sabato 23 giugno 2018

Il realismo di Tria gela Di Maio e Salvini: «Nel 2018 solo interventi a costo zero». - Gianni Trovati

Gli impegni di Tria in Europa: Per il 2018 interventi senza costi, ridurre debito

I «giochi per quest’anno sono quasi fatti», gli interventi possibili sono quelli «che non hanno costi ma sono importantissimi per far decollare gli investimenti pubblici», e un peso aggiuntivo è dato dall’impegno «che cercheremo di rispettare sulla correzione da 0,3% del Pil» chiesta dalla Ue sui conti italiani 2018. E l’avvio del reddito di cittadinanza entro l’anno? «Con Di Maio non sono mai entrato in questi dettagli, quindi non posso dire nè che sono a favore nè che sono contro».

Dalla conferenza stampa lussemburgese del ministro dell’Economia Giovanni Tria arriva un’altra botta di realismo.

Le parole del ministro alla fine del suo primo Eurogruppo completano una catena di riflessioni che, dall’intervento programmatico alla Camera di martedì al discorso alla Guardia di finanza di mercoledì, segnano una distanza crescente tra la linea prudente dell’Economia e una narrazione della politica che in questa fase vive sempre più di annunci quotidiani.

Margini stretti.
A guidare Tria, per convinzione e per obbligo da titolare di Via XX Settembre, sono compatibilità economiche rese più strette dalla frenata della crescita in corso. Il quadro programmatico di finanza pubblica che sarà presentato a settembre, ha anticipato il ministro nei giorni scorsi, dovrà tener conto del fatto che l’obiettivo di una crescita all’1,5% scritto nel Def tendenziale licenziato dal governo Gentiloni rischia di trasformarsi in una chimera per le tempeste protezionistiche e geopolitiche che stanno colpendo gli scambi internazionali. L’obiettivo di rilancio degli investimenti, nell’ottica di Tria, serve a emancipare un po’ l’economia italiana dall’aggancio al quadro congiunturale. Ma richiede tempi non brevi, e il rischio di un ritocco al ribasso degli obiettivi è concreto. Di qui il ritorno al centro della scena della correzione da 5 miliardi (tre decimali di Pil), che la commissione ha chiesto dopo l’analisi dell’ultima manovra di bilancio sospendendo poi il giudizio nella lunga attesa che il quadro politico italiano trovasse pace. L’ex ministro Padoan contava di evitare la correzione proprio grazie a una crescita che qualche mese fa appariva più solida rispetto a oggi. I 5 miliardi di taglio strutturale del deficit potrebbero essere caricati sul 2019, complicando però ulteriormente un programma che già mette in calendario un aggiustamento ulteriore da sei decimali di Pil (10 miliardi abbondanti).

La contrattazione con Bruxelles.
Il quadro finale dipende dalla possibilità di spuntare qualche ulteriore margine di «flessibilità» (cioè di deficit aggiuntivo rispetto ai programmi concordati) da Bruxelles. Ma anche su questo punto ieri il ministro dell’Economia ha usato parole più che ortodosse. Con i colleghi Ue, ha spiegato, «non si è entrati nella discussione sui margini perché l’intenzione del Governo è portare avanti il programma nel percorso di riduzione del debito e di coerenza del consolidamento fiscale». Morale: prima di chiedere flessibilità, «dobbiamo vedere se ne abbiamo bisogno».
Il ruolo dei mercati.
Più che da un europeismo “obbligatorio”, del resto, quella di Tria è una visione dettata dall’esigenza pratica di mantenere l’ordine nella gestione del nostro debito pubblico. A bocce ferme, quindi senza un aumento del fabbisogno prodotto da spesa pubblica non coperta, l’Italia nel 2019 dovrà collocare circa 375 miliardi di titoli, per il 60% a medio-lungo termine con un’esigenza crescente di “convincere” gli investitori per il venir meno del Qe di Francoforte. «Tutti sanno che il nostro debito è sostenibile», ragiona Tria, ma è importante che a crederci siano gli investitori «perché i problemi delle aspettative e dei comportamenti irrazionali dei mercati sono importanti, e dobbiamo tenerne conto». Nasce da qui un calendario che a Via XX Settembre passa prima di tutto da una ridefinizione del bilancio, con l’obiettivo di spostare spesa dalla parte corrente al conto capitale senza cambiare il totale delle uscite. E in questo calendario la Flat Tax, il reddito di cittadinanza e l’addio alla Fornero arrivano, semmai, dopo.
Leggi anche:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-06-10/tria-l-euro-non-e-discussione-economia-italiana-forte-104703.shtml?uuid=AE5wvm3E

