domenica 7 giugno 2020

Il broker dei mille magheggi: dagli affari maltesi al Vaticano. - Gianni Barbacetto

Il broker dei mille magheggi: dagli affari maltesi al Vaticano

Gianluigi Torzi - Il molisano di Londra.
Nella storia italiana, il finanziere d’avventura è una figura ricorrente, che attraversa tutte le grandi vicende economico-finanziarie degli ultimi decenni. Chissà se Gianluigi Torzi ambisce a far parte di questa storia a suo modo grandiosa. Per ora, ha avuto il raro privilegio di essere arrestato dalle autorità vaticane, con le accuse di estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio: per aver fatto svanire almeno 15 milioni di euro in una complessa operazione iniziata nel 2014 che ruota attorno alla compravendita di un immobile di pregio in Sloane Avenue a Londra. Sarebbero però oltre 400 i milioni dell’Obolo di San Pietro finiti nei magheggi di Torzi e dei suoi compagni d’avventura, il finanziere Raffaele Mincione e due responsabili dell’amministrazione vaticana, monsignor Alberto Perlasca e Fabrizio Tirabassi. “Un malinteso”, secondo gli avvocati di Torzi, Ambra Giovene e Marco Franco.
Intanto Torzi esce dalle pagine finanziarie per entrare in quelle della cronaca. Chi è Torzi? Broker, molisano, basato a Londra. La sua immagine su Twitter è un mojito o comunque un cocktail variopinto. È nato a Guardialfiera, in provincia di Campobasso, dove mantiene le cariche nelle società di famiglia, tra cui la Microspore di Larino, che produce fertilizzanti. Le cronache locali si occuparono di lui per un’inchiesta giudiziaria (poi finita con un’archiviazione) sull’acquisto di una villa sul mare, a Termoli, per l’ex presidente della Regione Paolo Di Laura Frattura (Pd). Poi la sua base è diventata Londra, il suo indirizzo il 33 di Bruton Place, a Mayfair, a due passi da Hyde Park, dove risultano basate molte delle sue società. Comincia come broker, poi passa all’investment banking e alla finanza corporate. Il Fatto quotidiano s’imbatte in lui nel luglio 2019, quando racconta alcune operazioni tentate (invano) dal consigliere delegato della Popolare di Bari, Vincenzo De Bustis, per “rafforzare” la banca. Emissione di un titolo per far entrare 30 milioni di euro. E sottoscrizione di quote di un fondo lussemburghese, Naxos, per far uscire 51 milioni di euro. Il titolo per 30 milioni doveva essere sottoscritto da una società maltese, la Muse Ventures Ltd, controllata da Torzi, nata nell’ottobre 2017 e con un capitale di soli 1.200 euro. L’operazione non si chiude, perché l’istituto di credito coinvolto nell’emissione dei titoli, Bnp Paribas, rileva problemi di trasparenza e di gestione dei rischi finanziari. Anche dentro la Popolare di Bari si nota “la sproporzione tra i mezzi propri del sottoscrittore” (la Muse) “e l’importo della sottoscrizione dei titoli”. Il meccanismo s’inceppa: Muse non sgancia un euro, in compenso Naxos fa causa alla Popolare di Bari per 51 milioni. Si muove il Servizio antiriciclaggio interno alla banca: rileva che “l’anagrafica e l’identificazione della società in discorso”, cioè la maltese Muse di Torzi, “risultano incomplete, essendo carenti le informazioni relative al titolare effettivo e al codice fiscale”. Dopo qualche approfondimento, emerge anche che l’amministratore di Muse, Gianluigi Torzi, insieme al padre Enrico, è nelle liste nere: presente “nelle liste mondiali di bad press (WorldCheck) per diverse indagini a suo carico avviate dalle Procure di Roma e Larino per reati di falsa fatturazione e truffa”. Risulta che anche la Procura di Milano abbia chiesto informazioni e documentazione su di lui. Risultato: l’operazione con questo personaggio è classificata “ad alto rischio” e con “evidenza antiriciclaggio negativa”. Altra storia che lo vede protagonista è quella che ha a che fare con la compagnia assicurativa romana Net Insurance. Sotto osservazione, un ammanco di titoli di Stato scoperto dal nuovo amministratore delegato di Net Insurance, Andrea Battista, relativo all’emissione di obbligazioni realizzata dalla gestione precedente e curata da Torzi.
Il nome del finanziere molisano era spuntato anche a proposito di 14 milioni incamerati nel 2018 da due sue società londinesi (Sunset Enterprice e Odikon Service) come mega-commissione per la cartolarizzazione del credito di 80 milioni vantato dal Fatebenefratelli di Roma nei confronti della Regione Lazio. Ora l’arresto in Vaticano. Se le accuse saranno confermate, Torzi rischia di entrare davvero nella galleria dei personaggi della storia della finanza all’italiana.

