mercoledì 3 febbraio 2016

Ryanair contro il Governo: "Scelte illogiche, costretti a tagliare 600 posti di lavoro per pagare la cassa integrazione di Alitalia"

RYANAIR

Ryanair chiuderà da ottobre le basi di Alghero e Pescara, taglierà alcune rotte e chiuderà tutti i voli di Crotone. Lo ha annunciato la compagnia spiegando che la decisione è presa "a seguito dell'illogica decisione del governo italiano di aumentare ancora le tasse municipali". Con questa decisione, è stato spiegato durante una conferenza stampa, vengono chiuse 16 rotte, persi 800 mila clienti e tagliati 600 posti di lavoro.
"Dopo un anno da record per il turismo in Europa e un altro anno importante davanti - sono parole del direttore commerciale dell'aviolinea low cost irlandese, David O'Brien - il governo italiano ha deciso di darsi la zappa sui piedi aumentando le tasse sui passeggeri di circa il 40% per gonfiare il Fondo per la cassa integrazione degli ex piloti Alitalia. Quale compagnia aerea più grande in Italia, volando su 26 aeroporti e trasportando 27 milioni di clienti all'anno da e per l'Italia - ha aggiunto - a Ryanair non è stata lasciata altra scelta se non quella di chiudere due delle sue 15 basi italiane (Alghero e Pescara) e spostare i suoi aeromobili, piloti ed equipaggi verso Paesi con costi più bassi per il turismo. Interromperemo anche tutti i nostri voli all'aeroporto di Crotone e saremo costretti ad effettuare ulteriori tagli alle rotte sui nostri aeroporti regionali italiani".
"Il Governo italiano ha aumentato di 2,50 euro la tassa municipale senza preavviso e senza giustificazione dal primo gennaio per sussidiare il fondo per la cassa integrazione degli ex piloti Alitalia", ha spiegato O'Brien, definendo questa una "cattiva notizia per gli aeroporti regionali: il Piano di Alitalia-Etihad di distruggere gli aeroporti regionali sta funzionando". "Il nostro non è un attacco diretto ad Alitalia - ha però puntualizzato O'Brien - riteniamo che non ci sia ragione d'essere di questa tassa".
"Questo aumento della tassa - ha detto ancora - danneggerà seriamente il turismo italiano, particolarmente negli aeroporti regionali dove la Ryanair porta milioni di visitatori ogni anno, contribuendo all'economia locale per milioni di euro attraverso turisti che spendono molto, supportando migliaia di posti di lavoro". Ricordando poi che in questo momento la disoccupazione giovanile supera il 40% e "il turismo è uno dei pochi settori che può stimolare la rapida creazione di posti di lavoro per i giovani delle regioni d'Italia", O'Brien ha fatto presente che "l'Italia si è resa poco competitiva e meno attrattiva per le compagnie aeree ed i turisti e poichè sempre più clienti evitano quest'anno il Medio Oriente ed il nord Africa per prenotare vacanze nel Mediterraneo, l'Italia consegnerà una opportunità d'oro di crescita ad altre destinazioni in spagna, Portogallo e Grecia che hanno minori costi per il turismo".
A fronte di tale analisi, Ryanair "rivolge un appello al governo italiano affinchè elimini questo dannoso aumento della tassa", richiedendo un urgente incontro con l'esecutivo proprio per "salvare il turismo, il traffico e i posti di lavoro in Italia".
Riguardo al potenziamento delle rotte sulla capitale, la low cost irlandese ha annunciato quattro nuove rotte per Lanzarote, Norimberga, Praga e Sofia e nuovi collegamenti invernali per Alicante, East Midlands, Malaga e Trapani e più voli per Atene, Bari, Berlino, Bruxelles, Budapest, Edimburgo e Manchester che "permetteranno - secondo una nota dell'aviolinea - di trasportare oltre 9 milioni di clienti all'anno e sosterranno 6.900 posti di lavoro presso gli aeroporti romani di Ciampino e Fiumicino".

Pd Sicilia, tesseramento targato Cuffaro. In Sicilia il Pd cambia pelle. Gli uomini dell'ex governatore si iscrivono in massa con la regia di Faraone.

