giovedì 20 febbraio 2020

Renzi, ossimoro, lucida pazzia.

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Seguendo la vicenda Renzi, tralasciandone la concezione che ha della politica, peraltro inesistente, vien da chiedersi: come sia riuscito questo parassita a diventare prima sindaco di Firenze, poi segretario del Partito Democratico e, infine, Presidente del Consiglio?
Tutto il suo comportamento è inusuale, inconcludente, incomprensibile.
Non chiede i pieni poteri come il suo omonimo verdastro, ma pretende di cambiare la Costituzione come se fosse carta straccia da manipolare a piacimento; si definisce di sinistra, ma da Premier ha realizzato leggi di destra; vota contro il governo pur sostenendo di farne parte.
Agitatore? Disturbatore?
Non si sa neanche come definirlo e non si comprende come ci sia ancora qualcuno che lo segua; non ha idee, non sa neanche lui ciò che vuole, poiché cambia idea ogni due secondi.
E' tutto ed il nulla; il vuoto, che strilla a più non posso, provocando solo fastidio e noia per imporre la sua opprimente e pesante presenza.
E' un "ossimoro- una lucida pazzia" vivente, forse è questa l'unica definizione che gli calzi a pennello.

C.

Fiori per i riti funebri dei Neanderthal. -


Ricostruzione artistica di una cerimonia di sepoltura dei Neanderthal (fonte: Karen Carr)

I resti degli uomini dei Neanderthal nella grotta di Shanidar
(fonte: Graeme Barker)

Grotte come cimiteri, lo indica una nuova sepoltura.

I Neanderthal continuano a sorprendere: un fossile di 70.000 anni fa scoperto nel Kurdistan iracheno, nella grotta di Shanidar già nota per i resti di altri Neaderthaliani, contiene la testimonianza che i riti funebri comprendevano dei fiori. La stessa grotta aveva la funzione di un cimitero. La scoperta è frutto di un rocambolesco scavo archeologico cominciato nel 2014, interrotto poco dopo a causa degli attacchi dell'Isis e ripreso nell'anno successivo. Pubblicato sulla rivista Antiquity, il risultato si deve agli archeologi coordinati da Graeme Barker, dell'università britannica di Cambridge.

"Negli ultimi anni abbiamo avuto prove crescenti che i Neanderthal erano più sofisticati di quanto si pensasse, dai disegni nelle caverne, all'uso di conchiglie a scopo decorativo", rileva la prima autrice dello studio, Emma Pomeroy dell'università di Cambridge. 
"Se gli uomini di Neanderthal usavano la grotta di Shanidar come sito per il rito sepolcrale dei loro morti, questo - ha aggiunto - suggerisce una complessità culturale di alto livello".

La grotta di Shanidar è nota dagli anni '50, quando l'archeologo americano Ralph Solecki scoprì resti di dieci fra uomini, donne e bambini di Neanderthal. Alcuni erano raggruppati e uno degli scheletri era circondato di polline. Solecki affermò che questo mostrava che i Neanderthal seppellivano i loro morti e avevano riti funebri nei quali usavano fiori. La "sepoltura dei fiori" in particolare aprì una lunghissima controversia sul fatto che questi uomini primitivi fossero davvero capaci di tali raffinatezze culturali.

Più di 50 anni più tardi gli archeologi sono ritornati a scavare nella grotta e hanno scoperto il cranio e le ossa del tronco quasi completo di un altro Neanderthal. Le prime analisi suggeriscono che è un adulto di mezza età ma ancora non è stato determinato il sesso.

Quattro dei Neanderthal, tra cui la "sepoltura dei fiori" e l'ultima scoperta, sono raggruppati e questo secondo gli esperti solleva la questione se gli uomini di Neanderthal tornassero nello stesso punto nella grotta per interrare i loro morti.


https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/ragazzi/news/2020/02/18/fiori-per-i-riti-funebri-dei-neanderthal-_7155928f-b180-4765-bd0e-cead27479235.html

I pop corn? Oggi se li mangia Salvini. - Roberta Labonia



Ahimè ho letto le anticipazioni della comparsata di Renzi Matteo da Vespa di questa sera (la puntata registrata sta andando in onda ora ad uso masochisti, io me la risparmio ). Dai termini usati e dai temi trattati nel salotto buono di Rai Uno, subito dopo avere ancora una volta votato insieme alla Lega per l’abrogazione della Riforma della prescrizione Bonafede, appare evidente che il rignanese sull’Arno si sta giocando il tutto per tutto. Senza ritegno e plateale strafottenza sta alzando la posta con la pretesa di giocare al gatto e il topo (il topo sarebbe l’Esecutivo).

