martedì 23 maggio 2017

Giovanni Falcone, chi lo chiamava “cretino” e chi non lo votò al Csm: ecco i nemici del giudice ucciso nella strage di Capaci. - Giuseppe Pipitone

Giovanni Falcone, chi lo chiamava “cretino” e chi non lo votò al Csm: ecco i nemici del giudice ucciso nella strage di Capaci

Dalle offese di Carnevale agli attacchi in diretta televisiva fino all'ultima provocazione di Berlusconi. A 25 anni dalla strage di Capaci ecco i nomi di chi ha provato in tutti i modi a rendere difficile l'esistenza del magistrato palermitano. Come Lino Jannuzzi che ai tempi della Superprocura definiva lui e De Gennaro "i maggiori responsabili della débâcle dello Stato di fronte alla mafia. Una coppia la cui strategia ha approdato al più completo fallimento".

C’è chi non si è pentito delle offese lanciate persino quando l’avevano già assassinato, ma anche chi ha chiesto scusa. Chi ha fatto delle scelte poi rivelatesi errate e adesso porta in tribunale i giornali che le ricordano, chi non ha mai più commentato certe critiche lanciate a favor di telecamera e chi invece nega persino le sue stesse parole. Sono i nemici di Giovanni Falcone, quelli che lo hanno osteggiato in vita rendendogli impossibile l’esistenza. Una categoria che non viene mai – o quasi mai – citata nelle decine di eventi organizzati ogni anno per commemorare il giudice palermitano. “I nemici principali di Giovanni furono proprio i suoi amici magistrati. Tanti furono gli attacchi e le sconfitte tanto che fu chiamato il giudice più trombato d’Italia e purtroppo lo è stato ed è stato lasciato solo”, ha ricordato la sorella Maria alla vigilia dell’anniversario numero 25 della strage di CapaciUn quarto di secolo dopo quel maledetto 23 maggio del 1992, tante, tantissime cose sono cambiate: a cominciare dalla stessa Cosa nostra e dall’Antimafia, fenomeni che negli anni sono addirittura arrivati a confondersi e compenetrarsi. Un gioco di specchi di cui sono piene le cronache degli ultimi anni e che soltanto nell’isola dei paradossi poteva andare in scena.
I nemici di Falcone – Confusa tra mille riflessi è stata anche la figura stessa di Falcone: la storia del giudice più trombato d’Italia, per citare la sorella Maria, è stata trasformata – spesso dai suoi stessi detrattori – in quella perfetta del magistrato appoggiato da tutti lungo la sua intera esistenza . Venticinque anni dopo la sua morte, il ricordo del magistrato siciliano e è finito annacquato da fiumi di retorica: oggi sembra quasi che Falcone sia stato in vita un uomo amato da tutti, mai attaccato o ostacolato da nessuno. E pazienza se i fatti siano andati in maniera diversa. D’altra parte la figura del giudice palermitano viene usata oggi come una sorta di santino: un nome da citare per dare solidità a qualsiasi tipo di ragionamento o di ragionatore. Solo per fare un esempio, rivendica di aver conosciuto Falcone persino quello che è considerato il capo dei capi di Mafia capitale. “Una volta mi accollarono un reato in Sicilia (il delitto di Piersanti Mattarella ndr), presi l’avvocato e andai da Falcone, il giudice Falcone a Palermo”, dice in un’intercettazione Massimo Carminati.  “Ma Falcone lo hai conosciuto di persona te?”, gli chiedono i suoi compari, come racconta il giornalista Lirio Abbate. “Mi ha interrogato. Persona intelligentissima, si vedeva proprio, aveva l’intelligenza che che gli sprizzava dagli occhi. Era anche una persona amabile nei modi”, risponde il Cecato dando vita a un dialogo grottesco.
L'ultima provocazione di Silvio: citarlo come esempio.
Dell'Utri - Berlusconi

Sono al limite dell’imbarazzo, invece, le ultime dichiarazioni di Silvio Berlusconi.”Falcone è il simbolo di come dovrebbe essere un magistrato”, ha detto l’ex cavaliere, intervistato dal Foglio. Chi magari pensava che il magistrato simbolo per Berlusconi dovesse somigliare al corrotto Vittorio Metta è dunque rimasto deluso. Ma l’ex premier ha addirittura rilanciato: “Al pensiero di Falcone si ispirano molte delle nostre idee sulla giustizia”. Il magistrato siciliano purtroppo non può replicare. In alternativa avrebbe respinto al mittente qualsiasi connessione con la ex Cirielli, il lodo Alfano, e la depenalizzazione del falso in bilancio, solo per citare qualche “idea sulla giustizia” di Forza Italia, partito fondato da Marcello Dell’Utri, detenuto a Rebibbia dopo la condanna in via definitiva per concorso esterno. Vale la pena di ricordare che Berlusconi – tra le altre cose – è stato lungamente indagato come mandante a volto coperto delle stragi del 1992 e 1993. “So che ci sono fermenti di procure che ricominciano a guardare a fatti del ’92, ’93, ’94: follia pura. Quello che mi fa male è che c’è chi sta cospirando contro di noi“, disse invece il leader di Forza Italia da presidente del consiglio in carica, quando la procura di Caltanissetta riaprì le indagini sulla strage di via d’Amelio, depistate dal falso pentito Vincenzo Scarantino.

L'Ammazzasentenze che lo offendeva anche da morto.

Corrado Carnevale

D’altra parte è sempre uno dei governi di Berlusconi che nel 2003 inserì un comma in Finanziaria per concedere al giudice Corrado Carnevale di essere reintegrato, recuperando gli anni di contributi pensionistici persi a causa delle inchieste a suo carico. Carnevale era stato lo storico presidente della prima corte di Cassazione che nel 1992 avrebbe dovuto giudicare le sentenze del primo Maxi processo a Cosa nostra. Per il gran numero di annullamenti decisi negli anni precedenti si era guadagnato un soprannome evocativo: l’Ammazzasentenze. Ed è per evitare di ammazzare pure gli ergastoli del primo Maxi processo che Falcone – nel frattempo approdato alla direzione degli Affari Penali del ministero della Giustizia – ottenne l’applicazione di un criterio di rotazione per i casi di mafia approdati alla Suprema corte. Carnevale non la prese bene. “I motivi per cui me ne sono andato non sono quelli di pressione di quel cretino di Falcone: perché i morti li rispetto, ma certi morti no“, diceva in una conversazione l’8 marzo del 1994, a meno di due anni dalla strage di Capaci. Un’intercettazione in cui il giudice non risparmia neanche la moglie di Falcone, Francesca Morvillo. “Io sono convinto che la mafia abbia voluto uccidere anche la moglie di Falcone che stava alla prima sezione penale della Corte d’Appello di Palermo per farle fare i processi che gli interessavano per fregare qualche mafioso“, dirà senza un minimo di compassione per la coppia appena assassinata da Cosa nostra.
Il risentimento dell’Ammazzasentenze – Quando il 10 novembre dello stesso anno gli investigatori gli danno lettura di quelle conversazioni, l’Ammazzasentenze confida: “Devo ammettere che io ho avuto del risentimento nei confronti del dottor Falcone”. Gli chiedono: “Neppure dopo la morte di Falcone si è placato quel suo grave risentimento?”. “No, devo ammettere di no”. Processato per concorso esterno, Carnevale è stato assolto in primo grado, condannato in appello a sei anni, prosciolto definitivamente in Cassazione. Dopo l’assoluzione torna a fare il giudice della corte di Cassazione, pensa di ricandidarsi come presidente della prima sezione ma lascia perdere. Poteva rimanere in servizio fino al 2015, ma decide di andare in pensione nel 2013 quando ha ormai 83 anni. Alcuni mesi dopo va a testimoniare al processo Capaci bis – quello nato dalle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza – e dice incredibilmente: “Non ho mai parlato di Falcone, non avevo motivo per farlo”. Ai giornalisti del Foglio e del Giornale che lo vanno a trovare a casa per intervistarlo invece racconta: “La casta a cui appartengo fin dal primo momento non mi ha visto di buon occhio. Temevano che potessi salire tanto in alto da influire sul loro lassismo. È la logica dell’invidia“.
Geraci e il voto al Csm che gli preferì Meli.
Ha azzerato praticamente gli interventi mediatici Vincenzo Geraci, altro nome che ha un ruolo nella carriera di Giovanni Falcone, perché insieme al magistrato siciliano era presente ai primi interrogatori di Tommaso Buscetta. Anni dopo Geraci è tra i consiglieri del Csm che la sera del 19 gennaio del 1988 bocciano la nomina di Falcone a capo dell’ufficio istruzione di Palermo. Era lo stesso posto ricoperto da Antonino Caponnetto, l’inventore del pool antimafia: sembrava scontato che la successione toccasse a Falcone. “Se da un lato, infatti, le notorie doti di Falcone e i rapporti personali e professionali che coltivo con lui mi indurrebbero a preferirlo nella scelta, a ciò mi è però dì ostacolo la personalità di Meli, cui l’altissimo e silenzioso senso del dovere, costò in tempi drammatici la deportazione nei campi di concentramento della Polonia e della Germania, dove egli rimase prigioniero per due anni. In tali condizioni vi chiedo pertanto di comprendere con quanta sofferenza e umiltà mi sento portato ad esprimere  il mio voto di favore”, dirà Geraci annunciando il suo sostegno alla candidatura dell’anziano Antonino Meli: di mafia sapeva poco o nulla ma era stato internato dai tedeschi. Venne nominato consigliere istruttore con 14 voti a favore, 10 contrari (tra i quali Gian Carlo Caselli) e 5 astenuti.
“Un giuda ci ha traditi” – “Quando Giovanni Falcone, solo per continuare il suo lavoro, propose la sua aspirazione a succedere ad Antonino Caponnetto, il Csm, con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Antonino Meli. Falcone concorse, qualche Giuda si impegnò subito a prenderlo in giro, e il giorno del mio compleanno il Csm ci fece questo regalo. Gli preferì Antonino Meli”, si sfogherà Paolo Borsellino, nel suo ultimo intervento pubblico il 25 giugno del 1992. Borsellino non indicherà mai chi fosse quel Giuda: venne ucciso, infatti, meno di tre settimane dopo quell’intervento. Molti anni dopo, quindi, quando il giornalista Rino Giacalone tirerà in ballo Geraci, quest’ultimo lo querelerà per diffamazione. Oggi Geraci è procuratore generale aggiunto della Cassazione: in pratica è il vice di Pasquale Ciccolo, titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati.
Il Corvo senza nome – Sempre per rimanere nel campo delle toghe non si può non citare il famoso caso del Corvo di Palermo, l’anonimo autore di lettere in cui si accusava Falcone di avere gestito illegalmente il pentito Totuccio Contorno: addirittura di averlo chiamato a Palermo per mandarlo a caccia dei boss del clan dei corleonesi. Accusato di essere il Corvo fu il giudice Alberto Di Pisa, condannato in primo grado a un anno a sei mesi e poi assolto definitivamente nel 1993. L’identità del Corvo non sarà mai individuata mentre tra i detrattori di Falcone si possono annoverare anche personaggi estranei alla magistratura. A cominciare magari da semplici e normali privati cittadini.

