornalisti erano spietate. Se la Santanché veniva attaccata, nessuno tirava fuori la storiella lisa del sessismo. E così se a ricevere la critica erano le Carfagna e le Gelmini, le Comi e le Biancofiore.
Adesso che le novelle statiste sono renziane, l’atteggiamento cambia: a parità di impreparazione coincide una sorta di rapimento mistico generale.
Adesso che le novelle statiste sono renziane, l’atteggiamento cambia: a parità di impreparazione coincide una sorta di rapimento mistico generale.
Sull’ex showgirl Carfagna si poteva ironizzare, sulla nota costituzionalista Boschi no. E giù copertine, articolesse infatuate e servizi atti a tratteggiarla come una sorta di quasi-Madonna aretina. Fa simpatia anche l’accento toscano, su cui lei stessa aveva – goffamente – provato a ironizzare nello spot raggelante col futuro sindaco di Bari Decaro (sì, quello della “fohaccia o schiaccia”). La berlusconiana era per forza oca giuliva, emblema della mancanza di meritocrazia; al contrario, le renziane hanno fatto carriera perché tutte eredi evidenti di Nilde Jotti.
Anche il candore dei vestiti è prova certa della loro castità e candor, al contrario delle berlusconiane equivoche o (peggio) delle grilline volgari. E’ vero, anche la Carfagna aveva provato a reinventarsi sobria in un tripudio di tailleur e pettinature da dopoguerra, ma non andava comunque bene. Invece la Boschi è sempre perfetta, che scelga il bianco o l’azzurro shocking. Le renziane sono – per Decreto Regio firmato da Scalfari in persona – brave e buone, anche se collezionano errori e gaffe: se la Madia sbaglia ministero fa simpatia, se la Gelmini si copre di ridicolo coi neutrini è uno scandalo planetario.
Se la Morani affoga nelle supercazzole para-economiche a Ballarò va capita (“è inesperta”), mentre se a inciampare è una Taverna occorre evidenziare come quella senatrice lì sembri proprio la Sora Lella. Le renziane sono palesemente droidi berlusconiane 2.0, col buonismo finto al posto del garantismo livido, però l’imperativo di quasi tutti i media è gridare al miracolo del “finalmente la nuova politica”. Non importa che, a voler essere puntigliosi, le somiglianze riguardino pure pettegolezzi e maldicenze. Non importa che, fino a ieri, quasi tutte loro non fossero per niente renziane. Non importa che, della Bonafé, l’unica cosa che si ricordi del pensiero politico sia forse il tacco 12. E non importa che Pina “Dolce Forno” Picierno ricordi in tutto – e in peggio – Daniela Santanchè: le renziane vanno sempre incensate e le altre ogni volta abbattute.
domenica 29 giugno 2014
IL NECESSARIO, IL POSSIBILE E L'IMPOSSIBILE. - Giancarlo Cancelleri
A Bagheria continua il contagio vitale.http://goo.gl/cqDaFC
Patrizio Cinque - Sindaco M5S Bagheria - insieme ai consiglieri comunali, questa mattina, come tutte le domeniche, ha avviato l'ennesima azione di ripulitura della città.
L'azione serve certamente a restituire decoro e pulizia agli spazi cittadini, ma vuole anche essere un invito ai concittadini ad innamorarsi nuovamente di Bagheria per rispettarla e preservarla.
Questa volta però ad attenderlo c'era una bella sorpresa.
Una folla di cittadini armati di buone intenzioni si è unita al Sindaco ed ai consiglieri per lavorare e condividere un nuovo percorso civico.
San Francesco d'Assisi (patrono d'Italia) diceva:
"Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile".
La comunità di Bagheria è certamente sulla buona strada!
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=599807986801243&set=a.266670593448319.60930.265320453583333&type=1&theater
REPETITA IUVANT. - Giancarlo Cancelleri
Le parole e le azioni di Federico Piccitto, sindaco di Ragusa, e di tutto il M5S ibleo sono così belle che meritano di essere ripetute.
"Azzerata l'aliquota Tasi, 5 milioni di euro risparmiati dai cittadini iblei.
E' questa la novità più importante del nuovo Regolamento sull'Imposta Unica Comunale, la cosiddetta IUC, presentato questa mattina dall'assessore comunale alle risorse patrimoniali, Stefano Martorana.
Siamo l'unico comune capoluogo di provincia in Italia, finora, insieme ad Olbia, ad aver introdotto questa importante novità che, sicuramente, darà un grande sollievo ai cittadini, già provati dalla crisi economica.
