martedì 19 gennaio 2021

La legge del 2%. - Marco Travaglio

 

Qualunque cosa pensino del discorso di Conte, le persone sane di mente non possono non apprezzarne almeno lo stile e non pensare cosa sarebbe dell’Italia se finisse nelle grinfie di stilnovisti come quel tal Borghi, che dietro le quinte offre “buoni ruoli” ai 5Stelle se passano alla Lega e in aula discetta autobiograficamente di chi “defeca al centro della stanza”. Per recuperare un po’ di fiducia in un Parlamento sempre più screditato, attendiamo l’intervento di Liliana Segre, che alla sua età ha disobbedito ai medici ed è scesa a Roma – come ha raccontato a Gad Lerner sul Fatto – per votare la fiducia a Conte all’insegna di “un richiamo fortissimo di senso del dovere e indignazione civile”. Certo, a infoltire le file dell’antiparlamentarismo c’è il solito indecoroso mercimonio dei “responsabili” o “volonterosi” o “costruttori”. Ma ancor più vergognoso è l’uso propagandistico che ne fanno – oltre ai giornalistucoli della sinistra salviniana – Iv, Lega, FdI e financo FI: cioè i professionisti del trasformismo che evocano Mastella e Scilipoti come spaventapasseri. Da che pulpito! Quando l’Innominabile scippò 48 parlamentari al Pd per fondare Iv, sabotare il governo e infine rovesciarlo, che altro fece se non un’operazione alla Mastella&Scilipoti? E quando Iv, Lega e FdI imbarcavano transfughi M5S, FI e Udc, dov’era chi oggi dà degli incoerenti ai coerenti ex Pd ed ex M5S che tornano nella maggioranza M5S-Pd? E quando Salvini chiede a Mattarella (nel marzo 2018 e in questi giorni) l’incarico per un governo di centrodestra senza avere i numeri, a cosa pensa se non a “responsabili” in uscita da altri partiti?

Ecco perché, se non il vincolo di mandato, sarebbe ora di introdurre la norma costituzionale suggerita da Zagrebelsky: la decadenza del parlamentare che cambia (legittimamente) schieramento per farla finita col tradimento della volontà popolare. Se la norma fosse già in vigore, oggi nessuno cercherebbe “responsabili”, perché Iv non sarebbe mai nata, la maggioranza godrebbe ottima salute e il governo si occuperebbe dell’Italia anziché della crisi più pazza del mondo. Non sappiamo come andrà oggi in Senato: se Conte andrà avanti o andrà a casa. Nell’attesa, un sentito ringraziamento per non aver mai nominato l’Innominabile, applicandogli la legge del 2% e degradandolo a “quello della conferenza stampa”. Per una volta, dopo mesi di occupazione totale di tv e giornali, ieri nessuno ha osato proporre di tornare con lui. Anzi, meglio: nessuno, a parte i suoi portaborse, ha parlato di lui. Almeno per 24 ore ci siamo liberati dello Scilipoti di Rignano. Anche se quello di ieri fosse stato l’ultimo giorno del Conte-2, ne sarebbe valsa la pena.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/19/la-legge-del-2/6070271/

L'Etna dà spettacolo, doppio trabocco lavico da Sud-Est.

 

Una spettacolare eruzione è in corso sull'Etna con due bracci lavici che emergono alla zona sommitale del vulcano attivo più alto d'Europa. Lo segnala l'Ingv di Catania.

Il primo 'braccio' emerge dal cratere di Sud-Est e si dirige in direzione della desertica Valle del Bove e raggiunge una altezza di circa 2.900 metri sul livello del mare. Un secondo trabocco di lava è stato rilevato dal lato nord lato nord dello stesso cratere. E' presente una intensa attività stromboliana. L'ampiezza del tremore vulcanico si mantiene su valori alti, assieme a quello del tremore infrasonico. I dati della rete Gps dell'Etna non mostrano variazioni significative.  I fenomeni sono confinati nella zona sommitale dell'Etna, ma sono visibili anche da Catania e Taormina. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2021/01/18/letna-da-spettacolo-doppio-trabocco-lavico-da-sud-est_e4ab4085-5b5e-46aa-b92a-5466203581c8.html

lunedì 18 gennaio 2021

Uno stralcio del discorso del presidente Conte al Parlamento. - Lorenzo Tosa

 

