domenica 16 agosto 2015

Chi vince?



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WikiLeaks, “100mila euro a chi svela il contenuto del Ttip”: fondi raccolti via crowdfunding.

WikiLeaks, “100mila euro a chi svela il contenuto del Ttip”: fondi raccolti via crowdfunding

L'accordo commerciale si sta definendo in segreto tra Stati Uniti e l’Unione europea. Julian Assange: "Delineerà per l'Europa un conflitto a lungo termine con l'Asia. Il tempo per la segretezza è ora finito."

WikiLeaks all’attacco del Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti che si sta definendo in segreto tra Stati Uniti eUnione europea e che riguarderà i loro 820 milioni di cittadini. L’organizzazione di Julian Assange vuole rivelare il testo completo e ha scelto di farlo attraverso un’iniziativa di crowdfunding, offrendo 100mila euro a chi collaborerà per svelare il piano. Una proposta che ha già ricevuto il sostegno di politici e intellettuali, tra cui l’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, il filosofo Evgeny Morozov, il giornalista del Datagate Glenn Greenwald e la stilista Vivienne Westwood.
Nel video sul Ttip realizzato da WikiLeaks, Assange spiega le ragioni della riservatezza dell’accordo e precisa che da quando i Brics  (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) si sono opposti all’accordo, la politica Usa è stata quella di far passare una triade di “accordi commerciali” internazionali al di fuori del quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio. L’obiettivo è ristrutturare radicalmente le economie dei Paesi coinvolti nei negoziati per arginare così la crescita delle economie emergenti.
I tre trattati, detti “Three Big T’s“, mirano a creare un nuovo regime giuridico per consentire alle imprese transnazionali di bypassare i tribunali nazionali, eludere le protezioni ambientali, limitare la disponibilità di medicinali generici a prezzi accessibili, e portare a una drastica riduzione della sovranità legislativa di ogni Paese. I negoziati sul trattato di libero scambio, che include la rimozione dei dazi e l’armonizzazione di normative e regolamenti, proseguono da tempo nell’ombra. E in Europa si teme che il Ttip possa indebolire la tutela per i consumatori e aumentare il potere delle aziende nei confronti delle istituzioni. Due di questi accordi commerciali segreti sono già stati pubblicati in gran parte da Wikileaks – l’accordo Transpacific Partnership (Tpp) e quello sul commercio dei servizi (Tisa) – avendo la meglio sugli sforzi dei governi per tenerli nascosti.
Secondo Assange “la segretezza del Ttip getta un’ombra sul futuro della democrazia europea“. E si tratta di un silenzio che nasconde “interessi particolari” perché “verrà creato un nuovo blocco globale che assicurerà il dominio delle maggiori corporation. Questo piano influenzerà la vita di ogni europeo” e apre per l’Europa “un conflitto a lungo termine con l’Asia. Il tempo per la segretezza – conclude – è finito”.

