venerdì 24 giugno 2022

Nan Madol: “La città costruita 14.000 anni fa da una civiltà perduta”. - Deslok

           

Nel 2016, l’UNESCO ha dichiarato le misteriose rovine situate su un’isola nell’Oceano Pacifico come Patrimonio dell’Umanità. Questa enigmatica città è Nan Madol e la sua origine sconosciuta rimane una missione “impossibile” per l’archeologia.


I ricercatori non sono stati in grado di stabilire chi siano stati i suoi costruttori . Nonostante i diversi studi effettuati da vari esperti, Nan Madol non è riuscita a essere decifrata nemmeno con una tecnologia avanzata .

L’ENIGMA DI NAN MADOL.

A sud dell’isola di Pohnpei , nel mezzo dell’Oceano Pacifico, si trova una delle grandi meraviglie dell’archeologia; Nan Madol.

È stata costruita sulle barriere coralline utilizzando enormi rocce basaltiche. Il peso delle enormi rocce varia tra le 5 e le 40 tonnellate . Qualcosa di veramente impressionante se si tiene conto che la città risale al II secolo d.C. c.

Quando i primi esploratori europei arrivarono in città, furono sorpresi al punto da considerarla l’ ottava meraviglia del mondo . Gli edifici megalitici sono ancora in piedi, anche le loro fondamenta che sono sott’acqua.

Sfortunatamente, le rovine non hanno elementi artistici o petroglifi per aiutare a determinare quando fu costruita. Né si può stabilire quale civiltà l’abbia abitata. Su questo punto, ci sono diverse discrepanze tra gli esperti. Differenze che hanno reso Nan Madol un mistero irrisolto .

Finora, e sulla base dei resti umani trovati sull’isola, la città risale al II secolo d.C. C., 14.000 anni fa .

Ma è possibile che questa data corrisponda solo ai resti, e non alla costruzione . Ci sono prove a sostegno di questa teoria. Un fatto sorprendente è che le fondamenta di Nan Madol sono sommerse.


MISTERO ARCHEOLOGICO.

Come potevano iniziare la costruzione con rocce così grandi e pesanti sott’acqua in quel momento? Questo dettaglio suggerisce che Nan Madol all’inizio fosse sopra il livello del mare e poi affondò. Ma questo approccio non è supportato dai geologi.

L’isola di Pohnpei non è mai stata interessata da un fenomeno di affondamento, come è successo con altre città. Allora come ha fatto a rimanere sott’acqua?

Finora ci sono 2 opzioni; la prima si basa su argomentazioni scientifiche logiche legate all’aumento delle acque oceaniche. L’altra è attribuita ad un’antica leggenda .

Secondo storici e geologi, l’ultima deglaciazione su larga scala si è verificata 14.000 anni fa. Il ghiaccio che ricopriva gran parte della Terra si sciolse, provocando un innalzamento del livello del mare fino a 100 metri .

Quindi Nan Madol essendo datata a 14.000 anni fa sprofondò. Ma questa teoria non è accettata dai principali ricercatori di Nan Madol.

Le indagini effettuate dai subacquei hanno permesso di osservare che sotto il mare ci sono resti della città . Non solo parti di vecchie strade, ma ci sono anche viali e cimiteri che facevano parte degli isolotti.

Ma questo porta ad altre domande: come sono state trasferite sull’isola più di 100mila tonnellate di roccia basaltica?

UNA LEGGENDA.


C’è una leggenda su stregoni gemelli di nome Olisihpa e Olosohpa. Questo racconto dice che provenivano da un luogo mistico chiamato “Western Katau”, e che arrivarono in canoa a Nan Madol.

Quando si stabilirono, iniziarono a costruire un altare per adorare il dio dell’agricoltura Nahnisohn Sahpw. La leggenda narra che usassero poteri magici per controllare un drago volante, facendo levitare le enormi pietre sull’isola.

Dopo la morte di Olishpa, il primo rappresentante della dinastia Saudeleur si sarebbe insediato nell’isola attraverso Oloshohpa.

Ricercatori alternativi ritengono che le rovine di Nan Madol potrebbero far parte di continenti perduti come Mu e Lemuria , come riportato nel libro The Lost Continent of Mu, Motherland of Man pubblicato nel 1926 da James Churchward .

David H. Childress , ricercatore e scrittore, ha anche affermato che potrebbe essere collegata a Lemuria.

