mercoledì 29 maggio 2013

Sconfigge un cancro incurabile cambiando la dieta.

Clicca per ingrandire
E se per curare il cancro fosse sufficiente modificare la dieta? Una recentissima testimonianza supporta questa teoria.
La storia ha dell’incredibile: Allan Taylor, un uomo di 78 anni di Middlesbrough, Gran Bretagna, sarebbe guarito del tutto da un cancro ritenuto incurabile semplicemente sostituendo la carne rossa e i derivati del latte con 10 frutti e verdure al giorno.
I dottori avevano comunicato al nonnino che purtroppo non c’era più niente da fare per curare il tumore al colon per cui aveva già subito un’operazione e diverse cure, e che ormai si era espanso fino a raggiungere l’intestino.
L’infausta notizia gli era stata comunicata per mezzo di una lettera che lo informava che non c’era più motivo di proseguire la chemioterapia e che nemmeno un’operazione avrebbe potuto aiutarlo. “Mi hanno detto che se avessero asportato il cancro, si sarebbe sicuramente sviluppato di nuovo da qualche altra parte”, ha dichiarato Taylor al Sunday Mirror, “ma ero determinato a rimanere ottimista e trovare la mia cura da solo”.
Così il signor Taylor non si è dato per vinto e ha iniziato a cercare su internet una cura alternativa per sconfiggere il male per cui i dottori ritenevano non ci fosse più nulla da fare. Dopo un’attenta ricerca, il 78enne ha deciso di cambiare radicalmente la propria dieta – e migliorare così drasticamente la propria condizione clinica.
Mr Taylor ha così sostituito la carne rossa e i derivati del latte con 10 porzioni di frutta e verdura tutti i giorni. La sua dieta includeva erbe in polvere, curry, semi di albicocca e pastiglie di selenio. “Il 6 agosto ho ricevuto una lettera dall’ospedale che diceva che dagli esami risultava che il mio cancro fosse completamente sparito. Ero guarito”.
Il fortunato ultrasettantenne è convinto che il cucchiaino di orzo in polvere sciolto in acqua calda che beveva tutte le mattine e tutte le sere abbia avuto un ruolo particolarmente cruciale nella sua guarigione. “Non ho nessun dubbio riguardo al fatto che la mia dieta mi abbia salvato la vita” ha dichiarato. “E tutto con un costo di 40€ a settimana!”
In conclusione, la notizia è frutto di una testimonianza, riportata fedelmente, ma non ci sono prove scientifiche che sia stata effettivamente la dieta il motivo della guarigione del Signor Taylor – anche se questo è quanto lui afferma. Ciò non toglie che alcune delle sostanze citate dal fortunato 78enne possano sicuramente portare dei benefici alla salute e in particolare:
  • l’orzo in polvere abbatte l’acidità gastrica
  • il curry ha proprietà antinfiammatorie per stomaco e intestino
  • il selenio ha proprietà antiossidanti che proteggono le cellule dai radicali liberi
  • i semi di albicocca contengono la vitamina B17, che sembra reagisca solo in presenza di un enzima contenuto in grandi quantità nelle cellule colpite dal cancro.
Un insieme di fattori da non sottovalutare, anche se solo gli esperti potranno fornirci un verdetto definitivo sulla guarigione di Allan Taylor.

Addio a Franca Rame, teatro e impegno sociale.

Home
MILANO - L'attrice Franca Rame, moglie di Dario Fo è morta a Milano.
Franca Rame, che aveva 84 anni, era malata da tempo.
Secondo quanto si è appreso, è morta nella sua abitazione di Porta Romana a Milano. Stamani alle 8:50 dall'abitazione dove abitava con Dario Fo è stato allertato il 118 che sul posto ha inviato un'ambulanza e un'automedica.
I soccorritori hanno spiegato di aver tentato di rianimare l'attrice ma di non aver potuto far altro che constatarne, poco dopo, la morte. Franca Rame, era stata colpita da un ictus il 19 aprile dello scorso anno sempre nella sua casa. In quella circostanza era stata trasportata al Policlinico dove era rimasta ricoverata per diversi giorni.