Un nuovo test conferma l’energia oscura e l’espansione dell’universo. - Oliver Melis



I risultati confermano il modello dell’energia oscura come costante cosmologica, e di un universo spazialmente piatto, con una precisione senza precedenti in contrasto con i dati raccolti dal telescopio spaziale Planck che suggeriva una curvatura spaziale positiva dedotta dalle misurazioni del fondo cosmico a microonde.

Il modello cosmologico standard o modello Lambda-CDM (dove CDM sta per Cold Dark Matter, ossia Materia Oscura Fredda) riproduce in maniera soddisfacente le osservazioni della cosmologia del Big Bang, spiegando le osservazioni della radiazione cosmica di fondo (CMB), della struttura a grande scala dell’universo e delle supernovae che indicano un universo in espansione accelerata.
Nel Modello standard l’energia oscura permea l’universo e ne provoca un’espansione a un ritmo sempre crescente e costituisce oltre il 70% di tutto quanto c’è nel cosmo. Questo modello ha un problema ancora irrisolto: misurando il tasso di espansione con tecniche diverse si ottengono risultati discordanti tra loro.
L’espansione dell’universo può essere misurata con diverse tecniche. Una di esse consiste nel calcolare il moto relativo delle galassie distanti. Il calcolo viene eseguito misurando la luce delle supernove di tipo Ia all’interno di queste galassie. Questo tipo di stelle presentano una luminosità standard abbastanza uniforme, quindi misurando la loro luminosità si può risalire alla distanza della galassia che le ospita. Confrontando la luminosità delle supernove Ia con il redshift della galassia si ricava il parametro di Hubble.
Con questa tecnica si è scoperto che l’Universo si espande in maniera accelerata.
Un’altra tecnica è quello di osservare lo sfondo cosmico a microonde che permea l’universo. Questa radiazione proviene dall’epoca della ricombinazione, quando i primi atomi poterono combinarsi dal plasma primordiale rendendo l’universo trasparente alla luce. Questa radiazione fossile del Big Bang ha una temperatura di circa 3 K, con piccole variazioni tra le diverse regioni del cielo. La scala di queste fluttuazioni dipende dalla velocità di espansione cosmica. Attente osservazioni effettuate dal telescopio dell’ESA Planck hanno fornito una buona misura della costante di Hubble. Questa misurazione è completamente indipendente dalla misura effettuata mediante le supernovae.
I due risultati dovrebbero essere concordi, ma in realtà non lo sono.
I risultati di Planck danno un valore della costante Hubble di circa 67 – 68 (km / s) / Mpc, mentre le osservazioni delle supernova danno un valore di circa 71 – 75 (km / s) / Mpc.
I risultati ottenuti in passato erano sovrapponibili perché abbastanza grandi, ma ora la precisione del risultato ne sottolinea il totale disaccordo. Questo non significa che l’energia oscura non esista, significa però che c’è ancora qualcosa che gli astronomi non capiscono.
Una delle difficoltà che presentano questi risultati è che dipendono dal modello. Ognuno di essi dipende da determinati presupposti sull’universo.
Uno di questi è che l’universo sia piatto.
In altre parole, la luce che giunge fino a noi dalle galassie distanti ha viaggiato sostanzialmente in linea retta. Lo spazio in generale non è incurvato. Tuttavia, dai dati di Planck emergono alcune prove su una curvatura molto piccola dello spazio, questo contribuirebbe a spiegare la discrepanza nei risultati.
Il problema dell’incongruenza è stato affrontato prendendo in considerazione altre tecniche per misurare l’espansione cosmica. Una ricerca condotta da un team dell’Università di Portsmouth ritiene che le grandi strutture nella rete di galassie presenti nell’Universo siano in grado di consentire di effettuare test più precisi, sia sull’energia oscura che sull’espansione cosmica, rispetto a quelli condotti finora.
La ricerca ha preso in considerazione i dati di più un milione di galassie e quasar raccolti in più di un decennio dalla Sloan Digital Sky Survey. La tecnica è basata su una combinazione dei vuoti cosmici, grandi zone dello spazio in espansione contenenti pochissime galassie, e la debole impronta delle onde sonore nell’Universo primordiale, note come oscillazioni acustiche barioniche (BAO), che possono essere osservate nella distribuzione delle galassie.
Questo metodo consente di misurare gli effetti diretti dell’energia oscura, che guida l’espansione accelerata dell’universo, e garantisce risultati molto più precisi nella misurazione del parametro di Hubble rispetto alla tecnica basata sull’osservazione dell’esplosione delle supernove.
I risultati confermano il modello dell’energia oscura come costante cosmologica, e di un universo spazialmente piatto, con una precisione senza precedenti in contrasto con i dati raccolti dal telescopio spaziale Planck che suggeriva una curvatura spaziale positiva dedotta dalle misurazioni del fondo cosmico a microonde.
La curvatura infatti non può spiegare i diversi valori. Per il parametro Hubble, il team ha ottenuto un risultato di circa 70 – 74 (km / s) / Mpc, che concorda con il risultato della supernova più grande. Ma le loro osservazioni si sono concentrate principalmente su galassie con uno spostamento verso il rosso di z <2 68="" 70="" 9="" a="" aggiunto="" anni="" che="" circa="" con="" concorda="" dati="" di="" distanti="" galassie="" ha="" i="" il="" in="" km="" luce.="" meglio="" miliardi="" mpc="" o="" pi="" planck.="" quando="" risultato="" s="" si="" spostato="" team="">
Il risultato dello studio mostra l’importanza delle indagini sulle galassie per determinare la quantità di energia oscura, e come questa si sia evoluta negli ultimi miliardi di anni. Riporta inoltre una misurazione molto precisa della costante di Hubble, il cui valore è stato recentemente oggetto di discussione tra gli astronomi.

