venerdì 19 agosto 2016

Mps, indagati Viola e Profumo; per banca atto dovuto.


Mps, indagati Viola e Profumo; per banca atto dovuto

Si tratta dell'onda lunga di Alexandria e Santorini.


Roma, 18 ago. (askanews) - "Un atto dovuto": così Mps sulla vicenda che vede indagati per falso in bilancio e manipolazione del mercato l'Ad di Mps, Fabrizio Viola e l'ex presidente della banca Alessandro Profumo. Il fascicolo è stato trasferito per competenza territoriale da Siena a Milano.
L'oggetto dell'indagine - a quanto si apprende - è la non corretta rappresentazione contabile dei derivati Santorini e Alexandria.
I bilanci 2012, 2013 e 2014 approvati sotto la gestione Viola e Profumo rappresentavano le operazioni a "saldi aperti" e nel pro-forma ne veniva esplicitata la natura di Cds sintetici, anche nel restatement del bilancio 2011, seguendo le indicazioni della delibera Consob - Ivass - Bankitalia del marzo 2013.
La rappresentazione da saldi aperti a saldi chiusi è stata poi rivista su richiesta di Consob dopo che la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio degli ex vertici Mps, Antonio Vigni e Giuseppe Mussari insieme ad altri manager Mps e delle controparti (Nomura e Deutsche Bank). Le accuse a vario titolo sono false comunicazioni sociali, aggiotaggio, falso in bilancio, falso in prospetto, ostacolo alle funzioni di vigilanza di Banca d'Italia e Consob. In questo caso sono comprese nel bouquet anche il prestito Fresh e l'operazione Chianti Classico. Le accuse di falso in bilancio riguardano gli esercizi dal 2008 e 2012, la prima ristrutturazione di Santorini fu nel 2008, quella ed unica di Alexandria nel 2009.
Per la Procura di Milano la rappresentazione delle ristrutturazioni di Alexandria e Santorini messa in piedi dal precedente management della Banca non era corretta in quanto si trattava di derivati (Cds sintetici) e non di long-term repo, e nei fatti era servita, sempre per la Procura milanese, che ha ripreso l'impianto della Procura di Siena, ad occultare le perdite legate alle ristrutturazioni dei due prodotti.
Paradossalmente, a causa dell'andamento favorevole del credit spread sottostante a Santorini (chiusa per transazione nel 2013) e Alexandria (chiusa per transazione per 2015), la non corretta rappresentazione delle due operazioni, nel caso della gestione Viola-Profumo, ha invece soprattutto sottostimato i benefici della corretta contabilizzazione. In particolare relativamente al bilancio 2015, dopo il restatement su indicazione di Consob, si è passati da una perdita di 111 milioni a un utile di 388 milioni nel conto economico consolidato, nei fatti un beneficio economico di 499 milioni. Nel caso del bilancio 2014 si è evidenziata una maggiore perdita di 58 milioni.
Nel 2014 e nel 2015 Mps ha effettuato due aumenti di capitale che non recepivano ancora il restatement dell'operazione "a saldi chiusi" chiesto da Consob con la delibera dell'11 dicembre 2015.
"L'indicazione del dottor Viola - spiega la Banca - e del dottor Profumo quali soggetti indagati, trae le proprie origini da un esposto effettuato da un azionista della banca che peraltro, in sede assembleare, aveva proposto l'azione di responsabilità nei confronti dei predetti soggetti, azione poi respinta con sostanziale unanimità di voti".
"A fronte della ricezione di un esposto/denuncia - spiegano sempre all'Istituto - la magistratura è tenuta all'apertura di un fascicolo in cui sono indicati taluni soggetti sottoposti ad indagine, si tratta di un atto dovuto cui la procura non può esimersi. Peraltro, sui medesimi fatti la procura di Milano ha già avuto modo di sottolineare la proattività del nuovo management della banca nel contribuire a far luce sulle responsabilità di coloro che hanno effettivamente dato vita a tali operazioni".
La procura di Milano ha ora 18 mesi di tempo per decidere se archiviare o chiedere il rinvio a giudizio per Viola e Profumo.

http://www.askanews.it/regioni/toscana/mps-indagati-viola-e-profumo-per-banca-atto-dovuto_711881311.htm

mercoledì 17 agosto 2016

Nomine Eni, la folgorante carriera di Andrea Gemma l’ex tutor di Alfano. - Giuseppe Pipitone.


Valtur, i Commissari Straordinari fanno il punto della situazione


Lo studio tributario del commissario straordinario della Valtur vanta una trentina di professionisti e ha vinto la gara per aggiudicarsi i servizi legali di Expo 2015. La sua collezione di poltrone ha invece superato la dozzina di incarichi, tra presidenze di cda, posti da liquidatore e nomine come curatore fallimentare.

