Dopo 31 fumate nere finisce la telenovela. La svolta dopo la lite tra Renzi e Brunetta e dopo la decisione dei 5 Stelle di accettare di votare il candidato dem a patto di veder passare il proprio. Eletti: Augusto Barbera (quota Pd), Franco Modugno (quota M5s e il più votato con 609 voti) e Giulio Prosperetti (quota centrista). Berlusconi infuriato: "Il presidente del Consiglio non lascia spazio alle opposizioni".
Dopo trentuno fumate nere, il Parlamento definito “irresponsabile” a turno dai presidenti della Repubblica, del Senato e della Camera, ha sbloccato l’impasse per l’elezione dei tre giudici mancanti della Corte Costituzionale. Da una parte il Pd ha deciso di mollare Forza Italia dopo la lite pubblica tra Renzi e Brunetta sulle banche e dall’altra ha retto l’intesa con il Movimento 5 Stelle, che ha accettato il compromesso senza passare dalla ratifica della Rete: così il 32esimo voto in seduta comune ha sancito l’elezione della terna composta da Augusto Barbera (quota Pd, 581 voti), Franco Modugno (quota M5S, 609 voti e il più votato) e Giulio Prosperetti (quota centrista, 585 voti) che vanno a sostituire Luigi Mazzella, Paolo Napolitano e Sergio Mattarella. Che siano stati i rimproveri delle tre più alte cariche dello Stato o l’incubo delle convocazioni dell’Aula a oltranza o la minaccia di ritardare le vacanze di Natale, alla fine i partiti sono riusciti a trovare una mediazione. Insomma, fine della figuraccia per quello che sarà ricordato come uno dei periodi di stallo più “assurdi” (parola dei suoi stessi protagonisti) della storia del Parlamento. “Una figura di m…?” avevano chiesto in mattinata a Matteo Renzi a Rtl. “Condivido questo giudizio” aveva risposto lui.
A cambiare l’aria è stata la decisione del Pd di abbandonare Forza Italia (e quindi il suo candidato Francesco Paolo Sisto, deputato e avvocato di Verdini e Berlusconi) e cercare la mediazione con il M5s, che per una delle prime volte ha compiuto una scelta “politica”, accettando il candidato in quota democratica (Barbera) a patto che passasse il “loro” Modugno. A contribuire alla pax c’è stata però anche una rottura plateale tra berlusconiani e Pd che ha reso più facile l’accordo con i grillini: lo scatto decisivo al meccanismo ingolfato è arrivato dopo che Renzi ha litigato apertamente nell’Aula della Camera con il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta. Altro che inciuci e Patto del Nazareno sotterraneo: “Il fatto che lei urli in quest’Aula – ha detto il capo del governo all’ex ministro – non può che rendere disgustoso agli occhi degli studenti che ci guardano (nel settore riservato al pubblico, ndr). Il suo intervento non fermerà il mio”. Così, tac: meccanismo sbloccato. Il Pd, come aveva anticipato il Fatto Quotidiano, ha abbandonato il totem dell’accordo globale “tutti con tutti”, schema che a lungo aveva cercato di mantenere ma che aveva prodotto solo 31 fumate nere e una Consulta monca dal giugno 2014, un anno e mezzo fa.
Chi non digerisce l’intesa però è Forza Italia. “E’ un fatto grave”, ha detto l’ex Cavaliere Silvio Berlusconi con uno dei suoi ritornelli preferiti, “questo premier estende i suoi interventi ovunque e pone i suoi uomini dovunque mentre noi lasciavamo sempre una percentuale di nomine alle opposizioni”. A cambiare le carte in tavola è stata anche la decisione dei 5 stelle di accettare di sedersi al tavolo con il Pd. Se fino a pochi giorni fa erano contrari al nome di Barbera, oggi i parlamentari grillini si sono riuniti e a maggioranza hanno votato per ingoiare il rospo. La novità è che i grillini hanno abbandonato l’opposizione a tutti i costi e persino il “metodo Sciarra“, ovvero la decisione di chiedere alla Rete di accettare o meno la mediazione. Nell’autunno 2014, per esempio, furono proprio gli iscritti M5S ad acconsentire al voto per Silvana Sciarra (proposta dal Pd), in cambio del candidato al Csm (ratificato dal voto degli attivisti sul blog) Alessio Zaccaria, operazione che poi effettivamente andò a segno.
Intesa Pd-M5s-centristi su Barbera, Modugno e Prosperetti. Il via libera a una “pace separata” è arrivato nel primo pomeriggio quando è stata ufficializzata la terna poi votata dal Pd insieme con il M5S e i partiti centristi. I nomi sul tavolo: Barbera, Modugno e Prosperetti, giuslavorista (allievo e collaboratore diLeopoldo Elia e Gino Giugni). Il fatto che sia stato decisivo lo scontro con Brunetta non lo hanno detto solo i retroscena, ma anche la portavoce di Forza Italia alla Camera Mara Carfagna: “Matteo Renzi”, ha dichiarato, “ritorna all’asilo: tu mi prendi in giro ed io non ti do le caramelle. Dopo il diverbio in aula con Brunetta dà il via libera ad un’intesa con il Movimento 5 Stelle sull’elezione dei giudici della Consulta. Grande esempio di maturità politica e capacità di accettare le critiche”. I berlusconiani non hanno partecipato così al voto e l’ex Cavaliere ha commentato con una delle sue, uno dei grandi classici, quasi intramontabile: “E’ molto grave che la Consulta non abbia al suo interno nemmeno un giudice che sia del centrodestra che oggi tra gli elettori è la componente più importate. E’ una cosa grave. Questo premier estende i suoi interventi ovunque e pone i suoi uomini dovunque mentre noi lasciavamo sempre una percentuale di nomine alle opposizioni”.
