Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 12 maggio 2013
Il memoriale di Marco Travaglio su Il Fattoquotidiano
Bella l'idea del pellegrinaggio nella sua Medjugorje privata, Brescia, dove da vent'anni sogna di traslocare i processi da Milano.Purtroppo per lui, anziché dai giudici amici, il Cainano ha trovato ad accoglierlo migliaia di contestatori col dito medio alzato, cori "In galera" e cartelli con scritto "Hai le orge contate".
Il pretesto della scampagnata era sostenere un tal Adriano Paroli, il solito ciellino candidato a sindaco. Il quale, a cose fatte, è salito sul palco affiancato - per peggiorare la sua già penosa condizione - dalla Gelmini. E si è scusato di esistere: "Non era previsto un mio saluto...".
Intanto il Popolo delle Libertà - qualche migliaio di poveretti - sfollava rapidamente la piazza, come alla fine dei concerti quando arrivano gli elettricisti e i facchini a portar via gli strumenti. Il meglio era accaduto prima, quando l'anziano delinquente (parola del Tribunale e della Corte d'appello), aveva intrattenuto i complici sull'imprescindibile tema dei cazzi suoi. Raramente s'erano viste scene più paradossali (a parte il silenzio di Pd, Letta e Napolitano, troppo impegnati contro i 5Stelle per accorgersi di quanto accade a Brescia).
Un vecchietto di 77 anni coi capelli bicolori - gialli sulla calotta asfaltata, neri ai lati -, gli occhi che non si aprono più, la dentiera che fischia e una preoccupante emiparesi al labbro superiore, annuncia un piano ventennale per salvare l'Italia da lui governata per 10 anni su 12 (un premier con qualche potere in più di Mussolini, un Parlamento ridotto a bivacco di manipoli, una Consulta e una Giustizia a sua immagine e somiglianza). Un monumentale evasore promette a quelli che pagano le tasse al posto suo di ridurgliele, dopo averle votate (così come Equitalia). Il politico più ricco del mondo lacrima il suo "struggimento per chi ha perso il lavoro" a causa dei suoi governi.
Un imputato recidivo che da vent'anni si trincera dietro l'immunità e le leggi ad personam suam per non farsi processare, si paragona a Tortora che rinunciò all'immunità per farsi processare. Il leader del terzo partito dà ordini al primo, da vero padrone del governo Letta ("ci ho lavorato a lungo, l'ho voluto io, è un fatto storico, epocale"). E quando gli iloti sotto il palco urlano "chi non salta comunista è", ridacchia: "Io non posso saltare perché coi comunisti ci governo insieme!". Il vicepremier e ministro dell'Interno Alfano, col ministro Lupi, noti moderati non divisivi e fautori della pacificazione, sfilano contro un altro potere dello Stato. Molto applaudite le parole dello spirito di mamma Rosa: "Mi diceva che sono troppo buono per far politica: da bambino mi impediva di legarmi campanelli alle caviglie per avvertire le formichine del mio passaggio e non schiacciarle".
Due sole volte il Cainano perde il buonumore. Quando evoca Grillo, la mascella si contrae, gli occhi a fessura saettano, la gente tumultua. Quando cita "gli eventi drammatici di questi giorni" si pensa alle donne uccise o sfigurate con l'acido, ai morti di Genova, alla guerra in Siria.
Invece lui parla della sua condanna, "me lo chiedono tutti".
Segue la solita sbobba piduista sulla responsabilità civile dei giudici (che c'è già dal 1988), la separazione delle carriere, i pm ridotti ad "avvocati dell'accusa che vanno dai giudici col cappello in mano" (come Previti quando andava da Squillante col cappello pieno di banconote), le intercettazioni (non gli piacciono, a parte quella Consorte-Fassino), la carcerazione preventiva (non si arresta uno prima del processo: se scappa o delinque ancora, tanto meglio). Poi viene finalmente al punto: "Le carceri sono un inferno". Lo sanno bene i suoi guardagingilli Castelli, Alfano e Palma, che le hanno ridotte così. Prossima mossa: una bella amnistia. Così escono un po' di delinquenti e soprattutto non ne entrano altri, tipo lui. Ma questo non lo dice, non è ancora il momento: "Mi fermo qui, sono sopraffatto dalla commozione". Appena pensa alla sua cella, gli vien da piangere.
