martedì 7 ottobre 2014

Addio al Pap test, in Liguria arriva il nuovo esame contro l'Hpv.


Addio Pap test. 
Cambia in Liguria lo screening per la diagnosi precoce del tumore del collo dell'utero: il moderno test Hpv sostituirà progressivamente il più classico esame di controllo. L'introduzione della nuova tecnica di screening nasce dall'esperienza positiva dell'Asl 2 Savonese che, "a partire dal 2012, ha attivato un programma pilota utilizzando proprio il test Hpv come esame primario, grazie a un progetto frutto di un gruppo di lavoro interdisciplinare composto da anatomo-patologi, ginecologi, igienisti, ostetriche, infermieri e citolog", ricorda l'azienda sanitaria in una nota.
L'iniziativa ha interessato e interessa "una popolazione di circa 80.000 donne residenti nella provincia di Savona, di età compresa tra i 30 e i 64 anni. Inizialmente sono state contattate le signore appartenenti alla fascia d'età 40-50 anni, ma a partire dal gennaio 2014 è stata allargata la possibilità di adesione a tutta la popolazione bersaglio.
Nel corso del 2013 sono state invitate 20.267 donne, con un'adesione media del 51%, valore ben superiore a quello nazionale. Questo dato conferma l'alto gradimento del test Hpv tra la popolazione femminile. Attualmente è in corso la stesura del progetto regionale che, con buona probabilità, individuerà come centro regionale di riferimento l'Anatomia patologica dell'ospedale San Paolo di Savona, diretta da Ezio Venturino, ideatore del progetto".
"Lo screening con il test Hpv - osserva Alessandra Franco, responsabile della segreteria organizzativa Screening dell'Asl 2 Savonese - rappresenta un passaggio fondamentale per la diagnosi precoce del tumore del collo dell'utero, consentendo di individuare un maggior numero di lesioni ed eventuali alterazioni in tempi più precoci rispetto al Pap test".
A dimostrazione dell'alta qualità del progetto, riconosciuta non solo a livello regionale ma anche nazionale, evidenzia l'Asl, il Gisci (Gruppo italiano screening del cervicocarcinoma), ha scelto Finale Ligure come sede del prossimo convegno nazionale 2015.

sabato 4 ottobre 2014

Asta Christie’s a Parigi: Due ammoniti. - Benedetta Guerra

ammonite Asta Christies a Parigi: Due ammoniti

Alla casa d’aste Parigina di Christie’s è stata organizzata una nuova asta con elementi rari nella storia della terra, due ammoniti di un centinaio di milioni di anni fa.
In queste aste è assurdo scoprire, e lo dico con un velo di tristezza, come queste opere d’arte della natura, gioielli inestimabili siano trattati diversamente di alcune pietre preziose, con il prezzo di vendita minore.
Durante l’ultima vendita degli scheletri di dinosauro che comprendeva una mega ammonite da 50 centimetri è stata venduta la scorsa settimana a New York a 60 mila dollari.Questi molluschi sono sempre più richiesti e si trovano presso il Canada e Albertae sono quasi sempre conservati benissimo.
I due ammoniti verranno esposti oggi al Musée Naturelle di Parigi e sono stati stimati da 40 mila dollari a 67 mila dollari ed il più piccolo a 100 mila dollari. Il più costoso ammonite è stato venduto lo scorso anno, un esemplare da 70 centimetri del valore di 300mila dollari. Molti di questi ammoniti, devono essere accompagnati da un certificato dal Dipartimento del Patrimonio Canadese.

Ostaggio inglese decapitato, nuovo video Isis.