Una pletora di poltrone da consigliere d’amministrazione, incarichi da liquidatore e curatore fallimentare, tre cattedre in due atenei, e un avviatissimo studio legale nella capitale. Ad appena 40 anni, l’avvocato Andrea Gemma può annoverare una collezione di nomine da far invidia ai principali raccoglitori di incarichi del Paese. Adesso è arrivato anche un posto nel cda di Eni su indicazione del governo di Matteo Renzi, dopo che per quasi 24 ore il suo nome era stato indicato per una poltrona nella stanza dei bottoni dell’Enel. Poi però è arrivata la rettifica di via XX settembre, che comunicava lo scambio di poltrone tra Gemma e il siciliano Salvatore Mancuso.
Quasi una sorta di analessi per il giovane avvocato, che nonostante sia romano di nascita, ha legato indissolubilmente la sua carriera alla Sicilia. E ad alcuni siciliani. È infatti alla facoltà di Giurisprudenza di Palermo, che Gemma inizia a insegnare Istituzioni di diritto privato II nel 2006, quando ha appena 32 anni. Puntuale in aula ma sempre di fretta, simpatico con gli studenti ma inflessibile agli esami, un trolley da viaggio come presenza perpetua alle lezioni e un telefonino che non smette mai di squillare, a testimoniare come fin dall’inizio della sua carriera il giovanissimo professor Gemma si divida già tra molteplici impegni.
In breve tempo il suo curriculum somma incarichi su incarichi. La prima nomina di spessore arriva nel 2010, quando il ministero della Giustizia lo designa per la prima volta come soggetto attuatore giuridico del Piano Carceri, incarico che gli frutta 100mila euro e che Gemma conserverà fino al 2012. A volerlo fortissimamente in via Arenula è il guardasigilli in persona, Angelino Alfano, suo intimo amico fin dai tempi del dottorato di ricerca, quando Gemma gli fa da tutor, nonostante sia più giovane di ben tre anni. Ad unire il destino del brillante professore con quello del futuro leader del Nuovo Centro Destra è il professor Salvatore Mazzamuto, maestro di entrambi, già preside di Giurisprudenza a Palermo poi sottosegretario alla Giustizia durante il governo di Mario Monti.
È sulla scia di Mazzamuto che si sviluppa la carriera accademica di Gemma, oggi docente di Istituzioni di Diritto Privato sia a Palermo che all’università di Roma Tre, dove insegna anche Diritto Civile II. Fuori dall’università, invece, gli incarichi per il giovane professore non si contano più. Il suo studio tributario, Gemma & Partners, vanta una trentina di professionisti e ha vinto la gara per aggiudicarsi i servizi legali di Expo 2015. La collezione di poltrone ha invece superato la dozzina di incarichi, tra presidenze di cda, posti da liquidatore e nomine come curatore fallimentare. L’ultima arriva dal tribunale di Palermo che lo ha nominato curatore di Amia, l’azienda che gestiva la raccolta rifiuti fallita lo scorso anno, mentre il capoluogo siciliano era invaso dalla spazzatura. In Sicilia Gemma è anche commissario straordinario del gruppo Valtur dell’imprenditore Carmelo Patti, che nel 2012 la Dia di Trapani indica come prestanome di Matteo Messina Denaro, ordinandone il sequestro dei beni.
Un anno prima l’azienda leader nel settore turistico era finita in amministrazione controllata: l’allora ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani nomina come commissari straordinari Daniele Discepolo, Stefano Coen e lo stesso Gemma, che un articolo pubblicato dal settimanale Espresso l’11 marzo 2013, indica come nipote di un ex amministratore della Valtur. “Fonti interne al gruppo Patti – si legge sempre nello stesso articolo – indicano che Gemma e Discepolo hanno presentato parcelle alla Valtur, il che li renderebbe ineleggibili come commissari”.
Il rapporto di Gemma con la Sicilia è però indissolubile durante gli anni, oltre che proficuo. A Palermo il giovane professore è anche presidente dell’Immobiliare Strasburgo, la ricchissima cassaforte del mattone confiscata dai magistrati al costruttore Vincenzo Piazza, indicato come prestanome di Vito Ciancimino. A piazzare Gemma ai vertici dell’Immobiliare Strasburgo è stato il prefetto Giuseppe Caruso, direttore dell’Agenzia per i beni confiscati, autore nei mesi scorsi di un violento j’accuse ai danni degli amministratori giudiziari di lungo corso. Il caso è finito davanti la Commissione Parlamentare Antimafia, che a Caruso ha contestato proprio la nomina di Gemma, indicato da alcuni rumors come collaboratore dello studio di Tiziana Miceli, moglie di Alfano.
“Non mi risulta che Gemma faccia parte dello studio della moglie di Alfano. Sta di fatto che ha risolto il problema Valtur, ha sbloccato decine di assegnazioni verso il comune di Palermo, è stato remunerato con totali 150mila euro per lui e altri due giovani avvocati, lo stesso importo che prima prendeva una sola persona”, ha risposto il prefetto davanti alla commissione presieduta da Rosy Bindi. In realtà, infatti, è la moglie di Alfano, l’avvocato Miceli, che in alcune occasioni ha difeso società il cui liquidatore era proprio Gemma. È il caso della Sigrec, società in liquidazione del gruppo Unicredit, affidata nel 2008 alle cure del giovane professore universitario dall’allora presidente di Isvap Giancarlo Giannini. Negli anni sono una mezza dozzina le liquidazioni che Giannini affida a Gemma. Poi l’ex presidente di Isvap finisce travolto dallo scandalo Ligresti. Per Gemma invece è il momento del grande salto nel cda di Eni: solo l’ultima poltrona di una ricchissima collezione.