Coronavirus, trovati i geni che aumentano il rischio. - Elisa Buson

Trovati i primi geni che determinano la diversa suscettibilità delle persone alla Covid-19 (fonte: quapan, Flickr, CC BY 2.0) © Ansa
Trovati i primi geni che determinano la diversa suscettibilità delle persone alla Covid-19 (fonte: quapan, Flickr, CC BY 2.0)

Da uno studio italiano, grazie all'intelligenza artificiale.

E' un maxi studio genetico italiano il primo al mondo a stringere il cerchio intorno ai geni che determinano la diversa suscettibilità delle persone alla Covid-19: i primi 'indiziati' sono stati individuati grazie all'intelligenza artificiale presso l'Università di Siena nell'ambito del grande progetto di ricerca Gen-Covid, che attraverso la collaborazione di 35 ospedali di tutta Italia analizzerà il Dna di 2.000 persone entro l'estate. I risultati ottenuti sui primi 130 pazienti sono presentati alla conferenza della Società europea di genetica umana.
"Abbiamo usato un approccio completamente nuovo che valuta il singolo paziente: così sarà più facile trovare terapie personalizzate contro Covid-19", spiega Alessandra Renieri, professore all'Università di Siena e direttore dell'Unità di genetica medica all'Azienda ospedaliero-universitaria Senese. "In Italia abbiamo avuto la sfortuna di fare da apripista con i nostri pazienti: ora speriamo di poter fare altrettanto come scienziati".
L'estrema variabilità della malattia Covid-19 è uno degli aspetti più oscuri della pandemia. Alcune persone infettate dal nuovo coronavirus sono del tutto asintomatiche, altre hanno una sindrome influenzale, altre ancora sviluppano conseguenze gravissime che portano alla morte. "Abbiamo pensato fin dall'inizio che fosse la genetica dell'ospite a fare la differenza - spiega Renieri - e diversi studi hanno poi dimostrato che la gravità della malattia dipende al 50% da fattori ereditari". Per scoprire quali fossero, sono stati condotti diversi studi genetici mettendo a confronto il Dna di persone malate di Covid e persone sane, ma i risultati sono stati deludenti.
"Abbiamo quindi deciso di cambiare metodo, provando a valutare ogni paziente come un caso a sé, proprio come facciamo da anni nello studio delle malattie genetiche rare", precisa la genetista. "Abbiamo scomposto la Covid nei vari organi che colpisce, valutando se nel singolo paziente fosse grave o lieve dal punto di vista polmonare, epatico, cardiovascolare e così via. Poi abbiamo esaminato il Dna: ogni individuo presenta oltre 50.000 varianti genetiche, e per semplificarne lo studio abbiamo deciso di valutare le varianti più significative analizzandole secondo un sistema binario, proprio come fanno i computer: il gene vale 0 se è intatto, vale 1 se è alterato".
Questa mole di dati, rielaborata grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale, ha permesso di trovare in ogni malato una media di tre geni mutati che sembrano influire sulla suscettibilità al coronavirus dei singoli organi o apparati. “Di questi geni – conclude Renieri - alcuni sono già bersaglio di farmaci attualmente disponibili sul mercato che potrebbero avere una nuova indicazione contro Covid”.

Decreto Scuola, Camera lo approva con 245 voti a favore e 122 contrari. Azzolina: “Grazie al governo”. Ecco tutte le novità.