A un certo punto del suo discorso alla Camera, dopo aver rivendicato le scelte fatte, le vittorie ottenute, gli sforzi e i sacrifici di tutti, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo ha detto:

“Confesso un certo disagio. Sono qui per provare a spiegare una crisi di cui i cittadini - e io stesso - non ravvisano alcun plausibile fondamento. Le nostre energie dovrebbero essere sempre orientate al Paese, invece appaiono dissipate in contrappunti sterili, incomprensibili. C’era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase? No. Abbiamo compiuto ogni sforzo per evitare che questa crisi potesse esplodere, nonostante sempre maggiori pretese, continui rilanci, concentrati non a caso su tutti i temi più divisivi tra le forze di maggioranza. Questa crisi ha aperto una ferita profonda nel Paese. Arrivati a questo punto, si volta pagina.”

Poche parole, che lasciano pochi spazi a dubbi o interpretazioni:
“Questa crisi non ha alcun fondamento”

Il senso delle istituzioni.
Il richiamo alla Costituzione.
Il primato della politica.
Sembra poco. Di questi tempi è un miracolo.

Qualunque altra strada, qualunque avventura, qualunque regalo a questa destra - anche oggi ululante e schiumante in aula - sarà ricordato come uno degli errori politici più gravi della Storia repubblicana.

A prescindere da qualunque ideologia o schieramento, chi sta con il Paese oggi sta con Conte. 

https://www.facebook.com/lorenzotosa.antigone/photos/a.476251642907003/1001130400419122/

Ma mi faccia. - Marco Travaglio.

 

Gombloddo! “Il tentativo di buttare la crisi su di me sta diventando imbarazzante” (Matteo Renzi, segretario Iv, Mezz’ora in più, Rai3, 17.1).Lui non voleva: è stata la Bellanova. Anzi no, Scalfarotto.

Il gioco delle coppie. “Nasce il governo Conte-Mastella” (Renzi, La Stampa, 13.1). Il governo Renzi-Verdini è momentaneamente trasferito per il 50% a Rebibbia.

SanPa, seconda stagione. “Casini: ‘Che errore i responsabili. È ancora possibile recuperare Renzi’” (Repubblica, 15.1). In comunità?

La Spectre. “Ormai comanda solo lui nel centrosinistra: Travaglio” (Piero Sansonetti, Riformista, 14.1). “Ultimi tentativi per salvare Conte. Li guidano Casalino e Travaglio” (Claudia Fusani fu Pompa, Riformista, 13.1). “… Senatori contattati da noti legali vicini al premier, da presidenti di ordini forensi a nome dello studio Alpa, da generali della Guardia di Finanza, da amici del capo dei servizi segreti Vecchione, da arcivescovi e monsignori vicini al cardinal Bassetti e alti prelati vicini alla Comunità di Sant’Egidio…” (Massimo Giannini, La Stampa, 17.1). E Jack lo Sciamano? E il divino Otelma? E Giovanni Rana? E la Gegia? Dove li mettiamo?

45 anni e sentirli. “Domani compiamo 45 anni. Quelli che da sempre leggono Repubblica” (Repubblica, 13.1). È previsto un risarcimento?

Parlando con pardon. “Assenza di donne in giunta? Non conta ciò che gli assessori hanno in mezzo alle gambe, ma ciò che hanno in mezzo alle orecchie” (Vincenzo Figuccia, consigliere regionale Sicilia ex Udc, ora Lega, 30.12). Come no, però tu ti chiami Figuccia.

Si chiama fuori. “Delrio: ‘Ora serve un governo autorevole’” (La Stampa, 16.1). Quindi lui non entra.

