martedì 25 agosto 2020

"Positiva dopo una sola sera in discoteca. Ho infettato papà: è grave. Non me lo perdono". -




La lettera di Martina, 20 anni, al Corriere della sera.


“Io e i miei amici avevamo deciso di non andare in discoteche e posti chiusi per evitare i contagi, però quel sabato era il compleanno del mio più caro amico, come facevamo a non festeggiare fino a tardi? Decidemmo che per una sera non sarebbe successo niente. Fu l’inizio del film horror che sto vivendo”. Martina ha 20 anni e ha deciso di affidare al Corriere della sera il suo sfogo. In una lettera racconta come dopo una sera in discoteca abbia contratto il coronavirus, infettando anche il padre, che da settimane ormai lotta in terapia intensiva. 
Tutto è cominciato con raffreddore e tosse, sintomi lievi che ha attribuito all’uso dell’aria condizionata. Una visita medica ha allontanato ulteriori dubbi di contagio: per il dottore non sembravano essere riconducibili al virus. Con tranquillità Martina ha quindi proseguito la sua vita, ha continuato a frequentare la sua famiglia, i nonni. Dopo una settimana, l’annuncio: nella discoteca dove era stata per quell’unica sera, una persona era risultata positiva.  
“Fecero il test a tutti i miei familiari. Solo la mamma fu negativa. Positivi i nonni, mia cugina di 12 anni, e papà. Il nonno è finito in ospedale e ora è stato dimesso e si sta riprendendo. Io, mia cugina e la nonna non abbiamo avuto problemi e dopo quattro settimane chiusi in casa siamo tornati negativi. Invece papà no. Siccome stavo bene lui mi diceva che tanto non era il virus, che non aveva voglia di starmi lontano: ‘Dai, Marti, che poi ritorni a Madrid e non ci vediamo per tanto tempo’. E anch’io pensavo così, e gli ho dato abbracci e baci... voglio tanto bene a papà”. 
Da due settimane l’uomo si trova in terapia intensiva, intubato. Martina non può vederlo, non può tornare indietro. ”Non me lo potrò mai perdonare”, dice. 
“Ormai non ho più fame, ma devo sforzarmi di mangiare sennò la mamma sta male. Non riesco più a fare niente, nemmeno alzarmi dal letto al mattino, però lo faccio, per la mamma e per la nonna. A volte provo a fingere un sorriso per alleviare la loro preoccupazione. I giorni passano veloci, e non me ne accorgo neanche. Ripenso continuamente alla felicità di quella serata, alla sua orribile conseguenza, e prego che papà riesca a superare anche questa. Spero almeno che la mia storia possa essere utile ai miei coetanei”.
 https://www.huffingtonpost.it/entry/positiva-dopo-una-sola-sera-in-discoteca-ho-infettato-papa-e-grave-non-me-lo-perdono_it_5f44b24cc5b6c00d03b36b27

