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giovedì 29 novembre 2012

Google Italia, controlli fiscali: 240 milioni di reddito non dichiarati.


Cuscini Google


Il ministro del Tesoro risponde all'interrogazione del Pd Stefano Graziano sottolineando che le verifiche riguardano anche l'Iva che la società avrebbe evaso per 96 milioni. Il Nucleo di polizia tributaria di Milano ha avviato nel 2007 un accertamento fiscale nei confronti dell'azienda e due giorni fa un altro "extraprogramma".

Google Italia non avrebbe dichiarato redditi per 240 milioni di euro e avrebbe evaso 96 milioni di Iva tra il 2002 e il 2006. Il Nucleo di polizia tributaria di Milano ha avviato nel 2007 una verifica fiscale nei confronti dell’azienda e due giorni fa un’altra “extraprogramma” sempre nei confronti della società “finalizzata al riscontro del corretto adempimento degli obblighi fiscali in Italia”. E’ quanto afferma il Tesoro in risposta a un interrogazione del Pd Stefano Graziano, sottolineando che le verifiche riguardano Iva e redditi non dichiarati. 
La questione non riguarda solo Google, ma i gruppi multinazionali operanti nel settore dell’elettronica e dell’e-commerce e lo scorso marzo ha riguardato anche RyanAir, a cui sono stati contestati 12 milioni di euro di contributi. E di questo si sta occupando l’Agenzia per le entrate e lo stesso governo in sede internazionale. Il problema, nel caso di Google, è che la società italiana ha dichiarato solo le provvigioni percepite a fronte delle prestazioni rese prima alla Google inc. e poi laGoogle Ireland. E non invece l’intero volume commerciale sviluppato. La verifica disposta dalla procura di Milano ha infatti accertato, afferma il ministero, che il fisco è stato “eluso” in base ad un contratto di servizio tra la società italiana e quelle estere “artatamente posto in essere con la sola finalità di simulare l’esercizio da parte di Google Italy Srl di una mera attività ausiliaria e preparatoria che non ha tuttavia trovato alcun riscontro negli elementi di fatto acquisiti”.
Per Graziano, se da una parte la risposta del governo “conferma la fondatezza dei nostri interrogativi su questa vicenda”, dall’altra non è soddisfacente sotto il profilo delle “iniziative che il governo deve prendere”. Secondo il deputato del Pd autore dell’interrogazione “il momento di crisi economica così profonda impone più forza e determinazione. Diversamente si rischia che aziende italiane siano nettamente svantaggiate rispetto a chi ha sede in paesi nei quali la fiscalità offre maggiori vantaggi – ha detto-. E’ una questione di giustizia sociale che non può essere trascurata”.