Passerotto non andare via/1. “GRAZIE GRAZIE GRAZIE !!! Mi avete letteralmente travolto con oltre 12.000 like e 3.000 messaggi di apprezzamento e vicinanza sui miei canali social. Sapere che migliaia di lombardi hanno compreso ed apprezzato il mio lavoro in questo lungo periodo mi ha commosso profondamente. Io ho gestito questa situazione pazzesca al meglio delle mie capacità e mi commuove riscontrare che i miei concittadini abbiano riconosciuto lo straordinario sforzo compiuto. Guardo l’orizzonte con stanchezza ma anche la consapevolezza di aver rappresentato una speranza…” (Giulio Gallera, FI, assessore uscente alla Sanità in Lombardia, Facebook, 8.1). Sì: che te ne andassi.

Passerotto non andare via/2. “…E in questo momento non posso che ripetere AVANTI SEMPRE A TESTA ALTA” (Gallera, ibidem). Testa? Quale testa?

Con le pezze Arcuri. “Arcuri chiede di andarci piano con le iniezioni. Il commissario spinge la Lombardia a rallentare il ritmo delle somministrazioni” (Libero, 14.1). Ecco chi è stato: è Arcuri che ha frenato Gallera. Dunque, per favore, richiamatelo subito in servizio. Ché già ci manca.

Parametri. “Adesso il governo riveda i parametri. Per il Cts non eravamo tra le aree critiche” (Attilio Fontana, Lega, presidente Regione Lombardia, Corriere della sera, 17.1). Giusto: apriamo la Lombardia e chiudiamo Fontana.

Compagno Mediaset. “Guardo e riguardo queste persone sfilare. Chi sono? Proletari, mi verrebbe da dire. Poveracci poco istruiti, marginali, facilmente manipolabili, junk food e fake news, marionette nelle mani di uno sciagurato li ha usati per il suo potere. È così che si diventa fascisti?” (Giorgio Gori, sindaco Pd di Bergamo, a proposito degli assalitori trumpiani di Capitol Hill, Twitter, 7.1). Se la sinistra sei tu, sì.

L’ideona. “Il governo è ai titoli di coda. E non è questione di poltrone. L’esecutivo si nasconde da mesi dietro Arcuri. Era meglio incaricare subito Bertolaso” (Roberto Giachetti, deputato Iv, La Verità, 11.1). Uahahahahahah.

È fatta. “Così la crisi può aiutare Renzi a tentare la scalata alla Nato” (Domani, 11.1). Dove non riuscì il Patto di Varsavia, riuscirà lui.

Bei tempi. “Fake news e torbido spionaggio. Mattarella sotto tiro. Un motivo è da cercare nella scarsa autorevolezza della nostra intelligence di cui Conte ha le deleghe” (Claudia Fusani, Riformista, 12.1). Non ci sono più gli autorevoli Pollari&Pompa di una volta.

Le solite scuse. “La vera svolta sarebbero le elezioni. Ma ogni scusa è buona per evitarle” (Paolo Mieli a La Verità, 16.1). Tipo la Costituzione.

Il titolo della settimana/1. “Briatore: ‘Bravo Matteo! Serve gente competente’” (Giornale, 15.1). Sono soddisfazioni.

Il titolo della settimana/2. “La guerra di Renzi inizia dalla prescrizione” (Il Dubbio, 16.1). Infatti s’è prescritto lui.

Il titolo della settimana/3. “I 100 anni del Pci. Il comunismo nato nel sangue vive nel Pd” (Marcello Veneziani, La Verità, 17.1). Magari.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/18/ma-mi-faccia-4/6069004/

“Italia in pericolo, io a Roma per votare la fiducia a Conte”. - Gad Lerner

 

È domenica mezzogiorno. La senatrice a vita Liliana Segre, 90 anni, è appena tornata a casa dopo aver partecipato alla raccolta di coperte, indumenti e cibo per i senzatetto promossa da Daniele Nahum di fronte al Memoriale della Shoah di Milano, sorto intorno a quel binario 21 della Stazione Centrale da cui fu anche lei tradotta prigioniera verso Auschwitz. La sua presenza, così come l’adesione di molti cittadini donatori, ha felicemente sorpreso gli organizzatori: la Comunità ebraica, i City Angels, Progetto Arca. Ma ora Liliana Segre sta preparandosi a un viaggio imprevisto.