Bill S. Ballinger ha teorizzato nel suo libro del 1978, Lost City of Stones, che Nan Madol fu costruita da marinai greci nel 30 a.C. c.

La gente del posto la chiama “l’Atlantide del Pacifico”, poiché antiche storie delle città vicine raccontano che li si nasconde un’altra misteriosa città sotto il mare, che di tanto in tanto emette luci.

Nonostante anni di ricerca, non ci sono risposte chiare al mistero della civiltà perduta: è stata fondata 14.000 anni fa? 

Come l’hanno costruita? Cosa è reale e cosa è un mito?

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Presidente Draghi, lasci stare la Russia, l'Ucraina, la Nato, la UE, la finanza e le grandi questioni internazionali! - Alessandro Cartelli

 

“Premetto... ho uno stipendio che potrei fregarmene altamente e farmi gli affari miei...
Ma non posso davvero stare zitto, non stavolta.
Sono andato a fare la spesa: di mio, cerco sempre di prendere roba buona; mi piace mangiare bene e se devo spendere qualcosina in più, lo faccio perché la qualità si paga.
Da settimane notavo i prezzi in aumento, ma tutto sommato erano aumenti limitati, in un certo senso anche ragionevoli.
Oggi ho visto prezzi da paura. Aumenti di un 20, 30, 40% su beni di prima e primissima necessità. Vedi il macinato della foto, passato da 8 a 13 euro in una settimana (e lo sconto è solo un modo per abituarti al prezzo nuovo, scomparso quello paghi l'intero).
Io posso permettermelo. Spenderò 20 euro in più, ma mi cambia poco del mio bilancio.
Ma chi ha uno stipendio di 1300 euro al mese, un affitto da pagare o un mutuo, le bollette, magari dei figli o una famiglia? Chi ha una pensione, magari la minima? Chi è disoccupato?
Presidente Draghi, lasci stare la Russia, l'Ucraina, la Nato, la UE, la finanza e le grandi questioni internazionali! Pensi alla povera gente, a quelli che devono decidere tra le uova o il petto di pollo, le mele o le patate, i biscotti o i bastoncini di pesce, perché possono permettersi o l'uno o l'altro.
Lei non è pagato per risolvere la guerra tra russi e ucraini, lei è pagato per risolvere i problemi degli italiani!
Inviate in regalo mortai e mitragliatrici e i nostri scolari devono portarsi a scuola la carta igienica da casa!
Credo che abbiate perso il senso della realtà.
Muovetevi a recuperarlo, prima che la gente incominci a menare le mani. Perché chi ha fame, prima o poi sbotta.”

Alessandro Cartelli

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mercoledì 22 giugno 2022

La Mummia di Xin Zhui ha 2.200 anni ed è la meglio Conservata al Mondo. - Matteo Rubboli

 

Xin Zhui, conosciuta anche come Lady Dai o marchesa di Dai, fu la moglie di Li Cang, cancelliere per il feudo imperiale di Changsha durante la dinastia Han (206 aC – 220 dC). Morì nel 163 a.C e, nonostante di lei non si sappia molto, questa donna cinese vissuta oltre 2.000 anni fa guadagnò la propria fama durante gli anni ’70, quando venne rinvenuto il suo sarcofago durante uno scavo per la costruzione di un rifugio antiaereo. La tomba fu scoperta a Mawangdui, a Changsha, nella regione dello Hunan, in Cina.

La sua mummia è l’indiscussa “regina” del mantenimento fisico, per l’incredibile completezza del corpo ad una distanza di tempo così lunga

Sotto, la ricostruzione di come doveva apparire la donna in vita. Fotografia di pubblico dominio via Wikipedia:

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La sua pelle è ancora morbida, le gambe e le braccia si possono piegare, i suoi organi interni sono ancora intatti. Il cadavere ha anche mantenuto sangue a sufficienza da poterne capire il tipo, A positivo, ed ha ancora ciglia e capelli al proprio posto, dopo quasi 2.200 anni dalla data della morte.

I piedi. Fotografia di Gary Todd di pubblico dominio via Flickr:

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Al momento del decesso la donna venne avvolta in 22 abiti di seta e canapa, stretta da 9 nastri di seta con il volto coperto da una maschera. La sua bara venne inserita all’interno di altri 6 sarcofagi e il corpo immerso in un liquido la cui composizione rimane ancora in parte sconosciuta.

