sabato 11 settembre 2021

Reddito di cittadinanza sotto assedio: ecco come potrebbe cambiare. - Andrea Carli

 

Si va verso un tagliando: un reddito di cittadinanza rafforzato sotto il profilo dell’azione di contrasto alla povertà e strettamente collegato alle politiche attive del lavoro.

Il restyling del reddito di cittadinanza, misura di sostegno che costa 7-8 miliardi l'anno, è un mosaico i cui tasselli vengono inseriti gradualmente, uno dopo l’altro. L’ultimo è quello emerso durante l’incontro tra iI ministro del Lavoro Andrea Orlando e le parti sociali sul tema della riforma delle politiche attive. Una riforma che punta sul programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) strutturando un percorso verso l’impiego, fatto di formazione, riqualificazione professionale, per l’inserimento o la ricollocazione al lavoro, e lega il nuovo strumento al Rdc. Perché l’aiuto economico - che il governo non intende superare ma rivedere -, per le persone occupabili, sia collegato con maggiore efficacia al mondo del lavoro. Le misure di Gol pertanto ne rappresenteranno una condizione.

Solo tre percettori su dieci hanno sottoscritto un patto per il lavoro.

Il Governo intende rivedere e non superare il reddito di cittadinanza, dunque. Sullo sfondo i numeri prodotti dall’Anpal, l’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro: al 30 giugno i percettori del beneficio tenuti a sottoscrivere un patto per il lavoro erano oltre un milione e 150mila, ma solo il 34,1% di questa platea lo aveva fatto.In un recente rapporto sull’Italia l’Ocse ha messo in evidenza che ha attutito la povertà indotta dalla pandemia ma con uno scarso numero di percettori che ha trovato impiego a causa delle politiche attive carenti (l’Organizzazione ha posto sotto la lente anche Quota 100). A giugno in occasione della Requisitoria orale il procuratore generale della Corte dei Conti Fausta Di Grazia è intervenuto sul sostegno, e ha parlato di « uno stanziamento definitivo di 5.728,6 milioni di euro, dei quali ne sono stati impegnati 3.878,7 milioni. Dai dati degli uffici di controllo - ha aggiunto in quella occasione - risultano essere state accolte circa 1 milione di domande, a fronte di quasi 2,4 milioni di richieste, delle quali, secondo elaborazioni di questo Istituto, soltanto il 2% ha poi dato luogo ad un rapporto di lavoro tramite i Centri per l’impiego».

Reddito di cittadinanza sotto la minaccia di modifiche alla manovra e referendum.

È questa la ragione per cui il reddito di cittadinanza si è ritrovato sotto il fuoco incrociato di forze politiche che fanno parte della maggioranza (Lega e Italia Viva), e della principale forza di opposizione (Fratelli d’Italia). Tanto che il leader della Lega Matteo Salvini ha confessato che non vede l’ora che arrivi il giorno della manovra economica (entro il 20 ottobre il governo presenta in Parlamento il disegno di legge di Bilancio) per presentare un emendamento sulla misura. «L’ impegno - ha spiegato - è presentare, in sede di Bilancio, un emendamento a mia firma, in cui chiederemo di rivedere o cancellare il reddito di cittadinanza. Non è un attacco a qualcuno - ha poi aggiunto -: è che sono 10 miliardi di euro che hanno creato solo lavoro nero. Non funziona. La misura bisogna modificarla in modo tale da essere richiesta solo da chi non può lavorare, per il resto dobbiamo cancellarla». E se Salvini guarda alla manovra per “tendere un’imboscata” al reddito di cittadinanza, il senatore di Italia Viva Matteo Renzi ha lanciato un aut aut: o cambia o ci sarà un referendum. «Il fatto di aver permesso di aprire la discussione sul reddito di cittadinanza ha portato al fatto che Draghi lo cambierà - ha detto -. Io le firme le raccolgo, e sul reddito di cittadinanza ne raccoglieremo molte di firme...», poi «se il reddito non cambia il referendum si farà».