Concordo con il ministro; per incominciare a mettere in atto le promesse fatte in campagna elettorale bisognerà aspettare come minimo il prossimo anno. Il tempo rimasto di quello in corso servirà a fare la disamina di ciò che si ha, di ciò che è possibile eliminare e di ciò che può essere recuperato.
Solo eliminando gli sprechi e recuperando i crediti sarà possibile cominciare a progettare il futuro. I danni provocati dai precedenti governi sono tali e tanti che ci vorranno pazienza e sforzi per pianificare il futuro. Ce la possiamo fare.

Di Maio: «Tagliamo pensioni d’oro e aumenteremo quelle minime»



Il vicepremier annuncia un intervento del governo: ci sarà un tetto massimo da 4-5.000 mensili. Il piano: «Risparmieremo un miliardo e lo destineremo ai più poveri»

«Sia chiaro: chi si merita pensioni alte per avere versato i giusti contributi ne ha tutto il diritto, ma quest’estate per i nababbi a spese dello Stato sarà diversa. Vogliamo finalmente abolire le pensioni d’oro che per legge avranno un tetto di 4.000-5.000 euro per tutti quelli che non hanno versato una quota di contributi che dia diritto a un importo così alto. E cambiano le cose in meglio anche per chi prende la pensione minima, perché grazie al miliardo che risparmieremo potremo aumentare le pensioni minime».

Lo scrive su Facebook il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, che spiega: «È iniziata l’estate, e tanti italiani cominciano a farsi i conti in tasca per vedere se è rimasto qualcosa per una decina di giorni di ferie con la famiglia. Alcuni non le faranno proprio. Altri invece faranno vacanze da nababbi sullo yacht perché hanno una pensione d’oro di migliaia e migliaia di euro - in alcuni casi anche oltre 20.000 euro netti - che da anni gli paga tutta la collettività a causa delle distorsioni del vecchio metodo retributivo, che gli permette di avere molti più soldi rispetto a quelli che hanno versato. Uno sfregio a quei tre milioni di italiani che non hanno neppure i soldi per fare la spesa, perché sono stati abbandonati dalle istituzioni. Quest’estate non ci sono i mondiali, ma presto avremo qualcosa da festeggiare: la fine delle pensioni d’oro e l’inizio di un’Italia più giusta», conclude Di Maio.

Trovata la scultura di un re biblico?

re biblico israele
La statua del possibile re biblico, subito esposta nel Museo d’Israele di Gerusalemme (Ilan Ben Zion / AP Photo / Gtres)

Una scultura di 3000 anni fa si è rivelata un mistero per i ricercatori che non hanno idea di chi rappresenti. Alta 5 cm, è un esempio estremamente raro di arte figurativa della regione durante il IX secolo a.C., un periodo associato all’Antico Testamento. La scultura era stata scoperta nel 2017 in un sito chiamato Abel Beth Maacah, in Israele vicino al confine con il Libano. A parte un pezzo di barba mancante e il naso scheggiato, è in ottime condizioni e nulla di simile era mai stato trovato prima. La corona d’oro indica chiaramente un re, ma quale fosse esattamente rimane un mistero.

