lunedì 9 agosto 2021

Lauree «inutili» e stipendi bassi? Ecco i titoli più richiesti entro il 2025. - Francesca Barbieri


Illustrazione di Andrea Marson/Il Sole 24 Ore

In Germania guadagnano quasi il doppio e in Svizzera addirittura 2,5 volte in più. In Belgio e Olanda sono a +50%, in Francia a +25%, in Gran Bretagna a +16 per cento.

Nella classifica europea degli stipendi per i giovani neolaureati l’Italia è ancora una volta nelle ultime posizioni: 28mila euro annui lordi rispetto agli oltre 32mila degli inglesi, ai 35mila dei francesi, ai 50mila dei tedeschi e ai quasi 80mila degli svizzeri.
Sarà per questo che in otto anni - registra la Corte dei conti - c’è stato un aumento del 41,8% dei trasferimenti per lavoro?

Barriere all’ingresso e lauree deboli.

Un fenomeno - sottolinea l’analisi della Corte dei conti - riconducibile sia alle persistenti difficoltà di entrata nel mercato del lavoro sia al fatto che il possesso della laurea non offre, come invece avviene in area Ocse, possibilità d’impiego maggiori rispetto a quelle di chi ha un livello di istruzione inferiore (solo il 68% dei laureati italiani ha un lavoro contro la media Ocse del’'85%).

In generale nel nostro paese il tasso di occupazione dei giovani è di molto inferiore alla media europea (16,8% tra gli under 25, quasi la metà rispetto al 32,1% dell’area euro) ed è alto il numero di Neet, oltre 3 milioni di under 35 che non studiano e non lavorano.E così in tanti, soprattutto tra i laureati, cercano fortuna all’estero.

«Il “paradosso italiano” – commenta Federica Meluzzi, dottoranda in economia all’Istituto Politecnico di Parigi – è che il rendimento del titolo universitario risulti basso nonostante l’offerta di lavoro molto qualificato sia tra le più scarse tra i paesi Ocse, come dimostrano le statistiche sul numero dei laureati. L’incapacità del sistema di assorbire e valorizzare le competenze acquisite durante gli studi universitari è sintomatica di problemi strutturali della nostra economia: da un lato, una struttura produttiva concentrata in settori a basso valore aggiunto, dall’altro una classe imprenditoriale poco qualificata, se si pensa che il 38% dei titolari delle micro e piccole imprese ha la licenza media e solo il 15% ha una laurea».

Le competenze chiamano competenze

“Skills beget skills” (le competenze chiamano competenze): «Le imprese guidate da un imprenditore o da un manager laureato - sottolinea Meluzzi - dimostrano una maggiore propensione all’assunzione di personale altamente qualificato, innovano di più e sono più produttive. Ed è questo equilibrio low-skill che è fondamentale rompere per creare opportunità e migliori condizioni per la forza lavoro più qualificata e al tempo stesso rilanciare la produttività».

Spiragli per il futuro.

Secondo un’elaborazione della società di consulenza Mercer si registra però un leggero trend di crescita almeno nelle buste paga: il salario iniziale dei neolaureati nel 2016 era 26.500 euro quindi in 5 anni è cresciuto del 6% circa (nel 2020 è di 28.000 euro), ma non per tutti. «Si sono abbassati da 27mila euro a 26mila euro i livelli d’ingresso per la laurea triennale - evidenziano da Mercer -, per la magistrale si è passati da 28mila a 28.459 euro, e per i master da 28mila a 31.500 euro». E il tasso di disoccupazione giovanile è in leggero calo (-0,2%) ad aprile 2021 attestandosi al 33,7%.

«Osservando l’andamento dei dati nel nostro storico - dichiara Mariagrazia Galliani, responsabile Mobility&Data di Mercer Italia - possiamo notare che la tendenza in Italia è di riconoscere maggiormente il ruolo dei giovani che si affacciano nel mondo del lavoro, mettendo a disposizione politiche di total reward che non solo puntino a elementi tangibili, ma che siano anche collegate a elementi di natura valoriale e che generino un senso di orgoglio e appartenenza rispetto al brand».

LAUREATI IN INGRESSO SUL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO PER INDIRIZZO

Valori medi annui, 2021-2025 (*Comprende scienze motorie. Fonte: Unioncamere - Anpal)

LAUREATI IN INGRESSO SUL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO PER INDIRIZZO

Superare il gap di formazione: il caso Generali.

