martedì 27 novembre 2012

Maltempo Toscana: nubifragi a Firenze, Livorno, Pisa.

Firenze




Allagamenti, trombe d'aria, bombe d'acqua: torna l'allerta maltempo in Toscana, colpita duramente dalle alluvioni di due settimane fa, che hanno provocato quattro morti in provincia di Grosseto. Nel Grossetano è tornato a piovere con intensità, e si sono registrati allagamenti nelle strade e nei sottopassi sia del capoluogo, che nelle zone colpite dall'alluvione del 12 novembre.
Firenze. Forti criticità si registrano a Firenze per la violenta ondata di pioggia che in poche ore si è abbattuta sulla città. Numerosi i sottopassi allagati e le strade che, in breve tempo, si sono trasformati in veri e priopri corsi d'acqua. Il violento temporale ha fatto ingrossare anche il torrente Mugnone.
La protezione civile di Firenze ha invitato tutti gli abitanti della zona del Mugnone a salire ai piani alti delle proprie abitazioni, a causa del rischio esondazione del torrente. Sulla città, infatti, si è abbattuto un violento nubifragio. Publiacqua, protezione civile e polizia municipale sono al lavoro a causa dei numerosi allagamenti segnalati in tutta la zona.
Livorno, Pisa e l'Aurelia. Disagi per allagamenti a strade e sottopassi anche a Livorno, dove i vigili del fuoco hanno ricevuto decine di chiamate per cornicioni pericolanti e infiltrazioni d'acqua. Sempre nel Livornese, a Rosignano Solvay, una tromba d'aria ha scoperchiato i tetti di diversi edifici e causato il crollo di alberi di pino. Allagamenti e disagi anche a Pisa, dove la pioggia abbondante ha allagato scantinati e negozi al piano terreno nella zona della stazione, vicino all'aeroporto e a Porta a Mare. Forti rallentamenti al traffico si registrano a Pisa e Livorno città, e sull'Aurelia. Anche a Firenze le strade iniziano ad essere gonfie d'acqua e si temono allagamenti se continuerà a piovere così intensamente nelle prossime ore.

Mediaset vuole mettere il bavaglio al blogger: #siamotuttipablo. - Stefano Corradino


Pablo Herreros
Una tv (gruppo Mediaset) sfrutta una disgrazia. Un blogger invita gli sponsor a boicottarla e si becca una sonora denuncia.
Accade in Spagna: nel novembre 2011 un programma di Telecinco, emittente del gruppo Mediaset fondata da Silvio Berlusconi nel 1989, e non nuova a pesanti cadute di stile tanto da meritarsi l’appellativo di “telebasura” (tv spazzatura) decide di pagare 10mila euro per intervistare la madre di uno degli imputati dell’assassinio di Marta Del Castillo, 17enne sivigliana uccisa da un ex fidanzato e un amico, e il cui corpo non è mai stato ritrovato.
L’opinione pubblica è molto sensibile su questo tema, e la decisione di pagare la madre di uno degli assassini della giovane per presentarsi davanti ai teleschermi proprio non va giù agli spagnoli. Il blogger Pablo Herreros disgustato dalla trasmissione lancia un appello su www.change.org affinché gli inserzionisti del programma si ritirino, per non essere confusi con un programma “che paga gli assassini per intervistarli”. All’appello aderiscono decine di migliaia di persone in poche ore tanto da convincere alcuni dei più grandi marchi presenti in Spagna, a ritirare i propri spot dal programma. Poche settimane dopo il programma, La Noria, venne definitamente chiuso.
Mediaset non si scusa con i propri telespettatori per l’ennesima figuraccia ma, questa settimana ha denunciato per “minacce e coercizione nei confronti degli inserzionisti” il blogger Pablo Herreros e chiede 3,7 milioni di euro e 3 anni di carcere. E così la tentazione per i bavagli alle voci sgradite travalica i nostri confini: dall’Italia alla Spagna (ma sempre per mano italiana, o meglio berlusconiana) chi si ribella allo sfruttamento di una tragedia per qualche punto di share viene denunciato e intimidito.
La petizione che vi invito a firmare a sostegno del blogger Herreros e del suo diritto alla critica e alla libertà di espressione è per chiedere che i vertici di Mediaset ritirino subito la denuncia.
Se in Italia il servizio d’ordine mediatico di Berlusconi chiede che Sallusti non vada in carcere quantomeno per coerenza dovrebbe rifiutare la galera anche per il collega spagnolo.
Leggi anche:

«Due tumori in più, una minchiata....» - Nazareno Dinoi



Fabio Riva

Le frasi choc di Fabio Riva al telefono con gli avvocatiNumerosi i contatti tra gli indagati e personalità politiche.