Quando i vicini di casa non lo volevano.

“Spostate i magistrati in periferia” – La Palermo in cui ha vissuto Giovanni Falcone era molto diversa dalla Palermo che si è svegliata dopo quello che i mafiosi battezzarono come l’Attentatuni. Un esempio? Una lettera pubblicata dal Giornale di Sicilia negli anni ’80. A scriverla è una donna che abita nelle vicinanze del condominio in cui Falcone fa ritorno ogni sera, blindato dalle auto della scorta. Il motivo della missiva? “Regolarmente tutti i giorni, al mattino, nel primissimo pomeriggio e la sera, vengo letteralmente assillata da continue e assordanti sirene di auto della polizia che scortano i vari giudici. Ora mi domando: è mai possibile che non si possa eventualmente riposare un poco nell’intervallo del lavoro? O quanto meno seguire un programma televisivo in pace?”; scriveva la vicina di casa del giudice che poi lanciava un invito: “Perché i magistrati non si trasferiscono in villette alla periferia della città, in modo tale che sia tutelata la tranquillità di noi cittadini lavoratori e l’incolumità di noi tutti, che nel caso di un attentato siamo regolarmente coinvolti senza ragione”. Parole che fanno un certo effetto. Soprattutto oggi che l’albero Falcone – nei pressi dell’abitazione del magistrato – sarà invaso da persone arrivate a Palermo da tutta Italia.
L’attacco in diretta tv – Le cose per Falcone non andavano meglio quando accettava di partecipare a qualche trasmissione televisiva. Nota, anzi notissima, è la puntata che Michele Santoro e Maurizio Costanzo dedicano in tandem alla memoria dell’imprenditore Libero Grassi, ucciso nell’agosto del 1991. In studio tra gli ospiti c’è il giudice palermitano, attaccato più volte in quell’occasione da personaggi che avranno storie future completamente diverse. “Falcone ha dichiarato che è notorio che l’onorevole Salvo Lima utilizzava la macchina degli esattori Salvo”, è l’intervento – in collegamento da Palermo – di Leoluca Orlando. “C’era bisogno che lo dicessi io perché si sapesse dei rapporti tra i Salvo e i Lima”, risponde Falcone, raccogliendo la replica dell’allora leader della Rete. “Ecco un’ulteriore conferma“, dice in diretta televisiva Orlando, che in pratica accusava Falcone di non aver perseguito volontariamente l’europarlamentare della Dc. Quelle accuse a Falcone saranno rinfacciata per anni al primo cittadino palermitano, il quale chiederà poi scusa per le sue parole. Quella trasmissione, però, è passata alla storia anche per l’intervento di Totò Cuffaro. “Ho assistito ad una volgare aggressione alla classe migliore che abbia la Democrazia Cristiana in Sicilia. Il giornalismo mafioso che è stato fatto stasera fa più male di dieci anni delitti”, è una parte dello sfogo del futuro governatore della Sicilia, poi condannato in via definitiva per favoreggiamento alla mafia. Per il video di quell’intervento – intitolato su youtube “Totò Cuffaro aggredisce Giovanni Falcone” – l’ex presidente siciliano ha querelato Antonio Di Pietro, che lo aveva postato sul suo blog: il tribunale gli ha dato ragione.

"Falcone, chi la protegge?". L'attacco di giornali e tv .

“Giovanni vattene da Roma” – E se oggi tutti concordano nel valutare come un salto di qualità nella lotta alla mafia il passaggio di Falcone a Roma per dirigere gli Affari Penali del ministero di Grazia e Giustizia, così non era in quel 1992. “Secondo me Falcone farebbe bene ad andarsene il più presto possibile dai palazzi ministeriali, perché l’aria non gli fa bene proprio“, disse l’avvocato Alfredo Galasso nella stessa puntata del Maurizio Costanzo Show, nota per l’esordio televisivo di Cuffaro. “Questo mi sembra scarso senso dello Stato. Al ministero di Grazia e Giustizia ci sono posti espressamente previsti per i magistrati”, fu la replica di Falcone, attaccato spesso per il suo trasferimento a Roma anche in altre salotti televisivi. “Noi abbiamo imparato a conoscerla quando viveva barricato laggiù e forse l’abbiamo un po’ mitizzata. Adesso che sta al ministero e che scrive editoriali sulla Stampa, le sue posizioni sembrano più morbide, più sfumate. Non vorrei dire che ci ha un po’ deluso negli ultimi tempi ma sicuramente è cambiato: lei lo sa? Ne è consapevole?”, gli chiede il 12 gennaio del 1992 Corrado Augias durante una puntata di Telefono Giallo. Una trasmissione che passa alla storia soprattutto per la domanda posta da una componente del pubblico. “Lei – chiederà una donna a Falcone – dice nel suo libro che in Sicilia si muore perché si è soli. Giacché lei fortunatamente è ancora con noi: chi la protegge?” La reazione del magistrato è amara: “Questo vuol dire che per essere credibili bisogna essere ammazzati?” 


I veleni di Jannuzzi: attacco al Maxi e alla Dna.