Il ritrovamento è avvenuto ad Abel Beth Maacah, vicino alla moderna città di Metula (The Guardian)
Gli archeologi avevano scoperto la statuetta nelle rovine della città biblica di Abel Beth Maacah, in Israele. Il sito era diventato un villaggio arabo dal nome simile, Abil al-Qamh. Durante il IX secolo a.C. l’antica città si trovava in mezzo a tre potenze regionali: il regno arameo con capitale Damasco a Est, la città fenicia di Tiro a Ovest e il regno di Israele (o regno di Samaria) a Sud. La Bibbia menziona Abel Beth Maaca in una lista di città attaccate dal re arameo Ben Hadad durante una campagna contro il regno israelita. «La posizione è molto importante perché suggerisce che il sito potrebbe essere stato conteso, probabilmente tra Aram Damascus (oggi Damasco, ndr) e Israele», ha detto Naama Yahalom-Mack, archeologa dell’Università Ebraica, che dal 2013 dirige gli scavi insieme all’Azusa Pacific University.
Ben-Hadàd (re degli Aramei) ascoltò il re Asa (re del Regno di Giuda, in guerra col regno di Israele-Samaria);
mandò contro le città di Israele i capi delle sue forze armate, occupò Iion, Dan, Abel-Bet-Maaca e l’intera regione di Genèsaret, compreso tutto il territorio di Nèftali.
Re 1, 15:20
Nell’estate del 2017, la squadra di Yahalom-Mack stava scavando il pavimento di un grande edificio dell’Età del ferro, quando il volontario Mario Tobia scoprì la scultura. Lo strato del ritrovamento risalirebbe ai biblici regni rivali di Israele (Samaria) e Giuda. Eran Arie, curatore dei dipartimenti dell’Età del ferro e dell’archeologia persiana presso il Museo d’Israele, ha detto che la scoperta è unica nel suo genere. «Nell’Età del ferro, se c’è un’arte figurativa, e in gran parte non c’è, è di qualità molto bassa. Questa invece è di ottima qualità». La statuetta è fatta di faience, un materiale simile al vetro, usato per i gioielli e le statuette umane e animali nell’antico Egitto e nel Vicino Oriente. «Il colore del viso è verdastro a causa di questa tinta di rame presente nella pasta di silicato», ha detto Yahalom-Mack.
Un indizio cruciale per identificarlo come un monarca del Vicino Oriente è stata la sua “pettinatura molto interessante”, simile a come gli antichi Egizi raffiguravano nell’arte i popoli del Vicino Oriente. «È la classica rappresentazione di una persona semita», ha commentato Yahalom-Mack. Dato che la datazione al carbonio 14 non può datare la statuetta più precisamente che il IX secolo, i potenziali candidati sono molti. Yahalom-Mack ha ipotizzato i re Ben Hadad o Hazael di Damasco, Achab o Jehu di Israele, o Ithobaal di Tiro – personaggi che compaiono tutti nella Bibbia. «Stiamo solo ipotizzando, è come un gioco», ha aggiunto. «È come un saluto dal passato, ma non sappiamo nient’altro». Mentre gli studiosi discutono se la testa fosse un pezzo singolo o parte di una statua più grande, questo mese gli archeologi dovrebbe riprendere gli scavi dove è stata trovata la testa del re misterioso.

Mario Tobia poco dopo la scoperta (Robert Mullins)

Conferma galattica per la teoria della relatività.

Rappresentazione artistica della galassia ESO325-G004 utilizzata dal telescopio Hubble come una lente d'ingrandimeno cosmica (fonte: NASA, ESA, Hubble Heritage Team (STScI / AURA) © Ansa
Rappresentazione artistica della galassia ESO325-G004 utilizzata dal telescopio Hubble come una lente d'ingrandimeno cosmica (fonte: NASA, ESA, Hubble Heritage Team (STScI / AURA)

Una conferma galattica per la Teoria Generale della Relatività di Einstein arriva dalle ultime osservazioni condotte dal telescopio spaziale della Nasa Hubble e dal Very Large Telescope (Vlt) dell'Osservatorio Europeo Meridionale (Eso) in Cile. I dati, pubblicati sulla rivista Science, rafforzano inoltre l'ipotesi dell'esistenza dell'enigmatica energia oscura che occuperebbe il 70% dell'universo e la cui natura è ancora ignota.
La lente gravitazionale ottenuta dalla galassie LRG 3-757, vista dal telescopio spaziale Hubble (fonte:ESA /Hubble & NASA)
Coordinati da Thomas Collett, i ricercatori dell'Istituto di Cosmologia e Gravitazione dell'Università inglese di Portsmouth hanno realizzato "la misura più precisa della Relatività Generale al di fuori del Sistema Solare". Per farlo, hanno sfruttato un fenomeno previsto proprio da Einstein nella sua teoria: la lente gravitazionale. Si tratta di un effetto lente d'ingrandimento caratterizzato dalla curvatura della luce emessa da una sorgente lontana, a causa della presenza di una massa posta tra la sorgente stessa e l'osservatore.