TARANTO - Sette arresti con una ventina di indagati, tra imprenditori, funzionari pubblici e politici e il sequestro delle materie lavorate dell’Ilva. È questa la nuova bufera che ieri ha scosso il siderurgico con un’onda d’urto che ha oltrepassato i confini provinciali e regionali. In carcere sono finiti Fabio Riva, amministratore delegato dell’Ilva (sino a ieri risultava irreperibile), Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento, l’ex consulente Girolamo Archinà, «licenziato» tre mesi fa dall’azienda dopo che, dall’inchiesta per disastro ambientale era emerso un episodio di presunta corruzione che coinvolgeva l’ex preside vicario della Facoltà di Ingegneria di Taranto, sede distaccata del Politecnico di Bari, Lorenzo Liberti (anch’egli raggiunto ieri da un mandato di arresto ai domiciliari), al quale Archinà avrebbe consegnato una busta contenente la somma di 10 mila euro in cambio di una perizia addomesticata sull’inquinamento dell’Ilva; domiciliari anche per l’ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto, Michele Conserva, dimessosi circa due mesi fa dall’incarico quando si seppe che poteva figurare tra gli indagati della inchiesta sull’Ilva collaterale a quella per disastro ambientale. Domiciliari anche per l’ingegnere Carmelo Delli Santi, rappresentante della Promed Engineering. Conserva e Delli Santi sono entrambi accusati di concussione.
I provvedimenti sono legati anche a un’inchiesta, parallela a quella per disastro ambientale che il 26 luglio scorso ha portato al sequestro degli impianti dell’area a caldo del siderurgico. Questa operazione, condotta dalla Guardia di Finanza, è stata denominata Environment Sold Out (Ambiente svenduto). Il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante e il direttore generale dell’azienda, Adolfo Buffo, sono coinvolti nell’inchiesta che ha portato all’emissione delle sette ordinanze di custodia cautelare e al sequestro dei prodotti finiti/semilavorati. Con loro, nello stesso procedimento, sono indagati altri dieci dirigenti dei reparti dello stabilimento. Nelle oltre 500 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Patrizia Todisco è contenuto uno sconvolgente sistema di potere gestito dalla famiglia Riva e dai loro referenti locali capaci di assoggettare non solo funzionari e dirigenti di pubbliche amministrazioni, ma anche politici di alto livello. «La spregiudicatezza dei proprietari dell’Ilva» che emerge dalle carte, lascia senza parole. Come nell’intercettazione tra Fabio Riva e uno dei suoi avvocati, Franco Perli. Il rampollo della famiglia Riva, commentando i rischi sulla salute rilevati da uno studio dell’Arpa, si esprimeva in questi termini con il legale: «Due casi di tumore in più all’anno... una minchiata». Nel resoconto dell’inchiesta sono numerose, inoltre, le telefonate intercorse tra gli indagati e personalità politiche di spicco. Dal presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, all’assessore Michele Conserva, dal consigliere regionale Donato Pentassuglia all’onorevole Ludovico Vico, tutti del Pd, sino al presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. Una per tutti, a significare i rapporti amicali che intercorrevano tra uomini del gruppo Riva e i politici, la telefonata intercettata tra uno degli arrestati, Archinà, e il deputato Vico. Il parlamentare riferisce di una telefonata avuta con Vendola il quale si complimentava della disponibilità mostrata dal gruppo Ilva ma si lamentava del sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, protagonista in quel periodo di azioni che infastidivano gli industriali: «il sindaco lo vede come un irresponsabile», riferiva Vico. Sempre ad Archinà, l’onorevole Pd riportava il malumore di Vendola per il funzionario dell’assessorato ambiente della Regione, Antonio Antonicelli, responsabile, a suo dire, della permanenza a capo dell’Arpa del presidente Assennato, nemico giurato dei Riva: «Io dovrei ammazzare Antonicelli, è un pazzo scatenato», avrebbe detto Vendola.

Monti: “Nuove forme finanziamento o sistema sanitario a rischio”.