Come ha ribadito, questa mattina, lo stesso assessore Martorana, l'obiettivo dell'amministrazione comunale è di rendere questa misura strutturale, anche se, a causa dei possibili nuovi tagli ai trasferimenti da parte di Stato e Regione, non sarà un'impresa facile. Ma era un atto dovuto.
Così come alcune importanti misure riguardanti l'Imu e forme di detrazione sostanziali per quanto riguarda la Tari, specie per i cittadini meno abbienti. Ripeto, un atto necessario, in un momento difficile, come quello presente, per i cittadini."
Federico Piccitto Sindaco M5S di Ragusa
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Semi di albicocca: un potente antitumorale? Proprieta', benefici e dove trovarli. - Marta Albè
I semi di albicocca sono un concentrato di benefici per la salute, un po' come i loro frutti. Le popolazioni del Pakistan ne sono conoscenza da tempo e praticamente da secoli ricorrono alle albicocche e ai loro semi come rimedi naturali per la cura della salute. Il popolo Hunza sarebbe il maggior utilizzatore e conoscitore delle proprietà benefiche dei semi di albicocca, oltre che dell'olio ricavato da essi e dei frutti secchi.
I maggiori benefici attribuiti ai semi di albicocca riguarderebbero le proprietà anticancro. E' stato infatti osservato che in Pakistan, per quanto riguarda il popolo Hunza, malattie come il cancro sono pressoché sconosciute, così come le comuni patologie del benessere che affliggono gli occidentali. Ancora una volta, il benessere e lo sviluppo economico non rappresentano una garanzia di salute.
I semi di albicocca sarebbero un vero e proprio elisir di lunga vita. La loro utilità per contrastare il cancro era già nota nell'antica Cina, oltre che in Medio Oriente. Sono infatti stati ritrovati dei documenti attribuiti all'imperatore Shen Nung e risalenti al I-II secolo A.C., nei quali erano state riportate delle ricette ottenute dall'estratto di semi di albicocca e ritenute un valido aiuto contro i tumori.
Vitamina B17 e proprietà anticancro
Le proprietà anticancro dei semi di albicocca hanno ricevuto in seguito la conferma da parte della scienza moderna e anche molte critiche. Il loro segreto consisterebbe nel contenuto di vitamina B17, anche conosciuta come amigdalina o nitriloside. Per alcuni si tratta di una sostanza in grado di inibire lo sviluppo dei tumori e delle loro metastasi.
La vitamina B17, in presenza di cellule malate, agirebbe sprigionando cianuro, in grado di distruggerle. Le cellule tumorali contengono infatti un particolare enzima, assente nelle cellule sane, che permette l'attivazione dell'azione anticancro della vitamina B17. Il cancro sarebbe una malattia quasi sconosciuta alle popolazioni che seguono un'alimentazione ricca di vitamina B17. Oltre che nelle albicocche, accompagnate dall'assunzione dei loro semi, la vitamina B17 è contenuta in legumi come le fave o i piselli, nei germogli di legumi e cereali, nell'erba medica, nella lattuga, nelle rape ed in altri ortaggi e bacche.
Di contro, negli ultimi anni, tali proprietà sarebbero state fortemente ridimensionate. Diversi studi hanno anzi affermato che non c'è alcun effetto positivo come anticancro.
Assunzione e controindicazioni
Quanti semi di albicocca è possibile consumare al giorno? Ernst T. Krebs, l'autore degli studi a favore come anti cancro, sosteneva che 7 semi di albicocca, assunti quotidianamente, sarebbero la quantità ideale durante tutto il corso della vita.
Le controindicazioni in proposito possono riguardare il loro contenuto di cianuro. E' stato calcolato che, per assumere una quantità di cianuro che possa risultare fatale, a seconda del peso e dell'altezza, un individuo dovrebbe mangiare da 80 a 560 semi di albicocca al giorno. Parliamo dunque di quantità spropositate rispetto al consumo di semi di albicocca come integratori alimentari.
Più in generale, il loro normale impiego come integratori di vitamina B17 prevede il consumo di 1 o 2 semi di albicocca al giorno. I semi di albicocca vanno assunti accompagnati dal frutto fresco o secco, poiché gli enzimi contenuti nel frutto stesso sono considerati come componenti del loro meccanismo d'azione.
Semi di albicocca amari
La vitamina B17 è presente in quantità maggiore nei semi di albicocca amari rispetto ai semi di albicocca dolci. I semi di albicocca ricordano molto le mandorle nell'aspetto e nella forma. I semi amari provengono dalle albicocche selvatiche, dal sapore acidulo, mentre i semi dolci vengono ottenuti dai frutti freschi e maturi che troviamo comunemente in vendita. I semi di albicocca, dopo essere stati estratti dai frutti, vengono sottoposti ad essiccazione.