Dunque ha deciso di andare a Roma?

Sì, parto domani (oggi, ndr) per essere pronta a fare il mio dovere martedì a Palazzo Madama. Non partecipo ai lavori del Senato da molti mesi perché, alla mia età, sono un soggetto a rischio e i medici mi avevano caldamente consigliato di evitare. Contavo di riprendere le mie trasferte a Roma solo una volta vaccinata, ma di fronte a questa situazione ho sentito un richiamo fortissimo, un misto di senso del dovere e di indignazione civile.

Posso chiederle come ha deciso di votare?

Certamente. Ho deciso di dare la mia fiducia al governo. Questa crisi politica improvvisa l’ho trovata del tutto incomprensibile. All’inizio pensavo di essere io che, con la mia profonda ingenuità di persona lontana dalle logiche partitiche, non riuscivo a penetrare il mistero. Poi però ho visto che quasi tutti, sia in Italia che all’estero, sono interdetti, increduli, spesso disgustati.

Ha parlato di indignazione civile…

Sì, confesso che il sentimento prevalente che mi muove è proprio quello dell’indignazione. Non riesco ad accettare che in un tempo così difficile, in cui milioni di italiani stanno facendo enormi sacrifici e guardano con angoscia al futuro, vi siano esponenti politici che non riescono a fare il piccolo sacrificio di mettere un freno a quello che Guicciardini chiamava il particulare.

Qual è il suo giudizio sull’operato del governo?

Tutti i governi del mondo, ed a maggior ragione il nostro visto che l’Italia è stata colpita dall’epidemia per prima tra i paesi europei, hanno dovuto procedere per tentativi ed errori. Come anche la scienza, del resto. Quindi è scontato che anche il governo Conte abbia fatto errori. Però mi pare che si debba riconoscere che ha fatto nell’ultimo anno un lavoro gigantesco per reggere l’urto di un’emergenza spaventosa; ed ha ottenuto una svolta storica nelle politiche europee.

Senatrice Segre, nella sua valutazione pesa anche la degenerazione violenta delle contrapposizioni politiche culminata nell’assalto al Congresso degli Stati Uniti?

Certamente, abbiamo visto fino a che punto può arrivare chi non ha a cuore il rispetto delle regole della democrazia, un bene prezioso di cui scopriamo la fragilità e che tutti siamo chiamati a tutelare.

Ricordo che questo governo è nato allorché i partiti che lo formarono ritennero di superare le forti divergenze che già allora si manifestavano, perché occorreva preservare il Paese da gravissimi pericoli. Dunque mi chiedo: ma quei pericoli sono svaniti?.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/18/italia-in-pericolo-io-a-roma-per-votare-la-fiducia-a-conte/6069007/

Zingaretti: “Porta aperta a Renzi? Solo a chi vota il governo”. Boccia ai parlamentari di Iv: “Stiano con il Pd, sono stati eletti con noi”.

 

VERSO LA CONTA ALLE CAMERE – Il segretario Pd al leader di Iv: “Il suo è un tragico errore, se mancano i numeri sarà un colpo all’Italia”. Bettini: “Conte premier dà fastidio a molti poteri”. Pontieri al lavoro fino all'ultimo per trovare nuove sponde alla maggioranza. Il ministro per gli Affari regionali su Rai3: "Deputati e senatori di Italia viva rispettino l'elettorato che li ha votati".

Il tempo per le trattative, le telefonate roventi e i calcoli con il pallottoliere è praticamente scaduto: tra poche ore il presidente del Consiglio Giuseppe Conte parlerà a Montecitorio dopo la rottura con Matteo Renzi, ritenuta ormai insanabile dallo stesso premier, dai 5 stelle e da una parte del Pd. Nonostante Nicola Zingaretti abbia fatto un ultimo appello alle “forze democratiche, liberali e europeiste” di unirsi “per salvare il paese”, i numeri soprattutto al Senato sembrano garantire, almeno per ora, una maggioranza relativa che basta per tenere in piedi il governo ma non a risolvere i problemi. I pontieri giallorossi sono stati impegnati fino all’ultimo nel cercare la pattuglia di “costruttori” che possa dare stabilità all’esecutivo. “Noi facciamo un appello alla luce del sole”, ha detto il leader del Pd, “e abbiamo il dovere, non il diritto, di rivolgerci al Parlamento per chiedere la fiducia“. I toni decisi del suo discorso in Direzione dem sono però più sfumati quando va in onda su Canale 5: “Porta aperta a Renzi? Lui ha compiuto un errore e la porta è aperta alle persone che vogliono dare speranza al Paese e votano la fiducia al governo“.