Amenità



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sabato 15 agosto 2015

COUNTERPUNCH: IL COSTO SOCIALE DEL CAPITALISMO. - Paul Craig Roberts

Craig Roberts su Counter Punch denuncia la desolante realtà americana, in cui i grossi interessi corporativi riescono, spesso con il silenzio o la complicità delle corrotte istituzioni pubbliche che essi stessi manovrano, a macinare profitti scaricando i costi sulla collettività. Se questo è l’esito di un processo di produzione capitalistica teoricamente regolamentato, figuriamoci l’esito di un ipotetico capitalismo deregolamentato. 
di Paul Craig Roberts, 12 agosto 2015
Poche o nessuna grande azienda assorbe l’intero costo delle proprie operazioni. Le aziende gettano molti dei propri costi sull’ambiente, sul settore pubblico, e su terzi da cui sono ben distanti. Per esempio, 3 milioni di galloni di rifiuti tossici liquidi sono recentemente fuoriusciti da una miniera in Colorado e si sono riversati in due fiumi nello Utah e nel Lake Powell. I sistemi idrici di almeno sette città sono stati chiusi. I rifiuti sono stati prodotti da un’impresa privata, e sono stati accidentalmente riversati dall’Agenzia di Protezione Ambientale, il che può essere vero o essere solo una copertura per la miniera. Se il bacino idrico di Lake Powell dovesse finire inquinato, è facile pensare che il costo che le attività della miniera avranno imposto a terzi supera il valore della produzione totale della miniera durante la sua intera esistenza.
Gli economisti li chiamano “costi esterni” o “costi sociali”. 
La miniera genera profitti e produce inquinamento, e il costo di tale inquinamento viene sostenuto da chi non riceve alcuna parte dei profitti.
Se a funzionare così è il capitalismo regolamentato, potete immaginare che disastro sarebbe un capitalismo senza regole. Pensate al sistema finanziario non regolamentato, alle conseguenze che stiamo ancora subendo e a quelle che devono ancora arrivare.
Nonostante una massiccia evidenza del contrario, i liberisti si tengono stretti alla loro concezione romantica del capitalismo, il quale, libero dall’interferenza del governo, offrirebbe al consumatore i migliori prodotti al prezzo più basso.
Se solo.
I progressisti hanno un equivalente anch’esso romantico a quello dei liberisti. I progressisti vedono il governo come il cavaliere bianco che protegge la popolazione dall’avidità dei capitalisti.
Se solo.
Chiunque, e tanto più i liberisti e i progressisti, dovrebbero leggersi il libro di Jeffrey St. Clair, “Born Under A Bad Sky” (2008). St. Clair è uno scrittore coinvolgente, e il suo libro è soddisfacente sotto molti punti di vista. Se non avete mai navigato nei fiumi degli stati occidentali o affrontato le minacciose rapide o campeggiato tra le zanzare e i serpenti a sonagli, vivrete queste esperienze tramite la narrazione dell’autore, e nel frattempo apprenderete come la corruzione nei Servizi del Parco, nei Servizi Forestali, e nell’Ufficio di Gestione del Territorio porta ad avere aziende del legname, aziende di estrazione mineraria, e allevatori privati di bestiame, che si arricchiscono saccheggiando le foreste e i terreni pubblici del paese.
