giovedì 7 dicembre 2017

Le guerre annunciate degli Usa.

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Incomincio a pensare che chi ha voluto Trump alla presidenza della Casa Bianca siano gli stessi che vogliono la guerra ad ogni costo.
Naturalmente Putin, contrariamente a quanto si vocifera, è fuori discussione perchè si può dire tanto di lui, ma che sia un guerrafondaio no.
Io volgerei lo sguardo verso chi ha il potere economico ed una buona predisposizione al caos.


Il caos e le guerre, oltre a generare una sensibile diminuzione della popolazione, necessitano dell'uso incondizionato di armamenti e farmaci, uso di sostanze stupefacenti, uso smodato di carburante per gli spostamenti, abbisognano, poi, di materiali utili alle ricostruzioni e del denaro delle banche. 


In buona sostanza, i materiali necessari durante i conflitti vengono prodotti da chi ha, attualmente, il potere economico.


Come recita un detto, "per arrivare a conoscere la verità dei fatti, bisogna seguire la pista dei soldi" che sono - purtroppo va ribadito - l'unico dio caro a buona parte della popolazione mondiale, comprese le varie chiese e religioni.


A voler pensare male, infine, chi vuole e pretende il disarmo nucleare pur essendo gli unici ad avere usato bombe nucleari in guerra? Gli Usa.
Chi occupa interi territori da oltre vent'anni? Gli Usa.
Chi vuole l'egemonia totale sul pianeta terra?
Sempre gli Usa.
Chi è stato in guerra 222 anni su 239 che esistono come stato? Sempre gli Usa.
Traendo le dovute deduzioni, chi vuole la guerra sono gli Usa.

Banche, non solo Ghizzoni: il timore dei Boschi è per l’audizione in commissione dell’ex ad di Veneto Banca Consoli. - Giorgio Meletti e Davide Vecchi

Banche, non solo Ghizzoni: il timore dei Boschi è per l’audizione in commissione dell’ex ad di Veneto Banca Consoli
Vincenzo Consoli

Il nome del manager è nella lista di persone che potrebbero essere audite in commissione d’inchiesta. Nel 2015 parlò delle verifiche Bankitalia al padre della ministra. E questi rispose: "Ne parlo con mia figlia e con il presidente".

Più di Ghizzoni il pericolo per Maria Elena Boschi (e per il Pd) si chiama Vincenzo Consoli. Se, come sembra, la presidenza della Commissione d’inchiesta deciderà di convocare l’ex amministratore delegato di Veneto Banca, la sua audizione confermerebbe ripetuti interventi da parte di Pierluigi Boschi e figlia sulle vicende relative agli istituti di credito. E le parole di Consoli non potrebbero essere messe in dubbio perché le conferme arrivano da atti giudiziari: esistono infatti delle intercettazioni tra l’ex ad e Boschi senior. Telefonate in parte divulgate dal Fatto Quotidiano lo scorso 18 giugno e risalenti al 3 febbraio 2015, subito dopo il decreto legge varato dal governo Renzi per la trasformazione delle banche popolari in Spa, Etruria compresa; e una settimana prima il commissariamento della banca di Arezzo.

Boschi era vicepresidente dell’istituto di credito e cercava un salvatore. Per questo si rivolge a Consoli, impegnato a sua volta nel tentativo di alleggerire l’attenzione di Bankitalia su Veneto Banca e in cerca di sostegni politici a Palazzo Chigi. E Boschi lo rassicura. Con queste parole: “Domani in serata se ne parla, io ne parlo con mia figlia, col presidente domani e ci si sente in serata”. La figlia è Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme. Il presidente è Matteo Renzi. Del resto, l’aveva annunciato in una telefonata precedente avuta con Vincenzo Umbrella, capo della sede fiorentina di Bankitalia. Dice Consoli: “Io chiamo Pier Luigi e vedo se mi fa, mi fissa un incontro, anziché con la figlia, direttamente col premier”.
Con la famiglia di Laterina l’ad ha familiarità. Si erano già incontrati nel marzo 2014, quando papà Boschi non era ancora vicepresidente di Etruria ma consigliere del cda e la figlia era appena stata nominata ministro delle Riforme. Come pubblicato dal Fatto lo scorso maggio, Consoli parte da Vicenza insieme al presidente di Veneto Banca, Flavio Trinca, per raggiungere casa Boschi e discutere dei problemi delle rispettive banche. Al desco ormai ministeriale trovano ad attenderli il presidente di Etruria, Giuseppe Fornasari e i due Boschi. Padre e figlia.