La compagnia assicurativa Generali, ad esempio, ha condotto un’iniziativa di skill assessment globale durante il 2020 per comprendere l’effettiva preparazione dei propri dipendenti rispetto ad alcune skill fondamentali, definendo priorità e target per poi assegnare obiettivi di formazione per superare il gap tra bisogni e competenze effettive. L’iniziativa ha consentito a Generali Group di misurare oltre 45.000 livelli di professionalità nel mondo e ha potuto generare un enorme quantità di dati per meglio indirizzare i progetti formativi. Inoltre ha consentito di risparmiare il 30% del tempo che veniva prima utilizzato per training non efficaci, come per esempio corsi di formazione rivolti a lavoratori già con competenze in quell'ambito.

Il ”treno” Recovery fund.

Del resto, la formazione (non solo per i giovani) diventa la leva strategica per rilanciare il lavoro nei prossimi anni: le possibilità arrivano dal tesoretto di 30 miliardi previsti dal Pnrr al capitolo Education. Formazione chiave di volta per ripartire anche per il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco: «In Italia oltre 3 milioni di giovani tra i 15 e 34 anni non sono occupati, né impegnati nel percorso di istruzione o inattività formative - ha detto nelle considerazioni finali di lunedì 31 maggio - ; si tratta di quasi un quarto del totale, la quota più elevata tra i paesi dell’Unione europea. Se ne deve tener conto nel ridefinire le priorità per lo sviluppo economico e sociale e nel dirigere l’impegno verso la costruzione di un’economia davvero basata sulla conoscenza, il principale strumento a disposizione di un paese avanzato per consolidare e accrescere i livelli di benessere».

Quali lauree offrono più lavoro?

Allargando l’orizzonte al 2025 le previsioni di Unioncamere e Anpal evidenziano - nell’arco di 5 anni - una richiesta di 1,2 milioni di laureati da parte delle aziende italiane: per il 61-62% da inserire nel settore privato (dipendenti e indipendenti) e per il 38-39% in quello pubblico.

Economia, sanità e ingegneria al top.

In valore assoluto la richiesta riguarderà soprattutto dottori in economia o statistica, con una domanda compresa tra 36mila e 40mila unità l’anno (di cui 35.000-38.500 dell'indirizzo economico e oltre 1.300 di quello statistico).

Seguono i laureati dell’area giuridico e politico-sociale, per cui si prevede una richiesta di oltre 39mila unità all’anno (di cui 23.100 per giurisprudenza e 16.300 per l’indirizzo politico-sociale).

E poi spicca l’indirizzo medico-sanitario, dove serviranno tra 33-35mila laureati in media annua, ma anche le specializzazioni di ingegneria, con una domanda compresa tra 31-35mila unità, insegnamento e formazione (comprese scienze motorie) per cui si stima che saranno necessari circa 25mila laureati l’anno.

Skill mismatch.

Ma a fronte di 1,2 milioni di richieste delle aziende, sul mercato del lavoro faranno il proprio debutto 966mila laureati. Tra i più numerosi quelli ad indirizzo economico (oltre 30mila unità nella media dei cinque anni), poi gli ingegneri (circa 24mila all’anno), medici-sanitari e paramedici (circa 23mila unità annue) e laureati dell’indirizzo politico-sociale (20mila all’anno).

Tra gli indirizzi di ingegneria - evidenzia lo studio Anpal / Unioncamere - quello ampiamente prevalente è ingegneria industriale (11mila laureati all’anno).

Dove si concentra il gap maggiore? «Medico-sanitario, scientifico-matematico-fisico, ingegneria e architettura» si legge nel report sono gli indirizzi dove la richiesta supera la disponibilità di candidati con le competenze adeguate.

Per il settore medico-sanitario - per il quale si stima una carenza di offerta di 11-13mila laureati all’anno - il mismatch è evidentemente «il riflesso della crescente domanda di competenze sanitarie e di assistenza connesse all’invecchiamento della popolazione e all’adeguamento dei sistemi sanitari post-pandemia - evidenziano da Unioncamere -, anche in un’ottica di maggiore prevenzione e presidio territoriale».

Profili introvabili.

