domenica 6 dicembre 2020

Bimba di 6 mesi salvata con il farmaco più costoso al mondo.

 

Affetta da atrofia muscolare spinale (Sma). La terapia corregge il problema genetico, 1,9 milioni di euro per singolo trattamento.

All'ospedale pediatrico Santobono di Napoli, una bambina di meno di sei mesi con atrofia muscolare spinale (Sma) è stata sottoposta ad una terapia genica - secondo quanto riferiscono fonti del nosocomio - estremamente innovativa, autorizzata in Europa a maggio scorso e in Italia il 17 novembre. E' - riferiscono al Santobono - il primo trattamento di questo tipo effettuato nel nostro Paese.

L'atrofia muscolare spinale di Tipo 1 è una gravissima malattia genetica neuromuscolare, insorge subito dopo la nascita e causa una progressiva debolezza muscolare che compromette respirazione e deglutizione, causando la morte entro 2 anni.

Il farmaco somministrato al Santobono di Napoli, considerato il più costoso al mondo - 1,9 milioni di euro per singolo trattamento - corregge il problema genetico, determinando la completa regressione della malattia. Questa terapia, infatti, si basa su un vettore virale reso inoffensivo e utilizzato come navetta per veicolare il gene umano mancante nelle cellule motorie del midollo spinale, permettendo di produrre la proteina mancante in questa malattia.
Dice Anna Maria Minicucci, commissario straordinario dell'azienda Santobono Pausilipon "Ringrazio la Regione, il Servizio farmaceutico diretto da Ugo Trama e tutto il personale sanitario infermieristico ed amministrativo dell'azienda che si è impegnato per raggiungere questo importante risultato di cura ed innovazione per una grave malattia genetica. Questo traguardo si aggiunge ai molti conseguiti in questi anni dall'Aorn Santobono Pausilipon di Napoli, consolidatasi ormai a pieno titolo tra le più importanti realtà sanitarie pediatriche italiane ed europee".
Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, dichiara: "Un'altra straordinaria dimostrazione di eccellenza della Sanità campana. Un lavoro di equipe ancora più significativo, se si considera l'età della bambina e la possibilità offerta dal Santobono di poter praticare, prima volta in Italia, una terapia all'avanguardia che ha portato alle dimissioni della piccola paziente. Desidero ringraziare la direzione strategica, i medici e tutto il personale del Santobono, per questo ulteriore grande risultato ottenuto".

La bimba è già tornata a casa. Il rientro nell'abitazione coi genitori dopo che sono stati monitorati per una settimana di effetti collaterali connessi alla somministrazione del farmaco. Il rapido utilizzo di questo farmaco al Santobono è stato reso possibile, si sottolinea, "grazie ad un eccezionale lavoro di squadra che ha coinvolto il settore farmaceutico Regionale, i servizi interni all'Azienda Ospedaliera: Acquisizione Beni e Servizi, Farmacia Ospedaliera, Direzione Aziendale e Sanitaria e tutta l'equipe della UOC Neurologia diretta dal dottor Antonio Varone". "Negli ultimi anni l'introduzione di terapie innovative - rileva Varone - ha contribuito a cambiare radicalmente la storia clinica della patologia, che rimane a oggi una tra le prime cause di mortalità infantile. L'avvento di tali soluzioni terapeutiche rende quanto mai attuale la necessità di una sempre maggiore sensibilizzazione nei confronti della diagnosi precoce realizzabile attraverso l'implementazione di progetti di screening neonatale".
Luigi, papà della piccola, aggiunge: "Ringrazio il dottor Varone, che dall'inizio ha sostenuto e sostiene la nostra battaglia contro la SMA. All'inizio sembra tutto nero ... Un tunnel senza fine... Adesso grazie a questo farmaco arrivato prima dei sei mesi della piccola Sofia tutti possiamo sperare e vedere alla fine del tunnel la luce tanto attesa. Spero che la nostra piccola possa far da guida a tutti gli altri affetti da questa malattia. Un ringraziamento anche tutti gli infermieri del reparto neurologia".

https://www.ansa.it/campania/notizie/2020/12/06/bimba-di-6-mesi-salvata-con-il-farmaco-piu-costoso-al-mondo_47d2e1bd-2450-4c47-98d3-5d558583aa6d.html

Il fiume Panaro rompe gli argini, evacuazioni nel Modenese. Pericolo valanghe molto forte sulle Dolomiti di Sesto.

 

Il fiume Panaro rompe gli argini, evacuazioni nel Modenese. Pericolo valanghe molto forte sulle Dolomiti di Sesto.

Già caduti 140 cm di neve, attesi altri 110 cm. Il maltempo provoca l'interruzione della ferrovia del Brennero. Allagamenti e frane in Sicilia, Eolie isolate.

Italia flagellata dal maltempo da Nord a Sud. La pioggia non smette di battere, facendo esondare i fiumi nel modenese dove sono state evacuate 60 famiglie. "A causa del rischio di frane e valanghe provocato dal maltempo di queste ore invito tutti i cittadini ad evitare di dirigersi verso il bellunese".

