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giovedì 14 gennaio 2016

Fallimenti-bancomat e notai "distratti" Caso Marcatajo, l'inchiesta si allarga. - Riccardo Lo Verso

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L'avvocato civilista arrestato nell'operazione Cicero acquistava immobili con i soldi di una curatela fallimentare. Nessuno si è accorto del buco. Tirata d'orecchie per i notai: mai denunciate irregolarità nelle compravendite dei boss.

PALERMO - Nessuno vede. Nessuno provvede. E la mafia accumula patrimoni. L'avvocato Marcello Marcatajo usava i soldi della curatela fallimentare come se fossero i suoi. Firmava assegni appoggiati sul conto corrente della Kemonia, una srl palermitana che il Tribunale di Palermo aveva affidato al civilista arrestato per riciclaggio. È accaduto per un attico in via Jung e per alcuni box in via Corradini. Marcatajo, amministratore di una società, secondo l'accusa, comprava gli immobili con i soldi della Kemonia - mancano all'appello 215 mila euro - e poi li trasferiva nella disponibilità delle società dei Graziano. Altre volte, per ripulirli, faceva finta di acquistare immobili dalla famiglia mafiosa firmando dei preliminari che non venivano concretizzati.Oppure accendeva mutui bancari con le società a lui intestate e poi pagava le rate con soldi dei boss.  .

La cronaca del blitz di due giorni fa impone una nuova riflessione sulla gestione della sezione Fallimentare del Tribunale palermitano. I pubblici ministeri si chiedono come sia potuto accadere che nessuno si sia accorto della mala gestio dei soldi della Kemonia. Neppure i giudici che avevano nominato il legale nella curatela fallimentare. Non è escluso che Marcatajo possa avere fatto carte false per nascondere le operazioni illecite e farsi beffa dei controlli. In ogni caso il sistema ha mostrato delle falle su cui adesso indagano i magistrati e la Polizia valutaria. I finanzieri hanno prelevato nello studio dell'avvocato, in via Enrico Albanese, i faldoni del fallimento Kemonia e degli altri nove affidati dal Tribunale al professionista. Ce ne sono ancora otto aperti. Questo l'elenco completo: impresa individuale Virzì Cinzia, Siciliana Precompressi srl, Doma srl, Kemonia srl, Gurfa scarl, Casarubea Maria Silvana, Ditta Figli di G.B. Marino, Spera Antonio, Fin Leasing. Lito Sud. Tranne Kemonia e Gb Marino sono tutte procedure ancora in corso. Dal primo screening dei documenti emergono già delle irregolarità.

Irregolarità di cui, ed è un altro dato di cronaca, neppure i notai che hanno rogitato le compravendite di diversi immobili si sono accorti. Eppure, secondo gli investigatori, era impossibile non notare che gli assegni - circolare e non trasferibili - utilizzati per pagare gli immobili fossero intestati a persone o società che nulla avevano a che vedere con venditore e acquirente. Per uno dei notai, il cui nome si è ripetuto negli affari, secondo i pm Tartaglia, Del Bene, Picozzi e Luise, ci sarebbero stati i presupposti per un'incriminazione. Nel frattempo, però, il professionista è deceduto. Per tutti gli altri, e sono tanti quelli che popolano le carte giudiziarie, gli accertamenti sono in corso.

Si ripropone da subito un tema caldo agli investigatori: di fronte alla mole di indagini che smascherano eserciti di prestanome resta lettera morta l'obbligo dei professionisti iscritti agli ordini di segnalare operazioni commerciali e finanziarie sospette. Non siamo al cospetto di disperati che si intestano una società in cambio di poche centinaia di euro - accade anche questo -, ma di professionisti esperti. La legge anti riciclaggio obbliga tutti - banche, intermediari finanziari, notai, avvocati e commercialisti - a segnalare le operazioni sospette. In Italia esiste l'Uif, l'unità di informazioni finanziarie a cui dovrebbero pervenire le segnalazioni. Nell'ultimo triennio i numeri delle segnalazioni sono prossimi allo zero. L'anno scorso il colonnello Calogero Scibetta, il comandante del Nucleo di Polizia Valutaria che ha coordinato il blitz di due giorni fa, scelse proprio un convegno di notai per dire che era giunto il momento di essere davvero trasparenti. Non è un caso che il procuratore Francesco Lo Voi, proprio ieri, abbia annunciato l'impiego delle risorse più qualificate per stanare i professionisti al soldo dei boss. O, peggio, in combutta con i capimafia.


