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venerdì 30 agosto 2024

Il più potente Gamma-Ray Burst cosmico mai registrato ha modificato l’alta ionosfera terrestre. - Pietro Ubertini

Lo studio di un gruppo di ricerca italiano, pubblicato su Nature Communication, dimostra che esplosioni cosmiche possono temporaneamente danneggiare lo schermo naturale che ci protegge dalle radiazioni solari.Crediti immagine: ESA/XMM-Newton/M. Rigoselli (INAF)

 Il 9 ottobre 2022, alle 15:21, tutti gli osservatori spaziali di alta energia in orbita attorno alla Terra e nello spazio interplanetario hanno rivelato il più forte lampo di raggi gamma (GRB) mai osservato: era il risultato dell’esplosione di una supernova distante 1,9 miliardi di anni luce da noi. Questo evento, denominato dagli astrofisici GRB221009A, è risultato essere uno dei più brillanti arrivati sulla Terra negli ultimi 10.000 anni.

L'osservatorio spaziale INTEGRAL (INTErnational Gamma-Ray Astrophysics Laboratory) dell’Agenzia Spaziale Europea ha registrato l’arrivo di questo lampo gamma estremamente intenso e di lunga durata con i due telescopi per raggi gamma, IBIS e SPI, che da oltre vent'anni fanno osservazioni del cielo di alta energia. Contemporaneamente, il satellite CSES-01 (China Seismo Electromagnetic Satellite), frutto di una lunga collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e quella cinese (CNSA), ha registrato una perturbazione macroscopica del campo elettrico della ionosfera con il rivelatore di campo elettrico EFD (Electric Field Detector). CSES-01 orbita a una quota di oltre 500 km e raccoglie dati da vari strumenti per rivelare segnali generati da fenomeni naturali di origine terrestre (terremoti, tsunami o eruzioni vulcaniche), da brillamenti solari o da particelle associate ai raggi cosmici. L’orbita del satellite si svolge all’interno della ionosfera, tenue residuo di aria presente ad alta quota che viene così denominato proprio perché ionizzata dalla radiazione ultravioletta (UV) solare, da raggi X e gamma e raggi cosmici che bombardano continuamente la nostra atmosfera, scudo naturale che permette lo svolgimento e l’evoluzione della normale vita biologica sulla terra.

Il gruppo multidisciplinare di ricerca che si occupa dell’analisi dei dati dei due satelliti (astrofisici, astro-particellari, geologi, vulcanologi, ricercatori universitari e di enti di ricerca), conoscendo bene gli effetti che i raggi X provenienti da tempeste solari provocano nella ionosfera, ha subito realizzato che un lampo gamma, molto più energetico di quelli solari e straordinariamente intenso come quello del 9 ottobre 2022, potesse avere un profondo impatto sulla parte alta dell’atmosfera. Tuttavia, non ne erano certi, poiché in passato solo alcuni lampi gamma erano stati in grado di generare variazioni significative nella ionosfera, rivelate comunque solo a basse quote e per di più di notte, quando il contributo legato all’illuminazione solare non è presente. Non era mai stato osservato l’effetto di un GRB a 500 km, quota dove orbita CSES-01. Per loro è stato eccitante scoprire come questo lampo di raggi gamma, incredibilmente intenso e di lunga durata (circa 800 secondi), abbia causato un macroscopico cambiamento del campo elettrico che ha subito un aumento di circa 60 volte: un effetto mai rivelato prima.

A parte la scoperta di carattere scientifico, questo risultato è importante perché ha dimostrato che un flusso di raggi gamma, generato quasi due miliardi di anni fa e proveniente da distanze cosmologiche, può perturbare fortemente la parte più alta della ionosfera terrestre. L’enorme quantità di raggi gamma ha poi continuato il suo cammino verso la superficie terrestre. Nel loro percorso i raggi gamma hanno ionizzato tutte le componenti gassose dell’atmosfera - azoto, ossigeno, anidride carbonica e altri gas in percentuale minore - compreso il sottile strato di ozono che si trova tra 15 e 40 km di altezza, schermo naturale contro i dannosi raggi UV del Sole. Infine la radiazione è stata completamente assorbita nella stratosfera al disotto dei 30 km.