Lo dice all'ANSA il presidente del Veneto, Luca Zaia, sulla scorta degli aggiornamenti sulla situazione nella provincia di Belluno, dove collegamenti e viabilità sono in crisi per le piogge, le nevicate e i conseguenti smottamenti.

Sulle Dolomiti di Sesto, come anche sulle Dolomiti tra la Marmolada e Fiera di Primiero il pericolo valanghe è "molto forte" (grado 5 di 5). Nel resto dell'Alto Adige, ad esclusione della val d'Adige, è invece "forte" (grado 4 di 4). Nelle regioni più colpite sono caduti da 80 a 140 cm di neve. In molte regioni domenica cadranno da 60 a 110 cm di neve, localmente anche di più. A rendere ancora più difficile la situazione il forte vento da sud che causa accumuli di neve. 

La rottura dell'argine del fiume Panaro che ha prodotto una copiosa uscita d'acqua è avvenuta nel territorio comunale di Castelfranco Emilia, a poca distanza da Nonantola e da Modena. Sono state predisposte, nel rispetto della normativa vigente relativa all'emergenza covid, tre strutture dedicate all'accoglienza di eventuali sfollati: il PalaReggiani, la Palestra delle Scuole Guinizelli e la Palestra delle Scuole "Rosse". E' chiuso un tratto della ferrovia tra Castelfranco e Modena e sono state chiuse alcune strade: via Bonvino, via Viazza e via Tronco, che sono sott'acqua. Sul posto vigili del fuoco e protezione civile per assistere la popolazione. Aipo sta intervenendo sull'argine.

Da 48 ore i vigili del fuoco sono impegnati nel Centro-Nord in interventi di soccorso dovuti al maltempo che sta colpendo Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia e Toscana. Oltre 2.200 gli interventi effettuati.

Un piccolo ponte su un torrente è crollato ieri sera a causa del maltempo nella zona di Belluno, facendo precipitare nel greto un mezzo dei vigili del fuoco, vuoto perché i tre occupanti si erano già messi al sicuro. E' accaduto ieri sera a Gosaldo, ma si è appreso stamane. Il ponte collega la frazione di Rent - rimasta isolata - ad un altro abitato di Gosaldo. Da ieri sera i pompieri hanno compiuto 130 interventi per il maltempo nel bellunese, 50 le squadre al lavoro.

Il fiume Panaro rompe gli argini, evacuazioni nel Modenese - Sono in corso le evacuazioni di abitanti nella zona tra Gaggio e Nonantola, nel Modenese, per la rottura dell'argine del fiume Panaro. Lo annunciano i vigili del fuoco, spiegando che sul posto sono state inviate sezioni operative dalla Toscana e dal Piemonte.

Interrotta ferrovia del Brennero - Per motivi di sicurezza la linea ferroviaria del Brennero è interrotta tra Bolzano e il confine di stato. Da ieri sera sono anche bloccate l'autostrada A22 in direzione nord tra Vipiteno e Brennero e la statale in entrambe le direzioni tra Colle Isarco e il confine di Stato. L'Austria per questo motivo attualmente non è raggiungibile tramite il valico. Numerose le località isolate in Alto Adige.

Allagamenti e frane in Sicilia, Eolie isolate - Due frane si son verificate nel Palermitano, sulle statali Palermo-Sciacca e Termini Imerese-Caccamo. La prima ha interessato il tratto nei pressi di Ponte Balletto, tra San Cipirello e Camporeale. Numerosi gli allagamenti a Palermo: a Mondello (nella zona di piazza Valdesi, viale Regina Elena e principe di Scalea), a Partanna Mondello, in via Messina Marine (nei pressi dell'ospedale Buccheri La Ferla). Chiusa al traffico via Imera. A Messina e provincia strade allagate e frane a Terme Vigliatore, a Basicò, Novara di Sicilia e Tripi. Fermi da ieri pomeriggio i collegamenti con le Eolie a causa del forte vento di Scirocco. Nella città dello Stretto l'amministrazione comunale ha disposto la chiusura dei cimiteri e delle ville comunali, dato che anche per oggi c'è un grado di allerta arancione. Rinviata la campagna di screening Covid-19 per gli studenti, prevista oggi e rimandata a domani. Sempre per il maltempo, a Messina, di nuovo chiuso il porto di Tremestieri. Le navi sono dirottate al porto storico e alla rada San Francesco, di conseguenza i tir attraversano il centro città. A Messina frane e allagamenti, evacuate alcune abitazioni.

A Roma disposta la chiusura degli accessi alle banchine del Tevere - "La Protezione Civile di Roma Capitale ha disposto la chiusura degli accessi alle banchine del Tevere, sulla base dell'informativa del Centro Funzionale Regionale, emessa alle 4:05 del 6 dicembre, con la quale viene comunicato che, a seguito delle piogge che hanno interessato e interessano il bacino del fiume Tevere e dei suoi principali affluenti, si prevede che dal pomeriggio/sera di domenica 6 dicembre 2020 i livelli idrici del Tevere potranno interessare parzialmente le banchine del tratto urbano nelle zone più depresse. La quota iniziale di allagamento delle banchine del tratto urbano presso la stazione idrometrica di Ripetta è stata individuata a m. 7,00". Lo comunica il profilo Twitter ufficiale del Comune di Roma.

