lunedì 16 marzo 2015

RUSSIA, trovata pietra con microchip alieno di 250 milioni di anni fa.

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Ecco una foto della pietra, la moneta è stata messa per fare un confronto con le dimensioni del microchip alieno.

E’ stata trovata in Russia, nella regione di Rostov, da alcuni scienziati russi, una pietra con un microchip, presumibilmente alieno, risalente a più di 250 milioni di anni fa, un tempo in cui noi ci sognavamo di essere una civiltà avanzata, secondo gli scienziati, a quei tempi la terra era abitata da un’altra civiltà sconosciuta.
Su questa pietra è quindi presente un microchip alieno con una tecnologia precedentemente sconosciuta agli scienziati, ciò confermerebbe la teoria secondo la quale milioni di anni fa sulla terra vivesse un popolo molto più evoluto del nostro, che possibilmente ha abbandonato il pianeta grazie alle loro tecnologie così avanzate.
Per rispondere a tutte le vostre domande e dubbi, ecco un video che mostra chiaramente la pietra e la tecnologia che essa contiene, il cosiddetto microchip alieno.

Furti di luce, maxi inchiesta con cento indagati a Palermo. L'Enel licenzia gli impiegati infedeli. - Romina Marceca

Furti di luce, maxi inchiesta con cento indagati a Palermo. L'Enel licenzia gli impiegati infedeli

Sul registro degli indagati sono finiti professionisti, forze dell'ordine, commercianti e anche un verificatore della società. Un elettricista, soprannominato "il mago dei computer", è riuscito a modificare centinaia di contatori. A tradire l'azienda anche gli uomini di fiducia che si occupano di controllare gli impianti sospetti: licenziati in cinque.

E' l'inchiesta che da tre anni scava dentro e fuori all'Enel svelando truffe e furti di luce. Colpo su colpo, polizia e procura hanno alzato il velo su un fenomeno che a Palermo cresce di anno in anno. In cento, tra commercianti, professionisti, poliziotti e carabinieri, ma anche un verificatore dell'Enel, sono già finiti sott'inchiesta.
La beffa è che a tradire la società sono anche gli uomini di fiducia dell'Enel. Si chiamano verificatori e sono degli elettricisti provetti formati proprio per svelare le ruberie. In cinque sono stati già licenziati. Di questi, tre sono stati condannati, un altro è in attesa di giudizio e il quinto è coinvolto nella maxi inchiesta che coinvolge mezza città. La procura, per la mole di nomi e carte, ha dovuto istituire un pool di quattro magistrati - Maurizio Agnello, Renza Cescon, Claudio De Lazzaro e Gaetano Guardì - che da tre anni lavora all'indagine seguita dalla sezione Reati contro l'amministrazione della squadra mobile.


Il personaggio attorno al quale si sono concentrati gli investigatori, sin da subito, è Lino Caruso, un elettricista che è riuscito a violare il software di centinaia di contatori senza lasciare traccia e soprannominato "il mago dei computer". "Ho la terza media e ho studiato su internet. Ma quale mago, quello che facevo io l'hanno fatto anche altri", ha dichiarato a Repubblica. Dietro la sua porta ci sarebbe stata la fila per ottenere la modifica al misuratore dei consumi. Una modifica che ha consentito anche a grossi imprenditori della città di abbattere i consumi. Tutto al costo di massimo 300 euro. Il metodo cosiddetto della "regressione" è stato impossibile da intercettare anche agli esperti dell'Enel che hanno ammesso: "Non ci sappiamo spiegare come abbia potuto fare". 
E proprio dopo che il caso è scoppiato, l'Enel è corsa ai ripari. Ingegneri e studiosi hanno messo a punto alcune modifiche sui contatori, ancora top secret, sperando ancora una volta di riuscire a contrastare i furbetti della bolletta.


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/03/14/news/furti_di_luce_maxi_inchiesta_a_palermo_l_enel_licenzia_gli_impiegati_infedeli-109495668/

Strage ulivi in Puglia, aperta inchiesta. “Ma istituto indiziato gode di immunità”.