Marco Travaglio
http://www.cadoinpiedi.it/2013/05/12/berlusconi_a_brescia_travaglio_lo_distrugge_con_questo_pezzo.html
' o ANIMAL' - Francesco Briganti
La “Tortora” della vergogna …
Alessandro Manzoni nei “ Promessi sposi “ descrive il vero ed unico protagonista del suo romanzo in maniera estremamente realistica e fedele. Ne tratteggia la personalità, l’ambientazione, gli usi ed i costumi; ne fa uno spaccato ed una disanima che ce lo fa comprendere e, quindi, amare così come si amano tutte quelle cose di cui si riesce ad assorbire l’essenza.
Il seicento, con le sue prevaricazioni di casta, con le sue abiezioni padronali, con le sue smanie religiose, con le sue tante giustizie private e con tutti i sotterfugi messi in atto da ciascuno di quelli che avesse un minimo di dignità o fosse impaziente dei propri diritti è il vero ed unico protagonista dentro al quale girano comprimari come don Abbondio, fra Cristoforo, don Rodrigo, la monaca di Monza, Lucia e Renzo.
In quel seicento una delle “also star”, come si direbbe oggi, è sicuramente la Peste Bubbonica, terribile e virulenta malattia che trasmessa a mezzo della poca igiene allora vigente e causata dai topi, falcidiava i milanesi dell’epoca viaggiando ad un tasso di mortalità altissimo: non c’era casa in cui non ci fosse (questa è storia, ndr.) un malato terminale, un contagiato, un familiare appena abbandonato sui carri dei monatti.
In quel seicento, attraversato da una sapienza medica più affine alla stregoneria che altro, pure il buon Manzoni fa dire ai governanti quanto fosse meglio evitare i luoghi chiusi ed affollati onde non offrirsi al contagio, onde cercare una sorta di prevenzione ante litteram.
Chi guardasse al nostro periodo storico, non potrebbe, e senza nessuna possibilità di errore, che individuare ogni e tutti gli aspetti seicenteschi del romanzo manzoniano pari pari presenti e protagonisti in questi turpi anni del nostro, mal ce ne incolse, vissuto.
Se fate un giro di trecentosessanta gradi attorno al Vostro asse riconoscerete, ovunque, i vari protagonisti, le ambientazioni, le monache ed i preti, i politici, gli abusi, i soprusi, i fracristoforo, i promessi sposi del vostro quotidiano.
“Non c’è la peste!” dirà qualcuno tra il beota ed il beato, ma, solo che non lo fosse beota e beato, non tarderebbe a rimangiarsi tutto nel riconoscere a tutto campo un’altra simile, ma e ben più grave patologia, estremamente contagiosa, al momento incurabile, estremamente letale; è una sorta di encefalite letargica, a paralisi fonica e di movimento progressiva in funzione di un aggravamento geometrico, che colpisce le facoltà intellettive, paralizza i muscoli, rallenta il respiro sino al completo blocco nervoso e cardiaco e susseguente morte per asfissia ed inedia in un trionfo di escrementi vergognosamente liberatisi dagli appositi orifizi. Pur conoscendone la causa, un batterio Gram Negativo, un clostridio sul tipo del tetano che risponde presente ogni volta si pronunciasse il suo nome: S.B.ARCORIANENSIS!, ancora oggi non si riesce a contrastarne la virulenza e la diffusione. La sua estrema pericolosità la si evince oggi dal fatto che proprio in quei luoghi creati appositamente per contrastarne la diffusione si è coperto un nuovo focolaio di infezione; tra gli operatori sanitari del P(residio)D(ifesa) si stanno riscontrando stadi avanzati della malattia e tutti i palliativi adoperati per debellarne i sintomi al massimo hanno un effetto placebo quando non, addirittura, ne favoriscono l’esplosione ed il diffondersi del contagio. Medici all’avanguardia, quasi esponenti di una “NUOVA EMERGENCY” socio-politico-sanitaria hanno pensato ad una strategia terapeutica del tutto nuova, suggeriscono non di evitare i luoghi chiusi, ma, anzi ed al contrario, di riunirsi ed affollare quei luoghi, oggi inverecondamente chiamati sezioni, per trasformarli in locali in cui diventerebbe possibile la trasformazione in P(rogetto)D(istruzione).