Verso maggiore contrasto alla povertà e connessione con le politiche attive.

Se la linea è quella di mantenere la misura di sostegno al reddito, ma al contempo di apportare delle modifiche, si tratta di capire come il governo intende intervenire. Entro fine mese sono attese le proposte del Comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza, presieduto dalla sociologa Chiara Saraceno. Le soluzioni delineate segneranno un punto di partenza, ma sarà il confronto politico tra le forze di maggioranza a disegnare il nuovo volto del sostegno. Se la Lega, seppur con toni diversi (l ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha proposto che «si cominci a ragionare di lavoro di cittadinanza») chiede che venga cancellato o radicalmente trasformato, Giuseppe Conte e tutto il Movimento Cinque Stelle fanno muro ribadendo che questa misura non si tocca. Anche il Pd difende il Rdc dicendo che è una misura «condivisibile che va migliorata». Sulla stessa linea LeU. Di certo si va verso un tagliando: un reddito di cittadinanza rafforzato sotto il profilo dell’azione di contrasto alla povertà e, come si scriveva in precedenza, strettamente collegato alle politiche attive del lavoro, ovvero la seconda gamba per sostenere l’occupazione dopo la riforma degli ammortizzatori sociali (anch’essa in fase di definizione). Un’ulteriore tassello del mosaico.

IlSole24Ore

Sandro Pertini

 


Settimo presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al 1985.

venerdì 10 settembre 2021

Donna uccisa a colpi arma da fuoco, l'assassino in fuga.

 


Il fatto a a Noventa Vicentina, nel parcheggio di un'azienda.

Una donna è stata uccisa stamane a colpi d'arma da fuoco a Noventa Vicentina. Autore del delitto un uomo , italiano., con il quale la vittima, di origini straniere, si trovava nel parcheggio di un'azienda.

Dopo averla uccisa, l'uomo è fuggito in auto facendo perdere le tracce, ed è attualmente ricercato dai carabinieri, con il supporto della polizia, in tutta la provincia vicentina e lungo la rete autostradale. Non si conoscono al momento le motivazioni alla base del delitto. 

ANSA

Succede ogni giorno, ormai.
Le religioni, tutte, compresa la cattolica, ostentano la superiorità dell'uomo sulla donna, riducendo quest'ultima alla stregua di un oggetto da utilizzare a piacimento e, se trasgredisce, la si condanna a morte.
D'altronde, secondo quanto citato nelle Sacre Scritture, fu Eva a commettere il peccato originale, Adamo, mentre lo commetteva con Eva, aveva la faccia girata dall'altra parte, non partecipava volontariamente all'atto, quindi, fu riconosciuto innocente.
Insieme, Adamo l'innocente ed Eva la peccatrice, una volta cacciati dall'Eden, sempre per colpa di Eva, ebbero dei figli, non è detto sapere quanti, ma il Vangelo, scritto dagli uomini/maschi, riporta i nomi di due di questi, Caino e Abele. Caino, primogenito dei due, quindi figlio del peccato di Eva, pur essendo maschietto e, pertanto, innocente, non avendo donne a disposizione, uccise il fratello Abele. Poichè i figli ereditano i geni dei genitori, si arrivò alla determinazione che Caino li avesse ereditati dalla peccatrice, quindi divenne il male, Abele, mansueto ed innocente, ereditando i geni dall'innocente Adamo, divenne il bene.
La domanda che sorge spontanea è: come mai l'uomo attuale ha ereditato i geni della peccatrice Eva che generò Caino, e non quelli dell'innocente Adamo, padre non putativo di Abele?
cetta.

Tumori: approvato il farmaco jolly che sarà efficace contro vari tipi di cancro senza gravi effetti collaterali. - Germana Carillo

 

Un’alterazione genetica rara ma che si presenta in svariati tipi di tumori: potrà essere “spenta” grazie al nuovo farmaco “jolly” appena approvato dall’Aifa. Si tratta del larotrectinib, che non agirà sull’organo dove il cancro ha avuto origine ma su quella stessa alterazione genica, la NTRK, che può essere comune alle cellule cancerose di molti tipi di cancro, e che non avrà gravi effetti collaterali.