Decreto Scuola, Camera lo approva con 245 voti a favore e 122 contrari. Azzolina: “Grazie al governo”. Ecco tutte le novità

La discussione fiume è andata avanti, ininterrottamente, da venerdì a causa dell'ostruzionismo del centrodestra, in particolare di Lega e Fratelli d'Italia, che, portando il numero degli iscritti a parlare a 172, ha cercato di impedire il voto finale sul testo entro la scadenza ultima, fissata alla mezzanotte di oggi.
Il Decreto Scuola è legge. In attesa della firma da parte del presidente della Repubblica e la conseguente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, la Camera dei Deputati ha approvato con 245 voti a favore e 122 contrari il testo proposto dalla maggioranza di governo. Il via libera è arrivato intorno alle 11.45, dopo una seduta fiume andata avanti ininterrottamente da venerdì a causa dell’ostruzionismo del centrodestra, in particolare di Lega e Fratelli d’Italia, che, portando il numero degli iscritti a parlare a 172, ha cercato di impedire il voto finale sul testo entro la scadenza ultima. “È un provvedimento nato in piena emergenza che consente di chiudere regolarmente l’anno scolastico in corso. Il testo è stato migliorato durante l’iter parlamentare grazie al lavoro responsabile della maggioranza di governo. Con l’obiettivo di mettere al centro gli studenti e garantire la qualità dell’istruzione. Ora definiamo le linee guida per settembre, per riportare gli studenti a scuola, in presenza e in sicurezza”, ha commentato a caldo la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. 
Cosa cambia: dalle regole sugli esami di Stato al concorso per insegnanti.
Uno degli aspetti più urgenti erano le disposizioni per lo svolgimento degli esami di Stato a conclusione dell’anno scolastico 2019-20. Il decreto contiene la cornice normativa per lo svolgimento degli esami del I e II ciclo e per la valutazione finale. A seguito dell’emergenza coronavirus, sono state previste misure specifiche e semplificate per questo anno scolastico. In particolare, l’esame di Stato del I ciclo coincide con la valutazione finale da parte del Consiglio di classe, che terrà conto anche di un elaborato consegnato e discusso online dagli studenti. Mentre per il II ciclo è prevista la sola prova orale in presenza.
Novità riguarderanno anche i voti alla scuola primaria. Tornano i giudizi descrittivi al posto dei voti in decimi. La novità sarà reintrodotta dal prossimo anno scolastico. Una successiva ordinanza del ministero dell’Istruzione darà alle scuole tutte le indicazioni operative.
Il testo introduce anche maggiori tutele per gli alunni con disabilità. I dirigenti scolastici, sulla “base di specifiche e motivate richieste da parte delle famiglie degli alunni con disabilità”, tenuto conto della particolarità di questo anno scolastico, dopo aver sentito i Consigli di classe e acquisito il parere del Gruppo di lavoro per l’inclusione della loro scuola, potranno consentire “la reiscrizione dell’alunno al medesimo anno di corso frequentato nell’anno scolastico 2019-20″. Questo consentirà di recuperare il mancato conseguimento degli obiettivi didattici e inclusivi per l’autonomia stabiliti nel Piano educativo individualizzato.
Novità anche per i privatisti che avranno l’esame a settembre e vogliono iscriversi all’università. I candidati che dovranno sostenere l’Esame del II ciclo nella sessione straordinaria di settembre, in attesa di conseguire il diploma, potranno partecipare con riserva alle prove di ammissione ai corsi di laurea a numero programmato e ad altre prove previste dalle università, istituzioni dell’Alta formazione artistica musicale e coreutica e altre istituzioni di formazione superiore post diploma. Potranno partecipare con riserva anche a procedure concorsuali pubbliche, selezioni e procedure di abilitazione per le quali sia richiesto il diploma di II grado.
Ai sindaci saranno conferiti poteri speciali in materia di edilizia scolastica, così da favorire un più rapido adeguamento delle strutture in vista del prossimo anno di studi. L’esecuzione degli interventi sarà infatti velocizzata: fino al 31 dicembre 2020 i Sindaci e i presidenti delle Province e delle Città metropolitane potranno operare con poteri commissariali. Gli enti locali avranno, dunque, uno strumento in più per agire e garantire che gli interventi possano svolgersi rapidamente e in tempi utili per l’avvio del prossimo anno scolastico.
Cambia il concorso straordinario per l’ingresso nella Scuola secondaria di I e II grado. I docenti che hanno i requisiti per partecipare non sosterranno più una prova a crocette, ma una prova con quesiti a risposta aperta, sempre al computer. La prova sarà diversa per ciascuna classe di concorso. Il bando, già pubblicato in Gazzetta Ufficiale a fine aprile, sarà modificato tenendo conto delle novità introdotte. Le prove si svolgeranno appena le condizioni epidemiologiche lo consentiranno. Ai vincitori di concorso immessi in ruolo nel 2021-22 che rientrano nella quota di posti destinati all’anno scolastico 2020-21 sarà riconosciuta la decorrenza giuridica del contratto, anche ai fini dell’anzianità, dal 1° settembre 2020. Le graduatorie dei supplenti, invece, saranno aggiornate, ma anche provincializzate e digitalizzate. Si attuerà, perciò, quanto previsto dal decreto scuola di dicembre, ma con un’importante semplificazione per garantire l’attuazione delle nuove regole in tempo per il nuovo anno scolastico: il ministero potrà emanare un’apposita ordinanza, anziché muoversi per via regolamentare. La provincializzazione consentirà di sgravare le segreterie delle istituzioni scolastiche: saranno gli Uffici territoriali del Ministero a seguire il processo e assegnare le supplenze. La presentazione delle domande sarà, poi, informatizzata per tagliare i tempi e rendere il processo più efficiente anche a vantaggio degli insegnanti e degli studenti. Con il nuovo modello le supplenze saranno assegnate più rapidamente.
È inoltre prevista l’istituzione di un apposito Tavolo di confronto per avviare “con periodicità percorsi abilitanti” e fare chiarezza sul percorso per diventare insegnanti, consentendo così anche ai giovani neo-laureati un percorso di accesso all’insegnamento “caratterizzato da una formazione adeguata”. Il Tavolo sarà presieduto dal Ministro.
La corsa contro il tempo per l’approvazione.
La seduta è iniziata venerdì mattina con l’esame e il voto sui 193 ordini del giorno, dei quali 157 presentati dall’opposizione. Il numero di deputati che ha chiesto la parola, 172 con 10 minuti a disposizione ciascuno, secondo quanto stabilito dai regolamenti, avrebbe potuto prolungare la discussione per oltre 28 ore, alle quali dovevano essere sommate le pause obbligatorie per le sanificazioni delle sale, ogni tre ore, e il tempo necessario per la firma del presidente della Repubblica e conseguente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, mettendo così a rischio la conversione in legge.
Poco prima dell’ora di cena la seduta è anche stata sospesa dopo dei momenti di confusione provocati dai leghisti che hanno innalzato uno striscione con la scritta “Azzolina bocciata“. A suscitare l’ira del Pd, come hanno spiegato successivamente Enrico Borghi e Patrizia Prestipino, è stato il fatto che i deputati del Carroccio hanno attraversato precipitosamente l’emiciclo e sono saliti sui banchi del Pd per fotografare i colleghi con lo striscione (vietato dai regolamenti parlamentari) e poter postare la foto sui social. “I nostri banchi sono stati invasi – ha detto Borghi – Non vogliamo che la Camera diventi l’anticamera di uno stadio. Noi rispettiamo l’ostruzionismo della Lega, ma pretendiamo il rispetto delle nostre prerogative”.