Difficilmente dunque Maria Elena Boschi potrà sostenere di essersi disinteressata delle vicende di Etruria. E oltre a Consoli c’è Ghizzoni. Secondo quanto riportato nel libro Poteri forti (o quasi) di Ferruccio De Bortoli, nel novembre 2014, l’allora ex numero uno di Unicredit e oggi presidente di Rothschild Italia, avrebbe ricevuto direttamente dal ministro la richiesta di individuare una soluzione per la popolare di cui vicepresidente era il padre.
Stasera alle 18 una nuova riunione della presidenza di Commissione scioglierà il nodo sull’audizione o meno di Ghizzoni e Consoli. L’intento di Pierferdinando Casini è quello di arrivare a una decisione condivisa sui nomi, evitando di dover ricorrere al voto a maggioranza dei membri. Per questo sono stati stilati due “pacchetti” di soggetti da audire, solo in uno figurano i nomi dei banchieri. Anche in caso di voto, comunque, non è detto che il Pd esprima compatto un parere contrario. Tre membri dem, infatti, hanno chiesto di convocare Consoli. E un secco no da parte del partito di Renzi equivarrebbe all’ammissione di evitare problemi Maria Elena Boschi. È altrettanto vero però che all’interno del partito l’oggi sottosegretario non gode di simpatie. Tutt’altro. E l’audizione di Ghizzoni e Consoli potrebbe smentire in maniera netta e inequivocabile le parole che l’ex ministro va ripetendo da anni: non mi sono mai interessata di Etruria.

Lavoro e Malapolitica.

Risultati immagini per il cane che si morde la coda

Aver abolito lo statuto dei lavoratori, i rinnovi contrattuali seri, il lavoro a tempo indeterminato, ha originato un divario abissale tra ricchi e poveri.

Con la famigerata legge Biagi, studiata inizialmente per aiutare le piccole imprese in difficoltà e mai abolita, si è innescata una catastrofe inarrestabile che ha originato altri aborti in campo lavorativo con perdita costante dei diritti dei lavoratori e mancanza di doveri da parte dei datori di lavoro.

Un'apocalisse!

Un bravo economista direbbe che quella legge fu l'origine della decrescita economica del paese.

Un oggetto, oltre che produrlo, bisogna venderlo; se ne produci in quantità superiori alle necessità perchè a basso costo di mano d'opera e non dai la possibilità economica al compratore, hai solo riempito momentaneamente le tue tasche decretando la tua stessa impossibilità a continuare la produzione.

E' il cane che si morde la coda.

martedì 5 dicembre 2017

Probabilmente non ci andreste di notte: i posti più strani e curiosi della Sicilia.


L'interno del castello di Mussomeli.

Oltre la villa infestata di Mondello, oltre lo scalino del Teatro Massimo, oltre il fantasma della Baronessa di Carini. La Sicilia vista con gli occhi di chi crede nell'occulto.
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La Chiesa di Valverde a Catania, si vede anche dall'autostrada all'altezza dell'area di servizio di Aci Sant'Antonio. Ormai in abbandono da oltre mezzo secolo si trova nella tenuta della famiglia Casalotto ed è oggetto d’interesse per le presunte attività paranormali al suo interno.

Cronache più o meno recenti parlano della chiesa come punto di ritrovo per sette sataniche e pedofili soprattutto negli anni Settanta, quando i residenti si lamentavano per le messe nottune e fecero sigillare l'ingresso dalle forze dell'ordine.

Ma dei ragazzi sono andati diverse volte a visitare la chiesa in piena notte e ogni volta hanno visto una donna di circa una quarantina d'anni ferma sul viale. Un'altra volta invece sono andati per Pasqua e, sempre in compagnia della donna, hanno beccato una cerimonia che pensano fosse satanica.

Il Castello di Caccamo è storicamente stato uno dei castelli più mondani della Sicilia, ma tra tanta mondanità è stato anche la sede di una congiura di baroni.

La congiura fu ai danni di Matteo Bonello, proprietario e residente nel castello: Guglielmo I detto il Malo lo fece uscire all'esterno con l'inganno e lui venne imprigionato e lasciato morire in una segreta sotterranea dopo che gli erano stati cavati gli occhi e recisi i tendini.

