martedì 1 giugno 2021

Brusca torna libero, tra gli artefici della strage di Capaci.

 

Fuori con 45 giorni di anticipo. Sciolse nell'acido il piccolo Di Matteo.

L'ultimo abbuono di 45 giorni ha aperto a Giovanni Brusca le porte del carcere: fine pena è la formula d'uso che chiude i suoi tanti conti aperti con la giustizia. A 64 anni l'uomo che ha premuto il telecomando a Capaci e fatto sciogliere nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo è, con tutte le cautele previste per un personaggio della sua caratura criminale, una persona libera.

Anche se era un esito annunciato, la scarcerazione suscita comunque le reazioni più critiche.

I familiari delle vittime avevano già espresso le loro preoccupazioni quando si è cominciato a porre, già l'anno scorso, il problema di rimandare a casa un boss dalla ferocia così impetuosa da meritare l'appellativo di "scannacristiani". Nel suo caso sono stati semplicemente applicati i benefici previsti per i collaboratori "affidabili". Se ne era già tenuto conto nel calcolo delle condanne che complessivamente arrivano a 26 anni. Siccome il boss di San Giuseppe Jato era stato arrestato nel 1996 nel suo covo in provincia di Agrigento, sarebbe stato scarcerato nel 2022. Ma la pena si è ancora accorciata per la "buona condotta" dopo che a Brusca erano stati concessi alcuni giorni premio di libertà. Gli ultimi calcoli prevedevano la scarcerazione a ottobre. È arrivata anche prima.

Ora però si apre un caso complicato di gestione della libertà del boss e dei suoi familiari. I servizi di vigilanza, ma anche di protezione pure previsti dalla legge, dovranno tenere conto dell'enormità dei delitti e delle stragi che lo stesso Brusca ha confessato. Non solo ha ammesso di avere coordinato i preparativi della strage in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta. Ha confessato numerosi delitti nella zona di San Giuseppe Jato. Ma ha soprattutto ammesso le sue responsabilità nel rapimento e nella crudele soppressione di Giuseppe Di Matteo il figlio tredicenne del collaboratore Santino Di Matteo. 

Santino Di Matteo era, tra tutti, il depositario dei segreti più ingombranti della cosca e aveva cominciato a svelarli al procuratore Giancarlo Caselli e ai magistrati della Dda palermitana. Davanti alla prospettiva di trascorrere in carcere il resto della vita anche lui, qualche mese dopo l'arresto, ha cominciato a rivelare i retroscena e il contesto di tanti delitti e degli attentati a Roma e Firenze del 1993. Brusca non nascondeva il tormento di ripassare in rassegna i suoi crimini più odiosi e quelli di cui era a conoscenza. Ma mise da parte ogni remora quando ebbe la certezza che ne avrebbe ricavato quei benefici che ora gli hanno ridato la libertà. Dalle sue rivelazioni intanto presero subito l'avvio numerosi procedimenti che hanno incrociato pure i percorsi dell'inchiesta sulla "trattativa" tra Stato e mafia.

"Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell'ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso. Ogni altro commento mi pare del tutto inopportuno". Lo ha detto Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone. "La stessa magistratura - ha spiegato Maria Falcone - in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle sue rivelazioni, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato: non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili torni libero a godere di ricchezze sporche di sangue".

"Autore della strage di Capaci, assassino fra gli altri del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell'acido perché figlio di un pentito. Dopo 25 anni di carcere, il boss mafioso Giovanni Brusca torna libero. Non è questa la "giustizia" che gli Italiani si meritano". Così il leader della Lega Matteo Salvini.

La scarcerazione di Brusca "é stato un pugno nello stomaco che lascia senza respiro e ti chiedi come sia possibile. La sorella di Falcone ricorda a tutti che quella legge applicata oggi l'ha voluta anche suo fratello, che ha consentito tanti arresti e di scardinare le attività mafiose, ma è un pugno nello stomaco". Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, intervistato a Rtl 102.5.

"Brusca libero? Non voglio crederci. È una vergogna inaccettabile, un'ingiustizia per tutto il Paese. Sempre dalla parte delle vittime e di chi lotta e ha lottato contro la mafia". Lo scrive su Twitter la sindaca di Roma Virginia Raggi.