Dunque l’IDEA RIVOLUZIONARIA SAREBBE quella di iscriversi, noi che crediamo ancora in una salvezza possibile dal contagio e quindi dalla malattia conclamata, in massa e con cognizione di causa e con pretese di voce e con diritto di critica e con richiesta di rappresentanza a quel consesso per cambiarne i connotati dall’interno in una progressiva, virulenta, contagiosa, salvifica ascesa verso le cariche responsabili più alte. Lasciare quindi ogni strategia separatista e divisoria ed in funzione di una disinfestazione generale e generalizzata attuare sul campo una sterilizzazione fine e principio del vecchio e di un NUOVO CORSO. Pensiamoci, perché altrimenti ed a questo punto della epidemia, destinazione più certa è solo quella del LAZZARETTO.
Partiti ladri, il colpo di spugna. - Paolo Biondani
Una leggina molto ambigua potrebbe abolire il reato di 'falso prospetto parlamentare'. Azzerando le inchieste sui soldi pubblici rubati, come quella sul leghista Belsito. L'allarme lanciato dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo.
Il rischio di un nuovo colpo di spugna, che potrebbe cancellare le inchieste sullo sperpero dei fondi pubblici concessi ai partiti e usati per comprare persino yacht, vacanze, auto di lusso. Come l'indagine sui soldi girati da Francesco Belsito a Umberto Bossi e ai suoi familiari. E quelle simili aperte dalle procure di molte città.
L'allarme è stato lanciato durante "I dialoghi de l'Espresso" dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo: «Indagando sui falsi prospetti e rendiconti al Parlamento presentati da un partito padano di cui non farò il nome, abbiamo scoperto una nuova norma che stiamo esaminando attentamente. A luglio dell'anno scorso è stata approvata una legge poco chiara che potrebbe interpretarsi come un'abolizione proprio del reato di falso prospetto parlamentare, sostituito con una contravvenzione amministrativa punita con una semplice multa. E' stata varata a larga maggioranza, ma sembra che nessuno se ne sia accorto».
E prosegue, confermando i timori sul colpo di spugna: «La norma non è chiarissima, ma il rischio è quello. Se venisse confermata questa interpretazione della legge, saremmo di fronte a un'ulteriore espressione di quella che con felice dizione è stata chiamata casta».
Nella stessa occasione, Piercamillo Davigo ha analizzato il crollo delle condanne per tangenti in Italia: «Le riforme si sono fatte, eccome: contro le indagini e i processi.
Un dato: siamo passati da 1.714 condanne per corruzione e concussione nel 1996 a sole 263 condanne nel 2010. Qualche cialtrone ne deduce che avremmo meno corrotti della Finlandia, mentre il problema è che le nuove norme sulla prescrizione, l'azzeramento delle prove, la modica quantità di evasione fiscale, falso in bilancio, fondi neri e fatture false, stanno garantendo l'impunità a moltissimi colpevoli».
Entrambi i magistrati hanno criticato l'ultima legge anticorruzione varata dal governo Monti. «Mi pare una cura omeopatica. Serve a niente. Anzi, ha introdotto una serie di stravaganze», ha dichiarato Davigo: «Come il reato di traffico d'influenza punito meno del millantato credito, forse per stroncare la concorrenza sleale di chi finge di dovere pagare tangenti. O lo sdoppiamento della concussione, con una riduzione della pena per il reato di "induzione" che ha prodotto un solo brillante risultato certo: garantire la prescrizione al Penati di turno. Ma siccome l'ex ministro proponente è un giurista, dubito che questi siano errori. Vuol dire che era il massimo che poteva passare nel precedente Parlamento. E questo resti a disdoro dei suoi componenti».
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/partiti-ladri-il-colpo-di-spugna/2206637
Il rischio di un nuovo colpo di spugna, che potrebbe cancellare le inchieste sullo sperpero dei fondi pubblici concessi ai partiti e usati per comprare persino yacht, vacanze, auto di lusso. Come l'indagine sui soldi girati da Francesco Belsito a Umberto Bossi e ai suoi familiari. E quelle simili aperte dalle procure di molte città.