In poche parole GRB221009A è riuscito, seppure per un periodo breve, a generare un enorme ed esteso “buco dell’ozono” che ha interessato quasi metà della superficie terrestre (si vedano le figure), cosa che si pensava potesse accadere, ma mai registrata prima in situ come hanno fatto in tandem INTEGRAL e CSES-01. In passato, una ridotta capacità di schermaggio dello strato di ozono è stata rivelata sull’Antartide e si è scoperto che era stata generata dall’uso diffuso per anni di clorofluorocarburi (CFC) usati in aerosol, spray e plastica espansa e da tempo vietati a livello internazionale.

I satelliti INTEGRAL e CSES misurano insieme gli effetti del GRB221009A sulla ionosfera. Crediti immagine: ESA/ATG Europe; licenza: CC BY-SA 3.0 IGO

Mappa del planisfero con la parte illuminata dal GRB221009A in grigio. In blu l’orbita di CSES-01 con in verde il breve tratto interessato dall’arrivo dei raggi gamma e corrispondente alla variazione del campo elettrico misurata dal rivelatore EFD a bordo di CSES-01. Crediti: Piersanti M, et al. Nat Commun 14, 7013 (2023); licenza: CC BY 4.0 DEED

Come noto, lo strato di ozono assorbe gran parte della radiazione UV solare che altrimenti potrebbe causare tumori della pelle, bruciature profonde e danni permanenti e irreversibili. Ovviamente in questo caso l’effetto è durato solo i pochi minuti del passaggio dei raggi gamma, poi tutto è tornato normale. Ma se la supernova fosse esplosa vicina al sistema solare avrebbe potuto essere una catastrofe. Simulazioni pubblicate nel 2005 da ricercatori statunitensi della NASA hanno dimostrato come un lampo gamma generato nella nostra Via Lattea potrebbe distruggere completamente la presenza dell’ozono nella stratosfera per anni, tempo sufficiente a causare una estinzione di massa sulla terra. La sua intensità potrebbe essere miliardi di volte quella di GRB221009A, quindi indebolire o annientare del tutto la barriera protettiva per mesi o anni. Ma la probabilità che ciò avvenga è molto bassa, quasi trascurabile: oltre ad avvenire nella nostra galassia, dove si pensa ci sia l’esplosione di una supernova ogni circa 100 anni, il getto di fotoni gamma del lampo deve essere orientato esattamente nella direzione della terra.

La scoperta, annunciata martedì 14 novembre dopo la pubblicazione del lavoro nella rivista Nature Communications, dimostra come esplosioni cosmiche che avvengono anche molto lontano dal nostro sistema solare possano influenzare l’atmosfera, che si comporta come un enorme rivelatore di raggi gamma e scudo protettivo per la vita biologica del pianeta.

https://www.scienzainrete.it/articolo/pi%C3%B9-potente-gamma-ray-burst-cosmico-mai-registrato-ha-modificato-lalta-ionosfera-terrestre

sabato 11 settembre 2021

Reddito di cittadinanza sotto assedio: ecco come potrebbe cambiare. - Andrea Carli

 

Si va verso un tagliando: un reddito di cittadinanza rafforzato sotto il profilo dell’azione di contrasto alla povertà e strettamente collegato alle politiche attive del lavoro.

Il restyling del reddito di cittadinanza, misura di sostegno che costa 7-8 miliardi l'anno, è un mosaico i cui tasselli vengono inseriti gradualmente, uno dopo l’altro. L’ultimo è quello emerso durante l’incontro tra iI ministro del Lavoro Andrea Orlando e le parti sociali sul tema della riforma delle politiche attive. Una riforma che punta sul programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) strutturando un percorso verso l’impiego, fatto di formazione, riqualificazione professionale, per l’inserimento o la ricollocazione al lavoro, e lega il nuovo strumento al Rdc. Perché l’aiuto economico - che il governo non intende superare ma rivedere -, per le persone occupabili, sia collegato con maggiore efficacia al mondo del lavoro. Le misure di Gol pertanto ne rappresenteranno una condizione.