Monti: “Nuove forme finanziamento o sistema sanitario a rischio”


Il premier, intervenendo in collegamento a Palermo durante l’inaugurazione di un centro biomedico ha assicurato che "il governo è un prezioso alleato" del settore ma che la sanità pubblica è a rischio. "La crisi ha colpito tutti - ha detto - e ha impartito lezioni a tutti. E il comparto medico non è stato esente né immune”.


Il sistema sanitario italiano è a rischio. E l’unico modo per garantirne la sostenibilità è individuare “nuove modalità di finanziamento”. L’allarme lo ha lanciato il premier Mario Monti, intervenendo in collegamento a Palermo durante l’inaugurazione di un centro biomedico della fondazione Ri.Med (nata nel 2006 da una partnership internazionale fra governo italiano, Regione Sicilia, Cnr, University of Pittsburgh e University of Pittsburgh Medical Center). La crisi economica ha intaccato la sanità pubblica, ha spiegato Monti, anche se il premier ha assicurato che “il governo è un prezioso alleato” del settore. “Il momento è difficile – ha premesso il presidente del Consiglio – la crisi ha colpito tutti e ha impartito lezioni a tutti. E il comparto medico non è stato esente né immune”. E mentre i primari oncologi denunciano il “rischio estinzione di un reparto su tre” si delineano prospettive negative per il sistema sanitario nazionale che, secondo il ministro della sanità Renato Balduzzi, presente a Palermo, “nelle classifiche internazionali è sempre in testa, nei primi cinque posti quale che sia il criterio di classifica”. 

Monti: “Poche occasioni per guardare al domani con speranza” – Monti ha proseguito il suo intervento sottolineando che “le proiezioni di crescita economica e quelle di invecchiamento della popolazione mostrano che la sostenibilità dei sistemi sanitari potrebbe non essere garantita” incluso quello italiano “di cui siamo fieri” e a cui puntualizza, “il ministro Balduzzi lavora incisivamente per migliorarlo ulteriormente”. Tuttavia “non sono moltissime in queste giornate, in questi mesi, le occasioni che il presidente del Consiglio o i ministri hanno per guardare all’oggi con grande conforto e per guardare al domani con grande speranza”.
Secondo il Professore oggi la priorità è trovare ”nuove modalità di organizzazione dei servizi e delle prestazioni. La posta in palio è chiaramente altissima – ha continuato Monti – l’innovazione medico-scientifica, soprattutto nella fase di industrializzazione, deve partecipare attivamente alla sfida considerando il parametro costo-efficacia un parametro non più residuale”. Monti, citando l’esempio del centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica inaugurato a Palermo, ha sottolineato che “questo dà punti concreti di riferimento ad un Paese come l’Italia che ha dovuto purtroppo concentrare tantissime energie negli ultimi 12 mesi per rivedere la luce, dopo una fase nella quale abbiamo rischiato di essere travolti dall’emergenza finanziaria”. Nonostante questo il Paese, ha proseguito il Presidente del Consiglio, “deve al più presto andare in avanti verso la costruzione del proprio futuro, che non è scindibile dal futuro della comunità internazionale”. 
Balduzzi: “Ricerca deve essere trasparente. No alle raccomandazioni” – Oltre alla sfida dei nuovi finanziamenti sollevata dal premier, il ministro Balduzzi ha evidenziato l’urgenza della trasparenza nella procedura di selezione in ambito sanitario contro la ‘cattiva abitudine’ delle ‘raccomadanzioni’. “Le parole di questa mattina – ha detto – sono state sfida, transnazionalità, innovazione e sviluppo. Questo progetto è una sfida” e “ci sono le condizioni per vincerla, ma tutti devono fare la loro parte”. Secondo il ministro, “la medicina personalizzata e quella preventiva” sono “le frontiere della medicina di domani” e l’obiettivo comune, ha sottolineato, “è riuscire a conciliare sanità e sviluppo. Dopo la crisi il volano del rilancio sta in questo. Bisogna cambiare mentalità e lessico e tenere fuori dalla sanità la cattiva politica”. Che, di fatto, c’è. “Noi viviamo in una terra con qualche cattiva abitudine – ha aggiunto Balduzzi – lo spirito di clan, le raccomandazioni. Nella ricerca sanitaria ci sono invece, lo ribadisco, procedure trasparenti”. La trasparenza è proprio l’obiettivo su cui bisogna puntare perché “quello che i giovani ci chiedono è non solo mettere risorse, cosa che già stiamo facendo, ma trasparenza nelle selezioni“.
Anaao Assomed (associazione medici dirigenti): “Dichiarazione di default” - ”Le parole del premier Monti sono di fatto una dichiarazione di ‘default’ del sistema sanitario universalistico come quello italiano. E per la prima volta viene esplicitato il problema della sostenibilità del nostro sistema sanitario”. Ad affermarlo è il segretario nazionale dell’Anaao AssomedCostantino Troise, commentando le affermazioni del premier intervenuto in collegamento a Palermo. “Quando parla di dover trovare nuove modalità di finanziamento, Monti – avverte Troise – sembra voler aprire al privato, magari con un modello come il ‘Medicare’ americano” E si domanda se il premier sia “già in campagna elettorale?”.
Bersani: “Bisogna garantire il sistema sanitario nazionale. Su questo non mollo” – Così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, parlando al Corriere.it commenta le parole di allarme di Mario Monti sul Ssn. “Bisogna garantirlo, ovviamente, le difficoltà saranno gravi, io non mollo sul sistema universalistico”. Per Bersani serve una riflessione sul sistema per introdurre migliori pratiche, ma “i tagli lineari non vanno bene”. “Se arriviamo a un punto in cui ci sono due sanità, per chi ha più e per chi ha meno, siamo al disastro non solo sociale ma anche economico. Penso di essere un po’ più ottimista di Monti, ma va bene che ci sia qualcuno che ritiene necessario il sistema universalistico. Il concetto basico davanti a problemi come la salute è che non c’è né povero né ricco, si deve procedere con pragmatismo ma senza derogare da quel principio perché altrimenti andiamo fuori strada completamente”.