Chi è Danila Subranni. -




Sapete chi è la signora bionda accanto ad Angelino Alfano? Si chiama Danila Subranni ed è la portavoce di Alfano da quando era Ministro di Grazia e Giustizia. E' la figlia dell'ex Generale dei Carabinieri dei ROS Antonio Subranni, oggi sotto processo a Palermo per la Trattativa Stato-mafia. Era colui che Paolo Borsellino indicò come "Punciuto" (affiliato alla mafia) pochi giorni prima di morire, alla moglie Agnese Borsellino.

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Danila, Subranni, l’assistente di Alfano che incassa due stipendi.

Una particolare menzione merita anche Ennio Subranni I'altro figlio  del generale, membro del R.O.C. (Reparto Operativo Centrale) che si occupa del reclutamento degli Agenti presso i Servizi Segreti. Tanto per essere in linea, per usare e non disperdere il patrimonio di conoscenze accumulato dal padre nei tanti anni alla guida del ROS.

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Leggi anche: 
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-07-06/danila-angelo-custode-angelino-064322.shtml?uuid=AaUbjdlD&refresh_ce=1

La rete di potere intorno ad Angelino Alfano Tra moglie e avvocati, giro d'affari da capogiro. - Emiliano Fittipaldi

La rete di potere intorno ad Angelino Alfano 
Tra moglie e avvocati, giro d'affari da capogiro
Tiziana Miceli e Angelino Alfano
Incarichi pubblici, posti di potere nelle banche, cattedre univerisitarie e le immancabili consulenze. Da Andrea Gemma ai fratelli Clarizia, passando per la consorte del ministro dell'Interno, ecco i nomi e cognomi degli angeli di Angelino.

Frank Cavallo, il "facilitatore" di Maurizio Lupi arrestato un mese fa per corruzione, conosce Andrea Gemma solo di fama. Sa che è un avvocato romano, che insegna all’università, che è vicinissimo ad Angelino Alfano.
Ma sa pure che è l’uomo giusto per risolvere certi problemi.

Così, quando un suo amico imprenditore si vede recapitare un’interdittiva antimafia dalla prefettura di Udine e gli confida che ha scelto Gemma per difendersi, Cavallo telefona al giovane avvocato per sollecitarlo: «Professore, volevo dirti che hai nelle mani le palle di Claudio De Eccher», ironizza lo scorso luglio Frank col legale, senza sapere di essere intercettato dai pm di Firenze. «Frank! Io ti ringrazio della tua raccomandazione affettuosa, del tuo, come dire, consiglio...», risponde Andrea. «Perché noi non ci conosciamo tanto bene, ma ho sempre trovato in te un atteggiamento di grande benevolenza, simpatia, disponibilità nei miei confronti».

La fiducia di Frank è ben riposta: in 35 giorni Gemma risolve il casino, e ottiene dal Tar del Friuli una sentenza che sospende l’interdittiva antimafia e critica pesantemente la decisione del prefetto. Un trionfo per lui e per De Eccher, a cui però viene un mezzo infarto tre mesi dopo, quando riceve la parcella del suo nuovo legale: 650 mila euro. «Frank! E che madonna! Sto’ Gemma è un delinquente! Una roba allucinante Frank! Cioè, io in 40 anni non ho mai visto una roba del genere! Persona pessima eh... pessima!».

GEMELLI DIVERSI
L’imprenditore forse non conosce il mercato: i servigi dei “Mr Wolf”, soprattutto di quelli bravi, costano caro. E Andrea Gemma non è certo un avvocato qualsiasi, ma la punta di diamante di una rete di potere gigantesca, una lobby compatta e sconosciuta che ha nel ministro Angelino Alfano uno dei suoi cardini principali, e nei professionisti Renato e Angelo Clarizia due incursori fenomenali.