 Lino Jannuzzi
Critiche asprissime arriveranno a Falcone nello stesso periodo anche sulla stampa. È il momento in cui il magistrato siciliano è candidato a dirigere la cosiddetta Superprocura (cioè la procura nazionale antimafia) e il poliziotto Gianni De Gennaro  la Dia. Lino Jannuzzi, però, sul Giornale di Napoli li indicherà come i “maggiori responsabili della debacle dello Stato di fronte alla mafia… una coppia la cui strategia, passati i primi momenti di ubriacatura per il pentitismo e i maxi-processi, ha approdato al più completo fallimento. Da oggi, o da domani, dovremo guardarci da due Cosa Nostra, quella che ha la Cupola a Palermo e quella che sta per insediarsi a Roma. E sarà prudente tenere a portata di mano il passaporto”. Jannuzzi in seguito sarà senatore di Forza Italia per ben due legislature. In precedenza, tra l’altro – lo ricorda Caselli sul Fatto Quotidiano di qualche giorno fa – erano stati altri due futuri parlamentari di centrodestra ad attaccare Falcone dalle colonne del Giornale e del Giornale di SiciliaOmbretta Fumagalli Carulli e Guido Lo Porto. Nei loro articoli il maxi-processo viene definito un “un processo-contenitore abnorme, un meccanismo spacciato come giuridico”, mentre i procedimenti genericamente contro Cosa nostra vengono bollati come “messinscene dimostrative, destinate a polverizzarsi sotto i colpi di quel po’ che è rimasto dello Stato di diritto”, “montature” allestite dai “registi del grande spettacolo della lotta alla mafia”.
“Un mediocre pubblicista” – Gli opinionisti non saranno teneri neanche quando Falcone darà alle stampe un libro –  Cose di Cosa nostra – scritto alla fine del 1991 insieme a Marcelle Padovani. “Scorrendo il libro-intervista di Falcone, “Cose di cosa nostra”, s’avverte (anche per il concorso di una intervistatrice adorante) proprio questo: l’eruzione di una vanità, d’una spinta a descriversi, a celebrarsi, come se ne colgono nelle interviste del ministro De Michelis o dei guitti televisivi”, scriverà Sandro Viola in un’editoriale durissimo pubblicato da Repubblica il 9 gennaio del 1992. “A Falcone non saranno necessarie, ma a me servirebbero, invece, due o tre particolari  illuminazioni: così da capire, o avvicinarmi a capire, come mai un valoroso magistrato desideri essere un mediocre pubblicista“, sarà la chiusa di quell’articolo, che oggi è quasi introvabile online. Come i nemici di Falcone: attivissimi quando il giudice era vivo, evaporati dopo il botto di Capaci. E in qualche caso diventati amici intimi del magistrato assassinato. Ma – ovviamente – soltanto post mortem.

Note sulla lunga marcia del sistema.