La forte richiesta di competenze nell’indirizzo scientifico-matematico-fisico (che comprende l’informatica), per il quale saranno richiesti oltre 8mila laureati all’anno, a fronte di un’offerta di 5mila unità in ingresso nel mercato, è la conseguenza dell’accelerazione dei processi di digitalizzazione e di automazione indotti anche dalla pandemia.

«Con buona probabilità - si legge nello studio - ciò influisce positivamente anche sui fabbisogni di laureati in ingegneria, per i quali tuttavia si riscontrano differenze rilevanti a seconda dei singoli indirizzi di ingegneria esaminati. Per architettura la domanda (compresa tra 13.000-13.400 laureati all’anno, con un'offerta di 6.200 neolaureati) appare legata soprattutto alla componente dei lavoratori indipendenti».

Per alcuni indirizzi si delinea invece un tendenziale eccesso di offerta: linguistico, chimico-farmaceutico, geo-biologico, agro-alimentare.

Per questi ultimi si ripropone quindi il fondamentale tema dell’orientamento e dei relativi servizi di supporto, tra cui una corretta informazione sugli effettivi sbocchi lavorativi che possono essere ragionevolmente previsti al momento di scegliere il corso di studi da intraprendere.

I 5 settori che pagano di più i giovani.

Secondo Page group - società specializzata in indagini retributive - sono 5 i settori offrono migliori stipendi d’ingresso per i giovani: information tecnolonogy, engineering, healthcare, finanza e tax & legal.

«In ambito It - spiegano da Page Group - un data scientist può arrivare a 40mila euro annui, software e web developer a 35mila euro, mentre in ambito finanziario un jounior financial controller può partire da 27mila euro e un junion internal auditor da 25mila».

Nel campo Engineer gli stipendi migliori per i giovani - secondo Page group - riguardano gli ingegneri di progetto (40mila euro) e gli application engineer (30mila euro). Nell’healthcare un clinical project manager può arrivare a 35mila euro l’anno e un esperto sul controllo qualità parte da 27mila euro. Nel Tax&legal infine un avvocato neoabilitato parte da 25mila euro lordi anni e un tax specialist da 30mila.

«Al netto dei ruoli che richiedono un percorso di studi specifico, nella ricerca dei candidati è in costante crescita l'importanza delle soft skill e delle attitudini caratteriali come l'intelligenza emotiva - conclude Pamela Bonavita, Senior Executive Director, della società di consulenza Hr PageGroup - che consente di adattarsi a contesti mutevoli e alla complessità moderna.Non esistono lauree “sbagliate” o ”inutili”: la regola d’oro per i giovani che si trovano a dover scegliere la propria facoltà universitaria è di optate per i percorsi che più li appassionano e gratificano, senza dimenticare di sviluppare le competenze digitali e le soft skill, tutti ingredienti fondamentali per una carriera di successo».

ILSole24Ore

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Scherzi telefonici. “Per il Quirinale, sulla carta, noi il candidato l’abbiamo già. Ho appena sentito Berlusconi ed è in gran forma” (Matteo Salvini, segretario Lega, Corriere della sera, 6.8). Fantocci, è lei?

La riforma delle pagelle. “Gli europei votano i leader. Prima Merkel, poi Draghi. Gli unici a prendere la sufficienza piena” (Corriere della sera, 2.8). Poi leggi l’articolo e scopri che Draghi ha preso 5,73: per Lui, la sufficienza piena parte dal 5.

Candido. “Palamara: ‘Destra o sinistra, mi candido alla Camera. Parto dal basso’” (Corriere della sera, 7.8). In effetti, più dal basso di così era difficile.

Premio Stakanov. “Cerco di restituire con l’attività politica una parte della fortuna che il buon Dio e gli italiani mi han dato, e spero di meritarmi lo stipendio che mi pagate, vi dico grazie” (Salvini dal Papeete Beach, 31.7). Sì, però vedi di non affaticarti troppo.

Il Ponte del Merlo. “Ponte sullo Stretto, cinque arresti: così la mafia puntava agli appalti” (Repubblica, 11.2.2005). “L’intossicazione ideologica mi sembra ormai marginale. E dunque aggiungerei che non c’è mai stato un momento migliore per farlo” (Francesco Merlo sul Ponte sullo Stretto, Repubblica, 6.8). Draghi lava più bianco che più bianco non si può.