Santanchè-La Russa, il reale punto debole di Giorgia Meloni. - Andrea Scanzi

Daniela Santanché, fotomontaggi su Twitter per l'abito alla Scala ...
Il vero problema politico di Giorgia Meloni, oltre a un tristissimo (per lei) appiattimento sui temi del mal sopportato alleato Salvini, è la classe dirigente. Al netto di esponenti preparati e amministratori capaci, Fratelli d’Italia – che continua a salire nei sondaggi – appare troppo spesso un coacervo di nostalgici fascisti, capibastone improponibili e personaggi diversamente immacolati. Per capire la penuria di figure credibili interne al partito, basta poi pensare ai volti che la Meloni deve diuturnamente mandare in tivù quando non può – o non vuole – andarci lei. Chi sono (al mattino e al pomeriggio: quasi mai in prima serata) gli onnipresenti catodici meloniani? Facile: Ignazio La Russa e Daniela Santanchè. E già questo, oltre a essere malinconico (per la Meloni), è tremendo (per noi): se la “nuova destra” deve convincere nel 2020 gli elettori con carampane (politicamente parlando) di tal levatura, tanto vale darsi fuoco tutti con la Diavolina.
Ignazio & Daniela sono da sempre legati, avendo la seconda esordito in politica come collaboratrice personale del primo. Daniela, nata (nel 1961) Garnero e ancora Santanchè sebbene divorziata da tempo, è ai margini del dibattito da sempre. Perfino quando – ebbene sì, lo è stata! – era sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio. Vantava però al tempo un cipiglio da guerrigliera del piccolo schermo: sorta di Ghedini al femminile, andava da Santoro come una Giovanna d’Arco disposta a tutto pur di difendere il Capo. Quel Capo che criticava per i modi machisti, al punto da contattare Di Pietro e ipotizzare di scendere in campo con l’ex pm, salvo poi divenire una delle più esaltate Farinacci del Caimano. Mai granché preparata e men che meno coerente, la sua “carriera” politica l’ha vista membra del Msi e poi di Alleanza Nazionale. Quindi La Destra e poi Mpl (che nessuno sa cosa sia stato). Poi Partito della Libertà e Forza Italia (dal 2010 al 2017). Tre anni fa l’approdo alla Meloni, dove ha ritrovato il suo ‘Gnazio e quel bell’ambiente fascio-nostalgico che tanto la inebria. Sotto il lockdown, la signora Garnero da Cuneo è uscita dai radar: avevamo già abbastanza disgrazie, verosimilmente. Poi, quando è arrivata l’estate, è stata una delle prime a minimizzare i rischi di un riacutizzarsi del contagio. Amica ed ex socia di Briatore, ne ha condiviso le intemerate per la “liberalizzazione delle discoteche”, che in tempi normali sono luoghi saturi di musica orrenda e che dentro una pandemia assurgono ad Armageddon Totale. Vestita di un imprecisato verde ramarro shocking, Garnero ha pure imbastito un sensualissimo balletto anti-Conte, la cui valenza erotica è parsa prossima (per difetto) a quella della Gegia in ciabatte e bigodini nei film anni 80. Quindi, in tivù, ha attaccato Crisanti sul Covid (?!?) e condiviso Calenda (che diceva l’esatto opposto di quel che asseriva lei). Poi, d’improvviso, il colpo di coda della Pitonessa che fu. Riporto testualmente il suo tweet: “Da madre mi terrorizza l’idea che se le discoteche vengono chiuse mio figlio possa rinchiudersi in case di amici senza distanziamento, senza mascherine e senza controlli. Basta prendersela con i locali dove ci si diverte in sicurezza!”. Capolavoro puro. Un po’ supercazzola, un po’ delirio, un po’ paraculata. E nel mezzo, sparsi a terra, i neuroni vilipesi sul selciato. Proprio come ai bei tempi (i suoi: i nostri no). Daje Garnero: il tramonto politico è prossimo, per non dire già in atto, ma c’è forse ancora spazio per qualche altro scampolo d’arrogante evanescenza. Ti sia dunque lieve quest’ultimo giro di valzer.

lunedì 24 agosto 2020

Verona, ieri venti a 100 km/h, nubifragi record.



Caduti 30 millimetri pioggia in 10 minuti.

(ANSA) - VERONA, 24 AGO - Sono state raffiche di vento fino a 100 chilometri orari quelle che ieri hanno provocato la devastazione a Verona nel nubifragio che ha colpito la città. Lo spiega l'Arpav, l''agenzia meteo regionale, parlando di nubifragi record abbattutisi domenica sul Veneto. Grandinate e forti rovesci hanno interessato soprattutto il veronese, poi Vicenza e parte di Padova. Le centraline meteo hanno registrato massimi di precipitazione di 20 millimetri di pioggia in soli 5 minuti, 30 mm in 10 minuti, e 60 mm in mezzora nelle località più colpite. (ANSA).