La doppia strategia di Renzi – L’opzione che i renziani possano fare retromarcia, però, al momento sembra la più improbabile: “I nostri 18 senatori non alimentano polemiche con il governo. Ad un governo che dice queste cose, la fiducia non gliela votiamo. Abbiamo dato disponibilità a votare il dl ristori e lo scostamento”, non altro, ha detto il leader di Iv a Mezz’ora in più su Rai3. Poi però si è autodefinito “un patriota” e ha smentito di aver problemi con Conte, rinnegando le accuse sul “vulnus democratico” lanciate in diretta streaming solo quattro giorni fa. La sua tattica è duplice: da un lato flirtare con un pezzo dei dem, dall’altro giocare sulla paura dei numeri. Già in un’intervista al Corriere ha tentato di rompere il fronte dei democratici: se qualcuno, dice, “nel Pd preferisce Mastella alla Bellanova o Di Battista a Rosato ce lo farà sapere. Noi vogliamo che si formi un governo di coalizione con un ruolo fondamentale per il Pd e per i suoi esponenti”. Il Pd sa, secondo Renzi, “che senza Italia viva non ci sono i numeri. Forse non sarà più amore, ma almeno è matematica“. Il mantra di Italia Viva è quello di spostare l’asticella a quota 161 per la maggioranza – quando in realtà per la fiducia basta che i Sì superino i No – e ripetere che Conte non ce la farà: “I numeri non ci sono. Prima ne prendono atto, prima possiamo iniziare a costruire il futuro”, ribadisce anche Maria Elena Boschi.

Più anime nel Pd – Parole che alimentano le speranze di quella quota di parlamentari Pd che sembrano remare contro il loro stesso governo. Dentro il partito, infatti, ci sono tante anime, a partire dal capogruppo al Senato ed ex renziano Andrea Marcucci. Ma Zingaretti ha tentato di sgombrare il campo dall’ipotesi di tornare a dialogare con i renziani: “Una cosa è rilanciare, rinnovare, cambiare, aprirsi e mettersi in discussione, altra cosa è distruggere, avere un approccio liquidatorio. Se non si rispettano le opinioni degli altri, avendo la presunzione di tenere in considerazione solo le proprie, allora viene meno la fiducia e la possibilità di lavorare insieme“. Significative anche le parole del suo braccio destro e principale pontiere di queste ore, Goffredo Bettini. A suo parere, lo spazio di un confronto concreto e sereno con Italia Viva “era grande” ma Matteo Renzi “ha voluto staccare la spina, spingendo l’Italia in una crisi al buio“. “Non solo per il suo carattere, ma per un disegno politico di rottura dell’alleanza tra Leu, 5 Stelle e Pd”.

Il pallottoliere – Il problema per il governo Conte restano i numeri: nonostante l’ottimismo iniziale, al momento il gruppo di “costruttori” che dovrebbe fare riferimento alla neoformazione Maie-Italia23 e centristi non ha attratto abbastanza parlamentari per garantire stabilità a un eventuale Conte ter. Sabato l’Udc, i cui senatori si sono più volte mostrati disponibili alla collaborazione, si è sfilata chiudendo a ogni dialogo. Azione e +Europa hanno aperto dopo l’appello di Zingaretti, ma per loro resta una condizione: “Siamo pronti a discutere di questo, ma certo non della prosecuzione di un esecutivo guidato da Conte, arrivato al capolinea“. Il Psi di Riccardo Nencini, invece, che a Palazzo Madama con il suo simbolo ha permesso ai renziani di costituire un gruppo autonomo, dopo il suo sì alla maggioranza dei giorni scorsi si mantiene sul filo dell’ambiguità. “Formare una maggioranza organica dentro un quadro politico certo, senza immaginare soluzioni di fortuna”, è la linea dettata dalla segreteria del suo partito. Ma il match, al netto delle sorprese che potrebbero avvenire in Aula, non è ancora chiuso. Per Palazzo Chigi al momento l’obiettivo è quello di avere un voto in più e spostare più avanti la costruzione di una maggioranza solida. Dopo un vertice di oltre un’ora tra i capigruppo di Pd, M5s e Leu, il premier, e il ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, la parola d’ordine resta la stessa: “Massimo riserbo“.