sabato 6 giugno 2020

Grandi opere e vincoli: il liberismo spacca l’Italia - Vittorio Emiliani

2 Giugno, manifestazione centrodestra a Roma: per Salvini raffica ...
“Al Matteo a gh’è scapà la vaca in tal prà”, avrebbe detto un lumbard. “Gli è scappata la vacca nel prato”, nel senso che in piazza del Popolo, Matteo Salvini le ha sparate grosse, le più grosse possibili: sulle grandi opere niente gare d’appalto, niente controlli tecnici, niente intralci di vincoli, niente di niente, si fanno e basta.
Sentendolo parlare, anzi blaterare in quel modo, in piazza del Popolo, gioiello della pianificazione urbanistica napoleonica, mi sono venute alla mente le immagini agghiaccianti della Liguria che, a ogni pioggia appena più violenta, subisce ovunque alluvioni devastanti. Perché? Perché – come mi spiegò negli anni Sessanta il grande geografo Lucio Gambi – “stanno tagliando con le gallerie dell’autostrada la costa a metà senza curarsi di farci studiare e quindi incanalare il corso delle acque sotterranee, così queste, trovando ostruito il cammino verso il mare, prenderanno le direzioni più impensate scassando il sottosuolo e anche il suolo…”. Facile profezia purtroppo mentre in Liguria dilagavano le seconde e terze case di milanesi e torinesi. Diecimila vani in più all’anno solo a Rapallo che Giorgio Bocca sul Giorno chiamò sarcasticamente “Lambrate sul Tigullio”.
Del resto il Verbo paesaggistico di Matteo Salvini è questo da anni. Due anni fa, in campagna elettorale, discutendone con l’allora sottosegretario Pd, Maria Elena Boschi, disse che lui le Soprintendenze le avrebbe abolite. Era furibondo con un soprintendente lombardo che aveva bocciato una nuova variante sul Lago di Como, la Tremezzina. E Maria Elena gli aveva fatto presente che anche il Pd era d’accordo nel ridurre i poteri di interdizione e di vincolo delle Soprintendenze.
Ecco il punto: dov’è la sinistra o il centrosinistra alternativo alla barbarie del centrodestra salviniano?
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/06/06/grandi-opere-e-vincoli-il-liberismo-spacca-litalia/5826251/#