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio


Il Verano Illustrato. “La grande rimozione. La pandemia negata. I morti dimenticati… L’emergenza sociale, i rischi per l’ordine pubblico, il caos sul ritorno a scuola. Le istituzioni sotto assedio”. “Prima che si apra la voragine. L’emergenza economico-sociale, i cittadini nell’incertezza, i partiti in disarmo. E il voto del 20 settembre: una breccia che può portare le istituzioni nel baratro… Una crisi di sistema”. “Rientro da paura. Arriva la resa dei conti. E crescono i timori per l’ordine pubblico… malcontento e tensione”. “Una minaccia chiamata Recovery”. “Fase tre: si muore in fabbrica”. “Sparatorie a New York: +72 per cento”. “La morte di Sarah Scazzi è ancora una giungla di verità” (titoli dall’ultimo numero de l’Espresso, 23.8). Allegria: quando c’è la salute, c’è tutto.
Testa o croce. “In Toscana la sinistra si gioca la testa” (Susanna Ceccardi, Lega, candidata a presidente della Toscana, Verità, 17.8). Lei per fortuna non ha di questi problemi.
Polifonia. “Referendum truffa a cui dire No” (Marco Damilano, direttore Espresso, 28.6). “Non c’é una riforma sistemica, complessiva, nessuna idea per adeguare ai tempi il funzionamento della macchina legislativa” (Mattia Feltri, direttore Huffington Post, 8.8). “Votare No al referendum” (Maurizio Molinari, direttore Repubblica, 20.8). “Il referendum e la deriva confusionaria.”, “Saremo costretti a scrivere un altro ‘no’…” (Massimo Giannini, direttore La Stampa, 23.8). Tutto si può dire del gruppo Fca-Elkann, tranne che al suo interno manchi un ampio e articolato dibattito.
Fiat Dux. “Il Meeting di Rimini nel segno di Draghi: ‘Può indicarci la via’” (Repubblica, 18.8). Duce, tu sei la luce.
Congiuntivite. “Non possiamo tollerare che arrivano dei migranti positivi e vadino in giro liberamente” (Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, 9.8). Fantocci, batti lei!
Fate con comodo. “Mai con Raggi. Il Pd avrà un suo candidato, ma senza fretta” (Giulio Pelonzi, capogruppo Pd in consiglio comunale a Roma, Foglio, 19.8). Diciamo, per le comunali del 2025.
Fermate le rotative. “Treu (Cnel): ‘Sto con Draghi’” (Messaggero, 21.8). Mo’ me lo segno.
Chi può e chi non può. “Zingaretti a Raggi: ‘Sei il problema principale della città’” (Repubblica, 21.8). Io invece di tutta la regione, tiè!
L’elogio funebre. “Lo dice la sinistra: ‘Il meglio a destra è Berlusconi’” (Giornale, 21.8). Pensa gli altri.
Fantacronache. “La magistratura accusa Romiti di aver truccato i bilanci per creare fondi neri e finanziare la politica. Romiti viene condannato in via definitiva in Cassazione nel 2000. La sentenza verrà modificata tre anni dopo perché nel frattempo la legge era cambiata e le somme che il manager era stato accusato di non aver messo a bilancio erano troppo basse per configurare il reato” (Paolo Griseri, neo-vicedirettore La Stampa, 19.8). Mamma mia quanta vaselina. Romiti fu condannato per falso in bilancio e finanziamento illecito ai partiti, poi B. depenalizzò i falsi in bilancio, compresi quelli di Romiti. Per ulteriori informazioni, lo smemorato autore può consultare il libro Il processo (Editori Riuniti, 1997) di Paolo Griseri, Massimo Novelli e Marco Travaglio.
Esercitazioni. “La domanda è partita per errore. Ho un’attività, la mia fidanzata è una consulente fiscale. Da sempre si occupa lei della mia contabilità e in quei giorni ha utilizzato sia la mia partita Iva sia la sua per esercitarsi nella richiesta di rimborsi” (Diego Sarno, consigliere regionale Pd in Piemonte, Repubblica, 12.8). Suvvia, chi non ha una fidanzata che si esercita?
Delitto di cronaca. “Dal popolo dei fax ai 25mila del Fatto che gridano ‘fuori i nomi’. Storia di una marea nera che ha distrutto diritto e politica” (Maurizio Crippa, Foglio, 13.8). Incredibile: 28 anni dopo, c’è ancora gente che vuol sapere la verità.
Magari. “Terremoto bonus, clima da monetine… Vincono loro, i ragazzi di Travaglio. E’ peggio del ’93, l’anno delle monetine a Craxi” (Piero Sansonetti, Riformista, 12.8). Lo prendiamo come un augurio, benchè troppo ottimistico: questi le monetine si chinerebbero subito a raccoglierle.
Giorgio Covid. “Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori si rivolge al suo partito: ‘Ma al Pd interessa il Nord? Siamo attestati solo sulla difesa di pensionati e dipendenti pubblici invece di rappresentare i ceti produttivi’” (Foglio, 13.8). Quelli che “Bergamo non si ferma” e “Bergamo is running”. Praticamente, le pompe funebri.
Vittorio virgola Feltri. “Travaglio mi dà dell’ignorante perchè ho scritto questa frase; chi di spada ferisce, di spada perisce. Che è esatta. Ma lui non lo sa al punto che segnala: la virgola tra il soggetto e il verbo non ci va. Ma chi ce l’ha messa la virgola tra il soggetto e il verbo? Lui pensa che ferisce non sia un verbo” (Vittorio Feltri, Libero, 18.8). No, stellina: il soggetto di “perisce” è “chi di spada ferisce”, dunque la virgola non ci va. Punto.
Il titolo della settimana. “Se i guai di Grillo ce l’avesse Berlusconi, sai quanti titoli…” (Riformista, 18.8).
Uahahahahahahahah.