A fine giornata, il vicesegretario dem Andrea Orlando ostenta sicurezza: “Lavoriamo perché il tentativo di fare cadere il governo sia sventato. Siamo convinti che ce la faremo“, scrive su Facebook. La speranza è che sulla strada dei responsabili alla fine possa incamminarsi anche qualche parlamentare di Italia viva. Il ministro Francesco Boccia, intervistato a Che tempo che fa su Rai3, è stato chiaro: “Sono stati eletti con il Pd, spero vogliano rispettare la volontà di quell’elettorato. Faccio appello a tutti gli eletti del Pd di votare con il Pd“, dice, senza però sbilanciarsi sull’esito del voto di fiducia. “La maggioranza ci sarà, se è relativa o meno lo diranno i numeri“. Ma se alla Camera Iv mostra crepe – dopo Vito De Filippo anche Michela Rostan annuncia che voterà la fiducia – a Palazzo Madama il gruppo di Matteo Renzi al momento tiene. A compattarlo c’è anche la decisione di non votare contro la fiducia in Aula, ma schierarsi per l’astensione.

L’obiettivo della crisi (e un possibile esito) – Per ottenere che cosa? Quello che sembra l’obiettivo finale del leader di Iv emerge tra le righe durante la sua intervista a Non è l’arena su La7. “Sarebbe un bene per il Paese se, invece di andare a caccia di responsabili, tutti insieme facessimo un progetto di riforme, tutti, da Conte a Salvini, da Berlusconi a Di Maio. Non un governo, ma le regole del gioco si scrivono insieme”, dice a Giletti. Certo è che per poter lavorare serve un esecutivo in carica. Quale? “Il premier ha detto di no al ritorno di Italia viva in maggioranza, ma noi non avevamo nessun veto su Conte”, ripete Renzi come un mantra, negando che la sua preda sia proprio il premier. Eppure è certo che in Parlamento un’altra maggioranza “si possa trovare“. E così Ettore Rosato torna all’attacco: “Il problema non è Renzi ma il metodo del presidente del Consiglio. Non è vero che i problemi non ci sono e che siamo i migliori del mondo”.

Perché ancora tanta acredine? Bettini al Corriere spiega che, come sempre, c’è di mezzo solo la tattica politica: “I 5 Stelle sono confluiti nel campo europeista. È questo che dà fastidio a tanti. Dà fastidio l’alleanza tra Leu, Pd e 5 Stelle. Dà fastidio Conte, che di questa alleanza è il raccordo. Dà fastidio la sua libertà da poteri vecchi e nuovi. Dà fastidio un ruolo più forte del Vecchio Continente”. Ora più che mai per il premier è necessario che Pd, 5 stelle e Liberi e uguali si compattino intorno al suo nome. I pentastellati hanno anche tracciato la linea del “no” al governo tecnico, il sogno di Renzi, escludendo ogni alternativa all’attuale capo dell’esecutivo. È ancora una volta Pier Luigi Bersani, con una delle sue metafore, a chiarirne il motivo: “Anche se nessuno vuole le elezioni, puoi tirare un filo per cui viene giù il maglione. Attenzione sul tema Conte, c’è un giudizio ingeneroso e anche irrealistico. E’ meglio di come in questi mesi è stato raccontato. Lì c’è un punto di equilibrio, se si toglie ritengo che la situazione potrebbe andare fuori controllo”. Talmente fuori controllo che, senza un rinforzo della maggioranza, alla fine si possa davvero “rotolare” alle urne. L’ultima parola per fermare la valanga, adesso, spetta al Parlamento.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/17/da-zingaretti-appello-a-liberali-europeisti-democratici-in-aula-boccia-i-parlamentari-di-iv-votino-con-il-pd-sono-stati-eletti-con-noi/6068399/

Renzi dice di non aver mai messo veti su Conte e si autodefinisce un “patriota”. Quattro giorni fa lo ha accusato di “vulnus democratico”.