Chi ha visto il suo fantasma lo descrive come non molto alto e con addosso una casacca di cuoio. Lo hanno visto camminare lentamente con passo incerto, quasi strascicato, e sentito parlare a voce molto bassa.

Il Tribunale di Palermo ha un fantasma: ad averlo visto è stato un carabiniere nel 2011. Era notte e il carabiniere stava facendo il suo giro per le stanze del piano terra. In uno dei corridoi poi ha incontrato una donna vestita di bianco.

Sembrava vagare senza meta e lentamente per quel piano: indossava un vistoso foulard rosso intorno al collo e sotto il braccio teneva un grosso fascicolo. In quell'ala del Palazzo di Giustizia non sono presenti vie d’uscita.

Il carabiniere si è avvicinato alla figura pensando a che la donna fosse rimasta chiusa dentro ma la figura sparì all’improvviso. Il giorno sucessivo il carabiniere fece rapporto, controfirmato da altri due militari. Non furono riscontrati segni di effrazione e quel fascicolo non è più stato ritrovato.


Castello di Mussomeli, il Comune di diecimila abitanti in provincia di Caltanissetta. Si trova su una grande rupe calcarea e domina tutto il territorio: si perdono le leggende nate dalla sua storia, come quella delle tre donne, Clotilde, Margherita e Costanza.

Un giorno, dovendosi allontanare per la guerra, il fratello decise di non fidarsi degli uomini del castello e di chiudere le tre ragazze, insieme a del cibo e dell'acqua, in un stanza. Ma la guerra continuò per moltissimi anni e al suo ritorno, il principe Federico trovò le sorelle morte e con le scarpe tra i denti. Quella stanza, oggi è detta appunto “delle tre donne”.

Ma la storia di avvistamenti di fantasmi più nota è quella di Don Guiscardo de la Portes. Nel 1975, il suo spirito comparve al custode Pasquale Messina che, dopo aver accompagnato fuori gli ultimi visitatori, stava fumando una sigaretta quando davanti a lui si materializzò un corpo.

Il fantasma raccontò tutta la sua storia: era figlio di un mercante spagnolo e marito della bella Esmeralda. Partì per la Sicilia con l’esercito di Re Martino I per sedare la rivolta di Andrea Chiaramonte. Durante il suo viaggio venne attaccato dai soldati di Don Martinez, un uomo innamorato della bella Esmeralda, da lei rifiutato.

Morto ma impossibilitato a raggiungere l'aldilà per aver bestemmiato, venne condannato a vagare per mille anni sulla terra. Anche alcuni turisti giurano di aver visto Guiscardo.

Palazzo Bellacera di Comitini (Agrigento). Accanto alla chiesa Madre della città, il palazzo è famoso agli appassionati dell'occultismo per i racconti sul fantasma di Federico II d’ Aragona. Le vicende iniziano con il racconto di Don Pietro Carrera, che nel 1577, dice di aver incontrato il fantasma del Gran Re di Trinacria, Federico II d’Aragona.

Si racconta che l’anima di un grande re fu condannata per volere divino a vagare nelle sale del castello fino a quando palermitano non avesse visitato il palazzo ormai disabitato. Il viaggiatore alla fine arrivò e in una delle sale individuò la presenza di un uomo dall’aspetto principesco e cortese.

Questi gli disse di essere "l’essenza di Federico II re di Trinacria, morto nel 1337 e condannato a vagare in questa sede". Il re lo incaricò poi di pregare Don Girolamo Marini, un giurato di Agrigento, perché gli facesse celebrare le messe di San Gregorio e di San Amatore per espiare con facilità i propri peccati.

Villa Muscianisi e il suo folletto sono ormai parte della storia di Milazzo. Anni fa, già nel duemila, un gruppo di giovani si trovava nella villa e alcuni di loro hanno fotografato la figura di un uomo molto basso che loro hanno definito un nanetto o un bambino strano.

Non un corpo luminoso né una entità: un esserino tranquillo e per niente dispettoso che si aggira per la villa, ormai abbandonata. Inoltre, quando ci si trova davanti alla villa si nota per forza la scritta “Qui lieto mi fiorisce il lare antico”, infatti nello specifico il Lare rappresenta un divinità domestica che ha il compito di fornire protezione all’abitazione in cui si trova.