SICILIA

L’ultimo sfregio è accaduto ieri, giorno in cui si è chiuso il tesseramento del Pd in Sicilia. Dalla piccola sezione di Realmonte, in provincia di Agrigento, è arrivata alla federazione di Palermo l’amara telefonata di un vecchio compagno: “Quelli che stavano con Cuffaro ci stanno sfrattando, si sono tesserati in massa col Pd. Si iscrivono come fanno loro, pacchetti di tessere e moduli fotocopiati. Fate qualcosa: compagni come me hanno paura per questo andazzo, se ne vanno”.
Agrigento e la sua provincia sono la culla del cuffarismo, dal nome dell’ex governatore della Sicilia che ha appena finito di scontare una condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. I cuffariani sono stati berlusconiani, centristi, si sono contaminati e riciclati per lustri pur di stare al governo dell’Isola. Ora aderiscono in massa al Pd di Matteo Renzi, con la regia di Davide Faraone, il potente sottosegretario che prepara così la sua candidatura al dopo Crocetta. Fu proprio Faraone ad annunciare trionfante l’adesione di Michele Catanzaro, delfino agrigentino di Cuffaro, all’associazione renziana Big Bang: “È con immenso piacere – dichiarò Faraone - che comunichiamo l’adesione al movimento Big Bang del giovane Michele Catanzaro, del suo gruppo politico e di quei rappresentanti delle istituzioni locali che a loro si ispirano”.
Il “gruppo politico” è quello che si precipitò sotto Palazzo D’Orleans quando Totò vasa vasa fu condannato, per un caloroso abbraccio di solidarietà: “Abbiamo voluto testimoniare la nostra vicinanza al Presidente” disse l’allora segretario del gruppo universitario Udc, Michele Catanzaro. Oggi il giovane delfino è un politico consumato. Ha orchestrato l’operazione tesseramento ad Agrigento, ha coinvolto mondi estranei alla sinistra diventando incontrastato dominus renziano della Valle dei Templi, soprattutto dopo l’incidente in cui è incappato Marco Zambuto, costretto alle dimissioni da presidente (in quota Pd) dell’Assemblea regionale dopo che andò a trovare Berlusconi ad Arcore. Zambuto, altro enfant prodige del cuffarismo fu eletto sindaco di Agrigento nel 2007 col centrosinistra. Dopo un anno entrò nel Pdl di Berlusconi per poi tornare nel Pd renziano come colonnello di Faraone, una volta capito che nell’Isola era sinonimo di restaurazione più che di rottamazione.
Il vecchio compagno di Realmonte, dietro garanzia di anonimato, spiega: “A me questi fanno paura, li abbiamo combattuti una vita. Ora vengono come padroni a casa nostra e dicono: noi non siamo cambiati, è il Pd che con Renzi è cambiato”. Il tesseramento è appena concluso ma al “regionale” sono state già segnalate parecchie anomalie. Cerchiate in rosso pure le zone del catanese, come Bronte e Paternò, dove l’assalto dei personaggi del precedente sistema è vissuto con preoccupazione anche nel mondo renziano. In più di una riunione il sindaco di Catania Enzo Bianco si è detto allarmato per quella che vede come una mutazione genetica del Pd. E ha trovato alleati, nell’opera di contrasto a Faraone, nell’assessore regionale Baldo Gucciardi e nel parlamentare Giovanni Burtone, un cattolico di sinistra stimato nel mondo renziano.