http://livesicilia.it/2016/01/14/fallimenti-come-bancomat-e-notai-distratti-caso-marcatajo-linchiesta-si-allarga_703356/


Dall'università agli affari con i boss. Ecco chi è l'avvocato Marcatajo. - Riccardo Lo Verso

Le indagini della Polizia valutaria sono uno spartiacque nella vita del noto civilista palermitano, che alle microspie ha rassegnato le tappe della sua carriera.

PALERMO - Da giovane giurista a mente economica dei boss. Marcello Marcatajo, 69 anni, fino all'arresto di ieri si era guadagnato un posto di rilievo nella buona borghesia palermitana. Fino a ieri, appunto.

Le indagini della Polizia valutaria sono uno spartiacque nella vita dell'avvocato civilista che alle microspie ha rassegnato le tappe della sua carriera. Una carriera iniziata nel mondo universitario e approdata agli affari con la famiglia mafiosa dei Graziano. Marcatajo raccontava gli anni in cui “io ero... nel 1973, settantadue assistente all'Università... di Diritto civile... con incarico annuale perché ero in supplenza di Piersanti Mattarella che... ogni anno faceva l'aspettativa per mandato parlamentare... pagavano poco...”. Nel corso della sua carriera accademica avrebbe incrociato concorrenti che di strada ne hanno fatta parecchia: “... ci fu un episodio per cui dovevamo avere un posto in pubblico e un posto... a concorso in privato... bene pensò la Facoltà di darlo uno a La Loggia e uno a Vizzini, io mi incazzai moltissimo perché... non erano presenti nella facoltà cioè entrarono direttamente... non è che fecero borsa... internato...”.

A quel punto l'avvocato capì che era meglio cercare di guadagnarsi una posizione in un ente pubblico: “... e allora feci due concorsi l'avvocato dell'Enel... e Inps, vengo ammesso a quello dell'Enel riesco a... fare capire che sarei entrato solo se avevo Palermo perché ne Catania ne Roma... e riesco... a pari merito con uno che era di Catania... e vado all'Enel dove e... faccio l'avvocato... elenco speciale, rappresento e difendo in mezza Sicilia, mi diverto e... ogni qualvolta si prospettava la possibilità di un buono avanzamento era sempre o Venezia... o Genova e io alzavo la sbarra chi vuole... mi passi avanti, ho fatto una carriera non eccezionale a quarantanove, cinquant'anni non mi sento dire che o con le buone... o con le cattive io servivo a Roma”.

Stare a Roma, però, era costoso e dispendioso in termini di impegno. E così Marcatajo fece un passo indietro: “Io preferisco appoggiarmi nello studio di mio fratello, guadagnare.... all'epoca erano milioni, un milione e mezzo e campare a cento metri da casa e non fare lo zingaro... ... che rientra poi il venerdì notte e... riparte... la domenica sera e...".  

Negli ultimi anni era diventato presidente dell'Istituto autonomo case popolari di Palermo, quando il presidente della Provincia era Francesco Musotto, e poi consigliere delegato del sindaco Leoluca Orlando nel Cda dell'Acquedotto consortile del Biviere. Incarico da cui poi si dimise. Le indagini della finanza ora lo piazzano al vertice di una serie di affari - alcuni scoperti, molti ancora da scoprire - targati Cosa nostra.


http://livesicilia.it/2016/01/13/marcatajo-boss-affari-avvocato-arresti-palerm_703201/?pass=true

mercoledì 13 gennaio 2016

Palermo - Mafia e colletti bianchi: arrestato noto avvocato (12.01.16)




Palermo – All’alba di martedì i militari del Nucleo Speciale Polizia di Valutaria della Guardia di Finanza hanno eseguito 9 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Lorenzo Jannelli su richiesta del procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi e dell’aggiunto Vittorio Teresi per i delitti di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego e peculato, tutti aggravati per aver agevolato cosa nostra.