 

Il leader di Italia viva a "Mezz'ora in più" su Rai3 sostiene di "non avere un problema personale con il premier". Ed entrando nel merito del comportamento dei renziani in Aula tiene aperte più strade: diciamo sì ai ristori, ma "non voteranno la fiducia". "Non siamo in maggioranza", ha detto. "Io non voterò mai un governo che si ritiene migliore del mondo con 80mila morti e che non prende il Mes".

“Il premier ha detto di no al ritorno di Italia viva in maggioranza, ma noi non avevamo nessun veto su Conte“. Neanche quattro giorni dopo aver ritirato le ministre e aver aperto ufficialmente la crisi di governo, Matteo Renzi nega che per lui il problema sia mai stato il presidente del Consiglio, smentisce di avere in ballo una “questione personale” e anzi, si autodefinisce “un patriota“. Eppure nella conferenza stampa della rottura, l’ex premier aveva detto esattamente il contrario, accusando Conte di aver “creato un vulnus alle regole democratiche” e aver trasformato la democrazia in “un reality show”. Oggi Renzi, intervistato a Mezz’ora in più su Rai3, ha cercato di raccontare un’altra versione della storia: “Il tentativo di buttare la crisi su di me sta diventando imbarazzante“, perché “noi non abbiamo fatto una battaglia con Pd, Conte, M5s… abbiamo detto, possiamo cambiare? Hanno fatto costantemente spallucce”. Il leader resta sempre sulla linea (confusa) dell’ambiguità, tra il ricatto e l’apertura: “Non voteremo la fiducia al governo“, dice, confermando lo strappo, ma non escludendo l’astensione e quindi un aiuto all’esecutivo. “Se c’è da votare lo scostamento per dare soldi ai ristoratori, non me ne frega chi sia il premier, voto a favore”. Ma, “se mi si chiede: siete parte della maggioranza? Non più“. Quindi non nasconde la soddisfazione di fronte all’impasse: “Ho chiesto, discutiamo di cose serie? Il presidente del Consiglio ha detto no, vado in Aula, asfaltiamo Renzi, abbiamo i numeri per la maggioranza assoluta. A me sembra che questo non accadrà al Senato“.

In queste ore di caccia ai responsabili e “costruttori”, mentre Italia viva sembra volersi riavvicinare al tavolo al punto che alcuni nel Pd sarebbero tentati dal riaprire le trattative (non i vertici che confermano la chiusura), le offerte dei renziani continuano a non andare oltre le provocazioni. La prima a dare segnali tutt’altro che dialoganti è stata la presidente dei deputati Iv Maria Elena Boschi che, intervistata dal Messaggero, sul rientro del deputato Vito De Filippo nel Pd, ha detto: “Le cose stanno andando molto bene, decisamente meglio delle nostre più rosee aspettative“. Non più distensive le parole del presidente Iv Ettore Rosato che, a SkyTg24, ha sostenuto che, per tornare a dialogare, “il metodo in quella maggioranza va rivisto. Io non chiedo di rientrare, ma dico: guardate con quel metodo non fa andare da nessuna parte. Il problema non è Renzi ma il metodo del presidente del Consiglio. Non è vero che i problemi non ci sono e che siamo i migliori del mondo”.