I ricercatori hanno usato come una lente di ingrandimento cosmica la galassia ESO325-G004, a 500 milioni di anni luce dalla Terra. Hanno poi misurato quanto velocemente si muovono le stelle al suo interno, per capire quanta massa occorre per tenerle insieme nella galassia. "Se due galassie sono allineate lungo la nostra linea di osservazione - ha spiegato Collett - vediamo immagini multiple della galassia più lontana. Misurando la massa della galassia in primo piano siamo in grado di fare calcoli simili anche sulla galassia lontana. Questo - ha concluso - rappresenta una misura della correttezza della Relatività con una precisione mai raggiunta su scala galattica".

venerdì 22 giugno 2018

La Camera approva lo stop ai vitalizi: Forza Italia si indigna.


Risultati immagini per camera abolisce i vitalizi

La Camera dà il via libera all’abolizione dei vitalizi dopo 24 ore di polemiche in aula. Favorevoli 348 deputati, contrari in 17 e 28 astenuti, mentre Forza Italia non ha partecipato al voto bollando come “incostituzionale” la legge, che ora passerà all’esame del Senato.
Il via libera è arrivato tra gli “oooooh…” di attesa dei pentastellati e i festeggiamenti di una parte dell’aula dopo che la presidentessa Laura Boldrini ha dichiarato chiusa la votazione, alla quale si è giunti dopo diversi scontri tra i parlamentari.
Cinque Stelle hanno accusato il Pd di fare ostruzionismo e a loro volta i dem hanno accusato i grillini di aver voluto fare interventi troppo lunghi. Il voto, dopo le polemiche, era stato fissato per le 18.30.
La Pdl Richetti ha ricevuto l’appoggio di Pd, M5s, Fdi, Lega Nord e dei civatiani. Si sono astenuti gli ex democratici di Mdp: “E’ stata messa una toppa, ma non basta”, ha detto il deputato Alfredo D’Attorre.
Ha annunciato il suo voto contrario il presidente del gruppo Misto Pino Pisicchio: “Lo faccio per la dignità di quest’Aula”.
http://www.articolotre.com/2018/06/la-camera-approva-lo-stop-ai-vitalizi-forza-italia-si-indigna/

Chiedo scusa per la notizia che, a quanto pare non risulta essere vera, infatti il link al quale faccio riferimento non dà risultati. Oltretutto, mi accorgo solo adesso che riporta la Boldrini ancora presidente della Camera.

Caso Maugeri, Corte dei Conti sequestra 5 milioni a Roberto Formigoni: “Deviò la sua funzione pubblica per fini privati”.

Caso Maugeri, Corte dei Conti sequestra 5 milioni a Roberto Formigoni: “Deviò la sua funzione pubblica per fini privati”

Coinvolti anche l’ex faccendiere Pierangelo Daccò e l’ex assessore Antonio Simone: in totale la cifra sequestrata è di 30 milioni di euro. Proprio per i casi San Raffaele e Maugeri, l'ex governatore della Lombardia condannato in primo grado a 6 anni con l'accusa di corruzione. Tra cinque giorni la sentenza d'appello.