L'allarme è stato lanciato durante "I dialoghi de l'Espresso" dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo: «Indagando sui falsi prospetti e rendiconti al Parlamento presentati da un partito padano di cui non farò il nome, abbiamo scoperto una nuova norma che stiamo esaminando attentamente. A luglio dell'anno scorso è stata approvata una legge poco chiara che potrebbe interpretarsi come un'abolizione proprio del reato di falso prospetto parlamentare, sostituito con una contravvenzione amministrativa punita con una semplice multa. E' stata varata a larga maggioranza, ma sembra che nessuno se ne sia accorto».
E prosegue, confermando i timori sul colpo di spugna: «La norma non è chiarissima, ma il rischio è quello. Se venisse confermata questa interpretazione della legge, saremmo di fronte a un'ulteriore espressione di quella che con felice dizione è stata chiamata casta».
Nella stessa occasione, Piercamillo Davigo ha analizzato il crollo delle condanne per tangenti in Italia: «Le riforme si sono fatte, eccome: contro le indagini e i processi.
Un dato: siamo passati da 1.714 condanne per corruzione e concussione nel 1996 a sole 263 condanne nel 2010. Qualche cialtrone ne deduce che avremmo meno corrotti della Finlandia, mentre il problema è che le nuove norme sulla prescrizione, l'azzeramento delle prove, la modica quantità di evasione fiscale, falso in bilancio, fondi neri e fatture false, stanno garantendo l'impunità a moltissimi colpevoli».
Entrambi i magistrati hanno criticato l'ultima legge anticorruzione varata dal governo Monti. «Mi pare una cura omeopatica. Serve a niente. Anzi, ha introdotto una serie di stravaganze», ha dichiarato Davigo: «Come il reato di traffico d'influenza punito meno del millantato credito, forse per stroncare la concorrenza sleale di chi finge di dovere pagare tangenti. O lo sdoppiamento della concussione, con una riduzione della pena per il reato di "induzione" che ha prodotto un solo brillante risultato certo: garantire la prescrizione al Penati di turno. Ma siccome l'ex ministro proponente è un giurista, dubito che questi siano errori. Vuol dire che era il massimo che poteva passare nel precedente Parlamento. E questo resti a disdoro dei suoi componenti».
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/partiti-ladri-il-colpo-di-spugna/2206637
venerdì 10 maggio 2013
“L’abbraccio storico”. - Sandra Bonsanti
C’è qualcosa di profondamente “immorale” nell’atteggiamento di molti di coloro che praticano e predicano attorno alle “larghe intese”. Qualcosa che offende il senso comune e rischia di fare un indecente minestrone di tutto quello che è accaduto in Italia negli ultimi venti anni.
Si tratta di un grande equivoco che nasce dal momento in cui è stato deciso che questo governo era l’unico possibile e dunque volere o non volere era assolutamente indispensabile la collaborazione fra politici del Pd e politici del Pdl: per varare misure indispensabili a favore dei cittadini più colpiti dalla crisi e per varare certe riforme seriamente indispensabili (come quella elettorale) e altre sulle quali sarebbe opportuno una volta per tutte uscire dai luoghi comuni dell’improvvisazione costituzionale ed entrare nel luogo serio della competenza e della serietà.
Dunque, collaborazione e lavoro in comune.
Ma a questo punto si è visto che invece quello che ci si aspetta e che molti stanno già concedendo è una sorta di “abbraccio storico”, che si fonda su un presupposto “immorale”: ci siamo combattuti nel passato, siamo stati su fronti opposti, ma ora tutto questo deve finire, non ha più senso, i cittadini ci chiedono una condivisione che ci rende tutti uguali per vincere la difficile sfida.
Ecco dunque materializzarsi l”abbraccio storico”. C’è chi sospetta che fosse atteso da tempo e che in realtà ogni differenza fosse da anni più superficiale di quanto si possa pensare. Chi non si stupisce, chi si indigna.
Fanno parte dell’abbraccio questo impulso ai gesti di fraterna amicizia come abbracci e sorrisi nelle aule del Parlamento e non soltanto. Fanno parte dell’abbraccio inziative che tendono a creare amicizia e familiarità inutili.