Fotografia di Gary Todd di pubblico dominio via Flickr:

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L’autopsia ha rivelato che Xin Zhui soffriva di mal di schiena, di ipertensione, di arteriosclerosi, di calcoli biliari, di diabete, di diverse malattie del fegato ed era inoltre sovrappeso, conseguenza della sedentarietà legata alle malattie precedenti. Oltre ai non pochi acciacchi, aveva il cuore gravemente danneggiato, che la portò a morire all’età di 50 anni, dopo una vita di lussi e agi come nobile cinese.

Fotografia di Gary Todd di pubblico dominio via Flickr:

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Lo stato di conservazione ha dato agli archeologi il profilo di indagine medica più completo mai effettuato su di un antico essere umano, una finestra su di un nostro antenato assolutamente unica al mondo. Se esistono numerose mummie di persone mantenutesi nell’aspetto simili (o vagamente simili) a quando erano in vita (si pensi ad esempio alla Mummia del Similaun, Ötzi), la Mummia di Xin Zhui è indiscutibilmente un unicum nel proprio genere.

La bara in legno laccato ritrovata nella tomba numero uno a Mawangdui. Fotografia di 猫猫的日记本 condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

Per pensare ad un metro di paragone con un suo quasi-contemporaneo, questa donna era morta da oltre un secolo quando Giulio Cesare veniva assassinato durante la congiura in Senato, nel 44 a.C..

Sotto, i diversi livelli del sarcofago dove era ospitata la mummia:

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All’interno della tomba, oltre alla mummia di Xin Zhui, vennero rinvenuti oltre 1.000 oggetti e manufatti di quel periodo come vasellame in legno laccato, sete dipinte, statuette, monili e testi scritti su listelli di bambù, che costituivano il corredo funebre della donna e che rendono la scoperta del sepolcro cinese una delle più importanti del XX Secolo.

Xin Zhui: ritratto su un arredo tombale in seta ritrovato nella sua tomba a Mawangdui. Fotografia di Flazaza condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia:

https://www.vanillamagazine.it/la-mummia-di-xin-zhui-ha-2-200-anni-ed-e-la-meglio-conservata-al-mondo/?fbclid=IwAR1c6kISmETve8kWXQajNQnl1b58rWQpv6SgLAcTx1TWg_Y7WbIfu8-T9eU

domenica 19 giugno 2022

SANDRO PERTINI NEL 1949: ”SONO CONTRO LA NATO: PROMUOVE LA GUERRA”.

 

Sandro Pertini, nel discorso al Senato del 7 marzo 1949 in cui votò contro l’adesione dell’Italia alla Nato.

Noi siamo contro il Patto Atlantico, prima di tutto perché questo Patto è uno strumento di guerra. […] Ma il nostro voto è ispirato anche ad un’altra ragione. Questo Patto Atlantico in funzione antisovietica varrà a dividere maggiormente l’Europa, scaverà sempre più profondo il solco che già separa questo nostro tormentato continente. […] Una Santa Alleanza in funzione antisovietica, un’associazione di nazioni, quindi, che porterà in sé le premesse di una nuova guerra e non le premesse di una pace sicura e duratura. Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica. Perché non dimentichiamo, infatti, come invece dimenticano i vostri padroni di oltre Oceano, quello che l’UnioneSovietica ha fatto durante l’ultima guerra. Essa è la Nazione che ha pagato il più alto prezzo di sangue. Senza il suo sforzo eroico le Potenze occidentali non sarebbero riuscite da sole a liberare l’Europa dalla dittatura nazifascista. […]

E noi socialisti sentiamo che se domani per dannata ipotesi dovesse crollare l’Unione Sovietica sotto la prepotenza della nuova Santa Alleanza, con l’Unione Sovietica crollerebbe il movimento operaio e crolleremmo noi socialisti.[…]

Parecchi di voi si rallegrarono quando videro piegata sotto la dittatura fascista la classe operaia italiana e costoro non compresero che, quando in una Nazione crolla la classe operaia, o tosto o tardi con la classe operaia, finisce per crollare la Nazione intera. […]

Oggi noi abbiamo sentito gridare “Viva l’Italia” quando voi avete posto il problema dell’indipendenza della Patria. Ma non so quanti di coloro che oggi hanno alzato questo grido, sarebbero pronti domani veramente ad impugnare le armi per difendere la Patria. Molti di costoro non le hanno sapute impugnare contro i nazisti. Le hanno impugnate invece contadini e operai, i quali si sono fatti ammazzare per l’indipendenza della Patria!