Un gruppo i cui interessi spaziano da incarichi pubblici da centinaia di migliaia di euro a cattedre di importanti università, dal business delle curatele fallimentari alle poltrone di cda di partecipate come Eni. In un intreccio di rapporti professionali e amicali, di scambi e di favori, che coinvolgono non solo banchieri e avvocati, ma anche il ministro dell’Interno e sua moglie Tiziana Miceli.

Andiamo con ordine, partendo dall’inizio. Spulciando vecchie carte dell’università di Palermo, si disegna il profilo di un’amicizia antica. «Andrea Gemma sta ad Alfano come Marco Carrai sta a Matteo Renzi», raccontano dalla Sicilia. In realtà, se la coppia di Firenze s’è conosciuta ai tempi dei boyscout, l’avvocato e il ministro dell’Interno si sono incontrati dopo la laurea in giurisprudenza, che il primo ha preso alla Luiss di Roma e il secondo alla Cattolica di Milano.
Salvatore Mazzamuto
Salvatore Mazzamuto
Entrambi figli d’arte (Angelino è il rampollo di un notabile della Dc di Agrigento, Gemma di Sergio, avvocato con studio avviatissimo nella Capitale), le loro strade si incrociano grazie a Salvatore “Savino” Mazzamuto e alla professoressa Rosalba Alessi, due mammasantissima di diritto privato a Palermo.

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         Andrea Gemma
È falso, come hanno scritto alcuni giornali, che Gemma avesse conosciuto Alfano perché suo tutor ai tempi dell’università. Ma è certo che nel 1998 - nonostante i tanti impegni politici (al tempo Angelino era presidente del gruppo di Forza Italia all’Assemblea regionale siciliana) - il futuro segretario di Ncd riesce a trovare il tempo per vincere un dottorato in “Diritto d’impresa”, tenuto proprio dalla Alessi.

I due ragazzi di belle speranze si conoscono allora (Gemma e Mazzamuto scriveranno due libri insieme) e si piacciono subito. Moderati ma ambiziosi, scrivono qualche articolo su “Europa e diritto privato” (rivista diretta da Mazzamuto, la Alessi è nel comitato scientifico) e promettono di non lasciarsi più. Finora nessuno dei due ha tradito il giuramento.

DI PADRE IN FIGLIO
Se Angelino scala rapidamente posizioni in Forza Italia e diventa prima ministro poi delfino «senza quid» di Berlusconi, Andrea alla politica preferisce gli affari e la carriera accademica. Leggenda vuole che Gemma sia un ragazzo prodigio che s’è fatto da solo. In realtà il talento è ereditato dal padre Sergio, un professionista assai affermato negli ambienti che contano della Città eterna, liquidatore di decine di aziende, ex consigliere di amministrazione della Banca del Mezzogiorno e della Unicredit Medio Credito, sindaco e presidente di collegi sindacali di aziende pubbliche come Equitalia Giustizia, Trenitalia, Fs Logistica e Sogin.

Un curriculum sterminato, a cui nell’ottobre 2011 aggiunge anche l’incarico di commissario straordinario della Banca commerciale di San Marino. Sul Monte Titano Gemma senior viene chiamato da due vecchi amici, il professore Renato Clarizia, ordinario di diritto privato all’Università Roma Tre e presidente della Banca centrale della piccola Repubblica, e da Mario Giannini, braccio destro di Clarizia e fratello di Giancarlo, l’ex potente presidente dell’Isvap.

Quella a San Marino per Gemma sarà un’esperienza sfortunata: si dimetterà infatti dopo nemmeno due mesi di lavoro; ufficialmente per «motivi personali», in realtà perché travolto da uno scandalo finanziario di cui - ancora oggi - non sono chiari i contorni. È un fatto che Gemma nel dicembre 2011, nonostante sulla banca gravasse un regime di blocco dei pagamenti, autorizzò un bonifico da oltre un milione di euro verso la Finanziaria Infrastrutture, gestita dall’ex segretaria di Giancarlo Galan Claudia Minutillo. Le polemiche investirono in pieno anche Clarizia, ma il prof è ancora saldo al suo posto.

Renato Clarizia
Renato Clarizia
Di poltrone, in realtà, Clarizia ne ha due. Quella in banca e quella dietro la cattedra all’ateneo Roma Tre, università in cui Gemma junior è diventato ricercatore nel 2003. Clarizia, inoltre, è anche il segretario della commissione d’esame che l’8 novembre 2013 gli ha assegnato una nuova, prestigiosa cattedra da associato in diritto privato a Roma Tre.

“L’Espresso” ha letto il verbale della procedura, scoprendo che al bando dell’ateneo ha fatto domanda un solo candidato. A chi piace vincere facile? Ma a Gemma, naturalmente, che da un anno e mezzo somma la nuova docenza e quella ottenuta nel 2006 all’Università di Palermo.