I sussidi pubblici che vengono dati alle miniere, ai produttori di legname e agli allevatori sono tanto stravaganti e dannosi per l’interesse pubblico quanto i sussidi che la Federal Reserve e il Ministero del Tesoro concedono alle “banche troppo grandi per fallire”.
Liberisti e progressisti dovrebbero leggere il racconto di St. Clair su come i Servizi Forestali creano strade in mezzo a foreste altrimenti inaccessibili per facilitare l’abbattimento degli antichi alberi e la distruzione degli habitat di specie rare e minacciate da parte di aziende private di produzione del legname. 
I nostri romantici dovrebbero imparare come terre di poco valore vengono scambiate con terre pubbliche di valore più elevato per trasferire ricchezza dalle mani pubbliche a quelle private. 
Dovrebbero imparare che permettere agli allevatori di utilizzare terreni pubblici porta alla distruzione degli habitat, delle rive dei torrenti e della vita acquatica. Dovrebbero capire che gli stessi vertici delle agenzie federali di protezione ambientale sono coinvolti nelle attività delle miniere, della produzione del legname, e nelle attività di allevamento al servizio delle aziende private, non del pubblico. Gli americani di tutti gli orientamenti politici dovrebbero capire che proprio come i senatori e gli altri rappresentanti vengono comprati e pagati dal complesso militare e di sicurezza, da Wall Street, dalla Lobby di Israele, così sono anche comprati e pagati dagli interessi particolari legati alle miniere, alle attività forestali e di allevamento.
L’interesse pubblico non viene affatto rappresentato.
I due maggiori bacini idrici, Lake Mead e Lake Powell, sono al 39% e al 52% della loro capacità. I grandi laghi di cui gli Stati Uniti Occidentali hanno bisogno per l’approvvigionamento si stanno prosciugando. E adesso il Lake Powell sta per ricevere 3 milioni di galloni di acque inquinate che contengono arsenico, piombo, rame, alluminio e cadmio. I pozzi nelle pianure alluvionali dei fiumi inquinati sono anch’essi in pericolo.
Gli inquinanti, che hanno reso i fiumi arancioni, sono scesi per il fiume Animas da Silverton, nel Colorado, attraverso il Durango, fino al fiume San Juan, a Farmington, nel Nuovo Messico, un affluente del fiume Colorado che raggiunge Lake Powell e Lake Mead.
Tutto il danno viene da una singola miniera.
Nel novembre dello scorso anno, il repubblicano Chris Stewart (dello Utah) ha avuto la sua legge approvata dalla Casa Bianca.
Stewart è un cecchino per conto del capitalismo. La sua legge è “progettata per evitare che scienziati indipendenti e qualificati possano dare consulenza all’Agenzia di Protezione Ambientale (EPA). Saranno sostituiti con individui scelti dall’industria, che possono o meno avere competenze scientifiche, ma la cui busta paga tra beneficio dal fatto che essi dicano all’EPA ciò che vogliono i loro committenti”.
Il repubblicano Stewart dice che si tratta di bilanciare i fatti scientifici con gli interessi dell’industria.
E il gioco è fatto.