Strage ulivi in Puglia, aperta inchiesta. “Ma istituto indiziato gode di immunità”

La procura di Lecce indaga sull'origine del batterio Xylella fastidiosa che sta decimando gli alberi in Salento e su eventuali omissioni nell'arginarlo. Una pista porta all'Istituto agronomico mediterraneo di Valenzano. La pm Mignone a Famiglia cristiana: "Ma non è violabile dalla magistratura".

La strage degli ulivi in Salento diventa un caso giudiziario. Con una particolarità. Uno dei possibili indiziati, l’Istituto agronomico mediterraneo di Valenzano (Bari), “gode per legge di immunità assoluta”, spiega il pm di Lecce, titolare dell’inchiesta Elsa Valeria Mignone in un’intervista a Famiglia Cristiana. “L’autorità giudiziaria italiana non può violare il domicilio dell’istituto, non può effettuare sequestri, perquisizioni o confische”, spiega il magistrato.
La procura di Lecce indaga sull’origine del batterio Xylella fastidiosa che sta decimando gli alberi di ulivo salentini. L’inchiesta, secondo quanto riferiscono alcuni quotidiani, starebbe seguendo due possibili strade. La prima è che il batterio sia arrivato in Puglia in occasione di un convegno scientifico che fu organizzato nel settembre 2010 dall’Istituto agronomico mediterraneo. La seconda pista ipotizza che il batterio killer sia stato introdotto con le piante ornamentali importate dall’Olanda e provenienti dal Costa Rica. L’indagine sarebbe volta ad accertare anche se vi siano “omissionì negli interventi per frenare l’epidemia da quando l’allarme è diventato conclamato”.

Arrestato Ercole Incalza, super dirigente delle grandi opere. - M.F.r.


Il super-dirigente delle Infrastrutture è stato arrestato nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla Procura fiorentina sull'Alta Velocità.

Il super-dirigente del ministero dei Lavori Pubblici Ercole Incalza, è tra i quattro arrestati dell'inchiesta della Procura di Firenze e del Ros. Gli altri sono gli imprenditori Stefano Perotti e Francesco Cavallo, e Sandro Pacella, collaboratore di Incalza. Fondi del governo ci tengono a precisare che Incalza «attualmente non riveste nessun ruolo o funzione neanche a titolo gratuito». 

Secondo l'accusa sarebbe stato proprio Incalza - definito «potentissimo dirigente» del ministero dei Lavori Pubblici, dove è rimasto per 14 anni, attraversando sette governi, fino all'attuale - il principale artefice del «sistema corruttivo» scoperto dalla procura di Firenze.

Sarebbe stato lui, in particolare, in qualità di 'dominus' della Struttura tecnica di missione del ministero dei Lavori pubblici, ad organizzare l'illecita gestione degli appalti delle Grandi opere, con il diretto contributo di Perotti, cui veniva spesso affidata la direzione dei lavori degli appalti
incriminati. 

Riguardo agli altri due arrestati, Pacella è un funzionario del ministero, stretto collaboratore di Incalza, così come gravitava nell'ambito del dicastero anche Cavallo, presidente del Cda di Centostazioni Spa, società del gruppo Ferrovie dello Stato. 

L'inchiesta fiorentina 
L'inchiesta coordinata dalla procura di Firenze ha portato già a quattro arresti e vede oltre 50 indagati. Il bando dell'inchiesta è il nodo fiorentino dell'Alta Velocità e per il sotto-attraversamento della città. Da lì l'inchiesta si è allargata a tutte le più importanti tratte dell'Alta velocità del centro-nord Italia ed a una lunga serie di appalti relativi ad altri grandi opere, compresi alcuni relativi all'Expo.