Cronache dalla crisi Chiudono i big del commercio. - Eliana Marino

chiusura attività, crisi, crisi economica, Economia, longo, palermo, recessione, Economia, Palermo

La città, giorno dopo giorno, sta perdendo tutti i suoi punti di riferimento. In ogni settore. E chi ha un minimo di memoria storica, ormai non si raccapezza più. L'ultima attività, in ordine di tempo, a crollare sotto i colpi della crisi è stata la gioielleria Longo.

PALERMO - L’ultimo ad arrendersi al crollo delle entrate è stato Emilio Longo. La sua gioielleria, nel salotto buono della città, viveva dal 1934. Ora su quella vetrina campeggia solo un cartello che annuncia che tutta la merce è in saldo, fino a sabato prossimo. Poi, la saracinesca verrà abbassata per l’ultima volta. E la storica gioielleria Longo di via Ruggero Settimo abbandonerà una città che, giorno dopo giorno, sta perdendo tutti i suoi punti di riferimento. In ogni settore. E chi ha un minimo di memoria storica, ormai non si raccapezza più.

È passato poco più di un mese dalla definitiva chiusura della libreria Flaccovio, dal 1938 in via Ruggero Settimo simbolo della cultura a Palermo. Luogo che ha visto passare Denis Mack Smith, Indro Montanelli, Cesare Zavattini, Renato Guttuso, Mario Soldati. Dove Tomasi di Lampedusa si recava quotidianamente, Leonardo Sciascia dibatteva animatamente e Bruno Caruso creava la prima galleria d’arte. Duecentocinquanta metri quadri, che ora, con ogni probabilità saranno occupati dal marchio di biancheria intima, Tezenis. E quello di via Ruggero Settimo non è l’unico punto vendita a essere stato chiuso. Il marchio amministrato da Sergio e Francesco Flaccovio (da non confondere con la Dario Flaccovio Editore), ha chiuso, infatti, anche il negozio all’interno dell'aeroporto Falcone Borsellino (è imminente la chiusura di quello del centro commerciale Forum), la libreria Dante di via Maqueda e, l'anno scorso, aveva abbassato le saracinesche dei negozi di piazza Vittorio Emanuele Orlando e di via Basile.

Una crisi inarrestabile che sembra non lasciare scampo. E sotto la cui scure sono già caduti la cartoleria De Magistris-Bellotti (il primo punto vendita del negozio di cancelleria era stato aperto a Milano agli inizi del Novecento) che, dopo 106 anni di attività, ha detto addio ai punti vendita di via Gagini, viale Strasburgo e via Leanti, lasciando a casa 24 dipendenti; la valigeria Vitale di via Libertà fondata nel 1909 dai fratelli Andrea e Nicolò e capace negli anni anche di offrire lavoro a oltre 70 dipendenti (negli anni, però, drasticamente ridotti); il negozio di calzature e accessori di lusso Schillaci sempre in via Libertà che ha venduto i locali a un marchio del lusso made in Italy, Gucci, ma soprattutto ha lasciato a casa 5 dipendenti. E poi ancora, la BottegucciaTessilcora, l'azienda fondata nel 1947 dalla famiglia Sansone che, dopo 70 anni di attività, ha chiuso lasciando senza lavoro 4 dipendenti (al suo posto, lo scorso autunno ha aperto un Burger King). E andando un po’ più indietro nel tempo, l’elenco si allunga con il negozio dei fratelli Gulì, avviato nel 1923 e per tanti anni leader nella produzione e nella vendita di biancheria, tessuti e indumenti da lavoro; Onofrio Niceta di via Trento che dopo oltre 50 anni di attività ha abbassato le saracinesche; i negozi musicali (Diskery, Ellepi, Cosmosound, Il Musichiere, Master);Battaglia, in via Ruggero Settimo, che di anni ne aveva più di 70, e due colossi come Hugony e Russo, entrambe con alle spalle una storia plurisecolare.