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/12/06/pericolo-valanghe-molto-forte-sulle-dolomiti-di-sesto_d69c0d10-289e-4a15-bc17-8497cf39659e.html

Che faccio, compro?. - Marco Travaglio

 

Dopo le ultime performance sui vaccini antinfluenzali, più introvabili della pietra filosofale, si pensava che Giulio Gallera avesse definitivamente scalzato Attilio Fontana nell’ambìto ruolo di capocomico del duo “I Nuovi Legnanesi”. Invece, con una zampata da grande guitto, lo sgovernatore ha scavalcato l’assessore proprio sul finale, ricacciandolo al rango di spalla. La sua lettera ai quattro pm che l’hanno indagato per frode in pubbliche forniture per la commessa dei camici, affidata senza gara dalla sua Regione alla ditta di suo cognato, si inscrive nella nobile tradizione di quella di Totò e Peppino alla malafemmina e di Benigni e Troisi a Savonarola. Titolo: “Che faccio, compro?”. Trama, semplice e travolgente: il presidente leghista, dopo averlo negato per mesi, si accorge finalmente che il “modello Lombardia” non riesce neppure a vaccinare dall’influenza medici, infermieri e i malati cronici over 80: “Regione Lombardia si trova, ancora una volta, al centro di un problema emergenziale relativo al vaccino antinfluenzale”, la cui “reperibilità è, come è noto, assai problematica”. Ma, anziché guardarsi allo specchio e sputarsi solennemente in un occhio per manifesta incapacità, magari invitando alla cerimonia anche Gallera, se ne lagna con gli “Ill.mi Magistrati”, che non c’entrano una mazza. E – dopo aver tentato invano di far importare dei vaccini indiani da un dentista di Bolzano (non autorizzato) tramite un intermediario turco con gli auspici di un conoscente cinese – li informa di aver finalmente trovato “un fornitore” addirittura “autorizzato: l’importatore svizzero Unifarma”, che ne ha “350 mila dosi”. Un po’ pochine, per 10 milioni di abitanti, ma meglio di niente. Solo che, essendo dicembre con l’epidemia influenzale in pieno corso (infatti tutti si vaccinano a ottobre-novembre), non c’è tempo per bandire una gara (altrimenti il vaccino arriva per quella dell’anno prossimo): bisogna “addivenire all’acquisto a trattativa privata”, prima che “i suddetti vaccini spariscano dal mercato”. E qui, anziché prendersela con chi non ci ha pensato a luglio-agosto (come si fa ogni anno dalla notte dei tempi), cioè con se stesso e la spalla, scarica tutto sui dirigenti della centrale acquisti regionale Aria Spa, indagati con lui per i camici del cognato, che “si rifiutano di procedere all’acquisto, salvo che il Presidente Fontana ottenga l’autorizzazione della Procura della Repubblica (!)”. Il punto esclamativo è suo, ma pure nostro. Lui ovviamente è “lungi dal chiedere, seppur implicitamente, salvacondotti o autorizzazioni che appaiono indebite”, però li chiede. E “si assume la responsabilità” dell’acquisto.

Però la scarica sui pm, che con l’inchiesta sui camici gli han paralizzato l’Aria Spa. E domanda senza domandarlo: “Che faccio, compro?”, anzi, “addivengo all’acquisto?”. Come se sapesse che ciò che sta per fare è illegale, visto che le commesse senza gara sono giustificate per l’emergenza Covid (ma per quelle c’è il commissario Arcuri) e non per quelle di routine, tipo i vaccini antinfluenzali, che si fanno da sempre con la mano sinistra e che la sua Regione è riuscita a cannare in toto, con 12 gare deserte o riuscite con esiti tragicomici (dosi pagate ora 5 euro, ora 27). Senza contare che il parallelo fra camici del cognato e vaccini non regge: a meno che, dietro il fornitore svizzero, si nasconda un altro parente, tipo un cugino, un nipote, una zia; o che anche stavolta vengano fuori conti milionari in Svizzera, trust alle Bahamas, scudi fiscali. Pur ammirati dal sense of humour, ci permettiamo di aggiungere alle sue un paio di domande. Risulta che Fontana sia avvocato: ma nei suoi studi di giurisprudenza, salvo che si siano svolti al Cepu o per corrispondenza alla scuola Radio Elettra o coi punti della Miralanza, ha mai saputo di indagati che avvertono i pm che stanno per riviolare la legge? In quale Codice, fuori da Paperopoli e Topolinia, è prevista questa prassi, volgarmente detta “mettere le mani avanti” o “pararsi il culo”? E se, come traspare dai punti esclamativi, essa pare bizzarra pure a lei, perché l’ha seguita? Davvero si aspettava che i pm rispondessero alla letterina a Babbo Natale se non per dire che non sono affari loro?