Chiaramente è facile essere scettici ed è chiaro che se ognuno di noi non vive questi fenomeni con i propri occhi non riuscirà mai a crederci fino in fondo, ma da leggere restano comunque storie interessanti e, perché no, si potrebbe pensare a un itinerario turistico.


https://www.balarm.it/articoli/magazine/probabilmente-non-ci-andreste-di-notte-i-posti-piu-strani-e-curiosi-della-sicilia-19040

lunedì 4 dicembre 2017

Truffa, false fatture, riciclaggio: l’onlus della moglie di De Mita sotto inchiesta: quella pioggia di milioni pubblici dove sono finiti? - Marco Staglianò


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TSUNAMI AIAS: TRUFFA, FALSA FATTURAZIONE, ABUSO D’UFFICIO, ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA AL RICICLAGGIO E ALL’EVASIONE. COINVOLTA LA SIGNORA DE MITA.
Le perquisizioni degli uomini della Guardia di Finanza negli uffici dell’Aias Avellino, di cui vi abbiamo dato notizia ieri, vanno ricondotte, a quanto pare, ad un’inchiesta molto più ampia di quanto si potesse immaginare. Un’inchiesta che per un verso riguarda la gestione fiscale della struttura e per altro verso la questione, denunciata da queste colonne carte alla mano, della non accreditabilità della struttura.
Secondo indiscrezioni attendibili, infatti, le perquisizioni, scattate nelle prime ore della mattina di ieri anche presso le abitazioni di otto dei dieci indagati, oltre che nelle sedi Aias di Avellino, Nusco e Calitri e nelle sedi di quattro società collegate a movimenti bancari sospetti, sono state precedute dalla notifica di ben dieci avvisi di garanzia per ipotesi di reato gravissime che vanno dalla truffa per ottenere l’erogazione di fondi pubblici alla falsa fatturazione per operazioni inesistenti, passando per l’abuso di ufficio in concorso relativo al case accreditabilità, fino all’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e all’evasione delle imposte.
Convolti a vario titolo due nomi eccellenti: Gerardo Bilotta, rappresentante legale di Aias Avellino, quindi Anna Maria De Mita, moglie di Ciriaco, a capo di “Noi con Loro”, ovvero della Onlus che gestisce da sempre la struttura. Con loro anche Massimo Preziuso, ritenuto dagli inquirenti il vero amministratore di Aias, a cui, secondo gli inquirenti, sarebbero riconducibili diverse società, in particolare due, che nel corso degli anni avrebbero avuto rapporti anomali con “Noi con Loro”, per un giro di diverse centinaia di migliaia di euro.
L’associazione sarebbe contestata solo a Bilotta e Preziuso. Per quel che riguarda l’abuso d’ufficio in concorso, tale contestazione, come detto, va ricondotta alla questione accreditabilità, ovvero al caso dei fondi concessi dalla Regione all’Aias da quattro anni a questa parte, un milione e duecentomila euro all’anno, nonostante una delibera Asl risalente al 2014 che definisce la struttura non accreditabile. Questa ipotesi di reato è contestata alla signora Anna Maria De Mita, così come la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e le false fatturazioni per operazioni inesistenti.
Maggiori dettagli emergeranno nelle prossime ore, a partire dai nomi di tutte le persone coinvolte e dalle relative ipotesi di reato contestate.
2 – SCANDALO AIAS, IL BLITZ IN REGIONE DELLE FIAMME GIALLE E QUEI MILIONI DI EURO PIOVUTI DAL CIELO…
L’inchiesta sul caso Aias è ancora in una fase embrionale. Tuttavia, con il passare delle ore, il quadro comincia ad essere più chiaro.