Onorevole Presidente del Consiglio, domenica scorsa a Venezia, in piazza San Marco, sono convenuti migliaia di partigiani da tutta l’Italia ed hanno manifestata precisa la loro volontà contro la guerra, contro il Patto Atlantico e per la pace. Questi partigiani hanno manifestato la loro decisione di mettersi all’avanguardia della lotta per la pace, che è già iniziata in Italia, essi sono decisi a costituire con le donne, con tutti i lavoratori una barriera umana onde la guerra non passi. Questi partigiani anche un’altra volontà hanno manifestato, ed è questa: saranno pronti con la stessa tenacia, con la stessa passione con cui si sono battuti contro i nazisti, a battersi contro le forze imperialistiche straniere qualora domani queste tentassero di trasformare l’Italia in una base per le loro azioni criminali di guerra. Per tutte queste ragioni noi voteremo contro il Patto Atlantico” a battersi contro le forze imperialistiche straniere qualora domani queste tentassero di trasformare l’Italia in una base per le loro azioni criminali di guerra. Per tutte queste ragioni noi voteremo contro il Patto Atlantico”.


OBIETTIVO VITALE PER IL NOSTRO FUTURO – COSTRUIRE UNA RETE PER IL “NATO EXIT”

TRE ANNI FA LA CONTRO-CELEBRAZIONE A FIRENZE DEL 70° DELLA NATO: Convegno che, promosso dal Comitato No Guerra No Nato e da Global Research, centro di ricerca diretto da Michel Chossudovsky, ha riunito al cinema-teatro Odeon di Firenze il 7 aprile circa 600 partecipanti.

Le conclusioni sono esposte nella «Dichiarazione di Firenze», riportata qui di seguito:

DICHIARAZIONE DI FIRENZE”

«Il rischio di una grande guerra che, con l’uso delle armi nucleari potrebbe segnare la fine dell’Umanità, è reale e sta aumentando, anche se non è percepito dall’opinione pubblica tenuta all’oscuro dell’incombente pericolo.

È di vitale importanza il massimo impegno per uscire dal sistema di guerra. Ciò pone la questione dell’appartenenza dell’Italia e di altri paesi europei alla Nato.

La Nato non è una alleanza. È una organizzazione sotto comando del Pentagono, il cui scopo è il controllo militare dell’Europa Occidentale e Orientale.

Le basi Usa nei paesi membri della Nato servono a occupare tali paesi, mantenendovi una presenza militare permanente che permette a Washington di influenzare e controllare la loro politica e impedire reali scelte democratiche.

La Nato è una macchina da guerra che opera per gli interessi degli Stati uniti, con la complicità dei maggiori gruppi europei di potere, macchiandosi di crimini contro l’umanità.

La guerra di aggressione condotta dalla Nato nel 1999 contro la Jugoslavia ha aperto la via alla globalizzazione degli interventi militari, con le guerre contro l’Afghanistan, la Libia, la Siria e altri paesi, in completa violazione del diritto internazionale. 

Tali guerre vengono finanziate dai paesi membri, i cui bilanci militari sono in continua crescita a scapito delle spese sociali, per sostenere colossali programmi militari come quello nucleare statunitense da 1.200 miliardi di dollari.

Gli Usa, violando il Trattato di non-proliferazione, schierano armi nucleari in 5 Stati non-nucleari della Nato, con la falsa motivazione della «minaccia russa». Mettono in tal modo in gioco la sicurezza dell’Europa.

Per uscire dal sistema di guerra che ci danneggia sempre più e ci espone al pericolo imminente di una grande guerra, si deve uscire dalla Nato, affermando il diritto di essere Stati sovrani e neutrali.

È possibile in tal modo contribuire allo smantellamento della Nato e di ogni altra alleanza militare, alla riconfigurazione degli assetti dell’intera regione europea, alla formazione di un mondo multipolare in cui si realizzino le aspirazioni dei popoli alla libertà e alla giustizia sociale.