Le possibili risposte alternative erano solo due: “Faccia pure, presidente, che sarà mai la legge vigente: ma proprio perché è lei, e che non si ripeta più”; oppure “Non si azzardi, sennò finisce dentro”. La seconda sarebbe uno splendido alibi per scaricare sulle solite toghe rosse le colpe della sua incapacità. La prima sarebbe un’amnistia preventiva ad personam e farebbe schiattare d’invidia B.. Il quale, a saperlo, si sarebbe risparmiato un mare di guai passando la vita a scrivere letterine alle Procure su un modulo prestampato con la casella dei reati in bianco: “Che faccio, ingaggio Mangano o deludo Dell’Utri?”, “Che faccio, chiamo la Questura per la nipote di Mubarak o lascio stare?”, “Che faccio, frodo il fisco o pago le tasse?”, “Che faccio, falsifico i bilanci o ci metto tutto?”, “Che faccio, compro la sentenza Mondadori o dico a Previti di farsi un giro?”, “Che faccio, corrompo Mills e le Olgettine o li lascio parlare?”, “Che faccio, bonifico 23 miliardi a Craxi o pago in natura?”, “Che faccio, compro i senatori o li lascio a Prodi?”, “Che faccio, bungabunga o astinenza?”, “Punto, punto e virgola, due punti. Massì, abbondiamo! Abbondantis abbondandum”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/06/che-faccio-compro/6028097/

Lombardia “no vax”, per Fontana la colpa è della magistratura. - Andrea Sparaciari

 

La lettera - Surreale missiva spedita ai pm.

Non era mai successo che un presidente di Regione scrivesse ai magistrati – gli stessi che lo stanno indagando per frode in pubbliche forniture – dichiarandosi pronto ad assumersi “in prima persona” tutte le responsabilità derivanti da una procedura di acquisto senza gara, perché i suoi funzionari si rifiutano di procedere senza “l’autorizzazione della Procura”. Attilio Fontana il 2 dicembre ha voluto stabilire il precedente. In quella data, come riportato dal Corriere, i suoi legali hanno inviato alla Procura di Milano una missiva nella quale spiegavano che, vista l’emergenza dovuta alla mancanza di vaccini antinfluenzali, la difficoltà di reperirli sul mercato, le gare andate deserte, l’Agenzia regionale per gli acquisti (Aria) si apprestava ad aprire una trattativa privata con la svizzera Unifarma per 300 mila dosi, aggiungendo che, poiché “il timore di intraprendere iniziative o decisioni suscettibili del vaglio di legittimità da parte della Magistratura, paralizza di fatto l’opera dei funzionari”, Fontana “lungi dal richiedere salvacondotti”, avrebbe comunque proceduto all’acquisto, “assumendosene la responsabilità”.

Un concetto ribadito ieri dal presidente: “Per esigenze di tempestività in una situazione complicatissima per il mercato dei vaccini, si trattava di acquistarne un quantitativo a trattativa privata superando l’obbligo della gara pubblica. Ho quindi voluto rappresentare questo paradosso ai pm per rassicurare Aria sulle eventuali responsabilità”, ha fatto sapere.

Scontata la risposta della Procura. L’aggiunto Romanelli in serata ha sottolineato come “le forniture pubbliche sono di responsabilità esclusiva della pubblica amministrazione. La Procura non ha alcun ruolo. Non è la magistratura che blocca l’azione amministrativa”. La Procura “si limita a considerazioni generali” e “la magistratura ha il ruolo di verifica della legalità in relazione all’eventuale commissione di reati”. Tradotto: voi fate ciò che dovete, noi interverremo se ci sarà qualcosa di non chiaro.

Ma dalle parti di Aria c’è tutto tranne tranquillità. Del resto è la stessa agenzia che aveva accordato alla società Dama, di proprietà della moglie e del cognato di Fontana, l’affidamento senza gara da 513 mila euro per i camici. Un appalto cui sono seguite le indagini su Fontana e famiglia e le dimissioni del dg di Aria, Filippo Bongiovanni (anche lui indagato). Tuttavia Aria ha continuato a lavorare. Il 3 dicembre (il giorno dopo la lettera ai pm), l’Agenzia ha chiuso un affidamento per 150 mila dosi di vaccino. Pur ancora da assegnare ufficialmente, a vincere la 13esima gara dell’anno, aperta il 30/11 e chiusa il 4/12, è stata la Solstar Italia Srl, che ha piazzato 120 mila dosi di Influvac Tetra a 17,85 euro l’una e 30 mila di Fluquadri a 18,90. Incasso totale: 2.709.000 euro.

Al di là delle gare, una cosa è chiara: se la Lombardia il 6 dicembre si ritrova senza vaccini – ne mancano almeno 700 mila –, la responsabilità è di Aria, la società voluta dall’assessore al Bilancio, il leghista Davide Caparini. “Aria è una maxi aggregazione di tre società pubbliche (Infrastrutture Lombarde, Lombardia informatica e Arca) che doveva migliorare le performance. Invece è un mostro senza guida che ha combinato il pasticcio dei camici, ritardato l’acquisizione dei dpi, gestito l’operazione delle mascherine pannolino, fallito sui vaccini”, dice il Pd, Bussolati. Tranchant, l’M5s, Fumagalli: “Fontana non può pensare di cavarsela solo assumendosi le responsabilità dei disastri di Aria. Aveva il dovere politico di sostituirne il Cda quando a luglio abbiamo chiesto la revoca del ‘board’ e chiesto al Tribunale di Milano di nominare un commissario giudiziale”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/06/lombardia-no-vax-per-fontana-la-colpa-e-della-magistratura/6028100/

sabato 5 dicembre 2020

I 18 milioni all’estero e il link di Genovese con i notai della Lega. - Sandro De Riccardis