BLOOMBERG: PER RENZI LUNA DI MIELE FINITA, LA REALTÀ ITALIANA FRUSTRA LE SUE AMBIZIONI. - John Follain


La luna di miele politica è finita da un pezzo per il primo ministro italiano Matteo Renzi, e sarà dura far quadrare le sue ambizioni elettorali con l’economia oberata dal debito.
I timidi segnali di uscita da una lunghissima recessione hanno lasciato molti italiani frustrati, con la disoccupazione giovanile al 44,2 per cento nel mese di giugno. Con una popolarità nei sondaggi al minimo storico, il 40enne Renzi ha promesso, dal 2016 al 2018, tre anni di tagli alle tasse per un valore di 35 miliardi di €, per ridare slancio all’economia.
Ma le previsioni di crescita mettono a rischio quelle promesse. La Banca d’Italia prevede che quest’anno l’economia crescerà solo dello 0,7 per cento, meno di un quarto del 3,1 per cento previsto dalla banca centrale spagnola per quel paese.
“Il finanziamento dei tagli alle tasse è incerto, perché Renzi fa affidamento su un’ulteriore ripresa dell’economia” ha dichiarato Marc Ostwald, strategist della ADM Investor Services International Ltd. di Londra. “Ha messo in movimento delle cose che porteranno frutti in 12-18 mesi.”
Renzi, che è arrivato al potere nel febbraio 2014, ha promesso di ridurre poco a poco il debito pubblico italiano di 2200 miliardi di €, che in proporzione dell’economia è il più alto di qualsiasi paese membro dell’eurozona dopo la Grecia. Egli è protetto, almeno per ora, dalla Banca centrale europea.
Il Programma della BCE
Il suo programma di quantitative easing di acquisti di titoli ha contribuito a mantenere bassi gli oneri finanziari. Dal mese scorso i rendimenti dei titoli italiani a 10 anni sono stati al di sotto del 2 per cento, ben lontano da oltre il 7 per cento toccato nel novembre 2011, quando la crisi del debito della zona euro ha colpito il paese. Alle 10:32 di questo mercoledì a Roma il rendimento a 10 anni era ancora all’ 1.78 per cento.
Il mercato obbligazionario non rispecchia però l’elettorato italiano, sempre più ansioso, con un’economia che sta molto lentamente recuperando il terreno perduto durante la crisi finanziaria.
“E’ difficile abbattere il debito con il solo rigore, è necessaria anche la crescita”
Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, nel mese di giugno l’indice di gradimento di Renzi è crollato di quasi la metà, al 36 per cento degli elettori, da un picco del 70 per cento di un anno prima. Da un’altra indagine condotta per il quotidiano La Stampa, risulta che la popolarità di Renzi è scesa al 35 per cento nel mese di luglio, dal 67 per cento registrato dopo le elezioni parlamentari europee del maggio 2014.
I tagli fiscali dovrebbero abolire tutte le tasse sulla prima casa a partire dal 2016, una mossa molto popolare in un paese in cui oltre il 70 per cento della popolazione possiede la casa in cui abita. Nel 2017 seguirebbero i tagli per le imprese, e nel 2018 i tagli all’ imposta sul reddito delle persone fisiche, anno in cui l’Italia deve indire le elezioni.
Obiettivi di bilancio
Secondo Loredana Federico, economista di UniCredit a Milano, il costo stimato dei tagli previsti per il 2017, di circa 15 miliardi di euro, rischia di costringere l’Italia a chiedere alla Commissione europea una maggiore flessibilità sugli obiettivi di bilancio.
“E’ difficile abbattere il rapporto debito Pil solo con il rigore, è necessaria anche la crescita”, ha detto la Federico. “I tagli delle tasse renderanno l’Italia più competitiva, ma è necessario che ci siano anche contemporaneamente dei tagli strutturali della spesa pubblica.”
La spending review punta a 10 miliardi di € di risparmi nel 2016. Ma considerata la profondità del declino economico italiano,  Ostwald di ADM Investor Services prevede una “battaglia lunga e difficile” per portare avanti le riforme.
L’ agenzia statistica Istat ha dichiarato mercoledì che le esportazioni italiane sono diminuite dello 0,6 per cento nel mese di giugno rispetto al mese precedente, a causa delle minori vendite nei paesi al di fuori dell’Unione europea.
Secondo dei sondaggi di opinione, compresi quelli condotti dal IPR Marketing Institute, in questi ultimi mesi è calato anche il consenso verso il Partito Democratico di Renzi. Eppure a quanto mostrano i sondaggi, il partito è molto più avanti nei consensi rispetto al Movimento Cinque Stelle e la Lega Nord, i suoi più prossimi rivali.
Dopo mesi di popolarità, che rendeva altamente improbabile un’alternativa a Renzi, la sua cerchia interna sta cominciando a dar segni di preoccupazione per la minaccia anti-establishment rappresentata dai partiti che contestano le regole.
Maria Elena Boschi, ministro per gli affari parlamentari, ha ammonito i dissidenti all’interno del Partito Democratico di Renzi che “coloro che lottano contro le riforme si assumono la responsabilità di consegnare il nostro Paese” ai movimenti populisti di destra.

12 segni che un imminente Global Financial Crash è diventato ancora più probabile. - Michael Snyder