Proprio nella provincia di Catania sono stati molto attivi nel tesseramento i nuovi ras locali, transitati dal centrodestra al Pd già da mesi. Sono i parlamentari regionali del movimento politico Articolo 4, cui dedicò una trasmissione lo scorso autunno Riccardo Iacona, ricostruendo i loro legami col sistema di potere cuffariano. A partire da Valeria Sudano, eletta nel centrodestra e nipote del famoso macinapreferenze Mimmo Sudano. Presa diretta si soffermò proprio sui coi rapporti tra i Sudano e i Proto, il gruppo titolare dell’azienda Oikos che gestisce la discarica di Motta Sant’Anastasia, oggi commissariata dopo che Mimmo Proto è stato arrestato a seguito di un’indagine per corruzione. Alle telecamere di Iacona il patriarca della famiglia Proto, padre di Mimmo, disse candidamente: “Qui tutti vengono a chiedere soldi e posti di lavoro. Che ne sa lei?”. Il sistema di potere di Sudano e Proto per diversi lustri è stato il bersaglio della sinistra pre-Renzi. A benedire il loro ingresso nel Partito della Nazione c’erano invece da un lato Faraone dall’altro Lorenzo Guerini. Assieme alla Sudano sono entrati altri deputati regionali di quel territorio. Tra loro Luca Sammartino, eletto nell’Udc, che Faraone avrebbe voluto capogruppo del Pd all’assemblea regionale siciliana. E c’è Pippo Nicotra, sindaco democristiano di un comune, Aci Catena, poi sciolto per mafia, poi Nuovo Psi, Udc (con Cuffaro), Movimento delle autonomie nel 2006, poi Pdl, indagato per falso e tentata truffa: “Il nuovo si costruisce con l’esperienza” era il suo slogan ai tempi del cuffarismo trionfante, quando il suo faccione era sui manifesti dell’Udc.
A Trapani invece il tesseramento dirà che il Pd è stato conquistato dal gruppo di Paolo Ruggirello, il deputato regionale ex Udc che, dal suo feudo, negli anni ha stretto accordi prima con Raffaele Lombardo poi con Nello Musumeci. Mister 6.639 preferenze” ha avuto la benedizione di Faraone e Guerini. Rugirello non è indagato, ma il suo nome compare in diverso procedimenti giudiziari dai quali emerge il profilo del classico dominus meridionale del territorio, che governa ampi settori della società trapanese, dall’informazione alle imprese al volontariato. C’è dunque un intero mondo che si sta spostando e che ha colto l’occasione del tesseramento come un biglietto autostradale in direzione Pd. Al Nazareno, chi monitora, fa finta di non sapere perché in verità l’operazione è costruita a tavolino: “Più volte – sussurra una fonte del Nazareno – Renzi ha detto che vuole rivedere i regolamenti e che le primarie si fanno solo con gli iscritti. Lotti e Guerini in quest’ottica stanno facendo entrare tutti. Così Renzi ha una maggioranza schiacciante anche tra gli iscritti”.
Per favorire questa operazione a Palermo Faraone gioca in prima persona, con un asse di ferro con Totò Cardinale, già ministro dei governi di centrosinistra poi transitato in vari partiti. Di fatto messa ai margini la sinistra del parlamentare regionale Cracolici, fuori dagli incarichi di partito, in ingresso i mondi che avevano un punto di riferimento nell’ex deputato regionale Gaspare Vistrano, condannato a sette anni di reclusione in un processo per tangenti sul fotovoltaico. Dice una fonte del Pd palermitano: “I dati diranno che il Pd ha cambiato pelle, soprattutto nel Sud. Le polemiche che scatteranno poi sono un altro discorso. Ci raccontano episodi di gente che si va a iscrivere senza sapere il perché o di pacchetti di tessere acquisitati da un’unica carta di credito”. Fuori dall’elenco ci sono pure quelli che sono ancora formalmente di destra, ma in infinite dichiarazioni pubbliche lodano il “nuovo corso del Pd renziano”.