Dove trovare i semi di albicocca
I semi di albicocca sono un prodotto legato sia all'alimentazione naturale che alla cura della salute grazie a metodi alternativi ai tradizionali medicinali, con particolare riferimento alla prevenzione delle malattie. Possono essere acquistati nelle erboristerie (in cui dovrebbe risultare possibile ordinarli se non disponibili), nei negozi di prodotti biologici, oppure negli shop online dedicati al mondo del biologico e del naturale. E ovviamente potete mettere da parte i noccioli del frutto di cui avete fatto scorpacciate in estate.
STORIA DELLA CONDANNA DI DELL’UTRI - Alessandro Di Battista
Dell’Utri è in carcere, tuttavia giustizia sarà fatta solo quando la mafia verrà sconfitta e “Cosa Nostra”, la principale organizzazione criminale italiana, sarà smantellata definitivamente. Borsellino diceva che il fenomeno mafioso non si può sconfiggere delegando alla sola magistratura il dovere di combatterlo. Li abbiamo visti i risultati. Decine di magistrati, investigatori, poliziotti e carabinieri trucidati e “Cosa Nostra” che prosegue nelle sue attività, prima con la teatralità delle stragi, poi inabissandosi, poi accettando di scendere a patti con lo Stato per vedersi riconosciute le sue richieste. “Cosa Nostra” non è stata affatto sconfitta, si è trasformata, si è infiltrata, ha mostrato delle qualità camaleontiche inimmaginabili. Quando la mafia non uccide più o uccide meno evidentemente è più forte che mai.
I magistrati hanno preso a cazzotti “Cosa Nostra” ma vi sembra giusto che il “lavoro sporco” lo facciano solo i giudici? Sapendo che pezzi di partiti e pezzi di stato sono “cosa loro” siamo noi cittadini a dover prendere in mano la lotta alla mafia. Come? Partecipando alla politica (scegliendo qualsiasi partito purché non occorra scendere a compromessi per farne parte), contattando quei gruppi (il movimento delle “Agende Rosse”per esempio o Addio Pizzo) che fanno cose straordinarie sul territorio. Semplicemente informandoci e informando.
Quanti di voi sanno perché Dell’Utri è stato condannato? Intendo nello specifico. Lui ha «concorso nelle attività dell’associazione mafiosa “Cosa Nostra”, nel perseguimento degli scopi della stessa mettendo a disposizione l’influenza e il potere derivanti dalla sua posizione di esponente del mondo finanziario e imprenditoriale». Questo c’è scritto nella sentenza, ma cosa ha fatto concretamente? In quanti lo sanno? In quanti hanno provato a leggere delle carte o fatto delle ricerche web per conoscere e capire? Credetemi, si trovano molte più cose utili alla nostra vita e al cambio che vogliamo dare all’Italia scrivendo su google “Dell’Utri – Mafia”, non “Farage – xenofobia”.
In questi giorni ho scritto meno su FB perché ho studiato molto. Con questo lungo post spero di fornirvi delle informazioni importanti.
Dell’Utri è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa in quanto, dal ’74 al ’92 ha fatto da tramite tra “Cosa Nostra” e Silvio Berlusconi.
Il patto tra i boss mafiosi e B. venne siglato tra il 16 maggio, data dell’arresto di Luciano Liggio, e il 26 maggio, giorno in cui venne arrestato Stefano Bontate. Il patto venne sottoscritto in un ufficio di Milano durante un incontro in cui, con l’intermediazione di Dell’Utri e Gaetano Cinà (un vecchio amico di Dell’Utri vicinissimo alla mafia) l’ex-cavaliere incontrò Stefano Bontate, Mimmo Teresi e Francesco Di Carlo. Il patto prevedeva la protezione di “Cosa Nostra” a B. e famiglia in cambio di cospicue somme di denaro. Per questo Vittorio Mangano (definito eroe perché in carcere non aveva mai “cantato”; Forza Italia gli omertosi come Mangano li chiama eroi, il PD li chiama “compagni G”) venne mandato ad Arcore. Si occupò senz’altro di cavalli (Borsellino nella sua ultima intervista disse che la mafia utilizzava il termine “cavalli” quando parlava di una partita di droga) ma soprattutto si occupò della sicurezza della famiglia Berlusconi. Era lui ad accompagnava i figli di B. a scuola.