… “Lunga Marcia” per quanto riguarda la distanza, ma a tempo di record ogni giorno di più e incessantemente in stato di tensione, tanto il Sistema funziona senza riprendere fiato in modalità di superenergia che sembra non avere limiti di utilizzo, fino a che morte o autodistruzione non seguano. La Lunga Marcia è scandita a ritmo incredibile da una serie stupefacente di catastrofi, e da altrettante stupidaggini, o mostruose coglionerie, se vogliamo adoperare un linguaggio disinvolto per il rilassamento degli animi. In questo Regno delle catastrofi, il Sistema mette in mostra un’ immaginazione straripante che meriterebbe gli si applicasse come motto la variante di una delle più famose massime del maestro Audiard:        (“I cretini osano qualunque cosa, è proprio per questo che li si riconosce):  “Il Sistema  osa qualunque cosa ed è proprio per questo che lo si riconosce.”
Dalla Corea del Nord all’Afghanistan (e qui torniamo sull’immagine di una delle catastrofi più vecchie del periodo), passando per Macron-La Rotonde (hotel dove il candidato ha fatto una festa dopo il primo turno delle presidenziali-N.d.T.), il Sistema trotterella quanto mai soddisfatto di se stesso. Nulla più sembra poterlo fermare e niente in verità può fermarlo; la sua ambiziosa aspirazione ormai non è più la stabilità di una egemonia di ferro per tenerci imprigionati senza fine e senza incrinature, ma è diventata al contrario il ritmo, il movimento, lo spasmo super potente e continuo in una direzione senza il minimo significato, a meno che non ci si attenga all’equazione superpotenza-autodistruzione.
Anche se gli avvenimenti francesi meritano la nostra attenzione, quelli di Washington D.C., con Trump che stupisce per la sua capacità di adattarsi alla superpotenza del Sistema , non ne sono meno degni e  di quelli ci interessiamo.  Con Trump che è rapidamente passato da Trump versione 1 a Trump versione 2, il Sistema sembra aver trovato non solo un servitore-marionetta ma anche piuttosto uno zelante produttore, che non cessa di alimentarsi avidamente non tanto alle pressioni dello “Stato profondo” ma piuttosto al suo fascino, al quale sembra molto sensibile. Un  fascino al quale infine soccombe con tanto zelo, sempre esagerando, fino a far pensare che sia a volte lui, Trump, il burattinaio piuttosto che la marionetta. Adam Garrie scrive, per certi versi molto giustamente, – ma  si vedrà più avanti che ci sembra ugualmente possibile  proporre altre sfumature: “Le convinzioni di Donald Trump sembra che si siano trasformate meno a causa delle manovre intimidatorie dello “Stato profondo” e  più a causa della sua credulità alle suggestioni dello “Stato profondo”.”
IN EFFETTI, C’È LA GUERRA IN AFGHANISTAN.
Fermiamoci un attimo a considerare una situazione dimenticata… Si potrebbe credere che lo sgancio in pompa magna della madre di tutte le bombe, la MOAB, su un a montagna famosa perché bucherellata come un groviera e perché da rifugio al locale Stato Maggiore dell’ISIS, avrebbe potuto raddrizzare la situazione della guerra in Afghanistan. Piuttosto si potrebbe credere in definitiva a un concatenamento di causa ed effetto, e poi come se si volesse dare in tal modo l’occasione di una ritorsione spaventosamente mortifera, che venga piuttosto dai talebani che dall’ipotetico e tentacolare ISIS.
Comunque sia, alcuni giorni dopo l’enorme esplosione della Moab un terribile attacco dei suddetti talebani contro  un accampamento dell’esercito regolare afgano ha causato notevoli perdite, dell’ordine di 200 morti, tra i quali si trovano senza dubbio alcuni componenti della macchina americanista che compare in tutte le sconfitte delle forze globaliste.
Questo attacco (dei talebani) ha in effetti dato inizio a una crisi grave in Afghanistan, nella struttura-simulacro pseudo-locale organizzata a colpi di  miliardi di dollari dagli Stati Uniti per resistere o anche – audaci sogni- avere la meglio sui talebani:  questra struttura posticcia si rivela ogni giorno sempre più tanto sforacchiata da sembrare un groviera ridotto in brandelli da una bomba MOAB. Il Segretario alla Difesa Mattis si è precipitato in Afghanistan con uno scalo imprevisto durante un periplo originariamente riservato a blandire i suoi unici amici, gli Israeliani, mentre diverse personalità  delle forze di sicurezza afgane,  tra le quali il ministro della Difesa stesso, davano le dimissioni o piuttosto erano obbligati a farlo da un presidente afgano messo alle corde. Non è facile essere il burattino di un padrone così scoppiettante e distruttivo, e così straordinariamente stupido, maldestro e impotente, come sono gli Stati Uniti, il suo Pentagono, il suo “Stato profondo”, e tutto l’ambaradan. (Vedremo più avanti che però c’è una soluzione, per tutto il catalogo s’intende…)
Improvvisamente, com’è ovvio, Washington D.C. pensa una misura rivoluzionaria e che è già stata provata: mandare delle truppe statunitensi di rinforzo in Afghanistan… Soprattutto non si cambia una squadra che perde, e che perde ancora, e che perde sempre, ecco un altro assioma immutabile del Sistema. Questa volta siamo sicuri che il presidente Trump saprà trovare le parole per convincerci che una “forza terribile”, una “invisibile armata” terrestre, è in partenza per trasformare una guerra interminabile (16 anni di fila) in una guerra lampo, irresistibile per i titoli di apertura della stampa televisiva del Sistema, diventata ormai la sua prima rete di comunicazione.
Un dettagliato articolo di WSWS (World Socialist Web Site) avantieri ci dava una descrizione accettabile della catastrofica situazione afghana dopo 16 anni di guerra… E noi annotavamo nella presentazione dell’articolo: “L’articolo segnala che, quando la guerra fu iniziata nel 2001, l’obiettivo strategico degli Stati Uniti era di stabilire dopo la caduta della Unione Sovietica la loro egemonia sulle regioni del Centro Asia che contengono la seconda  zona al mondo di riserve e di giacimenti petroliferi accertati. ”
Dopo 16 anni di guerra -e 800 miliardi di dollari più tardi-, gli Stati Uniti hanno dimostrato in modo convincente la loro impotenza e la loro totale incapacità di instaurare e stabilizzare un regime a loro favorevole a Kabul, che tenga il paese in modo soddisfacente per i loro obiettivi strategici. Il che fa scrivere di conseguenza a WSWS.org che gli Stati Uniti, 16 anni dopo, non sono riusciti in nessun modo a consolidare gli obiettivi strategici dell’imperialismo USA, come previsti nel 2001. La Russia domina tuttora più che mai la zona, con le sue ricchezze del sottosuolo, mentre la Cina afferma il suo ruolo in accordo con la Russia posando in particolare una rete di oleodotti orientati verso Est e non verso l’Ovest come prevedeva il grandissimo gioco degli Stati Uniti. Ad ogni buon conto, e dato che ormai è questo  il meccanismo automatico di servizio, i capi militari statunitensi nella regione hanno assunto a loro carico le accuse del Sistema della comunicazione USA  a Washington secondo le quali quello che capita “va a favore della  Russia”, che rifornisce di armi, materiali, suggerimenti, e incantesimi magici, i talebani. Il generale Nicholson che comanda le truppe statunitensi in Afghanistan non ha per niente rigettato questa ipotesi, è un obbligo di servizio, mentre Mattis la sviluppava per conto suo…
DALL’AFGHANISTAN ALLA COREA DEL NORD
Ma no, in definitiva la guerra in Afghanistan non è la loro tazza di tè, non è più sexy, è datata, è irrancidita, secondo l’espressione che un filosofo mondano ha impiegato ampiamente a proposito della Francia. Per converso si converrà che costituisce un punto di riferimento famoso e in questo caso un convincente richiamo, su dove ci portano le follie del Sistema, sulla vacuità estrema della sua superpotenza e sulla produzione straordinaria di impotenza nello sviluppo di questa dinamica di superpotenza.
Passando ad un altro argomento, ecco il famigerato Global Strike Command della USAF che ha effettuato  ieri 26 aprile 2017 un urgente test di un ICBM Minuteman III, lanciato dalla base di Vanderberg verso il Pacifico, -ma ci (e vi)  rassicurano che si trattava soltanto di “un missile balistico intercontinentale non armato e il test era previsto da tempo ed è non è da mettere in relazione con la situazione in Nord Corea, e che i lanci si susseguono a cadenze regolari. “ Dunque nessun rapporto con la Corea del Nord,  allo stesso modo che il lancio di un ICBM ATLAS il 27 ottobre 1962, in piena crisi di Cuba, non aveva alcun rapporto con la situazione a Cuba in piena crisi dei missili, e poi il lancio era previsto da molto tempo nel quadro di un programma di test di routine. Alla notizia del lancio, Kennedy aveva reagito in privato con un furioso scoramento, “che figlio di p… “ (all’indirizzo del generale Curtiss Le May che aveva ordinato di persona il lancio contravvenendo agli ordini del Presidente). Questa volta possiamo essere sicuri che il presidente Donald sarà certamente soddisfatto di questa dimostrazione di forza che dovrebbe spaventare adeguatamente Kim della Corea….
…oppure il lancio del vecchio Minuteman III (un esemplare della fine degli anni 1960) è stato effettuato per toccare il cuore dei senatori che ieri si sono riuniti alla Casa Bianca credendo che si sarebbero sentiti un discorso sulla Corea del Nord. Fin dalla sua convocazione questa riunione non lasciava presagire niente di buono, perché si sapeva bene che non era stato fatto nessun progresso diplomatico, che la Corea del Nord aveva intenzione di effettuare un test nucleare che avrebbe portato gli Stati Uniti a rispondere in un modo o nell’altro, che la convocazione del Senato in queste condizioni non poteva che prendere l’aspetto di una seduta di informazioni che preludesse alla richiesta dei poteri di guerra attribuiti al Presidente, indirizzata alla Alta e Augusta Assemblea.
Il colonnello Lang del sito STT (Sic  Transit Tyrannis) diceva  il 25 aprile 2017 la sua convinzione, già espressa altrove, che questa riunione doveva riguardare la possibilità di un conflitto nordcoreano, come lui aveva già previsto (un conflitto), per il periodo da maggio a giugno:
“Tutti i 100 Senatori sono invitati alla Casa Bianca per un briefing sulla Corea del Nord. Questo è un fatto inusuale. Durante la prima Guerra del Golfo io venivo mandato al Congresso ogni giorno per informare entrambe le camere. Faccio notare che andavamo noi  là, e non avveniva il contrario. Ci riferiscono che saranno ricevuti da Tillerson, Mattis, McMaster, Coates. Alcuni relatori ben preparati condurranno effettivamente la riunione.”
“Mi sembra che i senatori verranno preparati ad un  probabile insuccesso della politica di Trump nei confronti della Cina e della Nord Corea. Una dichiarazione di guerra o un’autorizzazione per l’uso delle forze armate richiederebbe un voto da tutti e due i rami del Congresso. Così… Potete aspettarvi probabilmente  di vedere un sacco di membri delle due Camere che visitano la Casa Bianca al più presto, se non è già capitato.
“Il gruppo di combattimento Carl Vinson arriverà nelle acque coreane entro pochi giorni. Lo USS Michigan, un sottomarino capace di lanciare missili da crociera si trova a Busan nella Corea del Sud per riposo e vacanza e per rifornirsi di vettovaglie. Come ho scritto qui c’è la disponibilità di due portaerei in più e delle loro navi di supporto per i primi di giugno. Tutto questo migliora la situazione se siete il comandante di campo o un ammiraglio della flotta.”
DALLA PROSPETTIVA DELLA TERZA GUERRA MONDIALE ALLA PROSPETTIVA  BUSINESS-AS-USUAL.
…E poi no, niente affatto! Sorpresa, la riunione della Casa Bianca, alla quale Trump non assisteva perché ha altri impegni, ha partorito un topolino macilento. La politica Usa in materia, passa dalla prospettiva della terza guerra mondiale alla prospettiva di una politica di normale amministrazione con una  rapidità che lascia sconcertati e la dice lunga sul morale dei cospiratori e sulla potenza della loro visione strategica. Un comunicato Tillerson-Mattis ci annuncia che durante questa importante riunione  è stata presa la solenne decisione di continuare esattamente come prima: politica di sanzioni, pressioni, denunce scandalizzate, politica del  “ti tengo d’occhio, cattivaccio” (per Kim di Corea), una politica già vecchia di 30 anni. L’antifona è quasi religiosa: “Tenetemi sennò faccio un disastro”.
Alessandro Mercouris, nel suo articolo del 27 aprile 2017, commenta secondo il suo punto di vista, che a noi pare ottimista, questa ennesima versione di “più si cambia e più si rimane uguali”: “Certo non c’è qui nessuna proposta di un’azione militare in risposta ai test nucleari o al lancio di missili balistici nordcoreani, e ancora meno di un intervento militare preventivo per impedire questi test,  e la risoluzione suggerisce che queste opzioni, semmai siano state seriamente considerate, adesso sono state scartate. Sebbene  la risoluzione dica che “gli sforzi del passato non sono riusciti a fermare gli illegali programmi di armamento della Nord Corea ed i test nucleari e quelli dei missili balistici”, ciò che propone – “fare Pressione sulla Nord Corea… con sanzioni economiche più severe e con interventi diplomatici insieme ai nostri alleati e ai nostri partner regionali” – è la stessa politica perseguita dalle precedenti amministrazioni USA.