martedì 2 febbraio 2016

Esami falsi, giro di vite: l'Ateneo di Palermo revoca le prime lauree. - Salvo Palazzolo

Esami falsi, giro di vite: l'Ateneo di Palermo revoca le prime lauree

All'esame degli uffici amministrativi dell'Ateneo sono una quarantina di lauree fondate su esami mai conseguiti, venti segnalate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Amelia Luise, altre individuate dall'Università dopo un'indagine interna.

Le carte dell'inchiesta della procura sugli esami fantasma sono arrivate all'università. E ora scattano i primi provvedimenti. Il Senato accademico ha già revocato una laurea in Economia. E altre tre stanno per essere cancellate. Perché alcune materie sarebbero state conseguite solo sulla carta, grazie al provvidenziale intervento dell'allora responsabile della segreteria della facoltà di Economia, Adriana Paola Cardella, che dopo l'indagine della squadra mobile è stata licenziata. Dice il rettore Fabrizio Micari: "Faremo pulizia, ma con molta attenzione". Ovvero, niente procedimenti sommari. La faccenda è parecchio delicata. Chi ha conseguito quelle lauree ha oggi un posto di lavoro, nel settore pubblico o nel privato.

L'annullamento, per alcuni esami superati illegalmente, ha effetti pesantissimi: la cancellazione dell'iscrizione a un ordine professionale, la perdita di un posto di lavoro. L'Università consente una via d'uscita per sanare l'illecito. Una nuova iscrizione in facoltà, per conseguire in maniera regolare le materie contestate. Una possibile via d'uscita per evitare il peggio. Ma il caso resta grave. All'esame degli uffici amministrativi dell'Ateneo sono una quarantina di lauree fondate su esami mai conseguiti, venti segnalate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Amelia Luise, altre individuate dall'Università dopo un'indagine interna. Nel mirino non ci sono soltanto lauree in Economia, ma anche in Architettura e in Ingegneria. Perché fra il 2007 e il 2010 c'era un vero e proprio racket degli esami.


http://palermo.repubblica.it/hermes/inbox/2016/02/02/news/esami_falsi_giro_di_vite_l_ateneo_di_palermo_revoca_le_prime_lauree_rischiano_in_quaranta-132516999/


Università, Dario Tomasello copia per vincere la cattedra. 

Scoperto, ma il Miur lo conferma. 