Solo tre percettori su dieci hanno sottoscritto un patto per il lavoro.

Il Governo intende rivedere e non superare il reddito di cittadinanza, dunque. Sullo sfondo i numeri prodotti dall’Anpal, l’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro: al 30 giugno i percettori del beneficio tenuti a sottoscrivere un patto per il lavoro erano oltre un milione e 150mila, ma solo il 34,1% di questa platea lo aveva fatto.In un recente rapporto sull’Italia l’Ocse ha messo in evidenza che ha attutito la povertà indotta dalla pandemia ma con uno scarso numero di percettori che ha trovato impiego a causa delle politiche attive carenti (l’Organizzazione ha posto sotto la lente anche Quota 100). A giugno in occasione della Requisitoria orale il procuratore generale della Corte dei Conti Fausta Di Grazia è intervenuto sul sostegno, e ha parlato di « uno stanziamento definitivo di 5.728,6 milioni di euro, dei quali ne sono stati impegnati 3.878,7 milioni. Dai dati degli uffici di controllo - ha aggiunto in quella occasione - risultano essere state accolte circa 1 milione di domande, a fronte di quasi 2,4 milioni di richieste, delle quali, secondo elaborazioni di questo Istituto, soltanto il 2% ha poi dato luogo ad un rapporto di lavoro tramite i Centri per l’impiego».

Reddito di cittadinanza sotto la minaccia di modifiche alla manovra e referendum.

È questa la ragione per cui il reddito di cittadinanza si è ritrovato sotto il fuoco incrociato di forze politiche che fanno parte della maggioranza (Lega e Italia Viva), e della principale forza di opposizione (Fratelli d’Italia). Tanto che il leader della Lega Matteo Salvini ha confessato che non vede l’ora che arrivi il giorno della manovra economica (entro il 20 ottobre il governo presenta in Parlamento il disegno di legge di Bilancio) per presentare un emendamento sulla misura. «L’ impegno - ha spiegato - è presentare, in sede di Bilancio, un emendamento a mia firma, in cui chiederemo di rivedere o cancellare il reddito di cittadinanza. Non è un attacco a qualcuno - ha poi aggiunto -: è che sono 10 miliardi di euro che hanno creato solo lavoro nero. Non funziona. La misura bisogna modificarla in modo tale da essere richiesta solo da chi non può lavorare, per il resto dobbiamo cancellarla». E se Salvini guarda alla manovra per “tendere un’imboscata” al reddito di cittadinanza, il senatore di Italia Viva Matteo Renzi ha lanciato un aut aut: o cambia o ci sarà un referendum. «Il fatto di aver permesso di aprire la discussione sul reddito di cittadinanza ha portato al fatto che Draghi lo cambierà - ha detto -. Io le firme le raccolgo, e sul reddito di cittadinanza ne raccoglieremo molte di firme...», poi «se il reddito non cambia il referendum si farà».

Verso maggiore contrasto alla povertà e connessione con le politiche attive.

Se la linea è quella di mantenere la misura di sostegno al reddito, ma al contempo di apportare delle modifiche, si tratta di capire come il governo intende intervenire. Entro fine mese sono attese le proposte del Comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza, presieduto dalla sociologa Chiara Saraceno. Le soluzioni delineate segneranno un punto di partenza, ma sarà il confronto politico tra le forze di maggioranza a disegnare il nuovo volto del sostegno. Se la Lega, seppur con toni diversi (l ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha proposto che «si cominci a ragionare di lavoro di cittadinanza») chiede che venga cancellato o radicalmente trasformato, Giuseppe Conte e tutto il Movimento Cinque Stelle fanno muro ribadendo che questa misura non si tocca. Anche il Pd difende il Rdc dicendo che è una misura «condivisibile che va migliorata». Sulla stessa linea LeU. Di certo si va verso un tagliando: un reddito di cittadinanza rafforzato sotto il profilo dell’azione di contrasto alla povertà e, come si scriveva in precedenza, strettamente collegato alle politiche attive del lavoro, ovvero la seconda gamba per sostenere l’occupazione dopo la riforma degli ammortizzatori sociali (anch’essa in fase di definizione). Un’ulteriore tassello del mosaico.