A cinque giorni dalla sentenza d’appello nel processo penale la Procura della Corte dei Conti della Lombardia ha disposto il sequestro di 5 milioni di euro a carico dell’ex governatore della Regione Roberto Formigoni per la vicenda Maugeri. I pm contabili hanno ordinati sequestri “conservativi” anche a carico degli altri imputati nel processo penale tra cui l’ex faccendiere Pierangelo Daccò e l’ex assessore Antonio SimoneQuesti ultimi due hanno scelto di concordare la pena, mentre per l’ex senatore di Ap l’accusa ha chiesto una pena di 7 anni e mezzo, più alta di quanto inflitto dal Tribunale di Milano in primo grado: sei anni per corruzione. In totale la cifra sequetrata supera i 30 milioni di euro. Secondo la difesa, invece, la teoria dell’accusa “prima ancora di essere provata non tiene sotto il profilo della logica. Qui i giudizi, le impressioni si sostituiscono ai fatti. E sostenere che a monte c’è un sistematico asservimento” di Roberto Formigoni “e a valle le pressioni che egli fa, è una invenzione”, ha dichiarato uno degli avvocati dell’ex governatore, Luigi Stortoni.
Le indagini della magistratura contabile: “Sistema illecito”.
Ma anche la magistratura contabile condivide le conclusioni della Procura. Inoltre c’è stata “una complessa ed articolata attività istruttoria”, diretta da Salvatore Pilato, “perché fondata sugli analitici e puntuali riscontri di contabilità finanziaria, integrati dalle fonti probatorie provenienti dai giudizi penali, con la fondamentale collaborazione della Guardia di Finanza di Milano”, delegata ad eseguire i sequestri, i magistrati hanno definito “gli accertamenti relativi al finanziamento da parte della Regione Lombardia della Fondazione Salvatore Maugeri, ente ospedaliero accreditato con il sistema sanitario regionale”. Per i pm contabili, anche sulla base degli atti penali, è “emersa la distrazione dal finanziamento delle cosiddette funzioni non tariffabili, dei contributi regionali a finalità vincolata per l’importo stimato nell’invito a dedurre nella misura di euro 59.383.107″. Contestato un danno erariale, dunque, di quasi 60 milioni nei confronti della Regione Lombardia. Ed è emersa l’esistenza di “un sistema illecito composto da soggetti interni all’amministrazione regionale”, tra cui proprio l’ex governatore, “e da soggetti esterni, che hanno cooperato in consapevole concorso per la distrazione delle risorse economiche dalle finalità pubbliche”. 

Il “provvedimento cautelare” disposto dai magistrati “è stato limitato alle quote di profitto realizzate da ciascuno dei presunti responsabili”: 5 milioni a Formigoni, 4 milioni all’ex presidente della Fondazione Umberto Maugeri, 4 milioni all’ex direttore amministrativo Costantino Passerino e 10 milioni a testa a Daccò e Simone. I sequestri conservativi riguardano “beni immobili, crediti anche a titolo di vitalizio, conti correnti bancari” nei limiti “delle quote di arricchimento personale”. Per l’11 luglio è fissata l’udienza di convalida dei sequestri conservativi.
Formigoni “si adoperò per deviare la funzione pubblica a fini privati”
L’ex Governatore lombardo Roberto Formigoni “si è adoperato per ‘deviare’ la funzione pubblica a fini privati, avvalendosi dei ‘mediatori/agevolatorì Pierangelo Daccò e Antonio Simone, con interventi e pressioni sugli uffici regionali, mirati alla precisa finalità di drenare illecitamente una ingentissima quantità di risorse pubbliche, assegnate a copertura dei fondi destinati alle cosiddette funzioni non tariffabili”. La misura cautelare, spiegano i pm contabili, “è stata eseguita a garanzia del credito risarcitorio dell’Amministrazione regionale, a fronte della commissione di illeciti dolosi motivati da ragioni economiche“.
Allo “stato degli atti non risultano corrisposte le provvisionali” di risarcimento stabilite dal Tribunale di Milano con la sentenza del dicembre 2016 che ha condannato Formigoni anche a versare 3 milioni di euro, in solido con l’uomo d’affari Pierangelo Daccò e con l’ex assessore lombardo Antonio Simone, alla Regione Lombardia. Nel disporre ed eseguire i sequestri i pm contabili chiariscono anche che non hanno riconosciuto alcuna “rilevanza” alle confische disposte nel processo penale (oltre 6,6 milioni a carico di Formigoni) perché quelle confische penali “hanno una rilevanza esclusivamente sanzionatoria e non risarcitoria del danno pubblico“.
I magistrati: “Danno erariale di oltre 73 milioni di euro”
La Procura contabile spiega, inoltre, di aver eseguito i sequestri perché “l’ingente danno contestato rende assai probabile l’esecuzione di atti in grado di diminuire la garanzia patrimoniale del credito erariale” vantato dalla Regione Lombardia “da parte dei membri del sodalizio criminoso”. I magistrati, in particolare, hanno calcolato il danno erariale in relazione alle somme “retrocesse” a favore dei “partecipanti al sistema illecito”, tra cui Formigoni, e su un “complessivo finanziamento regionale” alla Maugeri, tra il ’98 e il 2010, di oltre 73 milioni di euro. Da questa cifra, però, è stato detratto il risarcimento di 14 milioni già corrisposto dalla Fondazione Maugeri alla Regione e, dunque, il danno finale è di circa 60 milioni. I presunti intermediari della corruzione, Daccò e Simone, tra l’altro, avrebbero girato “parte delle somme ricevute” dalla Maugeri “al Presidente Formigoni sia in contanti, sia sotto forma di utilità patrimoniali di vario genere e natura“, tra cui l’ormai famoso uso di yacht per le vacanze. Alla Maugeri, nel frattempo, “in violazione degli obblighi di imparzialità ed esclusivo perseguimento dell’interesse pubblico, sono state assegnate ingenti somme del fondo sanitario regionale”. Il “complesso sistema illecito”, infine, come emerso anche dall’inchiesta della Procura di Milano, era basato anche su una “rete di società italiane ed estere (anche in centri offshore)”.