Con-te partirò. - Marco Travaglio




Se i set dei film e delle fiction non si decidono a riaprire alla svelta, rischiano di vedersi rubare il mestiere dai giornali. Cioè da quegli oggetti cartacei che un tempo contenevano notizie e ora fabbricano invenzioni. Le più in voga, negli ultimi tempi, sono tre: escogitare alibi (ovviamente falsi) per salvare le chiappe agli sgovernanti della Lombardia prima che passino alla storia come i più terrificanti (e al contempo comici) serial killer mai visti sull’orbe terracqueo; trovare il modo di scongiurare la scomparsa di due specie in via d’estinzione, i renziani e i calendiani; propiziare la nascita di un nuovo governo, possibilmente presieduto da Mario Draghi (senza peraltro domandargli se sia minimamente interessato) e sostenuto da tutti i vecchi partiti, previo dirottamento di Giuseppe Conte su un qualche strapuntino di consolazione (senza peraltro domandargli se sia minimamente interessato). La terza missione, la più improba, vede impegnatissime le principali testate e i loro signorini grandi firme, che studiano per il premier nuovi mestieri alternativi (come se non fosse già un prof e un avvocato).
L’estate scorsa, caduto il suo primo governo, tutti scrivevano che sarebbe andato certamente al ministero degli Esteri o a Bruxelles come commissario Ue (infatti restò premier). L’altro giorno Il Tempo e Il Dubbio (mica pizza e fichi) lo davano sicuro candidato di Pd e 5Stelle a sindaco di Roma (dove peraltro il M5S ricandida la Raggi e i dem, come sempre, uno a caso da buttar giù alla prima occasione). Ieri il sempre attendibile Claudio Tito, su Repubblica, lo dipingeva molto “tentato” dall’appassionante sfida di candidarsi a senatore alle elezioni suppletive a Sassari (gnamm!) per “blindare il governo” (qualunque cosa voglia dire) e diventare “il primo candidato ‘giallorosso’”, un “laboratorio” vivente della prossima “fusione Pd-M5S” (ovviamente mai pensata da alcuno). L’idea che uno che fa il presidente del Consiglio con consensi intorno al 60%, fra i più alti in Europa, non stia nella pelle di fare il senatore di Sassari o il sindaco di Roma, rende perfino più credibile la notizia ripetuta per la quarantesima volta da Libero: “Giuseppi confida nel virus per rimanere in sella e sogna il Quirinale”. E mentre briga per il Campidoglio, per il seggio sassarese e per il Quirinale e nei ritagli di tempo governa, ha ancora parecchio tempo libero. Infatti ha “pronto il suo partito”. Lo scrive un’altra firma di provata credibilità: Stefano Zurlo del Giornale. Dunque dev’essere vero. L’aveva già scritto ai primi d’aprile il piduista Bisignani su Libero: “Il partito di Conte è pronto. Dovrebbe chiamarsi ‘Insieme con Conte’. Il piano segreto del premier”.
Talmente segreto che non ne sapevano nulla né Conte né gli altri congiurati: Andrea Scanzi, il sottoscritto, un certo Gianluca Rospi (ha “un ufficio in via della Pigna”, e ho detto tutto) e un “fidatissimo collaboratore, Gerardo Capozza”. Senza dimenticare “i gruppi vicini alla figura di San Francesco d’Assisi” (santa Chiara, il lupo di Gubbio e alcuni uccelli), “i ciellini di Giorgio Vittadini, il volontariato, la Comunità di Sant’Egidio e gli intransigenti di Civiltà Cattolica”. Quando lessi la bisignanata, ci scherzai sopra sul Fatto e proposi per il Pochette Party un nome più accattivante del noiosissimo “Insieme con Conte”, ma soprattutto più diretto e subliminale: “Con-te”. Voi non ci crederete ma l’altroieri l’autorevole Zurlo ha trasformato la mia battuta in una notizia: “‘Con-te’: un gioco di parole per un partito che cerca strada” ma è “pronto”: “Un contenitore a immagine e somiglianza” di Conte, il quale “cospira con due mani: in una ci sono diversi soggetti della diaspora grillina, nell’altra prototipi democristiani”. Peccato non ne abbia una terza, di mano, perché ci sono pure “una decina di circoli in gestazione, embrione del movimento”.
Se poi ne avesse una quarta, potrebbe pilotare “alcuni nomi” che lavorano con lui notte e giorno al partito: Bruno Tabacci, ex Dc, ex Ccd, ex Udc, ex Pd, ex giunta Pisapia, ex Più Europa (lui, antiabortista, con l’abortista Emma Bonino); “il comandante Gregorio De Falco”, quello che tentò di rimandare a bordo Schettino, poi salì a bordo del M5S, poi ne scese in piena èra giallo-verde e riuscì a votare persino la mozione Bonino pro Tav essendo stato eletto col movimento più No Tav della storia; Lorenzo Fioramonti, quello che pensava di fare il ministro dell’Istruzione dal Sudafrica e diede le dimissioni un mese dopo, ma solo perché non credeva che Conte le accettasse e ora guida “Eco”, movimento ambientalista monozigote a chilometro zero, impatto zero e soprattutto voti zero. Insomma, tutta gente a posto e soprattutto coerente. Poi c’è Angelo Sanza, uno che era già sottosegretario di Andreotti e amico di Cossiga: un tenero virgulto. E tal “Alessandro Fusacchia, a suo tempo ghostwriter della Bonino”. Un parterre de roi da paura, un trust di cervelli e trascinatori di folle che – assicura Zurlo – “va avanti con provette e alambicchi”. Intanto nelle redazioni si rincorrono le voci sul marchio già depositato del nuovo partito e si commissionano sondaggi: l’ultimo è di ieri e dà il Con-te Party, prim’ancora che nasca, già al 14%, quarto in assoluto dietro a Lega, Pd e FdI. Numeri che si spiegano in un modo solo: il campione interpellato deve aver saputo di Rospi e Capozza, forse anche di Fusacchia.