 

FARE I SOLDI IN ITALIA VUOL DIRE ARRICCHIRE NOTAI E PARADISI FISCALI - GENOVESE AVEVA PORTATO 18 MILIONI ALL'ESTERO, E PER FARLO SI ERA AVVALSO DEI SERVIGI DI BUSANI E GRANDI, I NOTAI AL CENTRO DELLE PIÙ IMPORTANTI OPERAZIONI FINANZIARIE DELLA LEGA - DOPO AVER VENDUTO LA QUOTA IN ''FACILE.IT'', GENOVESE HA CREATO ''PRIMA.IT'' E I SOLDI SONO SUBITO FINITI A CIPRO E ALLE CAYMAN.

Alberto Genovese, l' imprenditore arrestato per stupro ai danni di una diciottenne durante il party nel suo super attico a pochi passi dal Duomo di Milano, e i notai Angelo Busani e Mauro Grandi, al centro delle più importanti operazioni finanziarie della Lega, a cui si rivolgono politici e professionisti del Carroccio per operazioni immobiliari e movimentazioni di denaro.

ALBERTO GENOVESEALBERTO GENOVESE

 

Due mondi che sembrano distanti anni luce, e che invece sono più vicini di quanto possa apparire. Legati indissolubilmente nella storia di Prima. it, la società assicurativa fondata nel 2014 da Genovese dopo la vendita di Facile.it, e in una "Segnalazione di operazione sospetta" della Guardia di Finanza di Milano, depositata agli atti dell' inchiesta sulla Lombardia Film Commission del procuratore aggiunto Eugenio Fusco e del pm Stefano Civardi.

 

Un documento che accende i riflettori su 18 milioni 744mila euro che il notaio Angelo Busani bonifica il 5 luglio 2018 al collega Mauro Grandi. Un bonifico che ha come causale "Pagamento quote Prima assicurazione verso Bailican Ltd". Grandi farà partire, il giorno stesso, quel denaro verso due entità estere: 17 milioni e 802 mila euro alla società cipriota Bailican Ltd, controllata al 99,9% dall' imprenditore ed ex vicepremier ucraino Sehiy Thipko, e 937 mila euro al Merchant trust alle isole Cayman.

ANGELO BUSANIANGELO BUSANI

 

Un' operazione considerata sospetta dalla Finanza, di cui non se ne conosce la ragione economica né gli effettivi beneficiari. Di chi sono quei soldi? Che ruolo ha Genovese e la società da lui fondata nel bonifico da oltre 18 milioni? Che rapporto ha l' imprenditore con le società off-shore che incassano il denaro?

 

(...)

 

I due notai, entrambi non indagati, compaiono nelle partite finanziarie più importanti della nuova creatura di Genovese. (...)




https://www.dagospia.com/rubrica-4/business/fare-soldi-italia-vuol-dire-arricchire-notai-paradisi-fiscali-253014.htm

Mascherine, indagato Benotti: “Sfruttava i rapporti con Arcuri” - Marco Lillo e Valeria Pacelli

 

Nella vicenda dell’acquisto in piena emergenza di 801 milioni di mascherine per un miliardo e 251 milioni da tre aziende cinesi, sarebbe stato messo a punto uno “schema di azione” che per i pm romani potrebbe configurare un traffico di influenze illecito. Nello schema c’è un intermediario, “il quale, forte del suo credito verso un pubblico ufficiale, ottiene, per sè e per i suoi soci un compenso per una mediazione andata a buon fine”. Gli intermediari nella partita miliardaria delle mascherine erano due: Andrea Tommasi (titolare della Sunsky srl) e Mario Benotti, ex giornalista Rai, già caposegreteria del sottosegretario Sandro Gozi (estraneo all’indagine). Per gli investigatori, il pubblico ufficiale ‘trafficato’ a sua insaputa sarebbe il commissario Domenico Arcuri, non indagato. L’influenza su Arcuri, per i pm, sarebbe stata spesa – senza che il commissario ne fosse a conoscenza – da Benotti per ottenere 12 milioni di euro a titolo di intermediazione. La fetta più grande della torta delle provvigioni riconosciute dai cinesi (e non dall’ufficio del Commissario) agli intermediari italiani è andata alla Sunsky di Tommasi, che ha incassato circa 59 milioni. Mentre alla Microproduct Srl (di cui è presidente del cda Benotti) sarebbero andati altri 12 milioni circa. Per questo ieri la Finanza ha effettuato una serie di perquisizioni presso gli indagati. La Gdf è entrata anche nella uffici della sede del Commissario straordinario, dove hanno acquisito centinaia di documenti e mail.