“Potrebbero avere prevalso più miti consigli e  il Presidente Trump è stato dissuaso da qualunque azione militare pericolosa contro la Corea del Nord che egli avesse pianificato, oppure  le varie minacce e le manovre militari delle ultime recenti settimane non fossero mai state prese seriamente, ed  erano solo un bluff. Se è così, allora, come s’è detto prima, le carte sono state calate domenica, quando il presidente della Cina  Xi Jimping ha telefonato al presidente Trump  e lo ha messo in guardia dicendogli che la Cina non avrebbe cambiato la sua politica per le minacce degli Stati Uniti. La dimensione del fallimento dei tentativi di ingannare la Cina fingendo di intraprendere azioni più pesanti contro la Corea del Nord è illustrata da un fatto che lo spiega bene: la dichiarazione non menziona neanche la Cina – e ancora meno fa domande al proposito-  anche se la Cina è stata al centro dell’azione diplomatica per settimane.
“Qualunque sia la ragione, il Presidente Trump ha agito saggiamente se, come sembra in questo caso, ha evitato un’azione militare. Se stava bluffando – e questa sembra essere di gran lunga la più credibile spiegazione delle sue azioni – allora è stato scoperto il bluff, e gli è stata data un’importante lezione, e cioè che con la Cina non bisogna mai bluffare.
Speriamo che impari la lezione e si regoli di conseguenza in futuro.”
SWING TRA TRUMP. 1.0 E TRUMP 2.0
“Speriamo che Trump impari la lezione ed agisca di conseguenza in futuro”? Trump, l’uomo dei reality show, che impara una “lezione di saggezza”, o addirittura che concepisca persino l’idea di saggezza? Tutto ciò ci lascia scettici… Per il resto notiamo come sia notevole e molto inusuale che una decisione di questa pseudo-importanza sia firmata e autenticata da un comunicato comune di due ministri e non dal Presidente stesso.
Questo può essere interpretato a piacere: che lo “Stato profondo” che oggi è obbligato a trattenere Trump piuttosto che convertirlo al fascino della guerra, abbia deciso di frenare? Che Trump abbia comunque la testa altrove e stia per dimenticare la Corea del Nord che minaccia la civiltà, poiché vuol far passare davanti al Congresso delle iniziative importanti di politica interna (la sua riforma fiscale, eventualmente una riedizione dell’Obamacare rivisitato)? D’altra parte Trump lavora oscillando prima  tra un temporaneo ritorno al Trump  1.0, e poi a una  conferma del Trump 2.0, facendo  o lasciando dire che ha deciso di liquidare il NAFTA (North American Free Trade Agreement) e dicendo qualche ora più tardi ai suoi amici canadesi e messicani che la liquidazione del NAFTA non è all’ordine del giorno. Contemporaneamente circolano  voci di corridoio secondo le quali il  famigerato muro americano-messicano che ha sconvolto tante anime fragili e sensibili, non si sa ancora bene e se sarà fatto o no. Gringo que pasa? (“che succede Gringo?”)
L’ARMATA RUSSA IN CAMPAGNA  (SIRIANA)?
Questa rapida conversione verso la pacificazione non ci convince più che la tensione degli ultimi giorni riguardo la Corea del Nord (notando certo che la fase di pseudo-tensione ha un aspetto molto più volatile che quella della pseudo-pacificazione e per definizione può condurre più direttamente e più decisamente alla guerra). Per esempio, che cosa faranno lo “Stato profondo” (Deep State) ed il vulcanico Trump, se domani Kim-di-Corea, come è estremamente probabile, farà comunque il suo test nucleare, come ci ha già informati? Accetteranno di perdere la faccia senza arrossire di fronte a questo orribile ed irridente Kim-di-Corea? La pressione dei mezzi di comunicazione del Sistema- la stampa  del sistema, gli esperti in conflitti taroccati, i parlamentari ultra guerrafondai-, lasceranno (al Deep State- N.d.T.)  una scelta diversa dall’annuncio che agiranno e colpiranno con forza?
Oppure, altro esempio che ci permette di fare zapping da una zona di conflitto all’altra e di allargare conseguentemente la lunghezza già considerevole della Lunga Marcia, che cosa faranno lo “Stato profondo” e il vulcanico Trump se domani la Russia farà realmente ciò che si annuncia qua e là e cioè lo schieramento di unità terrestri in Russia ? (N.d.T.: pare un evidente refuso: forse dovrebbe leggersi”…lo schieramento di unità terrestri in SIRIA…”)
In effetti questa è una delle più recenti voci di corridoio in voga e cioè l’annuncio della possibilità dello schieramento di importanti unità dell’armata russa (una divisione aviotrasportata della Guardia e un battaglione Spetsnaz). Il sito STT ha dato dei precisi dettagli per la struttura di questo possibile intervento, le sue ragioni e i suoi probabili obiettivi. Il colonnello Lang stesso ne ha parlato, il recente 25 aprile 2017, naturalmente con i distinguo abituali – tanto, in questa epoca volatile, la comunicazione è un gigantesco gioco d’azzardo nel quale si perde spesso, ma a volte si vincono enormi poste…
“Vi sono voci sul fatto che la Russia possa rispondere favorevolmente a una richiesta prevedibile del governo siriano perché mandi truppe di terra russe. Se questo è vero allora sono probabilmente corrette due cose: 1 -I Russi hanno deciso che stanno trattando con un prodotto instabile nella persona dell’occupante della Casa Bianca e che devono mettere Donald Trump di fronte al fatto compiuto in Siria al più presto possibile, per ridurre la possibilità di ulteriori disavventure che riecheggino l’apparentemente estemporanea decisione di attaccare la base aerea siriana di Shayirat per rappresaglia. 2.  Potrebbero sentirsi sicuri che lo schieramento delle loro forze di terra non provocherà un’altra risposta incongrua. Forse stanno aspettando che gli Stati Uniti siano già  troppo occupati altrove, per esempio in Corea, per intervenire? Potrebbe darsi, ma potrebbe anche darsi che le voci dell’intervento di truppe terrestri sia solo una fantasia giornalistica, o pura disinformazione.”
Allora teniamo in caldo questa possibilità siriana che magari salterà fuori, perché è meglio avere numerose crisi in corso per non perdere il ritmo della Lunga Marcia…
LA MARIONETTA CHE MANIPOLA  IL SUO MANIPOLATORE
Comunque sia, tutta questa situazione, o i diversi aspetti di questa situazione che coinvolgono il Sistema degli Stati Uniti in una situazione caotica di superpotenza, continuano a dipendere molto da un personaggio poco comune, come il presidente Trump. Abbiamo visto prima quello che Adam Garrie dice di Trump e di quello che è diventato, la versione 2.0 di Trump – modello  turbo- ( “Le convinzioni di Donald Trump sembra che si siano trasformate meno a causa delle manovre intimidatorie dello “Stato profondo” e di più a causa della totale suggestionabilità di Trump dalle influenze dello “Stato profondo”). Il titolo del suo articolo è “Il dottor strana-Trump ovvero come ho imparato a non prosciugare le fogne e ad amare lo “Stato profondo”, ed è evidente l’analogia col dottor Stranamore di Kubrick ovvero “Come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la Bomba”.
Effettivamente l’analogia è eccellente in quanto il titolo di Kubrick non si riferisce tanto a un personaggio del film quanto piuttosto a lui stesso, un Kubrick caricatura paradossale che, imitando tutti i pazzi che lo circondano, deciderà di smetterla di pensare troppo in modo critico e finalmente adorare la Bomba come fanno tutti. Ma si tratta meno di credulità che di  disinteresse per qualunque forma di responsabilità, di pensiero critico profondo, eccetera, per interpretare effettivamente questo personaggio da reality show quale è Trump, che noi abbiamo cercato di descrivere: piuttosto di credere a qualunque cosa di ciò gli si dica (credulità), non credere a niente del tutto e prendere quello che viene in funzione dell’effetto di comunicazione del presente immediato (1)-( Big Now). ( Applausi, editoriali fioriti del Washington Post e del New York Times, seducenti bellezze della Cnn che rievocano la sublime Zazzera del Presidente, eccetera).
Tentando di ridiventare seri bisogna dire quanto Trump (sia la versione 1, sia la versione 2- ma la seconda ancora più della prima-), anche considerandolo come “domato” dal Sistema se non prigioniero dello “Stato profondo” del Sistema, sia  in realtà un elemento volatile, imprendibile, estremamente difficile da controllare, fino al ribaltamento della situazione, perché è totalmente irrazionale. È la “teoria del burattino” di Wallerstein(2), finora applicato ai “pupazzi” degli Stati Uniti (il pioniere fu il presidente afgano Karzai),  questa volta applicata al Presidente degli Stati Uniti stesso, ultimo burattino degli Stati Uniti, quando la marionetta diventa manipolatrice di quelli che la manipolano, che ne sia cosciente o meno.
In un articolo del 24 maggio 2014, citavamo un’analisi del filosofo Immanuel Wallerstein sull’ inversione della situazione che fa sì che “i burattini” manipolati dal Sistema (gli Stati Uniti, le élites del Sistema, lo “Stato profondo”, l’establishment, eccetera) si rivoltassero contro i loro burattinai per manovrarli, a causa della goffaggine e degli errori colossali del Sistema e dell'osceno modo di manipolare proprio questa sua eccessiva potenza. “Mi sembra che questa sia un’interpretazione errata e fantastica della realtà della nostra situazione attuale, che è di un caos crescente, come risultato della crisi strutturale del nostro Sistema mondiale moderno. Non credo che le élites riusciranno a manipolare i loro sottoposti di livello inferiore ancora a lungo. Penso che i sottoposti stiano sfidando le élites, facendosi gli affari loro, e cercando di manipolarli. Questo è certamente un fatto nuovo. È una politica che va dal basso verso l’alto piuttosto che dall’alto verso il basso…“. Con Trump siamo arrivati al caso estremo dove la marionetta è a capo della potenza che la maneggia,  che lui potrebbe puntualmente maneggiare, e che riesce a maneggiare inconsciamente con le sue trovate estemporanee, la sua volubilità, le sue iniziative incongrue, il suo stile scoppiettante e le sue dichiarazioni imprevedibili e destabilizzanti…
MACRON? NON C’E’ PIU’ LA SERVITU’ DI UNA VOLTA
Questo ci riporta per un momento alla situazione francese che a parer nostro, è contraddistinta sempre più dalla straordinaria mancanza di spessore, se non  dalla mancanza di sostanza tout-court, del candidato già presidente Macron. Anche lì c’è un gioco che sembra l’inversione del rapporto manipolatore-manipolato. Macron evidentemente burattino mosso dal Sistema, malgrado la sua strategia “vorrei fare bene”,  diventa il manipolatore senza dubbio incosciente dei suoi padroni e precipita la situazione verso orizzonti sconosciuti, incomprensibili e forieri di sviluppi straordinari, con i suoi errori, i suoi slanci improvvisi, i suoi accessi di rabbia infiammata e i suoi programmi così straordinariamente e sovranamente vuoti. (A margine noi avremo una dimostrazione dello stato più che eccellente dei legami che ci tengono, noi francesi, strettamente legati ai nostri grandi “amici americani”.)
Ciò che scrive Philippe Grasset (PhG) martedi, nel suo Journal-dde.crisis, si collega alla constatazione fatta qui su Trump,  come la fa lui su Macron (che si intestardisce a descrivere come “Micron”) come futuro presidente ed ex-Presidente della Repubblica francese; si tratta dell’ estrema mediocrità e dell’estrema volatilità del personale dirigente… “È sempre di più vero che il problema del Sistema è che il personale dirigente del Sistema non è più quello di una volta… […] Questa penuria di personale qualificato proprio nel momento del massimo trionfo del Sistema, può darsi che sia proprio la chiave, il codice post-moderno, della formula della sua autodistruzione. Il sapiens (2) deve sempre interpretare un ruolo, non è mai veramente disoccupato…
Come si fa a immaginare una Marcia così Lunga, quella del Sistema, a questa fulminea velocità dovuta alla sua superpotenza, senza temere uno scarto o un errore irreparabile? È una specie di principio dei vasi comunicanti: quanto più il Sistema sviluppa a gran voce la sua estrema potenza, e lo sa Dio che non ha remore, tanto più i servitori che si sceglie sono stupidi, barocchi e scoppiettanti, imprevedibili e incontrollabili, infantili, irresponsabili e incoscienti. È in questo modo che forse noi abbiamo, ripetiamolo, il segreto della trasmutazione magica dalla superpotenza all’autodistruzione. (“il codice postmoderno della formula della sua autodistruzione”)
NOTE
(1)“big-Now” è la storia ridotta al tempo presente, priva di una “narrazione -guida”, la visione a termine cortissimo (iper-corto) dei poteri politici che si sono ridotti a considerare solo la stretta contemporaneità (estratto da un commento di PhGrasset al libro di Peter Rushkoff : “Present Shock: When Everything Happens Now “ – dedefensa- faits et commentaires-29 gen 2014)
(2) Immanuel Maurice Wallerstein – è un sociologo ed economista statunitense, Docente alla Columbia University.
(3) “sapiens-Système”: l’uomo ragionevole (sapiens) diventa uno strumento del Sistema (sapiens-Système) e complice di questo, anche se saltuariamente una parte di lui si ribella (dedefensa-ibidem.