IlSole24Ore

martedì 6 luglio 2021

Ddl Zan, perché la modifica proposta da Italia Viva rischia di rendere incostituzionale il testo. - *Luigi Testa


Che le fattispecie coperte dal ddl Zan possano essere affette da vaghezza, è stato detto. È stato pure detto, d’altra parte, che ogni disposizione normativa ha una sua naturale, ineliminabile, vaghezza, ma che l’ordinamento ha tutti gli “anticorpi” del caso. Il diritto non è fato di minuziose casistiche. Lo sapeva pure chi scriveva i primi codici, più di due secoli fa: “la dangereuse ambition de vouloir tout régler et tout prévoir”, la chiamavano.

Quello che ancora non era stato detto – e che ci si augurava non fosse detto, per la verità – è che per ridurre questa vaghezza, la cosa migliore sarebbe stato – indovinate cosa? – andare a eliminare l’articolo del ddl che contiene le “definizioni” delle parole chiave della normativa (come del resto fa l’art. 1 della gran parte dei testi normativi).

Così, se prima si poteva stare tranquilli – salvo posizioni ideologiche, ovvio –, ora sì che c’è da temere. Perché la (principale) modifica richiesta da Italia Viva, in realtà, rende veramente pericolosamente indeterminate le fattispecie penali previste dal ddl Zan. Rischiando, peraltro, di essere a ragione cassata di incostituzionalità dalla Consulta.

Dire – come si chiede – che sono puniti gli atti “fondati su omofobia e transfobia” è, infatti, incomparabilmente più vago di quel tuziorista elenco di definizioni che si andrebbe ad eliminare. Anche solo fermandosi ad un piano di analisi del linguaggio, “omofobia” e “transfobia” sono concetti che si definiscono per relationem, che non si definiscono autonomamente, ma che necessitano a loro volta che sia definito l’oggetto primario. Che è quello proprio che tentava di definire l’art. 1, che si vuole cancellare con colpo di spugna.

Che poi, a dirla tutta, è chiaro che a dar fastidio ai più non è mica tutto l’art. 1. L’uomo nero – absit iniuria – è uno solo: l’identità di genere. Solo che dire “cancelliamo tutto l’art. 1” fa meno brutto che dire “cancelliamo l’identità di genere” – salvo la disastrosa eterogenesi dei fini che poi ne vien fuori, come si diceva appena sopra.

Una volta che è chiaro che la proposta emendativa in commento mira in realtà a stralciare il riferimento all’identità di genere, va riconosciuto che si tratta di una proposta infelice almeno sotto tre profili: uno politico, uno giuridico in senso stretto, ed uno che forse si potrebbe definire di politica costituzionale.

Da un punto di vista politico, è almeno assai stravagante che una formazione politica, che in prima lettura alla Camera ha espresso il proprio voto favorevole per il testo di un disegno di legge, muti di parere ora che il testo è approdato alla Camera sorella. Beninteso, si tratta di una scelta che può sorprendere, ma che resta del tutto legittima: ironia della sorte, a permetterlo è proprio quel bicameralismo perfetto che la riforma Renzi aveva tentato di rottamare senza successo nel 2016.

Spostandoci su un piano più strettamente giuridico, l’obiezione che muove la proposta emendativa sembrerebbe essere, in definitiva, la mancanza di una generale condivisione del concetto di identità di genere.