Cominciamo col dire, ed eccoci alla vera notizia, che le perquisizioni operate dagli uomini della Guardia di Finanza nelle sedi Aias di Avellino, Calitri e Nusco, oltre che nelle sedi delle società – tra cui una che gestisce un bar – che secondo gli inquirenti avrebbero avuto rapporti anomali con la onlus “Noi con Loro” di Anna Maria De Mita, quindi in diverse abitazioni private tra cui quella di Gerardo Bilotta, legale rappresentante di Aias, sono state precedute da un blitz negli uffici di Regione Campania, a cui sarebbe seguita nella giornata di ieri una ulteriore “visita”, che ha consentito agli uomini delle Fiamme Gialle di ricostruire, sin dal principio, i passaggi che hanno garanito all’Aias di Avellino, nel corso degli ultimi quattro anni, fondi dalla Regione per un totale di un milione e due all’anno nonostante la struttura non fosse accreditabile così come stabilito, nel 2013, dall’Asl di Avellino.
Era il 22 ottobre del 2013 quando gli uffici di via Degli Imbimbo completarono l’istruttoria per l’accreditamento dell’Aias deliberando l’assenza dei requisiti necessari e, dunque, la non accreditabilità. A distanza di un anno o poco più, ovvero il 31 ottobre del 2014, la Regione Campania, con decreto numero 133, chiudeva la partita dell’accreditamento pubblicando l’elenco di tutte le strutture accreditate dell’area riabilitativa ambulatoriale. C’era l’Aias di Nusco, c’era l’Aias di Calitri ma non c’era l’Aias di Avellino.
Il punto è che, pochi mesi prima della pubblicazione del decreto regionale 133, il dottor Lucio Podda, Referente Giuridico della Struttura Commissariale per la Sanità Campana, preso atto della delibera Asl che dava parere negativo sull’accreditabilità dell’Aias di Avellino, scrisse immediatamente al Commissario di allora, il dottor Morlacco, segnalando la situazione e chiedendo specifiche indicazioni. Morlacco non si degnò di rispondere e, a distanza di pochi mesi, arrivò il decreto regionale con l’elenco delle strutture accreditate. E se è vero che in quell’elenco l’Aias di Avellino non c’era, è altrettanto vero che nessun formale pronunzia arrivò né dal Commissario né dagli uffici.
In questo vuoto, da allora ad oggi, l’Aias, in ragione di una miracolosa inerzia, ha continuato a beneficiare di quei fondi che, lo ricordiamo, sono stati sottratti ad altre strutture che avrebbero potuto e dovuto fornire prestazioni di riabilitazione. E questo è accaduto nonostante i solleciti formali arrivati sia ai livelli amministrativi che alla giunta regionale, sia quella di Caldoro che quella di De Luca.
In questa verità c’è la genesi del filo rosso che tiene in piedi buona parte dell’inchiesta messa in campo dalla Procura della Repubblica, un’inchiesta che porterà, con ogni probabilità, a nuovi avvisi di garanzia coinvolgendo certamente funzionari pubblici regionali che per adesso sono in corso di individuazione.
Allo stato, restano i dieci avvisi di garanzia per reati gravissimi che vanno, ricordiamo anche questo, dalla truffa per ottenere l’erogazione di fondi pubblici alla falsa fatturazione per operazioni inesistenti, passando per l’abuso di ufficio in concorso, relativo al caso accreditabilità, fino all’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e all’evasione delle imposte.
L’associazione è contestata solo a Bilotta e Preziuso, mentre l’abuso d’ufficio in concorso è contestato anche ad Anna Maria De Mita. Alla quale gli inquirenti contestano il reato di false fatturazioni per operazioni inesistenti, quindi la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Gli altri otto indagati a vario titolo sono tutti parenti di Massimo Preziuso riconducibili alle società che secondo gli inquirenti avrebbero intrattenuto rapporti anomali con “Noi con Loro” per un giro di diverse centinaia di migliaia di euro.
Restano tanti nodi ancora da sciogliere, quel che sappiamo è che certamente siamo solo all’inizio, che le attività delle Fiamme Gialle sono continuate anche nella giornata di ieri e continueranno nei giorni a venire, sappiamo che verranno certamente iscritti nuovi nominativi nel registro degli indagati, a partire da funzionari regionali senza escludere, ovviamente, anche il coinvolgimento di personale Asl. Staremo a vedere.