Isis: Henning, 'pago il prezzo della decisione Gb' (foto: ANSA)

Si tratta di Alan Henning. Lo riferiscono media americani, sottolineando che l'autenticita' del video non e' stata verificata.
Il boia dell'Isis torna a colpire: in un video la decapitazione dell'ostaggio britannico Alan Henning. Il quarto in poche settimane. Il secondo britannico. La moglie Barbara aveva supplicato un gesto di compassione. Per iscritto prima, in video pochi giorni fa ''Lasciatelo andare, e' un uomo buono''. Una preghiera caduta nel vuoto se e' vero, come rivendicano le immagine diffuse dall'Isis, che Alan Henning, tassista britannico di 47 anni, padre di due figli andato in Siria in missione umanitaria e rapito nel dicembre 2013, è l'ultima vittima dei jihadisti. Decapitato dalla mano dello Stato Islamico, come gli americani James Foley e Steven Sotloff e il britannico David Haines, prima di lui. Trema Londra. Il Foreign Office fa sapere che sono in corso verifiche sull'autenticità del video.
Ma c'e' poco spazio per dubbi ormai, e per speranze. Durissimo il primo ministro britannico David Cameron: il ''brutale omicidio'' di Alan Henning ''mostra quanto siano barbari e ributtanti questi terroristi. Faremo tutto il possibile per stanare questi assassini e portarli davanti alla giustizia''. Trema il Regno Unito, perche' nelle mani dell'Isis c'e' un altro britannico, John Cantlie. Il padre 81enne, malato, sofferente, dal letto di ospedale, l'immagine stessa del dolore, ha rivolto proprio oggi un'altra straziante supplica ai jihadisti: ''Sappiate che è un uomo buono, che voleva solo aiutare i siriani e vi chiedo, in nome di quanto c'è di più sacro, aiutateci e permettetegli di tornare a casa sano e salvo, da coloro che ama e che lo amano''. E perchè nel video, lungo un minuto e 11 secondi dal titolo 'Un altro messaggio all'America e ai suoi alleati', e' ritratto Henning che annuncia la sua stessa condanna a morte: ''Per via della decisione del nostro parlamento di attaccare lo Stato Islamico, io, in quanto britannico, pagherò il prezzo di quella decisione''. Ovvero il via libera di Westminster, una settimana fa, per i raid aerei sull'Iraq al fianco di Usa e dei paesi della coalizione.
Trema anche la Casa Bianca, perche' nel video si minaccia un altro uomo identificato come americano, sarebbe l'operatore umanitario Peter Kassig, fuggito in Medioriente per scappare da un matrimonio sbagliato e dal malessere del ''tornando a casa'' dopo un periodo in Iraq con i Rangers dell'esercito Usa. E' ''una nuova prova della brutalità del gruppo'', fa sapere la Casa Bianca, in un drammatico copione che sembra ripetersi ormai uguale a se stesso. E partono già le analisi delle immagini: il boia che compare in quest'ultimo un video sembra avere la stessa voce del jihadista che uccise a metà settembre un altro ostaggio britannico, David Haines, secondo il sito SITE, che precisa che la voce del boia è stata alterata elettronicamente, ma rivelerebbe un accento britannico.
Gli Usa hanno condannato con forza l'uccisione ''brutale'' dell'inglese Alan Henning. Per il presidente Obama gli ''Stati Uniti insieme alla Gran Bretagna e agli alleati continueranno a lavorare per portare i responsabili davanti alla giustizia''. Il ''brutale omicidio'' di Henning ''mostra quanto sono barbari e ributtanti questi terroristi'', ha detto il primo ministro britannico David Cameron. ''Faremo tutto il possibile per stanare questi assassini e portarli davanti alla giustizia''.
Il problema è alla fonte: cos'è l'Isis, chi la finanzia e perchè. Oltretutto: cui prodest? a chi giova?
Se i paesi - si fa per dire - sviluppati e democratici la smettessero di "imporre la democrazia" ai paesi sottosviluppati e poveri, forse, tutto ciò non avverrebbe; ma, poichè sappiamo che il loro fine ultimo non è quello di portare la democrazia, ma di appropriarsi delle materie prime dei paesi poveri di tecnologia e di fornire linfa alle potentissime industrie della guerra, dobbiamo abituarci a leggere queste brutte pagine di storia.
Se invece di imporre "finta democrazia" fornissimo "vera tecnologia", questi paesi più poveri potrebbero estrarre e trasformare le materie prime che la loro terra fornisce "democraticamente" e venderle per autodemocratizzarsi da soli.