Sms del Pd a parlamentari: “Seduta decisiva”
La certificazione dell’avvenuto accordo è arrivata nel primo pomeriggio con l’sms inviato a tutti i parlamentari Pd dai vertici dei gruppi di Camera e Senato: “Annullare ogni impegno” e presentarsi a Montecitorio, alle 19, per la “votazione decisiva“. Dall’altra la conferma c’è stata con l’ok dell’assemblea dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle che si sono riuniti prima alla Camera e poi al Senato. “Grazie alla coerenza e all’intransigenza del M5s, prima Violante e ora l’avvocato di Berlusconi (Francesco Paolo Sisto, ndr) non sono più candidati alla Corte costituzionale”, ha detto Danilo Toninelli, deputato M5s della commissione Affari costituzionali e colui che guidato le trattative con il Pd. “Abbiamo evitato l’occupazione della Consulta da parte di Renzi che voleva tre soldati di partito dichiaratamente favorevoli alle sue schifose riforme”.
La certificazione dell’avvenuto accordo è arrivata nel primo pomeriggio con l’sms inviato a tutti i parlamentari Pd dai vertici dei gruppi di Camera e Senato: “Annullare ogni impegno” e presentarsi a Montecitorio, alle 19, per la “votazione decisiva“. Dall’altra la conferma c’è stata con l’ok dell’assemblea dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle che si sono riuniti prima alla Camera e poi al Senato. “Grazie alla coerenza e all’intransigenza del M5s, prima Violante e ora l’avvocato di Berlusconi (Francesco Paolo Sisto, ndr) non sono più candidati alla Corte costituzionale”, ha detto Danilo Toninelli, deputato M5s della commissione Affari costituzionali e colui che guidato le trattative con il Pd. “Abbiamo evitato l’occupazione della Consulta da parte di Renzi che voleva tre soldati di partito dichiaratamente favorevoli alle sue schifose riforme”.
Sel: “M5s spregiudicato, cambia idea e lottizza la Corte”
Certo, per tutto il giorno c’è stato chi ha ricordato ancora le parole del M5s su Barbera, come quelle di Luigi Di Maio, per dire che quello di Barbera non era un nome credibile perché “è stato troppo sbilanciato sulla questione anche dell’Italicum e delle riforme costituzionali”. Il capogruppo di Sel alla Camera Arturo Scotto, per esempio, ha commentato: “Rimango colpito dalla spregiudicatezza del Movimento Cinque Stelle che per settimane ha considerato Barbera un candidato non votabile e oggi hanno cambiato posizione senza nessuna spiegazione e si predispongono a condividere il più renziano dei candidati. Non si può lottizzare la Consulta”.
Certo, per tutto il giorno c’è stato chi ha ricordato ancora le parole del M5s su Barbera, come quelle di Luigi Di Maio, per dire che quello di Barbera non era un nome credibile perché “è stato troppo sbilanciato sulla questione anche dell’Italicum e delle riforme costituzionali”. Il capogruppo di Sel alla Camera Arturo Scotto, per esempio, ha commentato: “Rimango colpito dalla spregiudicatezza del Movimento Cinque Stelle che per settimane ha considerato Barbera un candidato non votabile e oggi hanno cambiato posizione senza nessuna spiegazione e si predispongono a condividere il più renziano dei candidati. Non si può lottizzare la Consulta”.
Fuori dagli schieramenti Raffaele Fitto, leader dei Conservatori e Riformisti, infierisce sul centrodestra: “Resta lo stesso metodo sbagliato, l’unica novità è che ora anche il M5s si siede a tavola. Non si dolga chi ha tentato l’inciucio finora senza riuscirci… (Forza Italia, ndr) Resta lo stesso metodo, gli stessi sms. Tutto sbagliato. Cambia solo un commensale…”. “Non so come la prenderanno gli elettori dei ‘purissimi’ Cinque Stelle quando scopriranno che i loro cittadini eletti hanno preso il posto di Forza Italia nello scambio di voti in Parlamento. La loro presunta verginità ai giochini di palazzo è durata ben poco, votando Barbera in cambio di Modugno paleseranno finalmente la loro subalternità a Renzi”, ha ribadito il capogruppo della Lega Nord al Senato Gian Marco Centinaio.
Polemica analoga a quella sollevata anche da Sinistra Italiana: “Il M5s si appresta a prendere il posto di Forza Italia al banchetto della lottizzazione della Consulta e addirittura a votare a favore del più renziano dei candidati, il professor Barbera”, ha detto Alfredo D’Attorre. “A questo punto tanti cittadini potranno valutare la coerenza di un movimento che passa dagli strepiti e dalla mozione di sfiducia alla Boschi all’inciucio con Renzi per spartirsi i membri della Corte Costituzionale”.