mercoledì 20 giugno 2018

Ministro Tria: "Tasse troppo alte".


Il ministro dell'Economia Giovanni Tria

13mila sconosciuti al fisco e mille grandi evasori. Le "scoperte" della GdF.


"I recenti dati diffusi dall'Istat relativi al Pil confermano che l'economia italiana è in ripresa. Rimangono però elevate la pressione fiscale in rapporto al Pil e l'evasione fiscale contributiva, che nelle stime 2015 era di 110 miliardi di euro. La recessione ha indebolito la capacità di crescere e competere e ha generato una diffusa disaffezione nelle autorità". Così il ministro dell'Economia Giovanni Tria alla celebrazione del 244simo anniversario della fondazione della Guardia di Finanza.
L'impegno del governo - ha affermato Tria - è per "un più efficace contrasto all'evasione e alle frodi nella consapevolezza che solo da un contrasto efficace dell'illegalità possono derivare maggiori risorse per sostenere la crescita dell'economia". Dal contrasto all'evasione fiscale, secondo il ministro, possono derivare risorse anche "per la riduzione della pressione fiscale".
Il ministro è intervenuto alla festa della GdF, durante la quale sono stati presentati i dati relativi all'evasione. Due miliardi e 300 milioni, più di due milioni a testa: è quanto hanno sottratto al fisco i mille grandi evasori scoperti dalla Guardia di Finanza dal 1 gennaio del 2017 al 31 maggio di quest'anno. I Finanzieri hanno anche individuato quasi 13mila evasori totali e contestato 23mila reati fiscali.
Dei 2,3 miliardi evasi dai grandi evasori, che non sono piccoli artigiani, commercianti o imprenditori ma soggetti che si avvalgono di una rete di connivenze e spesso anche della consulenza di studi tributari, più della metà - 1,3 miliardi - sono però già stati confiscati acquisiti in via definitiva al patrimonio dello Stato.
Da gennaio 2017 sono stati scoperti anche 12.824 evasori totali, soggetti del tutto sconosciuti al fisco, che hanno evaso 5,8 miliardi di Iva. I finanzieri hanno inoltre portato alla luce quasi 23mila reati fiscali - il 67% dei quali riguardano emissione di fatture false, dichiarazioni fraudolente e occultamento di documenti contabile - e denunciato 17mila persone, di cui 378 arrestate.
Infine, sono 30.818 i lavoratori in nero impiegati da 6.361 datori di lavoro.
Questi, in sintesi, i dati presentati dalla GdF:
Appalti irregolari per 2,9 miliardi, danni all'erario per 5 miliardi, mille grandi evasori che hanno sottratto al fisco 2,3 miliardi, più di due milioni a testa. Sono i dati principali di 17 mesi di attività della Guardia di Finanza - dal 1 gennaio 2017 al 31 maggio 2018 - resi noti in occasione della festa del Corpo.
APPALTI IRREGOLARI PER 2,9 MLD, 40% GARE - Nel settore appalti la GdF ha scoperto irregolarità sull'aggiudicazione del 40% delle gare esaminate. Oltre 6mila i denunciati per reati in quest'ambito e delitti contro la P.a., 644 dei quali arrestati; 600 milioni di euro sequestrati. Su un totale di gare sottoposte a controllo per 7,3 miliardi, il valore degli appalti in cui sono state riscontrate irregolarità è di 2,9 miliardi.