“Per amor di patria”, parole sue, Renzi voterà il decreto sulle intercettazioni. Ma è con Conte che gioca sporco. Non si alza la mattina pensando di farlo cadere, dice, però lo sfida in sostanza a presentarsi in Parlamento e verificare se ha ancora i numeri per governare. Poi gli tende l’amo: se è disponibile a intraprendere la strada della riforma del premierato se ne può parlare, lui continuerebbe a governare ma con un patto riformista da realizzare insieme alle opposizioni.

Vuole “lo sceriffo d’italia” Renzi, uno direttamente votato dagli italiani. Insomma, ritornando sul luogo del delitto, il bomba rilancia un altra riforma costituzionale: vuole apparecchiare la poltrona a quello che pochi mesi fa chiedeva “i pieni poteri”, il suo fratello diverso, l’altro Matteo. Vespa gli alza la palla e lui precisa: si potrebbe fare un Nazzareno bis, lo stesso che lui chiuse con Berlusconi con i buoni uffici del pontiere Verdini, l’ex senatore condannato, oggi suocero in pectore del Capitone Salvini (le vie del Signore sono infinite….). Tanto, sostiene il leader del partito degli affari, questo Governo a casa non ci vuole andare. Con il taglio dei parlamentari ci sarebbe una moria di senatori e deputati, primi fra tutti quelli dei 5 Stelle (li quota max al 10%).

Le cose sono due, anzi tre: o Renzi è in preda ad un delirio che lo fa estraniare da quel consenso omeopatico di cui dispone, o Salvini gli ha promesso qualcosa se riesce a far cadere il Conte II, oppure bluffa.

Fatto sta che subito dopo mette a segno altre due pugnalate irricevibili:
– entro Pasqua se il governo non ritira la riforma sulla prescrizione lui sfiducera’ Bonafede (ma, con parole vagamente intimidatorie, auspica che prevalga il buonsenso).
– sempre in primavera proporrà l’abolizione del reddito di Cittadinanza.
Oggi, sostiene, un mafioso ha dichiarato di prenderlo. È un fallimento, dice (lo andasse a dire a 2,5 mln di poveri), va smontato e le risorse impegnate sull’abbassamento delle tasse alle imprese. (Son sicura, nel dirlo non è neanche arrossito). Quindi la palese derisione: ci hanno provato a sostituirci, ma non ce l’hanno fatta. Non c’è nulla di male nel farlo, dice. Ma la prossima volta dovranno essere sicuri di riuscirci….

Mi auguro che i toni di queste dichiarazioni, sfrontate, arroganti quanto irrispettose verso un Governo a cui il senatore semplice di Scandicci aveva dato la fiducia con la riserva mentale di rinnegarla il giorno dopo, inducano Conte ad un passo risolutivo. So di ripetermi, ma occorre che si vada alla conta in Parlamento. Immaginare di continuare a governare con questa spina nel fianco è impensabile. Non so come andrà a finire, non so se ci sarà la possibilità di captare voti in libera uscita in Senato (i cosidetti “responsabili”). So solo che continuare a sottostare alle smanie di grandeur di un soggetto dall’io ipertrofico, una versione ammalorata di Macron, è un umiliazione che questo Esecutivo non può permettersi se vuole mantenere la sua dignità.