lunedì 22 maggio 2017

Giornata Mondiale della Biodiversità, negli ultimi 100 anni in Italia scomparse dalla tavola 3 varietà di frutta su 4. - Luisiana Gaita

Giornata Mondiale della Biodiversità, negli ultimi 100 anni in Italia scomparse dalla tavola 3 varietà di frutta su 4

L'allarme lanciato dalle associazioni ambientaliste e di categoria. E ancora: gli uccelli selvatici ad alto rischio di estinzione sono passati, in Europa, dalle 40 specie dell’ultimo decennio del secolo scorso alle 68 del periodo 2000-2010.


L’abbondanza di specie è calata del 40 per cento tra il 1970 al 2000, mentre gli uccelli selvatici ad alto rischio di estinzione sono passati, in Europa, dalle 40 specie dell’ultimo decennio del secolo scorso alle 68 del periodo 2000-2010 e in Italia, negli ultimi cento anni, sono scomparse dalla tavola tre varietà di frutta su quattro. Sono questi alcuni dei numeri con cui ci si ritrova a fare i conti nella Giornata Mondiale della Biodiversità, proclamata dalle Nazioni Unite il 22 maggio. Ed è proprio l’Onu a lanciare l’allarme sul patrimonio naturale della Terra, ancora in larga parte inesplorato, eppure già pesantemente a rischio tra perdita di habitat, cambiamenti climatici, invasione di specie ‘aliene’ e consumi non sostenibili. Perché è proprio l’intervento dell’uomo ad avere gli effetti più devastanti. La perdita di biodiversità, sottolinea l’Onu, minaccia le risorse di cibo, medicine, energia e le opportunità di svago. Anche l’Italia, campione di biodiversità, deve fare i conti con alcuni pericoli, a cominciare dall’omologazione delle produzioni a livello internazionale, ma è anche vero che negli ultimi anni l’agricoltura italiana è diventata la più green d’Europa.
LE MINACCE PER LA BIODIVERSITÀ – Tra flora e fauna, sono circa 13 milioni le specie che si stima abitino la Terra, ma quelle finora conosciute dall’uomo sono soltanto quasi due milioni e si tratta, nella maggior parte dei casi, di insetti. Le Nazioni Unite ricordano, però, che l’abbondanza di specie sta diminuendo ed è calata del 40% tra il 1970 e il 2000. Consumi non sostenibili stanno risucchiando risorse, superando la capacità biologica terrestre del 20%. La metà del pianeta è stata completamente trasformata in suolo per attività umane: negli ultimi 20 anni è stata convertita una superficie pari a due terzi dell’Australia. Il tutto, mentre il 70% dei poveri del mondo vive in aree rurali e dipende direttamente dalla biodiversità per la propria sopravvivenza. Un recente studio del Wwf ha previsto che entro il 2020 le popolazioni di fauna selvatica potrebbero diminuire di due terzi dai livelli del 1970.
UNO SGUARDO ALL’ITALIA – L’Italia è uno dei Paesi europei più ricchi di biodiversità terrestre e marina. Lo confermano i recenti dati del Rapporto sullo stato del capitale naturale del Ministero dell’Ambiente: la flora vascolare è costituita da oltre 6.700 specie (il 20,4% delle quali endemiche, cioè presenti allo stato spontaneo solo nel territorio italiano) e conta circa la metà delle specie note per l’Europa. La fauna include invece oltre 58mila specie, di cui ben il 30% endemiche. Ma di circa 1.400 specie vegetali valutate, 248 risultano minacciate a vario livello e 32 sono probabilmente estinte, mentre delle 672 specie di vertebrativalutate, quelle minacciate di estinzione sono il 28%.