TRA MOGLIE E MARITO
Andrea conosce assai bene non solo il suo mentore Renato Clarizia, ma anche il fratello Angelo, altro avvocato di fama con origini salernitane. Da anni i due professionisti lavorano a braccetto, e da poco hanno anche vinto (con un raggruppamento temporaneo d’impresa) l’importantissima gara per i servizi legali dell’Expo da 630 mila euro.

Un colpaccio, solo l’ultimo di una lunga serie: leggendo un’ordinanza del Tar Lazio della fine 2011, infatti, risulta che Angelo Clarizia ha ottenuto consulenze legali pure per la Valtur, di cui Gemma era diventato commissario straordinario qualche settimana prima. E quando Andrea, lo scorso 3 febbraio, non è potuto andare a difendere il partito di Alfano (da una recente sentenza del Consiglio di Stato risulta che Gemma difende anche l’Ncd), ha mandato proprio il socio d’affari Angelo a rappresentare gli interessi del Nuovo centro destra. Ma non è tutto.
Angelo Clarizia
Angelo Clarizia
Spulciando una deliberazione del comune di Lacco Ameno, a Ischia, si scopre che con lo studio di Angelo Clarizia ha lavorato anche la moglie di Alfano, l’avvocato Tiziana Miceli: i due fino al 2014 hanno infatti curato gli interessi di una società (la Serit) di cui Gemma è commissario straordinario.

«L’avvocato Miceli tiene a precisare che l’unica consulenza da lei svolta a favore di una pubblica amministrazione, ad oggi, è quella ricevuta dall’assessore alla Sanità della Regione Sicilia nel 2003-2004», si legge in una richiesta di risarcimento danni mandata a “l’Espresso” tre anni fa. In realtà - come dimostrano alcune carte del Tar Sicilia - la moglie di Angelino ha difeso altri enti pubblici, come il comune di Casteltermini, un’azienda ospedaliera di Palermo, l’Istituto autonomo Case popolari di Palermo (guidato fino al 2001 dal forzista Diego Cammarata) e la provincia di Agrigento, incarico assegnatole nel 2006 quando il presidente era Vincenzo Fontana, attualmente deputato regionale in Sicilia dell’Ncd.

Oggi la Miceli è titolare di uno studio romano poco conosciuto (la “RM Associati”, con sede a Piazza Navona), che non ha un sito internet e non ama farsi pubblicità sul web. Nella RM, oltre a Tiziana, c’è un altro avvocato di Angelino, Fabio Roscioli. Dopo gli incarichi in Sicilia sembra che le cose stiano andando bene anche nella capitale: non solo nel 2010 Tiziana ha guadagnato 229 mila euro (la moglie del ministro dell’Interno ha dato il consenso per pubblicare la dichiarazione dei redditi solo quell’anno), “l’Espresso” ha scoperto che la Miceli tra fine 2014 e inizio 2015 s’è aggiudicata dalla Consap (la concessionaria dei servizi assicurativi pubblici controllata dal ministero dell’Economia) ben cinque consulenze nuove di zecca.

Gli importi, si legge nelle determine firmate dall’amministratore delegato Mauro Masi (ex dg della Rai in quota berlusconiana) «saranno quantificati all’esito delle attività». Speriamo, per le casse pubbliche, non siano troppo alti.

IL VILLAGGIO DEL CONSIGLIERE
Intanto Andrea, una volta guadagnata la cattedra e puntellata l’alleanza con i Clarizia, comincia a darsi da fare anche con il suo studio legale. Come il padre ha buone entrature nel settore pubblico: così, giovanissimo, nel 2008, il capo dell’Isvap Giancarlo Giannini (poi indagato per corruzione nell’affaire Ligresti) lo nomina commissario liquidatore di Alpi Assicurazioni, incarico a cui ne seguiranno una mezza dozzina. Alfano, diventato Guardasigilli, lo chiama pure al ministero della Giustizia a fare «il soggetto attuatore giuridico del Piano Carceri», ovviamente a cachet.

Ma il legale con la faccia d’angelo deve alla politica anche un’altra poltrona di peso: il 18 ottobre 2011 il ministro del Pdl Paolo Romani decide di promuoverlo come commissario straordinario della Valtur, azienda stritolata dalla crisi e dalle vicende giudiziarie della famiglia Patti. La nomina sembra quantomeno inopportuna: il papà di Gemma, Sergio, era stato infatti presidente del collegio sindacale del colosso dei Patti tra il 1999 e il 2002. Per la cronaca Alfano - diventato segretario del Pdl qualche settimana prima della nomina dell’amico - ad agosto 2011 aveva trascorso le vacanze proprio in un villaggio Valtur della Grecia, godendo di uno sconto di 3.500 euro. Grazie, sostenne qualcuno, all’amicizia con i Patti. «Alfano non ha intrattenuto nessun rapporto con Carmelo Patti sebbene lo abbia conosciuto», spiegò furioso il suo avvocato Roscioli, oggi socio della moglie. «In occasione di alcuni soggiorni ha semplicemente conseguito sconti previsti da catalogo o normalmente praticati a personaggi pubblici».