La vicenda risale al picco della pandemia. Il 25 marzo, poi il 6 e il 15 aprile scorso Arcuri alla disperata ricerca di presidi sanitari, acquista complessivamente con vari ordini 801 milioni circa di mascherine. Le forniture secondo i pm sarebbero state “intermediate illecitamente da Mario Benotti, che ha concretamente sfruttato la personale conoscenza con il predetto pubblico ufficiale, facendosene retribuire, in modo occulto e non giustificato da esercizio di attività di mediazione professionale/istituzionale”. Benotti conosce dai tempi di Palazzo Chigi il commissario Arcuri. Al Fatto risulta che Benotti lo contatta personalmente e in quel periodo lo incontra più volte. Il commissario, dopo aver ascoltato la sua proposta, lo gira agli uffici preposti. Ieri gli uomini del commissario straordinario hanno consegnato alla Finanza mail e documenti, compresa una nota nella quale si spiega la trattativa e la si inquadra nel momento storico. La tesi degli uffici è che i prezzi, oggi alti (2,2 euro per una mascherina Ffp2; 3,4 euro per una Ffp3 e 0,49 per una chirurgica), in quel momento fossero convenienti. Soprattutto perché le società proposte da Benotti non chiedevano acconti. Gli accertamenti degli investigatori riguarderanno anche le offerte ricevute da altri in quel periodo.

Nell’indagine romana è finita anche Francesca Immacolata Chaouqui, coinvolta in passato nell’inchiesta Vatileaks 2 (è stata condannata a dieci mesi, pena sospesa, per concorso in divulgazione dalla giustizia vaticana). Ora le viene contestata la ricettazione dai pm di Roma, perchè “al fine di procurarsi un ingiusto profitto riceveva sul conto corrente della View Point Strategy”, società a lei riconducibile, circa 230 mila euro “compendio – è scritto nel capo di imputazione – del reato di traffico di influenze commesso da Benotti, conoscendone la provenienza delittuosa”. Ieri la Chaouqui è stata perquisita, al Fatto spiega: “Non conosco Arcuri. Non sapevo della vicenda delle mascherine. Siamo fornitori di Benotti. Abbiano curato un evento per 150 persone con noleggio della Galleria Borghese e da solo quello vale 40 mila euro. Abbiamo un contratto per il suo libro, un altro per due suoi blog e il suo canale youtube per il quale abbiamo già fatto 30 puntate. Tutti i soldi da noi incassati sono giustificabili”. Nell’inchiesta romana è indagata anche Antonella Appulo, in passato segretaria del ministro ai Trasporti Delrio. Per i pm “le rimesse di denaro, che dall’affare in discorso la Appulo ha ricavato, è decisamente indicativo dei rapporti intercorsi tra gli attori della vicenda: è il Tommasi, su disposizione di Benotti, a versare dal conto della Sunsky, alla Appulo 53 mila euro, giustificando il movimento finanziario mediante false fatturazioni, simulando attività di consulenza ricevuta dalla predetta”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/05/mascherine-indagato-benotti-sfruttava-i-rapporti-con-arcuri/6027306/

Aiuti alla classe media colpita dalla crisi? Con un mini-contributo di 3mila super-ricchi arriverebbero 10 miliardi. Ecco la simulazione. - Mauro Del Corno

 

Cosa succederebbe se si applicasse in Italia la proposta della senatrice Usa Elizabeth Warren, cioè un prelievo mini del 3 per cento a chi ha una ricchezza superiore ai 50 milioni? A ilfatto.it l'economista Emmanuel Saez (autore insieme a Gabriel Zucman de "Il trionfo dell'ingiustizia") spiega a come dovrebbero essere utilizzati i fondi raccolti con un prelievo sulle grandissime ricchezze. Nessun approccio punitivo o confiscatorio ma semplicemente un'azione redistributiva, dopo che negli ultimi decenni il fisco si è evoluto a vantaggio dei più ricchi e a svantaggio dei meno abbienti. L'iniquità è talmente esasperata che ormai persino il Fondo monetario internazionale spinge per un'azione di questo tipo e come questa ipotesi sia molto più praticabile di quanto non si creda.

Un divario che si allarga, in Italia come in Europa. Sempre più in alto l‘Olimpo dei ricchissimi, sempre più in basso la terra di tutti gli altri. Una tendenza che la pandemia ha accentuato, in tutto il mondo. Nel nostro paese il 53% dei redditi non deriva dal lavoro ma da profitti realizzati attraverso varie tipologie di investimenti. Eppure la pressione fiscale è molto più concentrata sui primi che sui secondi. Lo stesso avviene, in diverse misure, in tutte le economie avanzate. Una dinamica che nuoce alla crescita economica ed esaspera conflitti sociali, tanto che ormai anche organizzazioni come il Fondo monetario internazionale o l’Ocse auspicano interventi redistribuitivi a favore della classe media.

Una delle proposte che sta incontrando i maggiori favori è quella dei due economisti Gabriel Zucman ed Emmanuel Saez. Concepita per il sistema statunitense, ipotizza un’imposta del 2% sui patrimoni che superano i 50 milioni di dollari e del 3% per le ricchezze al di sopra del miliardo di dollari. Il gettito stimato è di circa 100 miliardi di dollari l’anno. La senatrice democratica Elizabeth Warren ha inserito la proposta nel suo programma elettorale, amplificandone la risonanza internazionale. Fatte le debite proporzioni, i risultati sarebbero importanti, ed utili per dare sollievo alla classe media, anche in Italia.