venerdì 3 ottobre 2014

Addio al petrolio e alla bolletta: in Olanda l'energia rinnovabile si scambia coi vicini. - Roberta Ragni

vanderbron

Non avete la possibilità di installare un pannello fotovoltaico, ma vorreste alimentare la vostra casa con energia pulita? E se per dire addio alle fossili bastasse comprare energia rinnovabile da un vicino? È l'idea di una startup nei Paesi Bassi che ha creato un sito in stile Airbnb per scambiare energia elettrica. 
Già, avete capito bene. L'economia della condivisione sta arrivando nel settore energetico. In futuro, potremmo comprare energia gli uni dagli altri, proprio come ora ci scambiamo le case o i libri.Vandebron, questo il nome della start up, già lo fa, mettendo in contatto consumatori e produttori indipendenti, quali come, ad esempio, agricoltori con turbine eoliche nei loro campi. Le aziende energetiche in questo scenario? Semplicemente non esistono.
"Abbiamo scoperto che l'idea era semplice, 'perché non posso comprare energia da un agricoltore che ha l'eolico? Abbiamo iniziato a lavorarci e abbiamo scoperto che si trattava di una cosa facile, ma il progetto era invece piuttosto articolato", ammette uno dei fondatori di Vandebron, Remco Wilcke.
I consumatori entrano sul sito Web, specificano quale tipo di contratto vogliono (annuale, triennale) e di quanta energia elettrica avrebbero bisogno. Possono poi scegliere a quale produttore rivolgersi, che ha una sua pagina dedicata per descrivere se stesso e la sua produzione. Ad esempio, gli agricoltori Bernard e Karin Kadijk vivono nel nord dell'Olanda, hanno una turbina eolica e producono energia sufficiente per 600 famiglie. Se l'affare piace, si passa allo scambio di nomi e dati.

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Attualmente ci sono 12 produttori sul sito, in grado di fornire energia sufficiente per circa 20.000 famiglie. In parole povere, ecco un modo per dire addio alle bollette fossili e sempre più care, scegliendo energia sostenibile a un prezzo migliore.
E i consumatori sanno sempre da chi sta comprando l'energia, proprio come quando si fa la spesa dal contadino di fiducia.

In Congo l'origine dell'Aids, ricostruita grazie a genoma

AIDS conference

Torna malattia in bimbo che sembrava guarito.


E' scoccata in Congo, negli anni Venti del secolo scorso, la prima scintilla della pandemia di Hiv: da lì è divampato il violento 'incendio' che finora ha causato più di 75 milioni di contagi in tutto il mondo. Un flagello che nessun farmaco sembra ancora in grado di debellare: proprio in Italia si è registrato il secondo caso al mondo di guarigione 'apparente' in un bambino che, dopo essersi liberato del virus per tre anni grazie alle terapie, è tornato ad essere nuovamente sieropositivo.

''L'infezione da Hiv non è ad oggi da considerarsi guaribile'', spiega amaramente Mario Clerici, l'immunologo dell'Università di Milano e della Fondazione Don Gnocchi che con il suo gruppo di ricerca pubblica sulla rivista The Lancet il caso del bambino curato senza successo all'Ospedale Sacco di Milano. ''Malgrado i farmaci a nostra disposizione possano diminuire la morbilità e la mortalità - aggiunge - al momento non sono in grado di eliminare veramente il virus. La ricerca di una cura deve continuare''. Lo sforzo della comunità scientifica dunque continua, e si arricchisce anche grazie alla ricerca condotta da un altro gruppo di esperti, coordinati dall'università belga di Lovanio, che hanno puntato dritto alla 'culla' africana in cui la pandemia ebbe origine quasi un secolo fa.
Per localizzarla nello spazio e nel tempo, i ricercatori hanno analizzato varie sequenze del genoma del virus Hiv-1 appartenente al gruppo M (il più diffuso), incrociando queste informazioni con dati epidemiologici e geografici. Il loro studio, pubblicato su Science, dimostra che il contagio globale è partito negli anni Venti da Kinshasa, l'attuale capitale della Repubblica democratica del Congo: il rapido sviluppo della città africana, trasformata in quel tempo in un crocevia di viaggiatori e commerci, avrebbe scatenato la 'tempesta perfetta' alla base della diffusione del virus. ''I dati genetici ci dicono che tra gli anni '30 e '50 il virus si è diffuso rapidamente nel Congo grazie alle persone che viaggiavano lungo le linee ferroviarie e le vie d'acqua per raggiungere Mbuji-Mayi e Lubumbashi nel sud e Kisangani nel nord'', spiega il coordinatore dello studio Nuno Faria. ''Questo ha permesso la formazione di focolai secondari in centri ben collegati con gli altri Paesi africani del sud e dell'est. Pensiamo che con i cambiamenti sociali avvenuti negli anni '60 con l'indipendenza - conclude - il virus abbia iniziato a infettare una popolazione sempre maggiore''.