Gemma e Angelino sono tipi che vanno dritti per la loro strada. Così nel 2013 Andrea per volontà dell’ex prefetto di Palermo Giuseppe Caruso (nominato nel 2010 dal governo Berlusconi e poi diventato direttore dell’Agenzia dei beni confiscati alla mafia) diventa pure commissario dell’Immobiliare Strasburgo, un colosso che gestisce le proprietà (valgono centinaia di milioni) confiscate ai boss della famiglia Piazza. Passano pochi mesi, e Alfano mette il fedelissimo nella lista dei consiglieri della più importante azienda pubblica del paese, l’Eni, con un compenso da 80 mila euro lordi l’anno più bonus (che per il 2014 si avvicinano ai 50 mila euro).

Angelino è uno che non si dimentica mai degli amici che stima. Così il professor Mazzamuto, antiche (e scolorite) simpatie di sinistra, trasferitosi anche lui all’Università Roma Tre, nel 2008 diventa consigliere personale del ministro della Giustizia. Arrivato Mario Monti a Palazzo Chigi, Angelino riesce a sponsorizzarlo addirittura come sottosegretario alla Giustizia (alcuni ricordano ancora quando si prese i fischi della Camera per essere intervenuto parlando con le mani in tasca), mentre nel 2013 - quando Alfano è vicepremier del governo Letta - lo convoca come suo «consigliere giuridico» con un bonus (recitano i documenti ufficiali) da 50 mila euro l’anno. Oggi Mazzamuto è passato all’Interno, dove ha ottenuto l’ennesimo incarico come «consigliere per le politiche della formazione». Stavolta, pare, a titolo gratuito.

L’ISOLA DEI COMPENSI
Anche la Alessi (che Stefania Giannini ha incontrato qualche giorno fa per discutere del pasticcio dell’abilitazione nazionale di diritto privato, «mi ha dato solo un suo parere», spiega il titolare dell’Istruzione) grazie a qualche succoso incarico pubblico è riuscita ad arrotondare il suo stipendio accademico: nel lontano 1999 la professoressa fu nominata dall’allora assessore all’Industria della Regione Sicilia Giuseppe Castiglione (al tempo vicino all’Udeur, oggi braccio destro di Alfano in Sicilia e sottosegretario dell’Ncd sotto inchiesta) come commissario liquidatore di vecchi carrozzoni improduttivi, tra cui l’Ente minerario siciliano e l’Ente siciliano per la promozione industriale.

Sono passati 15 anni, ma le società e Alessi sono ancora lì: facendo i conti della serva (sappiamo che nel 2006 prendeva 44 mila euro per ogni ente, scesi nel 2012 a 33 mila), la prof di Angelino ha incassato circa un milione in tre lustri. Non male davvero, per due società morte che nessuno sembra voler seppellire. 

sabato 13 agosto 2016

Sanità, il marito di Anna Finocchiaro nominato consigliere del registro dei tumori. Ma è imputato per truffa. - Andrea Tornago

Sanità, il marito di Anna Finocchiaro nominato consigliere del registro dei tumori. Ma è imputato per truffa

Melchiorre Fidelbo è entrato nel consiglio direttivo dell'Airtum, l’Associazione italiana registri tumori, soggetto chiave nella redazione di rapporti come lo studio epidemiologico “Sentieri” sui siti inquinati di interesse nazionale. Ma è a processo per un appalto da 1,7 milioni affidato a una sua società, secondo l'accusa, senza bando.