venerdì 5 giugno 2020

Quanto è usurante l’ultima prova del cavallo morente. - Daniela Ranieri

Quanto è usurante l’ultima prova del cavallo morente

Matteo Renzi - Il nuovo libro del Signor Due Per Cento.
“Ero l’uomo più potente d’Italia, non lo sono più”. Sarebbe bastato lanciare questo epitaffio politico – o tweet, come lo chiamerebbe il suo autore – nel grande mare delle Lettere, e si sarebbe dato a esse lo stesso contributo; invece no: intorno a questa scabra ed esaustiva verità si sviluppano 214 pagine di “interventi concreti”, un vero “patto tra le generazioni”, anzi “un appello a non disperdere energie”. Le abbiamo lette tutte. Non saremo certo noi a negargli un seggio in Parnaso, ma siamo un po’ delusi da questo La Mossa del cavallo (Marsilio), titolo-calco del best-seller di Camilleri (hai visto mai i commessi delle librerie, opportunamente riaperte dopo il lockdown come l’autore chiedeva da tempo, rifilino questo ai clienti, invece dell’omonimo), nonché di un racconto di Viktor Šklovskij (che narra di quando, siccome a San Pietroburgo i gabinetti gelavano, nei giorni feriali le focacce si cuocevano su feci umane, la domenica, invece, su quelle di cavallo).
“Eppure ho fatto il presidente del Consiglio dei ministri a 39 anni, il più giovane nella storia d’Italia”. Sì, lo sappiamo, più giovane anche di Mussolini, che aveva 39 anni e 3 mesi, mentre il narratore li aveva compiuti da un mese soltanto (perciò #enricostaisereno, sennò gli scattava la quota Benito).
Stiamo temporeggiando. In realtà non si sa da dove cominciare. Il menù è quello turistico: un secondo Jobs Act, “perché il primo ha funzionato”; il “Piano Shock”, nome croccante per il vecchio Sblocca Italia; un nuovo “Rinascimento” affidato a Italia Viva (lui, Rosato e Marattin al posto di Lorenzo il Magnifico, Poliziano e Pico della Mirandola), ma stavolta c’è una pietanza in più: il condono sui contanti. Infatti, pare, l’Italia ha “cento miliardi di contante dormiente nelle cassette di sicurezza e sotto i materassi”, su cui si potrebbe agevolmente metter mano con una tassa del 10 o 15%. È un’idea geniale: finora, quando si parlava di condono sul nero, si pensava al rientro dei capitali esotici dall’estero (format di Berlusconi, Tremonti, lo stesso Renzi e l’anno scorso pure Salvini). Mai nessuno aveva pensato di regolarizzare “quei centomila euro che il nonno – carpentiere o ristoratore – ha lasciato in eredità al nipote e che sono stati frutto di pagamenti in nero”, nonno che magari è pure spirato sotto Covid. Ebbene, “sblocchiamoli. È inutile perseverare con i giudizi moralistici su ciò che è avvenuto magari vent’anni fa”, e qui si riconosce il marchio di fabbrica: la confusione tra moralismo e essere morali, e va da sé che nella nuova cashless society, in questa Italia senza contanti dove si paga tutto via smartphone mentre i materassi eiettano banconote (ministro delle Finanze sarà Fabrizio Corona?), bisogna essere garantisti, non giustizialisti. Ecco il conticino: “Cento miliardi di liquidità che finiscono direttamente nelle banche”, che poi naturalmente faranno i prestiti ai nipoti dei carpentieri, questo nel caso le mamme dei vostri amici non siano disposte a prestarvi 700 mila euro sull’unghia per comprarvi la villa. Questo Rinascimento voluntary disclosure è propagandato in forza di citazioni di Machiavelli, Seneca, Hannah Arendt, Shakespeare, Goethe e finanche del povero Kafka, che se fosse in vita riscriverebbe Il Processo intorno a un’accusa di fatture false.