 Time-Spinning


Hai visto cosa è successo? La svalutazione dello yuan da parte della Cina ha attivato il maggior calo di un giorno per quella valuta in epoca moderna. Ciò ha causato le altre valute mondiali a crash rispetto al dollaro statunitense, il prezzo del petrolio ha colpito un minimo sei anni, e le borse di tutto il mondo sono stati scosso. Il Dow è sceso 212 punti il Martedì, e azioni Apple sono crollati un altro 5 per cento . Mentre ci precipitiamo verso i mesi assolutamente critici di settembre e ottobre, il dipanarsi del sistema finanziario globale sta cominciando ad accelerare. A questo punto, non ci vorrà molto per spingerci in una crisi finanziaria mondiale in piena regola. I seguenti sono 12 segni che indicano che un crollo finanziario globale è diventata ancora più probabile dopo gli eventi degli ultimi giorni ...
# 1 La svalutazione dello yuan il Martedì ha preso praticamente l'intero pianeta di sorpresa (e non in senso buono). Di seguito viene da Reuters ...
Cina 2 per cento svalutazione dello yuan il Martedì ha spinto il dollaro statunitense più alto e ha colpito Wall Street e gli altri mercati azionari globali, come ha sollevato i timori di un nuovo ciclo di guerre valutarie e le preoccupazioni nutrite circa il rallentamento della crescita economica cinese.
# 2 Uno dei grandi motivi per cui la Cina svalutato lo yuan è stato quello di cercare di incrementare le esportazioni. Le esportazioni cinesi sono diminuite 8,3 per cento nel mese di luglio, e il commercio mondiale complessiva è in calo ad un ritmo che non abbiamo visto da quando l'ultima recessione.
# 3 Ora che i cinesi hanno svalutato la loro moneta, le altre nazioni che si basano sulle esportazioni stanno indicando che essi potrebbero fare la stessa cosa .Se si esegue la scansione dei grandi siti di notizie finanziarie, sembra che il termine "guerra delle valute" viene ora sbandierati un bel po '.
# 4 Questa è la prima volta che la media mobile a 50 giorni per il Dow si è spostato al di sotto della media mobile a 200 giorni negli ultimi quattro anni.Questo è noto come "croce di morte", ed è un segnale molto preoccupante. Siamo quasi nel punto in cui tutti i segnali tecnici più comuni che gli investitori utilizzano in genere per prendere decisioni di investimento saranno urlando "vendere".
# 5 Il prezzo del petrolio appena chiuso a un nuovo basso sei anni . Quando il prezzo del petrolio ha iniziato a diminuire verso la fine del 2014, un sacco di persone sono state proclamare che questa sarebbe una buona cosa per l'economia statunitense. Ora possiamo vedere quanto si sbagliavano.
A questo punto, il prezzo del petrolio è già scesa ad un livello che sta per essere assolutamente da incubo dell'economia globale se rimane qui. Basta prendere in considerazione quello che Jeff Gundlach aveva da dire su questo nel mese di dicembre ...
E nel dicembre 2014, "James Bond King" Jeff Gundlach ha avuto un serio avvertimento per il mondo, se i prezzi del petrolio hanno ottenuto a $ 40 al barile.
"Spero che non va a $ 40", Gundlach ha detto in una presentazione , "perché poi qualcosa è molto, molto sbagliato con il mondo , non solo l'economia. Le conseguenze geopolitiche potrebbero essere - per dirla senza mezzi termini -. terrificante "
# 6 Questa settimana abbiamo appreso che l'OPEC ha pompato più petrolio di quanto pensassimo, e si prevede che ciò potrebbe causare il prezzo del petrolio per immergersi nel '30 ...
Aumento di pompaggio dall'OPEC come domanda cinese sembra essere allentamento potrebbe guidare olio per i prezzi più bassi in quanto il picco della crisi finanziaria.
West Texas Intermediate i futures del greggio scivolarono attraverso minimi dell'anno e sembrava destinato a entrare nel campo di $ 30s al barile dopo che l'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio ha ammesso a più di pompaggio e la Cina ha svalutato la sua moneta, l'invio di onde attraverso i mercati globali.
# 7 In un recente articolo , mi ha spiegato che il crollo dei prezzi delle materie prime che a cui stiamo assistendo in questo momento è stranamente simile a quello che abbiamo visto poco prima del crollo della borsa del 2008. Martedì scorso, le cose sono andate ancora peggio per le materie prime come il prezzo di rame ha chiuso a un nuovo basso sei anni .
# 8 Il Sud crisi del debito americano del 2015 continua ad intensificarsi. Titoli di stato del Brasile sono state declassate a solo un livello sopra junk , e la valutazione di approvazione del presidente del Brasile è caduto in una sola cifra.
# 9 Poco prima della crisi finanziaria del 2008, un dollaro in aumento messo una straordinaria quantità di stress sui mercati emergenti. Ora che sta accadendo di nuovo. Azioni dei mercati emergenti, appena colpito un nuovo basso quattro anni il martedì grazie alla bravata che la Cina appena tirato.
# 10 Le cose non sono così grandi negli Stati Uniti sia. Il rapporto tra inventari all'ingrosso per vendite negli Stati Uniti appena colpito il livello più alto da quando l'ultima recessione . Ciò significa che c'è un sacco di roba che si siede nei magazzini là fuori che è in attesa di essere venduti in una economia che sta rapidamente rallentando.
# 11 Parlando di rallentamento, la crescita della spesa dei consumatori negli Stati Uniti è appena precipitata a minimi pluriennali .
# 12 Nel profondo, la maggior parte di noi può sentire ciò che sta arrivando.Secondo Gallup, il numero di americani che credono che l'economia sta peggiorando è quasi il 50 per cento superiore rispetto al numero di americani che credono che l'economia sta migliorando.
Le cose stanno allineando perfettamente per una crisi finanziaria globale e una grave recessione che potrebbe iniziare in autunno o inverno del 2015.
Ma proprio perché le cose sembrano avverranno in un certo modo non significa necessariamente che lo faranno. 
Tutto quello che serve è un unico "evento" di qualche tipo per cambiare tutto.
Allora, cosa credi che succederà nei prossimi mesi?
(tradotto da google)