Proponiamo la creazione di un fronte internazionale NATO EXIT in tutti i paesi europei della Nato, costruendo una rete organizzativa a livello di base capace di sostenere la durissima lotta per conseguire tale obiettivo vitale per il nostro futuro». 

https://www.youtube.com/watch?v=C5uzf-T1HDQ&t=3s

https://www.nogeoingegneria.com/opinioni/sandro-pertini-nel-1949-sono-contro-la-nato-promuove-la-guerra/

venerdì 17 giugno 2022

Nibiru, mistero vicino ad una svolta. - Roberto Mattei

 Potrebbe essere un pianeta o una stella nana bruna o rossa. I suoi abitanti? Creatori della razza umana.

Nibiru, il corpo celeste che i Sumeri associavano al dio Marduk, la divinità protettrice dell’antica città di Babilonia, potrebbe non essere un racconto simbolico o mitologico. Ad affermarlo, questa volta, non sono i paranoici sostenitori delle teorie apocalittiche legate al calendario Maya o i soliti studiosi revisionisti alla ricerca di popolarità e da sempre contestati dalla comunità scientifica, ma due autorevoli astrofisici americani.

Stiamo parlando di John Matese Daniel Whitmire, emeriti professori di fisica presso la University of Louisiana a Lafayette,  che, nel novembre 2010, hanno pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Icarus, concernente la possibile esistenza di un enorme corpo celeste in prossimità della nube di Oort, un ipotetico alone sferico che si estende fino ai confini dell’influenza gravitazionale del Sole, tra le 20 mila e 100 mila unità astronomiche (da 0,32 a 1,58 anni luce), costituito da milioni di nuclei di comete e per questo paragonabile a un grosso “serbatoio”.

Cosa ci sia di preciso in quella zona ai margini del nostro sistema solare ancora non lo sappiamo con certezza, ma  l’ipotesi è che laggiù ci sia qualcosa di mastodontico, un pianeta o una stella nana, bruna o rossa, con una massa  pari a circa quattro volte quella di Giove, che interferirebbe nelle orbite delle comete avvicinandole alla nostra stella. L’idea che il nostro sistema solare sia di tipo binario, cioè composto da due diverse stelle che ruotano una intorno all’altra, non è una cosa nuova. Già nel 1984, David M. Raup e John J. Sepkoski Jr, paleontologi della University of Chicago, presentarono sulla rivista Nature il risultato di una loro indagine statistica, che rivelava una periodicità costante nelle estinzioni di massa avvenute durante gli ultimi 250 milioni di anni. La causa di questi eventi, che scientificamente assumono la denominazione di transazioni biotiche, sarebbe da imputare a un corpo celeste sconosciuto che ogni 26 milioni di anni attraverserebbe la nube di Oort, disturbando col suo campo gravitazionale l’orbita delle comete ivi presenti, alcune delle quali finirebbero per colpire la Terra.

Le conseguenze di tale impatto porterebbero ogni volta al sovvertimento dell’intero ecosistema terrestre, con la conseguente scomparsa di un grande numero di specie viventi e la sopravvivenza di altre che diventerebbero dominanti; la scomparsa dei dinosauri, che recenti studi hanno dimostrato essere tra gli animali più intelligenti della preistoria, e il prosieguo dell’esistenza umana, potrebbero essere un valido sostegno a questa teoria. La prova del nove di tutta questa storia, tanto affascinante quanto incredibile, risiederebbe nella datazione di alcuni crateri meteoritici lunari e terrestri (solo sul nostro pianeta se ne contano oltre 190), il cui impatto si sarebbe verificato in coincidenza con le estinzioni di massa. Di opinione completamente diversa è lo scienziato Coryn Bailer-Jones del Max Planck Institute for Astronomy,  che, dopo aver notato alcuni errori commessi dai suoi predecessori nella fase di acquisizione dati, avrebbe esaminato nuovamente la cronologia dei crateri ed elaborato le informazioni raccolte con l’ausilio delle più moderne tecniche statistiche. Il risultato di tale studio evidenzierebbe che non esiste una frequenza costante degli eventi calamitosi ma solo un  lieve incremento degli impatti di asteroidi e comete negli ultimi 250 milioni di anni, un fenomeno ancora tutto da spiegare, almeno per noi uomini dell’era spaziale.