domenica 23 agosto 2020

La verità, vi prego, sui “ggiovani”. - Antonio Padellaro

Ecce bombo - Wikipedia
“Ma ecco laggiù un bel tavolo di giovani, corriamo a intervistarli, guadagniamo il loro tavolo, chi prende la parola? Voce: Vito sa fare molto bene il giovane. Giornalista: dicci Vito. Sì, noi stiamo bene insieme, non siamo più gelosi, non siamo più egoisti, adesso per esempio andiamo a prendere un nostro amico e poi tutti insieme andiamo a Ostia a vedere l’alba, ahahahahah”.
“Ecce Bombo”, 1978
Sul podio delle Frasi Strafatte dell’estate 2020 il problema “dei Giovani” trionfa con tre nomination. Speciale Covid: “I giovani non vanno criminalizzati”. L’intramontabile: “Stiamo rubando il futuro ai giovani”. Migliore colonna sonora: Daniela Santanché che danza festosa (“Il ballo del mattone”? “Sapore di mare”?) a difesa del diritto dei “giovani” a divertirsi e contro il governo “liberticida”. Naturalmente, tutto questo agitarsi a loro favore, gonfio di retorica, assai poco interessa ai “ggiovani”, che non leggono i giornali, non guardano i talk e soprattutto ignorano chi sia la Santanché. Quando vengono microfonati mentre sbarcano da qualche traghetto virale per cogliere emozioni in qualche frase smozzicata (ansia? preoccupazione? paura?) da montare poi nei tg serali, sembrano sempre sul punto di sghignazzare in faccia alla telecamera, esattamente come quarantadue anni fa nel film di Nanni Moretti. Indifferenza cordialmente contraccambiata dalla politica del voto di scambio, abbastanza restia a impegnarsi a favore di un ceto anagrafico generico (cosa hanno in comune un diciottenne e un trentenne?), comunque minoritario e incline all’astensionismo in un Paese dove le elezioni si vincono con i vecchi. Illuminante, venerdì sera, la presenza a “In Onda” di una ragazza tunisina di seconda generazione, dall’italiano perfetto, molto più italiana di tanti italiani, ma senza diritto alla cittadinanza italiana poiché non percepisce un reddito annuale di almeno diecimila euro. È il demenziale “comma 22” dell’integrazione per cui se non hai un contratto di lavoro, con relativa soglia di guadagno prevista dalle norme vigenti, non puoi ottenere la cittadinanza, ma se non hai la cittadinanza chi diavolo ti offre un lavoro che non sia in nero e sottopagato? Ebbene, davanti a questo caso di lampante discriminazione giovanile (il famoso futuro scippato) la candidata leghista alla presidenza della Toscana, Susanna Ceccardi ha farfugliato qualcosa confondendo la legge sulla cittadinanza del 1992 con la Bossi-Fini del 2002 che disciplina l’immigrazione, soprattutto quella clandestina. Oltre a essere confusa con chi sbarca dai barconi, la “giovane” Insaf Dimassi ha dovuto subire anche le battute spiritose del direttore di “Libero”, Piero Senaldi. Il quale, ma quale cittadinanza, la esortava piuttosto a scappare dall’Italia. Mancava solo che le dicesse di consolarsi, prima di imbarcarsi a Fiumicino, andando a Ostia a vedere sorgere l’alba.