È imputato di truffa e abuso d’ufficio per un appalto da 1,7 milioni nella sanità in Sicilia. Ma l’Airtum, l’Associazione italiana registri tumori, lo scorso 14 aprile l’ha nominato nel suo consiglio direttivo. Il dottor Melchiorre Fidelbo, ginecologo e marito della senatrice del Pd Anna Finocchiaro, siede ora nell’organismo direttivo dell’associazione che riunisce i “ricercatori e il personale tecnico operanti presso i registri tumori di popolazione”, soggetto chiave nella redazione di rapporti come lo studio epidemiologico “Sentieri” sui siti inquinati di interesse nazionale, finanziato dal ministero della Salute e coordinato dall’Istituto superiore di sanità.
Fidelbo, dal 2000 segretario coordinatore del Registro tumori integrato di Catania, Messina, Siracusa ed Enna, è finito a processo a Catania insieme a tre ex manager dell’azienda sanitaria provinciale per l’appalto vinto dalla società Salsamb srl (di cui era socio al 50 per cento oltre che amministratore) per l’informatizzazione dell’ospedale di Giarre. Un lavoro che, come ricostruito dagli inquirenti, è stato affidato direttamente alla società del marito della Finocchiaro senza “una procedura ad evidenza pubblica e comunque in violazione del divieto di affidare incarichi di consulenza esterna”.
La questione della nomina di Fidelbo nell’organismo dirigente dell’Airtum è stata ripresa da un’interrogazione al ministro della Salute presentata in Commissione sanità lo scorso 5 maggio dai deputati del M5s Massimo Enrico Baroni e Alberto Zolezzi. Essendo un’associazione priva di codice etico, nulla vieta formalmente ai soci dell’Airtum di nominare nel proprio consiglio direttivo un imputato. Ma per i parlamentari firmatari dell’interrogazione l’elezione del dottor Fidelbo è comunque “inquietante”, perché l’inchiesta siciliana “disegna un quadro di commistione d’interessi privatistici, politici e pubblici – scrivono i deputati – ove lo stesso Fidelbo, oltre a ricoprire il ruolo di amministratore della società Solsamb srl, veniva nominato anche in una sottocommissione regionale incaricata di studiare proprio il nuovo piano relativo all’organizzazione dell’assistenza ospedaliera siciliana”.
E ora la preoccupazione arriva a interessare anche i progetti di legge sull’istituzione del registro nazionale tumori, in discussione alla Commissione affari sociali della Camera. Diverse proposte, alcune delle quali presentate dal partito di Anna Finocchiaro, prevedono un importante ruolo istituzionale dell’Airtum in relazione alla “alimentazione, gestione, aggiornamento, ampliamento e controllo di qualità dei dati” epidemiologici nazionali, oltre alla “valutazione della qualità dei dati prodotti dal Registro nazionale e dai registri regionali e provinciali” e alla funzione di accreditamento dei registri tumori locali. Tutte prerogative che verrebbero affidate a un’associazione privata, al momento priva di un codice che regoli i conflitti di interesse, e con un dirigente imputato per truffa.

Sicilia, è strage di alberi nel Ragusano: “Iniettano diserbanti negli ulivi secolari”. E c’è l’ombra della “mafia dei pascoli”. - Giuseppe Pipitone



Da più di un anno ignoti entrano in terreni privati per versare sostanze diserbanti sulle piante e iniettare direttamente dentro i tronchi liquidi tossici. Un attacco sistematico che si estende per 400 ettari intorno a Modica e Pozzallo. La denuncia: "Sono raid organizzati". Il bilologo: "Nessun parassita, tracce di avvelenamento". Il commissariato di Modica indaga per tentata estorsione.