Si perché per i nostri antenati vissuti all’alba dei tempi, quando il cielo si scrutava ancora ad occhi nudi, questi fatti non sembravano affatto rappresentare un mistero. Sulle pagine di 2duerighe ci siamo già occupati in passato di fatti curiosi come questo. Storie affascinanti e misteriose, spesso ai limiti della credibilità, capaci di mettere in crisi la visione delle cose che la scienza ritiene di avere ormai acquisite e che comunque non possono non essere considerate come portatrici di almeno un po di verità. E’ proprio alla luce di queste considerazioni che abbiamo deciso di indagare su Nibiru partendo dalle origini, da quel giorno in cui nella più grande biblioteca dell’antichità, quella del re Assurbanipal, a Ninive (odierna Kuyunjik in Kurdistan, nelle vicinanze di Mossul), vennero alla luce circa 25000 tavolette d’argilla scritte in caratteri cuneiformi, alcune delle quali lasciarono attoniti gli addetti ai lavori, facendo sorgere seri dubbi sulla reale storia dell’uomo. In alcuni documenti, vecchi di circa seimila anni, viene descritta la nascita del nostro sistema solare; altri manufatti, datati intorno al 2000 a.C., descrivono in maniera completa e minuziosa i pianeti della via Lattea indicandone dimensioni e caratteristiche, peculiarità, queste, acquisite dall’astronomia solo in epoche decisamente più vicine a noi. E’ il caso dell’incisione sumera conservata presso il Vorderasiatische Museum di Berlino, catalogata con la sigla VA/243, che raffigurerebbe in scala tutti i principali corpi celesti del nostro sistema solare.

Ciò che intriga anche gli scettici più incalliti è proprio l’elevato grado di sviluppo tecnologico raggiunto da questa civiltà, che già 4000 anni prima di Cristo utilizzava un sistema di stampa a caratteri mobili. Leggi, precetti e documenti di cui era necessario dimostrarne l’autenticità, venivano realizzati con dei cilindretti in pietra su ciascuno dei quali era inciso in rilievo un pittogramma. Questi “caratteri tipografici” venivano infine impressi sull’argilla bagnata e servivano per scrivere, comunicare, tramandare ai posteri usi, consuetudini e notizie di fatti accaduti. Se consideriamo che l’invenzione della stampa viene attribuita al tedesco Johann Gutenberg intorno alla metà del 1400 e che i primi rudimenti di questa tecnica risalgono intorno all’anno mille per opera dei cinesi, c’è da chiedersi come facciano ancora certi storici a giudicare nella norma simili conoscenze. Considerando il grado di sviluppo intellettuale e tecnologico posseduto da questa civiltà, pur assumendo per semplicità di calcolo che ci sia stato nel tempo un progresso lento ma costante della ricerca scientifica, oggi dovremmo essere qui non a pianificare un viaggio su Marte ma a preparare la colonizzazione di altri pianeti al di fuori del nostro sistema solare! I Sumeri, per chi ancora non lo sapesse, avevano delle conoscenze matematiche sbalorditive, basate non sul sistema decimale, quello che noi uomini dell’era spaziale utilizziamo nella vita di tutti i giorni, ma su quello sessagesimale, oggi impiegato per le misure temporali, astronomiche, angolari e geografiche (coordinate).

Le cognizioni di matematica complessa permettevano loro di costruire edifici di ogni genere. Non capanne fatte di erba secca e fango, ma costruzioni di alto livello ingegneristico realizzate con mattoni cotti al forno, quei laterizi che essi stessi producevano e poi essiccavano in sofisticatissime fornaci alimentate a petrolio. Petrolio? Si, avete capito bene signori miei, “l’oro nero”, il combustibile per eccellenza delle nostre automobili, che i sumeri estraevano  dai giacimenti petroliferi di cui la loro terra era ricca. Insomma, penso abbiate capito da soli che ci troviamo realmente di fronte ad un popolo che presenta un bagaglio culturale notevole, senza eguali nella storia dell’umanità. Dopo una lunga parentesi riprendiamo il filo del discorso dal punto in cui l’avevamo lasciato e cioè dal sigillo cilindrico VA/243, conservato presso il museo di Stato di Berlino. Osservando il bassorilievo si notano delle forme tondeggianti in rilievo concentrate tutt’intorno ad una stella. Questa rappresentazione ha scatenato per anni un putiferio tra le spiegazioni dell’archeologia tradizionale, che le vuole delle stelle e precisamente la costellazione delle Pleiadi, una delle formazioni astronomiche più rappresentate dall’arte sumera, e le teorie dello scrittore e archeologo Zecharia Sitchin, secondo il quale quei “pallini” sarebbero in realtà i pianeti del nostro sistema solare.