"Il boss di Cosa Nostra Giovanni Brusca - lo "scannacristiani" che ha "commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti, ha fatto saltare in aria il giudice Falcone e la sua scorta e ha ordinato di strangolare e sciogliere nell'acido il piccolo Di Matteo - è tornato libero. È una notizia che lascia senza fiato e fa venire i brividi!". Così la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. "L'idea che un personaggio del genere sia di nuovo in libertà è inaccettabile, è un affronto per le vittime, per i caduti contro la mafia e per tutti i servitori dello Stato che ogni giorno sono in prima linea contro la criminalità organizzata. 25 anni di carcere sono troppo pochi per quello che ha fatto. È una sconfitta per tutti, una vergogna per l'Italia intera".

"La scarcerazione del "pentito" Giovanni Brusca è un atto tecnicamente inevitabile ma moralmente impossibile da accettare. Mai piú sconti di pena ai mafiosi, mai più indulgenza per chi si è macchiato di sangue innocente. Sono vicina ai parenti delle vittime, oggi è un giorno triste per tutti". Lo scrive su Twitter Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale.

"La scarcerazione di #Brusca riapre una ferita dolorosa per tutto il Paese. Una vergogna senza pari, un insulto alla memoria di chi è caduto per difendere lo Stato. Serve subito una nuova legge sull'ergastolo ostativo. Nessun passo indietro davanti alla #Mafia." Lo scrive in un tweet la vice presidente del Senato Paola Taverna. "Notizie del genere fanno male, tanto male. La legge è legge e va rispettata ma il dolore nel pensare #Brusca libero resta. Il mio pensiero in questo momento va agli eroi, famosi e meno, che hanno lottato la mafia e dato la vita per assicurare gente come lui alla giustizia", sottolinea sempre su twitter il deputato M5S Stefano Buffagni.

Ansa

Questo "bravo ragazzo" potrà continuare indisturbato a bruciare altri bambini nell'acido, basta chiederglielo; potrà continuare a fare saltare in aria le "brutte persone fastidiose" come Falcone, semplicemente schiacciando un pulsante, basta chiederglielo, lui è un uomo d'onore dell'onorata società... tralallallà!

Questa è la loro era, non è più la nostra! Noi siamo i fessi che lavorano, quando un lavoro lo troviamo, e ci limitiamo a rispettare le leggi, pagare le tasse, ligi ai doveri. Noi siamo brutte persone, siamo gli idioti che non sanno approfittare di ogni occasione; loro, invece, sono i furbi, sono quelli che in barba alle leggi fanno quello che vogliono, tanto sanno che, mal che gli vada, sconteranno solo qualche annetto di galera, che per loro è come aver aggiunto una stelletta sulla casacca, ed entreranno nell'olimpo degli acclamati nuovi dei, potenti più che mai, amati e riveriti da chiunque ami navigare nel mare limaccioso e fetido dell'illegalità per godere, a sua volta, di impercettibili particelle di quel putridume lasciato cadere dagli dei.
c.



Canada: shock in comunità nativi, trovati resti 215 bimbi.

 

Sepolti vicino a una ex scuola gestita dalla Chiesa cattolica.

La comunità dei nativi della British Columbia meridionale (Canada) è sotto shock. Una tragica verità che i membri della minoranza etnica 'Tk'emlúps te Secwépemc' sospettavano da decenni è venuta alla luce in tutta la sua macabra crudeltà nei giorni scorsi: i resti di 215 bambini sono stati trovati vicino a quella che un tempo era la Kamloops Indian Residential School, uno degli istituti del sistema delle cosiddette 'Indian residential schools', una rete di scuole fondate dal governo e amministrate dalle Chiese cattoliche che rimuovevano i figli degli indigeni dalla loro cultura per assimilarli nella cultura dominante.

Ma non solo: i bambini erano spesso oggetto di abusi sessuali e fisici, e molti di loro - come testimonia questo ritrovamento, di cui dà notizia oggi la Cnn - pagarono con la vita la loro unica 'colpa' di essere diversi. La Kamloops Indian Residential School, una delle più grandi del Paese, iniziò l'attività alla fine del 19mo secolo sotto la gestione della Chiesa cattolica prima di passare sotto il controllo del governo nella seconda metà degli anni Sessanta e di chiudere i battenti nel 1978.