Che aboliscano i finanziamenti pubblici ai partiti ed ai giornali, che impongano l'Imu alla Chiesa!
I soldi ci sono, che imparino ad utilizzarli al meglio. Io non intendo pagare tasse salatissime per agevolare chi non lo merita!
Oltretutto, che evitino di comprare "cacciabombardieri o di costruire ponti sugli stretti, o TAV che nessuno vuole: la SANITA' è sacrosanta e non si tocca!
E imparino che:  Qualunque imbecille può inventare e imporre nuove tasse. L'abilità consiste nel ridurre le spese, dando, però, servizi eccellenti". (Maffeo Pantaleoni).

Cetta.

lunedì 26 novembre 2012

Costi politica: Pd-Pdl, tagli al tfr solo per i nuovi consigli.


Posticipare i tagli all'assegno di fine mandato dei consiglieri alla legislatura successiva a quella in corso per le Regioni che siano in vita da almeno 4 anni. Lo prevede un emendamento a firma Giuseppe Saro (Pdl) e Flavio Pertoldi (Pd) presentato in commissione al Senato al decreto legge sui costi della politica.
L'emendamento nasce dalla necessità di trovare una soluzione in particolare per il Friuli Venezia Giulia, spiega uno dei presentatori Giuseppe Saro. Questa Regione potrebbe essere infatti sciolta in anticipo per partecipare all'election day del 10 marzo. In questo caso i consiglieri non avrebbero una Legislatura completa e perderebbero quindi la possibilità di usufruire di una liquidazione pari a quelle attuali. Di fronte però all'obiezione che la norma, così come è stata scritta, interessi quasi tutte le altre realtà regionali (tranne Lazio, Lombardia e Molise che sono state già sciolte) il senatore lascia intendere di essere disposto a una riformulazione dell'emendamento che meglio ne circoscriva l'ambito.
Istituire un Fondo presso il Tesoro per aiutare le Regioni in rosso, a coprire il loro buco di bilancio. Lo prevede un emendamento al decreto sui Costi della politica e gli enti locali, presentato dai senatori del Pdl (primo firmatario Vicenzo Nespoli). Il Fondo avrebbe 300 milioni nel 2012, 500 nel 2013 e 1.000 dal 2014.
SENATO, ASSALTO A IMU, DA ANZIANI A FONDAZIONI - Parte l'esame delle commissioni Bilancio e Affari costituzionali di Palazzo Madama al decreto sui costi della politica. E molte modifiche dei senatori, oltre ad argomenti come il ruolo della Corte dei Conti o i 'paletti' ai vitalizi, puntano a cambiare il 'volto' dell'imposta municipale propria, meglio nota come Imu. Si inizia anche ad intervenire sul 'nodo' sicurezza che, come noto, sarà affrontato più compiutamente nella Legge di Stabilità. Ma intanto Anna Bonfrisco (Pdl) punta ad intervenire riducendo almeno in parte i 'costi' e chiede che gli immobili di proprietà delle regioni e degli enti locali "in uso per finalità istituzionali alle Forze di Polizia siano "mantenuti in locazione a titolo gratuito" e senza incidenza sul Patto di Stabilità. Il costo quindi viene 'recuperato' riducendo i fondi destinati all'8 per mille.
Che l'imposta anche sulla prima casa fossa invisa ai più è noto. Ma i senatori si sono scatenati: e chiedono le modifiche più disparate. Ad esempio, tra le molte proposte, Anna Rita Fioroni del Pd punta a risolvere via Imu parte dei problemi dei territori colpiti da calamità: stop al pagamento dell'imposta relativamente alla quota dello Stato per i fabbricati inagibili. Nutrito il pacchetto di proposte della Lega (primo firmatario Massimo Garavaglia e 'co-firma' dell'ex ministro Roberto Calderoli): si chiede innanzitutto che vengano esentati dall'Imu gli immobili (non prima casa) concessi in comodato d'uso