Nonostante il letterato abbia dedicato tutta la sua vita allo studio delle lingue semitiche e sia un esperto di civiltà Sumera, tanto da essere considerato uno dei pochi studiosi al mondo capace di decifrare le iscrizioni scritte in caratteri cuneiformi che ricoprono i bassorilievi e le tavolette d’argilla ritrovate in tutto il Medio Oriente, le sue affermazioni vengono giudicate inattendibili dal mondo scientifico per l’assenza di prove a sostegno. Sitchin sostiene che circa 4,5 miliardi di anni fa, quando il nostro sistema solare era ancora in fase di formazione, un corpo celeste vagante nello spazio venne catturato dal campo gravitazionale di Nettuno che ne deviò la traiettoria verso l’interno. Giunto in prossimità di Giove, la forza di attrazione del “colosso gassoso” lo fece sobbalzare su un’orbita ancora più interna e uno dei sette satelliti naturali dell’oggetto venne a trovarsi sullo stesso percorso di Tiamat, un pianeta che allora esisteva tra Marte e Giove. L’impatto tra i due corpi celesti fu inevitabile. Nello scontro, una parte dei frammenti di Tiamat vennero catapultati nello spazio dando origine alle comete, altri andarono a formare la cintura di asteroidi oggi presente tra Marte e Giove. Ciò che rimase dell’astro originò il sistema Terra-Luna. Da allora, l’oggetto celeste portatore di morte e distruzione ripercorrerebbe l’antico tragitto ogni 3500 anni, seguendo un’orbita ellittica molto ampia. Il suo nome è Nibiru, che in lingua accadica significa “punto di attraversamento”. Anche se come abbiamo detto all’inizio questa teoria di Sitchin è fortemente contrastata da storici e ricercatori, che la ritengono il frutto di una sua personale interpretazione, le ultime scoperte scientifiche sulla formazione della Luna avvalorerebbero il suo pensiero. La datazione isotopica dei campioni di roccia lunare portati a Terra dagli astronauti, evidenzierebbe che il nostro satellite risale a circa 4,5 miliardi di anni fa, lo stesso periodo in cui si suppone sia nata la Terra. Inoltre, analizzando la composizione della Luna è emerso che questa è pressoché identica a quella del mantello terrestre privato degli elementi più leggeri, evaporati per la mancanza di un’atmosfera e della forza gravitazionale necessarie a trattenerli.

E non finisce qui! Infatti Nibiru potrebbe essere quella compagna del Sole, tanto decantata da Matese e Whitmire, nota con il nome di Nemesis. Se così fosse, però, il periodo orbitale dell’astro sarebbe di circa 26 milioni di anni e non di 3500 come supposto da Sitchin! Di conseguenza, potremmo finalmente ammettere di aver sfatato un po di bufale che da tempo circolano in rete sulla fine del mondo attesa per il 21 dicembre 2012, visto che l’incontro-scontro con Nibiru-Nemesis sarebbe rimandato di qualche milione di anni. Nel frattempo gli scienziati della NASA, grazie al telescopio spaziale infrarosso Wide-Field Infrared Survey Explorer (WISE), scandagliano il cielo alla ricerca di nuovi corpi celesti e chissà se prima o poi, dopo la scoperta di WISE 1828+2650, la stella nana bruna più piccola e fredda mai osservata prima, possano finalmente annunciare al mondo che il “pianeta dell’attraversamento”esiste realmente. Ma c’è un ultimo aspetto che vorrei toccare a proposito del caso Nibiru, e riguarda i suoi abitanti menzionati in molti testi epici e religiosi della Mesopotamia. Dopo aver tradotto l’Enuma Elish, il poema mesopotamico sul mito della creazione, Zecharia Sitchin si sarebbe reso conto che quelli  che venivano rappresentati come degli dei dall’archeologia ufficiale, erano in realtà dei pianeti o esseri viventi di altri mondi: i sumeri li chiamavano Anunnaki. Erano gli abitanti di Nibiru, una razza tecnologicamente avanzata molto simile a quella umana ma di statura più alta, arrivati sulla Terra circa 450 mila anni fa, con l’intento di instaurare un cantiere per l’estrazione dell’oro indispensabile per la sopravvivenza del loro pianeta. Nell’Africa meridionale e centro-orientale trovarono le zone ideali per scavare le proprie miniere. Il minerale una volta trasformato in polveri sottili e rilasciato nell’aria avrebbe riparato i danni arrecati all’atmosfera: dall’eccessivo calore del Sole, nel punto in cui la distanza tra i due corpi celesti diventa minima e dall’aumento di velocità che Nibiru subiva nella parte più stretta della sua traiettoria ellittica.