Andare insieme in pullman in una splendida abbazia, dove si possa “familiarizzare” o “fare spogliatoio” lontani dagli sguardi dei giornalisti (che comunque molto raramente a dire la verità colgono questo lato della situazione) è proprio necessario? Serve a trovare soluzioni per rinviare l’Imu o trovare soldi per la Cassa integrazione o per inventarsi qualcosa di utile a chi sta in queste ore perdendo il lavoro, oppure serve soltanto a quel tentativo berlusconiano di avvolgere il suo passato personale e la sua politica in un velo di oblio, di legittimazione e di “condivisione”? Al tentativo di promuovere la politica di assalto alla Magistratura e di rispolverare la politica dei condoni e dei bavagli?
L’“abbraccio storico” non porterà nulla di buono a questo Paese. Non aiuterà a combattere la corruzione ai piani alti della politica, non servirà a riconquistare un po’ di fiducia dei cittadini. Il grande “errore” di Craxi quando per difendersi accusò tutti nell’aula di Montecitorio fu di dire: fanno tutti così. Se avesse detto: nessuno lo deve fare, sarebbe stato uno statista invece di un grande imputato.
Il rischio è che nello “spogliatoio” di Spineto si perda un altro po’ dell’onore che abbiamo già perso. E il sospetto che alla fine i membri del governo dell”abbraccio storico” finiscano anche per intonare insieme le canzoni goliardiche nostalgiche e un po’ oscene non ce lo toglierà nessuno.
Meno sorrisi, meno pacche sulla spalle, meno volemose bene. Non ci vogliamo affatto bene tutti quanti in questa Italia. E non c’è bisogno di questo per lavorare insieme, per pochissimo tempo e cercando di fare meno danni possibili.
http://www.libertaegiustizia.it/2013/05/10/labbraccio-storico/
“E’ una mente”. La stima di Totò Riina per Renato Schifani. - Marco Lillo
“Renato Schifani è una mente”. Parola di Totò Riina. Il capo dei capi è stato intercettato il 10 giugno del 2008 nella sala colloqui del carcere di Opera. Il boss è recluso nel regime di massimo isolamento previsto dall’articolo 41 bis. Dietro il vetro parla con i suoi familiari e probabilmente lancia messaggi in un momento di svolta della vita politica italiana. Il 14 aprile del 2008 Silvio Berlusconi ha vinto con le elezioni politiche. Il 29 aprile Schifani è stato eletto presidente del Senato. Passano poche settimane e il capo indiscusso di Cosa Nostra, durante il colloquio, quando è perfettamente consapevole di essere intercettato e videoregistrato si fa scappare sorridendo apprezzamenti sull’uomo politico siciliano più potente del momento.
Il Fatto Quotidiano è in grado di pubblicare la trascrizione del colloquio. Nella sala colloqui del carcere di Opera ci sono la moglie del boss, Ninetta Bagarella, oggi 68enne, la sorella, Arcangela Riina, oggi 74enne, e la figlia Lucia Riina, oggi 32enne.
Gli investigatori videoregistrano e ascoltano con attenzione. In passato per esempio il boss ha lasciato intravedere la sua scarsa stima per il leader del Pdl: “Berlusconi, che io ci credo poco o niente”. Il Capo dei Capi in quel caso infila la riflessione mentre consiglia al figlio di mangiare molta frutta. Sarà un caso ma anche stavolta il riferimento alla politica arriva mentre si parla di frutta. Il 10 giugno del 2008 Riina dice “l’altro ieri ci hanno portato queste ciliegie a otto euro e virgola sei, sedicimila lire un chilo di ciliegie, e che erano… ciliegie d’oro?”. Ci manca solo che il boss aggiunga ‘signora mia’. Poi Totò Riina riprende: “ciliegie d’oro! ciliegie d’oro!. Né amore né sapore c’è in quelle ciliegie non è che ci sono le ciliegie di questi tempi come da noi”.
A quel punto è la figlia Lucia che interviene: “Infatti le ciliegie , quelle di Chiusa sono buone da noi!”. Totò Riina coglie lo spunto e prosegue: “Vengono da Chiusa… le ciliegie vengono da Chiusa Sclafani, è la zona di ciliegie più bella che c’è in Sicilia… Chiusa Sclafani! Io sono un conoscitore della Sicilia. Io so dove fanno le ciliegie buone… dove si fanno il vino buono… dove si fa l’uva buona. Le ciliegie da noi, è stata sempre la zona di Chiusa Sclafani che ha avuto questo… questa… perché veramente lì hanno la storia da centinaia di anni che si coltiva, non è che lo so da ora che è zona di ciliegie e fanno ciliegie bene… io lo so da quando ero piccolino.., quando erogiovanottino”.