Ma a fare i conti con lo tsunami della crisi sono anche realtà più grandi. Basti pensare a Grande Migliore, megastore di elettrodomestici, oggettistica e tecnologia con sedi a Palermo e a Trapani, che ha chiuso i battenti dopo 84 anni di attività lasciando a casa 269 lavoratori (ora in parte riassorbiti dal gruppo Bellavia che gestisce il marchio Casa Crea e che ha da poco riaperto il punto vendita di Trapani); Max Living del gruppo Electromarket Li Vorsi, azienda che negli ultimi 5 anni ha visto dimezzare il proprio fatturato, marciando lentamente verso il fallimento e lasciando a casa 200 persone.

E la lista si allunga con pub, ristoranti (negli ultimi tre mesi sono 70 le chiusure. Ultimi, in ordine di tempo, ristoranti con più di vent'anni di attività come il "Renna Restaurant" di via Principe di Granatelli, "Capricci di Sicilia" in piazza Sturzo e "Ma che bontà" in via Emilia), alberghi e supermercati.

La crisi – commenta Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl di Palermo – sta investendo tutti i settori. Giornalmente chiudono aziende e si perdono centinaia di posti lavoro. È diventata prassi ormai ricevere note di aperture di procedure di mobilità, di licenziamenti collettivi, di richieste di cassa integrazione, segnale che la nostra economia è letteralmente in ginocchio”.

"Il dato che più dà il senso della gravità e della pesantezza della crisi a Palermo è rappresentato dal numero delle imprese con procedure concorsuali (2.988) e in stato di liquidazione (5.231), imprese destinate alla chiusura”, ha detto il presidente di Confcommercio Palermo Roberto Helg appena qualche mese fa.

Ma nessuno sembra più farci caso. E intanto la crisi spazza via tutto, cambiando il volto a una città. Indisturbata.


http://livesicilia.it/2013/05/27/cronaca-di-una-morte-annunciata-palermo-perde-i-big-del-commercio_322654/

martedì 28 maggio 2013

Tutto in una mano.



MASSAGGIATEVI LE VARIE ZONE DELLA MANO X ALLEVIARE I VARI DISTURBI NELLE PARTI INTERESSATE QUESTO E' UN MODO X AUTOCURARVI DA SOLI CON LA RIFLESSOLOGIA SE VI FA MALE LA COLONNA VERTEBRALE MASSAGGIATEVI LA PARTE VICINO AL POLLICE COME SI VEDE NELLA FOTO 

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=488684921182452&set=a.103543636363251.1459.100001228444980&type=1&theater

domenica 26 maggio 2013

Elezioni amministrative 2013, 7 milioni al voto. Il grande inciucio al test dell’urna. Thomas Mackinson

Elezioni amministrative 2013, 7 milioni al voto. Il grande inciucio al test dell’urna

Domenica e lunedì urne aperte per rinnovare le amministrazioni in 564 comuni. Occhi puntati su Roma, Ancona, Brescia e Siena. Si vota anche in 14 capoluoghi di provincia. Gli scrutini lunedì dalle 15. Ecco le sfide che attendono i maggiori partiti. Battesimo per il governo Letta-Alfano, prova del fuoco per Grillo.