test medicina 2015

Come racconta Stella sul "Corriere della Sera, il figlio del potente ex rettore peloritano aveva riportato nei suoi saggi brani identici a quelli del suo maestro per diventare ordinario. Nnostante le prove del plagio, la commissione ha deciso di non cambiare il verdetto.
Copiare per vincere un concorso? Niente scandali per il ministero dell’Istruzione. O almeno, è questo il messaggio lanciato dal Miur con la conferma di Dario Tomasello, figlio del potentissimo ex rettore dell’Università di Messina, come docente ordinario dell’Ateneo peloritano alla cattedra di Letteratura italiana contemporanea. Peccato che, come racconta Gian Antonio Stella sul Corriere della Serasi fosse “conquistato” la poltrona grazie a testi qua e là platealmente copiati di sana pianta dal proprio maestro, Giuseppe Amoroso, esperto della materia. Lo avevano scoperto. Eppure, dopo la sospensione temporanea e l’invio degli atti alla Procura e al ministero, la commissione ha deciso di far finta di nulla. Verdetto confermato, nonostante le prove del plagio.
I protagonisti della storia sono due. Di qua Dario Tomasello, dal 2006 «associato» di letteratura italiana contemporanea all’Università di Messina dove il padre Francesco era allora il potentissimo rettore, destinato a rimanere in carica tra mille polemiche fino al 2013. Di là Giuseppe Fontanelli, lui pure associato nello stesso Ateneo. Punti in comune: l’essere stati entrambi allievi di Giuseppe Amoroso, storico luminare della materia. Destini diversi: al concorsone del 2013 il giovane Tomasello passa, il più anziano Fontanelli no. «Possibile?», mastica amaro il bocciato. Non si dà pace. Finché, come racconterà alla rivista «centonove», viene «colto da una folgorazione, una chiaroveggenza del caso, uno strappo nel cielo di carta». In pratica, spiega oggi, «ho riconosciuto qua e là nei lavori del Tomasello non solo i pensieri ma le parole stesse di Amoroso e sono andato a controllare: c’erano pagine e pagine non ispirate ma riprese da questo o quel libro con il “copia incolla”. Senza virgolette e citazione dei testi originali». Un esempio? Primo testo: «La vitalità di osservatore accanito del ciclo della natura spinge Pascoli a cogliere il flusso di un divenire sempre diverso, una trama di suggestioni che si allacciano alla natura umana, facendosi, nell’istante in cui sono isolate, parafrasi della vita quotidiana ed eroica, brulicante di apparizioni, di tentazioni e allegorie…». Secondo testo: «La vitalità di osservatore accanito dell’esistenza spinge Quasimodo a cogliere il flusso di un divenire sempre diverso, una trama di suggestioni che si allacciano alla natura umana, facendosi, nell’istante in cui sono isolate, parafrasi della vita quotidiana ed eroica, brulicante di apparizioni, di tentazioni e allegorie…» Uguali. Virgola per virgola, tranne due parole (di qua «ciclo della natura», di là «esistenza») ma soprattutto il poeta di cui si parla. Nel primo caso Pascoli nel libro La realtà per il suo verso e altri studi su Pascoli prosatore di Tomasello, nel secondo Quasimodo nel lavoro di Amoroso nel libro collettivo Salvatore Quasimodo, la poesia nel mito e oltre a cura di Finzi. Cocciutamente deciso a smascherare il plagio, Fontanelli dice di avere per cinque mesi «letto tutto, confrontato tutto, scoperto tutto. O almeno quasi tutto». Messe insieme delle cartelle, mostra pagine e pagine a confronto. Saggio sul futurismo ( Bisogno furioso di liberare le parole ) di Tomasello: «Il chiuso di un laboratorio talora finisce per avere più brio della felicità plausibile e appagante dell’avventura in pieno sole». Saggio sulla narrativa italiana ( Forse un assedio ) di Amoroso: «Il chiuso di un laboratorio talora finisce per avere più brio della felicità plausibile e appagante dell’avventura in pieno sole». Ancora Tomasello: «Fra segmentazioni dialogiche, mimesi del parlato, spazi di pura narrazione, l’aggancio ai nodi del reale dispone frattanto i testi nella misura di una cronaca ricca e criticamente più centrata nel cardine dei fatti, nella mostra vitale del tempo». Amoroso: «Fra segmentazioni dialogiche, mimesi del parlato, spazi di pura narrazione, l’aggancio ai nodi del reale dispone frattanto le pagine sulla regola di una cronaca ricca e criticamente più centrata nel cardine dei fatti, nella mostra vitale del tempo». Ancora Tomasello in L’isola oscena : «L’inventario di questo universo appare un catalogo di sbigottimenti grazie alla posizione inconsueta delle tessere nel quadro, allo sbandato riflesso delle tinte, all’atmosfera di incantamento suggerita dalle angolature, dai coefficienti instabili dell’impianto, dal nervoso punto di vista». Amoroso in Raccontare l’assenza : «L’inventario di questo universo appare un catalogo di sbigottimenti grazie alla posizione inconsueta delle tessere nel quadro, allo sbandato riflesso delle tinte, all’atmosfera di incantamento suggerita dalle angolature, dai coefficienti instabili dell’impianto, dal nervoso punto di vista». E potremmo andare avanti… «Ho una produzione sterminata e, confesso, non mi ero proprio accorto del presunto “saccheggio”», disse dopo la denuncia Amoroso, «Ad aprirmi gli occhi è stato Fontanelli». Di più: «Non sono Proust, non pretendo che venissero riconosciuti la mia mano, il mio tratto. Questo mai. Non mi permetterei. Ma…». «Ho sempre agito con correttezza e professionalità», rispose Tomasello, minacciando sventagliate di querele, si legge sul quotidiano.
DARIO TOMASELLO, COPIA E VIENE CONFERMATO ORDINARIO
Era stato il nuovo rettore dell’Università di Messina, Pietro Navarra, a girare i documenti al Ministero e alla Procura di Milano dopo lo scandalo. Da pochi giorni è arrivata la risposta del Ministero, firmata del direttore generale del Miur Daniele Livon:
La frase che conta è questa: «Visionata la documentazione» la commissione (che lodava il vincitore anche per i «contributi originali») ritiene di «non dover modificare il giudizio di abilitazione già reso nei riguardi del prof. Tomasello».