Bene, qui va anzitutto chiarito che ‘identità di genere’ non è certo un concetto nuovo nel nostro ordinamento (e di cui quindi manchi una geografia definitoria): basti pensare alla legge sulla rettificazione del sesso del 1982, e alla giurisprudenza che ne è derivata, sia dalla Cassazione che dalla Corte costituzionale. Addirittura nel 2015 la Consulta parlava di un “diritto all’identità di genere quale elemento costitutivo del diritto all’identità personale, rientrante a pieno titolo nell’ambito dei diritti fondamentali della persona” – anche quando, peraltro, non vi è una modificazione chirurgica dei caratteri sessuali (sent. 221/2015). Senza contare i vincoli che discendono per il nostro Paese dal diritto internazionale.

D’altra parte, qui va chiarito con lucidità un equivoco di fondo. È vero che la questione dell’identità di genere presenta una serie di implicazioni giuridiche non facili. Ma il ddl Zan non mira a regolare effetti, conseguenze e limiti della scelta in materia identità di genere: su questo interverranno altri strumenti legislativi. Semplicemente offre protezione giuridica a chi subisce discriminazione e violenza solo perché si percepisce (e manifesta) in maniera divergente dal sesso biologico. Una ben più modesta ambizione, tutto sommato.

E poi l’ultimo argomento. Lo stralcio dell’identità di genere dal ddl Zan ridurrebbe evidentemente il novero dei soggetti cui l’ordinamento presterebbe tutela da atti discriminatori e violenti. Una tutela che – se si potesse fare una triste classifica – forse sarebbe ancora più urgente di quella pur necessaria da prestare alle altre categorie interessate nel ddl Zan. Ebbene, uno Stato di diritto non può permettersi di negare questa forma di tutela solo perché non si è tutti d’accordo (circostanza, peraltro, tutta da verificare) sulla definizione della categoria delle vittime. È una tentazione frequente, questa, per un giurista: leggere la realtà alla luce delle sue categorie, e non piuttosto adattare le sue categorie alla realtà. Ma un legislatore che cadesse nella stessa trappola avrebbe fallito, senza mezzi termini.

(*Assistant Professor di diritto costituzionale all’Università Bocconi)

ILFQ

mercoledì 15 novembre 2017

Usa, primo Dna modificato su un paziente. "Così cureremo alcune malattie metaboliche".

Usa, primo Dna modificato su un paziente. "Così cureremo alcune malattie metaboliche"
Brian Madeux, 44 anni, con la sua compagna Marcie Humphrey, in attesa di ricevere il trattamento (ap).

L'esperimento a Oakland (California) su un 44enne affetto da una rara malattia metabolica. L'esito del trattamento sarà noto fra tre mesi. La tecnica verrà testata anche per l'emofilia. Novelli: risultato straordinario e non vedo grossi rischi.

Un 'nuovo' Dna per curare un paziente. Il primo esperimento al mondo su un adulto è stato fatto lunedì scorso a Oakland, in California, su Brian Madeux, 44enne affetto da una rara malattia metabolica congenita chiamata sindrome di Hunter. 
I medici sono intervenuti con l'editing dei geni con l'obiettivo di 'aggiustare' il gene che ha causato la patologia di cui soffre sin dalla nascita. Bisognerà attendere circa un mese per avere i primi segnali di successo mentre in tre mesi i test confermeranno o meno il risultato. "Sono disposto a correre questo rischio e spero di aiutare altre persone malate", ha detto il paziente all'Associated Press.

La modifica del Dna 'in corsa', direttamente nel corpo di un uomo, non era mai stata tentata fino ad ora. Il rischio è che il gene 'correttivo' si inserisca in modo imprevisto nella sequenza del genoma, causando nuove anomalie - e quindi altre possibili patologie, come il cancro - invece di sanare il difetto all'origine. 
E poiché, una volta inserita nel Dna, la modifica diventa irreversibile è chiaro che se qualcosa dovesse andar male non ci sono margini per tornare indietro. La tecnica, già sperimentata con successo sugli embrioni degli animali, verrà testata anche per altre malattie metaboliche, inclusa l'emofilia.