I tre studi registrativi (cosiddetti studi basket) hanno coinvolto pazienti adulti e pediatrici con neoplasie caratterizzate da fusione genica NTRK e hanno evidenziato un miglioramento rapido e duraturo della risposta tumorale e della qualità di vita, con un elevato tasso di risposta globale, pari al 75%. Larotrectinib può essere considerato un farmaco “jolly”, perché colpisce in maniera selettiva alcune mutazioni genetiche, indipendentemente dall’organo interessato dalla malattia. 

Primo nella classe degli inibitori orali di TRK, è un farmaco che nel gergo tecnico è definito “agnostico” – dal momento che non ha come bersaglio un organo particolare ma agisce indipendentemente dalla localizzazione del tumore –, primo del suo genere: la molecola agisce sui tumori solidi in stadio avanzato o metastatico nei pazienti adulti e pediatrici per i quali un intervento chirurgico sarebbe troppo rischioso e che presentano quella particolare alterazione genica definita fusione genica di Ntrk. Un’alterazione rara ma che in Italia riguarda circa 4mila pazienti ogni anno.

Le fusioni geniche di Ntrk sono alterazioni presenti in una vasta gamma di neoplasie che danno luogo a un’attivazione incontrollata del recettore TRK (Tropomyosin Receptor Kinase) e alla crescita del tumore. Il larotrectinib (LOXO-101) agirà sulle proteine di fusione della chinasi del recettore della tropomiosina (TRK).

Con questa molecola gli studiosi hanno registrato una riduzione del 30% della massa tumorale nel 79% dei pazienti valutati (su un campione di 153) e nel 75% di quelli con metastasi cerebrali, e una sopravvivenza media superiore ai 3 anni.

Nello specifico, larotrectinib è stato preso in esame in diverse istologie di tumori solidi, inclusi quelli del polmone, della tiroide, nel melanoma, nei tumori gastrointestinali stromali, nel tumore del colon, nei sarcomi dei tessuti molli, nei tumori delle ghiandole salivari e nel fibrosarcoma infantile. Ha mostrato anche di essere efficace nei tumori primitivi del sistema nervoso centrale, così come in pazienti con metastasi cerebrali, in età e istologie tumorali diverse. 

GreenMe

Bianchi a rotelle. - Marco Travaglio

 

Mercoledì Draghi ha esautorato Andrea De Pasquale, neo-sovrintendente dell’Archivio di Stato, dalla guida del comitato per la desecretazione degli atti sulle stragi. L’ha fatto dopo la campagna dei familiari delle vittime, di intellettuali come Tomaso Montanari e del Fatto, contro l’ex presiedente di quella Biblioteca nazionale che aveva tessuto le lodi del neofascista Pino Rauti. In due mesi è il terzo “impresentabile” segnalato dal nostro giornale, dopo Farina e Durigon, che perde il posto per indegnità. La decisione fa onore a Draghi, anche se queste improvvise sparizioni meriterebbero una parola di motivazione. Ma dimostra anche che una stampa libera e dunque critica aiuta i governi a sbagliare meno e, ogni tanto, a rimediare ai loro errori. Ai governi Conte la stampa non perdonava nulla (neppure i meriti), dunque i ministri si sentivano ogni minuto sotto esame. Al governo Draghi perdona tutto, dipingendolo apoditticamente come una covata di fenomeni, di cui peraltro sfuggono le imprese memorabili. Così i ministri, a furia di sbagliare senza l’ombra di una critica, si credono infallibili. E sbagliano ancor di più.