Peculato, arrestati il professore dell'università Nivarra e un legale.

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PALERMO. I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Palermo hanno arrestato per peculato e falso Luca Nivarra, professore ordinario di diritto privato presso l'Università degli Studi di Palermo, e Fabrizio Morabito, avvocato, e sequestrato beni per 160mila euro. Entrambi sono ai domiciliari come disposto dal gip Nicola Aiello.
Nivarra, ordinario di diritto privato ed ex presidente dell’Accademia di Belle arti di Palermo, coinvolto anche nel caso Saguto. E' accusato di truffa e falso in concorso con l’amministratore giudiziario Walter Virga, che sulla carta lo avrebbe incaricato di svolgere una serie di consulenze legali per la gestione del patrimonio Rappa.
L'indagine, coordinata dalla procura guidata da Francesco Lo Voi, è scaturita dagli esiti di una consulenza tecnica d'ufficio, disposta dal Tribunale Civile di Palermo, nell'ambito di un procedimento promosso dagli eredi di una persona defunta.
Dopo la morte dell'uomo, nel 2004, il Tribunale di Palermo aveva nominato Nivarra amministratore provvisorio di un ingente patrimonio immobiliare che il defunto, con testamento pubblico, aveva destinato alla costituzione di una fondazione a suo nome.
Nell'espletamento del suo incarico, il docente è stato coadiuvato e successivamente (nel marzo 2014) sostituito dall'avvocato Morabito. A settembre del 2014, il Tribunale civile di Palermo ha annullato il testamento pubblico per incapacità di intendere e di volere del testatore, disponendo la devoluzione del patrimonio ai legittimi eredi.
Dalle indagini, è emerso che il docente e il legale, in relazione al loro incarico di amministratori giudiziari dei beni facenti parte dell'eredità, e, quindi, pubblici ufficiali, si sono appropriati di consistenti somme di denaro derivanti dagli incassi dei canoni di locazione degli immobili dell'amministrazione provvisoria, di cui avevano la disponibilità.
Nivarra, nel corso degli anni, ha presentato al Tribunale di Palermo delle relazioni false, con informazioni e dati finanziari relativi alla gestione provvisoria dei beni del defunto non corrispondenti alla realtà, in modo tale da occultare l'ammontare degli importi indebitamente sottratti.
Morabito ha cercato di giustificare gli ammanchi di denaro rilevati dalla consulenza tecnica d'ufficio disposta dal Tribunale di Palermo, sovrastimando l'entità di alcuni crediti vantati dall'amministrazione provvisoria nei confronti di inquilini morosi. Nel 2016 Morabito ha restituito agli eredi del defunto denaro e titoli per oltre 67 mila euro, ritrovati "casualmente", a suo dire, all'interno di "16 buste" scoperte tra la documentazione relativa alla gestione provvisoria.

Eurogruppo, ecco chi è Mario Centeno: l'uomo che ha salvato il Portogallo.

Eurogruppo, ecco chi è Mario Centeno: l'uomo che ha salvato il Portogallo

Dopo aver salvato il Portogallo dal default, l'economista Mario Centeno è il favorito per la presidenza dell'Eurogruppo. Ecco chi è.


ECCO CHI E' MARIO CENTENO, L'UOMO CHE HA FATTO RIPARTIRE IL PORTOGALLO.


Mario Centeno, il ministro delle Finanze portoghese considerato il favorito per la successione a Jeroen Dijsselbloem alla presidenza dell'Eurogruppo, è un economista prestato alla politica. Il governo di cui fa parte, con una politica economica che, sfidando Bruxelles, ha ridato fiducia alle famiglie, ha fatto ripartire il Portogallo e ha migliorato lo stato delle finanze pubbliche.

GLI STUDI DI CENTENO.


Nato nel 1966 a Olhao, città dell'Algarve occidentale, nel sud del Paese, Centeno ha conseguito un dottorato in Economia nel 2000 ad Harvard, con una tesi sull'economia del lavoro. Ha anche un master in Matematica applicata. In precedenza si era laureato, nel 1990, in Economia all'Istituto Superiore di Economia e Gestione dell'Università Tecnica di Lisbona.

CENTENO FAVORITO PER LA PRESIDENZA DELL'EUROGRUPPO DOPO DIJSSELBLOEM.


Tornato in patria nel 2000, ha iniziato a lavorare per il Banco de Portugal, la banca centrale della Repubblica Portoghese, nel Dipartimento Studi Economici, con il quale aveva già collaborato in precedenza. Nel 2004 è diventato direttore aggiunto del Dipartimento, carica che ha mantenuto fino alla fine del 2013. Dal 2014, è stato consulente speciale del consiglio di amministrazione del Banco; è stato professore, dal 1993, all'Istituto Superiore di Economia e Gestione, e, dal 2006, all'Universidade Nova di Lisbona. Ha pubblicato molti libri e saggi: nella sua carriera di economista, Centeno si è occupato di economia del lavoro, di econometria, di microeconomia, di teoria dei contratti, si legge sul sito del governo. Ora il prossimo passo di Centeno dovrebbe essere quello alla presidenza dell'Eurogruppo, con buona pace di Padoan, escluso dalla rosa finale di 4 candidati.



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