Il PdL senza amore.
Il litigio sui ministeri. Le bordate de Il Giornale contro Formigoni. E viceversa. L’insistenza sulla zingaropoli “islamica” di Berlusconi. Il silenzio imbarazzato della Moratti, che sembra imbambolata nell’ultima settimana di campagna elettorale. Le pernacchie di Bossi agli alleati.
Se la malignità fosse una categoria politica, e la dietrologia un metodo scientifico, non sarebbe fuori dal mondo pensare che nel centrodestra c’è chi sta facendo di tutto per perdere – se non è già persa – la città di Milano.
E invece, probabilmente, nessuno lavora veramente “contro”. Nessuno, a tavolino, ha deciso o sta decidendo di affossare la Moratti.
Più semplicemente, il caso Milano è la prova plastica che dietro la figura carismatica di Berlusconi non c’è la politica, ma un aggregato confuso di poteri in rotta di collisione reciproca. Poteri e persone che a forza di preparare la guerra, quella guerra finiranno per farla.
Quando i commentatori terzisti riconoscono al Cavaliere il merito di aver tenuto assieme istanze opposte e diverse, dimenticano di dire che lo ha fatto piegando le differenze a sé, e non guidando un processo di sintesi culturale e politica.
Direbbe Vendola, e stavolta a ragione, che la politica è come l’amore. Può nascondersi, anche per vent’anni. Ma alla fine una strada la trova.
L'uomo nero della politica.
Se vince quello arrivano i froci e i transessuali. Se vince quell’altro la città sarà preda di zingari e terroristi. Con il terzo musulmani e altri negri invaderanno le nostre chiese.
Sarà la paura che fa novanta, ma il livello della propaganda elettorale del Pdl si è inabissato in una preoccupante spirale regressiva.
Elettori trattati come bambini piccoli, in qualche asilo dei presunti orrori, terrorizzati dall’uomo nero.
Ogni giorno, nelle aule mediatiche allestite per l’occasione, i maestrini moderati spengono la luce e additano ai votanti in grembiule gli enormi pericoli che li attendono se non intendono marciare ordinatamente e in fila per due.
Chissà se i giovanardi, i gasparri e i berlusconi educherebbero mai così i propri figli.
Forse sì, e questo è ancora più preoccupante.
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