Sette milioni d’italiani tornano al seggio dopo i giorni più pazzi della Repubblica. Lo avevano lasciato solo tre mesi fa, depositando nell’urna un chiaro segnale di cambiamento. Il voto delle politiche di febbraio aveva polverizzato in un attimo vent’anni di bipolarismo e aveva chiesto a tre grandi forze politiche di competere alla costruzione della Terza Repubblica. Da allora gli elettori han visto di tutto e di più, soprattutto il non richiesto: il capo dello Stato tornare al Colle senza averlo mai lasciato, il Pd della “non-vittoria” deflagrare più volte e poi abbracciare il Pdl di Silvio Berlusconi in un governo di pacificazione che passa il tempo a minare e sminare la possibilità di sopravvivere a se stesso. Quello di domani sarà anche un voto sulla pacificazione, sulla politica dell’inciucio. Mario Monti, azionista di minoranza, è quasi scomparso. Ma anche chi ne è rimasto fuori, a ben vedere, ha i suoi problemi. E pure Beppe Grillo, a questo giro, rischia di pagare un alto prezzo in termini di consenso. 
E tuttavia da tempo si dà per vincitore il partito dell’astensione. Gli ultimi giorni di campagna elettorale hanno reso evidenti le difficoltà di “scaldare le piazze”, perfino nelle città che – fra le 564 amministrazioni chiamate al rinnovo – catapultano rapporti di forza, contese e scenari della politica nazionale più convulsa e nebulosa di sempre. Gli ultimi comizi dei big sono stati tutti sotto tono, alcuni sono andati semi deserti. E così rischiano di andare le urne, che si aprono domani mattina alle 8 e fino alle 22 e lunedì dalle 7 alle 15. Terminate le operazioni di voto iniziano gli scrutini e, in caso di ballottaggio per l’elezione dei sindaci, si voterà domenica 9 giugno con le stesse modalità. Per i comuni superiori ai 5 mila abitanti debutta la novità della doppia preferenza di genere, che l’elettore può esprimere sulla scheda per candidati della stessa lista, purché di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza. “Tempi supplementari” due settimane dopo, il 9 e 10 giugno, quando si terrà l’eventuale ballottaggio negli 89 comuni con più di 15mila abitanti e il primo turno delle comunali in Sicilia. Ecco le partite che contano davvero.
TUTTI HANNO UNA SFIDA DA VINCERE. E MOLTO DA PERDERE
Ci si aspetta un alto tasso di astensione, dunque. E tuttavia non c’è dubbio che di test nazionale si tratti e che ogni forza politica abbia da centrare un obiettivo preciso. Il Popolo delle Libertà gioca in difesa. Al voto vanno infatti la maggior parte dei comuni che avevano svolto le loro amministrative dopo il trionfo del centrodestra alle politiche del 2008. Il Pdl insieme alla Lega Nord può contare su 52 sindaci su 92 città, contro i soli 35 del centrosinistra, la maggior parte di loro esponenti del Pd. In queste città il Pdl punta a una riconferma. Per Berlusconi, sempre più inguiato con la giustizia, anche del teorema secondo cui il consenso delle urne legittima più delle sentenze.
La riconferma il Pd la può trovare invece nei comuni capoluogo, dove i rapporti di forza sono ribaltati, con 9 sindaci democratici, uno di Sel, a Massa Carrara, 4 del Pdl, ed uno a testa per Lega Nord e Udc, Treviso ed Iglesias. Per il partito di Guglielmo Epifani, il voto amministrativo è un test multiplo. Lo è personalmente per il neosegretario, che debutta avendo di fronte a sé il difficile compito di tenere insieme il supporto al governo Letta e una base sempre meno contenta dell’accordo con Berlusconi. Dall’esito si capirà se l’elettorato democratico ha davvero stracciato la tessera o ha ingoiato uno per uno tutti i rospi: dalla mancata vittoria alle politiche di febbraio al balletto di Bersani sul governo coi Cinque stelle, dallo psicodramma del Quirinale e all’abbraccio con il centrodestra suggellato dal governo Letta-Alfano. Non solo. I candidati locali sono anche il frutto delle tante correnti che attraversano e frantumano il partito in vista del congresso d’autunno. Si sono fatte sentire fino all’ultimo con distinguo, veleni, sgambetti e passaggi alla conta dei birilli. Impossibile, dunque, prevedere azioni e reazioni degli elettori democratici.