Durante la loro permanenza terrestre gli alieni, attraverso un’operazione di ingegneria genetica avrebbero dato vita all’Homo Sapiens, incrociando la loro razza con gli abitanti primitivi (ominidi) della Terra. Il nuovo essere doveva servire per coadiuvare gli Anunnaki, essenzialmente come forza lavoro, nelle operazioni di prelievo dei metalli dalle miniere. Mentre la scienza si chiede quale film di fantascienza abbia visto Sitchin per arrivare a fare simili affermazioni, qualcosa di veramente sconcertante noi di 2duerighe abbiamo appreso dalle Sacre Scritture e precisamente dal capitolo 6, versetti 1-8 del libro della Genesi: «1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3 Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». 4 C’erano sulla terra i Giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi. 5 Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. 6 E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7 Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l’uomo che ho creato: con l’uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d’averli fatti». 8 Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.» E’ possibile che i figli di Dio fossero gli Anunnaki, angeli caduti dal cielo, asessuati, in grado di assumere sembianze umane e replicare la sessualità dell’uomo a fini riproduttivi? Se così fosse, chi erano invece i giganti?

Di loro troviamo traccia non solo nella mitologia mesopotamica ma anche in quella romana e greca, dove venivano descritti come creature prodigiose e abili conoscitori dell’arte della lavorazione del ferro. Come si può dimenticare il celebre combattimento biblico tra Davide e Golia o lo scontro tra Ulisse e Polifemo nel poema omerico dell’Odissea? La risposta a tutte le nostre domande è contenuta nel misterioso Libro di Enoch, un testo apocrifo di origine giudaica e dai contenuti sconcertanti risalente al I secolo a.C., rinvenuto   nel 1773 dall’archeologo scozzese James Bruce, in una grotta del sito archeologico di Qumran (ebraico: קומראן, arabo: خربة قمران – Khirbet Qumran), sulla riva nord-occidentale del Mar Morto. In tutti i 108 capitoli che compongono l’opera vengono affrontati temi incredibili, da lasciare a bocca aperta anche gli scienziati più integerrimi. Infatti, oltre a tipiche descrizioni narrative e parabole, l’autore parla di visioni apocalittiche e metafisiche, viaggi in cielo, concetti di astronomia e astrologia. Tutto ebbe inizio quando un gruppo di “angeli ribelli” capeggiato da Samyaza, un angelo di rango elevato, decise di scendere sulla Terra sotto sembianze umane per studiare da vicino gli altri figli di Dio (gli esseri umani) e insegnare loro ad amare. Ma durante la loro permanenza gli angeli vollero strafare e spiegarono: agli uomini lo studio delle costellazioni, dei pianeti e la costruzioni delle armi; alle donne l’arte della seduzione e della bellezza. Alla fine furono proprio loro ad adulare le femmine umane accoppiandosi con esse  e dando origine a delle creature ibride: i giganti o Nephilim. Per aver dato ai loro “fratelli umani” conoscenze nuove e proibite gli angeli caduti furono puniti da Dio. E’ chiaro a questo punto che i famigerati Anunnaki non erano giganti bensì angeli.

Nel suo libro dei segreti, Enoch li descrive come uomini grandissimi come mai ne aveva visti prima: il viso lucente come il sole, gli occhi ardenti come lampade, le  braccia simili a delle ali d’oro. Impaurito dalla loro imponenza l’uomo restò impietrito, immobile, con lo sguardo pieno di paura. E’ facile immaginare come questi esseri non fossero in realtà delle divinità ma degli alieni in carne ed ossa con tanto di tute spaziali; gli antichi vedendoli scendere dal cielo li scambiarono per degli dei e da qui presero forma i miti, le leggende e i testi sacri di tutto il mondo.  Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Roberto Mattei

25 febbraio 2012

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