Se l’imposta fosse applicata in Italia – Proviamo quindi a traslare la proposta di Zucman e Saez nel contesto italiano. Avere numeri accurati è difficile. Neppure Banca d’Italia, che pure redige periodicamente la sua indagine sulla ricchezza delle famiglie italiane, dispone di dati disaggregati relativi alla sola fascia di patrimoni individuali dai 50 milioni in su. Dobbiamo quindi ricostruire il quadro per via “indiziaria”. Secondo la rivista Forbes, e altre pubblicazioni che effettuano indagini simili, nel nostro paese esistono una quarantina di individui con un patrimonio che supera il miliardo di euro. A loro fa capo complessivamente una ricchezza di circa 140 miliardi di euro. Un prelievo del 3%, come previsto dal “piano Warren” , frutterebbe 4,2 miliardi di euro l’anno. L’ultimo rapporto sulla ricchezza globale di Credit Suisse indica poi in 2.774 il numero di italiani con una ricchezza che supera i 50 milioni di euro. Con un’ipotesi estremamente conservativa, ipotizzando che tutti questi soggetti abbiano la ricchezza minima per entrare in questa categoria, si tratta di una ricchezza complessiva di 138 miliardi di euro. In questo caso il prelievo del 2% frutterebbe un gettito di circa 3 miliardi. Una valutazione più realistica, che ipotizza un valore medio della ricchezza di questi 2,774 cittadini di 100 milioni, alza però l’asticella a 6 miliardi. Insomma da una “patrimoniale alla Warren” in Italia potrebbero arrivare una decina di miliardi di euro l’anno. Significherebbe impoverire i ricchi? Assolutamente no, perché i grandi patrimoni producono rendimenti annui superiori, a volte di molto, a quelli del prelievo proposto. I ricchi continuerebbero insomma ad arricchirsi, soltanto lo farebbero meno velocemente e contribuendo un po’ di più al benessere collettivo.

Saez: “con il gettito aiutare la classe media” – Quale sarebbe il modo migliore di utilizzare questo gettito? Lo abbiamo chiesto direttamente ad Emmanuel Saez, che insegna economia all’università californiana di Berkeley e con Gabriel Zucman ha scritto il libro “Il Trionfo della Giustizia”. “La ricchezza è distribuita in modo estremamente diseguale, ancora di più di quanto avviene con il reddito, pertanto, abbinare una tassa sul patrimonio a politiche che promuovano la creazione di ricchezza per le classi lavoratrici e medie è il modo più efficace per ridurre la disuguaglianza. Mi riferisco in particolare ad interventi come aiuti per chi acquista la casa, incentivi a risparmiare per la pensione”. Saez fa poi una proposta più ambiziosa: ” si potrebbe anche assegnare ad ogni giovane adulto una dotazione una tantum per iniziare la vita, pagarsi gli studi o avviare un’attività. Una possibilità che sarebbe particolarmente adatta per un paese come l’Italia, dove la ricchezza è concentrata in gran parte nella parte più anziana della popolazione”.

Uno dei problemi che immediatamente si affacciano quando si parla di un nuovo prelievo è quello delle scappatoie che verrebbero escogitate per sottrarvisi. Una tassa di questo tipo è più efficace se concepita a livello transnazionale, magari per l’intera Unione europea. Tuttavia non è impensabile che uno stato inizi a muoversi per conto proprio. “Una tassa patrimoniale può avere successo solo se è ben progettata e applicata per rendere difficile l’evasione”, spiega Saez. “Sinora le imposte patrimoniali europee sono state facili da evitare o da evadere, spostandosi all’estero o nascondendo i beni nei paradisi fiscali. Ma esistono modi per bloccare queste scappatoie”. Ad esempio, continua l’economista ” si può guardare ad alcune esperienze statunitensi. In primo luogo, la tassa patrimoniale potrebbe essere concepita in modo da rimanere in vigore per un certo numero di anni dopo il trasferimento all’estero. Le tasse americane seguono i cittadini statunitensi ovunque vadano e la rinuncia alla cittadinanza è accompagnata da una grande tassa di uscita. In secondo luogo, i paradisi fiscali sono ora tenuti a segnalare i conti degli stranieri alle autorità fiscali dei proprietari dei conti. Attualmente sono oltre 100 i paesi che stanno adottando lo scambio automatico di informazioni. Grazie a questi sviluppi, l’attuazione di un’imposta patrimoniale è possibile anche a livello di singolo paese”. Un ostacolo più concreto potrebbe essere rappresentato dal fatto che imposte di questo tipo di necessitano di un’amministrazione fiscale estremamente efficiente, in grado di scovare ricchezze nascoste dietro veicoli societari.