C’è poi Beppe Grillo con il suo test in 150 comuni. Servirà a confermare o ridimensionare il boom delle politiche. Sotto la lente, per avere un termometro affidabile, il numero di ballottaggi che il Movimento porterà a casa nelle località in cui aveva raccolto più consensi alle politiche 2013. I risultati incassati in Friuli il 21 e 22 aprile scorso, quasi un’appendice del voto di febbraio, hanno registrato una flessione ma era un micro-test. E’ il momento per quello vero. Dal risultato si capirà se Grillo paga un pegno, e quanto pesante, all’indisponibilità a un accordo col Pd, alle polemiche che hanno scandito esordio e attività degli onorevoli a cinque stelle in Parlamento su rimborsi e democrazia interna. Scelta Civica si presenta sfilaccia, con liste locali o in appoggio ad altri candidati. In tutta la Liguria, per dire, non ha un candidato. Per il progetto centrista di Monti&co potrebbe essere un segnale di sopravvivenza.
ROMA, BRESCIA, SIENA E LE ALTRE CITTA’ CHE SCOTTANO
Oltre al conteggio di chi avrà più amministrazioni tra le grandi città al voto – tutti concordano sul punto – il giudizio finale su questa tornata amministrativa sarà determinato dal vincitore di Roma. Match decisivo nella Capitale ma per nulla scontato. In corsa Gianni Alemanno e Ignazio Marino che i sondaggi delle ultime settimane danno in equilibrio, mentre meno prevedibile è il gradimento di De Vito, del M5S, ed il civico Marchini. La fotografia delle piazze dei comizi finali hanno visto San Giovanni decisamente vuota per salutare il candidato Marino, e perfino truppe cammellate a ranghi ridotti per Silvio Berlusconi all’Arco di Costantino. Perfino Grillo fa “quasi il pieno” in Piazza del Popolo. Insomma, se a votare vanno solo i presenti, son guai.
Ad ogni modo non c’è solo Roma. Una delle piazze “calde” è sicuramente Brescia, città che ha visto materializzarsi il divario tra centro destra e centro sinistra “non di governo”. Dove militanti dell’una e l’altra parte sono arrivati agli insulti e alle mani quando mezzo Pdl ha manifestato contro la decisione di non trasferire qui i processi del leader del Pdl. Al voto 141mila cittadini che dovranno scegliere tra vecchio e nuovo. Vecchi, e non per età anagrafica, sono il candidato del centrodestra Adriano Paroli che punta alla conferma e pure lo sfidante del Pd, Emilio Del Bono, già sfidante e perdente nel 2008. Per i Cinque Stelle corre Laura Gamba. Oltre ai tre favoriti sono in corsa sette candidati minori.
Potente il significato simbolico e politico nella sfida per Siena che torna al voto dopo appena due anni. Qui è scoppiato l’ultimo scandalo finanziario d’Italia e ha travolto i democratici (e non solo senesi) come un fiume in piena. Il travaglio interno al Pd ha prodotto una spaccatura tra i consiglieri che ha portato, a maggio dell’anno scorso, alle dimissioni del sindaco Franco Ceccuzzi. Dopo due primarie, il Pd candida Bruno Valentini, dirigente per trent’anni di Mps ma già sindaco di Monteriggioni, e per questo spendibile come “outsider” rispetto ai poteri locali protagonisti del terremoto. Che la partita stia a cuore al Pd lo si è capito con il comizio del neo segretario Epifani.
Tra le partite più importanti c’è quella di Ancona: nel capoluogo delle Marche i cittadini sono senza sindaco dal 27 dicembre 2012. Ovvero, da quando Fiorello Gramillano, del Partito democratico, aveva rassegnato le dimissioni a causa di alcuni problemi interni alla maggioranza di centrosinistra. Diversi i candidati al voto, in una città venuta alla ribalta nelle scorse settimane anche per i dissidi a 5 stelle: il candidato ufficiale Andrea Quattrini era stato criticato da alcuni ex militanti grillini, vicini all’ex candidato del 2009 Mauro Gallegati.
Curiosa la partita di Barletta. Il candidato a sindaco di un centrosinistra in versione allargata arriva direttamente dal Quirdinale, è l’ex portavoce del presidente Napolitano, Pasquale Cascella, attorno al quale si raccolgono Pd, Sc, Cd, Sinistra unita e due civiche.

Tequila.


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=532390600153780&set=a.454007794658728.106289.453651218027719&type=1&theater