Si materializzano nella notte, quando entrano nei boschi e nei campi per versare sostanze diserbanti sulle radici degli alberi, bruciandoli ed uccidendoli. Oppure utilizzano un trapano per iniettare direttamente dentro i tronchi liquidi tossici, che si espandono lentamente fino alle foglie. Il risultato è micidiale: alberi ancora giovani che si spaccano dal di dentro, disseccandosi, carrubi e ulivi secolari che si svuotano, si anneriscono e perdono le foglie. È una vera e propria strage di alberi quella che sta andando in onda in provincia di Ragusa: un attacco sistematico che si estende per 400 ettari nelle campagne intorno a Modica e Pozzallo.
Le ronde degli avvelenatori - E questa volta non c’entrano i virus o i parassiti: a massacrare gli ulivi e i carrubi del Ragusano infatti sono dei veri e propri blitz, ronde notturne di “squadrette di avvelenatori” che s’inseriscono nottetempo negli appezzamenti di terreno privati per devastare gli alberi con diserbanti e sostanze tossiche. “È una storia che va avanti da più di un anno ormai”, racconta l’agronomo Corrado Rizzone, proprietario di alcuni degli appezzamenti di terreno finiti sotto attacco. “Le ronde vanno in onda di notte, quando nei terreni non c’è nessuno: per mesi ho poi trovato pezzi di alberi spaccati direttamente alla base lasciati sul terreno, mentre tutti gli altri venivano sistematicamente avvelenati“, continua Rizzone che ha sporto una serie di denunce contro ignoti al commissariato di Polizia di Modica. “Nei mesi gli attacchi si sono intensificati creando un danno enorme, non solo per la mancata produzione di carrube e olive, ma anche perché parte della zona ricade sotto il vincolo paesaggistico. Qual è l’obiettivo? Radere al suolo tutti gli alberi della zona?”, dice l’agronomo che a sostegno dei suoi esposti ha anche depositato agli atti degli investigatori una perizia di parte, firmata dal biologo Daniele Tedeschi.
La perizia: “C’è traccia di diserbanti e arbusticidi” – Una relazione che fotografa nel dettaglio la strage di alberi nel ragusano. “Molte delle piante osservate – scrive il biologo – presentavano sofferenza parziale al tessuto fogliare ed alla corteccia. Alcune in particolare si presentavano in condizioni generali pessime: carrubi e ulivi. Altre piante presentavano sofferenza parziale: presenza di improvvisi quanto evidenti segni di degenerazione fogliaria a macchia di leopardo, delle gemmature, dei germogli e degli stessi frutti, oltre che dei vegetali non fruttificanti ed in particolar modo si notavano tronchi svuotati o disseccati e tra questi, cosa assolutamente anomala, anche giovani tronchi. Era evidente la presenza di tracce sospette di segni di tossicosi“. Tedeschi sottolinea che gli alberi di Rizzone sono sempre stati curati : “Ribadendo che è stata notata una corretta gestione delle piante e della loro crescita – scrive – appare alquanto anomala la presenza di elementi riconducibili all’uso di prodotti quali diserbantiarbusticidi o altro ad oggi non ancora identificati, a macchia di leopardo, senza una verifica della stretta e legale necessità”.
“No parassiti, traccia di mano umana” - Per il biologo, poi, è chiaro che il massacro di ulivi e carrubi non sia da addebitare ad un parassita.  “È stata esclusa – mette sempre nero su bianco nella sua perizia – una ipotesi parassitaria dato che la tossicosi e la degenerazione fogliaria si trovano di fatto a macchia di leopardo, per quanto estesa e in continua progressione e contemporanea anche a fatti criminosi, all’interno dell’appezzamento di terreno nonché a macchia di leopardo (random) sulla pianta eventualmente colpita. In ciascuna pianta colpita sono evidenti i segni dell’avvelenamento, sono presenti fori sulle cortecce che non appaiono di natura biologica (parassiti) ma artefatti da attrezzatura presumibilmente edile, trapano et similia“.
L’indagine per tentata estorsione - Ma chi è quindi che sta avvelenando centinaia di ulivi e carrubi secolari? A chi interessa massacrare ettari di boschi e campi con blitz notturni e periodici? Una domanda che si pongono gli investigatori del commissariato di Modica, diretti dal vice questore Maria Antonietta Malandrino: sulla vicenda infatti è in corso un’indagine contro ignoti per danneggiamento e tentata estorsione. L’ipotesi, infatti, è che le ronde degli avvelenatori di alberi abbiano un obiettivo: convincerei proprietari a sloggiare, a lasciare i terreni, a venderli per pochi euro. Una pista investigativa ancora in fase di elaborazione dato che ai proprietari dei terreni colpiti non è mai arrivata una proposta di acquistodopo l’attacco a colpi di diserbanti degli alberi. È un fatto, però, che sulla Sicilia orientale si sia proiettata ultimamente l’ombra sinistra della cosiddetta “mafia dei pascoli“.
L’ombra della “mafia dei Pascoli” – Da tempo, infatti, clan importanti come i Santapaola, i Bontempo Scavo e perfino i Riina erano riusciti a farsi assegnare dalla Regione Siciliana centinaia di ettari di boschi senza che nessuno avesse mai osato opporsi. Un affare milionario dato che quei terreni hanno fruttato nel frattempo circa due milioni e mezzo di euro di fondi europei all’anno. Un meccanismo criminale perfetto, frutto della comunione tra la natura agricola dell’arcaica Cosa nostra e i modernissimi progetti made in Bruxelles che hanno arricchito gli imprenditori vicini alle cosche. Un affare milionario e sicuro, che ad un certo punto Giuseppe Antoci ha deciso d’interrompere.
Il presidente del parco dei Nebrodi, infatti, è l’ideatore di un protocollo di legalità firmato dal prefetto di Messina, Stefano Trotta, che obbliga i concessionari dei terreni demaniali a presentare il certificato antimafia: richiesta che fino al febbraio scorso nessuno aveva mai fatto, soprattutto per i terreni che valgono meno di 150mila euro. Risultato? Un agguato a colpi di fucile – per fortuna senza vittime – all’auto che la notte tra il 17 e 18 maggio scorso, trasportava Antoci da San Fratello e Cesarò, due comuni in provincia di Messina. È questo quello che sta avvenendo nel Ragusano? I clan locali hanno davvero messo gli occhi sui terreni tra Modica e Pozzallo, ed è avvelenando gli alberi che sperano di costringere i legittimi proprietari ad allontanarsi? O i continui blitz sono da ricondurre ad altro? Interrogativi ai quali proveranno a rispondere gli investigatori iblei. Nel frattempo, da più di un anno, nella Sicilia sud orientale la strage di ulivi secolari non si ferma.