Una prova di quanto sta avvenendo è arrivato proprio in questi giorni dalla nuova edizione di ‘Birds in Europe 3’, un rapporto redatto dalla ong animalista Birdlife International e presentato all’Assemblea nazionale di Lipu-BirdLife Italia, che si è tenuta a Parma dal 19 al 21 maggio e che ha denunciato: “Solo in Italia si possono cacciare 5 specie minacciate”. Il risultato? Gli uccelli selvatici ad alto rischio di estinzione in Europa sono passati dalle 40 specie del periodo 1990-2000 alle 68 del periodo 2000-2010. In pratica il 70% in più in soli dieci anni. “Serve un salto di qualità nella conservazione della natura e della biodiversità” ha affermato Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu-BirdLife Italia, ricordando che “la Commissione europea ha stabilito che è giunto il momento di applicare pienamente le direttive Uccelli e Habitat”.
COLDIRETTI: “SCOMPARSE TRE VARIETÀ DI FRUTTA SU QUATTRO” – Un altro allarme arriva poi da Coldiretti. In Italia, nel secolo scorso, si contavano 8mila varietà di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2mila e, di queste, ben 1.500 sono considerate a rischio di scomparsa anche per effetto dei moderni sistemi della distribuzione commerciale che privilegiano le grandi quantità e la standardizzazione dell’offerta. “L’omologazione e la standardizzazione delle produzioni a livello internazionale – spiega Coldiretti – mettono a rischio anche gli antichi semi della tradizione italiana sapientemente custoditi per anni da generazioni di agricoltori”. La perdita di biodiversità riguarda l’intero sistema agricolo e di allevamento con il rischio di estinzione che si estende dalle piante coltivate agli animali allevati. Non va dimenticato, comunque, che l’agricoltura italiana ha invertito la rotta negli ultimi anni. “L’Italia – ricorda Coldiretti – è l’unico Paese al mondo con 4.965 prodotti alimentari tradizionali censiti, 291 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, ma è anche leader in Europa con quasi 60mila aziende agricole biologiche e ha fatto la scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare”. Grazie all’impegno degli allevatori, nel nostro Paese, sono state salvate dall’estinzione 130 razze allevate tra le quali ben 38 di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini. “Una azione di valorizzazione – continua l’associazione – che si estende anche alle specie vegetali con la riscoperta dei frutti dimenticati del passato come la pera cocomerina, le giuggiole o il corbezzolo e di grani antichi come il Senatore Cappelli che dopo aver rivoluzionato la produzione di pane e pasta in Italia, ha rischiato di sparire, ma adesso torna sulle tavole italiane grazie alla Società Italiana Sementi con capitale 100 per 100 italiano detenuto dagli agricoltori attraverso i Consorzi Agrari”.
Perchè celebriamo la giornata mondiale della biodiversità se poi non rispettiamo la natura e la terra che ci ospita?
Siamo riusciti a danneggiare interi territori, distruggere intere specie di animali, devastare gli oceani con spazzatura di ogni tipo, l'aria che respiriamo.....
A quanto pare abbiamo coltivato e preservato solo un sentimento: quello dell'ipocrisia.

domenica 21 maggio 2017

Corruzione Trapani, Crocetta si difende: "Nessun favoritismo a Morace".

ettore morace rosario crocetta e simona vicari
Morace, Crocetta, Vicari. 

"Farò chiarezza. Non sono andato sulla barca di Morace, ho pagato la vacanza a Filicudi", dice il governatore indagato nell'inchiesta "Mare Monstrum". "In questi anni – aggiunge – abbiamo risparmiato 87mln di euro". E ancora: "Sarebbe prima tangente fatta con bonifico".
Il giorno dopo il maxi blitz anti-corruzione in Sicilia, che ha portato a tre arresti e diversi indagati, parla il presidente della Regione Rosario Crocetta. “Farò chiarezza con fatti e prove. Non sono andato sulla barca di Morace, ho pagato la vacanza a Filicudi. Non c’è stato nessun favoritismo, anzi in questi anni abbiamo risparmiato sul trasporto marittimo”, si difende in una conferenza stampa. Il governatore è tra gli indagati, per concorso in corruzione, dell’inchiesta “Mare Monstrum” della Procura di Palermo. L’indagine ha portato alla custodia in carcere per l'armatore Ettore Morace e agli arresti domiciliari per il candidato sindaco di Trapani Girolamo Fazio, ex esponente di Forza Italia ora al Gruppo misto all'Ars, e per il funzionario della Regione Giuseppe Montalto. Tra gli indagati a piede libero, oltre a Crocetta, anche la senatrice Ap e sottosegretaria alle Infrastrutture Simona Vicari (che ieri si è dimessa) e la candidata al Consiglio comunale di Palermo Marianna Caronia.

Sono il primo a prendere una tangente con un bonifico”.
“Sono il primo presidente della Regione che prende una tangente con un bonifico. Mi autoproclamo il primo presidente co….ne della Regione Siciliana”, ha detto Crocetta. “Ho ricevuto un invito a comparire. Mi si contesta possibile favoreggiamento alla compagnia di Morace, che ha fatto un bonifico di 5mila euro a favore del mio movimento politico. Sarebbe la prima tangente della storia fatta con un bonifico, bonifico che lunedì sarà restituito. Questa è l'unica cosa che mi si contesta. L'avvenuto bonifico è la prova contraria. Anche Morace scrive in bilancio che ha fatto il bonifico. Un versamento trasparente. Solo questo mi viene contestato. Non c'è una sola conversazione tra me e le persone indagate”, ha aggiunto.

“In questi 4 anni abbiamo risparmiato sul trasporto marittimo”.
La parte del fascicolo relativa a Crocetta ruoterebbe intorno alla richiesta di Morace (a capo della Liberty Lines, società di trasporti marittimi) di estendere oltre il termine del 3 settembre i collegamenti con le Egadi, servizio che avrebbe fruttato all'armatore tre milioni di euro. L'imprenditore, quindi, avrebbe ottenuto l'estensione del servizio dalla Regione. “Nessun favoritismo. Anzi, nel corso di questi quattro anni abbiamo risparmiato 87 milioni di euro nel trasporto marittimo. Non credo che la Liberty Lines possa essere contenta del mio lavoro”, si è difeso Crocetta. “Nel 2013 – ha aggiunto – il trasporto marittimo costava 91mln 497mila euro l'anno, una cifra che a me apparve vistosamente alta e fu oggetto di una revisione. Negli anni successivi, grazie alle mie insistenze, il costo si abbassa a 76 milioni di euro l'anno”.

La vacanza a Filicudi.
Agli atti dell'indagine, oltre al bonifico di 5mila euro, risulterebbe che l'armatore era solito dire di aver pagato al presidente della Regione una vacanza a Filicudi. “A me questo non è stato contestato – ha spiegato Crocetta –, ma mi muovo con la scorta e posso provare che non sono salito sulla barca di Morace, che sono stato in albergo e che ho pagato. Una vacanza a Filicudi a settembre costa 80 euro al giorno”. “Ho massimo rispetto per la magistratura e spero faccia chiarezza”, ha concluso il governatore.



Corruzione a Trapani, Vicari si dimette: è indagata insieme a Crocetta.


Blitz in Sicilia: in manette il candidato sindaco Girolamo Fazio, l'armatore Ettore Morace e il funzionario della Regione Giuseppe Montalto. L'inchiesta ruoterebbe attorno a tangenti su fondi per il trasporto marittimo. Il governatore: "Sono sereno".

Una corruzione sistematica realizzata attraverso una rete di legami con politici, magistrati, funzionari regionali ed esponenti delle forze dell'ordine. E' lo svelamento del "sistema Trapani" che scuote il mondo politico siciliano e provoca le dimissioni del sottosegretario alle Infrastrutture Simona Vicari.

In manette il candidato sindaco di Trapani Girolamo Fazio, ex esponente di Forza Italia ora al Gruppo misto all'Ars, l'armatore Ettore Morace e il funzionario della Regione Siciliana Giuseppe Montalto.

Indagato anche il governatore siciliano Rosario Crocetta: è accusato di concorso in corruzione. "Sono molto sereno e se ci dovesse essere un invito a comparire, che non ho ricevuto perché sono in viaggio, sarò lieto di riferire ai magistrati notizie utili alle indagini", è stato il suo primo commento. La parte del fascicolo relativa a Crocetta ruota attorno alla richiesta di Morace di estendere oltre il termine del 3 settembre i collegamenti con le Egadi, servizio che ha fruttato all'armatore tre milioni di euro. L'imprenditore, quindi, avrebbe ottenuto l'estensione del servizio dalla Regione. Agli atti dell'indagine risulta che l'armatore era solito dire di aver pagato al presidente della Regione una vacanza a Filicudi. Il M5S ha chiesto le dimissioni di Crocetta.

Vicari si dimette.
Sono arrivate, invece, le dimissioni di Simona Vicari (Ap), senatrice e sottosegretaria alle Infrastrutture. Anche lei risulta tra gli indagati per corruzione: in cambio di un Rolex datole dall'imprenditore Morace, avrebbe presentato un emendamento che abbassava dal 10 al 4 per cento l'Iva sui trasporti marittimi, determinando un risparmio di milioni di euro per la società dell'armatore. "Poiché la mia permanenza nell'incarico di sottosegretario al ministero delle Infrastrutture comporterebbe di affrontare quotidianamente una materia per la quale sono oggi sottoposta ad indagine, al fine di garantire a me e al mondo che è maggiormente interessato al trasporto marittimo e a tutto il governo che ho avuto l'onore di rappresentare una maggiore serenità, ritengo opportuno rassegnare le mie dimissioni", ha detto Vicari. "Sono assolutamente tranquilla e certa della liceità della mia azione", ha aggiunto. E ancora: "Farò chiarezza anche del regalo ricevuto da Morace, che nulla ha a che vedere con il ruolo di sottosegretario". Le dimissioni sono "un gesto che non chiede nulla se non grande rispetto, perché sono un gesto libero, autonomo, forte, coraggioso, da parte di una persona seria e leale sempre, che vuole chiarire e chiarirà, ma senza lasciare spazio a strumentalizzazioni a cui purtroppo questi tempi ci hanno abituato", ha detto il ministro Angelino Alfano, leader di Ap, assicurando "pieno sostegno" a Vicari e sottolineando che questa decisione "non le è stata richiesta in alcun modo da alcuno".