L’opposizione, la peggiore, Conte oggi c’è l’ha in casa e quello che adesso si sta mangiando i pop corn è Salvini. Sa che c’è uno che sta lavorando per lui seduto a palazzo Chigi.

https://infosannio.wordpress.com/2020/02/20/i-pop-corn-oggi-se-li-mangia-salvini/

Panzanavirus. - (pressreader.com) – di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano



Chi, fra qualche anno, farà l’inventario dei danni inferti a questo povero Paese dai due Matteo si domanderà come sia stato possibile che negli anni 10 del Secondo millennio due mitomani di quel calibro godessero di tanto spazio e credito non fra gli psichiatri, ma nell’establishment, dunque nei media, quindi fra gli elettori.
Oggi pare impossibile, ma fino a due anni fa un caso umano come il Matteo minor che sta rottamando il suo governo a maggior gloria del Matteo maior dettava la linea a tutte le élite imprenditoriali, finanziarie, giudiziarie, politiche ed editoriali. Pronte a tutto pur di compiacerlo, anche a trasformare i suoi peti in Chanel n. 5.
Il caso Consip, che il Fatto racconta fin dal primo giorno, è il perfetto paradigma di questo monumentale tradimento della verità e della decenza. Come sa chi ci legge e non sa chi legge certi giornaloni, il gip romano Gaspare Sturzo ha appena demolito le non-indagini della Procura di Roma per aver salvato dai guai Tiziano Renzi, Verdini e altri a colpi di errori e omissioni mentre indagava su chi aveva osato scoprire lo scandalo: dal pm Woodcock (con l’amica Sciarelli) al capitano Scafarto. Noi quelle nebbie e quelle sabbie le abbiamo raccontate giorno per giorno, mentre giornali e tv fabbricavano il dogma dell’Immacolato Pignatone e la leggenda del Santo Rottamatore.
L’11 aprile 2017 si scoprì che Scafarto, nell’informativa su migliaia di intercettazioni, aveva invertito i nomi di Bocchino e Romeo (riportandoli correttamente nelle trascrizioni allegate) e fu indagato per falso e cacciato dall’Arma, Renzi gridò al complotto contro il su babbo. A Tg3 Lineanotte un Maurizio M’annoi insolitamente vispo trillò: “Colpo di scena! Tiziano Renzi non c’entra!”. Poi riportò come oracolo il commento di San Matteo Martire: “Mio padre ha pianto, Grillo vergognati” (così, a cazzo). Francesco Verderami del Corriere si unì al festino: “C’è un giudice a Roma: il procuratore Pignatone!” (che poi era il pm). Umberto De Giovannangeli della fu Unità denunciò i “corpi dello Stato manipolatori”, roba da “Repubblica delle banane”, ergo aboliamo la cronaca giudiziaria (“basta pubblicare i brogliacci delle Procure”). Repubblica titolò in prima pagina: “Due carte truccate”, “Finti 007 e intercettazioni: così hanno manipolato le carte per coinvolgere Palazzo Chigi”. E sentenziò a firma Carlo Bonini: “Sembra una faccenda uscita dalla sentina dei giorni peggiori della storia repubblicana”. Un carabiniere che inverte due nomi paragonato al Piano Solo, al golpe Borghese, alla strategia della tensione, alle stragi di Stato, alla P2, forse al caso Moro.