a familiari di primo grado. E' poi prevista nelle richieste una drastica riduzione dell' aliquota Imu (dal 50 al 100%) per ciascun familiare non autosufficiente. E stop all'imposta per immobili degli anti territoriali adibiti ad edilizia residenziale pubblica. Netta riduzione della quota che va allo Stato: dal 50 al 30%. E mentre dall'Idv Elio Lannutti specifica: niente esenzione Imu per le Fondazioni bancarie, Alberto Balboni (Pdl) propone che la dichiarazione al catasto per i fabbricati rurali iscritti nel catasto dei terreni da sottoporre all'Imu slitti a 30 giugno 2013. Sempre nel Pdl Giuseppe Saro si preoccupa degli anziani: la casa (prima) resta tale (se non affittata) anche se cambiano residenza e la prendono nella casa di riposo. E sempre in tema di casa di riposo l'altra richiesta è che siano esenti quelle o convenzionate con il servizio sanitario. Le proposte, non solo quelle Imu, sono in gran parte 'ammissibili'. Ora la parola spetta alle commissioni di Palazzo Madama.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2012/11/26/Costi-politica-Pd-Pdl-tagli-tfr-solo-nuovi-consigli_7859791.html


L'Italia affonda, intere famiglie arrancano e loro che fanno? Si preoccupano di mantenere i loro privilegi.
Mandiamoli a casa, tutti!

Nuove regole Imu sotto lente di Bruxelles.



Agevolazioni di alcuni enti non commerciali, in particolare la Chiesa, sarebbero considerati come aiuti di Stato illegali.

BRUXELLES - Il nuovo regolamento sull'Imu pubblicato in Gazzetta Ufficiale sabato è ora sotto la lente di Bruxelles, che deve verificarne la compatibilità con le norme Ue e valutare quindi se chiudere la procedura d'infrazione aperta contro l'Italia. "Stiamo studiando le misure adottate", ha assicurato il portavoce del commissario Ue alla concorrenza Joaquin Almunia, precisando che l'analisi della Commissione si situa "nel quadro della procedura sugli aiuti di stato in corso".

Le agevolazioni fiscali di cui hanno finora goduto in Italia gli enti non commerciali, e in particolare la Chiesa, possono, secondo le norme europee, essere considerate come aiuti di stato illegali. Il contenzioso con l'Antitrust Ue risale al 2007, quando erano partite le prime richieste di informazioni a Roma. Almunia aveva deciso di riaprire il dossier dell'esenzione dell'allora Ici nei confronti della Chiesa nel 2010, dopo le denunce ripresentate dal deputato radicale Maurizio Turco e dal fiscalista Carlo Pontesilli, che si erano rivolti alla Corte di giustizia Ue per impedire l'archiviazione. Dopo avere definito lo scorso febbraio un "progresso sensibile" l'emendamento proposto dal governo Monti, i servizi antitrust Ue sono rimasti in attesa del testo legislativo finale, che ha ricevuto uno stop dal Consiglio di stato. Con il regolamento pubblicato ora sulla gazzetta Ufficiale, i servizi di Almunia hanno gli elementi necessari per poter compiere la loro valutazione, che dovrà essere completata in tempi utili perché le nuove norme possano o meno partire con l'anno nuovo. In ogni caso l'Italia, allo stato attuale, non rischia multe, ma solo l'ingiunzione da parte di Bruxelles di procedere al recupero presso i beneficiari degli aiuti illegali precedentemente percepiti. Solo nell'ipotetico caso in cui l'Italia ricevesse l'ingiunzione e non procedesse nei tempi stabiliti al recupero, allora Bruxelles potrebbe aprire un'altra procedura d'infrazione che, una volta giunta nella fase finale, potrebbe a sua volta terminare con una multa da parte della Corte di giustizia Ue.