Il mafiologo. “Le mafie dicono no alle opere che creano lavoro e portano sviluppo. La criminalità organizzata preferisce dire di no al Ponte sullo Stretto e sì al Reddito di cittadinanza” (Matteo Renzi, segretario Iv, 7.8.2021). Cosa Nostra e ‘ndrangheta annunciano querela per calunnia.

Il tossicologo. “Libero De Rienzo è stato de facto ucciso da un pusher extracomunitario del Gambia, da uno dei ‘suoi’. C’è tanto di quel dolore in quest’esito che attraversarlo indenni è impossibile” (Mario Adinolfi, leader Popolo della Famiglia”, Twitter, 28.7). Resta da capire come ci si possa ridurre così senza nemmeno un pusher.

Specchio riflesso. “Il Fatto Quotidiano, con la consueta ferocia, ha attaccato Renato Farina, nostro prestigioso collaboratore… Sappiano quegli sciacalli che noi siamo orgogliosi di ospitare la firma di Renato, che in quanto a collaborazioni improprie… è un dilettante rispetto a tanti colleghi legati a doppio filo non solo con i Servizi ma pure con magistrati e politici. Guardatevi allo specchio e fatevi schifo, giornalisti faziosi e dalla doppia morale” (Alessandro Sallusti, Libero, 7.8). Scusa, per curiosità: ma ti sei mai visto?

Mia Eccellenza. “… La Voce Repubblicana, un giornale politico – mai solo un giornale di partito – che formò alcuni eccellenti giornalisti…” (Stefano Folli, Repubblica, 3.8). Tipo Stefano Folli e il suo direttore Maurizio Molinari. A riprova del fatto che non solo i gatti si leccano il culo da soli.

Vedi sopra. “Di Maio lo stabilizzatore… tanto da proporsi agli occhi di Draghi, e in sostanza a quelli di Mattarella, come il garante della stabilità da oggi fino alla fine dell’anno” (Stefano Folli, Repubblica, 5.8). Sono soddisfazioni.

Bruti Cartabiati. “La riforma della giustizia è fatta, certi allarmi erano ingiustificati anche se alcune scelte sono criticabili. Nella magistratura prevale l’impegno ad attuare i cambiamenti. La fase transitoria sarà decisiva. Ora rimboccarsi le maniche” (Edmondo Bruti Liberati, ex procuratore di Milano, Foglio, 4.8). Ma soprattutto rimboccarsi le lingue.

Il Mago do Rinascimiento. “È un Rinascimento Italiano? Forse sì. Sport e non solo, l’Italia vive un momento magico” (rag. Claudio Cerasa, Foglio, 4.8). Per non parlare del giornalismo.

Nun ce lassà. “Una richiesta a Mattarella perchè accetti un reincarico pieno – formulata per tempo e giustificata dall’eccezionale emergenza sanitaria ed economica – sarebbe un grande segnale di maturità e di unità nazionale delle forze politiche” (Ferruccio De Bortoli, Corriere della sera, 1.8). In effetti confessare che, su 950 parlamentari e 60 milioni di italiani, non ce n’è uno in grado di dire quattro banalità a Capodanno, tagliare qualche nastro e baciare qualche bambino, è proprio un bel segnale.

Il titolo della settimana/1. “Una classe politica cleptomane sta tenendo in ostaggio il Paese” (Stampa, 2.8). Si sperava che La Stampa avesse capito la riforma Cartabia. Invece parlava del Libano.

Il titolo della settimana/2. “’Fare luce su Gladio e Loggia P2′. L’impulso di Draghi alle indagini” (Stampa, 3.8). Quando basterebbe un colpo di telefono all’alleato B.

Il titolo della settimana/3. “Franco Di Mare: ‘Ecco la mia Rai3, raffinata e colta, ma mai elitaria’” (Repubblica, 5.8). Uahahahahahahah.

Il titolo della settimana/4. “Due pesi, due misure. Zingaretti passa per vittima. Ma se fosse il ko informatico successo a Fontana in Lombardia…” (Libero, 5.8). Il ko informatico nella Lombardia di Fontana è successo nel primo mese di non-vaccini, ma senza bisogno degli hacker.

Il titolo della settimana/5. “Simonetta Matone: io punto sui termovalorizzatori” (Corriere della sera-cronaca Roma, 5.8). Pure noi.