Con i verbi all’indicativo: Scafarto “ha costruito consapevolmente due falsi” per incastrare i Renzis e “alimentare una campagna di stampa” con una “velenosa polpetta propinata a due Procure e al Fatto ‘in esclusiva’”. Il 15 settembre 2017 il Giornalone Unico sparò in prima che la pm di Modena, Lucia Musti, aveva lanciato al Csm accuse gravissime a Scafarto e al suo ex comandante Sergio De Caprio (il capitano “Ultimo”). Corriere: “La pm accusa i carabinieri del caso Consip: erano degli esagitati, puntavano a Renzi”. Repubblica: “Scafarto e Ultimo mi dissero: vogliamo arrivare a Renzi”. Messaggero: “Scafarto al pm: ‘arriveremo al segretario Pd’”. Secondo Repubblica, la Musti attribuiva a De Caprio e Scafarto la seguente frase (a più bocche, come Qui, Quo e Qua): “Dottoressa, lei se vuole ha una bomba in mano. Lei può farla esplodere. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi”.
Renzi tuonò: “Lo scandalo Consip è nato per colpire me, ma colpirà chi ha falsificato le prove contro il premier. Io so bene chi è il mandante. Ma voglio che siano le istituzioni a fare chiarezza”. Orfini rincarò: “Watergate italiano, eversione, attacco alla democrazia”. Zanda, Fassino e Nencini: “Complotto”. Repubblica titolò in prima: “Caso Consip, manovre e veleni. Renzi: creato solo per colpirmi”. Il direttore, nell’incredibile editoriale “La democrazia anormale”, riuscì a infilare tutto l’armamentario berlusconiano anti-giudici: “Sconvolgente manipolazione delle carte giudiziarie” per “affondare” e “disarcionare un primo ministro” cioè Renzi (che si era già affondato e disarcionato da sé, col referendum del 4 dicembre 2016 e le dimissioni da premier, due settimane prima dello scoop del Fatto e del successivo errore del capitano); “pezzi di apparati che, come troppe volte nella storia d’Italia, agiscono in modo deviato ed eversivo”; “metodo a strascico… con intercettazioni telefoniche e ambientali”; e naturalmente giustizia a orologeria nel “dicembre 2016, un mese politicamente decisivo per il Paese… Perché la ‘bomba’ scoppi, il Fatto avvisa della tempesta”. Poi la Musti smentì di aver mai detto quelle cose al Csm: la “bomba” di cui le parlò Ultimo, presente Scafarto, non era il caso Consip, ma l’inchiesta sulla coop rossa Cpl Concordia. Il nuovo Piano Solo era un Piano Sòla. Il nuovo Watergate, un Waterclosed. E la bomba un’autobomba del Bomba e dei suoi manutengoli a mezzo stampa. Risultato: Scafarto prosciolto da ogni accusa e reintegrato nell’Arma; Woodcock e Sciarelli archiviati; archiviazione di babbo Renzi e Romeo respinta dal gip, che ordina alla Procura di fare quel che non ha fatto in due anni, cioè indagare su entrambi e pure su Verdini.
E i giornaloni? Sopire e troncare. Nemmeno una riga in prima pagina, per carità. Il Corriere si salva con mezza pag. 21. Il Messaggero fa un bassetto a pag. 12. La Stampa un trafiletto a pag. 8. E ora pronti col microscopio elettronico per Repubblica: una breve di 17 righe a pag. 25, senza il nome di Renzi sr., accanto a notizioni tipo “Carpi, pietre contro il treno e selfie sui binari: denunciato 14enne”.
A proposito: com’era quella storia sulle fake news di Putin?