Quindi: dalla pandemia e dalla crisi che ne segue, come non fossero disgrazie abbastanza grandi, nasce la mossa del cavallo (morente): l’autore, condottiero del 2%, si sente chiamato alla Rinascita d’Italia. A questo punto si registra un divertente cortocircuito epistemologico. Come alla Leopolda – che è per i renziani ciò che è la Sala del Regno per i testimoni di Geova – Renzi si “intesta” la Scienza, nelle persone dei virologi Burioni e Capua, vittime dei novaxcinquestellegiustizialisti, ma al contempo deve tenere accesa la fiamma sotto le terga del governo che in teoria sostiene e che si rifiutava di riaprire tutto quando diceva lui. Come conciliare il vitalismo dannunziano dalle sfumature bergsoniane con la prudenza del Comitato scientifico? Facile, attaccando gli epidemiologi, i nuovi professoroni: “Nel momento in cui scrivo il contagio è sceso sotto le mille unità in terapia intensiva (questa frase non vuol dire niente, ndr). Sostenere dunque (?,ndr) che in virtù di un’apertura generalizzata e senza protezioni… si possa arrivare a oltre 150 mila casi da terapia intensiva, è matematicamente falso. Ma serve perfettamente allo scopo: a diffondere ansia e paura” (come vedete, si passa da Goethe a una citazione apocrifa del generale Pappalardo).
Del resto, questo è “un libro di cuore, non è un libro del cavolo”, ha asserito l’autore, che con l’organo apposito disprezza il reddito di cittadinanza e tesse l’elogio di Berlusconi, “un grandissimo innovatore nel settore televisivo, nel calcio, nell’edilizia, persino nell’organizzazione politica” che aveva solo un difetto: “Ha sempre preferito una linea più di compromesso, perdendo una storica opportunità di rivoluzionare l’Italia”, ma proprio a volergliene trovare uno.
Infine, il topos letterario dell’opera omnia renziana, ciò che è la masturbazione per Philip Roth: la stigmatizzazione dell’“invidia per chi ha successo” (chi non desidera essere ultimo nei consensi dopo Crimi e Mattia Santori delle Sardine?), stante ovviamente la visione del mondo che la sostiene, quella neo-liberista (perpetrata dal suo governo) grazie alla quale quando arriva una pandemia ci si trova senza terapie intensive, senza medici, con otto milioni di poveri.
PS: siccome l’autore lamenta di essere vittima di “un’inedita ferocia”, tanto da chiedersi “quanta paura devo fare perché mi trattino così?”, ci teniamo a dire che il nostro giudizio non è ascrivibile alla paura che abbiamo di lui, ma alla fatica improba di prendere sul serio quello che scrive (anzi, stiamo vedendo con Travaglio se si può fare qualcosa affinché l’Inps, insieme ai lavori in galleria, cava, miniera, nelle fonderie di seconda fusione e nell’asportazione di amianto, riconosca la qualifica di “lavoro usurante” anche alla lettura dei nuovi libri di Matteo Renzi).
La dignità dov'è finita?
Usare una sede istituzionale per pubblicizzare un libro con un titolo scopiazzato da un best sellers, è di pessimo gusto.
Renzi non mi fa neanche pena;
- come pensavo, è un personaggio in cerca d'autore, senza idee, senza carattere, senza forma, emulo di chiunque sia riuscito ad ottenere un successo sia in senso positivo che negativo. E' un nulla assoluto. E chi lo scelse come presidente del consiglio lo fece perchè sapeva che avrebbe fatto tutto ciò che gli sarebbe stato richiesto di fare.
E non si può dire che sia finito come uomo politico, perché non è mai neanche esistito come tale.
Ritengo, però, che andrebbe accusato alla "Corte internazionale dei diritti dell'uomo" per incriminarlo definitivamente come distruttore dello "Statuto dei lavoratori", del quale, ne sono certa, non conosceva neanche l'esistenza.
Chi non ha mai lavorato nella sua vita, ma ha solo eseguito ordini dietro elargizioni di natura rappresentativa, peraltro ben remunerate, non può capire la discriminazione e sofferenza di chi lavora e non si vede riconosciuto il giusto compenso o il riconoscimento che meriterebbe.
Cetta