Renzi è passato dal “re è nudo” a dire che “non ha un problema personale con Conte” – Renzi nell’intervista a Lucia Annunziata ha sostenuto di non aver mai avuto come mira quella di far cadere il presidente del Consiglio. Eppure la conferenza stampa del 13 gennaio, trasmessa in diretta streaming, è difficilmente contestabile. Il leader di Italia viva, ritirando le ministre e respingendo qualsiasi ipotesi di mediazione con l’esecutivo, ha attaccato il premier a partire dal suo “metodo”, ovvero l’utilizzo “ridondante delle dirette tv a reti unificate” e dei social network. “Il re è nudo”, sono state le parole esatte pronunciate da Renzi davanti a decine di giornalisti. “Risolviamo i problemi, ma pensare di farlo con un Tweet o un post su Instagram è populismo“. Ma non solo: ha parlato chiaramente di “vulnus democratico” provocato dal premier, un’accusa pesantissima di aver abusato dei poteri a scapito della rappresentanza parlamentare. Che fine hanno fatto quelle contestazioni? Oggi Renzi, nell’intervista su Rai3, dice: “Noi non abbiamo mai pensato che l’obiettivo fosse ‘cacciare Conte’. Leggo di ricostruzioni secondo cui io avrei un problema personale con Conte. C’era un modo per farlo, non dare la fiducia a un Conte-bis. Non ho niente contro Conte, ma se per sei mesi provi a dire ‘guardate qua rischiamo l’osso del collo’ e non ti danno ascolto ci sono due alternative: la prima è far finta di niente, ma io non sarà mai corresponsabile del più grande spreco di risorse della storia”. Insomma, Renzi avrebbe deciso di andare fino in fondo “da patriota” e per il futuro dei figli: “Io non sopporto questo racconto per cui è tutto un problema personale mio. Non ho un problema personale, non mi sta antipatico Conte. Ho un problema con il futuro di questo Paese che non deve andare a carte 48 e dei miei figli”.

La domanda ora è: cosa farà Italia viva in Parlamento? Renzi a questo proposito ha dato varie versioni, ma ribadito “che non voteranno la fiducia all’esecutivo“. Una risposta che non esclude la via dell’astensione, come anticipato dai renziani nei giorni scorsi, e che sarebbe un gesto di collaborazione nei confronti della maggioranza. Ma al di là dei tentativi dei renziani di tornare al tavolo, le offerte di Italia viva restano bloccate su quei paletti che hanno impedito il dialogo e che hanno portato allo strappo. “Io ho posto dei problemi politici e loro fanno telefonate per prendere senatori, lo facciano. Io non voterò mai un governo che si ritiene migliore del mondo con 80mila morti e che non prende il Mes“, ha detto Renzi. Proprio la condizione del Mes, rilanciata dai renziani anche nell’ultimo consiglio dei ministri a cui hanno partecipato, è stata tra i motivi di rottura. Insomma per l’ex premier il cambio dev’essere netto per permettere che le due parti tornino a sedersi al tavolo: “Io penso che non sia consentito a un politico e a una classe dirigente essere compartecipi di un disegno mediocre senza respiro e pensare che la politica sia solo accomodamento di poltrone. Sono disponibili a cambiare le cose? Ci siamo. Sennò amici come prima”.

Insomma Renzi ha rivendicato che su alcuni dossier fondamentali daranno il loro voto a favore: “Io non andrò all’opposizione dell’Italia, se c’è da votare il decreto ristori e lo scostamento di bilancio, noi i voti li mettiamo. Se c’è da mettere i voti sui denari buttati via, come quelli del cashback, allora no. Non faccio una polemica pretestuosa. Noi abbiamo fatto una battaglia per cui almeno i ministri leggessero le carte”. Le contestazioni insomma, sono esattamente le stesse che ha pronunciato il 13 gennaio, solo quattro giorni fa, e dalle quali sembra difficile poter trovare una mediazione con i vecchi alleati. E alla domanda se è rimasto stupito dal “no” all’unanimità di Pd e Leu a Italia viva, Renzi ha replicato: “A me ha stupito l’odio dei social e le minacce di morte che ho ricevuto”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/17/renzi-dice-di-non-aver-mai-messo-veti-su-conte-e-si-autodefinisce-un-patriota-quattro-giorni-fa-lo-ha-accusato-di-aver-creato-un-vulnus-democratico/6068624/