Nessuna punizione o persecuzione ma semplice equità –Economisti come Thomas Piketty o il premio Nobel Peter Diamond hanno pubblicato studi in cui si dimostra come le patrimoniali risultino più efficaci delle imposte sui redditi per ridurre le disuguaglianze. Una tassa sulla ricchezza oggi serve più di ieri perché, quasi sempre, i possessori dei più grandi patrimoni hanno redditi tassabili bassi, grazie a trattamenti fiscali particolarmente agevolati e architetture fiscali che consentono di schivare i prelievi. Nel nostro paese queste imposte sono però state sempre concepite come una soluzione estrema per fronteggiare emergenze, mai come uno strumento redistributivo. E’ invece in questo modo che un prelievo a carico dei ricchissimi dovrebbe essere inteso. In quest’ottica non avrebbero senso obiezioni del tipo “un’altra tassa”, poiché quanto prelevato da un numero piccolissimo di contribuenti servirebbe ad alleggerire carichi fiscali che riguardano gran parte dei cittadini. Tanto meno hanno senso i timori per cui una più alta tassazione su questi soggetti possa avere effetti negativi per la crescita economica: secondo diversi studi l’aliquota media ottimale, ai fini della crescita, sui redditi dei contribuenti più ricchi sarebbe del 60%. Una tassa sul patrimonio non farebbe altro che riavvicinare, molto marginalmente, il prelievo attuale a quello ottimale per la società nel suo complesso. A maggior ragione in una fase storica in cui la quota di ricchezza che finisce al capitale sta progressivamente sopravanzando quella dei redditi da lavoro. Le considerazioni “etiche” si sgretolano se si guarda alla provenienza delle grandi ricchezze, quasi sempre, in Italia più che altrove, ereditate e sottoposte ad una tassazione sulle successioni irrisoria. Dopo Grecia e Gran Bretagna, l’Italia è il paese europeo con la più forte diseguaglianza.

Un fisco sempre meno equo – Negli Usa le aliquote che gravano sui miliardari sono oggi più basse di quelle sul reddito di un operaio o di un impiegato. E’ l’esito finale di un progressivo smottamento del sistema fiscale iniziato a metà degli anni ’70. Un esempio su tutti. Il finanziere Warren Buffett, che a parole si spende molto a favore di una maggiore equità del prelievo, nei fatti versa al fisco circa 2 milioni di dollari l’anno. Tanto? E’ lo 0,05% del reddito che in media ogni anno ricava dal suo immenso patrimonio finanziario. Come se una persona che guadagna 20mila euro lordi all’anno pagasse ogni anno in tasse…..10 euroIn Europa non siamo ancora arrivati a questo punto, ma la direzione è la stessa. Nel 1990 il 10% più ricco della popolazione dell’Europa occidentale possedeva il 30% del totale della ricchezza. Oggi il 35%. Per contro il 50% della popolazione è scesa dal 24 al 21%. Come in tutti sviluppati le aliquote più alte sui redditi si sono fortemente ridotte (72% in Italia nel 1983, 43% oggi) mentre quelle sui redditi più modesti sono aumentate.

La pandemia ha ulteriormente favorito i molto ricchi – La ricchezza finanziaria (quote di fondi comuni, azioni, obbligazioni etc) è estremamente concentrata tra le fasce più ricche della popolazione. In Italia il 10% più ricco della popolazione possiede ad esempio il 52% degli asset finanziariLe politiche monetarie estremamente espansive che le banche centrali stanno attuando da anni e che si sono ulteriormente rafforzate nei mesi della pandemia spingono al rialzo il valore di questi asset. E’ il motivo per cui in tutto il mondo, dagli Stati Uniti, all’Europa, alla Cina, i miliardari hanno visto aumentare la loro ricchezza anche nel pieno dell’emergenza sanitaria.

Persino il Fondo monetario internazionale…– la situazione ormai è talmente distorta che persino il Fondo monetario internazionale si è apertamente schierato a sostegno di un maggiore tassazione sulla ricchezza. Già lo scorso gennaio la direttrice Kristalina Georgieva ha scritto “Disuguaglianza di opportunità. Disuguaglianza tra generazioni. Disuguaglianza tra donne e uomini. E, naturalmente, disuguaglianza di reddito e ricchezza. Sono tutti presenti nelle nostre società e – purtroppo – in molti Paesi stanno crescendo. La tassazione progressiva è una componente chiave di una politica fiscale efficace. In cima alla distribuzione del reddito, la nostra ricerca mostra che le aliquote fiscali marginali possono essere aumentate senza sacrificare la crescita economica “. Con la sua ultima legge di bilancio la Spagna ha iniziato un percorso in questa direzione, aumentando del 3% il prelievo sui redditi da capitale.

Una diseguaglianza eccessiva è letale per la crescita economica e per i delicati equilibri finanziari globali. Banalmente i ricchi consumano, in proporzione, meno dei poveri. Questi ultimi spendono più o meno tutto il reddito di cui dispongono, i primi solo una parte. Sale quindi la quota di ricchezza che viene risparmiata. Se l’ammontare di questi risparmi supera le capacità di un loro impiego produttivo da parte di un’economia, i soldi finiscono per alimentare bolle nel valore di immobili e prodotti finanziari e contribuiscono a creare disequilibri nei conti con l’estero

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/24/aiuti-alla-classe-media-colpita-dalla-crisi-con-un-mini-contributo-di-3mila-super-ricchi-arriverebbero-10-miliardi-ecco-la-simulazione/5987427/