“In California ho creato il social network per trovare lavoro in Italia”. - Paola Guarnieri


“In California ho creato il social network per trovare lavoro in Italia”


Jacopo Chirici, 27 anni, ha vissuto tra Svezia e Usa. Poi, attraverso la Startup School in Silicon Valley ha creato Rysto, impresa online che aiuta camerieri e gestori di alberghi e ristoranti a incontrarsi per rispondere alle rispettive esigenze. Ed è tornato.

Per sei anni ha fatto di tutto per restare fuori dall’Italia. Finchè ha trovato una buona ragione per tornare. Jacopo Chirici, 27 anni, una laurea in Economia all’Università di Firenze, ha vissuto a lungo tra la Svezia e gli Stati Uniti, accumulando esperienze di studio e di lavoro molto diverse. “Il mio percorso internazionale è partito con l’Erasmus, sei mesi in Svezia, a Goteborg. Mi sono trovato talmente bene che una volta rientrato in Italia ho fatto le valigie, compilato una domanda per un master in Innovation management nella stessa università e sono ripartito. Mentre ero a Goteborg sono stato ammesso ad un Mba alla University of North Florida dove ho trascorso un anno e mezzo”.
Finita l’esperienza negli Stati Uniti Jacopo rientra in Svezia e si lancia in una nuova avventura. “Da studente avevo iniziato a fare il cameriere nei fine settimana, per mantenermi. Al termine del master il proprietario del locale mi ha chiesto di diventare suo socio e prendere la gestione del ristorante. Ho accettato e piano piano, col mio lavoro di cameriere, ho ripagato le quote per concludere l’accordo. È stata dura perché per mesi le mie giornate iniziavano e finivano dentro al ristorante e tutto quello che guadagnavo lo investivo in quel progetto”. Dopo essersi messo alla prova come piccolo imprenditore Jacopo decide di declinare quest’esperienza in un settore più vicino al suo percorso di studi. Partecipa alla Startup School organizzata dalla fondazione Mind the Bridgenella Silicon Valley. “In California ho incontrato tanti ragazzi che erano partiti come me in cerca di fortuna. Ho conosciuto Massimo Fabrizio che è diventato socio nel mio nuovo progetto. In realtà è stato lui ad avere l’idea, ma la mia conoscenza nel settore del project management e l’esperienza in quello della ristorazione sono state fondamentali. Così è nato Rysto”.
Rysto è una startup che aiuta camerieri e gestori di alberghi e ristoranti a incontrarsi per rispondere alle rispettive esigenze. Un social network geolocalizzato che consente ai primi di trovare lavoro, agli altri di reperire facilmente personale anche all’ultimo momento. È questo il motivo che convince Jacopo a rientrare in Italia, per sviluppare la piattaforma insieme ad altri ragazzi. “I miei soci fondatori sono italiani, la startup è italiana e ne siamo fieri. Vogliamo testare il prodotto qui e poi portarlo all’estero, principalmente Stati Uniti e Inghilterra che sono mercati più attivi”. Come in ogni social network anche chi entra in Rysto si crea un suo profilo e può dare la sua disponibilità. Così il lavoratore si costruisce un livello di esperienza incrementato dalle referenze che lasciano i gestori sul sito. Partito lo scorso settembre, Rysto ha già raccolto 2600 iscritti. La maggior parte hanno dai 25 ai 35 anni e non fanno altri lavori. “La vera sorpresa è stata ricevere delle iscrizioni da parte di persone di 40 o 50 anni. Sono poche ma ci sono, alcuni hanno già un’occupazione e lo fanno per arrotondare”. A giudicare dai risultati e dall’interesse degli investitori, la piattaforma arriva al momento giusto, complici forse la crisi e la disoccupazione in aumento. “A volte mi sveglio la notte con il pensiero del lavoro da fare, ho l’impressione di essere entrato in una realtà più grande di me. Da una parte fa paura, dall’altra è affascinante perché ogni giorno imparo cose nuove. Però devi chinare la testa, studiare, imparare e accettare i tuoi limiti”.