ANSA

lunedì 31 maggio 2021

Rapiti più di cento bambini in Nigeria mentre andavano a scuola.

Una donna nigeriana con i suoi figli - ANSA

I rapitori hanno lasciato andare i piccoli che non erano in grado di camminare. 

Un grande numero di bambini che frequentano la scuola coranica Salihu Tanko in Nigeria sono stati rapiti insieme ad alcuni passeggeri di un autobus da un gruppo di uomini armati. Lo ha riferito il governo nigeriano sul suo account twitter.

"I rapitori hanno liberato undici bambini, che erano troppo piccoli per camminare", ha detto il governo della Nigeria.

La scuola Salihu Tanko Koranic stava registrando per l'ingresso circa 200 bambini al momento dell'attacco da parte di un gruppo di uomini armati, ma molti sono riusciti a fuggire, ha detto un dirigente scolastico che desidera rimanere anonimo per la sua sicurezza.

"All'inizio hanno preso più di un centinaio di studenti, ma poi hanno lasciato andare quelli che consideravano troppo piccoli per camminare, tra i 4 e i 12 anni", ha detto ancora il dirigente, aggiungendo di non avere cifre precise sul numero di bambini rapiti.
Questo nuovo rapimento arriva il giorno dopo il rilascio di 14 studenti nello stato di Kaduna (nord), dopo 40 giorni di detenzione. Cinque studenti sono stati giustiziati dai loro rapitori nei giorni successivi al rapimento per fare pressione sulle famiglie e costringere il governo a pagare il riscatto.
Sulla stampa locale, le famiglie hanno dichiarato di aver dovuto pagare in totale 180 milioni di naira (357.000 euro) per ritrovare i propri figli. Da diversi mesi gruppi di banditi sono coinvolti in rapimenti di massa rivolti alle scuole: dal dicembre 2020 sono stati sequestrati 730 bambini e adolescenti.

ANSA

Reddito di cittadinanza a evasi e carcerati: 298 denunciati a Napoli.


A loro carico il reato di truffa ai danni dello Stato. Calcolato un danno alle casse Inps per due milioni e mezzo di euro.

La guardia di finanza di Napoli ha denunciato 298 persone che, tra settembre 2020 e maggio 2021, hanno percepito il reddito di cittadinanza nonostante non ne avessero i requisiti. Tra i casi scoperti, quelli di 8 richiedenti evasi dagli arresti domiciliari per andare a presentare domanda, e di una persona che ha presentato domanda mentre era in carcere a Santa Maria Capua Vetere. Il danno quantificato dall'Inps è di circa 2,5 milioni di euro.

Centinaia le domande irregolari - A realizzare l'attività investigativa, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Napoli nord e in collaborazione con l'Inps, sono stati i finanzieri del gruppo di Frattamaggiore, i quali hanno individuato centinaia di domande irregolari presentate da residenti nell'area nord della provincia del capoluogo.

Denunciati per truffa allo Stato - Per gli evasi e i carcerati che hanno ottenuto il sussidio è scattata subito la revoca del beneficio, con denuncia per truffa ai danni dello Stato. A Frattamaggiore il caso di un'istanza presentata da una persona che, nel momento in cui faceva domanda, risultava detenuta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). 


TGcom24


Mancano i controlli e tutto, anche ciò che ha una validità, finisce dove non dovrebbe andare a finire.
Il reddito di cittadinanza viene usato alla stregua delle invalidità, concesse a chi non ne ha diritto a discapito di chi ha diritto, per la solita solfa del "do ut des"...
c.

Disastro ambientale aIl'Ilva di Taranto, condanne pesanti per i Riva, 3 anni e mezzo a Vendola. Confiscati gli impianti. - Paolo Russo , Gino Martina , Francesca Savino

 

La sentenza di Ambiente svenduto: venti e ventidue anni agli ex proprietari. L'ex governatore pugliese è accusato di concussione aggravata in concorso. Alla lettura della sentenza hanno esultato gli ambientalisti e i genitori tarantini in presidio. 