giovedì 13 agosto 2015

ECCO IL PERCHE’ DELL’ULTIMA “GUERRA” VALUTARIA USA-CINA. - Pepe Escobar

cina

Se gli USA sono in una situazione di quantitative easing perenne, va bene. Quando l’UE fa anch’essa QE, va bene. Ma se la Bank of China decide che è nei migliori interessi della nazione far scendere un po’ lo yuan invece di continuare ad aumentarne il valore, allora è l’Apocalisse.

Ci sono voluti due giorni consecutivi di svalutazione dello yuan da parte della Bank of China – muovendosi all’interno della fascia del 2% che le è consentito – per far perdere il senno a tutte le scimmie urlatrici della finanza mondiale.

Dimentichiamoci l’isteria. Il cuore della situazione è che Pechino ha deciso di premere sull’acceleratore in un gioco piuttosto complesso ed a lungo termine: per liberalizzare il tasso di scambio dello yuan, renderlo libero di fluttuare contro il dollaro USA e portarlo a far parte delle riserve di valuta internazionale.
Per cui questa è essenzialmente una strategia di liberalizzazione del tasso di cambio – non una “guerra” di valuta, come i frenetici esperti sostengono da Washington/Wall Street a Tokio, passando per Londra e Bruxelles.

Guardiamo alcune reazioni degli esperti
L’ex non-executive chairman di Morgan Stanley in Asia, Stepen Roach, diffonde la prevedibile ortodossia della Dea del Mercato, mettendo in guardia circa la “concreta possibilità di una nuova e sempre più destabilizzante schermaglia nella sempre in espansione guerra mondiale delle valute. La corsa al ribasso è appena diventata un buon affare molto infido”.
Una nota rilasciata da un gruppo di analisti di HSBC è più realistica “La pressione da deprezzamento contro le valute asiatiche, causata dalle azioni della Cina dovrebbe sfumare, dato che la nazione non sta puntando ad arrivare ad uno yuan ancora più debole. Fare ciò contravverrebbe all’obiettivo di diffondere l’uso dello yuan a livello mondiale”.
Ma è Chantavarn Sucharitakul, assistente governatore della Banca di Thailandia, che centra il bersaglio a livello pan-asiatico “L’impatto a lungo termine dipenderà dal fatto che una maggiore flessibilità dello yuan possa beneficiare alle riforme economiche cinesi, mentre il deprezzamento potrebbe essere positivo per la crescita economica della Cina, con un conseguente beneficio anche nei commerci regionali”.
La Bank of China stessa, in un comunicato, sostiene che permetterà ai mercati di avere più influenza sul tasso di cambio dello yuan.
E ancor più fondamentale, afferma che non c’è una strategia economica dietro la svalutazione, facendo notare l’enorme surplus della Cina e le pazzesche riserve di valuta straniera.
Per come la interpreta Pechino, mantenere un legame forte con il dollaro USA ha interferito con la competitività della Cina nei confronti dei suoi maggiori partner – Giappone e Europa.
Per cui è il momento di scuotere la (barcollante) zattera. Dunque l’isteria da “guerra della valuta” – dato che il risultato pratico, a medio termine, sarà un ulteriore spinta alle esportazioni cinesi.
Se gli USA sono in una situazione di quantitative easing perenne, va bene. Quando l’UE fa anch’essa QE, va bene. Ma se la Bank of China decide che è nei migliori interessi della nazione far scendere un po’ lo yuan invece di continuare ad aumentarne il valore, allora è l’Apocalisse.