ILFQ

«Gli impianti fotovoltaici non sottraggano terreno alla produzione agricola».













REGGIO EMILIA. «La Regione Emilia Romagna è a favore dell’impiego massivo delle energie rinnovabili, ma non possiamo però permetterci il consumo di suolo agricolo per la realizzazione degli impianti fotovoltaici, che devono essere posizionati sui tetti, in sistemi agrivoltaici in cave dismesse e in tutti quei siti che non sottraggono terreno alla produzione agricola. A livello mondiale i terreni fertili sono in diminuzione e dobbiamo preservare quelli del nostro territorio per avere un’agricoltura strutturata, forte e competitiva». Lo ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi nel firmare, alla presenza del presidente regionale di Coldiretti Nicola Bertinelli, del direttore regionale Marco Allaria Olivieri e del delegato Coldiretti Giovani Impresa Emilia Romagna Andrea Degli Esposti, la petizione lanciata in tutta Italia da Coldiretti Giovani Impresa a tutela del suolo agricolo, chiedendo alle istituzioni di investire nelle fonti alternative di energia senza dimenticare il ruolo fondamentale dell’agricoltura e la bellezza unica dei nostri territori, che andrebbero compromessi senza una programmazione territoriale degli impianti fotovoltaici a terra.

I giovani agricoltori della Coldiretti propongono che le Regioni e gli enti locali identifichino nelle aree da bonificare, nei terreni abbandonati, nelle zone industriali obsolete e nei tetti delle strutture produttive anche agricole, il luogo idoneo all’installazione del fotovoltaico per la corretta produzione di energia da fonti rinnovabili. Il consumo di suolo agricolo destinato al fotovoltaico a terra – afferma Coldiretti Giovani Impresa – minaccia il futuro alle nuove generazioni di agricoltori.

Gazzetta di Reggio

sabato 7 agosto 2021

David Attenborough: una vita sul nostro pianeta | Trailer ufficiale | Ne...

Il teorema di Pitagora al tempo dei Babilonesi


I matematici greci hanno perso il primato dell’invenzione della trigonometria. Questo è il pensiero di Daniel Mansfield, ricercatore australiano che ha scoperto l’utilizzo di Plimpton 322, un’antica tavoletta babilonese in caratteri cuneiformi, famosa perché contiene una serie di numeri che da tempo facevano sospettare la conoscenza del teorema di Pitagora mille anni prima di Pitagora stesso. Il nuovo studio ha scoperto che si tratta della più antica tabella trigonometrica conosciuta. Le 15 righe sulla tavoletta descrivono una sequenza di 15 triangoli rettangoli di differente inclinazione e una serie di tavolette simili era probabilmente utilizzata dagli agrimensori e ingegneri dell’epoca per i loro calcoli. Oltre a essere la prima, è anche la tabella trigonometrica più accurata, grazie all’utilizzo di un particolare approccio matematico e ai calcoli in base sessagesimale, come quelli che utilizziamo per la misura del tempo e che evitano di avere resti. Un approccio geniale che secondo Mansfield può essere applicato anche oggi in vari campi, facendo tornare di moda la perduta scienza babilonese. Servizio di Stefano Parisini, Media Inaf Per approfondire: http://www.media.inaf.it/2017/08/24/p...

Una tavoletta babilonese riscrive la storia della matematica.

Il più antico esempio di geometria applicata del mondo impresso su una tavoletta babilonese (fonte: UNSW Sydney)

E' il più antico esempio di geometria applicata, a fini catastali.

E’ impresso su un’antica tavoletta d’argilla babilonese di 3.700 anni fa, il più antico esempio di geometria applicata del mondo: si tratta di un documento catastale stilato da un perito per risolvere una disputa relativa alla divisione di un terreno, in cui gli angoli retti sono stati disegnati usando il sistema delle terne pitagoriche oltre mille anni prima che venisse formulato dai Greci. La scoperta del significato del reperto, conservato al Museo archeologico di Instabul, si deve a Daniel Mansfield, un matematico dell’Università del Nuovo Galles del Sud in Australia, che pubblica i risultati dello studio sulla rivista Foundations of Science.