La Corte d'Assise di Taranto ha condannato a 22 e 20 anni di reclusione Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell'Ilva, tra i 47 imputati (44 persone e tre società) nel processo chiamato Ambiente Svenduto sull'inquinamento ambientale prodotto dallo stabilimento siderurgico. Rispondono di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all'avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. Disposta anche la confisca degli impianti, nel frattempo passati prima attraverso una gestione commisariale e poi acquisiti da Arcelor Mittal.

La pubblica accusa aveva chiesto 28 anni per Fabio Riva e 25 anni per Nicola Riva. Tre anni e mezzo di reclusione sono stati inflitti  all'ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. I pm avevano chiesto la condanna a 5 anni. Vendola è accusato di concussione aggravata in concorso, in quanto, secondo la tesi degli inquirenti, avrebbe esercitato pressioni sull'allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per far "ammorbidire" la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall'Ilva. Assennato è stato condannato a 2 anni per favoreggiamento.

Il presidio di mamme e operai.

Alla lettura della sentenza hanno esultato gli ambientalisti e i genitori tarantini in presidio dalla mattina. Tra gli altri, ci sono anche rappresentanti del movimento Tamburi Combattenti e delle associazioni che aderiscono al Comitato per la Salute e per l'Ambiente (Peacelink, Comitato Quartiere Tamburi, Donne e Futuro per Taranto Libera, Genitori Tarantini, LiberiAmo Taranto e Lovely Taranto). Sono circa mille le parti civili. Tra queste c'è il consigliere comunale Vincenzo Fornaro, ex allevatore che subì l'abbattimento di circa 600 ovini contaminati dalla diossina. "E' il giorno - osserva - in cui si stabilirà dopo 13 anni chi ha ragione tra un manipolo di pazzi sognatori che continuano a immaginare un futuro diverso per questa città e chi resta industrialista convinto. Grazie a tutti quelli che in questi anni si sono battuti per arrivare a questo punto. Abbiamo fatto il massimo e continueremo a farlo".

Le richieste della Procura.


La pubblica accusa aveva invocato 35 condanne per quasi quattro secoli di carcere. Per i fratelli Fabio Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell'Ilva, sono stati chiesti 28 e 25 anni; per l'ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, cinque anni. La condanna a 28 anni di reclusione era stata chiesta anche per l'ex responsabile delle relazioni istituzionali dell'Ilva Girolamo Archinà, e l'ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso. Chiesti 20 anni di reclusione per il dirigente del Siderurgico Adolfo Buffo e cinque imputati che avevano il ruolo di "fiduciari aziendali"; 17 anni per l'ex presidente di Ilva Bruno Ferrante, per l'ex consulente della procura Lorenzo Liberti (accusato di aver intascato una "mazzetta" da 10mila euro per ammorbidire una perizia sull'inquinamento), e per cinque ex responsabili degli impianti che furono sequestrati dal gip Patrizia Todisco.

Le responsabilità politiche.


Per quanto riguarda le presunte responsabilità della politica l'ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, accusato di concussione aggravata in concorso in quanto, secondo gli inquirenti, avrebbe esercitato pressioni sull'allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato (a sua volta condannato a un anno per favoreggiamento) per far "ammorbidire" la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive dell'Ilva. Rischiano la condanna a 4 anni l'ex presidente della Provincia Gianni Florido e l'ex assessore provinciale all'Ambiente Michele Conserva (ipotesi di concussione per l'autorizzazione all'esercizio della discarica per rifiuti speciali "Mater Gratiae"), mentre era stata chiesta la prescrizione per l'ex sindaco di Taranto Ippazio Stefàno a cui era contestato l'abuso d'ufficio perché, secondo l'accusa, pur essendo a conoscenza delle criticità ambientali e sanitarie causate dall'Ilva, non avrebbe adottato provvedimenti per tutelare la popolazione. Tra gli altri imputati di favoreggiamento è stata chiesta la condanna a 8 mesi per l'ex assessore regionale e attuale segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni; per l'assessore regionale Donato Pentassuglia e l'allora capo di gabinetto di Vendola, Francesco Manna. Infine, il pm Buccoliero ha proposto la trasmissione degli atti alla procura per l'ipotesi di falsa testimonianza per cinque persone che hanno deposto durante il processo. Tra queste c'è l'ex arcivescovo di Taranto, Benigno Luigi Papa.