Basta fare i conti
Lo yuan strettamente legato al dollaro ha fatto molto comodo alla Cina - fino ad ora. I QE in Europa e Giappone hanno indebolito Euro e yen – mentre lo yuan è rimasto stabilmente legato al dollaro.
Traduzione: da un anno fa, nel giugno 2014, il vero cambio dello yuan è stato il più forte al mondo, guadagnando il 13.5%. più che il dollaro USA (12.8%).
Non è stato difficile per Pechino fare due conti, il forte legame con il dollaro stava erodendo la competitività cinese con i propri migliori partner commerciali.
Una semplice svalutazione del 2%potrebbe non bastare a spingere le esportazioni. Dopotutto lo yuan si è apprezzato di più del 10% nell’ultimo anno, nei confronti dei migliori partner commerciali cinesi.
Quindi il mantra a Pechino è circa “voci di rilievo all’interno del governo” che spingono affinchè la Bank of China faccia una svalutazione complessiva dello yuan del 10%. Ecco … quella spingerebbe di sicuro le esportazioni.
Per cui la svalutazione di questa settimana – che ha generato molta isteria – sembra puntare ad altre già pronte nella tabella di marcia.
Questa è la Cina, dove la pianificazione è questione di anni, non una follia che si trascina giorno dopo giorno di fronte alla Dea del Mercato, l’obiettivo del gioco è rendere lo yuan una valuta di riserva internazionale.
Un team di esperti del FMI è stato di recente a Shanghai, per parlare con ufficiali della Banca Centrale Cinese e del China Foreign Exchange Trading System, che supervisione il movimento di valuta estera in Cina, per stabilire se lo yuan possa far parte del paniere dei Diritti Speciali di Prelievo (SDR).
Non c’è da stupirsi che il FMI stesso ha apprezzato la recente svalutazione: “La Cina può, e deve, puntare a raggiungere un sistema di cambio fluttuante entro due o tre anni”.
Il FMI ammette inoltre che “Un cambio maggiormente influenzato dal mercato faciliterebbe le operazioni SDR in caso il Renmimbi [altro modo per definire lo yuan, NdT] fosse incluso nel paniere di valute in futuro”.
Per cui è tutto qui: aggiustamenti cinesi con un occhio vigile su uno yuan che si possa candidare allo status di valuta di riserva. La decisione finale del FMI dovrebbe essere tra la fine del 2015 o in autunno 2016.
Uno yuan internazionalizzato, reso valuta di riserva, implica una politica di scambio “determinata dal mercato”. Ecco a cosa punta in ultima istanza la Bank of China. Il resto è una tempesta in una tazzina da the (fatta di dollari).

Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a pepeasia@yahoo.com.
Fonte: http://sputniknews.com/
Link: http://sputniknews.com/columnists/20150812/1025667927/yuan-devaluation-reserve-currency.html
12.08.2015
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione FA RANCO

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=15433