Oltre agli imbarazzanti Cartabia, Cingolani e Brunetta, c’è il catastrofico Bianchi, l’ectoplasma che chiamiamo “ministro dell’Istruzione”. Quello che “la scuola sarà la prima a riaprire” (invece è la prima a richiudere). Quello che “l’anno scolastico durerà di più per recuperare” (invece è durato meno). Quello che “scuole aperte tutta l’estate” (sì, buonanotte). Quello che “non faremo sanatorie” (ha fatto quella dei precari). Quello che “ho immesso 59mila nuovi insegnanti” (ma 53mila sono merito della Azzolina). Quello che “nelle classi con tutti vaccinati si possono togliere le mascherine” (ma il vaccino non esclude il contagio). Quello che “abbiamo fatto un lavoro titanico per far ripartire la scuola in sicurezza”. E invece ha fatto poco o nulla: le aule sono più o meno le stesse di un anno fa, quando l’Azzolina in pochi mesi ne trovò 40mila in più e non bastavano ancora per evitare l’effetto “pollaio” e garantire il distanziamento di un metro. Ma la Azzolina, essendo 5Stelle, era pessima per definizione: una “ministra a rotelle” a causa dei 400mila banchi a seduta innovativa (su 2,4 milioni) ordinati non da lei, ma dai dirigenti scolastici. Ora si scopre che, dopo un anno, le classi-pollaio sono ancora una su dieci, anche se Bianchi le chiama “soprannumerarie” (non riuscendo a cambiare le cose, cambia i nomi). Infatti la sua inerzia ha costretto il Cts a imporre comicamente la “distanza interpersonale di almeno un metro” solo “qualora logisticamente possibile”. La scuola come la Casa delle Libertà di Corrado Guzzanti: “Fate un po’ come cazzo vi pare”.

ILFQ

Malloppo da padroni e palazzinari: Calenda è il candidato de’ Paperoni. - Stefano Vergine

 

Finanziatori - 180mila euro per l’aspirante sindaco: in prima fila i suoi amici di Confindustria.

Per la comunicazione ha scelto una delle più potenti società al mondo: Publicis, multinazionale francese proprietaria di marchi come Saatchi&Saatchi e Leo Burnett. Carlo Calenda nel 2020 ha speso circa 400mila euro per comunicare al meglio le idee di Azione. Per un partito nato due anni fa, con quattro parlamentari all’attivo, è una cifra invidiabile. Ma d’altra parte Azione non ha problemi di soldi. La gestione – dati dell’ultimo bilancio – si è chiusa con un avanzo di 246mila euro. Molto meglio di buona parte dei concorrenti. L’ex dirigente di Confindustria può spendere tanto, perché riceve molte donazioni private: in proporzione al peso in Parlamento, più di tutti gli altri. L’anno scorso ha incassato 1,7 milioni, divisi quasi esclusivamente tra liquidità e 2×1000. Come già raccontato dal Fatto, la somma è costituita dalle regalie di alcuni dei più noti industriali e finanzieri italiani: dai Rocca ai Loro Piana, da Davide Serra a Patrizio Bertelli, da Carlo Pesenti ad Alberto Bombassei.

Per finanziare la campagna di Roma è stato creato un comitato ad hoc. I documenti pubblici sulle donazioni sono aggiornati a fine luglio e dicono che l’ex ministro dello Sviluppo economico aveva già raccolto 180mila euro. Tra i donatori più generosi c’è Massimo Caputi: l’ex capo di Prelios, tra i nomi più noti nella finanza immobiliare italiana, ha regalato 20mila euro. La sua società principale, Feidos, controlla aziende in vari settori: energie rinnovabili, crediti deteriorati, turismo, ma soprattutto il mattone, sempre caro a Caputi, che tra i vari interessi immobiliari ne ha parecchi anche su Roma. A una richiesta di commento, l’imprenditore non ha risposto.

Altri 20mila euro sono stati donati a Calenda dalla Italtronic, azienda padovana che produce contenitori di plastica per l’elettronica. Il numero uno, Alberto Baban, vice presidente di Confindustria, dice di averlo fatto perché “lui è l’unico candidato credibile per guidare la nostra amata Capitale”. Del Calenda ministro, Baban ricorda soprattutto “il suo piano Industria 4.0 (incentivi fiscali per comprare macchinari innovativi, ndr), che ha consentito a molte imprese come la mia di migliorare la propria competitività investendo e assumendo”.