Gli altri indagati.
Nell'indagine della Procura di Palermo, che ha portato alla custodia in carcere per Morace e agli arresti domiciliari per Fazio e Montalto, sono indagate in stato di libertà almeno sette persone: oltre a Crocetta e Vicari, sono coinvolti anche il componente dello staff della sottosegretaria Marcello Di Caterina, la candidata al Consiglio comunale di Palermo Marianna Caronia, la dirigente dell'assessorato regionale alle Infrastrutture Salvatrice Severino, il luogotenente dei carabinieri Orazio Gisabella e Sergio La Cava, presidente della società Navigazione generale italiana s.p.a. Per Severino, Gisabella e La Cava la Procura aveva chiesto provvedimenti cautelari che il gip non ha concesso. Non è escluso che possano esserci altri indagati. Caronia, secondo l'accusa, avrebbe ottenuto da Morace, tramite l'intercessione di Montalto, una liquidazione superiore a quello che le spettava dopo la fine del rapporto con "Siremar s.p.a." , società acquistata dall'armatore. 

Chi sono Fazio e Morace.
Ettore Morace, 54 anni, è figlio della prima moglie del patron del Trapani Calcio Vittorio e dalla fine del 2015 - quando il padre ha deciso di trasferirsi per buona parte dell'anno in Spagna - è a capo della Liberty Lines, società di trasporti marittimi che assicura oltre il 90 per cento delle tratte in Sicilia.
Girolamo Fazio è un imprenditore del settore vinicolo ed è stato sindaco di Trapani fino al 2012. La famiglia Morace è da sempre vicina a Fazio. La moglie di Vittorio Morace, padre dell'arrestato, è nella lista degli assessori designati da Fazio. La Liberty Lines, lo scorso 15 maggio, era stata premiata dalla Presidenza della Regione siciliana con una "speciale attestazione di merito" come "azienda di eccellenza". "Ringraziamo Crocetta per questo attestato”, avrebbe detto in quell’occasione Morace, "perché è il segno di una continua attenzione agli sforzi imprenditoriali, economici e sociali del nostro gruppo. Per noi questa menzione è un motivo di orgoglio".

Una candidatura controversa.
La candidatura di Fazio era già arrivata sul filo di lana. La Commissione elettorale l'aveva accettata appena due giorni fa, dopo che il Tar aveva rigettato il ricorso contro le delibere del Consiglio comunale che dichiaravano Fazio decaduto "per incompatibilità" da consigliere e quindi incandidabile. Il Tar aveva rigettato il ricorso per "difetto di giurisdizione", ritenendo competente il giudice ordinario. Il Tribunale di Trapani, sulla vicenda, si era già espresso favorevolmente a Fazio e quindi non c'erano ostacoli alla sua candidatura.  

Un altro candidato sottoposto a soggiorno obbligato
E ieri un altro candidato, il senatore di Fi Antonio D'Alì, ex alleato di Fazio e ora suo concorrente alle prossime amministrative, processato per concorso in associazione mafiosa, ha annunciato la sospensione della campagna elettorale (ma non il ritiro della candidatura) dopo aver saputo che la Dda aveva chiesto per lui il soggiorno obbligato a Trapani. Gli altri candidati in corsa sono Marcello Maltese (Movimento 5 Stelle), Giuseppe Marascia (Città a misura d'uomo) e Piero Savona (Pd, Cittadini per Trapani, Trapani svegliati).


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Leggi anche: 

Obbligatorietà vaccini. - Fernando Rossi

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SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...

Una massiccia e martellante campagna pro vaccinazioni indiscriminate, è stata portata avanti da media, politici e numerosi baroni universitari (le cui ‘ricerche’ sono guidate e finanziate da Big Pharma), censurando le tante sentenze, studi e testimonianze che avrebbero spinto alla cautela, e condendo TG e talk show (senza contradditorio) con dati e notizie ‘strazianti’ quanto ‘fasulle’.
L’ultima è stata quella del bambino con forte leucemia, che ha preso il morbillo da un bambino e quindi si è aggravato; i giornalisti e i politici sono certamente ignoranti e non si curano di approfondire, ma chi ha ‘passato’ la notizia non è certo in buonafede, poiché non ha chiarito che anche i virus di una piccola influenza portano pesanti danni a chi è afflitto da grave leucemia.
Agli studi sull’impressionante aumento di autismo e intolleranze, che rinuncio a riportare per brevità e per non sentirmi dire ‘non sei un medico’, dopo la scandalosa decisione del Governo Renziloni, aggiungo 3 considerazioni :

- Se davvero esistono seri problemi di epidemia di morbillo, perché non far produrre un vaccino monodose per il morbillo e, fatti attenti esami ‘pubblici’ su quanto contiene, non si rende quello obbligatorio, invece di spacciare quello polivalente (vaccino bivalente del morbillo e della parotite e il vaccino trivalente del morbillo, della parotite e della rosolia, cosiddetto vaccino MPR), ora prodotto e venduto da Big Pharma ?

- Il fatto che il Trentino Alto Adige sia la regione con la copertura vaccinale più debole, ma anche quella con minor numero di casi verificati, non consiglierebbe cautela e approfondimento invece della fretta imposta da Big Pharma ?

- L’Italia con 12 vaccinazioni obbligatorie ( anti-poliomelitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatitica B; anti-pertossica; anti Haemophilus influenzae tipo B; anti-meningoccocica B; anti-meningoccocica C; anti-morbillosa; anti-rosolia; anti-parotite; anti-varicella), diventa ora ‘maglia gialla’ della obbligatorietà dei vaccini (http://www.iltempo.it/salute/2017/05/19/news/vaccini-obbligatori-ecco-cosa-prevede-la-legge-1028782/). 

Noi ne avevamo 4, insieme a Malta, Grecia e Francia, poi la Francia l’8 febbraio 2017, si è defilata scendendo a 3. In Unione Europea, sopra ai 4 vaccini, Big Pharma è riuscita a portare solo quelli strappati all’URSS e portati sotto il controllo della grande finanza (e delle sue banche e multinazionali): Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia; mentre il Belgio ne ha 1 (uno) . I Paesi con ‘0’(zero) vaccini obbligatori, sono la grande maggioranza: Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito. Non è strano che il tanto decantato modello ‘democratico’& ‘finanziario’ britannico, smetta di esserlo quando non accetta di fare ciò che vuole Big Pharma ?
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Didascalia della foto Sirchia /Lorenzin 
SANTA PRESCRIZIONE HA SALVATO PURE LUI ! 
(da Wikypedia): Procedimenti giudiziari
Il 2 febbraio 2005 è stato indagato per corruzione .
Il 17 aprile 2008 è stato condannato (sentenza di primo grado) a tre anni di reclusione per tangenti nel mondo della sanità, più cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Insieme a lui sono stati condannati i presunti corruttori, in particolare della Haemonetics Italia. Alla condanna sono valse solo le accuse riferitesi a fatti successivi al 2000, mentre per le precedenti è scattata la prescrizione. Il 3 marzo 2010 la sentenza di appello ha confermato l'appropriazione indebita in relazione a circa 300.000 franchi svizzeri sottratti alla fondazione Il Sangue di cui era tesoriere, ma lo ha assolto dall'accusa di corruzione. Per un terzo capo d'imputazione, relativo a 10.000 dollari ricevuti dalla giapponese Kawasumi nel dicembre 2000, i giudici hanno infine dichiarato la prescrizione; altre contestazioni per le quali pendevano accuse di corruzioni erano già state dichiarate prescritte durante il primo grado. La pena è stata così ridotta a 5 mesi di carcere e 600 € di multa: la Corte d'Appello di Milano ha quindi revocato nei confronti di Sirchia anche l'interdizione dai pubblici uffici.
 — con Gian Paolo CavallaroAdriana PagliaiAlbert Crow e altre 126 persone

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