L’UNIVERSO SENZA COMPLEANNO. - Corrado Ruscica

Spacetime

Secondo il modello del Big Bang, la struttura su larga dell’Universo si espande continuamente, e sempre più velocemente, e lo spazio appare mediamente uguale in ogni direzione. Inoltre, il modello del Big Bang assume che la fisica convenzionale, inclusa la teoria della gravità di Einstein, sia più o meno corretta. In base a questo modello, se si riavvolge indietro di 13,8 miliardi di anni la storia cosmica si arriva ad un “inizio” in cui l’Universo si trovava in uno stato fisico incredibilmente caldo e denso: stiamo parlando della singolarità gravitazionale. Il tempo inizia quando questa singolarità esplode nel Big Bang. Stephen Hawking ha dichiarato che è possibile “eliminare” dalle nostre teorie cosmologiche alcuni eventi “prima” del Big Bang in quanto non esiste alcun modo di misurarli. Tuttavia, la domanda su ciò che ha preceduto il Big Bang rimane ancora affascinante e per qualche scienziato non si può evitare dal punto di vista teorico.
Lo scorso anno, i fisici Saurya Das dell’University of Lethbridge in Alberta e Ahmed Ali della Benha University in Egitto pubblicarono un articolo in cui affermavano che l’Universo, a differenza del modello del Big Bang, non ha avuto un inizio (post). Essi ammettono che circa 13,8 miliardi di anni fa vi fu una immediata esplosione di energia ma negano l’esistenza di una singolarità iniziale. Secondo il modello del Big Bang, il nostro Universo ebbe origine da un punto infinitamente denso, per l’appunto da uno stato singolare. Tuttavia, una buona teoria fisica non dovrebbe contenere delle singolarità perciò gli scienziati hanno tentato di capire nel corso degli anni se effettivamente la meccanica quantistica fosse in grado di eliminarle. Nel modello proposto da Das e Ali si parte dal presupposto per cui la posizione e la velocità di qualsiasi cosa presente nel cosmo, secondo il principio di indeterminazione, è incerta, inclusa la singolarità stessa, che quindi non dovrebbe esistere con certezza. In più c’è il problema del tempo. La domanda è: il tempo ha avuto un inizio? Il modello del Big Bang afferma di sì mentre secondo il modello di Das e Ali l’età dell’Universo sarebbe infinita. Inoltre, il nostro Universo contiene circa il 70 percento di energia scura e circa il 25 percento di materia scura, le cui origini sono sconosciute. Il modello di Das e Ali tenta di affrontare questo problema ipotizzando che l’Universo sia permeato da una sorta di “fluido quantistico freddo” noto come condensato di Bose-Einstein, che può tener conto della materia ed energia scure. Ma in che modo? Questo fluido composto da gravitoni, cioè le ipotetiche particelle che dovrebbero mediare l’interazione gravitazionale, ha una massa e densità. I due scienziati postulano che tale densità possa spiegare in qualche modo la densità osservata della materia scura. Inoltre, il fluido, essendo un oggetto quantistico, esercita una forza quantistica minima che sarebbe assente nel caso in cui il cosmo fosse deterministico, così come ritenevano Newton e Einstein. Questa forza, che ha una pressione negativa, spiegherebbe così l’azione dell’energia scura e i calcoli eseguiti finora dai due ricercatori sono promettenti.
Che ne è della singolarità iniziale del Big Bang? Se l’Universo in cui viviamo ebbe origine circa 13,8 miliardi di anni fa da una singolarità gravitazionale, non esiste alcun modo di dire ciò che accadde prima, dato che le teorie fisiche non possono essere estese prima di questo evento: ciò vuol dire che lo spazio e il tempo cessano di avere un significato. Dunque, siamo di fronte ad un grosso problema. Secondo l’idea proposta da Das e Ali, si traccia all’indietro la storia cosmica utilizzando non la meccanica classica deterministica bensì la meccanica quantistica. In questo modo, man mano che l’Universo diventa sempre più piccolo e più denso, procedendo verso il passato, esso non si contrae in un punto a densità infinita ma continua a ritroso per sempre. In altre parole, la singolarità iniziale del Big Bang viene eliminata dalle incertezze quantistiche. Se poi le predizioni di questo nuovo modello saranno supportate dalle attuali e future osservazioni, si potrebbe proporre anche una teoria alternativa all’inflazione cosmica che presenta un certo numero di problemi nonostante spieghi in maniera brillante l’omogeneità, l’isotropia e la geometria spazialmente piatta del nostro Universo. L’Universo esisterà per sempre? Secondo i due scienziati la risposta è sì. Se la teoria è corretta e il fluido di Bose-Einstein rimarrà intatto, l’Universo dovrebbe continuare ad accelerare al punto che le galassie scompariranno dal rispettivo orizzonte diventando alla fine invisibili: si parla di un altro evento catastrofico noto come Big Rip. D’altra parte, però, se il fludio quantistico si frammenterà l’Universo potrebbe arrestare la sua accelerazione, rallentando sempre più al punto da ricollassare nuovamente in un piccolo volume di spazio. Das e Ali stanno studiando queste eventualità. C’è da dire che il loro modello si basa sulla meccanica quantistica standard e perciò è consistente con le sue varie interpretazioni. Una di loro è la cosiddetta “interpretazione a molti mondi che ipotizza l’esistenza di universi paralleli. Forse, questi ultimi potrebbero esistere davvero.