https://infosannio.wordpress.com/2020/02/20/panzanavirus/

mercoledì 19 febbraio 2020

REFERENDUM TAGLIO DEI PARLAMENTARI 2020 : COME VOTARE



Votare SI, si conferma la volontà di tagliare il numero dei parlamentari; votare NO si conferma la volontà di mantenere il numero dei parlamentari (di conseguenza i costi) in Parlamento.

Renzi annuncia rinforzi ma il Governo ormai può andare avanti anche senza di lui. Contro Conte l’ex rottamatore può finire davvero rottamato. - Gaetano Pedullà

MATTEO RENZI

Matteo Renzi sembra comportarsi proprio come quei bambini che quando fanno un capriccio prima di ritornare sui loro passi, per non perdere la faccia, devono dimostrare di aver ottenuto qualcosa. Non importa quanto grande. è quanto ha fatto al Senato con quella che è parsa un’impuntatura su un passaggio relativo all’uso delle intercettazioni (leggi l’articolo) per poi convergere su un testo rimaneggiato due volte con un’aggiuntina finale da parte dei renziani. E l’impressione è che questa tattica la riproponga sui vari dossier in campo: fisco, scuola, salute, sicurezza, riforme, giustizia, autonomia, a cui sono dedicati i vari tavoli tematici del governo con Iv sempre presente.
Ma il duello a distanza tra il premier Giuseppe Conte e il senatore di Rignano continua ed è di quelli che logorano. Un drappello composto da ex M5S, transfughi di FI (e forse Iv) sarebbe pronto ad andare in soccorso del Governo. E benché tutti gli interessati smentiscano, sarebbero pronti a uscire allo scoperto al momento opportuno. I senatori pronti a proteggere la maggioranza andrebbero dai dieci ai quindici. In barba alla campagna acquisti di Renzi che conquista la deputata di Leu Michela Rostan e Tommaso Cerno, senatore Pd. Nuovi ingressi che galvanizzano l’ex premier che annuncia per oggi dal salotto di Bruno Vespa l’annuncio di qualcosa “che può avere un senso per il prosieguo della legislatura”.
Appoggio esterno al governo? Forse sì, forse no. Probabilmente si tratterà dell’ennesimo ultimatum a Conte accusato di non far ripartire il Paese e di averlo fatto piombare in un immobilismo improduttivo. “Se c’è un governo senza di noi, noi rispettiamo il Parlamento. Però se non hanno i numeri e se siamo decisivi per la maggioranza, allora dico: ‘Ascoltate anche noi’…”, sentenzia Renzi. Il premier continua a lavorare a testa bassa: “Personalmente ho sempre preferito impiegare tempo e risorse per lavorare e non per alimentare polemiche”, dichiara. Ma non ha nessuna intenzione di farsi logorare dal senatore fiorentino. E non esclude di poter andare alle Camere a chiedere un voto sull’Agenda 2023. “Tutte le forze hanno condiviso l’obiettivo di imprimere la massima accelerazione all’agenda di governo”, dice aprendo il tavolo sulla giustizia cui partecipano Maria Elena Boschi e Lucia Annibali per Iv.
E sulla giustizia, ovvero sulla prescrizione, Renzi non intende mollare. Oggi si vota la fiducia sul Milleproroghe e il cosiddetto Lodo Annibali, cioè la sospensione per un anno dell’efficacia della legge Bonafede, torna in aula come ordine del giorno al decreto e sarà posto ai voti. Assieme a un altro, sulla stessa scia, di Forza Italia. A fine mese poi a Montecitorio in aula si voterà il ddl Costa (FI) che cancella la riforma pentastellata. Iv ha fatto sapere che voterà a favore. Nessuna speranza che passi, ma il voto dei renziani potrebbe in quel caso rendere evidente una rottura a livello politico. Di cui verrà chiesto conto a Renzi. Sempre che questi non formalizzi già stasera da Vespa l’addio.
Slitta al 27 la votazione per il rinnovo dell’Agcom e del Garante della privacy. In maggioranza, causa soprattutto Iv, l’accordo sembra lontano. Sul presidente di Agcom, tra le altre cose, serve il sì dei due terzi delle commissioni parlamentari Lavori pubblici. C’è chi accusa l’ex premier di forzare per strappare più nomine. A fine marzo si rinnoveranno i ponti di comando delle grandi partecipate pubbliche: Enel, Eni, Poste, Mps, Terna, Enav.

martedì 18 febbraio 2020

A 50 km da Göbekli Tepe: le enigmatiche sculture di Nevali Cori. - Sabina Marineo


Carta della Penisola Anatolica. A nord-est, nei pressi di Sanliurfa, il sito di Göbekli Tepe. A poca distanza, a nord-ovest di Göbekli Tepe, il sito di Nevali Cori oggi sommerso dalle acque.

Situato sulle allora fertili pendici dei monti Tauro e attraversato dal fiume Kantara, un affluente dell’Eufrate, l’insediamento di Nevali Cori si trovava in una posizione strategica. Ma se migliaia di anni fa il corso d’acqua aveva invitato i primi agricoltori a costruirvi il loro insediamento, nella seconda metà del XX secolo furono proprio quelle stesse acque a decretarne la definitiva sparizione.
le enigmatiche sculture di Nevali Cori
Probabilmente una struttura sacra, il misterioso edificio rettangolare portato alla luce a Nevali Cori. Nel centro è ancora visibile un pilastro del tipo di Göbekli Tepe. Nella fossa vuota si ergeva un tempo il suo gemello.