Salvini è rimasto al 2019: vuol dare ordini alla Polizia. - Pierfrancesco Curzi

Salvini è rimasto al 2019: vuol dare ordini alla Polizia

In spiaggia - L’ex ministro non gradisce gli agenti che bloccano i contestatori al suo comizio: “Mi incazzo, andate via!”. Ma loro restano.
“No, adesso mi incazzo, non voglio un poliziotto in spiaggia, capito?”. Il volto di Matteo Salvini è tirato e nervoso mentre si rivolge alla sua security, convinto di avere la meglio. Siamo sulla terrazza dello stabilimento balneare Picchio Beach di Falconara Marittima, il Papeete delle Marche trasformato in bolgia da stadio dal leader della Lega in un sabato agostano rovente. L’ordine viene ripetuto un paio di volte ma non sortisce gli effetti sperati. Il servizio d’ordine, gestito da un funzionario esperto e molto capace della questura di Ancona, Luigi Di Clemente, non arretra di un centimetro e le misure restano ferree: nessuno si deve ammassare sotto il palco e tanto meno provare il blitz sulla terrazza.
Sembra passata un’era geologica dai tempi in cui Salvini gestiva con disinvoltura i rapporti con le forze di polizia, indossando felpe griffate o facendo fare un giro in moto d’acqua con gli agenti a suo figlio. A quel tempo Salvini si trovava dall’altra parte della barricata. Ora le chiavi del Ministero dell’Interno sono nelle mani di un ex prefetto, Luciana Lamorgese, che certo non avrà gradito – pur non rilasciando alcun commento – l’atteggiamento del suo predecessore.
Perché dopo che il servizio d’ordine organizzato dalla questura di Ancona si è rifiutato di allontanarsi, il leader della Lega ha reso ufficiale il suo pensiero via microfono: “È roba da matti, per motivi di sicurezza hanno transennato la spiaggia e fanno sbarcare migliaia di clandestini balordi. Ringrazio le forze dell’ordine, ma non c’è bisogno di loro per tenere a bada due figli di papà che rompono le scatole. Invito la polizia ad andare ad occuparsi di cose più serie che due sfighè”. L’applauso al termine del proclama è fragoroso e Salvini sente il profumo della vittoria: “Nelle Marche l’aria è buona, il 20 e 21 settembre si va a vincere, perché la sinistra ha distrutto la sanità, chiuso gli ospedali e i punti nascita” poi però elogia il governatore uscente, Luca Ceriscioli: “Ha fatto bene ad attivare il Covid Hospital di Civitanova Marche, meglio prevenire e avere posti in terapia intensiva qualora la situazione sfugga di mano”, memore del flop in fotocopia del centro sanitario eretto da Guido Bertolaso e dai Cavalieri di Malta alla Fiera di Milano.
Per lui l’emergenza Covid-19 non esiste. Anche a quasi mille contagi quotidiani resta dello stesso avviso: “I contagiati di oggi non sono persone ammalate, la potenza del virus oggi non è la stessa di marzo, lo dicono i medici, lo dice la scienza. Tutto questo non giustifica il terrore e la paura diffusi dal governo. Prorogare l’emergenza non ha senso”. Infine l’accenno a una delle sue figure di riferimento, Steve Bannon, finito nei guai per una vicenda legata ai fondi per la costruzione del muro anti-migranti in Messico: “Bannon mi considera uno dei politici migliori al mondo assieme a Bolsonaro? Lo ringrazio. Non conosco il suo caso giudiziario, ho già tanti problemi io con la giustizia”.
Un uomo delle Istituzioni che non rispetta le regole dettate delle Istituzioni non è esattamente un esempio da seguire! E' poco credibile chi non ha freni, chi antepone se stesso alle leggi, chi abusa della sua carica istituzionale per fare ciò che vuole, (ricordate il giro fatto fare al figlio sulla moto d'acqua della polizia? E non venite a dirmi che il fatto non sia grave, perchè lo è! Ed anche tanto!) Non possiamo permettergli di fare assembramenti senza mascherina e senza rispettare le distanze imposte per l'incolumità e la salvaguardia della salute di chi gli sta attorno! A me personalmente, quest'uomo, oltre che provocarmi disgusto, fa anche paura. Un uomo che si prende gioco delle religioni, che bacia santini in pubblico, che usa i figli per far credere di essere un padre anche se è sempre in giro a fare propaganda di se stesso, che cambia compagna ogni soffio di vento, non è persona affidabile ed attendibile! E' solo un egoista che usa chi gli sta attorno per omaggiare se stesso, perché lui ama se stesso e nessun altro! Cetta.