Personaggio di primo piano in quest’indagine è Marcello Marcatajo, stimato avvocato dell’alta borghesia palermitana, con pregresse attività di insegnamento universitario e di collaborazione con enti di rilevanza nazionale, che – come lui stesso racconta in un’intercettazione – ad un certo punto della sua vita ha deciso di entrare in rapporti di affari con Vincenzo Graziano, attualmente detenuto al regime del 41 bis per essere stato a capo della famiglia mafiosa dell’Acquasanta, e con i figli di questo. 

Nel corso delle indagini sono state scoperte numerose operazioni immobiliari di particolare complessità e rilevanza per il sostentamento della consorteria mafiosa.

Tra queste spiccano la costruzione di una villa bi-familiare a Mondello, la gestione di numerosi immobili all’Arenella e una particolare operazione immobiliare a Marino, in provincia di Roma, per la quale, con i noti metodi, i Graziano hanno indotto altri imprenditori edili a rinunciare all’appalto.

Le attività investigative questa volta sono state mirate a disvelare i legami fra criminalità organizzata e “colletti bianchi”, uniti dal fine comune di concludere affari ed arricchirsi, anche avvalendosi, all'occorrenza, di metodi prettamente mafiosi.

Con un indagine a tutto campo, sviluppata soprattutto seguendo i flussi di denaro e i documenti sottesi ad operazioni commerciali, gli specialisti del Nucleo Speciale Valutario della Guardia di Finanza, superando il brocardo latino “pecunia non olet”, sono arrivati a scoprire il modus operandi di una mafia che si fa impresa e che come tale non può prescindere dal ricorso al sistema finanziario.

È così emersa l’esigenza dell’organizzazione mafiosa di affiancarsi a quella “zona grigia” composta da professionisti con importanti entrature nel contesto sociale di riferimento: in primo luogo, questi professionisti possono diventare, come è accaduto, una cassaforte per l’organizzazione, per il tramite della quale essa mette al riparo dai sequestri i capitali illecitamente accumulati; in secondo luogo, tali personaggi, costituiscono per i mafiosi dei veri e propri pass partout per accedere al credito, per effettuare investimenti e, più in generale, per interagire, inquinandola con i propri soldi sporchi, con la società civile.

Risorse mafiose, riversate in società pulite, intestate ed amministrate da soggetti stimati, hanno consentito alla famiglia di Vincenzo Graziano di avviare, sotto la supervisione di Francesco e Angelo Graziano, alcune iniziative imprenditoriali, fra cui la realizzazione a Palermo, in Mondello, di due ville, ormai in procinto di essere ultimate.

Proprio la presenza di insospettabili, come Marcatajo, ha consentito di vendere le due ville a soggetti gravitanti nel mondo imprenditoriale e politico; gli stessi acquirenti, con tutta probabilità, non avrebbero mai contrattato con Graziano, conoscendone i pregressi di giustizia.

Nel corso delle indagini sono state ricostruite ulteriori ed anomale attività immobiliari e finanziarie poste in essere dalla “famiglia” dell’Acquasanta nell’ultimo decennio sempre avvalendosi della figura e della credibilità del professionista.

Oltre a tali aspetti è emerso come Marcatajo, stimato professionista, aveva ricevuto numerosi incarichi in qualità di curatore fallimentare; in tale contesto le indagini hanno fatto emergere come l’avvocato si sia appropriato di somme di denaro derivanti dal fallimento di una società amministrata e le abbia utilizzate per gli affari in comune con i Graziano.

Di questa indagine rileva il pericolo sociale ed il danno all’economia lecita che risiede nell’ illecita operatività di noti ed apprezzati professionisti che, se non fosse per le risultanze incontrovertibili di questa indagine, non si esiterebbe a ritenere al di là di ogni sospetto. (12.01.16)
https://www.youtube.com/watch?v=vL07rKmg9Eo

http://www.pupia.tv/2016/01/home/mafia-e-colletti-bianchi-arrestato-noto-avvocato-palermitano/332957

Leggi anche: 

http://www.panorama.it/news/cronaca/cosa-nostra-in-carcere-lavvocato-marcello-marcatajo/

http://palermo.gds.it/2016/01/13/arresti-a-palermo-il-legale-intercettato-svela-in-diretta-faccio-affari-col-boss-da-piu-di-10-anni_461068/