Tutte le altre donazioni sono di cifre più contenute, dai 1.000 ai 5.000 euro massimo, ma i nomi dei mittenti aiutano a capire chi punta ad accreditarsi con Calenda in vista del post elezioni. Nella lista ci sono ad esempio il manager Giuseppe Recchi, ex presidente di Eni e Telecom Italia; l’imprenditore Luciano Cimmino, patron dei marchi Carpisa e Yamamay; il giovane Giordano Riello, erede della famiglia veneta specializzata in impianti di climatizzazione. “L’ho conosciuto quando ero presidente dei giovani di Confindustria Veneto: ha progetti concreti e mette l’economia al centro del Paese”, dice Riello, 30 anni, presidente di una delle società società del gruppo Giordano Riello International. Tra i donors di Calenda c’è anche l’ex presidente di Confindustria, Antonio D’Amato, e Diamara Parodi Delfino, moglie di Giancarlo Leone, già dirigente Rai e oggi presidente dell’Associazione produttori televisivi. Fanno parte del mondo della comunicazione anche altri due sponsor eccellenti: il produttore Pietro Valsecchi e l’editore Carlo Perrone. Valsecchi ha regalato 1.000 euro al comitato elettorale dell’ex assistente di Luca Cordero di Montezemolo. Più generoso – 5mila euro – è stato Perrone: già proprietario de Il Secolo XIX, oggi è vicepresidente di Gedi, il gruppo della famiglia Agnelli-Elkann che edita la Repubblica e La Stampa. Chiudono la lista dei sostenitori due renziani. Annalisa Renoldi, coordinatrice di Italia Viva in provincia di Varese (2mila euro), e Cesare Trevisani, vicepresidente del Gruppo Trevi (1.000 euro). Che c’entra Trevisani con Renzi? Fino a poco tempo l’imprenditore finanziava il senatore toscano: prima la Fondazione Open, poi il Comitato Leopolda 9 e 10. Ora ha scelto evidentemente di puntare su Calenda.

ILFQ

Stangata in vista su famiglie e imprese. Quadruplicati i costi di gas e luce. - Jacopo Gilberto

 

Sulla Borsa elettrica il prezzo medio all’ingrosso della corrente elettrica è passato dai 38 euro dell’anno scorso a 145 attuali.

Testa incassata fra le spalle e mandibole strette, prepariamoci alla botta. Prezzo medio all’ingrosso della corrente elettrica l’anno scorso: 38,92 euro per mille chilowattora. Ecco i dati della borsa elettrica italiana del Gestore dei Mercati Energetici: il 9 settembre per le forniture delle ore 20 la corrente elettrica all’ingrosso costa 174,23 euro per mille chilowattora. È il prezzo fissato l’8 settembre per le consegne del 9 settembre ai grossisti di elettricità.
Prezzo medio per oggi 145,03 euro, prezzo minimo 130,28 euro per mille chilowattora per le consegne elettriche delle 14.
In media, quattro volte tanto, spinti dai costi internazionali del metano e dalle speculazioni sui mercati europei Ets delle emissioni di CO2.

Ottobre bollente.

Il 1° ottobre è vicinissimo, e quel giorno come ogni tre mesi l’autorità dell’energia Arera aggiornerà le bollette di luce e gas. Le decisioni salvabollette su cui sta lavorando il Governo (si vedano sul Sole24ore gli articoli di Celestina Dominelli e Carmine Fotina del 5 settembre) potrebbero solamente attenuare una botta rintronante, peggio di quell’aumento scattato il 1° luglio con +9,9% per l’elettricità e +15,3% per il gas. 

Non basta. Sull’aggiornamento Arera si orientano anche i valori del mercato libero delle famiglie. Chi un anno fa aveva stipulato contratti a prezzo fisso con listini un quarto di quelli attuali potrebbe avere un rinnovo da cavar la pelle. 