La Repubblica.

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Viva la dittatura. “La strategia del premier. Non saranno i partiti a ridisegnare il fisco” (Repubblica, 21.5). “Cassa depositi e Fs. Draghi azzera i vertici e taglia fuori i partiti” (Stampa, 27.5). “Le nomine pensando al futuro. Responsabilità. I vertici li deciderà sempre il premier, e si certifica il fatto che oggi il sistema politico non è nelle condizioni di negoziare” (Francesco Verderami, Corriere della sera, 28.5). “Il premier smantella il sistema Conte eliminando i suoi uomini a uno a uno. Draghi decide ignorando gli appetiti dei partiti” (Maurizio Belpietro, Verità, 28.5). Abbiamo un dittatore e siamo tutti bagnati.

Paletti. “Riforma della giustizia, i 5s pronti a piegarsi ai paletti della Cartabia” (Giornale, 28.5). Così i paletti entrano meglio.

Sessismo giudiziario. “I giudici italiani maltrattano le donne” (Giornale, 28.5). Non si sono bevuti neppure Ruby nipote di Mubarak.

La Supercazzola. “Serve l’innesco cognitivo per creare il nemico comune utile a compattare il gruppo parlamentare… Siamo nell’era della Platform Society… saranno le piattaforme digitali a definire le strutture sociali e politiche e a promuovere le relazioni e le idee che nasceranno dal basso. Il futuro della politica e della partecipazione civica nei prossimi dieci anni è questo, e noi saremo lì per costruirlo” (Enrica Sabatini, braccio destro di Davide Casaleggio, Corriere della sera, 23.5). Ecco, brava, mandaci una cartolina.

Uggetti smarriti/1. “Uggetti? Non diteci che alla fine vince la giustizia” (avv. Gian Domenico Caiazza, Riformista, 28.5). In effetti assolvere un reo confesso è un filo eccessivo.

Uggetti smarriti/2. “Uggetti assolto: ‘I 5S? Non odio nessuno, ma con loro non mi alleerei’” (Stampa, 27.5). Malgrado le cazzate che fanno, hanno una fortuna sfacciata.

La Fakepubblica/1. “Rifiuti, tutti sconfitti. Tar boccia la Regione: ‘Faremo una diffida. Dopo la decisione Zingaretti rilancia: ‘Comune inadempiente, allerterò il governo’” (Repubblica, 28.5). Quindi, se il Tar dà ragione alla Raggi sono tutti sconfitti e l’inadempiente è lei. Figurarsi se le avesse dato torto.

La Fakepubblica/2. “Roma non trova posto alle ceneri di Proietti” (Repubblica, 26.5). “La notizia data da Repubblica è una fake news. È un attacco alla città, alla sindaca, fatto usando il nome di mio padre” (Carlotta Proietti, Facebook, 27.5). “”Il nostro dovere è raccontare i fatti” (Repubblica, 28.5). Falsi.

Ascolta, si fa Pera. “È la Costituzione la prima riforma da votare. Si può fare in due anni” (Marcello Pera, Repubblica, 27.5). Mo’ me lo segno.

Maresca ‘a Purpetta. “Catello Maresca: ‘Io e Cesaro mai sul palco insieme’” (Domani, 25.5.). Si vedono poi nel retropalco.

Il ballerino di fila. “Centri sociali, Carla Fracci, Croce Rossa, Emma Bonino, Cgil, Roberto Vecchioni, Claudio Bisio, sindaci del Pd e Cooperative rosse. Tutti allegramente in piazza domani a Milano, col portafoglio pieno, per chiedere più diritti e più accoglienza per gli immigrati. A loro gli italiani interessano poco. Se anche a te girano le palle, fai girare. #stopinvasione” (Matteo Salvini, segretario Lega, 19.5.2017). “È mancata stamane nella sua Milano, al cui prestigio internazionale tanto ha dato. Un commosso addio a Carla Fracci, simbolo assoluto della danza, dell’arte e della cultura, che in tanti anni di carriera formidabile ha illustrato il nome dell’Italia nel mondo” (Salvini, 27.5.2021). Ma va’ a ciapà i ratt.