Sin dal 1975 le autorità turche avevano incaricato l’archeologo tedesco Harald Hauptmann, dell’Università di Heidelberg, di mettere in salvo i reperti archeologici della regione. Il team diretto dal professor Hauptmann lavorava in collaborazione con il Museo Archeologico di Sanliurfa. Poi, in vista della costruzione della Diga di Atatürk, la situazione precipitò. Era inevitabile che le acque trattenute dall’imponente barriera, generando un enorme lago artificiale, inghiottissero il territorio anatolico, facessero sparire centri abitati e vestigia del passato. Bisognava salvare il salvabile senza perdere tempo. Dunque furono organizzate a Nevali Cori sette campagne di scavo, dal 1983 al 1991. Una corsa contro il tempo: recuperare il più possibile dal sito archeologico prima che fosse troppo tardi.
Più di 100.000 oggetti furono messi in salvo dal team di Hauptmann mentre il livello delle acque aumentava con una velocità di dieci centimetri al giorno. Nella primavera del 1992 Nevali Cori sparì, portando via con sé l’eco di presenze millenarie. Oggi nel Museo Archeologico di Sanliurfa, accanto ai reperti mozzafiato della vicina Göbekli Tepe, è possibile ammirare anche quelli non meno intriganti recuperati a Nevali Cori.
le enigmatiche sculture di Nevali Cori                    Testa di animale selvatico, forse predatore. Nevali Cori. ca. 8600 a. C.
Il sito fu abitato dall’8600 all’8000 a. C., ciò significa che Nevali Cori è uno dei centri abitati più antichi di cui si abbia notizia. In seguito ai lavori di scavo di Hauptmann, vennero alla luce delle capanne più antiche di pianta rotonda e più di 20 edifici più “recenti” di pianta rettangolare e fondamenta in pietra che misuravano in media 18 x 6 metri e circa 2 m di altezza. Erano stati costruiti a una certa distanza l’uno dall’altro, come dei bungalow. Il tetto era fatto di travi di legno, canne e fango poggiato su una struttura in muratura. L’interno della casa standard era costituito da una stanza principale di abitazione e altre due o tre camere che espletavano la funzione di officine e/o magazzini per le provviste.
Sotto la pavimentazione della stanza principale, vi era un’ingegnosa rete di intercapedini, attraverso le quali circolava l’acqua del fiume Kantara e che costituiva, quindi, un sistema di climatizzazione anti litteram. Un’ottima soluzione, sia per gli abitanti che ne approfittavano nei periodi più caldi, sia per la conservazione delle provviste alimentari. I focolari erano posizionati fuori dalle case, all’aperto. Sotto la pavimentazione delle abitazioni furono trovati inoltre resti di sepolture, ad alcuni dei defunti era stata asportata la testa.
Anche un edificio di culto emerse dalle polveri dei millenni, una costruzione situata a sud-est dell’area abitata con pavimento a terrazzo, di pianta perfettamente quadrata e una lunghezza di 13 m. Soprattutto qui si evidenziò il collegamento stretto con la vicina Göbekli Tepe. Nel mezzo di questo santuario si ergeva infatti un enorme pilastro a forma di tau, proprio come quelli che caratterizzano i templi di Göbekli Tepe. Doveva trattarsi di genti che si riconoscevano nella medesima cultura.
le enigmatiche sculture di Nevali Cori   Scultura itifallica. Nevali Cori
Una decina di millenni fa, l’insediamento di Nevali Cori era circondato da ampi terreni fertili su cui sorsero i primi campi che costituivano la base economica di una popolazione di cacciatori sempre più dedita alla coltivazione di grano e spelta e all’allevamento del bestiame. Di quali animali si nutrivano gli abitanti di Nevali Cori? In base alle ossa ritrovate in situ, gli archeologi hanno rilevato la presenza di capre, pecore, manzi (gli stessi manzi che, un giorno, avrebbero “conquistato” l’Europa) e maiali. I resti fossili hanno segnalato tuttavia anche il grande consumo di selvaggina, che rivestiva un ruolo predominante nella dieta alimentare di queste genti. Cacciavano gazzelle, uri, cavalli, cinghiali, cervi e lepri. Stiamo parlando infatti del periodo di transizione da un tipo di società di cacciatori raccoglitori ad una basata in primis sull’economia agricola.

Stessi pilastri, un culto comune. Ma prevale la dimensione umana.