Da oggi esaurite le risorse del pianeta, guadagnato un mese per effetto del lockdown. - Elena Comelli

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Quest’anno la scadenza calcolata dal Global Footprint Network arriva un mese dopo, ma solo grazie al blocco globale del lockdown.

La buona notizia è che quest'anno le risorse del pianeta si sono esaurite più tardi rispetto all'anno scorso. L'Overshoot Day, cioè il giorno dell'anno nel quale entriamo ufficialmente in debito con gli ecosistemi naturali per le risorse che consumiamo, quest'anno cade il 22 agosto, quasi un mese dopo rispetto all'anno scorso, quando era caduto il 19 luglio.
Sono stati i lockdown causati dalla pandemia di Covid-19 che ci hanno bloccati a casa, mandando a picco i consumi in tutto il mondo. Era da 15 anni che l'Overshoot Day non si registrava così tardi: nel 2005 cadde il 25 agosto.
La cattiva notizia è che questa riduzione non può essere considerata un successo, perché non si tratta di un cambiamento strutturale, ma solo di una ricaduta temporanea data dall'impatto della pandemia e delle misure adottate dai governi. In pratica, il mese guadagnato non è merito nostro, ma solo un effetto del coronavirus che potrebbe essere vanificato già il prossimo anno, se non interveniamo sul nostro modo di produrre, distribuire e consumare.
A calcolare il giorno del “sovrasfruttamento” del pianeta è il Global Footprint Network, un centro di ricerca internazionale fondato nel 2003 dall'ambientalista svizzero Mathis Wackernagel, che tiene la contabilità dello sfruttamento delle risorse naturali da parte dell'umanità, cioè della nostra impronta ecologica.
Il giorno in cui il pianeta non riesce più a “star dietro” alle nostre richieste e a rigenerare le risorse che chiediamo per vivere, mangiare, produrre energia, assorbire i nostri gas inquinanti, segna l'inizio del debito, l'Overshoot Day: da quel momento e fino alla fine dell'anno vivremo consumando risorse che la Terra non è in grado di rigenerare in quell'anno, di fatto sottraendole al futuro.
Allo stato attuale delle cose, la Terra impiega un anno e otto mesi per rigenerare le risorse che consumiamo in un anno. L'umanità, infatti, utilizza attualmente il 60% in più di quanto si possa rinnovare all'interno dello stesso anno. In pratica, è come se si consumassero le risorse di 1,6 pianeti Terra.
Oltre metà dell'impronta ecologica dell'umanità è costituita dall'impronta di carbonio. Immettiamo in atmosfera molti più gas serra di quanti la Terra, attraverso foreste e oceani, riesca ad assorbire, e gli effetti sono sotto i nostri occhi. È la voce di “spesa” che cresce più rapidamente in questo disastroso bilancio: dal 1970 ad oggi la nostra impronta di carbonio globale, misurata in ettari, è più che raddoppiata.
L'emergenza climatica è, insieme alla perdita di biodiversità, il triste risultato di questa esosa richiesta al pianeta. Decarbonizzare la nostra economia non solo inciderebbe sulla crisi del clima, ma porterebbe un migliore equilibrio sulla bilancia che vede da una parte l'impronta ecologica e dall'altra la biocapacità terrestre. Dimezzando l'impronta di carbonio arriveremmo a consumare le risorse di “appena” 1,1 Terre e sposteremmo in là la data dell'Overshoot Day di 93 giorni.
Quest'anno il coronavirus ha chiuso gli uffici e i negozi, azzerato gli spostamenti e il turismo, mettendo in ginocchio l'economia, riducendo del 9,3%, rispetto all'anno scorso, l'impronta ecologica dell'umanità. Gli studi del team di Wackernagel indicano che nel 2020 le emissioni di carbonio sono scese del 14,5%, grazie alla flessione dei consumi energetici e di prodotti forestali (-8,4%). Questo scarto da un anno all'altro è il più netto dall'inizio degli anni Settanta, da quando si calcola l'Overshoot Day.
Nel corso dei decenni ci sono stati fattori in grado di spostare in avanti la data, come la crisi economica del 2008, ma mai con un salto così marcato. Si tratta però di una riduzione che non è destinata a durare molto: per l'anno prossimo è già previsto un rimbalzo dei consumi, che sposterà di nuovo indietro il giorno dello sovrasfruttamento del pianeta.