LEGGI La famiglia Crispr si allarga: è possibile modificare anche l'Rna

È come avere inviato un mini chirurgo nel corpo del malato per intervenire su di lui, ha spiegato il dottor Sandy Macrae, presidente della Sangamo Therapeutics, società californiana che sta testando la terapia per curare due malattie metaboliche, oltre all'emofilia.

La tecnica di manipolazione del genoma umano, usando Crispr-Cas9è stata applicata con successo in Cina per curare un malato di cancro. In quel caso, il codice genetico era stato mutato in modo efficace, senza produrre mutazioni indesiderate.
''Stiamo davvero giocando con Madre Natura" e i rischi reali non sono del tutto sconosciuti, ma la scienza non può fermarsi di fronte alle malattie incurabili, ha spiegato il dottor Eric Topol dello Scripps Translational Science Institute di San Diego. Finora gli esperimenti condotti sugli animali sono incoraggianti, come ricorda anche il dottor Howard Kaufman del National Institutes of Health di Boston che ha approvato gli studi, sottolineando che i test sulla sicurezza fanno ben sperare e che la posta in gioco è troppo alta per non tentare questa strada. Ed è entusiasta Giuseppe Novelli, genetista e rettore dell'università romana di Tor Vergata. "E' la prima volta al mondo che si tenta un gene editing su una malattia metabolica e su un uomo adulto - spiega - ed è una notizia straordinaria. L'unico rischio potenziale è quello che noi definiamo starget, con una s davanti alla parola target: vuol dire che durante le procedure di modifica del Dna ottieni una modifica anche dove non avevi intenzione di operarne. Quando lo abbiamo fatto con i virus lo starget ha attivato dei geni che hanno innescato dei tumori. Ma normalmente non accade nulla, perché la stragrande maggioranza del nostro Dna non è strettamente necessario. Come facciamo a vedere che c'è stato uno starget? Bisogna leggere tutto il Dna, con le tecniche di sequenziamento, per operare una verifica. Comunque, come disse un collega presentando la tecnica a Berkley, è più probabile che ci cada un meteorite sulla testa che si verifichino problemi con questa tecnica".

Circa 10mila persone nel mondo soffrono di malattie metaboliche, come quella di Madeux, molte delle quali sono spesso causa di morte prematura. La sindrome di Hunter, in particolare, è causata dall'assenza di un gene in grado di produrre un enzima che permette l'omeostasi dei tessuti, provocando raffreddori e infezioni frequenti all'orecchio, deformazioni al viso, danni a vie respiratorie e a vari organi, fino a colpire intestino e cervello. 

La terapia consiste nel rimpiazzare l'enzima mancante, ma è invasiva (si effettua con trasfusioni) e costosa (da 100 a 400mila dollari all'anno). Una soluzione diversa - e definitiva - come il gene editing, risolverebbe i problemi di tanti malati, che oggi muoiono in giovane età.

Brian Madeux, laureato e proprietario di due ristoranti nello Utah, ora vive vicino a Phoenix ed è fidanzato con un'infermiera, Marcie Humphrey, incontrata 15 anni fa in uno studio che ha testato questa terapia enzimatica all'ospedale pediatrico UCSF Benioff di Oakland, dove è stato eseguito l'esperimento di manipolazione genetica. Durante il trattamento, Madeux ha raccontato la sua via crucis ai media Usa, spiegando di avere subito continuamente interventi chirurgici a causa della sua malattia e di avere rischiato di morire poco tempo fa per una polmonite. La sua passione, quando la sua malattia glielo permette, è cucinare per le celebrità, ha spiegato Madeux. E spera di tornare a farlo quanto prima, così come andare a cavallo nel tempo libero.


http://www.repubblica.it/salute/2017/11/15/news/usa_scienziati_provano_a_modificare_dna_in_un_paziente-181147279/