Spazio, l'Italia vola sulla Luna con il nano satellite ArgoMoon.



Il progetto italiano scelto dalla Nasa per la missione Orion Em-1


Torino (askanews) - Un selfie spaziale ad alta risoluzione immortalerà il sorvolo della Luna da parte della navetta americana Orion nel 2018 e il "fotografo" sarà ArgoMoon, un nano satellite Made in Italy creato dalla torinese Argotec, azienda specializzata nella ricerca e sviluppo di sistemi aerospaziali, oltre che nella produzione di cibo per gli astronauti e famosa per aver inventato la prima macchina da caffé espresso spaziale della storia.
Oltre a scattare foto storiche della missione, ArgoMoon dovrà anche testare sistemi innovativi di comunicazione.

David Avino, fondatore e numero 1 di Argotec.
"ArgoMoon è un satellite di piccole dimensioni - spiega - circa 30x20x10 cm ed è la prima volta che un satellite di queste dimensioni viene lanciato nel Deep space, quindi in orbita lunare e verrà lanciato dal nuovo Sls, lo space launch system della Nasa che porterà l'uomo sulla Luna, su un asteroide e magari anche su Marte in futuro".
La "Exploration mission 1" (Em-1) sarà il secondo volo di collaudo della capsula Orion, che porterà la navetta a orbitare attorno alla Luna prima di far ritorno sulla Terra. Orion rilascerà, come carico secondario, alcuni piccoli satelliti tra cui ArgoMoon, il cui progetto è coordinato dall'Agenzia spaziale italiana (Asi).
"L'Italia - ha aggiunto Avino - ha un ruolo chiave e molto importante perché ArgoMoon è stato selezionato dall'Asi, dall'Esa e soprattutto dalla Nasa come unico satellite europeo che volerà in questa missione".
I nano satelliti CubeSat sono di fatto i droni del futuro e l'azienda italiana sarà la prima a testarne uno nelle condizioni estreme dell'orbita lunare, a più di 380mila km dalla Terra.
L'impiego dei nano-satelliti è aumentato in modo considerevole negli ultimi anni, grazie ai costi contenuti dovuti alle dimensioni ridotte e all'utilizzo di alcuni componenti commerciali. La sfida degli ingegneri di Argotec, azienda in cui l'età media dei dipendenti è sotto i 30 anni, è proprio ricercare e confinare in un volume ridotto soluzioni tecnologiche italiane che dovranno essere altamente affidabili per le future missioni nello Spazio profondo.

http://www.askanews.it/servizi-pcm/video-innovazione-scientifica-e-tecnologica/spazio-l-italia-vola-sulla-luna-con-il-nano-satellite-argomoon_711724133.htm

Laboratorio del pane di 33 secoli fa: scoperto quasi intatto. - Gian Carlo Bulla



Risale a 1300 anni prima di Cristo l'ambiente rinvenuto dagli archeologi al lavoro nel nuraghe Arrubiu dove si notano le piastre di cottura, recipienti, macine, falcetti e resti di impasti non lievitati.

ORROLI. Nuova importante scoperta nel nuraghe Arrubiu. In una camera di una delle torri del nuraghe pentalobato, nel corso di ricerche condotte da Fulvia Lo Schiavo, già soprintendente dei beni archeologici della Sardegna e della Toscana, coadiuvata da Mauro Perra, curatore del museo la casa del nuraghe Arrubiu, è stato scoperto un laboratorio per la panificazione, risalente al tredicesimo secolo avanti Cristo.
E' fornito di piastre di cottura, recipienti per la preparazione del pane, decine di macine e macinelli in basalto, elementi di falcetto in ossidiana e numerosi frammenti di un preparato alimentare che è stato riconosciuto come pane non lievitato.
Tutti i dati dell’importante scoperta saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà venerdì 24 aprile alle 11 nel teatro comunale di Orroli. Alla conferenza oltre a Fulvia Lo Schiavo e Mauro Perra interverranno Antonio Orgiana, sindaco del paese del Sarcidano, Nadia Canu della soprintendenza di Sassari e Nuoro e Philippe Marinval ,carpologo (studioso scientifico dei frutti delle piante ) del Cnrs francese.

Il tassista e il musulmano.



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