La tavoletta d’argilla, rinvenuta in Iraq nel 1894 e indicata con la sigla Si.427, “è l’unico esempio noto di documento catastale dell’antico periodo babilonese: in questo caso ci racconta i dettagli legali e geometrici di un campo che è stato diviso dopo la vendita di una sua parte”, spiega Mansfield. “Con questa tavoletta possiamo davvero vedere per la prima volta perché i Babilonesi erano interessati alla geometria: serviva a tracciare i confini in maniera precisa. Questo avveniva in un periodo in cui la terra iniziava a diventare privata: le persone volevano stabilire i giusti confini per avere buone relazioni di vicinato, e questo è proprio quello che ci dice questa tavoletta”.

Secondo Mansfield, la scoperta potrà avere importanti implicazioni anche per la storia della matematica, perché “nessuno si aspettava che i Babilonesi usassero le terne pitagoriche in questo modo”. Una lista di quelle utili per le applicazioni sui terreni sarebbe riportata sopra una seconda tavoletta dello stesso periodo, chiamata Plimpton 322, che i periti babilonesi avrebbero usato come una sorta di manuale per risolvere i loro problemi pratici: una strategia ben diversa dalla trigonometria dei Greci, concepita osservando le stelle nel secondo secolo avanti Cristo.

 ANSA

Mario Er Vescica. - Marco Travaglio

 

Qualche settimana fa, volendo in fondo un gran bene al nostro premier, fummo colti da un vago senso di inquietudine nell’apprendere da Il Tempo che “Draghi non molla mai, neanche per andare in bagno”: “Alla Camera la sua resistenza in aula è stata lodata da tutti e alcuni hanno proposto di conferirgli l’ambitissimo premio ‘vescica di ferro’, dedicato a chi rimane al proprio posto per ore e ore senza andare al gabinetto”. Egli non evacua: trattiene. Ora, nell’imminenza del Ferragosto, pensavamo che si sarebbe concesso un po’ di relax per recuperare le energie e soprattutto le minzioni perdute. Invece niente. Ieri Repubblica titolava: “Il potere che non va in vacanza da Andreotti a Draghi: storie di stakanovisti e insonni. Il premier fa sapere che non andrà in ferie”, lui che “si è preso sulle spalle il suo compito con uno spirito che Giuliano Amato, altro ragionevole stakanovista del potere, ha sintetizzato con la formula latina coactus tamen voluit, l’ha voluto per obbligo, ma l’ha voluto”. Un po’ come il Duce, che lasciava “la luce accesa nottetempo a Palazzo Venezia… per cui gli italiani si riposavano e lui, fervido, vegliava”. Come Parri, che “si fece posteggiare una brandina nel suo ufficio al Viminale”. Giù giù fino al babbo Silvio e all’erede Matteo, che vantavano pacchianamente ritmi vertiginosi e veglie leggendarie. Ma, “lontano da certi accomodamenti nazionali”, “Draghi non è tipo da produrre questi spettacolini”: “a Palazzo Chigi si lavora in piena estate e la scelta non dovrebbe troppo sorprendere”. Vuoi vedere – ci siam detti – che Er Vescica trattiene pure ad agosto? Poi, inoltrandoci nella lettura, abbiamo scoperto con sollievo che “ha trovato il modo di passare qualche ora di meritatissimo riposo”. Non, si capisce, in una volgare o banale località di villeggiatura. Forse alla toileette.

Chi non ha di questi problemi è Salvini: già non faceva una mazza neppure da vicepremier e ministro dell’Interno, figurarsi da senatore, cioè da disoccupato. Ieri dal Papeete Beach, tra una visita della Guardia di Finanza e l’altra, anziché festeggiare gli ori degli atleti italiani, twittava contro il sottoscritto che, a suo dire, tifava contro (fatto mai accaduto). Si può comprendere un poveretto che da due anni non ne azzecca una ed è costretto ad arrampicarsi sui campioni olimpionici per fingere di aver vinto lui. Ma in Italia c’è un solo leader che fino a qualche anno fa ripeteva “Il Tricolore mi opprime” e tifava contro gli Azzurri perché “Non esiste un articolo della Costituzione in cui c’è scritto che bisogna tifare Italia”. Il suo nome è Salvini. Il che smentisce almeno la sua fama di fannullone: secondo un noto aforisma, infatti, “i cattivi a volte si riposano, gli imbecilli mai”.

ILFQ