Non basta. Il 1° ottobre comincia l’anno termico, cioè i contratti industriali di fornitura energetica durano dal 1° ottobre al 30 settembre, e in questi giorni molte aziende cominciano a chiamare per il rinnovo i fornitori di energia elettrica, metano, gasolio e così via. Ma in questi giorni molte telefonate tra clienti e fornitori hanno toni luttuosi.

Il pane e le brioche.

Non basta. L’energia, si sa, è alla base di un’infinità di consumi e di beni, come l’ossigeno ospedaliero, l’uva Italia, l’attività dei server dei motori di ricerca, il detersivo per piatti, i viaggi in treno o le vernici per legno. L’Assopanificatori ha dato un avviso sui rincari del prezzo più rappresentativo del ribollire della storia, brioche comprese: il pane.

In Europa gas ed elettricità.

Il tema non è solamente italiano e il rincaro autunnale dei costi dell’energia riguarda tutta Europa e in generale tutto il mondo.

Il metano sul mercato olandese Ttf, riferimento per tutta Europa, mercoledì 8 settembre ha raggiunto il prezzo da primato di 55 euro per mille chilowattora (sì, anche il gas si può misurare in termini di energia sviluppata).

I prezzi medi delle borse elettriche europee sono infiammati, il listino elettrico Epex rileva per giovedì 9 settembre quotazioni medie di 131,76 euro per mille chilowattora in Francia, 130,23 euro in Germania, 132 in Austria e così via.

Londra, un euro al chilowattora.

Ma in Inghilterra la media per le forniture elettriche del 9 settembre è 279,94 sterline, pari a 325 euro, con prezzi pazzeschi per stasera: 783 sterline per le 18 (911 euro), 867 per le ore 19 (1.009 euro), 687,55 sterline per mille chilowattora le consegne della sera alle 20 (800 euro).

Ripeto per i lettori più distratti: all’ingrosso per le forniture del 9 settembre la corrente in Inghilterra è quotata 1 euro al chilowattora.

L’industria: servono interventi.

Osserva Aurelio Regina, delegato Energia della Confindustria: «Bisogna intervenire in sede Ue sulla speculazione finanziaria nel mercato della CO2 che, assieme all’escalation dei prezzi del gas, è una delle cause principali dei rincari energetici».

Massimo Bello (Wekiwi), presidente dell’associatione dei grossisti e trader dell’energia Aiget, avverte che «tra le voci di rincaro la forte impennata del costo della CO2 non è un fenomeno transitorio e rischia di diventare strutturale. Difficile dire come contenere i prezzi; ed è un problema europeo, non italiano. Bisogna intervenite nella concentrazione e poca concorrenza delle materie prime? Nella struttura della formazione del costo della CO2? Nel creare nuova capacità? Nel favorire contratti pluriennali? Ci ha colpito — nota Bello — la scarsa attenzione data al fenomeno, e noi intermediari ci troviamo con l’esposizione al rischio dei pagamenti».

«Le aziende non si sono ancora rese conto», commenta Diego Pellegrino (Eroga Energia), presidente dell’associazione Arte che raccoglie circa 120 trader e rivenditori di elettricità e gas soprattutto di dimensioni medie o piccole. «Sarà una spallata per i settori energìvori, ad altissima intensità d’energia. Noi imprese energetiche in questi mesi abbiamo comprato a prezzo salatissimo e rivenduto al prezzo fisso stracciato e ora siamo assediati da fideiussioni pazzesche».

Gianni Bessi, analista politico dell’energia: «Bene l’azione del Governo sulle leve regolatorie delle tariffe. Non basta; serve una crescita strutturale per un Paese che non cresce dal 2008. Ecco perché gli attacchi al ministro Roberto Cingolani per una transizione ecologica che verte sul pragmatismo è mossa da un calcolo egoistico di partito o di una cultura asfittica alla crescita».

ILSole24Ore