giovedì 2 ottobre 2014

Si apre un'indagine sul tesoro di Dell'Utri. - Lirio Abbate

La procura di Palermo ordina alla Dia di fare luce sui beni venduti dall'ex senatore prima della condanna, inclusa la villa comprata da Berlusconi. E potrebbe disporre la confisca dei patrimoni.
Si apre un'indagine sul tesoro di Dell'Utri
Un'inchiesta sui beni ceduti da Marcello Dell'Utri poco prima della condanna definitiva, per accertare chi realmente controlli le proprietà dell'ex senatore. Lo rivela “l'Espresso” nel numero in edicola domani. La procura di Palermo ha chiesto alla Dia di indagare su un tesoro tra ville, appartamenti, azioni, conti correnti, quadri e libri preziosi per un valore di centinaia di milioni di euro. Con l'obiettivo di chiederne il sequestro e la confisca sulla base delle misure patrimoniali previste per i condannati per reati di mafia.
Nel mirino degli investigatori anche la grande villa di Torno, sul lago di Como, venduta in grande fretta all'amico Silvio Berlusconi: secondo i pm è stata pagata 10 milioni più del prezzo di mercato.

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La strana storia di Villa Dell'Utri

Un anno e mezzo fa Berlusconi ha comprato dal suo amico Marcello una residenza sul lago di Como. L'ha pagata 21 milioni (quasi il doppio del suo valore) facendo scattare le indagini. Ed è ancora lì vuota: secondo alcuni vuole disfarsene, secondo altri metterci la Pascale

Nel caso in cui emergessero cessioni fittizie, gli eventuali complici nelle operazioni per mettere in salvo il tesoro di Dell'Utri verrebbero iscritti nel registro degli indagati.

Ma gli accertamenti chiesti dalla procura riguardano anche i conti correnti individuati in mezzo mondo. Solo Berlusconi negli ultimi dieci anni Berlusconi ha fatto transitare nei conti correnti riconducibili a Dell'Utri circa 40 milioni di euro. Del tesoro fanno parte anche centinaia di libri antichi, di grande valore, che in gran parte l'ex senatore ha trasferito nella villa acquistata a Santo Domingo. Tra l'altro, il fondatore di Forza Italia non ha ancora restituito una rarissima edizione dell'Utopia di Tommaso Moro, proveniente dal saccheggio della biblioteca dei Gerolimini.

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Dell'Utri

«Dottore, le porto il libro»

Ecco le intercettazioni sul nuovo caso giudiziario in cui è indagato Marcello Dell'Utri. Che parlava al telefono con l'uomo ora accusato di aver saccheggiato volumi antichi nella biblioteca dei Girolamini di Napoli


Le indagini punteranno anche su affari conclusi con Denis Verdini, Flavio Carboni, entrambi coinvolti con lo stesso Dell'Utri nell'inchiesta romana sulla P3, e poi ancora su investimenti milionari in società per la commercializzazione del gas dalla Russia con l'appoggio di amici di Putin. Fino ad arrivare a business fatti nel Centroamerica. Una serie di rogatorie internazionali sono state già chieste dalla procura di Palermo, perché il tesoro è stato diviso in tanti rivoli e nascosto attraverso prestanome in diversi Paesi, alcuni dei quali non hanno alcun rapporto di collaborazione giudiziaria con l'Italia.


Trattativa, Napolitano deporrà il 28 ottobre. Il boss Riina chiede di assistere.

