Cariferrara ha ceduto ad Atlante 2, il fondo gemello del primo, 343 milioni di sofferenze con un prezzo pari al 18,9% cioè a 65 milioni di euro. Buona notizia per la piccola banca, un po’ meno per il sistema bancario in generale.
Cariferrara, insieme a banca Etruria, Carichieti e Marche, è stata oggetto del decreto Salvabanche del novembre 2015, quello che ha azzerato azionisti e obbligazionisti e diviso la parte buona delle attività bancarie da quella malata. A quel punto si è aperta la vendita delle quattro Good bank: tre sono andate a UBI per un euro e la quarta, Cariferrara è destinata a BPER, ma prima di convolare a nozze doveva ripulirsi dei crediti deteriorati.
La cessione ad Atlante 2 quindi è un passo fondamentale per portare a compimento l’acquisizione di Cariferrara da parte della banca popolare dell’Emilia Romagna. Altro discorso riguarda invece tutto il sistema bancario. Le sofferenze di Cariferrara sono state valutate al 19% una cifra bassissima, meglio solo di quel 17% con il quale furono vendute le sofferenze delle quattro banche in occasione del piano di salvataggio. Tutti il sistema bancario, pochi esclusi, deve affrontare la pulizia dei conti: i crediti deteriorati sono cresciuti a vista d’occhio negli anni della crisi economica e le banche hanno i bilanci pieni di inadempienze probabili, crediti con coperture incomplete, leasing e vere e proprie sofferenze.
Secondo le stime dell’ABI al 31 dicembre 2016 le sofferenze nette delle banche italiane si attestano a 86,9 miliardi di euro (già calate di qualche miliardi per alcune operazioni dei primi mesi dell’anno come la cessione di un pacchetto da parte di UBI). Comunque sia se prendiamo 87 miliardi di sofferenze e li vendiamo prezzandoli al 19% il risultato sono 21,8 miliardi di incasso e quindi 65 miliardi di “buco”.
In poche parole se il 19% fosse il prezzo valido per tutte le operazioni di pulizia delle banche, il sistema bancario si troverebbe con un buco da oltre 60 miliardi, e, non ci dimentichiamo, che il Fondo stanziato dal Governo Gentiloni per il comparto bancario vale appena 20 miliardi. Qui la faccenda si complica.
Cariferrara verso BPER
È l’ultima delle quattro sorelle del decreto Salvabanche ad essersi accasata. Lo scorso anno, se vi ricordate, il presidente delle Good bank, Roberto Nicastro aveva aperto il bando per la vendita delle banche sane con l’obiettivo di ricavare 1,6 miliardi e rimborsare così il prestito attivato per il salvataggio, ma le uniche offerte arrivate alla scadenza sono state quelle di Lone star e Apollo inferiori ai 500 milioni. Saltate la vendita si sono valutate altre strade.
Alla fine tre banche, Etruria, Carichieti e Marche sono finite sotto il marchio UBI banca dopo essere state ripulite e ricapitalizzate a dovere e ora stanno subendo un drastico taglio di dipendenti e filiali. Cariferrara ha trovato il suo pretendente in Emilia Romagna, ma le condizioni sono le stesse: prima pulizia e ricapitalizzazione poi acquisizione.
Nei giorni scorsi è arrivata la notizia della cessione del pacchetto di sofferenze ad Atlante 2: 343 milioni pagati 65 milioni. Questa somma sarà sottratta dal capitale fresco che il Fondo di risoluzione dovrà iniettare nella banca ferrarese per rafforzare il capitale prima delle nozze. Cedute le sofferenze e fatta la ricapitalizzazione mancheranno soltanto le autorizzazioni di BCE e del dipartimento concorrenza dell’Unione europea.
Sistema bancario a rischio buco
Se la cessione ad Atlante 2 delle sofferenze è una buona notizia per Cariferrara, è allo stesso tempo un pessimo segnale per il comparto bancario. È vero che ogni pacchetto di sofferenze ha una storia a parte e ogni cessione è preceduta da un’attenta valutazione delle garanzie e della salute dei crediti, ma resta il fatto che le ultime operazioni hanno visto un deciso crollo del prezzo.
Qualche mese fa i 2,2 miliardi di nuovi crediti deteriorati di Etruria, Marche e Chieti, ceduti prima del passaggio a UBI, sono stati acquistati sempre da Atlante al 32,5% di valore facciale: avevano caratteristiche simili a quelle di Nuova Carife anche se erano molto giovani e quindi, sulla carta, più semplici da gestire. Il portafogli di sofferenze di Cariferrara è composto sia da inadempienze probabili che da crediti deteriorati e sofferenze, con un 48% di crediti garantiti da immobili e per il rimanente 52% da crediti unsecured con una componente di leasing che arriva da Commercio e Finanza.
Comunque sia il prezzo è veramente basso e nettamente inferiore rispetto a quello messo a bilancio dalle banche. Gli 86,9 miliardi di sofferenze nette registrate a fine anno da Bankitalia saranno da una parte diminuiti con le operazioni fatte nei primi mesi del 2017, ma, allo stesso tempo, aumentate con nuovi crediti malati accumulati nel primo semestre. Preso quindi questo dato per buono e calcolando un prezzo del 19% ballano 60 miliardi. Se le banche italiane cedessero le sofferenze il sistema avrebbe un buco di circa 60 miliardi a fronte di uno scudo statale per le banche in difficoltà da 20 miliardi. Nonostante i tentativi di nascondere la polvere sotto il tappeto, la montagna di sofferenze sovrastimate che le banche hanno in bilancio resta lì e prima o poi quando verranno fuori saranno dolori per tutti.
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