La figlia Lucia interviene ancora e fa riferimento a qualcuno che aveva un suolo in zona: “Avevano loro il terreno… non lo so io com’è che … ”.
Il capo dei capi interrompe la figlia e introduce il senatore Schifani: “Il paese di un senatore siciliano”, dice Totò Riina, “il paese… di… uno di Chiusa Sclafani …..un senatore….. Forza Italia!. Il paese Chiusa Sclafani e del senatore Schifani”. La figlia Lucia e la moglie Ninetta non sanno nulla e gli chiedono incredule: “Chiusa Sclafani?”. Totò conferma: “Sì il paese del senatore”. Poi c’è una pausa e Totò Riina aggiunge “eh…..è… una mente è! Che è una mente… incompr… uno non è che”. La moglie a questo punto, senza senso, interrompe il marito e introduce il tema delle rare visite che può fare al boss in carcere. Apparentemente non c’è alcuna connessione tra i due discorsi: “Perché ti vengo a vedere ogni due mesi, ogni tre mesi”, dice Ninetta e Totò Riina ribatte: “Tant’è vero che dicono ….ma loro avrebbero pensato che avessero bucato il cervello, a me l’avessero bucato, invece il cervello… non si è bucato, pazienza… pazienza… pazienza”.
Insomma Riina, dopo aver detto che Schifani è di Chiusa Sclafani (ed effettivamente il padre del senatore, recentemente scomparso, era nato in questo paese del corleonese nel quale a giugno si tiene la sagra delle ciliegie) e dopo avere aggiunto che Schifani è una mente, si lamenta del fatto che pensavano di distruggerlo, lasciandolo in isolamento. Ma il suo cervello però ha resistito e ci vuole pazienza, tanta pazienza.
La conversazione è stata subito trasmessa ai pm che indagavano Schifani per concorso esterno in associazione mafiosa. Pende la richiesta di archiviazione per questo procedimento davanti al gip Morosini che presto potrebbe firmare il decreto di archiviazione. I pm hanno considerato che “questo apprezzamento positivo proveniente da un pericoloso capomafia non è certo lusinghiero per il destinatario” ma non hanno ovviamente riscontrato alcun indizio di reato in un semplice apprezzamento. Anche se Riina sorrideva quando pronunciava i complimenti a Schifani, sapendo di essere intercettato. Il capogruppo del Pdl è entrato in Parlamento nel 1996 quando è stato eletto nel collegio di Corleone-Altofonte. Era un avvocato esperto di urbanistica ed era socio dello studio di piazza Virgilio a Palermo insieme al professor Giuseppe Pinelli.
Il Fatto ha scoperto che in un’indagine palermitana c’è una traccia che lega la famiglia Riina allo studio Pinelli-Schifani, chiamato ancora così perché il figlio del senatore, Roberto Schifani, ha ereditato il ruolo del padre. Il 16 gennaio 2002 alle ore 18 e 37 dal numero 091-323054 del telefono fisso dello studio legale Pinelli-Schifani parte una telefonata diretta al cellulare di Giuseppe Salvatore Riina, allora 25enne, figlio di Totò Riina. La telefonata dura 114 secondi. Il figlio del boss si trova a Corleone ed è indagato per i suoi affari con altri mafiosi. Sarà arrestato a giugno del 2002 e poi condannato molti anni dopo in via definitiva a 8 anni per mafia. In quel momento però il suo cellulare non è intercettato. Quindi non possiamo sapere chi chiamava e chi parlava quel giorno con Riina Jr dallo studio Pinelli-Schifani. Alle 18.06, pochi minuti prima, Riina jr chiama qualcuno che è a Roma, al Jolly Hotel Vittorio Veneto. L’ignoto interlocutore romano parla con lui per quasi tre minuti.
Chi era la persona che parlava con Riina dallo studio palermitano? Fonti vicine a Renato Schifani sostengono che il senatore quel giorno era a Roma e che non si occupava da tempo dello studio. Anche il suo socio Giuseppe Pinelli sostiene di non avere fatto quella telefonata. Solo il figlio di Riina, oggi uscito dal carcere dopo avere scontato la pena, potrebbe chiarire il dubbio.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/10/e-mente-stima-di-toto-riina-per-renato-schifani/589834/
Non gli crede più neanche chi gli ha dato il battesimo...ora si affidano alle menti...