Giorgio Napolitano

Alla scorsa udienza la corte d’Assise, respingendo le richieste dei difensori di alcuni imputati che avevano chiesto la revoca dell’ordinanza che ammetteva la deposizione dell'inquilino del Quirinale, aveva ribadito la necessità della testimonianza.
Una settimana fa i giudici di Palermo erano stati categorici decidendo che il capo dello Stato doveva testimoniare al processo sulla trattativa Stato-mafia. Oggi è stata fissata la data della deposizione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che dovrà rispondere alle domande delle parti il prossimo 28 ottobre.
Alla scorsa udienza la corte d’Assise, respingendo le richieste dei difensori di alcuni imputati che avevano chiesto la revoca dell’ordinanza che ammetteva la deposizione dell’inquilino del Quirinale, aveva ribadito la necessità della testimonianza. Secondo la corte, infatti, la lettera con cui Napolitano faceva presente di non avere circostante da riferire su quanto sollecitato dalla procura non rende, comunque, inutile la deposizione.
Intanto i capimafia Totò Riina e Leoluca Bagarella, intervenendo in videoconferenza, hanno espresso la volontà di partecipare, sempre in video-collegamento, all’udienza del 28 ottobre, fissata, al Quirinale. L’Avvocatura dello Stato si è opposta e la corte si è riservata di decidere. Pur annunciando la riserva sulla decisione, vista la richiesta esplicita degli imputati, la corte ha fatto notare di essersi già pronunciata sul punto. Alla scorsa udienza, infatti, i giudici hanno stabilito che alla deposizione, al Quirinale, del capo dello Stato parteciperanno, oltre al collegio, solo i magistrati dell’accusa e i difensori, escludendo, così, la presenza degli imputati. La deposizione del capo dello Stato è regolata dall’articolo 502 del codice di procedura penale, che al secondo comma dice chiaramente: “L’esame si svolge con le forme previste dagli articoli precedenti, esclusa la presenza del pubblico. L’imputato e le altre parti private sono rappresentati dai rispettivi difensori. Il giudice, quando ne è fatta richiesta, ammette l’intervento personale dell’imputato interessato all’esame”. 
I pm avevano chiesto di sentire Napolitaano come teste in relazione alla lettera scritta da Loris D’Ambrosio e indirizzata proprio al capo dello Stato. Il 18 giugno del 2012, poco dopo la chiusura delle indagini sulla Trattativa e il deposito delle intercettazioni tra Nicola Mancino (oggi imputato per falsa testimonianza) e lo stesso consulente giuridico del Colle, infatti, D’Ambrosio prese carta e penna per esporre al presidente i suoi dubbi sulle possibilità di essere stato “utile scriba di indicibili accordi” tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90, ai tempi in cui lavorava all’Alto Commissariato Antimafia. Il capo dello Stato aveva inviato una lettera i giudici in cui spiegava di non aver nulla di utile da riferire sulla questione.
I pm invece chiederanno al teste particolari ulteriori su quella singolare condizione di apprensione manifestata da D’Ambrosio, che nel frattempo è deceduto. Napolitano, però, dopo aver già sollevato nel luglio 2012 il conflitto d’attribuzione davanti la Consulta contro la procura, ottenendo la distruzione delle quattro intercettazioni in cui colloquiava con Mancino, nell’ottobre scorso manifestò alla corte di non avere “nulla da riferire” su quella missiva ricevuta da D’Ambrosio, chiedendo ai giudici di “valutare nel corso del dibattimento, il reale contributo che le mie dichiarazioni, sulle circostanze in relazione alle quali è stata ammessa la testimonianza, potrebbero effettivamente arrecare all’accertamento processuale in corso”. 
In pratica il Colle chiedeva di cancellare la deposizione chiesta dai pm e già accordata dai giudici. La medesima richiesta era arrivata in aula, durante il dibattimento, sia dall’Avvocatura dello Stato che dai legali di Marcello Dell’Utri: è per questo che il 17 novembre 2013 il presidente della corte Montalto annunciava la decisione di riservarsi sulla possibile testimonianza di Napolitano. Riserva che ha sciolto un anno dopo: Napolitano deve essere sentito dato che “non si può di certo escludere il diritto di ciascuna parte di chiamare e interrogare un testimone su fatti rilevanti per il processo sol perché quel testimone abbia, in ipotesi anche e persino, in una precedente deposizione testimoniale, escluso di essere informato dei fatti medesimi”.