B. lo conosciamo, Dell’Utri anche, di Cinà abbiamo già parlato ma chi erano gli altri attori del patto?
Girolamo Teresi era un boss, il sottocapo della famiglia di Santa Maria del Gesù, braccio destro di Bontate. Secondo alcune testimonianza di Tommaso Buscetta, il boss-pentito che fu determinante per l’esito del maxi-processo istruito da Falcone e Borsellino, fu Teresi a rapire il giornalista Mauro De Mauro (poi scomparso nel nulla) perché aveva scoperto molte cose riguardo l’omicidio (di omicidio si trattò) di Enrico Mattei.
Stefano Bontate è stato il capo dei capi di “Cosa Nostra” fino a che non cadde sotto i colpi dei corleonesi (i Riina, i Provenzano, i Bagarella che vinsero la II guerra di mafia prendendo il controllo dell’associazione mafiosa). Prima di incontrare a Milano Berlusconi, Bontate era stato l’ideatore della strage di Viale Lazio, il blitz organizzato per uccidere il boss Cavataio. Cavataio venne finito da un giovane mafioso, un tal Bernardo Provenzano che gli spaccò la testa con il calcio della sua beretta (per questo lo chiamarono Binnu u’ tratturi). Sempre prima di conoscere e “collaborare” con Berlusconi Bontate aveva ricostruito la “Commissione”, l’organo di potere supremo di “Cosa Nostra” che era stato smantellato durante la I guerra di mafia. A ricostruire la Commissione ci pensò un triunvirato composto da Luciano Liggio – boss di Corleone e capo di Riina prima di essere arrestato -, Tano Badalamenti – mandante dell’omicidio di Peppino Impastato – e, appunto, Bontate. Insomma Bontate era “Cosa Nostra” in persona quando Dell’Utri lo presentò a Berlusconi.
Francesco Di Carlo è stato uno dei testimoni chiave nel processo a Dell’Utri. Prima di diventare collaboratore di giustizia faceva parte della mafia di Altofonte, una cosca appartenente al mandamento di San Giuseppe Jato, quello in cui comandava Brusca, il boss che fece sciogliere nell’acido il piccolo Di Matteo e che premette il tasto del telecomando che fece saltare in aria Falcone. Di Carlo venne addirittura accusato di aver ucciso Roberto Calvi, “il banchiere di Dio” trovato impiccato a Londra sotto il Ponte dei Frati Neri. Calvi in realtà pare sia stato ucciso, su richiesta di Pippo Calò, il cassiere di “Cosa Nostra”, da Vincenzo Casillo, un criminale legato ai servizi segreti deviati che faceva parte della Nuova Camorra Organizzata. La NCO era l’associazione criminale fondata da Raffaele Cutolo il cui autista, Luigi Cesaro, attualmente è un deputato di FI e si siede a 13 metri di distanza dagli scranni del M5S.
Il patto, lo ricordo a tutti, non è teoria, è storia! B. pagava (prima per la sua protezione, poi per far istallare le antenne della Fininvest in Sicilia) “Cosa Nostra” e Dell’Utri faceva, assieme a Cinà, da tramite. Facendo da tramite, il fondatore di Forza Italia, il partito chiamato da Renzi per riformare la Costituzione, rafforzò il potere economico e l’influenza di “Cosa Nostra”.
Ho provato a fornirvi un quadro. Se mettiamo assieme i pezzi possiamo ricostruire molte pagine della storia repubblicana. Forse questo teme Napolitano, che i cittadini “colleghino” parti diverse di un passato che ci ha segnato e che ha contribuito a costruire questo nostro presente. Altrimenti come si spiegherebbe il suo ostracismo riguardo al lavoro dei giudici di Palermo che hanno istruito il processo sulla trattativa Stato-Mafia nel quale è coinvolto lo stesso Dell’Utri?
Studiare le sentenze, collegare fatti e denunciare quel che è accaduto ti crea molti nemici e non ti fa dormire tranquillo perché sei costretto a prendere una decisone per la tua vita. Se non sai non hai problemi ma quando inizi a sapere arrivi a un bivio con due strade. La prima è quella di fottertene, di pensare al tuo orticello e di dire “è sempre stato così, nulla si può cambiare”. La seconda è rischiare, è studiare, è alzare la testa, è parlare dovunque del passato perché solo il passato può convincere chi ha paura di cambiare a pensare davvero al futuro. Il futuro che mi immagino io è una Repubblica che non sia fondata sul compromesso, perché “Cosa Nostra” uccide con il tritolo e i kalashnikov ma il compromesso ci uccide polverizzando, giorno dopo giorno, quelle particelle di umanità che ci fanno sentire limitati, mortali, a volte in difetto, ma sostanzialmente vivi.
P.S. Questa foto l’abbiamo scattata in Via D’Amelio qualche giorno fa, poche ore prima che Patrizio Cinque diventasse sindaco di Bagheria.
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