Le accuse 
Agli indagati vengono contestati i reati di corruzione induzione indebita, turbata libertà degli incanti e altri delitti contro la Pa. Le ordinanze di custodia cautelare sono in corso di esecuzione dalle prime ore di questa mattina a Roma e a Milano da parte del Ros, che contestualmente sta effettuando in diverse regioni perquisizioni di uffici pubblici e sedi societarie riconducibili agli indagati. Un «articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori»: è quanto evidenziato dall'inchiesta.
Secondo i carabinieri del Ros, coordinati dal procuratore Giuseppe Creazzo, Incalza aveva anche «portato un rilevante contributo» per agevolare il Consorzio Nodavia, capeggiato dalla Cooperativa rossa Coopsette. 

Chi è Ercole Incalza e cosa fa la struttura di missione
La carrierra di Ercole Incalza, già dirigente di lungo corso del ministero delle Infrastrutture, ha avuto una svolta nel 2001 con la nomina a capo della segreteria tecnica del ministro Pietro Lunardi (governo Berlusconi); ed è poi rimasto al ministero per quattordici anni, attraversando sette governi, lasciando l'incarico solo il 31 dicembre scorso. È passato attraverso Antonio Di Pietro (governo Prodi), quindi è stato promosso capo struttura di missione da Altero Matteoli (di nuovo Berlusconi), confermato da Corrado Passera (governo Monti), Lupi (governo Letta) e poi ancora Lupi (governo Renzi), fino a tre mesi fa. La struttura di missione delle Infrastrutture è lo snodo di tutte le grandi opere del Paese, il nuclueo dirigenziale del governo che sovrintende all'attuazione della legge obiettivo, al piano nazionale delle infrastrutture al monitoraggio di tutti gli investimenti. 

Dalla Cassa del Mezzogiorno alla Tav Ma la dirigenza di Incalza alla Struttura di missione è solo l'ultima parte di una lunga carriera iniziata negli anni '70 alla Cassa per il Mezzogiorno, della quale diventa dirigente nel 1978, assumendo nel marzo 1980 la responsabilità del Progetto Speciale dell'Area Metropolitana di Palermo. Giovane socialista pugliese approda al ministero dei Trasporti con Claudio Signorile.
Nel 1983 è consigliere del ministro dei Trasporti, poi nel giugno 1984 assume la responsabilità di capo della segreteria tecnica del Piano Generale dei Trasporti. Dal gennaio 1985 dirigente generale della direzione generale della Motorizzazione civile e dei trasporti in concessione, passa alle Ferrovie dello Stato nell'agosto 1991, per diventare amministratore Delegato della Treno Alta velocità Tav Spa dal settembre 1991 al novembre 1996.

Nel 1998 finisce ai domiciliari insieme all'ex presidente di Italferr Maraini. Dopo la bufera della Tangentopoli di Necci e Pacini Battaglia a metà degli anni Novanta, Incalza torna alla ribalta al ministero di Porta con Pietro Lunardi e diventa poi il braccio destro del ministro Altero Matteoli con l'incarico di capo della struttura tecnica di missione.

domenica 15 marzo 2015

Costantini: “Piano di intervento dell’ARO approvato. Presenti errori gravi”

Costantini: “Piano di intervento dell’ARO approvato. Presenti errori gravi”

“Pessima gestione della delega. L’Assessore Lo Coco si dimetta”

Monreale, 15  marzo - “In una situazione così critica non sono ammessi errori o incapacità da parte di chi amministra”. 
Fabio Costantini, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle di Monreale, entra nel merito della questione rifiuti e lancia pesanti critiche sulle competenze dell’assessore al ramo, Giuseppe Lo Coco: “Abbiamo già dimostrato, durante il corso dell’ultimo Consiglio Comunale, come l’Assessore Lo Coco continuasse a sostenere che il Piano d’intervento Aro non fosse stato approvato e che questo causasse l’impossibilità di definire la modalità di gestione del servizio e come questa fosse un’informazione falsa.
Carte alla mano lo abbiamo sbugiardato presentando i documenti ufficiali (che sono stati allegati al verbale) dai quali si evince invece come sia avvenuta l’approvazione del Piano d’intervento Aro di Monreale”.
Secondo Costantini inoltre nel piano presentato vi sarebbero evidenti errori:

“A differenza del Dipartimento Regionale dell’acqua e dei rifiuti che non entra nel merito del piano (ma che ne prescrive semplicemente la conformità a parametri generali come ad es. il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata entro 31/12/2015), abbiamo analizzato il contenuto del piano e ci siamo resi conto di alcune “stranezze” che compromettono gravemente i risultati ottenuti. Infatti nel computo del costo del servizio risultano esser stati calcolati due stipendi in più (per un ammontare di €85.000) e, cosa ancora più grave, tra i proventi derivanti dalla vendita del materiale differenziato (materie prime post consumo), vi è una differenza nei valori di oltre €930.000!! In sintesi, le risultanze del piano d’intervento risultano maggiorate di oltre 1 Milione di Euro.
Si aggiunga infine come nel computo dei 73 profili operativi (e dei relativi costi) siano stati inclusi soggetti non più in servizio a vario titolo (decessi, pensionamenti, etc.) che si stimano essere intorno alle 9 unità, le cui remunerazioni sono state dunque ricomprese tra i costi del servizio.
Vi sono dunque circa 1,5 Milioni di Euro in più che, sommati al sacrificio delle remunerazioni richieste agli operai (derivante dalle riduzioni delle retribuzioni oggetto di concertazione) danno luogo a margini ampissimi per la riduzione delle tariffe e per un forte recupero di efficienza sul servizio.
Come se non bastasse, apprendiamo dai media come l’Assessore Lo Coco prosegua mendacemente nel fare affermazioni non corrispondenti al vero, infatti il suo nome non figura assolutamente tra gli 11 sottoscrittori richiedenti il Consiglio Comunale aperto nel quale si discuterà della tematica dei rifiuti e che darà modo a tutti i cittadini ed agli operai che lo riterranno, di poter partecipare ed intervenire direttamente in Consiglio Comunale.
Riteniamo a dir poco pessima la gestione di questa delega, ribadiamo come sarebbe opportuno che l’Assessore facesse un passo indietro, nell’interesse degli operai e di tutti i cittadini Monrealesi.

sabato 14 marzo 2015

Alessandro Di Battista (M5S) MAI PIU' SCHIAVI DEL MARCO.



Pubblicato il 13 mar 2015
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Qui tutte le info sulle attività del M5S in Parlamento: http://www.parlamentari5stelle.it
www.facebook.com/montecitoriocinquestell­e

Scoperta la mitologica citta’ Egizia di Thonis-Heracleion.