Casellati Airlines. “Alla fine sono arrivate le minacce di morte alla Presidente del Senato Maria Casellati. Era scontato che arrivassero vista la campagna di odio costruita dai media (un gruppo editoriale in primis), che hanno voluto deformare la verità per azzopparla. Spero esca la verità sui voli e sui mandanti” (Guido Crosetto, FdI, Twitter, 28.5). I piloti, gli steward o le hostess?

La mosca cocchiera. “Bene le riaperture varate dal governo Draghi. Un salto di qualità che Italia Viva chiedeva da tempo” (Raffaella Paita, deputata Iv, Twitter, 17.5). Fortuna che ci sono loro, sennò Draghi si scordava di riaprire.

La parola all’esperta. “L’agenzia per la Cybersecurity. Sicurezza, via al dossier su cui inciampò Conte” (Claudia Fusani, Riformista, 27.5). Te l’ha detto Pio Pompa?

Forza Assassini. “A Mottarone le vittime sono tante. Chi è morto, il povero bambino sopravvissuto, e i gestori dell’impianto: costretti alla fame da regole assurde e tanto disperati all’idea di dover ritardare la riapertura da arrivare a voler riaprire ad ogni costo, anche della sicurezza” (Klevis Gjoka, responsabile Commercio e Lavoro di Forza Italia Giovani Milano, Twitter, 27.5). Giusto, facciamo una colletta.

Il titolo della settimana/1. “Il Pd scatta agli ordini di Travaglio: basta vitalizi, basta politica!” (Riformista, 27.5). Uahahahahah.

Il titolo della settimana/2. “’Ucciso con le natiche’. Così la moglie sovrappeso soffoca il marito” (Giornale, 19.5). Quando si dice un titolo fatto col culo.

IlFQ

Uggetti, Conte: “M5s sta maturando ma resterà sempre intransigente su trasparenza e legalità. Durigon ancora al suo posto intollerabile”.

 

L'ex premier torna a parlare da capo politico e lo fa nei giorni in cui il M5s è coinvolto dalle polemiche sull'assoluzione dell'ex sindaco di Lodi, legate anche alla lettera di scuse di Di Maio: "Garantiremo il massimo rispetto della dignità di ogni persona, ma tenendo sempre fermo il massimo rigore nel pretendere il rispetto dei più alti principi di etica pubblica, del più alto senso civico e delle Istituzioni. Chi pensa che il nuovo Movimento possa venire meno a queste convinzioni o pensa di strumentalizzare questo percorso di maturazione, rimarrà deluso". Sul sottosegretario leghista: "Non tollerabile sia ancora al suo posto".

Un lungo post su facebook per prendere posizione sul caso di Simone Uggetti dopo le scuse pubblice di Luigi Di Maio e spiegare quale è la posizione del Movimento 5 stelle. Ma anche per tornare a chiedere le dimissioni del leghista Claudio Durigon da sottosegretario alle Finanze. Giuseppe Conte torna a parlare da capo politico e lo fa nei giorni in cui il M5s è coinvolto dalle polemiche legate all’ex sindaco di Lodi, assolto in Appello per turbativa d’asta dopo la condanna a 10 mesi in primo grado. Polemiche legate anche alla lettera di scuse del ministro degli Esteri al Foglio. “Il Movimento 5 Stelle sta completando un processo di profonda maturazione collettiva al fine di presentare al Paese una proposta politica fortemente innovatrice, mirata a realizzare una società più equa e solidale, che consenta il pieno sviluppo della personalità di ognuno e garantisca migliori opportunità di vita a tutti. Una società ‘a misura d’uomo’, integralmente ecologica, in grado di garantire condizioni effettive di benessere equo e sostenibile a tutti i suoi membri”, è l’incipit del post dell’ex presidente del consiglio. Che poi torna sulle scuse pubbliche del ministro degli Esteri: “In questo nuovo corso, riconoscere come errori alcuni toni e alcuni metodi usati in passato – come ha fatto Luigi Di Maio – vuol dire segnalare, anche all’esterno, alcuni fondamentali passaggi di questo importante processo di maturazione collettiva, che avrà al suo centro, sempre e comunque, il rispetto della persona, nella sua dimensione individuale e sociale, perché non ammettiamo una ‘ragione’ superiore alla quale sacrificare la dignità dell’essere umano e la tutela effettiva dei suoi diritti e libertà fondamentali”, prosegue Conte.