Non gli crede più neanche chi gli ha dato il battesimo...ora si affidano alle menti...
I 7 cibi che allungano la vita.
Mangiando i cibi giusti, si può vivere meglio e più a lungo. Ecco un elenco di 7 alimenti che allungano la vita e ci aiutano a mantenerci belle e sane.
1. I BROCCOLI
I Broccoli, oltre a essere versatili in cucina, freschi e gustosi, sono ricchissimi di Antiossidanti. Lo stesso vale per le altre verdure crucifere, come i Cavolfiori, i Cavoli e i Cavoletti di Bruxelles. Il risultato è un sorprendente effetto anti-age e una protezione naturale contro l’invecchiamento cellulare e i temibili radicali liberi.
I Broccoli, oltre a essere versatili in cucina, freschi e gustosi, sono ricchissimi di Antiossidanti. Lo stesso vale per le altre verdure crucifere, come i Cavolfiori, i Cavoli e i Cavoletti di Bruxelles. Il risultato è un sorprendente effetto anti-age e una protezione naturale contro l’invecchiamento cellulare e i temibili radicali liberi.
2. I FRUTTI ROSSI.
Fragole, Mirtilli, Ribes, Lamponi e Ciliegie sono un elisir di lunga vita perché neutralizzano l’azione dei radicali liberi. Contengono, inoltre, Antocianine, che proteggono il cervello ed i muscoli.
Fragole, Mirtilli, Ribes, Lamponi e Ciliegie sono un elisir di lunga vita perché neutralizzano l’azione dei radicali liberi. Contengono, inoltre, Antocianine, che proteggono il cervello ed i muscoli.
3. IL CIOCCOLATO FONDENTE.
Magiare Cioccolato fondente aiuta a prevenire l’insorgenza di gravi malattie cardiovascolari. E’, inoltre, un ottimo antiinfiammatorio naturale grazie all’alto contenuto di Flavonoidi.
Magiare Cioccolato fondente aiuta a prevenire l’insorgenza di gravi malattie cardiovascolari. E’, inoltre, un ottimo antiinfiammatorio naturale grazie all’alto contenuto di Flavonoidi.
4. I POMODORI.
Molti studi scientifici hanno dimostrato che un consumo regolare di Pomodori freschi, meglio se biologici, garantisce una valida prevenzione contro l’insorgenza di tumori, come quelli della prostata, dei polmoni e dello stomaco. Il merito è del Licopene in essi contenuto.
Molti studi scientifici hanno dimostrato che un consumo regolare di Pomodori freschi, meglio se biologici, garantisce una valida prevenzione contro l’insorgenza di tumori, come quelli della prostata, dei polmoni e dello stomaco. Il merito è del Licopene in essi contenuto.
5. LE BARBABIETOLE.
Questi ortaggi sono ricchissimi di Betaine, indicate come possibili modulatrici della risposta infiammatoria. Le Barbabietole garantiscono, inoltre, un elevato apporto di Vitamina C: un vero toccasana per la linea e per la salute.
Questi ortaggi sono ricchissimi di Betaine, indicate come possibili modulatrici della risposta infiammatoria. Le Barbabietole garantiscono, inoltre, un elevato apporto di Vitamina C: un vero toccasana per la linea e per la salute.
6. LE NOCI.
Grazie alla presenza di Acido Alfa-Linoleinico, un acido grasso della serie Omega 3, le Noci favoriscono il mantenimento di bassi livelli di Colesterolo cattivo (LDL).
Grazie alla presenza di Acido Alfa-Linoleinico, un acido grasso della serie Omega 3, le Noci favoriscono il mantenimento di bassi livelli di Colesterolo cattivo (LDL).
7. I CEREALI INTEGRALI.
I cereal integrali sono una eccellente fonte di Vitamine e Antiossidanti. Sono, in aggiunta, ricchissimi di Fibre, fondamentali per combattere il Colesterolo cattivo e per regolare il livello di Zuccheri nel sangue.
I cereal integrali sono una eccellente fonte di Vitamine e Antiossidanti. Sono, in aggiunta, ricchissimi di Fibre, fondamentali per combattere il Colesterolo cattivo e per regolare il livello di Zuccheri nel sangue.
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