Giaceva trenta metri sotto il livello del mare. Ci sono voluti tre anni di scavi e quattro di ricerche geofisiche. La città porta il nome di Heracleion per i greci, o Thonis per gli antichi egizi.
Una città a dir poco mitologica riemerge dagli abissi Mar Mediterraneo dopo essere stata sepolta nella sabbia e nel fango per piu’ di 1200 anni e’ stata scoperta a 30 metri sotto il livello del mare ad Abukir, nei pressi di Alessandria.
 In fondo al mare d’ Egitto è stata ritrovata una città nascosta, una città avvolta per secoli da un mito secondo cui la città era stata letteralmente inghiottita dal Mar Mediterraneo. Oggi il mito si sta rivelando essere  realtà storica.
Il professor Barry Cunliffe, un archeologo dell’Università di Oxford che ha partecipato agli scavi, ha asserito in un comunicato stampa: “È una scoperta archeologica travolgente! Reperti distesi sul fondo del mare, ricoperti e protetti dalla sabbia, sono stati stupendamente conservati per secoli”.
Il francese Franck Goddio e il suo team di archeologi dello IEASM (European Institute for Underwater Acheology) , dopo ricerche geofisiche durate oltre 4 anni e scavi della durata di ben 13 anni, stanno ripercorrendo gli eventi e scovando i frammenti storici necessari per svelare i misteri della città scomparsa.
Dalle acque di Abukir sono riemersi reperti sorprendentemente ben conservati che raccontano di un vivace porto antico, di un centro-cardine decisivo per il commercio internazionale del tempo e anche di un attivo centro religioso. Quello che ne emerge, di conseguenza, è che ‘Thonis-Heracleion’ sarebbe stato un punto di riferimento commerciale importante per gli scambi di merci e beni tra il Mediterraneo e il Nilo.
Ma ciò che ci si domanda è: perché è affondata Heracleion? La squadra di Goddio ipotizza che la causa debba essere ricercata nelle caratteristiche argillose del suo suolo che, in caso di terremoto, possono aver potuto provocare distruzioni di tale portata; tuttavia le ipotesi sono ancora tante e la verità è ancora da sviscerare.
Finora sono stati dissotterrati 64 antichi relitti di navi, più di 700 ancoraggi , monete d’oro, pesi da Atene, stele di grandi dimensioni di scritte egiziane e greco antico, manufatti religiosi. È stata rinvenuta una grande statua di granito rosso di carattere religioso, una scultura in pietra di 16 piedi, la stele richiesta dal faraone Nectanebo I (378-362 a.C.) che rievoca nell’aspetto la stele di Naucrati presente presso il Museo Egizio del Cairo, e tanto altro ancora.
“L’indagine ha rivelato un enorme paesaggio sommerso, con i resti di almeno due importanti insediamenti antichi, all’interno di una parte del delta del Nilo, attraversato da corsi d’acqua sia naturali che artificiali“.
Lo ha affermato Damian Robinsondirettore del Centro di Archeologia Marittima dell’Università di Oxford. Il dottor Robinson sovrintende allo scavo di una delle navi sommerse, ribattezzata Nave 43, ed ha scoperto che gli egiziani avevano elaborato uno stile originale per fabbricare le loro imbarcazioni. Il dottor Robinson sta anche cercando il motivo per il quale alcune navi sono state deliberatamente affondate.
Ed aggiunge:

“Una delle questioni chiave è il motivo per il quale i cimiteri delle navi siano stati creati a circa un miglio dalla foce del Nilo. Il reperto Nave 43 sembra essere parte di un grande assembramento di almeno una decina di altre imbarcazioni facenti parte di un vasto cimitero marittimo“, ha spiegato il dottor Robinson. “Non si tratterebbe di un semplice abbandono, ma di uno stratagemma per bloccare le navi nemiche all’ingresso della città portuale. Dobbiamo, però, anche considerare l’ipotesi che queste imbarcazioni siano state affondate per semplici scopi di bonifica“.
Il porto ed i suoi bacini portuali hanno restituito anche pesi commerciali e prove della diffusione e della circolazione della moneta, come i pesi che servivano per attribuire valore alle monete. Thonis-Heracleion ha svolto un ruolo davvero importante nella rete del commercio a lunga distanza nel Mediterraneo orientale. Era la prima tappa per i commercianti stranieri che arrivavano in Egitto.
Tra i pesi in piombo recuperati dal mare ve ne sono alcuni piuttosto interessanti che sembrano di provenienza ateniese. E’ la prima volta che pesi come questi vengono individuati in uno scavo in terra d’Egitto. I ricercatori hanno anche analizzato più di 300 tra statuette ed amuleti dell’epoca tolemaica. La maggior parte di queste statuette raffigura divinità egizie quali OsirideIside ed Horus e sono in condizioni davvero eccellenti.
Il ritrovamento di tali reperti archeologici coadiuverà gli storici nella ricostruzione storica dei fatti, un appassionante compito per tutti gli archeologi subacquei che stanno cercando di dare nuovamente luce a questa città perduta attraverso i cocci di storia che, una volta riuniti tutti assieme, costituiranno un altro puzzle affascinante delle terre faraoniche d’Egitto che per secoli seducono tutto il mondo, scrivendo così nuove pagine nei libri di storia.

Monete d'oro

Phiale d'oro recuperata da Thonis-Heracleion


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