Il capo politico in pectore nel suo post spiega come le scuse a Uggetti non modificheranno le posizioni dei 5 stelle in tema di giustizia e come i principi di trasparenza e legalità rimagono al centro dell’impegno politico del Movimento. “È fondamentale ricordare che il rispetto della persona e della sua dignità va coniugato con i principi della trasparenza, della lealtà, del rigore etico, da sempre fondamentali per il M5S. Perché il Movimento sta maturando, certo, ma non archivierà la forza e il coraggio delle sue storiche battaglie per cambiare il Paese. Saremo una forza aperta, accogliente. Ma anche intransigente nella misura in cui non ci renderemo disponibili a negoziare i nostri principi e a scolorire i nostri valori. Il principio di legalità e il valore dell’etica pubblica per la nostra comunità politica sono valori inossidabili“. Per questo motivo l’ex premier rivendica le riforme varate dai suoi governi, anche quelle ancora da approvare: “Lo dimostrano i provvedimenti approvati al Governo, come lo Spazzacorrotti e le riforme sulla giustizia che oggi sono all’esame del Parlamento, le posizioni assunte in tema di legalità e di contrasto alla criminalità, come in occasione dell’ultimo decreto Semplificazioni”. Per sottolineare come i 5 stelle rimangano intransigenti su trasparenza e legalità, Conte torna e esprimersi sul caso Durigon, il sottosegretario della Lega che ripreso da una telecamera nascosta di Fanpage.it dice: “Quello che indaga della guardia di finanza” sul caso dei fondi della Lega, “lo abbiamo messo noi“. “Continuiamo a considerare non tollerabile – scrive l’ex inquilino di Palazzo Chigi- quanto detto da un esponente di governo come Claudio Durigon, ancora al suo posto nonostante le gravi affermazioni divulgate. Riteniamo vada fatta chiarezza: anche fosse solo millanteria, saremmo comunque di fronte a esternazioni che restituiscono un’idea marcia delle istituzioni, lontana anni luce dai concetti di ‘disciplina e onore‘ che l’articolo 54 della nostra Costituzione richiama nell’esercizio delle funzioni pubbliche”.
Conte prosegue spiegando che la “responsabilità politica va tenuta distinta dalla responsabilità giuridica, penale in particolare”. E a questo proposito ricorda che “l’etica pubblica è uno di quei valori che il M5S non ha solo portato nelle piazze e scritto nei programmi, ma reso tangibile con scelte forti e di rottura, per arginare condotte errate e operare secondo il più alto senso dello Stato”. Quindi ecco la posizione dei 5 stelle a trazione Conte: “La linea del Movimento su questo non può generare alcuna confusione: garantiremo il massimo rispetto della dignità di ogni persona, ma tenendo sempre fermo il massimo rigore nel pretendere il rispetto dei più alti principi di etica pubblica, del più alto senso civico e delle Istituzioni. Per questo oggi chi pensa che il nuovo Movimento possa venire meno a queste convinzioni o pensa di strumentalizzare questo percorso di maturazione, rimarrà deluso”. Alla fine del suo intervento l’ex capo del governo si esprime anche su uno dei temi più delicati ancora non definiti dell’attuale maggioranza: la riforma della giustizia, oggetto di una vera e propria trattativa tra i 5 stelle e la guardasigilli Marta Cartabia. “Sul tema più ampio della giustizia, il Movimento ha le competenze e le capacità per esprimere una cultura giuridica solida e matura. Continueremo ad assicurare il nostro massimo impegno per realizzare le riforme già avviate, nel segno di un ‘sistema giustizia‘ più celere, più efficiente, ma anche più equo e giusto. Ci faremo scrupolo di applicare tutti i principi costituzionali che coinvolgono i cittadini sottoposti a indagini e agli accertamenti giudiziali, a partire dalla presunzione di innocenza e dal principio della durata ragionevole dei processi. Ma sia chiaro: la via maestra è realizzare un sistema che offra risposte chiare e certe alla domanda di giustizia, non scorciatoie nel segno della denegata giustizia”.

IlFQ