Dunque, come ho scritto più sopra, il pilastro a forma di tau scoperti a Nevali Cori rappresenta la continuità del pensiero religioso-culturale di Göbekli Tepe. Anch’esso è antropomorfo. Osservandolo attentamente, si distinguono i rilievi delle braccia e delle mani. Anch’esso è acefalo. Ma altre sculture di Nevali Cori muovono un passo in altra direzione. Se i pilastri di Göbekli Tepe rappresentavano individui appartenenti a un’altra dimensione dal valore esclusivamente simbolico, le sculture di Nevali Cori mostrano invece individui più vicini, nella loro completezza, con volti umani, anche se ancora intrappolati nell’universo magico del sacro. Gli archeologi Thomas Voß e Michael Zech osservano a tale proposito:
“Le circa 700 figurine di terracotta scoperte a Nevali Cori evidenziano questo: 30 di esse rappresentano animali e 670 individui dalle sembianze umane suddivise, a parità di numero, in donne nude e uomini vestiti di una corta gonna. Figure di questo tipo suggeriscono un immaginario imperniato sullo sciamanismo, in cui, come a Göbekli Tepe, un ruolo predominante spetta ai serpenti e agli uccelli. ”
le enigmatiche sculture di Nevali Cori  Testa umana. Nevali Cori.
Figurine di terracotta trovate al di fuori delle abitazioni, in pozzi comuni, per lo più rotte, come se fossero state volutamente spezzate e gettate lì dopo aver perduto il loro valore, la funzione magica originaria. Le figurine femminili rappresentano sculture di donne incinte, donne con un bimbo in grembo, donne sedute. Tenendo conto della pari frequenza di immagini maschili e femminili, si potrebbe pensare che avessero avuto un significato allegorico, rappresentativo, usate nel corso di cerimonie religiose/magiche concernenti entrambi i sessi, come ipotizza l’archeologo Michael Morsch.
E chi mai avrà rappresentato la misteriosa testa umana trovata invece nella nicchia dell’edificio di culto? Più grande di una testa di grandezza naturale, di essa si è conservata soltanto la parte posteriore. Calva, liscia, attraversata da un serpente che striscia verso l’alto. Lo stesso serpente che così spesso appare sui pilastri di Göbekli Tepe. Il frammento di una ciotola di pietra calcarea è splendido e intrigante allo stesso tempo. Ornato da un rilievo che mostra individui dal grosso ventre, danzanti spalla a spalla accanto a tartarughe. Donne incinte? Il richiamo a un rito della fertilità? Nel medesimo edificio di culto vennero alla luce anche i frammenti di un’altra singolare scultura. Una sorta di palo-totem, formato da teste umane sormontate da un uccello. Un reperto unico nel panorama dell’archeologia preistorica in terra d’Anatolia.
Poi c’è un’altra testa, questa volta con un volto, denominata scherzosamente la “Monna Lisa di Nevali Cori” e misura circa 50 cm di altezza: la testa di una donna i cui capelli sono raccolti in una complicata pettinatura, forse tenuti insieme da una retina, sulla sommità del capo. E un’ulteriore sorpresa. Osservando con maggiore attenzione, sembra di riconoscere i contorni d un uccello che tiene fra le zampe il volto della Monna Lisa di Nevali Cori. Un altro volto, ancor più misterioso, rivela soltanto lineamenti schematici. Forse rappresentava una maschera usata durante le cerimonie sacre? Oppure il volto di un defunto?
Nevali Cori. L’importanza di questo sito è evidente, soprattutto in quanto testimone di quel fatidico passaggio dalla vita nomade dei cacciatori raccoglitori a quella sedentaria agricola degli allevatori di bestiame anatolici che, nel corso dei millenni, esportarono le loro tecnologie in Europa, dando luogo a quella che viene chiamata la “rivoluzione neolitica”. Dall’Anatolia alla Grecia, sino all’Europa centro-orientale, là dove si diffondeva la Cultura della ceramica lineare, là dove sorgevano le prime comunità agricole danubiane.
 Parte posteriore di testa umana con serpente. Nevali Cori. Fu scoperta in una nicchia dell’edificio rettangolare. Impressionante è lo stile scultoreo del serpente che richiama subito alla mente i rilievi di Göbekli Tepe.
Ora Nevali Cori si nasconde sotto un ampio specchio d’acqua. Il terzo lago, per grandezza, della Turchia. In una vecchia intervista rilasciata alla rivista “Spiegel” nel 1991, il professor Hauptmann si dimostrava piuttosto ottimista. Si diceva convinto che, fra due o tre generazioni, gli agenti erosivi avrebbero messo fine alla funzione di contenimento della diga di Atatürk, liberando le acque. Nuove generazioni di archeologi avrebbero potuto riprendere i lavori a Nevali Cori. Ma la diga, una delle più grandi del mondo, il pomo della discordia fra la Turchia e le nazioni vicine nella feroce guerra per l’acqua e l’economia agricola, è ancora là. Nonostante l’erosione distrugga poco a poco le rive del lago che si sgretolano e precipitano nelle acque. E Nevali Cori aspetta.