DANNI ERARIO PER 5 MLD - Sono 8.400 le persone responsabili di un danno erariale individuate, per un ammontare di 5 miliardi. Il dato si focalizza su un insieme di inefficienze e sprechi di risorse di cui si rendono colpevoli persone che operano nel settore pubblico procurando danni all'erario.
1.000 GRANDI EVASORI - Due miliardi e 300 milioni, più di due milioni a testa: è quanto hanno sottratto al fisco i mille grandi evasori, soggetti che si avvalgono di una rete di connivenze e della consulenza di studi tributari, non certo piccoli commercianti, artigiani o imprenditori. Più della metà di questi soldi - 1,3 miliardi - sono però già stati confiscati acquisiti in via definitiva al patrimonio dello Stato. Scoperti anche 12.824 evasori totali che hanno evaso 5,8 miliardi di Iva e contestati quasi 23mila reati fiscali - il 67% dei quali riguardano emissione di fatture false, dichiarazioni fraudolente e occultamento di documenti contabile - 30.818 sono invece i lavoratori in nero impiegati da 6.361 datori di lavoro.
FRODI COMUNITARIE - Negli ultimi 17 mesi la Guardia di Finanza ha scoperto frodi in danno del bilancio nazionale e comunitario per oltre 1,5 miliardi di euro. Si attestano a 175 milioni le frodi nel settore della spesa previdenziale e sanitaria. I soggetti nel complesso denunciati sono stati 12.741, con l'esecuzione di oltre 40.000 interventi a tutela dei principali flussi di spesa pubblica.
SANITA', FURBETTI TICKET OGNI 10 CONTROLLI - Le Fiamme Gialle hanno effettuato controlli mirati in ambito sanitario per scoprire i "furbetti" del ticket, settore nel quale sono state individuare "sacche" di irregolarità nel 90% dei casi: in pratica, ogni 10 persone controllate, almeno 9 si sarebbero fatte curare gratis, in ospedali pubblici o in altre strutture private convenzionate senza averne diritto. Per quanto riguarda poi gli aiuti economici e i servizi sociali di assistenza verso cittadini in condizioni economiche e sociali di disagio, il 39% dei controlli svolti ha evidenziato irregolarità.
MAFIA E TERRORISMO - Le indagini patrimoniali contro le mafie hanno portato alla confisca di beni e valori per 2 miliardi. Altri 3 miliardi sono stati sequestrati, mentre le richieste di sequestro in corso ammontano a 4,6 miliardi. 
Tre miliardi il valore del riciclaggio accertato, somme intercettate grazie a circa 1.300 indagini, da cui sono scaturite denunce per riciclaggio e autoriciclaggio nei confronti di 2.508 persone, 284 delle quali poste agli arresti. Delle oltre 131.600 segnalazioni di operazioni sospette esaminate, 38.600 sono state sottoposte a indagini più approfondite e 756 sono risultate attinenti al finanziamento del terrorismo internazionale.
IL MERCATO DEL FALSO - Sono 264 milioni gli articoli sequestrati dalle Fiamme Gialle tra quelli contraffatti, con falsa indicazione del made in Italy, quelli non sicuri e i prodotti alimentari con marchi industriali falsificati o indicazioni non veritiere su origine e qualità. Oscurati o sequestrati anche 521 siti internet, utilizzati per commercializzare on line merce contraffatta.